San Teodoro (Genova): differenze tra le versioni
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{{Quartiere
|nomeQuartiere = San Teodoro
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|cap = 16126 - 16127
|superficie = 1.78
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== Descrizione del quartiere ==
L'ex circoscrizione "San Teodoro", cerniera tra il [[Centro storico di Genova|centro della città]] e i quartieri del ponente genovese, fa parte insieme a Sampierdarena del [[Municipi di Genova|Municipio II Centro Ovest]] e comprende le ''unità urbanistiche'' "Angeli" e "San Teodoro", che insieme hanno una popolazione di
L'area centrale del quartiere è comunemente chiamata "Dinegro", dal nome della piazza intitolata alla [[Di Negro|storica famiglia genovese]] sulla quale si affacciano, al di là della ferrovia, la villa Rosazza e la chiesa di S. Teodoro.
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Il nucleo centrale del quartiere è costituito dall'antico borgo di Fassolo, allineato lungo l'omonima via tra piazza Dinegro e piazza Principe, antico asse viario oggi affiancato dalla moderne vie B. Buozzi e Adua, affacciate sul porto. La zona collinare comprende nella zona di ponente il rione Angeli, formato da moderni caseggiati sorti nel [[secondo dopoguerra]] nei pressi delle omonime mura e da case più antiche lungo la salita degli Angeli; la zona alle spalle di Fassolo, rimasta per lungo tempo poco popolata, è stata intensamente urbanizzata nell'ultimo secolo, sviluppandosi lungo l'asse via Venezia - via Bologna ed inglobando i colli sui quali sorgevano un tempo isolati il [[Santuario di San Francesco da Paola (Genova)|santuario di San Francesco da Paola]] e la chiesa di S. Rocco. In alto, in prossimità delle mura, si trova l'antico borgo di [[Granarolo (Genova)|Granarolo]], lungo un'antica via diretta verso l'entroterra.
L'area ricavata dallo spianamento della collina di S. Benigno è occupata prevalentemente da insediamenti direzionali e di servizi: dell'antico borgo della Chiappella, ai piedi del colle, restano poche case in via Milano, di fronte al terminal traghetti, sopravvissute allo sbancamento e alla tragica esplosione nella galleria di San Benigno del 10 ottobre 1944, che causò duemila vittime.<ref>Genova Quotidiana, ''[https://genovaquotidiana.com/2015/11/15/1944-la-tragedia-di-s-benigno-2000-vittime-dimenticate-e-unombra-sinistra/ 1944, la tragedia di S. Benigno, 2000 vittime dimenticate e un'ombra sinistra]'', 15 novembre 2015</ref><ref>Liguria Notizia, ''[https://www.ligurianotizie.it/s-benigno-10-ottobre-1944-duemila-morti-attentato-partigiani-oss-confermo-sabotaggio/2018/10/20/314067/ S. Benigno 10 ottobre 1944, duemila morti. Attentato partigiani? OSS confermò sabotaggio]'', 20 ottobre 2018</ref>
In piazza R. Sopranis, nella zona di via Venezia,
== Demografia ==
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=== Sviluppo del quartiere tra il Trecento e il Seicento ===
[[File:Alessandro Baratta, La Famosissima e Nobilissima Città di Genova, con le sue fortificasioni, 1637, tavola 2.jpg|thumb|L'area del quartiere di San Teodoro in una dettagliata mappa del 1637 di [[Alessandro Baratta (incisore)|Alessandro Baratta]], sono già visibili la [[Villa del Principe]], la vecchia [[chiesa di San Teodoro (Genova)|chiesa di San Teodoro]] e il [[Giove (Marcello Sparzo)|Gigante]] di [[Marcello Sparzo|Sparzo]]]]
[[File:Noack, Alfred (1833-1895) - n. 0728 - Genova - Palazzo Doria.jpg|thumb|Il Palazzo del Principe in un'immagine ottocentesca di [[Alfred Noack]]]]Nel 1350 fu completato l'ampliamento delle mura verso ponente: la nuova cinta muraria, con la Porta di S. Tommaso, arrivò alle soglie del borgo. Alla metà del [[XII secolo]] era stata costruita sul promontorio che chiudeva a ponente l'insenatura del porto la prima torre di segnalazione, che con le successive trasformazioni sarebbe divenuta l'attuale [[Lanterna di Genova|Lanterna]]. Nel 1507, durante la dominazione francese, ai suoi piedi fu costruita la "Briglia", una fortezza che dominava il porto, con cannoni puntati sulla città, espugnata e distrutta dai genovesi nel 1514 dopo due anni di assedio. In questa circostanza la primitiva Lanterna subì gravi danni e fu ricostruita nella forma attuale nel 1543.▼
[[File:Noack, Alfred (1833-1895) - n. 0728 - Genova - Palazzo Doria.jpg|thumb|Il Palazzo del Principe in un'immagine ottocentesca di [[Alfred Noack]]]]
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Nel 1530 [[Andrea Doria]] fece costruire nella zona di Fassolo, appena all'esterno della cinta muraria, il suo [[Villa del Principe|palazzo]], nel quale ospitò [[ambasciatore|ambasciatori]] e capi di stato, tra i quali l'imperatore [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]].
