Castello Maniace: differenze tra le versioni
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{{nd|il castello di Nelson a Bronte|Abbazia di Santa Maria di Maniace}}
{{struttura militare
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|Struttura = Castello
|Nome = Castello Maniace
|Immagine = Castello Maniace from the sea.jpg|thumb
|Didascalia = Il castello visto dal mare di [[Ortigia]]
|Stato = [[Sacro Romano Impero]]<br />[[Regno di Sicilia]]<br />[[Regno delle Due Sicilie]]<br />[[Regno d'Italia]]|Primo proprietario = [[Federico II di Svevia]]
|Stato attuale = ITA
|Suddivisione = [[Sicilia]]
|Città = [[Siracusa]]
|LatGradi = 37
|LatPrimi = 03
|LatSecondi = 11
|LatNS = N
|LongGradi = 15
|LongPrimi = 17
|LongSecondi = 44
|LongEW = E
|Tipologia =
|Inizio costruzione = 1232
|Termine costruzione = 1239
|Altezza = 12 metri (18 in origine)
|Demolizione =
|Condizione attuale = Ottimo stato di conservazione
|Azioni di guerra =
|Ref =
|Funzione strategica = Difensiva e di residenza reale e imperiale
|Visitabile = Si
|Materiale = Pietra
|Stile = Gotico imperiale siculo-svevo
|Costruttore = [[Riccardo da Lentini]]
|Eventi = [[5 novembre]] [[1704]] esplosione della polveriera e distruzione di alcune parti dell'edificio.
|Termine funzione strategica = Sul finire del secolo scorso
}}
Il '''castello Maniace''' (in dialetto '''castello Maniaci''') è uno dei più importanti monumenti del [[storia della Sicilia sveva|periodo svevo]] a [[Siracusa]] e uno tra i più noti castelli [[Federico II di Svevia|federiciani]]<ref>{{cita|Danzuso|p. 106|gld}}.</ref>.
==
Il castello prende il nome dal comandante bizantino [[Giorgio Maniace]], Principe e Vicario dell'Imperatore di Costantinopoli, discendente dalla famiglia Imperiale di Bisanzio, i cui discendenti a loro volta si imparentarono con la casa reale d'Altavilla, dalla quale discende anche Federico II di Svevia, essendo figlio dell'Imperatrice [[Costanza d'Altavilla]].
Secondo il [[Tommaso Fazello|Fazello]], fu nell'occasione dell'edificazione di una fortezza, detta dal popolo "Torre Maniace", che offrì in dono due [[Ariete di bronzo|arieti bronzei]] di fattura ellenistica, portati seco da [[Costantinopoli]], che vennero posti a decorazione dell'entrata della fortificazione<ref name="galleriaroma" /><ref>{{cita|Tommaso Fazello, Le due deche |pp. 124-125|fazello}}.</ref><ref>Secondo altri studiosi si tratta di una "leggenda"; gli arieti sarebbero di fattura posteriore</ref>.
== Storia del castello ==
[[File:Ortigia, castello maniace, interno, sala 01.JPG|thumb|left|Vista interna del castello con volte [[volta a crociera|a crociera]] [[Costoloni|costolonate]].]]
[[File:Entrata Castello Maniace.jpg|thumb|Ingresso del castello]]
=== Edificazione ed origini ===
[[File:Ariete in bronzo, sec. III a.C. (copy) - Castel Maniace1.jpg|thumb|Uno dei due [[Ariete di bronzo|arieti di bronzo]], copie dell'unico originale superstite, oggi al [[Museo archeologico regionale Antonino Salinas|Museo Salinas]] di [[Palermo]].]]
