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https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Igiea
La Loggia della seta o Loggia dei mercanti (in spagnolo: Lonja de la Seda o Lonja de los Mercaderes), chiamato dai valenciani La Lonja o La Llotja (da La Llotja de la Seda o Llotja dels Mercaders in lingua valenciana), è un edificio storico della città di Valencia, in Spagna.
 
Pertanto Ignazio Florio si trovò a dover decidere repentinamente per un cambio di destinazione, incaricando l'architetto Ernesto Basile di adeguare il progetto, già in avanzato corso di realizzazione, alle necessità ed esigenze di un hotel di lusso. Ernesto Basile disegnò in stile floreale anche il mobilio dell'edificio, la cui realizzazione venne poi commissionata al famoso mobilificio di Vittorio Ducrot. Le decorazioni degli ambienti interni furono eseguite da diversi astisti, tra i quali Giovanni Enea ed Ettore De Maria Bergler che dipinse l'originaria sala da pranzo dell'hotel, più nota come '''Sala degli Specchi''' o Sala Basile.
Situata nel cuore del centro storico, nella plaza del Mercado, ospita al suo interno l’Accademia Culturale di València in cui vengono frequentemente organizzate manifestazioni espositive.
 
Nel 1931 è diventata monumento storico ed artistico e nel 1996 patrimonio dell'umanità. Il termine spagnolo “Lonja”, deriva dalla parola italiana “loggia” ovvero portico, per mettere in evidenza e sottolineare il fatto che, nei tempi pregressi, numerosi mercanti si trovavano sotto i portici dell'edificio principale per contrattare e vendere la loro merce.
 
Il diorama del Salone degli Specchi, interpretato dalla maggior parte dei critici, quali Pirrone e Sessa, in chiave simbolica e salvifica, con riferimenti alla numerologia e al mondo pagano, preannuncia la fioritura della pittura liberty a Palermo.
 
Ettore De Maria Bergler, affiancato da Michele Di Giovanni e Luigi Cortegiani, imposta una narrazione floreale sulle quattro pareti del Salone degli Specchi.
 
Le ore del mattino, pomeriggio e sera non sono affrescate come scene isolate ma sono coordinate mediante l’inserimento delle figure simboliche dei pavoni, a coda chiusa e aperta, dei festoni floreali sostenuti da nove eteree fanciulle. Le chiome lunghissime ricadono morbide sulle spalle scoperte, come i seni sodi e rosei al di sopra delle leggere vesti bianche. Il mattino e la sera sono resi mediante ampie campiture di colore, mentre la cromia tenue del verde, rosa, azzurro si oppone al disegno accurato dei fiori iris, papaveri, rose, gigli resi con precisione.
Storia
 
La Lonja è costituito da un complesso di edifici accorpati, in cui un tempo si riunivano i mercanti di olio e seta e che costituiscono un meraviglioso esempio di architettura gotica fiammeggiante con alcune decorazioni rinascimentali. Eretto nel 1482, come risultato della prosperità commerciale che la città di Valencia aveva raggiunto durante il XV secolo. Fu costruito in stile gotico valenzano. Il progetto venne derivato da una struttura simile presente a Palma di Maiorca; gli architetti furono Pere Compte, Joan Yvarra e Joan Corbera. La torre merlata e la sala del mercato (in stile gotico fiammeggiante) non vennero completate prima del 1498. Gli altri lavori si trascinarono fino al 1533.
Le figure chiuse dalla linea del disegno sono chine a raccogliere gigli e rose, simboli della purezza e della rinascita, rispettano l’impostazione tracciata seppur frettolosamente nei bozzetti di Floralia, pervenuti dalle ricerche d’archivio.
 
Il paesaggio stilizzato segue le sagome delle chiome arboree fungendo da quinta scenica, separando il cielo idealizzato dal prato fiorito, i cui colori brillanti sembrano emanare un dolce profumo. Sebbene non sia facilmente distinguibile il tocco di ogni singolo artista, l’albero di melograno ed il laghetto dei cigni, affrescati sulla parete sud, sembrano per la pittura più densa, appannaggio degli aiuti, al contrario delle fanciulle danzanti raffigurate sulla parete est (dettaglio del Profumo del Mattino) e assopite trai fiori nella parete ovest (dettaglio del Profumo della Sera).
 
 
Queste figurazioni sinuose rese con maestria dal De Maria mostrano l’influenza del simbolismo europeo, nonché la conoscenza della produzione allegorica di Mucha. Mentre le giovinette di Mucha eleganti e bellissime, raffigurate su pannelli decorativi o cartelloni pubblicitari, restano isolate nella loro grandezza e distanza irraggiungibile, le protagoniste di Villa Igiea guidano l’osservatore al percorso salvifico, una vera e propria catarsi che vede nell’Arte cura e contemplazione del bello.
 
I livelli raggiunti da De Maria tra il 1899 e il 1900 preannunciano la linea sinuosa che guiderà l’evoluzione dello stile Liberty. La collaborazione con Basile e quindi con il mobilificio Ducrot ha sapientemente impostato nello spazio pittura ed arredamento: la pittura a tempera e ad affresco è perfettamente inserita sulle pareti che accolgono gli specchi in cornici di legno chiaro, ricalcando la linea flessuosa del liberty.
 
La committenza della famiglia Florio ha fatto di Villa Igiea un tempio dell’eclettismo; dall’architettura alla pittura carica di richiami simbolici dietro ai quali si cela il dramma familiare: la morte della figlia Giovanna malata di tisi. All’interno di quello che è oggi un lussuosissimo albergo, gli affreschi sono ben conservati. Floralia come comunemente sono denominate tali pitture con riferimento ai Ludi Florales, sono un invito alla vita che si rigenera e si celebra attraverso l’Arte.
 
<ref>{{Cita libro|titolo=C. Quartarone, E. Sessa, E. Mauro, Il diorama simbolico del Salone degli Specchi di Villa Igiea, Grafill, Palermo 2008.}}</ref>