Pietro Giannone: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|l'omonimo patriota e poeta del [[Risorgimento]]|Pietro Celestino Giannone}}
{{Citazione|E chi sa quali altri furti non osservati di costui potrebbe scoprire chi ne facesse ricerca; ma quel tanto che abbiam veduto d'un tal prendere da altri scrittori, non dico la scelta e l'ordine de' fatti, non dico i giudizi, l'osservazioni, lo spirito, ma le pagine, i capitoli, i libri, è sicuramente, in un autor famoso e lodato, quel che si dice un fenomeno. Sia stata, o sterilità, o pigrizia di mente, fu certamente rara, come fu raro il coraggio; ma unica la felicità di restare, anche con tutto ciò (fin che resta), un grand'uomo.|Alessandro Manzoni, ''Storia della colonna infame'', 1840}}
{{Bio
|Nome = Pietro
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|AnnoMorte = 1748
|Epoca = 1700
|Attività = filosofosaggista
|Attività2 = storicogiurista
|Attività3 = giuristastorico
|AttivitàAltre = e [[pubblicista]]
|AttivitàAltre = e [[Plagio (diritto d'autore)|plagiario]]<ref>{{cita pubblicazione|titolo=Pietro Giannone, plagiario, e grand'uomo per equivoco|pubblicazione=[[La Critica]]|volume=II|anno=1904|pp=216-251|autore=[[Giovanni Gentile]]}}</ref>
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , esponente di spicco dell'[[Illuminismo]] italiano
|Immagine = PietroGiannone.jpg
}}
 
Morì in carcere dopo dodici anni di reclusione a causa delle idee religiose da lui diffuse.
Fu in seguito molto criticato, ad esempio da [[Alessandro Manzoni]] e [[Giovanni Gentile]], per aver inserito molti [[Plagio (diritto d'autore)|plagi]] di opere altrui nei propri trattati filosofici<ref>{{cita pubblicazione|titolo=Pietro Giannone, plagiario, e grand'uomo per equivoco|pubblicazione=[[La Critica]]|volume=II|anno=1904|pp=216-251|autore=[[Giovanni Gentile]]}}</ref>, sebbene al tempo non esistesse il [[diritto d'autore]] e tale prassi dell'ampia citazione di opere altrui fosse diffusa nella pubblicistica e nella narrativa illuminista onde diffondere anche clandestinamente o velatamente idee vietate.
 
== Biografia ==
Discendente da una famiglia di avvocati (anche se il padre era uno [[speziale]]), a diciotto anni lasciò il paese natale [[Ischitella]], nei pressi di [[Foggia]], per intraprendere gli studi di [[giurisprudenza]] a [[Napoli]].
Nella città partenopea conseguì la laurea entrando ben presto in contatto con filosofi vicini a [[Giambattista Vico]] e apprezzando le idee di [[Cartesio]] e [[Nicolas Malebranche]]. Fu praticante presso [[Gaetano Argento]], che disponeva di una vasta biblioteca, la frequentazione della quale fu essenziale per la sua formazione.
 
Nella città partenopea conseguì la laurea entrando ben presto in contatto con filosofi vicini a [[Giambattista Vico]] e apprezzando le idee di [[Cartesio]] e [[Nicolas Malebranche]].
 
Fu praticante presso [[Gaetano Argento]], che disponeva di una vasta biblioteca, la frequentazione della quale fu essenziale per la sua formazione.
 
I suoi interessi non si limitarono soltanto al diritto ed alla filosofia: si appassionò anche agli studi storici e si dedicò per ben vent'anni alla stesura della sua opera storica più conosciuta ''Dell'istoria civile del regno di Napoli'', che gli causò numerosi problemi con la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] per il suo contenuto.
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Il suo tentativo di rientrare in patria fu ostacolato dalla Chiesa, nonostante i buoni uffici dell'[[arcidiocesi di Napoli|arcivescovo di Napoli]] recatosi a Vienna per convincerlo a tornare a Napoli, e Giannone fu costretto a trasferirsi a [[Venezia]] dove, apprezzatissimo dall'ambiente culturale della città, rifiutò sia la cattedra alla facoltà di giurisprudenza dell'[[Università di Padova]], sia un posto di consulente giuridico presso la Serenissima.
 
