Torre Eiffel: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua}}{{Edificio civile
|nome edificio = Torre Eiffel
|paese = FRA
|divamm1 = [[Île-de-France]]
|città = Parigi
|indirizzo = [[VII arrondissement di Parigi]]
|stato =
|periodo costruzione = 1887-1889
|stile = torre autoportante di ferro battuto
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|costo =
}}
La '''
== Storia ==
[[File:Eiffel Tower Drone 4k-Qx c1X3zfEc-313-251.webm|thumb|left|Video della torre Eiffel]]
[[File:EiffelTower fixed.stl|thumb|left|Modello 3D della torre Eiffel; cliccare per interagirci]]
=== La progettazione: Koechlin, Nouguier, Sauvestre ===
Il grande sviluppo industriale consentì la costruzione di edifici sempre più alti. Ciò fu possibile grazie all'entrata in produzione di nuovi materiali edilizi, come le [[ghisa|ghise]] e l'[[acciaio]] impiegati per produrre travi e altri elementi strutturali analoghi che, con le loro alte resistenze ai carichi, rivoluzionarono il modo di costruire. In questi anni, segnati dal progresso industriale, l'idea di una torre svettante che sfidasse la gravità era già nell'aria: basti pensare all'inglese [[Richard Trevithick]], che già nel 1833 aveva progettato una colonna di ghisa traforata alta mille piedi, poi mai realizzata.
Quando, sul finire del 1884, il governo francese annunciò di voler salutare l'[[Esposizione universale di Parigi (1889)|Esposizione universale del 1889 di Parigi]] - la decima di quelle rassegne consacrate ai fasti della produzione industriale - con un'opera di dimensioni colossali, [[Maurice Koechlin]] e [[Émile Nouguier]] aderirono entusiasticamente all'impresa. Koechlin e Nouguier erano due ingegneri alle dipendenze della Compagnie des Établissements Eiffel, una fiorente ditta gestita da [[Gustave Eiffel]], uno dei più accreditati «architetti del ferro» del periodo, e l'idea che avevano avuto era ambiziosa: si trattava di un «imponente pilastro metallico, formato da quattro travi reticolari svasate in basso che si congiungono in cima, legate tra loro mediante traverse disposte a intervalli regolari».<ref>{{cita|Harvie|p. 78|DIH}}.</ref> Il ferro era ovviamente l'unico materiale adeguato a una costruzione di una simile portata.
Eiffel, pur consentendo a Koechlin e Nouguier di proseguire i loro studi, inizialmente riservò al progetto iniziale solo un'attenzione distratta; in un secondo momento ne intuì la genialità e, pertanto, si avvalse della collaborazione di [[Stephen Sauvestre]], ingegnere capo del dipartimento di architettura della sua società. L'apporto tecnico di Sauvestre fu fondamentale non solo sotto il profilo tecnico - egli, infatti, contribuì a correggere vari errori di fondo del progetto di Koechlin e Nouguier - bensì anche sotto quello estetico, in quanto modificò la forma della torre per renderla più accattivante agli occhi dell'opinione pubblica, con l'aggiunta di linee meno spigolose e più aggraziate, ingentilite anche con molti ornamenti.
==== Una «mostruosa opera» o «uno strano capolavoro di metallo»? ====
[[File:Champ de Mars avant construction Tour Eiffel.jpg|thumb|Gli Champ de Mars prima dell'erezione della torre in una foto del 1887]]
Lo stesso Eiffel contribuì al progetto con vari ritocchi e perfezionamenti, e iniziò a esaltarne pubblicamente le lodi, a tal punto da acquistare nel settembre del 1884 il brevetto per la «nuova configurazione che permetteva la costruzione di supporti metallici e piloni in grado di superare i 300 metri d’altezza», messa a punto dai suoi dipendenti. Ciò malgrado, il progetto della torre incontrò forti resistenze, e furono in molti a pensare che la costruzione di un monumento così impattante per il panorama urbano parigino non potesse essere affidata a un semplice costruttore di ponti (Eiffel, all'epoca, doveva infatti la propria notorietà alla costruzione di viadotti ferroviari in ferro). Il più aggressivo dei critici fu [[Jules Bourdais]], costruttore del celebre [[palazzo del Trocadéro]],<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/gabriel-jean-antoine-davioud/|titolo=Davioud, Gabriel-Jean-Antoine - Enciclopedia|sito=Treccani|accesso=2024-12-29}}</ref> il quale immaginò di erigere al posto della torre Eiffel una torre di dimensioni colossali «sormontata da una fonte d'energia elettrica per l'illuminazione di Parigi», così da illuminare «facilmente il [[Bois de Boulogne]] e l'intero territorio di [[Neuilly-sur-Seine|Neuilly]] e [[Levallois-Perret|Levallois]] fino alla [[Senna]]».