Nel sito in cui sorge il castello dovettero quasi certamente esistere delle fortificazioni sin dai tempi dei Greci in quanto è strategicamente importante per la difesa del [[Porto di Siracusa|Porto Grande]]<ref name="picone" />. È pertanto credibile la tesi che nel [[1038]] il comandante bizantino [[Giorgio Maniace]], Principe e Vicario dell'Imperatore di Costantinopoli da cui il castello prende nome, abbia promosso la restaurazione o la costruzione di opere a difesa del porto di Ortigia nel corso della sua campagna militare<ref>{{cita|Storia della Sicilia|p. 18|dms}}.</ref>. Qualche anno dopo gli arabi si impadronirono nuovamente di Siracusa e del maniero che tennero fino al [[1087]] quando furono sconfitti e cacciati dai [[Normanni]]. Non ci sono tuttavia tracce evidenti di tale costruzione precedente<ref name="picone">{{Cita web|url=https://books.google.it/books?hl=it|titolo=Google Libri|sito=web.archive.org|data=2015-11-29|accesso=2022-07-24|dataarchivio=29 novembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151129061603/https://books.google.it/books?hl=it|urlmorto=sì}}</ref>.
L'impianto originario del castello Maniace è dovuto all'imperatore [[Federico II di Svevia]], che ne affidò la realizzazione all'architetto [[Riccardo da Lentini]] tra il [[1232]] e il [[1239]]<ref>Francesco Abbate, ''Storia dell'arte dell'Italia meridionale'' vol. I, Donzelli, 1997, p. 241</ref>, poco tempo dopo il ritorno dalla [[sesta crociata|Crociata in Terra Santa]]. La costruzione avvenne nello stesso lasso di tempo in cui sorsero alcuni altri castelli "federiciani" di Sicilia e dell'Italia meridionale<ref name="picone" />. La somiglianza architettonica ne è l'evidenza<ref>Peter Purton, ''A History of the Late Medieval Siege, 1200-1500'', Boydell & Brewer, 2010, p. 33</ref>. Passato agli angioini nel 1266 venne assaltato ed espugnato dalla popolazione siracusana in rivolta l'11 aprile del [[1282]]. Nel [[1302]] [[Federico III di Sicilia|Federico d'Aragona]] vi siglò l'armistizio con gli angioini.<ref name="picone" /><ref>{{Cita libro|nome=Tommaso|cognome=Fazello|titolo=Della storia di Sicilia deche due del r.p.m. Tommaso Fazello siciliano tradotte in lingua toscana dal p.m. Remigio fiorentino. Volume primo 3-terzo]|url=https://books.google.it/books?hl=it&id=hM2XPuLTSDgC|accesso=2022-07-24|data=1817|editore=dalla tipografia di Giuseppe Assenzio|lingua=it}}</ref>
===
Nel [[1321]] ospitò la seduta del [[Parlamento del Regno di Sicilia|parlamento siciliano]] convocato per sancire l'eredità del figlio di [[Federico II di Aragona|Federico III di Sicilia]], [[Pietro II d'Aragona|Pietro II di Sicilia]].
Nel [[1325]] [[Pietro II d'Aragona|Pietro II di Sicilia]] fece riattare i fossati e costruire due forti a supporto del castello.
Con gli aragonesi Siracusa divenne sede della [[Camera Reginale]], un istituto che poneva la città a dote della regina, dal [[1305]] al [[1536]]; il castello ospitò successivamente le regine, [[Costanza d'Aragona (1343-1363)|Costanza]] nel [[1362]], [[Maria di Sicilia]] nel [[1399]], [[Bianca di Navarra (1387-1441)|Bianca d'Evreux]] nel [[1416]] e, infine, anche l'ultima che ebbe in dominio la città, [[Germana de Foix]], seconda moglie di [[Ferdinando il Cattolico]].