Nel 1735 il governo della Repubblica lo espulse, dopo averlo sottoposto a stretti controlli spionistici, per questioni inerenti alle sue idee sul [[diritto marittimo]], nonostante la sua autodifesa con il trattato ''Lettera intorno al dominio del Mare Adriatico''. Dopo aver vagato per l'Italia (fu a [[Ferrara]], [[Modena]], [[Milano]] e [[Torino]]), giunse a [[Ginevra]], patria del [[calvinismo]], dove compose un altro lavoro dal forte sapore anticlericale ''Il Triregno. Del regno terreno, Del regno celeste, Del regno papale'' (pubblicato postumo solo nel 1895) che gli costò nuovamente la persecuzione delle alte sfere ecclesiastiche culminata con la sua cattura (1º aprile 1736) in un villaggio della [[Savoia (dipartimento)|Savoia]], ove fu attirato con un tranello. Rimasto nelle prigioni sabaude per dodici anni, fu costretto a firmare un atto di [[abiura]] ([[1738]]) che non gli valse tuttavia la libertà. Infatti, dal dicembre 1738 fu tenuto prigioniero nella fortezza di [[Ceva]], dove scrisse alcuni dei suoi componimenti più famosi; vi rimase fino al 1744 per essere poi trasferito.
 
Dopo aver vagato per l'Italia (fu a [[Ferrara]], [[Modena]], [[Milano]] e [[Torino]]), giunse a [[Ginevra]], patria del [[calvinismo]], dove compose un altro lavoro dal forte sapore anticlericale ''Il Triregno. Del regno terreno, Del regno celeste, Del regno papale'' (pubblicato postumo solo nel 1895) che gli costò nuovamente la persecuzione delle alte sfere ecclesiastiche culminata con la sua cattura (1º aprile 1736) in un villaggio della [[Savoia (dipartimento)|Savoia]], ove fu attirato con un tranello.
 
Rimasto nelle prigioni sabaude per dodici anni, fu costretto a firmare un atto di [[abiura]] ([[1738]]) che non gli valse tuttavia la libertà. Infatti, dal dicembre 1738 fu tenuto prigioniero nella fortezza di [[Ceva]], dove scrisse alcuni dei suoi componimenti più famosi; vi rimase fino al 1744 per essere poi trasferito.
 
Morì nella prigione del [[mastio]] della [[Cittadella di Torino]] il 17 marzo 1748, all'età di 72 anni.
 
=== Discendenti ===
#Giovanni Giannone ([[1715]]-[[1806]]), sposa Maria Giuseppa Pandolfi.
#Pietro Giannone II ([[1806|1779]]-[[1869|1856]]), sposa Maria Francesca Messori.
#Maria Giuseppa (1820-1894), coniugata in Nicotera.
#Raffaele Giannone ([[1880]]-?)
#AugustaRaffaele Giannone Catte ([[19041880]]-[[1967]]?) ??
#AntonioAugusta Giannone Catte ([[20041904]]-[[1967]]) ??
#RaffaeleAntonio Giannone ([[18802004]]-?) ??
 
== IIl plagipensiero ==
== Dell'istoria civile del regno di Napoli ==
Alla luce degli studi più recenti appare del tutto infondato il giudizio di una «critica estremamente benevola, da gran tempo abituata a considerare il pensiero politico del Giannone come profondamente innovatore e rivoluzionario».<ref>{{cita|Caristia (1947)}}.</ref> Al contrario, a uno sguardo più attento, «tanto l'opera di maggior mole e di maggiore importanza [l{{'}}''Istoria civile''], quanto le altre esprimono idee, sentimenti o tendenze abbastanza diffuse tra le classi intellettuali dentro e fuori il regno di Napoli. Anche per ciò che concerne le relazioni fra la Chiesa e lo Stato si tratta di posizioni che potrebbero sembrare arditissime, se non si ricongiungessero con altre non meno ardite, assunte dal regalismo parecchi secoli avanti.»<ref>{{Cita|Caristia (1947)}}.</ref>
Pubblicata nel 1723 in quattro volumi, l'opera ebbe enorme fortuna anche all'estero ([[Inghilterra]], [[Francia]] e [[Germania]]), dove fu tradotta e studiata, mentre la Chiesa ne avversò le tesi ponendola all'[[Indice dei libri proibiti]], comminando al filosofo una [[scomunica]] che lo obbligò a riparare all'estero. Adottando un approccio ferocemente anticlericale, Giannone tratteggia un quadro a tinte fosche del [[Regno di Napoli]], attribuendo le cause del suo presunto degrado civile all'influenza della [[Curia romana]]. Il Giannone auspicava ''in primis'' con quest'opera, «il rischiaramento delle nostre leggi patrie e dei nostri propri istituti e costumi».<ref>{{cita libro|autore=Pietro Giannone|titolo=Istoria civile del regno di Napoli|url=http://books.google.it/books?id=CYcHAAAAQAAJ&pg=PA345&dq=giannone+storia+civile+storia+ecclesiastica|accesso=11 febbraio 2019|anno=1840|editore=[[Tipografia Elvetica]]|città=[[Capolago (Mendrisio)|Capolago]]}}</ref>
 
