Cimarroni: differenze tra le versioni
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[[File:Tropenmuseum Royal Tropical Institute Objectnumber 10024950 Portret van drie Marron mannen en een.jpg|thumb
'''Cimarroni''' (dallo [[lingua spagnola|spagnolo]] d'[[America]] ''cimarrones'') era il termine con cui, nelle [[colonialismo|colonie]] americane dell'[[impero spagnolo]], s'indicavano gli [[tratta degli schiavi africani|schiavi africani]] fuggiaschi datisi "alla macchia". L'espressione [[lingua inglese|anglofona]] è ''
I cimarroni si organizzarono in comunità indipendenti che spesso rimasero in conflitto "aperto" con gli schiavisti, razziando le piantagioni ed eseguendo spedizioni allo scopo di liberare altri schiavi. Molte comunità di cimarroni furono spazzate via proprio per questo motivo, mentre altre lo furono nel [[XIX secolo|XIX]]-[[XX secolo]] in seguito al [[disboscamento]] delle foreste. Alcune comunità sono tuttavia sopravvissute.
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== Storia ==
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La [[colonizzazione spagnola delle Americhe]] utilizzò fin dal principio manodopera servile. Non si trattava però delle masse di uomini e donne cui si ricorse nella seconda metà del XVII secolo nelle grandi piantagioni di [[canna da zucchero]]. Per parte loro gli schiavi africani hanno subito cercato di sfuggire al loro destino, non tanto con la rivolta quanto con la fuga e la conseguente pratica del [[banditismo]]<ref>Butel (1983), p. 276 : "Nei caraibi, isole come la Giamaica e San Domingo hanno visto il banditismo assumere dimensioni enormi sin dalla fine del secolo XVII".</ref>, organizzandosi in comunità clandestine.
I ''cimarrones'' assursero a fenomeno sociale nelle colonie intorno al [[1540]], quando il vocabolo assunse il suo significato. Un ventennio dopo, le comunità di schiavi fuggiaschi dovevano essere ormai divenute un problema, quanto meno a [[Cuba]], se gli spagnoli iniziarono a selezionarvi una [[razze canine|razza canina]] ''[[ad hoc]]'' con il compito di stanare i cimarroni: il [[dogo cubano]].<br />L'effettiva pericolosità dei ''marrones'' nella gestione delle Antille divenne evidente nel [[1571]] quando, durante la sua celebre spedizione contro [[Nombre de Dios (Panama)|Nombre de Dios]], il [[corsaro]] [[Francis Drake]] venne appunto supportato dagli schiavi africani fuggiaschi, decisi a vendicarsi degli odiati padroni spagnoli, durante l'attraversamento delle foreste antillesi<ref>Butel (1983), pp. .</ref>.
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# tra il [[1650]] ed il [[1660]], il crollo del prezzo degli schiavi africani al banco della [[Barbada]] favorì il definitivo passaggio delle piantagioni antillesi dal salariato allo schiavismo<ref>Butel (1983), pp. 252-259.</ref>.
Nel rapido volgere di un decennio, il numero di schiavi africani nelle Antille crebbe vertiginosamente con conseguente aumento delle fughe.
In [[Messico]], le regioni montagnose di [[Veracruz (stato)|Veracruz]] iniziarono a riempirsi di cimarroni dopo la grande rivolta del 1570 capitanata da [[Gaspar Yanga]], principe e generale rapito in [[Ghana]]
In [[Brasile]] s'intensificò il fenomeno dei ''[[quilombo]]'', comunità di schiavi fuggiaschi rifugiatisi nella foresta pluviale, in particolare negli attuali stati dell'[[Amazonas (Brasile)|Amazonas]], [[Bahia]], [[Goiás]], [[Mato Grosso]], [[Minas Gerais]], [[Pará]], [[Rio de Janeiro]] e [[San Paolo (Brasile)|San Paolo]]. Il più famoso, il ''[[Quilombo di Palmares]]'', divenne un vero e proprio stato, occupante una vasta area nella zona nordorientale del Brasile, tra gli odierni stati dell'[[Alagoas]] e [[Pernambuco]], arrivando a contare 30.000 abitanti. Era un regno retto da un [[sovrano]] di nome [[Zumbi]] che resistette per quasi un secolo come nazione indipendente, per essere poi cancellato da un esercito europeo alleato composto di [[portoghesi]], [[olandesi]], [[inglesi]] e altri.<br />▼
▲In [[Brasile]] s'intensificò il fenomeno dei ''[[quilombo]]'', comunità di schiavi fuggiaschi rifugiatisi nella foresta pluviale, in particolare negli attuali stati dell'[[Amazonas (Brasile)|Amazonas]], [[Bahia]], [[Goiás]], [[Mato Grosso]], [[Minas Gerais]], [[Pará]], [[Rio de Janeiro]] e [[San Paolo (Brasile)|San Paolo]]. Il più famoso, il ''[[Quilombo di Palmares]]'', divenne un vero e proprio stato, occupante una vasta area nella zona nordorientale del Brasile, tra gli odierni stati dell'[[Alagoas]] e [[Pernambuco]], arrivando a contare
In [[Giamaica]], i cimarroni si unirono agli ''indios'' [[arawak]] e [[miskito]], combattendo poi contro la schiavitù e per l'indipendenza dell'isola dalla Gran Bretagna. L'unico eroe nazionale giamaicano donna, [[Granny Nanny]], era il ''leader'' dei cimarroni giamaicani nel [[XVIII secolo]], ed ebbe un ruolo fondamentale nella [[prima guerra dei cimarroni]] nel [[1731]].<br />
Anche nel sud della [[Florida]] i cimarroni si unirono agli ''indios'' locali, i [[Seminole]], dando origine ai [[Seminole Neri]] (ing. ''Black Seminole'') ma si trattò di un insediamento "programmato". Gli spagnoli incoraggiarono l'insediamento degli africani fuggiaschi nelle paludi affinché affiancassero/soppiantassero l'elemento ''indios'', onde porre un freno all'espansione verso sud degli [[Stati Uniti d'America]]. Sin dal [[1689]], gli schiavi africani erano fuggiti dalla [[Carolina del Sud]] in Florida in cerca di libertà. Gli spagnoli li rilocalizzarono nelle loro terre dando così origine all'etnia [[Gullah]]<ref>
Nel [[Suriname]] nel 1762 {{senza fonte|il governo coloniale olandese dovette firmare il trattato di pace alla maniera africana bevendo il proprio sangue, riconoscendo l'autonomia di sei gruppi di cimarroni: [[Saramaccani]] e [[Ndyuka]].}}
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* Butel, Paul (1983), ''I pirati dei Caraibi : le favolose gesta della filibusta nei mari dell'America Centrale'', Milano, Mondadori.
* Campbell, Mavis Christine (1988), ''The Maroons of Jamaica, 1655–1796 : a history of resistance, collaboration & betrayal'', Granby, Bergin & Garvey, ISBN 0-89789-148-1.
* Dallas, R.C. (1803), ''The History of the Maroons, from Their Origin to the Establishment of Their Chief Tribe at Sierra Leone'', [[Londra]], Longman.
* Honychurch, Lennox (1995), ''The Dominica Story'', Londra, Macmillan, ISBN 0-333-62776-8.
* Learning, Hugo Prosper (1995), ''Hidden Americans : Maroons of Virginia'', New York, Carolinas Garland Publishing, ISBN 0-8153-1543-0.
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.folklife.si.edu/resources/maroon/presentation.htm|titolo=La cultura maroon nelle Americhe|lingua=en}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|conquista spagnola delle Americhe}}
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