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=== L'Ottocento ===
L'[[XIX secolo|Ottocento]] fu un secolo denso di avvenimenti per la vita del quartiere: nel 1815, la strada che costeggiava il porto, l'attuale via Milano, fu resa carrozzabile sotto la direzione dell'architetto [[Carlo Barabino]], tra il 1840 e il 1853 fu costruita la [[Ferrovia Torino-Genova|linea ferroviaria Genova-Torino]], che attraversava, con un lungo tratto sopraelevato, l'intera zona di Fassolo, con pesanti ripercussioni sulle strutture residenziali. Oltre a parte dei giardini delle ville signorili dovettero essere sacrificati anche la chiesa di S. Lazzaro con l'annesso ospedale e l'[[Oratorio di Nostra Signora del Rosario (Genova)|oratorio di N.S. del Rosario]] (poi ricostruito in altro sito più a monte). La stessa chiesa di S. Teodoro venne a trovarsi in una situazione di precarietà, stretta tra la nuova viabilità e le infrastrutture portuali, anch'esse in fase di espansione, e sarebbe stata poi demolita nel 1870.<ref name="terzaeta"/>
Il [[Goffredo Casalis|Casalis]] così descrive il sestiere di S. Teodoro poco prima della metà del secolo:
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* '''[[Abbazia di San Benigno (Genova)|Abbazia di San Benigno]]'''. La chiesa intitolata al santo martire [[Benigno di Digione|S. Benigno]], con l'annesso [[monastero]] dei [[Ordine di San Benedetto|benedettini]] era stata costruita nel [[XII secolo]]. Il complesso, comprendente anche un ospitale per viandanti, fu attivo per quasi sette secoli. Dapprima inglobato nelle "[[Mura di Genova#Il fronte polceverasco|Mura Nuove]]" seicentesche, fu poi chiuso definitivamente nel 1798 per le leggi di soppressione napoleoniche ed utilizzato come caserma e magazzino dall'esercito sabaudo. Intorno al 1850 quanto restava del complesso fu demolito per costruire le due grandi [[caserma|caserme]].<ref name= vie_sampierdarena>{{cita testo|url=http://www.sanpierdarena.net/Benigno%20colle.htm|titolo=Storia dell'abbazia di S. Benigno sul sito www.sanpierdarena.net}}</ref><ref name=Forti_Genova>Stefano Finauri, Forti di Genova.</ref>
* '''Ospedale di San Lazzaro'''. Sempre nel [[XII secolo]], nei pressi della foce del rio S. Lazzaro, all'inizio della salita degli Angeli<ref>L'ospedale di San Lazzaro sorgeva in corrispondenza del ponte ferroviario all'inizio di via Venezia, nell'area antistante l'attuale chiesa di San Teodoro.</ref> era stato costruito un ricovero per gli infermi, con annessa una chiesa dedicata a [[Lazzaro (mendicante)|San Lazzaro]]. L'istituto funzionò per ben sette secoli, fino a quando, alla metà dell'Ottocento, fu demolito per la costruzione della ferrovia. Ritenuto uno dei più antichi [[lazzaretto|lazzaretti]] in Italia, secondo solo a quello di [[Milano]], fu fondato nel 1150 da un certo Buonmartino e nei secoli, grazie al sostegno di numerosi benefattori, offrì agli ammalati più poveri, inizialmente solo [[lebbra|lebbrosi]] e in seguito infermi di ogni specie, un rifugio sicuro in cui trovare ospitalità.<ref>{{cita testo|url=http://www.genovapress.com/index2.php?option=com_content&task=view&id=4818&Itemid=44&pop=1&page=0|titolo=Note sulla conferenza «La memoria della carità genovese nei documenti dell'Albergo dei Poveri» del 31 marzo 2006.}}</ref> L'ospedale nel 1662 fu aggregato all'[[Albergo dei Poveri (Genova)|Albergo dei Poveri]] che lo amministrò fino alla metà dell'Ottocento<ref name="Banchero">Giuseppe Banchero, "Genova e le due riviere", Luigi Pellas, Genova, 1846.</ref>, quando il complesso fu demolito per la costruzione della ferrovia. Intorno al 1845 per il mantenimento dell'ospedale venivano stanziate annualmente 4000 [[Lira sarda|lire]].<ref>Cenni statistici sull'interna amministrazione dell'Albergo de' Poveri in Genova formati sulle risultanze d'un quinquennio dal 1841 al 1845, Genova, 1846.</ref> Sotto al pavimento della chiesa di San Lazzaro si trovava una seconda chiesa sotterranea; undici colonne ne sostenevano la volta, che costituiva il pavimento della chiesa superiore. Queste colonne non erano tutte uguali, sia per la forma che per il tipo di marmo, probabilmente per il riutilizzo di materiali di epoca [[Alto Medioevo|alto medioevale]] provenienti da edifici distrutti.<ref name="Banchero"/>}}
Il 5 aprile 1849, durante l'[[moti di Genova|insurrezione di Genova]] contro il governo sabaudo, il [[generale]] [[Alfonso La Marmora]] fece bombardare la città dal piazzale antistante la ormai sconsacrata abbazia di S. Benigno; repressa l'insurrezione, fu lo stesso La Marmora a suggerire il potenziamento del sito, per prevenire nuove sommosse. Fu così che, negli anni successivi, demolita l'antica abbazia, furono costruite le due [[caserma|caserme]], scomparse nel secolo successivo con lo sbancamento dell'intero colle. I due edifici, denominati "Caserma Inferiore S. Benigno" e "Caserma Superiore S. Benigno", in relazione alla reciproca posizione, erano due grandi edifici di cinque piani, lunghi {{M|160
Intorno al 1870 nella zona portuale furono costruiti i nuovi Magazzini Generali, per la cui realizzazione fu demolita la chiesa di San Teodoro, al posto della quale fu eretto un [[Chiesa di San Teodoro (Genova)|nuovo tempio]] all'inizio di via Venezia; pochi anni dopo, nel 1876 lungo la via San Teodoro (attuale via Milano) fu ricavato un grande terrazzo affacciato sul porto, adorno di ringhiere in ghisa e [[Illuminazione a gas|illuminato con fanali]] a gas, che divenne un luogo frequentato per passeggiate e manifestazioni.<ref name="stedo">{{cita testo|url=http://www.stedo.it/santeo/santeo.htm|titolo=Immagini e note storiche sul quartiere di S. Teodoro.}}</ref><ref>{{cita testo|url=http://www.liguriacards.com/genova/dinegro/Im001132.jpg|titolo=Fotografia d'epoca con le terrazze affacciate sul porto su www.liguriacards.com|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304042106/http://www.liguriacards.com/genova/dinegro/Im001132.jpg }}</ref><ref>{{cita testo|url=http://www.liguriacards.com/genova/dinegro/Im003329.jpg|titolo=Altra fotografia d'epoca delle terrazze con gli eleganti fanali a gas|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304041818/http://www.liguriacards.com/genova/dinegro/Im003329.jpg }}</ref> Le terrazze scomparvero anch'esse negli [[anni 1920|anni venti del Novecento]] per lasciare spazio all'ampliamento di via Milano e via Buozzi.