Se debole e incoerente risulta il pensiero politico giannoniano, a dir poco confusionario appare il suo pensiero religioso: mentre il [[Giuseppe Ferrari (filosofo)|Ferrari]] ritiene che la religione per il Giannone non sia altro che un errore<ref>Giuseppe Ferrari, ''La mente di Pietro Giannone'', Milano, 1868.</ref>, il [[Vittorio Cian|Cian]] afferma che alcune ''Osservazioni'' (VI-X) dell'inedita ''Ape ingegnosa'' sarebbero improntate «alla più rigorosa, per non dire pensata, anzi ostentata, ortodossia».<ref>Vittorio Cian, ''L'Agonia di un grande italiano sepolto vivo'', in ''[[Nuova Antologia]]'', vol. 103 (1903), pp. 698-719.</ref>
== Il Triregno. Del regno terreno, Del regno celeste, Del regno papale ==
[[File:Giannone - Del regno terreno, 1940 - 1829716.jpeg|thumb|''Il Triregno. Del regno terreno'', ed. Laterza, 1940]]
 
==Opere==
Nel Triregno, opera aspramente avversata anch'essa dagli ambienti ecclesiastici, Giannone presenta la religione secondo un prospetto evolutivo: la Chiesa, col suo "regno papale", si contrappone al "regno terreno" degli [[Ebrei]] ma anche a quello "celeste" idealizzato dal [[Cristianesimo]] e il superamento del male, che lo [[Stato Pontificio]] così incarna, si realizzerà soltanto attraverso un cambiamento di rotta deciso, mediante ulteriore consapevolezza individuale raggiunta dall'uomo nel corso della sua vicenda Storica. Giannone teorizza uno Stato capace di sottomettere l'istituzione papale, anche mediante un'espropriazione dei beni materiali del clero. La Chiesa, secondo il filosofo, porta avanti una forma di negazione di quella libertà individuale che deve essere posta come fondamento giuridico e sociale.
=== ''Dell'istoria civile del regno di Napoli'' ===
Pubblicata in quattro volumi nel 1723, l'opera ebbe enorme fortuna nei paesi [[Protestantesimo|protestanti]] (soprattutto [[Inghilterra]] e [[Germania]]), dove fu tradotta e studiata, ma fu immediatamente posta all'[[Indice dei libri proibiti|Indice]] dalla [[Chiesa cattolica|Chiesa Cattolica]] e costò al filosofo una [[scomunica]] che lo obbligò a riparare all'estero. Il Giannone auspicava con quest'opera, «il rischiaramento delle nostre leggi patrie e dei nostri propri istituti e costumi».<ref>{{cita libro|autore=Pietro Giannone|titolo=Istoria civile del regno di Napoli|url=http://books.google.it/books?id=CYcHAAAAQAAJ&pg=PA345&dq=giannone+storia+civile+storia+ecclesiastica|accesso=11 febbraio 2019|anno=1840|editore=[[Tipografia Elvetica]]|città=[[Capolago (Mendrisio)|Capolago]]}}</ref> Al di là delle intenzioni dell'autore, l{{'}}''Istoria'' si riduce a una compilazione senza personali contributi e quasi sempre sprovvista di un coerente metodo critico. La gran parte dell'opera non è altro che un mosaico di pagine altrui pazientemente ricomposte per formare un tutto disorganico e superficiale, distorto dall'ideologia dell'autore e scritto in maniera sciatta e a tratti scorretta.<ref>{{cita libro|titolo=Gli Italiani e il bel paese: La letteratura|p=527|autore=[[Pier Enea Guarnerio]]|anno=1916|editore=[[Antonio Vallardi Editore|Vallardi]]|citazione=Il Giannone guidato solo dallo spirito antichiesastico, non si mantiene sempre imparziale; inoltre spesso non fa che compilare di seconda mano, prendendo da altri storici intere pagine con evidente plagio; infine ha uno stile duro, improprio e delle volte scorretto}}</ref> Adottando un approccio ferocemente [[Anticlericalismo|anticlericale]], Giannone tratteggia un quadro a tinte fosche del [[Regno di Napoli]], attribuendo tutte le cause del suo presunto degrado civile all'influenza della [[Curia romana]], e presentando come una panacea le trite soluzioni [[Giurisdizionalismo|giurisdizionaliste]] all'epoca di gran voga negli ambienti legati all'amministrazione viceregia.
 