A causa di ciò Castel Maniace fu tuttavia teatro delle numerose contese tra i baroni siracusani, che non accettavano l'istituto di Camera Reginale, e il potere centrale. Nel [[1448]] [[Alfonso il Magnanimo]] per porre fine ai tumulti dei baroni inviò a Siracusa il capitano generale [[Giovanni I Ventimiglia|Giovanni Ventimiglia]], [[Marchesato di Geraci|marchese di Geraci]], con pieni poteri; questi, invitati a banchetto venti di quelli ritenuti i maggiori responsabili dei torbidi, una volta entrati li fece decapitare. Nell'occasione, i due arieti bronzei che ai lati del grande portale impreziosivano la facciata del castello,<ref name="picone" />(attribuiti al Maniace secondo quanto riferisce Tommaso Fazello) vennero ceduti in premio dal viceré [[Lope III Ximénez de Urrea y de Bardaixi|Lope Ximénez de Urrea]] al Ventimiglia il quale li portò seco a [[Castelbuono]]. Alla sua morte il figlio [[Antonio Ventimiglia Prades|Antonio]] li pose ad ornamento della tomba del padre<ref>(a cura di) Gioacchino Di Marzo, Biblioteca storica e letteraria di Sicilia, vol. IX, p. 324, nota 1, in [http://books.google.it/books?id=0NBWAAAAYAAJ&pg=PA324&dq=castel+maniace&hl=it&sa=X&ei=L_enU4PAIoik4gTM4YCoBg&ved=0CCoQ6AEwAjiWAQ#v=onepage&q=castel%20maniace&f=false]</ref>.
=== Il
Dopo il castello decadde da residenza reginale a costruzione militare e per quasi tutto il [[XV secolo]] il castello venne adibito a prigione. Negli anni successivi al [[1535]] il viceré [[Ferrante I Gonzaga|Ferdinando Gonzaga]], per porre rimedio alla piaga delle frequenti incursioni [[Corsari barbareschi|piratesche saracene]] nelle città costiere della Sicilia orientale fece approntare un piano di rafforzamento delle difese costiere; l'incarico venne dato al famoso ingegnere militare [[Antonio Ferramolino|Ferramolino da Bergamo]] che avviò la costruzione di nuove fortificazioni e il restauro o il potenziamento di quelle esistenti. Tra queste vi fu il rafforzamento contro l'impiego di artiglierie del castello Maniace; a scopo di costruzione venne impiegate le pietre prelevate dagli antichi monumenti<ref>{{cita|Storia della Sicilia|pp. 176-177|dms}}.</ref>.
Nel [[1540]] vi prese alloggio l'ammiraglio [[Andrea Doria]] durante la spedizione organizzata da [[Carlo V]] contro i musulmani. Poco dopo il disastroso [[Terremoto del Val di Noto del 1542|terremoto del 1542]] e, da ricordare, [[Terremoto del Val di Noto del 1693|quello del 1693]], che danneggiarono il castello.<ref>Fabio Albanese, ''Come ai tempi di Federico. Ancora pochi mesi e Castello Maniace, a Siracusa, tornerà al suo antico splendore. Tappa obbligata del circuito artistico intitolato all'Imperatore svevo'', Specchio La Stampa n. 352, 7 dicembre 2002</ref>
=== Il Seicento ===
==== Colonne d'Ercole (1614) e Poseidon (1618) ====
Il secondo decennio del '600 rappresentò importanti cambiamenti per il castello Maniace: esso infatti venne ornato di un scudo molto significativo al suo ingresso e gli venne mutato persino il nome. Tale opere si devono al [[Castellano (storia)|castellano]] che in quegli anni reggeva la più considerevole fortezza militare siracusana: lo spagnolo [[Joan de Roca Maldonato]].<ref name=maniace1>[[Giuseppe Agnello]], ''I Vermexio, architetti ispano-siculi del secolo XVII'', 1959, p. 7.