Beat Kuert: differenze tra le versioni
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{{T|inglese|registi|marzo 2018}}
{{W|registi|marzo 2018}}
{{Bio
|Nome = Beat
|Cognome = Kuert
|Sesso = M
|Immagine = Beat Kuert.jpg
|LuogoNascita = Zurigo
|GiornoMeseNascita = 3 novembre
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|Attività3 = sceneggiatore
|Nazionalità = svizzero
|PostNazionalità = considerato da molti critici, come ad esempio il giornalista [[Ernst Buchmüller]] e il produttore cinematografico [[Johannes Bösiger]], uno dei più audaci innovatori della sua generazione<ref>{{Cita web|url=http://www.kabeleins.ch/sosiehtsaus/film/filmlexikon/%28lpe%29/filmnr/57014|
}}
== Biografia ==
Beat Kuert ha studiato arti visive da autodidatta negli anni '60 e '70 a Zurigo. Kuert fu in contrasto con le scuole di cinema di quel periodo che cercavano di tramandare e insegnare ideologie sorpassate. A quel tempo gli artisti sentivano la necessità di trarre ispirazione per il loro lavoro dalle strade, abbattendo le tradizionali barriere tra intellettuali e lavoratori, tra creativi e pubblico. Pur condividendo queste idee e attingendo alla vitalità di quel periodo, Kuert scelse di realizzare il suo primo lungometraggio in un'ambientazione naturale, conducendo un dialogo con il suo mondo interiore effettuando le riprese tra le montagne.
Il suo lavoro era in cerca di un punto di vista introspettivo e questo aspetto è ancora una caratteristica costante della sua opera. La Turnus Film AG di Zurigo notò i corti sperimentali e i documentari dell'artista e tra il 1968 e il 1970 Kuert lavorò per l'azienda come montatore e regista. Nel 1971, durante un viaggio durato nove mesi in America Latina, girò il suo primo documentario della durata di un lungometraggio, ''Ein Erfolg unserer Entwicklungshilfe'', che analizzava gli sviluppi politici nel continente.<ref>{{cita web|url=http://dustandscratches.tv/ds/press/press7.html|titolo=Una donna, ancora|sito=dust&scratches|nome=Riccardo|cognome=Lisi|data=febbraio 2008}}</ref>
▲== Anni 70: Esperienze giovanili ==
▲Beat Kuert ha studiato arti visive da autodidatta negli anni '60 e '70 a Zurigo. Kuert fu in contrasto con le scuole di cinema di quel periodo che cercavano di tramandare e insegnare ideologie sorpassate. A quel tempo gli artisti sentivano la necessità di trarre ispirazione per il loro lavoro dalle strade, abbattendo le tradizionali barriere tra intellettuali e lavoratori, tra creativi e pubblico. Pur condividendo queste idee e attingendo alla vitalità di quel periodo, Kuert scelse di realizzare il suo primo lungometraggio in un'ambientazione naturale, conducendo un dialogo con il suo mondo interiore effettuando le riprese tra le montagne. Il suo lavoro era in cerca di un punto di vista introspettivo e questo aspetto è ancora una caratteristica costante della sua opera. La Turnus Film AG di Zurigo notò i corti sperimentali e i documentari dell'artista e tra il 1968 e il 1970 Kuert lavorò per l'azienda come montatore e regista. Nel 1971, durante un viaggio durato nove mesi in America Latina, girò il suo primo documentario della durata di un lungometraggio, ''Ein Erfolg unserer Entwicklungshilfe'', che analizzava gli sviluppi politici nel continente.<ref>http://dustandscratches.tv/ds/press/press7.html</ref>
=== Esordio ===
Esordì nel 1974 come regista indipendente con il lungometraggio [[Mulungu]], basato su una leggenda della Svizzera tedesca. Il film racconta la storia di un architetto che, dopo un incidente su un ghiacciaio, si imbatte continuamente in un capraio sacrificato al dio caprone Mulungu. Questo mito rimarrà un tema ricorrente per Kuert.<ref>https://www.nytimes.com/movies/movie/155796/Mulungu/overview</ref><ref>Le cinéma suisse: 1898-1998, Freddi Buache,cit., pag. 204</ref><ref>L’usage de la liberté: le nouveau cinema suisse, 1964-1984, Martin Schaub, pag. 157</ref><ref>