=== ''Il Triregno.: Deldel regno terreno, Deldel regno celeste, Deldel regno papale'' ===
== Curiosità ==
[[File:Giannone - Del regno terreno, 1940 - 1829716.jpeg|thumb|upright=0.7|''Il Triregno. Del regno terreno'', ed. Laterza, 1940]]
Al filosofo sono intestati vari istituti scolastici, tra cui lo storico [[Liceo classico Pietro Giannone (Caserta)|Liceo classico Pietro Giannone]] di [[Caserta]], dedicatogli nel [[1868]], il [[Liceo classico Pietro Giannone (Benevento)|liceo]] di [[Benevento]] nel [[1810]], quello di Foggia nel 1885 e infine quello di [[San Marco in Lamis]]. A Foggia è intitolato a lui l'Istituto Tecnico "Giannone-Masi"<ref>[https://www.giannonemasi.edu.it/ Istituto Tecnico "Giannone-Masi" - Foggia]</ref>.
 
Nel ''Triregno'', opera aspramente avversata anch'essa dagli ambienti ecclesiastici, Giannone presenta la religione secondo un prospetto evolutivo: la Chiesa, col suo "regno papale", si contrappone al "regno terreno" degli [[Ebrei]] ma anche a quello "celeste" idealizzato dal [[Cristianesimo]] e il superamento del male, che lo [[Stato Pontificio]] così incarna, si realizzerà soltanto attraverso un cambiamento di rotta deciso, mediante ulteriore consapevolezza individuale raggiunta dall'uomo nel corso della sua vicenda Storica. Giannone teorizza uno Stato capace di sottomettere l'istituzione papale, anche mediante un'espropriazione dei beni materiali del clero. La Chiesa, secondo il filosofo, porta avanti una forma di negazione di quella libertà individuale che deve essere posta come fondamento giuridico e sociale. Giannone auspica pertanto uno Stato capace di sopprimere il papato e la Chiesa stessa<ref>{{Treccani|pietro-giannone_(Dizionario-di-filosofia)|Giannone, Pietro}}</ref>, anche mediante un'espropriazione dei beni materiali del clero.
 
=== I plagi ===
La città di Torino gli ha intitolato una via nei pressi di [[Piazza Solferino]].
{{P|Si esprimono giudizi pesanti e di parte sul personaggio: "grave", "il plagio è scandalosamente evidente", ecc.|filosofia|giugno 2023}}
Nel Capitolo settimo della ''[[Storia della colonna infame]]'', il Manzoni dedica al Giannone ampio spazio elencandone i numerosissimi plagi e gli errori che anche [[Voltaire]] gli rimprovera. Inizia paragonandolo a [[Lodovico Muratori]] e indicandolo come "scrittore più rinomato di lui" , poi aggiunge un lungo elenco (e raffronto<ref>Ibidem, note da 80 a 89</ref>) delle opere plagiate e degli autori, tra cui [[Giovan Battista Nani]], [[Paolo Sarpi]], [[Domenico Antonio Parrino|Domenico Parrino]], [[Claude Buffier]], [[Angelo Di Costanzo]] e [[Pietro Summonte]]: "...e chissà quali altri furti non osservati di costui potrebbe scoprire chi ne facesse ricerca". E conclude che se non si sa se fosse "pigrizia o sterilità di mente", fu certo "raro il coraggio".
 