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Nella seconda metà del secolo il quartiere, al pari di altri, subì grandi cambiamenti sotto l'aspetto urbanistico, con un grande incremento della popolazione e l'inizio dello sviluppo edilizio residenziale nella zona collinare, che sarebbe proseguito in modo massiccio nei primi decenni del Novecento, accompagnato da insediamenti di servizi legati soprattutto, ma non solo, alle attività portuali; tra queste, la fabbrica del [[ghiaccio]] della S.A. I.G. costruita nel 1887 in piazza Sopranis, attiva fino al [[secondo dopoguerra]], quando con la diffusione dei [[frigorifero|frigoriferi]] nelle case venne meno la domanda. La fabbrica fu chiusa definitivamente nel 1984.<ref>{{cita testo|url=http://www.iisl.genova.it/conferenze/images/La%20produzione%20del%20ghiaccio%20naturale%20nel%20Genovesato.pdf|titolo="La produzione del ghiaccio naturale nel Genovesato"}}, sul sito dell'[[Istituto internazionale di studi liguri]]</ref> Oggi al suo posto sorge un moderno condominio.
A servizio degli insediamenti militari, nella zona di via Milano sorgeva il grande [[ospedale]] militare della Chiappella, creato nel 1801 dalla trasformazione di un [[convento]] del [[XVII secolo]] soppresso dalle leggi napoleoniche.<ref>Descrizione di Genova e del Genovesato, AA.VV., Tipografia Ferrando, Genova, 1846.</ref> L'ospedale fu attivo fino alla [[seconda guerra mondiale]] quando fu distrutto da [[bombardamento|bombardamenti]] aeronavali.<ref>{{cita testo|url=http://www.ogginotizie.it/38084-4-genova-grandi-progetti-grandi-sotterfugi/|titolo=4 - Genova, grandi progetti, grandi sotterfugi - OGGI NOTIZIE<!-- Titolo generato automaticamente -->|accesso=15 febbraio 2012|dataarchivio=11 marzo 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120311123425/http://www.ogginotizie.it/38084-4-genova-grandi-progetti-grandi-sotterfugi/|urlmorto=sì}}</ref>
=== Il Novecento ===
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Lo sviluppo delle infrastrutture portuali proseguì dopo la ricostruzione; l'area portuale antistante la zona della Chiappella (Ponte C. Colombo, Ponte B. Assereto e Ponte Caracciolo) è stata trasformata nell'attrezzato Terminal Traghetti, costruito tra il 1993 e il 1999.
Tra le costruzioni più significative del dopoguerra la "[[
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
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=== Architetture civili ===
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[[File:Palazzo del Principe (gardens).jpg|thumb|left|Palazzo del Principe]]
Il palazzo Doria Pamphily, che [[Andrea Doria]] fece costruire a partire dal 1521 nella zona di Fassolo ampliando un precedente edificio acquistato dai [[Lomellini (famiglia)|Lomellini]], si affaccia sull'attuale piazza del Principe, ricavata nell'Ottocento dalla demolizione della cinquecentesca porta di S. Tomaso (1840) e della omonima chiesa (1881). Il
Anche se l'egemonia di Andrea Doria sul governo della repubblica ebbe più carattere di guida politica che di una vera affermazione di potere, il suo palazzo, costruito fuori dalle mura cittadine e quindi lontano dai tradizionali luoghi del potere, fu in realtà una vera e propria reggia, nella quale il "Principe" riceveva ambasciatori e capi di stato.<ref name="sagep"/> A sua imitazione, i patrizi genovesi nei decenni successivi fecero costruire le sontuose dimore che ancora oggi si vedono in [[Via Garibaldi (Genova)|Strada Nuova]] (via Garibaldi).<ref>Questo modello di villa, pur innovativo per l'epoca, fu superato nella Genova del [[XVII secolo|Seicento]] dal "cubo" ideato da [[Galeazzo Alessi]], che meglio si adattava alla conformazione degli spazi urbani della città.</ref>
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[[File:Giuseppe Verdi - Genoa.jpg|thumb|upright=0.7|Targa commemorativa di Giuseppe Verdi]]
Dopo la morte di Andrea Doria (1560) l'edificio fu ampliato dal nipote [[
Oltre a Perin del Vaga, in epoche diverse vi operarono artisti come [[Domenico Beccafumi]], [[Giovanni Angelo Montorsoli]], [[Giovanni Ponzello]] e [[Antonio Roderio]].<ref name="TCI"/>
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Tra la metà dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, con la costruzione della ferrovia (1853), l'ampliamento del porto (1875), la costruzione dell'albergo Miramare (1913) e della Stazione Marittima (1930) e l'apertura di via Adua (1935) perse completamente il collegamento con il porto, i giardini a monte e gran parte di quello a mare. Nel 1944 fu anche gravemente danneggiato da un bombardamento; solo nel 2001, dopo un restauro durato alcuni anni è stato completato il recupero della facciata, delle decorazioni interne, del giardino con le [[fontana|fontane]] del Nettuno (opera di [[Taddeo Carlone]], 1599) e del [[Tritone (mitologia)|Tritone]] (di Giovanni Angelo Montorsoli, 1543) e degli affreschi di Perin del Vaga. Nel palazzo sono conservati anche alcuni preziosi [[arazzo|arazzi]] risalenti al [[XV secolo|XV]] e [[XVI secolo]].<ref name="TCI"/>
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[[File:Italy-Genoa-palace-Rosazza.jpg|thumb|left|Villa Rosazza in una fotografia d'epoca]][[Villa Rosazza]], detta "dello Scoglietto" è la più occidentale tra le [[Ville di Genova|ville suburbane]] della Genova storica. Fu costruita intorno al 1565 per il [[Doge (Repubblica di Genova)|doge]] [[Ambrogio Di Negro]] in stile [[Architettura manierista|manierista]], con giardino a mare, [[pontile|imbarcadero]] e un grande giardino che risaliva la collina, oggi parco pubblico (in corso di riqualificazione, dopo anni di degrado), con terrazze, [[fontana|fontane]], [[ninfeo|ninfei]] e numerose specie botaniche di pregio. Oggi il giardino antistante, che arrivava direttamente sul mare, è completamente scomparso per l'ampliamento del porto, la costruzione della ferrovia e della nuova viabilità: la villa si affaccia su piazza Dinegro, dalla quale resta separata dalla ferrovia, la cui costruzione rese necessaria una risistemazione dell'accesso con rampe e sottopassi. Ricca la decorazione interna, con opere di [[Giovanni Andrea Ansaldo|Andrea Ansaldo]]<ref name="TCI"/><ref name="sagep"/> e [[Agostino Tassi]].<ref name="stedo"/>
