Lenin: differenze tra le versioni
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{{Carica pubblica
| nome =
| immagine = Lenin in 1920 (cropped).jpg
| didascalia = Lenin nel 1920
| carica = [[Primi ministri dell'Unione Sovietica|Presidente del Consiglio dei commissari del popolo dell'URSS]]
| mandatoinizio = 30 dicembre
| mandatofine = 21 gennaio
| predecessore = ''Carica istituita''
| successore = [[Aleksej Ivanovič Rykov|Aleksej Rykov]]
| carica2 = [[Primi ministri della Russia|Presidente del Consiglio dei commissari del popolo della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa]]
| mandatoinizio2 = 8 novembre
| mandatofine2 = 21 gennaio
| predecessore2 = ''Carica istituita''
| successore2 = [[Aleksej Ivanovič Rykov|Aleksej Rykov]]
| carica3 = [[Segretario generale del PCUS]] (bolscevico 1906-1922)
| mandatoinizio3 = 8 novembre
| mandatofine3 = 3 aprile
| predecessore3 = ''carica creata''
| successore3 = [[Iosif Stalin]]
| partito = [[Partito Operaio Socialdemocratico Russo]]<br /><small>(1889-1918)</small><br />[[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|Partito Comunista Russo (bolscevico)]]<br /><small>(1918-1924)</small>
| titolo di studio = Laurea in [[
| alma mater = [[Università statale di San Pietroburgo]]<br>[[Università di Kazan'|Università Imperiale di Kazan']]<br>Classico Ginnasio di Simbirsk
| firma =
}}
[[File:After Lenin Speech 1920.jpg|thumb|Lenin in un iconico discorso nel 1920]]
{{Bio
|Pseudonimo =
|PostPseudonimo = (letto {{IPA|
|Nome = Vladimir
|Cognome = Il'ič Ul'janov
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|GiornoMeseNascita = 22 aprile
|AnnoNascita = 1870
|NoteNascita = ,
|LuogoMorte = Gorki
|LuogoMorteLink = Gorki Leninskie
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|Attività = rivoluzionario
|Attività2 = politico
|Attività3 =
|AttivitàAltre =
|Nazionalità = russo
|PostNazionalità = , poi [[unione Sovietica|sovietico]], talvolta menzionato come '''Vladimir Lenin''' o come '''Nikolaj Lenin'''<ref>
}}
Fu [[
Nato a [[Simbirsk]]
Nel 1903 assunse un ruolo chiave in una scissione del POSDR per via di alcune differenze ideologiche, ''leader'' della fazione [[Bolscevismo|bolscevica]] contro il [[menscevismo]] di [[Julij Martov]]. Incoraggiò l'insurrezione della fallita [[
Lenin assunse un ruolo di primo piano nella [[
Il governo di Lenin si dimostrò vittorioso nella [[guerra civile russa]] combattuta tra il 1917 e il 1922 contro l'esercito zarista. Quest'ultimo poteva inoltre contare sul supporto di [[Terza Repubblica
Rientra nella politica leninista di tale periodo anche la presa di posizione a favore dell'[[Afghanistan]] contro gli inglesi in ritirata nel 1919. Lenin fu uno dei primi statisti a riconoscere l'indipendenza dell'emirato montagnoso che si liberava della tutela inglese. A tale momento storico risalgono i legami di amicizia russa -
Tra le figure più influenti della storia, Lenin è stato oggetto postumo di un gigantesco [[culto della personalità]] all'interno dell'Unione Sovietica (voluto dal suo successore [[Stalin]], sebbene Lenin in vita lo rigettasse), fino alla sua [[Dissoluzione dell'Unione Sovietica|
== Biografia ==
=== La famiglia ===
[[File:Vladimir Olga Ul'janov 1874.jpg|miniatura|sinistra|upright|Vladimir e Ol'ga Ul'janov nel 1874]]
Vladimir Il'ič Ul'janov nacque a [[Simbirsk]], capoluogo dell'[[Oblast' di Ul'janovsk|omonimo]] [[Gubernija|governatorato russo]] (ribattezzati entrambi, nel [[1924]], con il nome di ''Ul'janovsk'' in suo onore), il 22 aprile<ref>Il 10 aprile secondo l'allora corrente [[calendario giuliano]]</ref> del [[1870]]