=== Dichiarazione ===
Nel 1979 girò ''Schilten'', un lungometraggio tratto da una romanzo di [[Hermann Burger]]<ref
=== Anni 80: la casa di produzione Al Castello ===
Sin dall’inizio degli anni 80 Kuert si guadagnò la reputazione di regista e produttore sperimentale affermato. Il suo repertorio era caratterizzato da una costante ricerca nella sperimentazione e manipolazione delle immagini. La maggior parte delle sue storie sono basate su opere letterarie incentrate sulla tematica del tempo. In ''Warten auf'', un corto tratto dal dramma
Nel 1979 sposa la produttrice televisiva Barbara Riesen con la quale ha un figlio, il regista e sceneggiatore Lucius C. Kuert.▼
=== Anni
Nel 1996 Kuert diresse numerosi documentari incentrati su alcune delle figure chiave dell’architettura contemporanea: [[Jean Nouvel]], [[Mario Botta]], [[Herzog & de Meuron]], [[Luigi Snozzi]], Max Dudler.<ref>{{Cita web|url=https://www.swissfilms.ch/en/film_search/filmdetails/-/id_film/276|sito=Swiss Films|titolo=
▲Sin dall’inizio degli anni 80 Kuert si guadagnò la reputazione di regista e produttore sperimentale affermato. Il suo repertorio era caratterizzato da una costante ricerca nella sperimentazione e manipolazione delle immagini. La maggior parte delle sue storie sono basate su opere letterarie incentrate sulla tematica del tempo. In ''Warten auf'', un corto tratto dal dramma ''[[Aspettando Godot]]'' di [[Samuel Beckett]], Kuert dà un’interpretazione del concetto di tempo come l’eterna attesa di qualcosa che non arriverà mai. Il mockumentary ''Die Zeit ist böse'',<ref name="nytimes.com">{{Cita news|url=https://www.nytimes.com/movies/movie/157555/Die-Zeit-Is-Bose/overview}}</ref> basato sul romanzo "''Der barmherzige Hügel''" di Lore Berger, svela il crescente malessere della protagonista, intrappolato in una infinita routine di lavoro e studio priva di significato. La mancanza di ispirazione per vivere persino giorno per giorno la spinge a ricorrere a una reazione estrema. Il regista decise di mettere in scena il suicidio dalla torre dove l’anti-eroina si recava tutti i giorni fino alla sua morte e sfrutta la potenza del contrasto tra la luce e l’oscurità. In questi film il tempo si ferma e finisce con remissiva agonia. Nel 1985 Kuert lascia Zurigo e con altri registi e produttori fonda Al Castello,<ref>{{Cita web|url=http://www.alcastello.tv/|titolo=Al Castello Produzioni Cinematografiche<!-- titolo generato automaticamente -->}}</ref> una casa di produzione indipendente avente sede ad Arzo, nella Svizzera meridionale.
=== Anni
Dal 2000 al 2006 Kuert insegna alla scuola di documentari e televisione Zelig di Bolzano ed è professore di arti visive alla [[Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana]] di Lugano. Kuert ha considerato importante per lungo tempo costruire la sua arte come un contenitore creativo che, partendo dalla sua concezione, include la libera e continua integrazione interdisciplinare dei vari linguaggi artistici – videoarte, performance dal vivo, poesia, musica, fotografia – per produrre un evento complesso e completo. Nel 2005, dopo aver prodotto e diretto il film sperimentale ''Tre artiste'', Kuert riunì un gruppo di performer,
▲Nel 1996 Kuert diresse numerosi documentari incentrati su alcune delle figure chiave dell’architettura contemporanea: [[Jean Nouvel]], [[Mario Botta]], [[Herzog & de Meuron]], [[Luigi Snozzi]], Max Dudler.<ref>{{Cita web|url=https://www.swissfilms.ch/en/film_search/filmdetails/-/id_film/276|titolo=SWISS FILMS: Der Reichtum der Askese<!-- titolo generato automaticamente -->}}</ref> Per questi lavori Kuert adottò un particolare punto di vista e uno stile personale per trasmettere la visione e il senso estetico di ogni architetto.