{{Citazionecitazione|E  chi sa  quali  altri furti  non osservati di costui potrebbe scoprire chi ne facesse ricerca;  ma quel tanto che abbiam veduto d'un tal prendere da altri scrittori,  non dico la scelta e l'ordine de' fatti, non dico i giudizi, l'osservazioni, lo spirito, ma le pagine, i capitoli, i  libri, è sicuramente, in un autor famoso e lodato, quel che si dice un fenomeno. Sia stata,  o sterilità, o pigrizia di mente, fu certamente rara, come fu  raro il coraggio; ma unica la felicità di restare, anche con tutto ciò (fin che resta), un grand'uomo.|Alessandro Manzoni, ''Storia della colonna infame'', 1840}}
== I plagi ==
Nel Capitolo settimo della [[Storia della colonna infame]], il Manzoni dedica al Giannone ampio spazio elencandone i numerosissimi plagi e gli errori che anche Voltaire gli rimprovera. Inizia paragonandolo a [[Lodovico Muratori]] e indicandolo come "scrittore più rinomato di lui" , poi aggiunge un lungo elenco (e raffronto<ref>Ibidem, note da 80 a 89</ref>) delle opere plagiate e degli autori, tra cui [[Giovan Battista Nani]], [[Paolo Sarpi]], [[Domenico Antonio Parrino|Domenico Parrino]], [[Claude Buffier]], [[Angelo Di Costanzo]] e [[Pietro Summonte]]: "...e chissà quali altri furti non osservati di costui potrebbe scoprire chi ne facesse ricerca". E conclude che se non si sa se fosse "pigrizia o sterilità di mente", fu certo "raro il coraggio".
 
Il plagio più grave e significativoevidente si osserva nel IX libro, dedicato ai [[Storia della Sicilia normanna|Normanni]], proprio in quella parte dell{{'}}''Istoria'' che, negli intendimenti dell'autore, avrebbe dovuto colmare le lacune lamentate nelle opere degli scrittori precedenti. In realtà Giannone non fa altro che riportare alla lettera pagine intere dell{{'}}''Histoire de l'origine du royaume de Sicile'' del padre gesuita Claude Buffier. Il plagio è scandalosamente evidente, perchèperché piuttosto che copiare dal testo francese, Giannone riprende testualmente brani su brani della brutta versione italiana pubblicata a Napoli nel 1707, e ne riproduce, spesso con le stesse parole, non solo fatti ma talora apprezzamenti, riflessioni o giudizi.<ref>{{cita libro|autore=[[Carmelo Caristia]]|titolo=Pietro Giannone e l'“istoria civile” e altri scritti giannoniani|anno=(1955)|editore=[[Giuffrèp. Editore|Giuffrè]]|p=105}}.</ref>
 
Fin troppo benevolabenevole appareappaiono dunque l'le affermazione dell'[[Paul Hazard|Hazard]], secondo il quale il Giannone «prenait facilement le bien d'autrui ... ; ne regardait pas de si près à l'exactitude des sources.»<ref>Paul Hazard, ''La pensée européenne au XVIII siècle'', I, Paris, 1946, p . 67.</ref> o del [[Eduard Fueter|Fueter]], che ritiene che non fu certo una qualità del Giannone l'indipendenza della ricerca scientifica.<ref>{{cita libro|titolo=Geschichte Der Neureren Historiographie|url=https://archive.org/details/bub_gb_dhLTAAAAMAAJ|autore=Eduard Fueter|anno=1911|citazione=Giannones Bedeutung beruht nicht auf der Selbständigkeit seiner wissenschaftlichen Forschungen.|editore=R. Oldenbourg|p=[https://archive.org/details/bub_gb_dhLTAAAAMAAJ/page/278 278]}}</ref>
 
Né il giudizio sull'opera del napoletanodell'autore migliora se si considerano le (poche, a dire il vero) occasioni in cui Giannone cerca di scrivere di suo pugno, non limitandosi a riportare pagine prese di peso dall'opera altrui. Infatti, come osserva uno dei più autorevoli studiosi del pensiero settecentesco, «dove fa da sè, specialmente negli ultimi libri — che sono i più affrettati – [Giannone] è spesso monotono e vuoto, e si accontenta di dare una secca e schematica narrazione della vita del tal re, delle guerre che ha combattuto, delle leggi che ha lasciato, della politica ecclesiastica dei suoi tempi.»<ref>[[Guido De Ruggiero]], ''Vico e Giannone'', in ''Politica'', 1919, p. 32; Il saggio del de Ruggero è stato ristampato nel vol. ''Il pensiero politico meridionale nei secoli XVIII e XIX'', Bari, Laterza, 1922.</ref>
 