Laureatosi in [[matematica]] col famoso professore [[Nikolaj Ivanovič Lobačevskij]], uno dei fondatori delle [[Geometria non euclidea|geometrie non-euclidee]], Il'ja Nikolaevič insegnò matematica e [[fisica]] nell'Istituto dei nobili di [[Penza]] dal [[1864]], dove conobbe, e poi sposò nel [[1863]], Mar'ja Aleksandrovna.<ref>{{cita|Fischer, 1973|pp. 14-15}}.</ref> Si trasferirono a [[Nižnij Novgorod]], dove Il'ja Nikolaevič insegnò nel locale ginnasio finché, nel [[1869]], accettò l'incarico di ispettore delle scuole elementari del governatorato di [[Ul'janovsk|Simbirsk]] e vi si trasferì con la moglie, già incinta di Vladimir, e con i due figli [[Anna Il'inična Ul'janova|Anna]] e [[Aleksandr Il'ič Ul'janov|Aleksandr]]. Nel 1874 venne nominato direttore scolastico col grado di [[Consiglio di Stato|consigliere di Stato]] e insignito dell'[[ordine di San Vladimiro]], ottenendo l'inserimento nel quarto grado della gerarchia nobiliare e il diritto alla trasmissibilità del titolo.<ref>{{cita|Fischer, 1973|p. 16}}.</ref>
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[[File:Anna Yelizarova.jpg|miniatura|upright|La sorella Anna]]
Lenin frequentava anche il coetaneo [[Aleksej Pavlovič Skljarenko|Aleksej Skljarenko]], che aveva già scontato un anno di carcere a San Pietroburgo. Questi, con l'amico Semёnov, riproduceva e diffondeva manifestini rivoluzionari ispirati alla Narodnaja Volja, ma entrambi passarono ben presto alla socialdemocrazia.<ref>{{cita|Trotskij, 1976|p. 210}}.</ref> Nel maggio del 1890 Vladimir ottenne finalmente l'autorizzazione a sostenere gli esami come studente esterno nella facoltà di giurisprudenza dell'[[Università di San Pietroburgo]]. Alla fine di agosto era nella capitale per informarsi dei programmi e in quell'occasione si procurò da un professore una copia dell{{'}}''[[Anti-Dühring]]'' di [[Friedrich Engels|Engels]].<ref>{{cita|Battistrada|p. 99}}.</ref> Insieme all'altro scritto di Engels, ''[[Friedrich Engels#La situazione della classe operaia in Inghilterra|La situazione della classe operaia in Inghilterra]]'', al ''Capitale'' e alla ''[[Miseria della filosofia]]'' di Marx, a ''Le nostre divergenze'' di [[Georgij Valentinovič Plechanov|Plechanov]] e ai testi di diritto, questa lettura lo impegnò per un anno.<ref>{{cita|Trotskij, 1976|p. 215}}; {{cita|Service, 2000|p. 80}}.</ref>
In un anno e mezzo riuscì a dare tutti gli esami previsti nei quattro anni del corso di laurea,<ref>In questo periodo il 20 maggio 1891 morì a Pietroburgo la sorella Ol'ga.</ref> e il 15 novembre 1891, primo dei 134 studenti promossi, ottenne il diploma di primo grado.<ref>{{cita|Trotskij, 1976|p. 220}}.</ref> Dopo un tirocinio nello studio dell'avvocato Chardin, valente scacchista apprezzato dal famoso [[Michail Ivanovič Čigorin|Čigorin]] e radicale in politica, nel luglio del 1892 ottenne l'iscrizione all'[[Ordine professionale#L'albo professionale|albo]] degli [[Avvocato|avvocati]]: la sua brevissima attività professionale consistette nel patrocinio di sole dieci cause giudiziarie, modesti processi nei quali intervenne per lo più come difensore d'ufficio, perdendoli tutti.<ref>{{cita|Trotskij, 1976|pp. 228-229}}.</ref>
Nell'inverno 1891-1892 la Russia patì una grave carestia. Il giornalista [[Vasilij Vasil'evič Vodovozov|Vodovozov]], allora residente a [[Samara (Russia)|Samara]], raccontò poi «la profonda divergenza» che lo divise da Vladimir Ul'janov «riguardo
=== La polemica contro il populismo ===
[[File:Mikhayl Ivanovich Brusnev.jpg|miniatura|sinistra|upright|[[Michail Ivanovič Brusnev|Michail Brusnev]]]]