=== Anni
L’opera di Kuert continua negli anni '10 con importanti installazioni inserite all’interno di ''Personal Structures / Crossing Borders'', eventi collaterali della [[Esposizione internazionale d'arte di Venezia|Biennale d’Arte di Venezia]] nelle quali, oltre ad approfondire i temi già ampiamente esplorati nei decenni precedenti, si accosta a nuovi nuclei tematici come quelli dell’allucinazione e del desiderio. Nel 2015 presenta ''FaultLine / TimeLine'' a [[palazzo Bembo]]<ref>{{Cita web|url=http://www.clponline.it/mostre/beat-kuert-faultline-timeline|titolo=BEAT KUERT. FaultLine / TimeLine {{!}} CLP Relazioni Pubbliche|accesso=7
▲Dal 2000 al 2006 Kuert insegna alla scuola di documentari e televisione Zelig di Bolzano ed è professore di arti visive alla [[Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana]] di Lugano. Kuert ha considerato importante per lungo tempo costruire la sua arte come un contenitore creativo che, partendo dalla sua concezione, include la libera e continua integrazione interdisciplinare dei vari linguaggi artistici – videoarte, performance dal vivo, poesia, musica, fotografia – per produrre un evento complesso e completo. Nel 2005, dopo aver prodotto e diretto il film sperimentale ''Tre artiste'', Kuert riunì un gruppo di performer, misicisti, fotografi, ballerini e attori e stabilì il suo quartier generale ad Arzo (Svizzera) per concepire, produrre, sviluppare nuovi progetti. Fondò la dust&scratches, un laboratorio artistico che rappresenta un punto di connessione tra diverse energie. Attraverso la sua sinergia il gruppo tenta di generare un nuovo modo di pensare all’arte sviluppando una forte identità artistica attraverso continue contaminazioni e happening. Molti degli artisti che sono stati o sono ancora coinvolti nel progetto hanno dichiarato che il laboratorio artistico dust&scratches ha rappresentato un momento cruciale nello sviluppo delle loro carriere.<ref>{{Cita web|url=http://www.florencebiennale.org/e_kuert.php|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141110233027/http://www.florencebiennale.org/e_kuert.php|dataarchivio=10 novembre 2014}}</ref><ref>http://dustandscratches.tv/ds/press/press6.html</ref>
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▲Nel 1979 sposa la produttrice televisiva Barbara Riesen con la quale ha un figlio, il regista e sceneggiatore Lucius C. Kuert.
▲L’opera di Kuert continua negli anni '10 con importanti installazioni inserite all’interno di ''Personal Structures / Crossing Borders'', eventi collaterali della [[Esposizione internazionale d'arte di Venezia|Biennale d’Arte di Venezia]] nelle quali, oltre ad approfondire i temi già ampiamente esplorati nei decenni precedenti, si accosta a nuovi nuclei tematici come quelli dell’allucinazione e del desiderio. Nel 2015 presenta ''FaultLine / TimeLine'' a [[palazzo Bembo]]<ref>{{Cita web|url=http://www.clponline.it/mostre/beat-kuert-faultline-timeline|titolo=BEAT KUERT. FaultLine / TimeLine {{!}} CLP Relazioni Pubbliche|accesso=7 marzo 2018|dataarchivio=8 marzo 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180308042904/http://www.clponline.it/mostre/beat-kuert-faultline-timeline|urlmorto=sì}}</ref> e nel 2017, presso la stessa sede, ''GOOD MORNING DARKNESS''<ref>{{Cita web|url=http://www.clponline.it/mostre/beat-kuert-good-morning-darkness|titolo=BEAT KUERT Good Morning Darkness {{!}} CLP Relazioni Pubbliche|accesso=7 marzo 2018|dataarchivio=8 marzo 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180308042933/http://www.clponline.it/mostre/beat-kuert-good-morning-darkness|urlmorto=sì}}</ref>. Nel novembre dello stesso anno è protagonista dell'evento ''Processualità ideative e attuative di un libro d’artista''<ref>{{Cita web|url=http://www.clp1968.it/news/16-novembre-incontro-con-beat-kuert-processualit%C3%A0-ideative-e-attuative-di-un-libro-d%E2%80%99artista|titolo=16 novembre {{!}} Incontro con BEAT KUERT: Processualità ideative e attuative di un libro d’artista {{!}} CLP Relazioni Pubbliche|accesso=7 marzo 2018|dataarchivio=8 marzo 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180308043533/http://www.clp1968.it/news/16-novembre-incontro-con-beat-kuert-processualit%C3%A0-ideative-e-attuative-di-un-libro-d%E2%80%99artista|urlmorto=sì}}</ref> tenutosi alla [[Biblioteca Nazionale Braidense]] di Milano durante il quale presenta il suo ultimo libro ''Beat Me, A Pictorial Requiem''<ref>{{Cita news|url=http://pinacotecabrera.org/attivita/il-caso-beat-kuert/|titolo=Il caso Beat Kuert - 16/11/2017|accesso=7 marzo 2018}}</ref>. Prende parte a MIA Photo fair,<ref>{{Cita news|nome=DANIELE|cognome=MONACO|url=https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/mia-photo-fair-1.3774425|titolo=Mia Photo Fair, foto d'arte in mostra: l'edizione più grande di sempre al The Mall / FOTO - Il Giorno|pubblicazione=Il Giorno|data=8 marzo 2018|accesso=8 marzo 2018}}</ref> la prima e più importante fiera d’arte dedicata alla fotografia e all’immagine in movimento in Italia nel marzo 2018 con il progetto ''Quella Croce Bianca''<ref>{{Cita web|url=http://www.miafair.it/milano/artisti/beat-kuert/|titolo=MIA PHOTO FAIR » Beat Kuert|accesso=8 marzo 2018|urlmorto=sì}}</ref>.