Nel 1787, dopo che la proprietà era passata ai [[Durazzo (famiglia)|Durazzo]], il conte Gian Luca Durazzo commissionò importanti restauri ad [[Emanuele Andrea Tagliafichi|Andrea Tagliafichi]], al quale si devono l'attuale facciata [[Architettura neoclassica|neoclassica]] e la sistemazione del [[parco all'inglese]] con tempietto, che conclude il giardino a monte.<ref name="TCI"/><ref name="sagep"/> Le decorazioni della facciata sono opera dello scultore genovese [[Nicolò Traverso]], al quale si deve anche una [[statua]] raffigurante Ansaldo Grimaldi (1471-1539)<ref>{{cita testo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/ansaldo-grimaldi_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo=Biografia di Ansaldo Grimaldi sul sito dell'Enciclopedia Treccani.}}</ref>. Un'altra statua, di [[Francesco Ravaschio]] (1743-1820), raffigura il [[Doge (Repubblica di Genova)|doge]] [[Giovanni Battista Cambiaso]]. Queste due statue, abbattute durante i moti del 1797 e abbandonate in piazza Principe, furono recuperate e restaurate alcuni anni dopo da Giovanni Durazzo, che le fece ricollocare nella villa.<ref name="stedo"/>
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Oggi la villa, di proprietà del comune di Genova, è sede della "Fondazione Casa America", fondata nel 1999, istituzione che intende promuovere gli scambi culturali e i rapporti economico-commerciali con i paesi [[America Latina|latino-americani]].<ref>{{Cita web |url=http://www.casamerica.it/Italiano/home.htm |titolo=Sito ufficiale della "Fondazione Casa America". |accesso=15 febbraio 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130410091825/http://www.casamerica.it/Italiano/home.htm |urlmorto=sì }}</ref>
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[[File:Lanterna di Genova-IMG 2503.JPG|thumb|left|La Lanterna]]Al limite occidentale del porto vecchio, tra i quartieri di S. Teodoro e Sampierdarena, sui resti di quello che fu il Capo di Faro si erge la torre della [[Lanterna di Genova|Lanterna]], simbolo convenzionale di Genova, ben visibile da molte parti della città.
Il [[faro]], il più antico tra quelli ancora funzionanti al mondo<ref name="TCI"/>, alto {{M|76|u=m}}, è formato da due tronchi a pianta quadrata separati da una cornice a mensole e culmina con la cupola dell'apparato illuminante, posto a {{M|117|u=m slm}} Il fascio di luce, a lampi intermittenti, è visibile fino a 33 [[miglio nautico|miglia]].<ref name="TCI"/>
Nel sito dove oggi sorge la Lanterna, esisteva fin dal [[XII secolo]] una torre di vedetta e segnalazione, utilizzata anche come [[prigione|carcere]], nei pressi della quale il re di Francia [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] nel 1507 fece costruire una [[fortezza]], chiamata "la Briglia", assediata e distrutta dai genovesi nel 1514. I combattimenti contro i Francesi per la liberazione della città causarono anche gravissimi danni alla struttura della torre, ricostruita nella forma attuale nel 1543, forse su disegno di [[Giovanni Maria Olgiati]]<ref>{{cita testo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-maria-olgiati/|titolo=Biografia di Giovanni Maria Olgiati sul sito dell'Enciclopedia Treccani.}}</ref> o di [[Francesco di Gandria]].<ref name="TCI_1967">Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Liguria, 1967</ref><ref>{{cita testo|url=http://www.liguria.beniculturali.it/PDFs/patrimonio/Beni%20visitabili/031.pdf|titolo=La Lanterna sul sito www.liguria.beniculturali.it|accesso=15 febbraio 2012|dataarchivio=15 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150215103653/http://www.liguria.beniculturali.it/PDFs/patrimonio/Beni%20visitabili/031.pdf|urlmorto=sì}}</ref>
Con l'ampliamento del porto, negli [[anni 1920|anni venti del Novecento]], la punta del Capo di Faro rimase completamente interrata dalla costruzione dei nuovi moli. Tra il 1926 e il 1928 ai piedi del faro fu costruita una [[centrale
La torre è visitabile dal 1996.<ref>Per lavori di restauro che si protrarranno per alcuni mesi le visite sono temporaneamente sospese dal 1º gennaio 2015 (avviso sul {{cita testo|url=http://www.giovaniurbanisti.it/lanterna-di-genova/|titolo=sito dell'Associazione Giovani Urbanisti|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150323141005/http://www.giovaniurbanisti.it/lanterna-di-genova/ }}; resteranno comunque aperti il museo e la passeggiata)</ref> Nel 2001 è stata realizzata una passeggiata pedonale che raggiunge la base del faro.<ref name="TCI"/> Una scala di 375 gradini raggiunge la sommità della torre, da dove la vista spazia sulla città, sul porto, sulle circostanti colline coronate dai [[Forti di Genova|forti]], sulla [[Riviera di Levante]] fino al [[promontorio]] di [[Portofino]] e su quella di [[Riviera di Ponente|Ponente]].<ref name="TCI_1967"/>
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Un locale all'interno del superstite tratto di [[Mura di Genova|mura]] ai piedi del faro ospita dal 2004 un [[museo]] dedicato alla storia e alle tradizioni di Genova, raccontate attraverso video e fotografie. Sono inoltre esposti oggetti e strumenti legati alla storia dei fari.<ref name="TCI"/>
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Il
▲Il ''Matitone'' è un [[grattacielo]] adibito a centro direzionale situato nell'area dell'ex colle di S. Benigno, tra via di Francia e il tratto terminale di Via A. Cantore. È stato progettato dallo studio [[Skidmore, Owings and Merrill]] in collaborazione con gli architetti Mario Lanata e Andrea Messina e completato nel 1992.