</ref> Nel [[1614]], durante il regno del nuovo sovrano di Spagna [[Filippo III di Spagna|Filippo III]], egli ottenne di far trasportare sopra l'alto e massiccio ingresso di [[Storia della Sicilia sveva|epoca sveva]] del castello lo [[scudo (araldica)|scudo]] di [[Carlo V]] e dell'[[impero spagnolo]], fatto fabbricare nel [[1545]] (probabilmente per testimoniare che nemmeno il terremoto del '42 aveva potuto far soccombere la potenza militare della Spagna di Carlo, che tanto si era spesa sulla Siracusa cinquecentesca):<ref>Ferdinando Maurici, ''Nobili pietre: storia e architettura dei castelli siciliani '', 1999, p. 128.</ref> ciò che lo contraddistingue sono due paia di [[colonne d'Ercole]], che in questo caso potrebbero avere avuto il classico significato di "[[Non plus ultra]]" (ovvero il primordiale, d'[[epoca greca]]; prima che la Spagna lo modificasse in "[[Plus ultra]]", come conseguenza della scoperta del continente americano), dunque "''Non andare più in là; non entrare''", in riferimento al ruolo militare del castello siracusano, che doveva essere temuto dai nemici del Regno. Sotto le colonne vi sono scolpiti due globi (raffigurano la [[Terra]]), circondati da quattro fiamme ciascuno; simbolo del dominio iberico sul mondo. Chiudono la sequenza due mensole di [[arenaria]] incise con un monito che non lascia dubbi sulla funzione difensiva/offensiva del castello in questione (monito forse voluto dal castellano Joan):
[[File:RED MON -SYRACUSE (cropped).jpg|miniatura|upright=1.9|Il castello Maniace (illuminato di bianco, a destra, sull'estrema punta dell'isola di Ortigia), in epoca spagnola detto di San Giacomo, visto in una notte di [[Superluna]] rossa]]
{{Citazione|UCCIDERÒ TUTTI QUELLI CHE FANNO DEL MALE|L'iscrizione incisa sulle mensole arenarie che sorreggono lo stemma spagnolo del castello aretuseo.<ref>Traduzione in italiano tratta dal quotidiano ''Libertà Sicilia'' dell'8 luglio 2015, a cura di Cesare Samà.</ref>|EGO INTERFICIAM OMNES QUI AFFLIGENT|lingua=latino}}
Al centro vi è poi la dichiarazione che attesta la data d'origine dello scudo, il nome dell'imperatore e la data del suo trasferimento alle porte del castello.
==== Castello Maniace diviene castello San Giacomo: patrono di Spagna ====
Joan de Roca chiese e ottenne nel [[1618]] che il castello mutasse il nome: da Maniace (in riferimento al generale bizantino [[Giorgio Maniace]], che tentò di liberare la città dal dominio arabo nel [[1038]]) a ''Jago de Maniace'', cioè Giacomo del quartiere Maniace, in riferimento a [[Giacomo il Maggiore]] (San Giacomo): uno dei [[dodici apostoli]] che dopo la morte di [[Gesù]] andò in Spagna a diffondere il [[vangelo]] e che ritornato in patria venne ucciso da [[Erode Agrippa]]. Joan de Roca fece inoltre mutare anche il nome delle quattro torri del castello, che divennero: San Pedro, San Catalina, San Philipe e Santa Lucia.<ref>[[Guido Libertini]], ''Il Regio museo archeologico di Siracusa'', 1929, p. 144.</ref><ref name=huella/>
[[File:Poseidone-Asclepio iscrizione castello maniace 1618.jpg|miniatura|upright=0.6|left|Il busto rinvenuto al castello Maniace che reca nel petto l'incisione spagnola]]
Da quel momento in avanti, in tutti i documenti ufficiali, fino al [[XIX secolo]], il castello risulterà con tale nuovo appellativo, anche se tra i siracusani rimase sempre l'abitudine di chiamarlo castel Maniace. L'[[epigrafe]], in [[lingua spagnola]], sul nuovo nome del castello e delle torri venne rinvenuta su di un busto colossale - nel suo petto, specificatamente - collocato all'interno dell'edificio e risalente al [[I secolo|I]]-[[II secolo]]. Esso venne subito identificato come [[Poseidone]] (''Poseidon''), dio del mare che in terra aretusea era venerato (culto ereditato dalla madre-patria [[Corinto (città antica)|Corinto]]), e tale rimase impresso nei documenti. Poi si sostenne si trattasse di [[Zeus]], il padre degli dei, e infine si è recentemente sostenuto che sia [[Asclepio]], il dio della [[medicina]] (altro forte [[Culti e templi dell'antica Siracusa|culto della Siracusa greca]]).<ref name=maniace1/><ref name=huella>Isidoro Escagües, ''La Huella de España en Sicilia'' {{es}}, 1951, p. 100.</ref>