Alla luce di quanto osservato, ben si comprende perché Giannone sia stato, nel corso dei decenni, tristemente declassato da geniale filosofo "illuminato" a "plagiario, e grand'uomo per equivoco", come lo definì in un celebre articolo de ''[[La Critica]]'' il [[Giovanni Gentile|Gentile]].<ref>Giovanni Gentile, ''Pietro Giannone, plagiario, e grand'uomo per equivoco'', in «La Critica», II, 1904, pp. 216-251. Cfr. anche l'attenta disamina degli innumerevoli plagi del Giannone effettuata da Giovanni Bonacci nel suo ''Saggio sull'Istoria civile del Giannone'', [[R. Bemporad & figlio|Bemporad]], Firenze 1903.</ref>
 
=== Altre opere ===
* ''Vita, a cura di Sergio Bertelli,'' in: Pietro Giannone, ''Opere'', a cura di Sergio Bertelli e Giuseppe Ricuperati, Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, 1971, pp. 3-346.
* ''Discorsi sopra gli Annali di Tito Livio'', a cura di Paul van Heck, Torino, Nino Aragno Editore, 2019, 3 voll.
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|url= https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3142033&search_terms=DTL5
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== Intitolazioni==
Al filosofo sono intestati vari istituti scolastici, tra cui lo storico [[Liceo classico Pietro Giannone (Caserta)|Liceo classico Pietro Giannone]] di [[Caserta]], dedicatogli nel [[1868]], il [[Liceo classico Pietro Giannone (Benevento)|liceo]] di [[Benevento]] nel [[1810]], quello di Foggia nel 1885 e infine quello di [[San Marco in Lamis]]. A Foggia è intitolato a lui l'Istituto Tecnico "Giannone-Masi"<ref>[https://www.giannonemasi.edu.it/ Istituto Tecnico "Giannone-Masi" - Foggia]</ref>.
 
La città di Torino gli ha intitolato una via nei pressi di [[Piazza Solferino (Torino)|Piazza Solferino]].
 
== Note ==
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==Bibliografia==
*[[Fausto Nicolini]], ''Gli scritti e la fortuna di Pietro Giannone: ricerche bibliografiche'', Bari, Laterza, 1913.
*{{cita libro|autore=[[Carmelo Caristia]]|titolo=Pietro Giannone giureconsulto e politico. Contributo all a storia del giurisdizionalismo italiano|città=Milano|editore=Giuffrè|anno=1947|cid=Caristia (1947)}}
*Lino Marini, ''Pietro Giannone e il giannonismo a Napoli nel Settecento'', Bari, Laterza, 1950
*[[BrunelloLino Vigezzi]]Marini, ''Pietro Giannone riformatore e storico.il giannonismo a Napoli nel Settecento'', MilanoBari, FeltrinelliLaterza, 19611950.
*{{cita libro|autore=[[Carmelo Caristia]]|titolo=Pietro Giannone e l'“istoria civile” e altri scritti giannoniani|anno=1955|editore=[[Giuffrè Editore|Giuffrè]]|cid=Caristia (1955)}}
*''Giannoniana: autografi, manoscritti e documenti della fortuna di Pietro Giannone'', a cura di [[Sergio Bertelli]], Milano-Napoli, Ricciardi, 1968
*[[Brunello Vigezzi]], ''Pietro Giannone riformatore e storico.'' Milano, Feltrinelli, 1961.
*''Giannoniana: autografi, manoscritti e documenti della fortuna di Pietro Giannone'', a cura di [[Sergio Bertelli]], Milano-Napoli, Ricciardi, 1968.
*''Pietro Giannone e il suo tempo'' (due volumi), a cura di [[Raffaele Ajello]], Napoli, Jovene 1980.
*[[Giuseppe Ricuperati]], ''L'esperienza civile e religiosa di Pietro Giannone.'', Milano-Napoli, Ricciardi, 1970 (nuova ed. aggiornata Brescia, Morcelliana, 2017).
*Lia Mannarino, ''Le mille favole degli antichi. Ebraismo e cultura europea nel pensiero religioso di Pietro Giannone'', Firenze, Le Lettere, 1999.
*Giuseppe Ricuperati, ''La città terrena di Pietro Giannone: un itinerario tra crisi della coscienza europea e illuminismo radicale'', Firenze, Olschki, 2001.
*Giovanni Reccia, ''Sulla discendenza di Pietro Giannone'', in Archivio Storico per le province Napoletane, n. CXLII, Napoli 2024.
 
== Altri progetti ==