Deve il nome con cui è comunemente chiamato (la denominazione ufficiale è ''S. Benigno Torre Nord'') alla caratteristica forma [[ottagono|ottagonale]], culminante con il tetto piramidale; con i suoi {{M|108.50|u=m}} è considerato l'edificio più alto di Genova, superando di poco la storica [[Torre Piacentini]].<ref>{{Cita testo|lingua=en|url=http://www.emporis.com/city/genoa-italy/all-buildings/highrise|titolo=I palazzi più alti di Genova}}</ref> È sede di vari uffici comunali e aziende private.
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[[File:Genova-AP-1010633.jpg|thumb|L'ex Hotel Miramare]]L'ex ''
Adattato dopo la guerra a [[caserma]] della [[pubblica sicurezza]], divenne in seguito di proprietà delle [[Ferrovie dello Stato]] ma rimase in abbandono finendo quasi completamente rovinato dal degrado. Solo verso la fine degli [[anni 1990|anni novanta]] è stato acquisito da una società privata che ne ha effettuato la ristrutturazione e il recupero, mantenendone l'estetica originale e trasformandolo in appartamenti privati, ma vi hanno trovato posto anche un [[bed and breakfast]], un [[supermercato]], una [[banca]] e una sala da gioco per il ''[[Bingo (gioco)|Bingo]]''.<ref>{{cita testo|url=http://www.cavaliercorti.com/realizzazioni/genova-grand-hotel-miramare.html|titolo=Galleria fotografica e note storiche sull'ex Hotel Miramare}}.</ref>
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[[File:Luigi Garibbo-porto di Genova.jpg|thumb|Immagine ottocentesca del quartiere con al centro la vecchia chiesa di S. Teodoro in un dipinto di [[Luigi Garibbo]]]]Nella ex circoscrizione "San Teodoro" si trovano sei chiese [[cattolicesimo|cattoliche]] [[parrocchia]]li, che fanno parte dell'omonimo [[vicariato]]<ref>Oltre a quelle elencate il vicariato di S. Teodoro comprende anche la chiesa di S. Giuseppe nel limitrofo quartiere del [[Lagaccio]].</ref> dell'[[arcidiocesi di Genova]]; quattro di queste hanno origini antiche (S. Teodoro, anche se ricostruita nell'Ottocento in un sito diverso dall'originario, S. Rocco, S. Benedetto al Porto e S. Maria di Granarolo) mentre quelle di S. Marcellino e S. Maria della Vittoria sono state costruite nel [[XX secolo]] a seguito dell'espansione urbanistica.
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[[File:Genova - chiesa di San Teodoro.jpg|thumb|left|upright=0.8|La chiesa di S. Teodoro]]
* '''La vecchia chiesa'''. La vecchia [[Chiesa di San Teodoro (Genova)|chiesa]] [[Architettura romanica|romanica]] intitolata a [[Teodoro di Amasea|S. Teodoro]] e S. Salvatore, una delle più antiche di Genova, che si trovava nei pressi dell'omonima piazza, dov'è ora via B. Buozzi, è citata la prima volta in un documento del [[X secolo]]; consacrata il 20 luglio 1100, fu officiata dai Canonici Mortariensi fino al 1458, quando passò ai [[Canonici Regolari della Congregazione del Santissimo Salvatore Lateranense|Canonici Regolari Lateranensi]], che ancora oggi reggono la parrocchia. Alcune famiglie patrizie finanziarono la realizzazione delle decorazioni interne e delle due cappelle dedicate a S. Sebastiano e alla S. Vergine. Nel 1481 il [[papa Sisto IV]], la elevò al rango ad [[abbazia]]. Nel 1596 la chiesa fu gravemente danneggiata da una mareggiata. Per le leggi di soppressione napoleoniche nel 1797 i Lateranensi dovettero abbandonare la chiesa e poterono farvi ritorno solo nel 1825<ref name=san_teodoro>{{cita testo|url=http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=180|titolo=La chiesa di S. Teodoro sul sito dell'arcidiocesi di Genova.|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100407012046/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203 }}</ref>; in questa circostanza il governo napoleonico fece trasferire in Francia molte opere d'arte, tra cui il dipinto di [[Filippino Lippi]] raffigurante il "Martirio di [[San Sebastiano]]", restituito anni dopo alla città di Genova ed attualmente conservato nella galleria di [[Palazzo Bianco]].<ref name="stedo"/> Il 4 ottobre 1870 la chiesa fu demolita per la costruzione dei nuovi "Magazzini Generali" del porto.<ref>{{cita testo|url=http://www.lateranensi.it/page.php?83|titolo=La chiesa di S. Teodoro sul sito della Congregazione Lateranense.}}</ref><ref name= stoarte_san_teodoro>{{cita testo|url=http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/Chiesa_di_San_Teodoro|titolo=La chiesa di S. Teodoro sul sito http://www.stoarte.unige.it.|urlmorto=sì}}</ref>