=== Il Settecento ===
[[File:Syracus, Bootsfahrt im Naturhafen (cropped).jpg|miniatura|upright=1.2|Nel [[1704]] un fulmine colpì il Castello Maniace (in foto), uccidendo i soldati spagnoli al suo interno e provocando alla struttura gravissimi danni]]
Alla fine del [[XVI secolo]], il castello Maniace era divenuto il punto nodale della cinta muraria di [[Isola di Ortigia|Ortigia]] ma una notte di dicembre del [[1704]], durante un fortissimo [[temporale]], un [[fulmine]] andò a scagliarsi contro la più forte base difensiva siracusana, facendo saltare in aria la sua [[polveriera]] (300 quintali di polvere chiusi in 800 barili<ref name=maniace>{{Cita|Carpinteri, 1983|p. 47}}.</ref>), distruggendone le torri di avvistamento, facendone crollare un intero piano e uccidendo 33 di quei soldati spagnoli che, come di consuetudine, lo presidiavano anche in notturna.<ref name=maniace/>
Ciò rappresentò una rovina enorme per il castello di origine [[Federico II di Svevia|federiciana]]; il suo danno più grave fin dalla nascita.<ref>[[Giuseppe Bellafiore]], ''Architettura dell'età sveva in Sicilia: 1194-1266'', 1993, p. 128.</ref> Il fulmine lo aveva lasciato mezzo diroccato, con tutto ciò che questo comportava per una città bellica come Siracusa, la quale non poteva permettersi di mostrare alcun lato indifeso al nemico; specialmente in anni di guerra esterna come quelli (sarà infine, un secolo dopo, il generale inglese [[Stuart]], incaricato di occuparsi delle fortificazioni aretusee, a dare al castello nuova linfa<ref>Efisio Picone, ''Il Castello Maniace'', 1979; Arnaldo Bruschi, Gaetano Miarelli Mariani, ''Architettura sveva nell'Italia meridionale: repertorio dei castelli federiciani'', 1975, p. 20.</ref>).
Non era la prima volta che la città doveva fare i conti anche con le folgori del cielo (nel Cinquecento il suo altissimo [[campanile]], che serviva anche quello per dare l'allarme di nemici in vista, venne distrutto da un fulmine, e crollò due volte a causa dei terremoti; non lo ricostruirono più dopo il sisma del 1693<ref>[[Giuseppe Maria Capodieci]], ''Antichi monumenti di Siracusa'', 1816, p. 71.</ref>), ma nel 1704 l'evento dovette fare impressione a tal punto che in quello stesso anno venne composto un dialogo solenne, intitolato ''Siracusa difesa dai fulmini'', che doveva cantarsi durante la festa della [[Lucia da Siracusa|Santa patrona Lucia]]<ref>Alessandro Loreto, ''I libretti musicali della Biblioteca alagoniana di Siracusa'', 2006, p. 235.</ref> (innumerevoli le volte che i siracusani si erano affidati al giudizio divino durante quel che avevano superato dal Cinquecento al Settecento).
Nel XVII secolo l’architetto militare fiammingo [[Carlos de Grunembergh]] fece aggiungere la fortificazione a punta di diamante che si trova all’estremità del promontorio, il cosiddetto Forte della Vignazza.
=== Nel periodo borbonico ===
Nel periodo borbonico il castello riacquistò le sue funzioni militari e venne munito di [[cannone|bocche da fuoco]]. Nel [[1838]] in seguito ai moti che si stavano scatenando in tutto il regno borbonico venne dotato di una [[casamatta|costruzione di difesa]]. Anche dopo l'[[unificazione d'Italia]] rimase una struttura militare e tale rimase fino alla [[seconda guerra mondiale]].