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Il processo che portò Kuert da film sperimentali alle arti figurative è contrassegnato dalla sua ricerca dell’immagine quintessenziale che comprende questa intensa energia che si sprigiona. Per raggiungere questo obiettivo, attraverso la performance, Kuert prima materializza un mondo dove immerge lo spettatore nella sua visione, soggetto alle condizioni imposte dagli spazi nei quali avviene la performance. Le immagini ottenute attraverso questa esperienza sembrano composte da figure, ma spesso potenziate con altri linguaggi – calligrafia, testi e performance musicali – e arricchite da titoli espressivi spesso correlati a miti o a opere evocate dall’artista. Rielaborate in studio, attraverso un’indagine successiva, le sue immagini esprimono cose che non hanno mai cessato di esistere ma che continuano a farlo agli occhi del pubblico e che cercano di risvegliare il desiderio di “essere” il cambiamento che stavamo aspettando.<ref>http://www.joannafu.net/beat-kuert%EF%BC%9A%E5%9B%BE%E7%89%87%E6%98%AF%E4%B8%80%E7%A7%8D%E9%AB%98%E7%BA%A7%E5%88%AB%E7%9A%84%E8%BF%90%E5%8A%A8/</ref>
=== Percorso artistico ===
Le opere di Kuert indagano i dilemmi esistenziali dell’umanità. Il primo tema che sviluppa è legato al concetto di tempo. I personaggi dei suoi film fanno esperienza di un’eterna agonia che sovente si trasforma in tragedia. Questa è l’espressione primaria del dolore e della profonda agonia che Kuert identifica come paralisi. L’espressione di quest’angoscia cresce fino a diventare un grido violento per affermare il proprio sé o per cercare una risposta. Nel progetto ''Donna Carnivora'', i suoi personaggi sono distruttivi ed esprimono fortemente il loro tormento. Sono presentati come figure mitiche, sempre femminili, in quanto è nell’immagine della donna che lui distingue l’elemento vitale e sensuale che infine trascende l’aspetto carnale per diventare un simbolo dell’umanità.<ref>{{Cita web |url=http://www.imagine-gallery.com/artists/beat-kuert/statement/ |titolo=Copia archiviata |accesso=5 marzo 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180305062913/http://www.imagine-gallery.com/artists/beat-kuert/statement/
Esprime l’idea che non sia la morte a rappresentare la fine, ma l’assenza di movimento. Con la creazione della sua ''Wunderkammer'', la camera delle curiosità di Kuert, la sua visione del mondo si amplia, perché ci sono molte realtà coesistenti che sono sempre lievemente diverse tra loro che tuttavia sono sempre parte di un tutto.<ref>{{Cita web |url=http://www.beatkuert.com/pubblication/the-alchemy-of-art-by-enzo-di-martino/ |titolo=Copia archiviata |accesso=5 marzo 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141110234729/http://www.beatkuert.com/pubblication/the-alchemy-of-art-by-enzo-di-martino/
=== Temi ricorrenti ===
Kuert continua a sviluppare il suo messaggio mentre i media che usa si evolvono costantemente. Il filo di Arianna che guida la sua ricerca è l’eterno divenire, in una costante successione dell’apparente dicotomia tra distruzione e rinascita, in cui la prima implica la seconda. L’idea di un tempo circolare è eternamente presente nei personaggi di Kuert, trattate come figure mitiche in uno spazio consacrato nella costante ricerca di una spiegazione o una motivazione che vada oltre l’esperienza quotidiana dell’umanità
==== Distruzione e rinascita ====
Le opere di Kuert e la loro esposizione generano una costante oscillazione tra opposti grazie ai media che usa e le istanze che rappresenta.