* '''La nuova chiesa'''. L'attuale chiesa fu costruita tra il 1871 e il 1876 all'inizio di via Venezia. L'edificio, in stile [[neogotico]], fu progettato dall'architetto palermitano Vittore Garofalo e consacrato nel novembre del 1876. Durante la seconda guerra mondiale la chiesa fu danneggiata da bombardamenti; nel 1963, su progetto di Angelo Sibilla fu rifatta la [[facciata]], rivestendola interamente in [[travertino]]. La chiesa, a tre [[navata|navate]], separate da otto [[pilastro|pilastri]] ottagonali che sorreggono arcate a bande bianche e nere, con tredici [[altare|altari]], si caratterizza per l'alto [[campanile]] a [[guglia]] piramidale posto al centro della facciata.<ref name=stoarte_san_teodoro/> All'interno, numerose opere d'arte trasferite dalla vecchia chiesa, tra cui due tombe cinquecentesche dei Lomellini, di [[Antonio Della Porta]] e [[Pace Gaggini]], e una [[pala d'altare|pala]] di [[Luca Baudo]] raffigurante ''[[Agostino d'Ippona|S. Agostino]] con [[Santa Monica|S. Monica]] e [[Sant'Ambrogio|S. Ambrogio]]''.<ref name="TCI"/> Sull'altare maggiore un gruppo ligneo della bottega del [[Anton Maria Maragliano|Maragliano]] raffigurante la Vergine circondata da Angeli.
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[[File:Genova San Rocco sopra Principe.JPG|thumb|left|upright=0.8|La chiesa di S. Rocco sopra Principe]]
La [[chiesa di San Rocco sopra Principe]], posta sul colle restrostante il Palazzo del Principe, fu costruita nel [[XVI secolo]] su una precedente cappella [[XIV secolo|trecentesca]] intitolata a S. Margherita, annessa ad un monastero di [[Monache Agostiniane]], citata per la prima volta in un documento del 1316.<ref name="stedo"/><ref name="san_rocco">{{cita testo|url=http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&parrocchia=171|titolo=La chiesa di S. Rocco sul sito dell'arcidiocesi di Genova|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120212064221/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203 }}</ref>
Nel 1510 il monastero passò ai [[Canonici Regolari della Congregazione del Santissimo Salvatore Lateranense|Canonici Lateranensi]] e nel 1555 agli [[Apostolini]] che la intitolarono a [[San Rocco]]. All'inizio del [[XVII secolo]] fu completamente ricostruita in stile [[barocco]] per iniziativa di alcune famiglie patrizie che avevano possedimenti nella zona. Dopo la soppressione degli Apostolini, dal 1660 la chiesa passò ai "[[Chierici Regolari Minori|Chierici Regolari Minori di Santa Fede]]" che vi rimasero fino alla soppressione degli istituti religiosi nel 1797. Solo nel 1821 fu riaperta al culto ed eretta in parrocchia con decreto dell'arcivescovo [[Luigi Lambruschini]].<ref name="san_rocco"/>
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===== Chiesa di San Benedetto al Porto =====
[[File:San Benedetto Genova 01.jpg|thumb|upright=0.8|La chiesa di San Benedetto al Porto]]
La
Verso la fine del [[XVI secolo|Cinquecento]] il complesso fu affidato ai religiosi dell'[[Ordine della Santissima Trinità|Ordine della SS. Trinità per il Riscatto degli Schiavi]], che erano stati chiamati a Genova da [[
Il monastero fu demolito nel 1928 per l'apertura della via Adua. Con decreto dell'arcivescovo [[Pietro Boetto]] del 29 luglio 1939, fu ampliata la giurisdizione territoriale della parrocchia.
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L'ingresso della chiesa è preceduto da un porticato, cinto da cancellata in ferro.
All'interno, a tre navate nonostante le ridotte dimensioni, sono conservate pregevoli opere d'arte, tra cui la statua lignea della Madonna del Rimedio (XVII secolo) e dipinti di [[Passignano|Domenico Cresti]], detto il "Passignano" (''Miracolo di S. Benedetto''), [[Giovanni Andrea De Ferrari]] (''Santi Trinitari in adorazione della Madonna del Rimedio''), [[Domenico Parodi]] (''[[Felice di Valois|San Felice di Valois]] e [[Giovanni de Matha|San Giovanni de Matha]]'')<ref>Santi fondatori dell'Ordine dei Trinitari.</ref>, [[Cesare Semino|Cesare]] e [[Alessandro Semino]] (''SS. Trinità e i santi [[San Rocco|Rocco]] e [[Maria Maddalena]] con Gianandrea Doria e Zenobia del Carretto'', inizio del [[XVII secolo]]). Sopra l'ingresso, un [[Organo (strumento musicale)|organo]] cinquecentesco del [[Cremona|cremonese]] Lorenzo Stanga. Quattro dipinti, collocati ai lati dell'altare maggiore e raffiguranti i santi Cecilia, Pietro, Paolo e il Re Davide, opere del [[Lucca|lucchese]] [[Benedetto Brandimarte]]<ref>{{cita testo|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-brandimarti_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo=Biografia di Benedetto Brandimarti sul sito dell'Enciclopedia Treccani.}}</ref>, erano in origine gli sportelli dell'organo.<ref name="TCI"/><ref>{{cita testo|url=http://www.cistercensi.info/abbazie/abbazie.asp?ab=1775&lin=it|titolo=La chiesa di San Benedetto al Porto sul sito dell'Ordine Cistercense.|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20030712182116/http://www.cistercensi.info/abbazie/abbazie.asp?ab=1775&lin=it }}</ref>
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[[File:Genova - S. Maria di Granarolo 2.jpg|thumb|left|upright=0.8|La chiesa di Santa Maria di Granarolo]]La chiesa di [[Granarolo (Genova)|Granarolo]], citata per la prima volta in un documento del 1192 fu costruita negli ultimi decenni del [[XII secolo]] e affidata ai religiosi "Mortariensi" che vi rimasero fini alla metà del [[XV secolo|Quattrocento]], quando divenne [[commenda]] di Antonio Spinola.