=== L'epoca attuale ===
Infine, alle soglie degli [[anni duemila]], dopo un restauro e alla smilitarizzazione con la chiusura della storica caserma dell'[[esercito]], il monumento è tornato alla pubblica fruizione. L'apertura al pubblico ha permesso lo svolgimento di spettacoli dell'[[Ortigia Festival]] ma anche di ospitare il cosiddetto [[G8 Ambiente|G8 ambiente]] dal 22 al 24 aprile [[2009]] che ha visto la presenza dei ministri dell'ambiente dei paesi industrializzati.<ref>{{Cita news|url=http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/italia/87957/g8-ambiente-al-via-oggi-a-siracusa.html|titolo=G8 Ambiente: al via oggi a Siracusa|accesso=14 aprile 2018}}</ref>
Il castello Maniace è affidato alla Soprintendenza BB.CC.AA. di Siracusa.
== Architettura del castello ==
Il castello presenta una poderosa struttura a quadrilatero di 51 metri per lato di circa 12 m di altezza<ref name="galleriaroma">{{Cita web |url=http://www.galleriaroma.it/Siracusa/Monumenti/Castello%20Maniace/Castello%20Maniace.htm |titolo=Galleria roma, Castello Maniace |accesso=30 luglio 2006 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120120175240/http://www.galleriaroma.it/Siracusa/Monumenti/Castello%20Maniace/Castello%20Maniace.htm |urlmorto=sì }}</ref> l’aspetto severo in virtù del suo scopo difensivo si alterna a quello di una residenza imperiale, con materiali pregiati e virtuosismi artistici. Ai quattro angoli della costruzione vi sono quattro torri cilindriche con base ottagonale inserite armoniosamente nell'opera muraria.
Castel Maniace è accessibile attraverso la porta carraia della ex-caserma Abela sita, a Siracusa, in piazza Federico di Svevia. Attraversando il successivo cortile si trova un ponte in muratura che adduce ad una porta, con colonne laterali, di epoca spagnola ([[XVI secolo]]). Tale ponte ha sostituito l'antico [[ponte levatoio]] ligneo che scavalcava il fossato che circondava il castello all'epoca della costruzione e lo separava dalla estrema punta meridionale di Ortigia; il largo fossato, colmato nel [[Cinquecento]], metteva in comunicazione il [[Porto di Siracusa|Porto Grande]] con il mare aperto e a ponte alzato permetteva una migliore difesa del castello in caso di attacco.
Scavi effettuati a scopo di saggio hanno indicato che l'altezza originaria delle mura era di circa 18 metri. Lo spessore medio delle mura principali è di circa 3,5 m. La facciata principale è orientata verso Ortigia, i lati a nord-est e a sud-ovest all'epoca della costruzione erano a picco sul mare e così rimasero fino al XVI secolo quando gli spagnoli eressero i due rispettivi contrafforti<ref name="galleriaroma"/>.
[[File:Stauferstele Syrakus 2018.png|thumb|Stauferstele (2018)]]Il portale marmoreo decorato, la cui profondità della strombatura fu sfruttata dai costruttori per realizzarvi dei virtuosismi artistici, pur seriamente erose dal tempo e danneggiate dall'opera degli uomini, tra gli stipiti esterni ed i pilastri interni, una serie di colonnine marmoree con capitelli a [[Foglia|foglie]] uncinate permettono ancora l'individuazione di quattro figure zoomorfe, disposte due per lato, di probabile significato simbolico: sono individuabili due figure di leoni e di un ippogrifo; l'arco inferiore e l'archivolto presentano dei motivi floreali.
Uno stemma imperiale del [[XVII secolo]] è posto in cima all'ogiva del portale stesso<ref name="galleriaroma"/>.