Tale progetto, tuttavia, non venne mai messo in essere, poiché era troppo costoso e segnato da difficoltà ingegneristiche insormontabili (non avrebbe mai potuto resistere alla furia dei venti, né il basamento era in grado di sorreggere un simile peso).<ref>{{cita web|url=http://www.musee-orsay.fr/it/collezioni/opere-commentate/cerca/commentaire/commentaire_id/monumental-lighthouse-18061.html?no_cache=1&tx_commentaire_pi1%5BpidLi%5D=850&tx_commentaire_pi1%5Bfrom%5D=849&cHash=18fd8c58ad|editore=Museo d'Orsay|titolo=Jules Bourdais, Faro monumentale|città=Parigi|anno=2006|accesso=5 febbraio 2017|dataarchivio=16 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170216134333/http://www.musee-orsay.fr/it/collezioni/opere-commentate/cerca/commentaire/commentaire_id/monumental-lighthouse-18061.html?no_cache=1&tx_commentaire_pi1%5BpidLi%5D=850&tx_commentaire_pi1%5Bfrom%5D=849&cHash=18fd8c58ad|urlmorto=sì}}</ref> Malgrado ciò, il progetto di Bourdais continuò a godere di grande popolarità nella scena architettonica parigina, che seguitò a osteggiare il progetto di Eiffel e, al contempo, a fare pressioni sul governo affinché si decidesse ad approvare la costruzione del monumentale faro. Particolarmente aspra fu la critica di [[Paul Planat]], direttore della rivista di architettura ''La Construction moderne'', il quale bollò la torre con clamorosi giudizi di demerito, definendola «un'impalcatura fatta di sbarre e di ferro angolare, priva di qualsiasi senso artistico», dotata di un aspetto mostruoso, «che dava la brutta sensazione di incompiutezza».<ref>{{cita|Jonnes|p. 22|JJ}}.</ref>
[[File:Maurice koechlin pylone.jpg|thumb|Il progetto iniziale di Koechlin e Nouguier, con le dimensioni della colossale torre rapportate ad altri monumenti celebri, come la [[cattedrale di Notre-Dame]], la [[statua della Libertà]] e la [[colonna Vendôme]]]]
La ferocia di queste accuse non bastò tuttavia a far vacillare il parere di [[Édouard Lockroy]], ministro per il Commercio e presidente della commissione della fiera. Era intenzione del Lockroy scegliere un monumento destinato a diventare «unico al mondo [...] una delle curiosità più interessanti della capitale» e, per questo motivo, non si lasciò intimidire dagli osteggi contro Eiffel e invitò tutti i competitori a presentare i propri progetti entro il 18 maggio 1886. Fra i progetti proposti ve ne era uno che prevedeva la costruzione di un gigantesco irrigatore, così da fronteggiare efficacemente siccità o altre emergenze analoghe che avrebbero potuto colpire Parigi; un altro architetto, invece, concepì persino una monumentale ghigliottina da erigere all'ingresso dell'Esposizione, così da ricordare le vittime del [[Regime del Terrore|Terrore]].<ref>{{cita|Jonnes|p. 24|JJ}}.</ref> Nonostante l'assurdità di questi progetti, la campagna denigratrice contro la torre attirò nuovi adepti, tutti notevolmente concordi nel denunciare la presunta impossibilità di costruire una struttura simile. Questi detrattori, infatti, accusavano Eiffel di non essere in grado di progettare una torre capace di contrastare adeguatamente l'azione del vento, ed erano scettici sul fatto che riuscisse a trovare manodopera disposta a lavorare ad altezze talmente elevate.
Eiffel, tuttavia, sapeva di possedere una robusta competenza nel campo della matematica e della fisica che gli avrebbe consentito di progettare un edificio che potesse resistere alla forza dei venti, e gli operai della sua ditta erano già abituati a lavorare sospesi ad altezze vertiginose. Ciò, tuttavia, non bastò a placare il pubblico parigino, che paventò persino l'assurda ipotesi che la torre Eiffel potesse magnetizzarsi e attrarre tutti gli oggetti ferrosi della capitale. Per agitare l'opinione pubblica venne addirittura pubblicato un pamphlet denominato ''La questione ebraica'', nel quale si faceva leva sull'antisemitismo che covava nell'intimo di molti francesi e si affermava che Eiffel «null'altro era se non un ebreo tedesco»: per questo motivo, dunque, bisognava assolutamente impedire che venisse vergognosamente costruita «une tour juive». Se Eiffel non venne minimamente scalfito dai precedenti commenti, forte della propria esperienza ingegneristica, non poté certo ignorare questo scritto tracimante di disprezzo e di esterofobia e, pertanto, decise di pubblicare sulle colonne del quotidiano ''Le Temps'' il seguente commento: «Non sono né ebreo né tedesco. Sono nato a [[Digione]], in Francia, da genitori francesi e cattolici».<ref>{{cita|Jonnes|p. 25|JJ}}.</ref>
Sembrava quindi impossibile che Édouard Lockroy, notoriamente un «uomo di gusto», potesse approvare l'edificazione della «mostruosa opera di Eiffel» o «lasciare in eredità la sua orribile impalcatura», per usare le sprezzanti parole di Planat. Lockroy, tuttavia, scelse proprio la ''Tour en fer de trois cent mètres'', ritenendo gli altri progetti irrealizzabili o, nel caso della ghigliottina gigante, decisamente fuori luogo. Della
[[File:Convention signée sur les modalités de construction Et d’exploitation de la Tour de 300 mètres. 1 sur 8 - Archives Nationales - F-12-3770.jpg|left|thumb|Convenzione conclusa l'8 gennaio 1887 tra lo Stato, rappresentato dal ministro Édouard Lockroy, la città di Parigi, rappresentata dal prefetto della Senna [[Eugène Poubelle]], e [[Gustave Eiffel]], circa la collocazione e le modalità di costruzione e utilizzo della ''Tour de 300 mètres'']]
==== Tra allusioni maliziose e gentildonne attaccabrighe ====
A seguito dell'avallo di Lockroy, Eiffel passò un periodo di incertezze e di turbamenti. Per costruire la
[[File:Entwurf Eiffelturm - Stephan Sauvestre (1887).jpg|thumb
Né meno problematica fu la ''vexata quaestio'' dell'ubicazione della
Intanto la
Non mancarono neanche i ferventi ammiratori, come monsieur Rastignac de ''L'Illustration'', il quale - accusando Tirard e Clemenceau di essere incredibilmente ottusi - difese energicamente la === La costruzione ===
==== Gli inizi ====
[[File:Les fondations de la Tour Eiffel, caissons.jpg|thumb
Mentre il 1887 si profilava all'orizzonte, Eiffel era un uomo completamente disincantato. Il 22 dicembre 1886 scrisse una lettera a Édouard Lockroy per comunicargli che «i ritardi occorsi nella chiusura del contratto stanno creando una situazione davvero molto grave». Arrivò persino a scrivere un documento da indirizzare al governo dove enunciava ordinatamente, uno dopo l'altro, i vari ostacoli che si erano opposti all'edificazione della
{{citazione|Nel frattempo il tempo vola e io avrei già dovuto iniziare l'opera mesi fa [...]. Se questa incresciosa situazione perdurerà, sarò costretto ad abbandonare ogni speranza di riuscita [...]. Sono comunque pronto a dare il via immediatamente [...] ma, se non dovessi iniziare i lavori nella prima metà di gennaio, non riuscirò a terminarli in tempo. Se non raggiungiamo un accordo entro il 31 dicembre [...] sarò costretto, con sommo dolore, a rinunciare ai miei impegni e a ritirare le mie proposte. Con immenso rammarico dovrò abbandonare la costruzione di quella che per molti sarebbe la principale attrazione dell'Esposizione.|Gustave Eiffel<ref name=trentadue>{{cita|Jonnes|p. 32|JJ}}.</ref>}}