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==== Altre chiese cattoliche ====
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[[File:Genova - San Francesco da Paola.jpg|thumb|left|Il santuario di S. Francesco da Paola visto dalla Stazione Marittima]]Come la chiesa di S. Rocco, il [[Santuario di San Francesco da Paola (Genova)|santuario]] intitolato al [[Francesco da Paola|santo calabrese]], chiamato anche ''"santuario dei Marinai"'', sorge su un colle alle spalle di Fassolo. Il santuario fu costruito verso la fine del [[XV secolo|Quattrocento]] su un terreno offerto dal nobile Ludovico Centurione ai [[Ordine dei Minimi|Padri Minimi]].<ref name="stedo"/><ref name="sagep"/><ref name="stoarte">{{cita testo|url=http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/Santuario_di_San_Francesco_da_Paola|titolo=Il santuario di San Francesco da Paola sul sito www.stoarte.unige.it.|accesso=15 febbraio 2012|dataarchivio=3 novembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141103190336/http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/Santuario_di_San_Francesco_da_Paola|urlmorto=sì}}</ref>
La chiesa fu completamente rifatta nella forma attuale nel [[XVII secolo]], per iniziativa della nobildonna Veronica Spinola. Nel 1930 il santuario fu elevato a dignità di [[basilica (cattolicesimo)|basilica]] dal [[papa Pio XI]].<ref name="stedo"/>
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La chiesa di Nostra Signora degli Angeli, che sorge in salita Mura degli Angeli, nei pressi della omonima porta, è quanto resta del [[XV secolo|quattrocentesco]] complesso dei [[Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo|carmelitani]], demolito in epoca napoleonica. In origine l'edificio era probabilmente l'[[Oratorio (architettura)|oratorio]] annesso al grande complesso di conventuale. Ha una semplice [[facciata a capanna]], finita con mattoni a vista e l'interno ad aula unica.<ref>{{Chiese italiane|33378|La chiesa di Nostra Signora degli Angeli|stampa=sì}}</ref>
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{{vedi anche|Oratorio di Nostra Signora del Rosario (Genova)}}
Lungo salita S. Francesco da Paola si trova l'[[
Nella nuova costruzione furono integrati i marmi dell'antico oratorio e colonne provenienti dalla demolizione della [[Chiesa di San Francesco di Castelletto|chiesa di S. Francesco in Castelletto]].<ref name="stedo"/><ref name="sagep"/>
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=== Architetture militari ===
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{{Vedi anche|Mura di Genova}}
[[File:Gênes Vue prise au dessus de la lanterne - 3c28806v.jpg|thumb|upright=1.4|Il colle di S. Benigno (visto da ponente) alla metà dell'Ottocento in una [[litografia]] di [[Alfred Guesdon]] (1808-1876). Nell'immagine si vedono la Lanterna, le mura seicentesche con la porta della Lanterna e l'antica abbazia di S. Benigno, ormai in rovina]]Il limite occidentale del quartiere di San Teodoro era delimitato (ed in parte lo è ancora oggi) da un tratto delle seicentesche "Mura Nuove" che lungo il loro sviluppo assumono denominazioni diverse. La cinta iniziava dal promontorio di Capo di Faro, dove nelle mura dette "della Lanterna" si apriva la monumentale "Porta della Lanterna", principale accesso da ponente alla città, demolita nel 1877, nonostante una petizione popolare avesse richiesto di conservarla, e sostituita da un'altra architettonicamente più modesta ma più adatta per il crescente traffico, progettata da Agostino Chiodo. Questa porta nel 1930 è stata riposizionata ai piedi della Lanterna, in luogo diverso da quello originario.<ref name=Forti_Genova />
Risalendo il roccioso colle di S. Benigno, passavano vicino all'antica abbazia, prendendo il nome di "Mura di San Benigno": questo tratto è completamente scomparso per lo spianamento del colle. Il tracciato delle mura proseguiva lungo il crinale con il nome di "Mura degli Angeli", da dove, a monte della ripida scarpata creata dallo sbancamento, inizia il tratto tuttora esistente. Le "Mura degli Angeli" fiancheggiano la parte alta di via San Bartolomeo del Fossato, che risale la collina da Sampierdarena. In questo tratto si apre la Porta degli Angeli, che prendeva il nome dalla chiesa di N.S. degli Angeli, demolita nel 1810. Attraverso questo portello, oggi in stato di degrado, passa la salita degli Angeli, che risale da piazza Dinegro ed era un tempo un'importante via di accesso alla città per chi proveniva dalla Val Polcevera. La porta è sovrastata dai ruderi della ottocentesca "Batteria Angeli". Da qui la cinta prosegue con il nome di "Mura di Porta Murata", cosiddette perché all'epoca della loro costruzione vi era stata aperta una porta, alla quale faceva capo in origine la salita degli Angeli. Poiché per raggiungere questa porta il percorso originario veniva allungato, obbligando anche ad un'ulteriore salita per poi ridiscendere, per le proteste degli abitanti la porta fu chiusa, aprendo la Porta degli Angeli. Superato il [[Forte Tenaglia]], esterno alla cinta muraria, si prosegue sulle "Mura di Montemoro" ed infine sulle "Mura di Granarolo", ultimo tratto nel territorio di S. Teodoro. Nelle "Mura di Granarolo" era aperta l'[[Granarolo (Genova)#Porta di Granarolo|omonima porta]], per la quale passava la via diretta verso l'alta Val Polcevera.<ref name= Forti_Genova/>
File:Lanterna di Genova-Mura-IMG 2559.JPG|Il tratto residuo delle "Mura della Lanterna"
File:Genova Mura Porta Murata.jpg|Le "Mura di Porta Murata", sovrastate dai ruderi della Batteria Angeli
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File:Genova Porta Angeli.jpg|Porta degli Angeli
File:Genova_Porta_Granarolo.jpg|Porta di Granarolo
</gallery
==== Batterie costiere ====
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== Infrastrutture e trasporti ==
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[[File:Stazione Maritima Genoa.jpg|thumb|La stazione marittima di Ponte dei Mille]]L'area portuale antistante il quartiere, compresa tra piazza Principe e la Lanterna, è oggi dedicata quasi esclusivamente al traffico dei passeggeri. Le [[nave da crociera|navi da crociera]] usufruiscono della [[Stazione marittima di Genova|Stazione marittima di Ponte dei Mille]], un tempo base per l'imbarco sui [[transatlantico|transatlantici]] di linea della [[Italia di Navigazione SpA|Italia Navigazione]] e di altre storiche compagnie. Al moderno terminal [[traghetto|traghetti]], nella zona di ponente del bacino del porto vecchio, fanno capo i servizi di linea per varie località del [[mar Mediterraneo]].