La sala principale interna è costituita da 24 volte costolonate ad arco ogivale più una che dovrebbero rappresentare i regni di Federico II con al centro quello di Sicilia.<ref>{{Cita web|url=http://www.raiplay.it/video/2017/07/Voyager-Ai-confini-della-conoscenza-dba2ba0c-23bb-463b-a844-722eb9ae8861.html|titolo=Voyager - Un'inedita Siracusa - del 24/07/2017 - video - RaiPlay|sito=Rai|accesso=28 luglio 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170728213232/http://www.raiplay.it/video/2017/07/Voyager-Ai-confini-della-conoscenza-dba2ba0c-23bb-463b-a844-722eb9ae8861.html}}</ref>
In memoria dell'imperatore Federico II, nel giugno 2018 fu eretto una ''Stauferstele'' a sinistra dell'ingresso all'edificio quadrato.<ref>[https://stauferstelen.net/stele-siracusa.htm Siracusa 2018], stauferstelen.net.</ref>
== Curiosità ==
{{Curiosità}}
* In molti blocchi di pietra sono presenti delle scritte che indicano la cava di provenienza o il lavoratore che le ha applicate. Ciò per consentire il riconoscimento dei blocchi utilizzati e il successivo pagamento.
* Il 5 Settembre 2023, una foto scattata dal fotografo Kevin Saragozza della seconda luna piena di Agosto 2023 sullo sfondo del Castello Maniace, è stata scelta come "Foto del giorno" dalla [[NASA]] per l'[[Astronomy Picture of the Day]].<ref>{{Cita web|https://www.corriere.it/tecnologia/23_settembre_07/la-nasa-sceglie-le-foto-di-due-siciliani-per-raccontare-le-superlune-di-agosto-bcc7cf82-6b57-46b7-ad82-2e025bd95xlk.shtml?refresh_ce|titolo=La Nasa sceglie le foto di due siciliani per raccontare le Superlune di agosto|autore=Redazione Login|sito=Corriere della Sera|data=07-09-2023|lingua=it}}</ref>.<ref>{{Cita web|https://www.rainews.it/tgr/sicilia/video/2023/09/superluna-e-vulcano-1907b37a-8056-41db-99bd-5755708298aa.html|titolo=Lo spettacolo della superluna su Ortigia|autore=Eleonora Mastromarino|sito=rainews|data=05-09-2023|lingua=it}}</ref>
== Note ==
<references/>
==Bibliografia==
*{{cita libro|Denis Mack|Smith|Storia della Sicilia medioevale e moderna, vol. I|1976|editori Laterza|Bari|cid=dms}}
*{{cita libro | cognome=Touring Club Italiano-La Biblioteca di Repubblica | nome= | titolo=L'Italia: Sicilia| editore=Touring editore | città= | anno=2004 }}
*{{cita pubblicazione | cognome=Danzuso | nome=Giuseppe Lazzaro | titolo=Per re e baroni, Le età sveva e chiaramontana | rivista=Bell'Italia, Sicilia | volume=4 | anno=1998 | mese=dicembre | pp=104-115|cid=gld }}
*{{cita libro|Tommaso|Fazello|Le due deche dell'Historia di Sicilia, deca I, libro IV, pp. 124-125|1573|Domenico, & Gio. Battista Guerra|Venezia|cid=fazello}} in [http://books.google.it/books?id=7jE8AAAAcAAJ&dq=Lemanno%20sicilia&hl=it&pg=PP3#v=onepage&q=Lemanno%20sicilia&f=false ''Le due deche dell'Historia di Sicilia'', divise in venti libri, tradotte dal latino in lingua toscana dal P. M. Remigio fiorentino, del medesimo ordine, con privilegio, Venetia, appresso Domenico, & Gio. Battista Guerra, fratelli, MDLXXIII].
*{{cita libro|Giuseppe Michele|Agnello|Il castello Maniace di Siracusa, funzione e significato, in Archivio storico siracusano, Serie IV, vol. II, pp. 193-226|2010|Società siracusana di storia patria}}
== Altri progetti ==
{{interprogetto
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/database/page_musei/pagina_musei.asp?ID=102&IdSito=77|titolo=Regione Siciliana, Beni culturali, Castello Maniace}}
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[[Categoria:Architetture bizantine della Sicilia]]
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