Questa lettera, tuttavia, non venne mai spedita, siccome Eiffel decise di pagare di tasca propria le spese legali dovute alla denuncia della contessa di Poix e si dichiarò persino disposto a risarcire la parte lesa in caso di crollo parziale o totale della struttura, avvalendosi a tal fine anche del contributo di avvocati qualificati. In breve tempo, dunque, si sbloccò il contenzioso e il 7 gennaio 1887 Eiffel stipulò finalmente il contratto con la municipalità di Parigi e il governo francese.<ref name=trentadue/> Tre settimane dopo, il 28 gennaio, ebbe inizio la costruzione della
==== La «protesta degli artisti» ====
[[File:Caricature Gustave Eiffel.png
Non tutti, tuttavia, erano così soddisfatti. Il settimanale ''L'illustration'', quando la torre iniziò a dotarsi di una propria fisionomia, tuonò sul progetto di Eiffel, ritenendolo «un faro, un chiodo, un candelabro [...] la cui costruzione non avrebbe mai dovuto essere permessa, ma che per i politici che ne hanno concepito l'idea rappresenta "il simbolo della civiltà industriale"». Gli eventi presero una piega ancora meno piacevole quando quarantasette tra gli artisti e intellettuali più prestigiosi del tempo, inquietati da quel colosso di ferro forgiato che cresceva giorno dopo giorno, decisero di mobilitarsi ''in extremis'' per bloccarne la costruzione. Fu così che il 14 febbraio venne sottoscritta una lettera traboccante d'ira, pubblicata sul giornale ''Les Temps'' e indirizzata al funzionario della municipalità di Parigi [[Adolphe Alphand]], nella quale si chiedeva di bloccare immediatamente la costruzione di quella «torre ridicola e vertiginosa che sovrasta Parigi come la gigantesca ciminiera di una qualsiasi fabbrica, schiacciando ogni cosa con la sua massa barbara e sinistra».<ref>{{cita|Jonnes|p. 34|JJ}}.</ref> Nella lettera, firmata dai pittori [[Ernest Meissionier]] e [[William-Adolphe Bouguereau]], l'architetto Garnier, gli scrittori [[Guy de Maupassant]] e [[Alexandre Dumas (figlio)|Alexandre Dumas ''fils'']] e decine di altri nomi altrettanto importanti, si leggeva:
{{citazione|Noi scrittori, pittori, scultori e architetti, a nome del buon gusto e di questa minaccia alla storia francese, veniamo a esprimere la nostra profonda indignazione perché nel cuore della nostra capitale si debba innalzare questa superflua e mostruosa Torre Eiffel, che lo spirito ironico dell'anima popolare, ispirata da un sano buon senso e da un principio di giustizia, ha già battezzato la [[Torre di Babele]]. La città di Parigi si assocerà veramente alle esaltate affaristiche fantasticherie di una costruzione meccanica - o di un costruttore - disonorandosi e degradandosi per sempre? [...] La Torre Eiffel, che neppure l'America, con la sua anima commerciale, ha l'audacia di immaginare, senz'alcun dubbio è il disonore di Parigi. Tutti lo sentono, tutti lo dicono, tutti ne sono profondamente rattristati, e noi non siamo che la debole eco di un'opinione pubblica profondamente e giustamente costernata. Quando gli stranieri visiteranno la nostra Esposizione protesteranno energicamente: "È dunque questo l'orrore che hanno creato i francesi per darci un'idea del loro gusto tanto magnificato?". [...] E per i prossimi vent'anni vedremo stagliarsi sulla città, ancora vibrante dell'ingegno dei secoli passati, vedremo stagliarsi come una macchia d'inchiostro l'odiosa ombra dell'odiosa colonna di metallo imbullonato.}}
La costruzione della torre, tuttavia, era già iniziata, e pertanto quest'iniziativa di protesta non riuscì a raggiungere i propri scopi.<ref name="trentacinque" /> Di seguito si riporta la risposta di Lockroy:
{{citazione|[Mi chiedo] se [queste diatribe] non possano essere prese a pretesto da alcune nazioni per non partecipare alle nostre celebrazioni. [Avete scritto un capolavoro] degno di essere esibito all'Esposizione. Una prosa tanto nobile e raffinata non può che interessare le folle e forse persino stupirle.|Édouard Lockroy<ref name=trentacinque>{{cita|Jonnes|p. 35|JJ}}.</ref>}}
La risposta di Eiffel fu invece:
{{citazione|Sono convinto che la torre possegga una sua intrinseca bellezza. Il principio primo dell'estetica architettonica è che le linee essenziali della costruzione coincidano perfettamente con la sua utilità. Qual è stato il principale ostacolo che ho dovuto superare nel progettare la torre? La resistenza ai venti. Io penso davvero che le curve dei suoi quattro piloni, così come sono stati creati grazie ai nostri calcoli e che si innalzano da una base colossale per restringersi gradatamente verso la cima, produrranno una meravigliosa sensazione di forza e bellezza [... Si tratterà del] più alto edificio mai costruito a memoria d'uomo [...]; una costruzione colossale possiede un fascino intrinseco [...]. A me sembra che la Torre Eiffel sia degna di rispetto, non foss'altro perché dimostrerà che non siamo solo un popolo di persone divertenti, ma siamo anche un paese di ingegneri e costruttori, richiesti nel mondo intero per costruire ponti, viadotti, stazioni ferroviarie e i più grandi monumenti dell'industria moderna [...]. Cominciano a dire che la mia torre non è francese. È abbastanza grossa e sgraziata per adattarsi agli inglesi e agli americani, ma non è il nostro stile, insistono. Noi siamo abituati ai ninnoli artistici [...]. Ma perché non possiamo dimostrare al mondo che siamo in grado di realizzare i più eccelsi progetti ingegneristici? [...] Parigi sta per avere la più grande torre del mondo, dopotutto [...]. Anzi, la torre sarà l'attrazione più spettacolare di tutta l'Esposizione.|Gustave Eiffel<ref name=trentacinque/>}}
==== La torre Eiffel prende forma ====
Nel 1887 Eiffel ingaggiò il fotografo [[Edouard Durandelle]] per documentare i lavori in corso della torre. Egli, tuttavia, non fu l'unico a interessarsi al brulicante cantiere, che fu sin da subito oggetto di numerosissimi scatti.<ref name="trentasette">{{cita|Jonnes|p. 37|JJ}}.</ref> Molto interessante è la serie proposta di seguito, la quale testimonia fedelmente l'ascesa della torre:
<gallery mode="packed" heights="120px">
File:Construction tour eiffel.JPG|Inizio della costruzione dell'apparato metallico
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* «[Fermiamo la costruzione di questa] torre ridicola e vertiginosa che sovrasta Parigi come la gigantesca ciminiera di una qualsiasi fabbrica, schiacciando ogni cosa con la sua massa barbara e sinistra», protesta degli artisti ([[#La «protesta degli artisti»|§ 1.2.2]]);
* «Questo lampione veramente tragico», [[Léon Bloy]];
* «L'albero in ferro di rigido sartiame. / Incompiuto, confuso, deforme / [...] Senza né bellezza né stile», [[François Coppée]]
* «Questa piramide allampanata e stecchita di scale di ferro, questo scheletro gigantesco e sgraziato, la cui base sembra esser fatta per sostenere un colossale monumento di Ciclopi e poi finisce con il profilo scarno e ridicolo della ciminiera di una fabbrica», [[Guy de Maupassant]];
* «Questo orrido pilastro tralicciato, questa rete infundibuliforme», [[Joris-Karl Huysmans]].