Il suo impiego come assistente dell'anziano avvocato liberale Folkenstein fu soprattutto una copertura. In effetti Lenin si occupò prevalentemente di un piccolo circolo socialdemocratico costituito da seguaci di [[Michail Ivanovič Brusnev|Michail Brusnev]] (1864-1937), fondatore di un'organizzazione rivoluzionaria soppressa dalla polizia nel 1892. Questo circolo si fuse nel 1895 con un altro gruppo socialdemocratico guidato da [[Julij Martov]], formando l{{'}}[[Unione di lotta per l'emancipazione della classe operaia]], della quale Lenin divenne con Martov la figura preminente.<ref>{{cita|Nevskij|pp. 69-71}}.</ref> Il circolo fu organizzato costituendo un gruppo centrale formato da intellettuali e operai: questi ultimi, debitamente istruiti, dovevano reclutare nelle loro fabbriche altri operai e costituire così altri gruppi che sarebbero stati a loro volta istruiti, allargando progressivamente il numero dei simpatizzanti.<ref>{{cita|Walter|p. 37}}.</ref>
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Il primo scritto di Lenin, ''Nuovi spostamenti economici nella vita contadina'' (terminato nel 1893, ma pubblicato solo nel 1923),<ref>Lenin, ''Opere'', I, 1955, pp. 1-68.</ref> si occupa dell{{'}}''[[obščina]]'', la tradizionale comunità rurale dei villaggi russi. I [[Populismo russo|populisti]] la ritengono una società di eguali capace di costituire il nucleo di una futura società socialista, contrapponendola alle forme economiche capitalistiche, che invece producono disuguaglianze. Lenin osserva che anche nell{{'}}''obščina'', costituita da terre in parte in proprietà privata e in parte in proprietà comune, si sono prodotte differenze di classe, in quanto una minoranza di contadini è riuscita ad arricchirsi accumulando progressivamente una maggiore quantità di terra, mentre la maggioranza si è impoverita.<ref>{{cita|Gruppi|p. 11}}.</ref>
[[File:Mug shot of Lenin, 1895.jpg|miniatura|upright|left|Foto segnaletica di Lenin della [[polizia zarista]] (1895)]]
[[File:KrupskayaPhoto.png|miniatura|upright|[[Nadežda Konstantinovna Krupskaja|Nadežda Krupskaja]]]]
I populisti pensano che nell{{'}}''[[obščina]]'' il capitalismo non sia possibile, mancando in essa un mercato adeguato al suo sviluppo. Secondo Lenin la disgregazione in atto dell{{'}}''obščina'' crea le premesse del capitalismo, in quanto i contadini poveri, per sopravvivere, devono lavorare come salariati e acquisiscono così mezzi monetari a loro prima sconosciuti, favorendo il passaggio dall'economia naturale della comunità all'economia di mercato.<ref>{{cita|Gruppi|p. 12}}.</ref>
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=== Il partito come avanguardia rivoluzionaria e la coscienza di classe ===
[[File:Bernst1.jpg|miniatura
Nel marzo 1902 Lenin pubblicò presso l'editore Dietz di [[Stoccarda]] il saggio ''[[Che fare? (Lenin)|Che fare?]]'', composto dal maggio 1901 al febbraio 1902. Riprendendo il titolo di un noto romanzo dello scrittore russo [[Nikolaj Gavrilovič Černyševskij|Černyševskij]], che aveva affascinato più di una generazione di rivoluzionari russi, Lenin vi continuava la polemica contro il revisionismo di [[Eduard Bernstein|Bernstein]] e gli [[Economicismo (socialdemocrazia russa)|economicisti]], per i quali i marxisti russi dovevano limitarsi «alla lotta economica del proletariato e partecipare all'attività dell'opposizione liberale»;<ref>Lenin, ''Protesta dei socialdemocratici russi'', in ''Opere'', IV, p. 167.</ref> In questo modo si negava la necessità dell'esistenza stessa di «un partito operaio indipendente, inseparabile dalla lotta di classe del proletariato, che si ponga il compito immediato della conquista della libertà politica» e il rapporto, «fuso in un tutto indivisibile» dal marxismo, tra lotta economica e lotta politica.<ref>Lenin, cit., IV, p. 174.</ref>