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Kuert si vede come un artista del “sublime”. Nella sua poetica gioca sempre coi concetti e i loro opposti: la carnalità delle sue figure e i loro sviluppi simbolici, il mezzo digitale e l’immagine pittoresca, la distruzione delle proprie immagini un ulteriore nuovo significato, e la rappresentazione del dolore per evocare la speranza.<ref>http://www.art-in-berlin.de/ausstellungs-text.php?id=1164</ref>
==== Il concetto di
All’inizio della sua carriera, correlava le sue storie a quelle di un singolo individuo, ma la vita di una persona ha un inizio e una fine in uno spazio-tempo definito. In un secondo momento, era condensato in un istante sovrapponendo strati che producevano una singola immagine che esprime tutti i contenuti. E infine, Kuert racconta le storie non di singoli individui, bensì dell’intera umanità.
''"
I personaggi sono quindi uniti e smaterializzati; affinati attraverso le revisioni, diventano simboli. L’obiettivo finale di Kuert è di elevare
==== Mito ====
Il mito è una forma di narrazione sacra attraverso allegorie poetiche o filosofiche dell’origine del mondo prima della storia scritta. Kuert ha spesso usato questo tema nel titolo delle sue opere, evocando miti esistente o creando i suoi. Il tempo dei suoi soggetti è sempre indefinito, ma è eternamente presente e ciclico. Il tema della ripetizione legato alla tradizione orale è la storia che è spesso ripetuta con leggere variazioni; le usa per esprimere bisogni religiosi o morali codificando un credo. Il mito diventa un elemento vitale della civilizzazione umana e una forza attiva crescente nel tempo. Le sue opere sono altrettanto ispirate dalle forme nello spazio.
==== Specie umana ====
Le opere di Kuert si focalizzano sulle emozioni umane e le domande esistenziali. Le opere evocative e spesso provocatorie sono caratterizzate dal fatto di essere parte
== Mostre ==
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== Pubblicazioni ==
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*Beat Kuert, ''Furor Corporis'', Fondazione Maimeri editore, Milano, 2018.
== Filmografia ==
{{W|filmografie|gennaio 2023|[[WP:FILMOGRAFIA]]}}
=== Regista ===
* ''Lulla'' - cortometraggio (1966)
* ''Eine Welt wie Barbara'' - cortometraggio (1967)
* ''Ein Erfolg unserer Entwicklungshilfe'' - documentario (1971)
* ''[[Mulungu (film 1974)|Mulungu]]'' (1974)
* ''[[Schilten]]'' (1979)
* ''
* ''[[Pi-errotische Beziehungen]]'' (1982)
* ''[[Martha Dubronski]]'' (1984)
* ''[[Deshima (film 1986)|Deshima]]'' (1986)
* ''[[L'assassina (film 1990)|L'assassina]]'' (1989)
* ''[[Der Grossinquisitor]]'' - film TV (1991)
* ''[[Hanna & Rocky]]'' (1993)
* ''[[Am Ende der Zeit]]'' (1998)
* ''Jean Nouvel - Ästhetik des Wunderbaren'' - documentario (1998)
* ''Architects Herzog and De Meuron: Tate Modern'' - cortometraggio documentario (2000)
* ''Architects Herzog
* ''[[Architectour de Suisse]]'' - serie TV (2002)
* ''Ichliebemich (Alex Sadkowsky)'' - documentario (2003)<ref>{{Cita web|url=http://www.kunstmuseumolten.ch/Resources/1_medien/ausstellungen/2010_sadkowsky/Medienmitteilung_KMO_Sadkowsky_Ausstellung_KMO_2010_08_26.pdf|titolo=Copia archiviata|accesso=5 marzo 2018|dataarchivio=3 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160303220958/http://www.kunstmuseumolten.ch/Resources/1_medien/ausstellungen/2010_sadkowsky/Medienmitteilung_KMO_Sadkowsky_Ausstellung_KMO_2010_08_26.pdf|urlmorto=sì}}</ref>
* ''La
* ''[[Berg
== Note ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=https://www.swissfilms.ch/en/person/beat-kuert/3900B354428F463D83C471C3329000DF|titolo=Beat Kuert|sito=Swiss Films|lingua=en}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|arte|biografie|cinema|televisione}}
[[Categoria:Performance artist svizzeri]]
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