}}
Il 1º luglio ebbe inizio la costruzione dei quattro enormi piloni a struttura reticolare, caratterizzati da un'inclinazione interna di cinquantaquattro gradi a causa della quale sembravano inesorabilmente destinati ad abbattersi: questa peculiarità destò la curiosità di [[Eugène-Melchior de Vogüé]], il quale deviava ogni giorno la sua passeggiata per assistere alle «quattro zampe megalitiche di questo immenso elefante [che] poggiano sul terreno; dai basamenti di pietra si proiettano in alto gli elementi portanti, audaci travi a sbalzo che sconvolgono completamente tutte le nostre idee sulla stabilità di una costruzione».<ref name=trentasette/> I vari segmenti metallici, preparati dai «ragazzi addetti ai lavori a terra» alle acciaierie Dupont e Fould di Pompey, erano calcolati, perforati e tagliati con grandissima precisione, e se anche uno solo dei pezzi giunti in cantiere non avesse rispettato gli standard, Eiffel lo avrebbe immediatamente rinviato in fabbrica.<ref>{{cita|Lemoine|p. 37|BL}}.</ref>
Anche grazie a quest'efficienza i pilastri della {{citazione|Ho visitato l'enorme Torre Eiffel, / L'albero in ferro di rigido sartiame. / Incompiuto, confuso, deforme, / Il mostro visto da vicino è orrendo. / Gigante, senza bellezza né stile / È un idolo di metallo, / Simbolo di inutile forza / E trionfo di brutalità. / [...] Ecco il pensiero grandioso / Il vero scopo, la profondità: / questa piramide insensata / Si salirà per quattro soldi. }}
Eiffel, come da consuetudine, ignorò le critiche e ben prestò arrivo a poggiare la prima piattaforma della torre, che era già diventata più alta della cattedrale di Notre-Dame (69 metri), del Pantheon (83 metri) e della cupola degli Invalides, la quale con i suoi 104 metri era stata sino ad allora l'edificio più alto della città. Per celebrare il traguardo nel marzo 1888 Eiffel allestì sulla prima piattaforma un banchetto e vi invitò ottanta giornalisti, tutti impazienti di guardare il panorama parigino da una simile altezza: in quest'occasione, bicchiere di champagne alla mano, l'ingegnere brindò alla propria torre e dichiarò: «Gli inizi sono stati difficili e mi sono state mosse critiche aspre quanto premature. Sono rimasto saldo nella tempesta, soprattutto grazie al costante sostegno di monsieur Lockroy [...] e, grazie al continuo progresso della mia opera, ho fatto il possibile per guadagnare, se non l'opinione degli artisti, almeno quella degli ingegneri e degli scienziati. Desidero dimostrare che, per quanto io sia ben poca cosa, la Francia continua ad avere un posto insigne nell'arte delle costruzioni in ferro».<ref>{{cita|Jonnes|p. 53|JJ}}.</ref>
[[File:Revista de la Exposición Universal de París, 1889 Subida de los trabajadores a la Torre Eiffel. (3784007749).jpg|thumb|left|Il cantiere della torre Eiffel, con i vari operai che salgono sulla cima della costruzione]]
==== L'ascesa della torre continua ====
La costruzione della torre era ormai divenuta una corsa contro il tempo. Ogni pilastro contava sei squadre di rivettatori e ogni squadra era composta di quattro elementi: uno alla fucina per portare i rivetti al calore bianco; due per battere, uno per ribattere. Sulle rotaie del futuro ascensore scorreva una gru del peso di 12 tonnellate in grado di sollevare elementi prefabbricati anche da 3
Nel luglio 1888 venne completata la seconda piattaforma, a 117 metri di altezza: per celebrare l'avvenimento, e anche la ricorrenza della presa della Bastiglia (che cadeva il 14 luglio) Eiffel decise di far esplodere da tale livello diversi fuochi d'artificio, così da rendere omaggio alla capitale con un variopinto spettacolo pirotecnico. Gli operai, nel frattempo, lavoravano nove ore al giorno, e dovettero resistere sia alle vertigini
Ciò malgrado le agitazioni continuarono ed Eiffel temeva che, se avesse continuato ad assecondare le loro richieste, avrebbe aperto la strada
Quanti si lamentavano di lavorare ad altezze troppo elevate vennero incaricati di installare gli archi decorativi merlettati al primo livello, anche se «i loro compagni li prendevano in giro, chiamandoli gli ''indispensables'', e ben presto ci rinunciarono».<ref>{{cita|Jonnes|p. 58|JJ}}.</ref> Eiffel, d'altronde, studiò la modalità di lavoro in modo che gli operai difficilmente potessero cadere nel vuoto, soprattutto nelle fasi più avanzate dei lavori. Sotto alle postazioni di lavoro fece installare delle reti che resero il cantiere il più sicuro fino ad allora, considerando quelli di edifici particolarmente alti. Il suo sforzo produsse degli ottimi risultati: il cantiere, nella sua globalità, conobbe una sola morte, quella di un operaio italiano malauguratamente caduto dai ponteggi (non durante il suo turno lavorativo).<ref name=trentotto>{{cita|Lemoine|p. 38|BL}}.</ref>
Anche grazie a queste iniziative la costruzione della