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La coscienza politica socialista, secondo Lenin, è la comprensione del rapporto che lega il capitalista all'ordinamento economico e il sistema economico alle istituzioni politiche e allo Stato.<ref>{{cita|Gruppi|p. 44}}.</ref> È illusorio credere di poter combattere il proprio avversario di classe senza combattere l'ordinamento che lo difende e di cui è espressione. Per questo non bastano i sindacati, ma è necessario un partito: «La socialdemocrazia rivoluzionaria ha sempre compreso nella propria azione la lotta per le riforme [...] ma anche e innanzitutto la soppressione del regime autocratico».<ref>Lenin, cit., V, p. 374.</ref>
[[File:YuliMartovEnero1896FotoPolicial.jpg|miniatura|upright|left|[[Julij Martov]]]]
Il pensiero politico socialista non è nato in conseguenza delle lotte economiche operaie, ma fu lo sviluppo del pensiero di intellettuali – rivoluzionari, ma di estrazione sociale borghese – come erano Marx ed Engels. Anche in Russia la dottrina socialdemocratica sorse e si sviluppò tra gli intellettuali.<ref>Lenin, cit., V, p. 346.</ref> Pertanto «la coscienza politica di classe può essere portata all'operaio solo dall'esterno, cioè dall'esterno delle lotte economiche, della sfera dei rapporti fra operai e padroni. Il solo campo dal quale è possibile raggiungere questa coscienza è il campo dei rapporti di tutte le classi, di tutti gli strati della popolazione con lo Stato e con il governo, il campo dei rapporti reciproci di tutte le classi».<ref>Lenin, cit., V, pp. 389-390.</ref>
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Martov concepiva il partito come un'organizzazione di massa. Secondo Lenin, in condizioni nelle quali «stabilire un limite tra il rivoluzionario e il parolaio ozioso» era già difficile, Martov «spalancava le porte del partito a qualsiasi avventuriero» e a «ogni sorta di opportunisti», proprio quando almeno una terza parte di esso già «era composta da intriganti».<ref>Lenin, ''Il II Congresso della Lega estera della socialdemocrazia rivoluzionaria russa'', in ''Opere'', VII, p. 73.</ref>
[[File:Iskra 12-1900.jpg|miniatura
Il Congresso approvò a maggioranza (28 voti contro 23) la proposta di Martov. In compenso al Comitato centrale del partito risultarono eletti, oltre ai tre redattori dell{{'}}''Iskra'' Lenin, Plechanov e Martov, altri due seguaci di Lenin, [[Gleb Maksimilianovič Kržižanovskij|Kržižanovskij]] e [[Fridrich Vil'gel'movič Lengnik|Lengnik]], oltre al neutrale [[Vladimir Aleksandrovič Noskov|Noskov]], così che i leninisti risultarono in maggioranza e per questo motivo vennero da allora chiamati [[Bolscevismo|bolscevichi]], mentre i seguaci di Martov, in minoranza, presero il nome di [[Menscevismo|menscevichi]].<ref>{{cita|Walter|pp. 110-114}}.</ref>
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=== La rivoluzione del 1905 e il III Congresso del POSDR ===
{{vedi anche|Rivoluzione russa del 1905|Domenica di sangue (1905)}}
[[File:Lenin in Switzerland.jpg|miniatura|left|Lenin durante il periodo trascorso in [[Svizzera]]]]
Il 22 gennaio 1905 a Pietroburgo una dimostrazione popolare guidata dal pope [[Georgij Apollonovič Gapon|Gapon]], che voleva consegnare allo zar una petizione contenente rivendicazioni economiche e politiche, venne [[Domenica di sangue (1905)|repressa nel sangue]] dall'esercito, scatenando in seguito un'ondata di disordini civili nota come la [[Rivoluzione russa del 1905]].<ref>{{cita|Fischer, 1964|p. 44}}; {{cita|Rice, 1990|pp.
In risposta alla rivoluzione del 1905 lo zar [[Nicola II di Russia|Nicola II]] accettò una serie di riforme liberali nel suo [[manifesto di ottobre]] e nel mese di dicembre Lenin fece ritorno a Pietroburgo clandestinamente, sotto il nome di Karpov.<ref>{{cita|Fischer, 1964|p. 51}}; {{cita|Rice, 1990|p. 94}}; {{cita|Service, 2000|pp.
[[Aleksandr Bogdanov]] e gli altri bolscevichi di spicco decisero di spostare la loro sede a [[Parigi]]; nonostante Lenin non fosse d'accordo, nel dicembre 1908 anch'egli si trasferì nella capitale francese,<ref name="Service 186-187">{{cita|Service, 2000|pp.