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Le aree collinari sono raggiungibili dalla centrale piazza Dinegro attraverso via Venezia, via Bologna e via Bari, che prosegue nel vicino quartiere del Lagaccio, collegandosi poi con la viabilità del quartiere di Oregina e la "[[circonvallazione a monte]]".
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La strada a scorrimento veloce comunemente chiamata ''[[sopraelevata Aldo Moro|sopraelevata]]'' (intitolata allo statista [[Aldo Moro]]), progettata da [[Fabrizio de Miranda]], fu inaugurata nel 1965; la strada attraversa tutto il quartiere costeggiando la cinta portuale, collegando il casello autostradale di Genova Ovest (nel limitrofo quartiere di [[Sampierdarena]]) con il quartiere della [[Foce (Genova)|Foce]]. Pur non essendovi svincoli nell'area di S. Teodoro, riveste comunque una notevole importanza per il quartiere, in quanto il traffico in transito sulla direttrice ponente-levante non viene a gravare sulla viabilità locale.
=== Autostrade ===
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|||Guida d'Italia - Liguria e Toscana a nord dell'Arno|1924|[[Touring Club Italiano|TCI]]|Milano|}}
* {{cita libro|||Guida d’Italia - Liguria|1967|[[Touring Club Italiano|TCI]]|Milano|}}
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* {{cita web|url=http://www.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=495043&resourceName=Allegato%202|titolo=Dati statistici del Comune sui Municipi e le ex-Circoscrizioni|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120111092225/http://www2.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=495043&resourceName=Allegato%202}}
* {{cita web|url=http://www.stedo.it/santeo/santeo.htm|titolo=Sito sul quartiere di San Teodoro}}
* {{cita web|url=http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/San_Teodoro|titolo=Il quartiere di San Teodoro sul sito www.stoarte.unige.it|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.genovaincartolina.it/index.php?option=com_phocagallery&view=category&id=70%3AVia+Milano&Itemid=53|titolo=Fotografie d'epoca di San Teodoro sul sito www.genovaincartolina.it|urlmorto=sì}}
* {{cita web | url = http://www.laterzaeta.com/24%29delegazioni%20Genova%20Antica/16.delegazione%20San%20Teodoro.pdf | titolo = Fotografie d'epoca e note storiche sul quartiere di S. Teodoro | urlmorto = sì }}
* {{cita web|url=http://www.liguria.beniculturali.it/PDFs/patrimonio/Beni%20visitabili/031.pdf|titolo=La Lanterna di Genova sul sito www.liguria.beniculturali.it|accesso=15 febbraio 2012|dataarchivio=15 febbraio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150215103653/http://www.liguria.beniculturali.it/PDFs/patrimonio/Beni%20visitabili/031.pdf|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/Lanterna_di_Genova|titolo=La Lanterna sul sito http://www.stoarte.unige.it|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/Palazzo_del_Principe|titolo=Il Palazzo del Principe sul sito http://www.stoarte.unige.it|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/Villa_Rosazza|titolo=Villa Rosazza sul sito http://www.stoarte.unige.it|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203&vicariato=1&nome_parrocchia=|titolo=Le parrocchie del vicariato di San Teodoro sul sito dell’arcidiocesi di Genova|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120212064221/http://www.diocesi.genova.it/documenti.php?idd=203}}
* {{cita web|url=http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/Chiesa_di_San_Rocco|titolo=La chiesa di S. Rocco sopra Principe sul sito http://www.stoarte.unige.it|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/Santuario_di_San_Francesco_da_Paola|titolo=Il Santuario di San Francesco da Paola sul sito http://www.stoarte.unige.it|urlmorto=sì|accesso=15 febbraio 2012|dataarchivio=3 novembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141103190336/http://www.stoarte.unige.it/gewiki/index.php/Santuario_di_San_Francesco_da_Paola}}
* {{cita web|url=http://www.sanbenedetto.org/index.php?option=com_content&view=article&id=14&Itemid=45|titolo=Sito della Comunità di San Benedetto al Porto}}
* {{cita web|url=http://www.amt.genova.it/rete_e_orari/cremagliera_granarolo.asp|titolo=La ferrovia a cremagliera di Granarolo sul sito dell'AMT}}
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[[Categoria:San Teodoro (Genova)| ]]
[[Categoria:Quartieri di Genova]]
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