{{citazione|Dopo la seconda piattaforma, la slanciata colonna si innalzava rapidamente nello spazio. Certo, non era possibile vedere con precisione il lavoro di costruzione vero e proprio. Spesso le nebbie autunnali nascondevano le aree sopraelevate in cui erano all'opera i lavoratori; eppure, nella luce crepuscolare dei pomeriggi invernali, si potevano intravedere i fuochi rossastri delle fucine brillare nel cielo e sentire i martelli che percuotevano le travi in ferro. Era questo che impressionava: gli operai sulla torre non si vedevano quasi mai; essa sembrava salire e svilupparsi da sola, grazie all'incantesimo di un mago. Le grandi opere dell'antichità, le piramidi per esempio, nella nostra mente sono associate a una folla brulicante di uomini al lavoro, che abbassavano leve e armeggiavano con funi mastodontiche; la nostra piramide moderna veniva innalzata in virtù del potere dei calcoli, grazie ai quali la manodopera veniva ridotta: oggi la forza indispensabile alla costruzione si basa sul pensiero.|Eugène-Melchior de Vogüé<ref name=cinquantasette/>}}
[[File:Deux ouvriers de la Tour Eiffel.jpg|thumb|Due operai ritratti mentre si inerpicano tra le travi della torre in costruzione]]
Nel frattempo, la torre aveva registrato un importante primato, quello di edificio più alto del globo: prima di allora questo record era detenuto dal monumento di Washington, un obelisco di 169 metri eretto nel 1884 nella capitale americana, dopo quasi quarant'anni di lavori. Eiffel non esitò a ribadire la superiorità dei francesi sugli «americani, [che] malgrado il loro spirito imprenditoriale e l'entusiasmo nazionale pungolato» mai riuscirono a erigere una struttura ancora più alta del monumento di Washington. Gli americani, feriti nell'orgoglio, subito attaccarono la torre Eiffel ritenendola «una struttura senza la minima utilità» e la paragonarono, in senso negativo, «alla stele di Washington, a Washington D.C., che in ogni caso è più artistica della torre Eiffel [...] . Se la vertiginosa altezza [della torre Eiffel] non la farà sembrare troppo acuminata e se la cima è stata progettata con un certo gusto, potrebbe non essere spaventoso come è stato previsto». Ciò, in realtà, non era vero, siccome più la torre diveniva alta, più guadagnava in slanciatezza ed eleganza.<ref>{{cita|Jonnes|p. 60|JJ}}.</ref>
Un ultimo problema era ancora senza soluzione: quello degli ascensori. Eiffel, infatti, sapeva che i visitatori della torre sarebbero dovuti giungere sulla sommità della struttura in modo ragionevolmente rapido e in assoluta sicurezza: egli, tuttavia, rifiutò di adottare ascensori in verticale e li volle obliqui, con raggio di curvatura di 48 metri su una distanza di 15 metri. La loro costruzione, affidata alla ditta Otis, fu in effetti molto problematica, anche se fortunatamente non compromise sensibilmente la costruzione della torre, che riuscì comunque a essere portata a termine la domenica 31 marzo 1889.<ref>{{cita|Jonnes|p. 96|JJ}}.</ref>
=== L'inaugurazione ===
[[File:Vue aérienne, depuis un ballon, de l'exposition universelle de 1889 par Alphonse Liébert 3b40741.jpg|thumb|Fotografia aerea scattata da un pallone aerostatico da [[Alphonse Liébert]] che riprende la torre e i vari padiglioni dell'Esposizione del 1889]]
==== «Gloire à Mr. Eiffel et à ses collaborateurs!» ====
Erano passati ben cinque anni da quando Eiffel iniziò a interessarsi della monumentale ''Tour en fer de trois cent mètres'' e, pur tra infinite critiche e difficoltà, era ormai riuscito a portare a termine la sua costruzione appena in tempo per l'Esposizione
{{citazione|Il mont Valérin, Montmartre, le alture di Sannois, sembrano macchioline grigie; il bosco di Saint-Germain si dilegua nella foschia azzurrina, la Senna diventa un inoffensivo ruscelletto, attraversato da chiatte lillipuziane, e Parigi sembra un piccolo palcoscenico con strade dritte, tetti quadrati e linde facciate. I puntini neri rappresentano la folla. Ovunque tutto sembra privo di vita, tranne la massa verdeggiante del Bois; in questa immensità non vi è un movimento percepibile; nessun rumore che possa far pensare alla vita della gente "là sotto". Si direbbe che, in pieno giorno, un improvviso torpore abbia reso la città inerte e silenziosa.|''Le Figaro''<ref name=novantasette/>}}
A questo punto Eiffel issò il tricolore francese - 4,5 metri per 1,5, con le iniziali R.F. (''République Française'') ricamate in oro - e, dopo aver intonato ''La Marseillaise'', fece tuonare ventuno colpi di cannone dalla seconda piattaforma.<ref>{{cita|Jonnes|p. 98|JJ}}.</ref>
[[File:Georges Garen embrasement tour Eiffel.jpg|left|thumb|[[Georges Garen]], ''Embrasement de la Tour Eiffel pendant l’Exposition universelle de 1889'']]
==== L'apertura al pubblico ====
La torre venne ufficialmente aperta al pubblico alle ore 11:50 del 15 maggio 1889, nove giorni dopo l'inizio dell'Esposizione: erano passati esattamente due anni, quattro mesi e sette giorni da quando vennero inizialmente posate le fondamenta. Era naturalmente presente anche un registro degli ospiti, e il primo ad apporvi la propria firma fu lo stesso Eiffel, che scrisse: «Mezzogiorno meno dieci, 15 maggio 1889. La torre è aperta al pubblico. Finalmente!». Seguì prontamente Sauvestre, che lasciò un commento inebriante: «''Midi moins neuf, ouf''!» (si tratta di un gioco di parole basato sull'assonanza tra ''neuf'' e ''ouf'' e che letteralmente significa «Mezzogiorno meno nove, per un pelo!»).<ref>{{cita|Jonnes|p. 122|JJ}}.</ref> Erano presenti anche folle di giornalisti, che scrissero:
{{citazione|Abbiamo composto questo numero in condizioni particolari: all'interno di una cabina che a mala pena ci ripara, tra carpentieri, operai del gas, fabbri e imbianchini, in preda al capogiro per quest'aria frizzante, per la polvere e per il rumore a cui non siamo abituati, e stanchi dopo aver salito 730 scalini (36 piani, se preferite) perché gli ascensori della torre non funzionano ancora.}}
La torre, in effetti, presentava diverse imperfezioni, come il mancato funzionamento degli ascensori, anche se ciò non preoccupò minimamente i visitatori dell'Esposizione, disposti anche a salire a piedi pur di ammirare Parigi dall'alto. Anche quando le condizioni meteorologiche erano sfavorevoli circa undicimila-dodicimila persone visitavano la struttura, che divenne sin da subito oggetto indiscusso di ammirazione. Anche i vituperatori più incalliti riconobbero pienamente i loro torti, con la sola eccezione di Guy de Maupassant, il quale scrisse: «Ho lasciato Parigi e anche la Francia perché la torre Eiffel aveva finito per annoiarmi troppo. Non solamente la si vedeva dappertutto, ma la si trovava dappertutto, fatta di tutti i materiali conosciuti, esposta in tutte le vetrine, incubo inevitabile e straziante».<ref>{{cita|Jonnes|p. 173|JJ}}.</ref> L'aneddotica del tempo riporta persino che il Maupassant, pur di non vedere la torre, si ritrovò costretto a pranzare e cenare sui suoi ristoranti, ovvero gli unici luoghi dai quali, ovviamente, la struttura non era visibile.
[[File:Paris expo 1937.jpg|thumb|La torre Eiffel durante l'[[Expo 1937|Esposizione universale del 1937 a Parigi]], Agfacolor.]]
I detrattori della torre, tuttavia, si erano ormai ridotti a un'esigua minoranza, tanto che la torre iniziò a godere a Parigi di una grande popolarità: la pâtisserie, la ''brasserie'' fiamminga, il bar anglo-americano e i vari ristoranti erano costantemente affollati di intellettuali e personaggi illustri, come [[Sarah Bernhardt]], una delle più acclamate interpreti teatrali del tempo, o [[Auguste Bartholdi]] che, in visita alla torre, scrisse sul registro degli ospiti: «Omaggio a Eiffel, in ricordo della Statua della Libertà, di cui egli costruì l'ossatura in ferro». La torre fu particolarmente apprezzata anche dall'americano [[Thomas Edison]], il quale - oltre a regalare a Eiffel un [[fonografo]] - gli lasciò la seguente dedica: «A Monsieur Eiffel l'Ingegnere, il coraggioso costruttore di questo esemplare originale e gigantesco d'ingegneria moderna, da parte di un uomo che nutre il massimo rispetto e ammirazione per tutti gli ingegneri, compreso il Grande Ingegnere, le Bon Dieu, Thomas Edison».<ref>{{cita|Jonnes|p. 247|JJ}}.</ref> Particolarmente emblematico fu anche il giudizio di [[Edmond de Goncourt]], l'astro letterario del momento, il quale cenò in cima alla torre la sera di martedì 2 luglio in compagnia di [[Émile Zola]] e di altri scrittori e disse che «la torre Eiffel sembrava un faro abbandonato sulla terra da una generazione scomparsa, da una generazione di giganti». Si trattava, in effetti, della struttura più alta del mondo, primato che sarebbe stato superato solo nel 1930 dal [[Chrysler Building]] di [[Manhattan]].<ref>{{cita web|url=http://www.focus.it/cultura/storia/inaugurazione-della-torre-eiffel-il-simbolo-di-parigi-compie-126-anni|titolo=126 anni fa l'inaugurazione della Torre Eiffel|editore=Focus|accesso=3 febbraio 2017}}</ref>
L'infatuazione per la torre, tuttavia, fu tutt'altro che passeggera, a tal punto che si decise all'unanimità di non abbatterla, andando quindi oltre i venti anni inizialmente pattuiti. A salvarla dalla distruzione vi fu anche l'installazione di una stazione radiofonica permanente sulla sua sommità, attuata nel 1906, la quale raggiungeva una notevole facilità di trasmissione radio. Si trattò, in effetti, di una decisione assai lungimirante: la torre, infatti, giocò un ruolo chiave nei primi collegamenti telefonici transoceanici e nelle comunicazioni militari della [[prima guerra mondiale]], e nel 1921 si meritò il primato di trasmettere la prima trasmissione radiofonica pubblica d'Europa.<ref name="trentotto" />
== Descrizione ==
{{Immagine grande|Pano Paris.jpg|2000px|Vista dalla seconda piattaforma della
=== Posizione ===
[[File:Paris - Eiffelturm und Marsfeld2.jpg|thumb|Vista a volo d'uccello della
La torre Eiffel si trova nella parte occidentale del [[VII arrondissement di Parigi|VII arrondissement]], nel pieno centro di Parigi, all'estremità nord-occidentale
La
La zona è servita da numerose stazioni della [[metropolitana di Parigi]], prime tra tutte [[Bir-Hakeim (metropolitana di Parigi)|Bir-Hakeim]] (sulla linea 6), [[Trocadéro (metropolitana di Parigi)|Trocadéro]] (linee 6, 9) ed [[École Militaire (metropolitana di Parigi)|École Militaire]] (linea 8). Nella zona, inoltre, corre la linea ferroviaria suburbana RER C, la quale presta servizio alla stazione di Champ de Mars, ubicata a poca distanza dalla struttura. Oltre ai vari mezzi su rotaia, la torre Eiffel è servita anche da numerosissime linee di autobus.
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=== Primo piano ===
[[File:Paris - Eiffelturm - Erste Plattform.jpg|thumb|Foto della prima piattaforma]]
Il primo piano, ubicato a 57,63 metri dal livello del suolo ed esteso per
Lungo il fregio che corre al di sotto di questa piattaforma, lungo i quattro lati della struttura, Eiffel fece incidere i [[Nomi sulla Torre Eiffel|nomi dei 72 cittadini illustri]], tra scienziati, matematici e ingegneri, i cui studi hanno consentito la costruzione della
=== Secondo piano ===
[[File:Paris - Eiffelturm - Zweite Plattform.jpg|thumb|Foto della seconda piattaforma]]
Il secondo piano, ubicato a 115 metri dal livello del suolo ed esteso per
Anche questo livello, come il primo, presenta ampie zone panoramiche che consentono ai visitatori di godere del panorama di Parigi. Peculiarità di questa piattaforma è il ristorante Jules Verne, molto ricercato e formale, che propone piatti
=== Terzo piano ===
Il terzo piano, ubicato a 276 metri dal suolo, è raggiungibile solo attraverso l'ascensore, per il semplice motivo che le scale sono vietate ai visitatori.
=== Resistenza al carico gravitazionale, al sovraccarico di esercizio
La sagoma della torre
[[File:Sous la Tour Eiffel 1.jpg|thumb
Lo stesso Eiffel affrontò il problema del controventamento della
{{citazione|[Si tratta di] eliminare dalle superfici verticali le grandi sbarre dei tralicci destinate a resistere all'azione del vento. Ecco perché il pilone è disposto in modo che lo sforzo di taglio dovuto al vento passi all'interno dei montanti degli spigoli [...] Le tangenti ai montanti in punti situati alla medesima altezza finiscono sempre per incontrarsi nel punto di passaggio della risultante delle azioni che il vento esercita sulla parte di pilone sovrastante i punti considerati [...] Prima di riunirsi in vetta a un'altezza così elevata, i montanti sembrano scaturire dalla terra e, in qualche maniera, fondersi sotto l'azione stessa del vento.|Gustave Eiffel<ref name=trentaseis>{{cita|Lemoine|p. 36|BL}}.</ref>}}
Due studiosi statunitensi, Patrick Weidman e Iosif Pinelis, hanno persino ricavato un'equazione in grado di descrivere fedelmente il profilo della torre Eiffel. Lo studio, intitolato ''Model Equations for the Eiffel Tower Profile: Historical Perspective and a New Equation''<ref>{{Cita web|url=http://imechanica.org/files/Eiffel_Equation_Weidman_2004.pdf|titolo=Model Equations for the Eiffel Tower Profile: Historical Perspective and a New Equation|lingua=en|accesso=14 febbraio 2019}}</ref> e pubblicato sulla rivista francese ''Comptes Rendus Mécanique'', giunge comunque a formulare un'equazione integrale non lineare abbastanza complessa. Eiffel non poté certo usufruire di questi calcoli così avanzati, ma concepì la sagoma della torre basandosi sulla progressiva diminuzione dei momenti flettenti con l'altezza: la forma così ottenuta, in questo modo, trasforma gli sforzi di taglio in sforzi di compressione, ideali per una struttura reticolare, e minimizza le oscillazioni.<ref>{{cita pubblicazione|autore=Cari W. Condit|titolo=Il controventamento dei fabbricati|url=http://download.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1974_069_8.pdf|accesso=3 febbraio 2017}}</ref> Per quanto concerne l'angolazione dei quattro pilastri alla base, infine, rimandiamo alle osservazioni di Cari W. Condit riportate nello scritto ''Il controventamento dei fabbricati'':
{{citazione|Eiffel aveva posto a base del calcolo due ipotesi di sollecitazione prodotta dal vento; una costituita da un carico uniforme dalla cima alla base di 300 chilogrammi per metro quadrato, l'altra da un carico variabile linearmente fra 400 chilogrammi per metro quadrato alla cima e 200 chilogrammi per metro quadrato al suolo. Il carico equivalente nell'ipotesi di vento uniforme (cioè il vettore che rappresenta la risultante delle forze agenti per effetto del vento) risultava applicato circa a metà altezza della costruzione, con un momento flettente massimo alla base della torre di 50 923 218 chilogrammetri e uno sforzo di taglio massimo di 66 960 chilogrammi. Nella ipotesi di vento variabile con linearità il momento flettente raggiungeva il valore di 59 745 250 chilogrammetri e lo sforzo di taglio i 73 050 chilogrammi. Se i supporti della torre fossero stati perpendicolari al terreno, il momento flettente al suolo sarebbe stato di 225 milioni di chilogrammetri. Eiffel ridusse in modo drastico questa enorme forza di rovesciamento, trasferendola al vincolo tramite i quattro tralicci portanti fortemente incurvati che compongono la struttura di base.|Cari W. Condit, ''Il controventamento dei fabbricati''}}
=== Caratterizzazione sperimentale dinamica della
Uno studio sperimentale ha mostrato che il primo modo di vibrare flessionale della torre avviene alla frequenza di 0
=== La
[[File:Tour Eiffel 7.jpg|thumb
I dati qui riportati sono tratti integralmente dal libro ''The Eiffel tower''<ref>{{cita|Lemoine|p. 39|BL}}.</ref>.
{{Colonne}}
;Panoramica
* Disegni: 700 viste d'insieme e
* Composizione: 18
* Peso totale: 10
* Peso della carpenteria in metallo: 7
* Costo totale: 7
* Numero di visitatori: oltre 200 milioni dal 1889.
* Nuovo impianto d'illuminazione: 352 proiettori
* Potenza: 320 kW
* Dispendio annuo di elettricità: 680
* Durata delle lampadine:
* Numero di gradini:
* Verniciatura: i 200
* Passo tra i pilastri alla base: 124,90 metri
* Distanza tra i pilastri: 72,25 metri
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* Altezza della piattaforma: 57,63 metri
* Facciata esterna: 70,69 metri
* Superficie della piattaforma:
* Portata massima della piattaforma:
;Secondo piano
* Altezza della piattaforma: 115,88 metri
* Facciata esterna: 40,96 metri
* Superficie della piattaforma:
* Portata massima della piattaforma:
{{colonne spezza}}
;Terzo piano
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== Accoglienza ==
[[File:Guillaume Apollinaire Calligramme.JPG|thumb|left|[[Calligramma]] di [[Guillaume Apollinaire]] con le varie parole disposte in modo da riprodurre la sagoma della torre: {{citazione|Salut monde dont je suis la langue éloquente que sa bouche Ô Paris tire et tirera toujours aux allemands}}]]
Sterminata è stata l'eco riscossa dalla torre Eiffel nel corso dei decenni. Dal punto di vista architettonico, la torre ha rappresentato il trionfo del [[Funzionalismo (architettura)|funzionalismo]], in ragione a quanto abbiamo già detto nel paragrafo ''[[#Resistenza al carico gravitazionale, al sovraccarico di esercizio ed al vento|Resistenza al carico gravitazionale, al sovraccarico di esercizio e al vento]]''. Sulla scia della torre Eiffel vennero progettate la [[Blackpool Tower|torre di Blackpool]], struttura fortemente debitrice alla costruzione parigina, e il progetto della [[Watkin's Tower]], ardita struttura in metallo da erigersi sul sito dell'attuale [[stadio di Wembley (2007)|stadio di Wembley]], a Londra, ma mai portata a compimento. Della torre Eiffel, inoltre, si contano varie repliche, come quella del parco divertimenti ''Window of the World'' di [[Shenzhen]], in [[Cina]], quella di [[Paris (Texas)|Paris]] (in [[Texas]]) e quella celebre in scala 1:2 del [[Paris Las Vegas]]. Si indicano altre copie della torre Eiffel, con la data di costruzione e l’altezza: la [[torre di Tokyo]], Giappone (1958, 333 m); Eiffel Tower di Tianducheng, Hangzou, Cina (2007, 108 m); [[torre metallica di Fourvière]], Lione, Francia (1892-1894, 101 m); la [[torre panoramica di Petřín]], Praga, Repubblica Ceca (1891, 63,5 m); Eiffel Tower, Slobozia, Romania (1996, 54 m); Eiffel Tower, Parizh, Chelayabinsk Oblast, Russia (2005, 50 m).
La torre Eiffel si impose rapidamente anche come un imprescindibile riferimento iconografico per decine di artisti: si trattava infatti di un monumento che, per usare le parole della critica d'arte Emanuela Pulvirenti, «non era caratteristico come la torre di Pisa, non era leggendario come la torre di Babele, ma emanava il fascino del progresso e la bellezza dell’essenzialità». Tra i primi a subire il fascino della torre vi fu certamente [[Georges Seurat]], padre del ''pointillisme'', il quale realizzò un dipinto che prende l'esatto nome di ''[[La Tour Eiffel (Seurat)|La Tour Eiffel]]''. Troviamo la struttura, in ogni caso, anche nei dipinti di [[Robert Delaunay]], che la raffigura attraverso i canoni propri del [[cubismo orfico]], scomponendola su più piani in composizioni dal dinamismo elettrizzante e giocoso; il Delaunay riprese il soggetto della torre anche nella tarda maturità, rispettandone la forma e le proporzioni ma utilizzando prospettive estremamente scorciate o riprese dall'alto. [[Marc Chagall]] la descrisse con un linguaggio onirico e fiabesco, tipico della sua produzione, mentre [[Raoul Dufy]] preferì esaltarne il ruolo fondamentale all'interno dello scenario urbano parigino. Ancora più peculiare è il [[calligramma]] di [[Guillaume Apollinaire]], caratterizzato da un'estrosa disposizione tipografica delle parole, disposte in modo da formare proprio il profilo della torre.<ref>{{cita web|url=http://www.didatticarte.it/Blog/?p=3804|autore=Emanuela Pulvirenti|titolo=Vi racconto la Torre Eiffel|accesso=15 dicembre 2016}}</ref>
[[File:Georges Seurat 043.jpg|thumb|[[Georges Seurat]], ''La Tour Eiffel'' (1889); olio su tela, 24×15,2 cm, [[Fine Arts Museum]], [[San Francisco]]]]
La valenza iconografica della
La
{| class="wikitable" style="font-size: 90%; text-align: center;"
|+Visitatori della
|- style="background:#CCCCCC;"
! Anno
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== Incisioni ==
L'ingegnere Gustave Eiffel decise di far incidere, sotto la balconata del primo piano della torre, i nomi di 72 cittadini francesi - soprattutto scienziati e ingegneri - in segno di riconoscimento per i loro studi.<ref name="72savants">[http://www.tour-eiffel.fr/teiffel/fr/documentation/dossiers/page/savants.html Home Page<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> I nomi, ben visibili dal suolo, si trovano su tutti i quattro lati della torre (18 per ciascun lato); erano stati ricoperti di vernice all'inizio del XX secolo, ma vennero recuperati e restaurati tra il 1986
Qui di seguito si riporta la lista completa, facciata per facciata, dei nomi dei 72 cittadini incisi sulla
=== La facciata Trocadéro ===
Riga 551 ⟶ 576:
|[[Jean-Victor Poncelet]]
|1788-1867
|matematico
|-
|5
Riga 701 ⟶ 726:
|[[Ernest Goüin]]
|1815-1885
|ingegnere
|-
|28
Riga 713 ⟶ 738:
|[[Paul Broca]]
|1824-1880
|medico
|-
|30
Riga 906 ⟶ 931:
|57
|WURTZ
|[[Charles
|1817-1884
|chimico
Riga 930 ⟶ 955:
|61
|MALUS
|[[Étienne
|[[1775]]-[[1812]]
|ingegnere, fisico e matematico
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== Voci correlate ==
* [[Nomi sulla Torre Eiffel]]
* [[Gustave Eiffel]]
* [[Architettura del ferro]]
* [[Parigi]]
* [[Franz Reichelt]]
=== Torri ispirate alla Eiffel ===
* [[Watkin's Tower]]
* [[Blackpool Tower]]
== Altri progetti ==
Riga 1 032 ⟶ 1 062:
|successivo = [[Chrysler Building]]
}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|architettura|ingegneria|Parigi}}
| |||