{{doppia immagine|
Nel maggio del 1908 Lenin visse per breve tempo a Londra, dove frequentò la biblioteca del [[British Museum]] per scrivere ''[[Materialismo ed empiriocriticismo]]'', un attacco alla prospettiva relativista di Bogdanov, che biasimava come "menzogna borghese reazionaria".<ref>{{cita|Fischer, 1964|pp.
Nel mese di agosto 1910 Lenin partecipò all'VIII Congresso della [[Seconda Internazionale]] – un incontro internazionale di socialisti – a [[Copenaghen]], come rappresentante del POSDR, a cui seguì una vacanza a [[Stoccolma]] con la madre,<ref>{{cita|Fischer, 1964|p. 70}}; {{cita|Rice, 1990|pp.
In seguito si recò a [[Cracovia]], allora facente parte del [[Regno di Galizia e Lodomiria]], dove fece uso della biblioteca dell'[[Università Jagellonica]] per condurre una sua ricerca<ref>{{cita|Fischer, 1964|p. 72}}; {{cita|Rice, 1990|pp.
=== La prima guerra mondiale ===
{{vedi anche|Prima guerra mondiale}}
[[File:Russian prisoners tannenberg.jpg|miniatura|left|Prigionieri russi durante la [[prima guerra mondiale]]]]
Allo scoppio della prima guerra mondiale i partiti socialisti francese e tedesco votarono i crediti di guerra, sostenendo lo sforzo bellico dei rispettivi governi; Lenin denunciò il fallimento della [[Seconda Internazionale]], che avrebbe tradito lo spirito dell'internazionalismo: nelle conferenze di [[Conferenza di Zimmerwald|Zimmerwald]] (nel 1915) e di [[Conferenza di Kienthal|Kienthal]] (nel 1916) sostenne la necessità di trasformare la guerra, che definì imperialista, in rivoluzione. Fra le parti in guerra non c'è differenza; il significato di nazionale, che ogni borghesia cerca di attribuire alla propria guerra, nasconde il reale contenuto di rapina: «La [[Impero tedesco|Germania]] si batte non per liberare, ma per opprimere le nazioni. Non è compito dei socialisti aiutare il brigante più giovane e forte a depredare i briganti più vecchi e nutriti».<ref>Lenin, ''Opere'', XXI, p. 277 (cfr. anche [https://www.marxists.org/italiano/lenin/1915/soc-guer/index.htm www.marxists.org ''Il socialismo e la guerra'']).</ref>
Si può distinguere tra guerra "giusta" e "ingiusta": indipendentemente da colui che attacca per primo, è aggressore colui che opprime; se l'oppresso lotta contro l'oppressore, conduce una guerra giusta. La parola d'ordine della "difesa della patria" è legittima e progressista in caso di guerra di liberazione nazionale, ma è reazionaria nel caso di guerra imperialista: «Il periodo dal 1789 al 1871 fu l'epoca di un capitalismo progressivo in cui l'abbattimento del [[feudalesimo]], dell'[[Assolutismo (politica)|assolutismo]] e la liberazione dal giogo straniero erano all'ordine del giorno della storia. Su questa unica base si poteva ammettere la difesa della patria, cioè la lotta contro l'oppressione. Oggi si potrebbe ancora applicare questa concezione in una guerra contro le grandi potenze imperialistiche, ma sarebbe assurdo applicarla in una guerra fra queste grandi potenze, in cui si tratta di sapere chi saprà spogliare meglio i Paesi balcanici e l'[[Anatolia|Asia minore]]. [...] una classe rivoluzionaria non può, durante una guerra reazionaria, che augurarsi la sconfitta del proprio governo [...] la rivoluzione in tempo di guerra è la guerra civile; la trasformazione della guerra dei governi in guerra civile è facilitata dalla sconfitta di questi governi».<ref>Lenin, ''Opere'', XXII, p. 114.</ref>
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==== Il ritorno in Russia consentito dalla Germania ====
{{C|il tema è ancor oggi motivo di dibattito fra gli storici, per cui sarebbe necessario fontare il paragrafo con testi diversi da articoli di un quotidiano generalista, e non riportare solo una delle varie ricostruzioni esistenti.|storia contemporanea|luglio 2017}}
Nel febbraio 1917, la
[[File:Lenin.Nerman.Lindhagen.Stockholm..jpg|thumb|Lenin, [[Ture Nerman]] e Carl Albert Lindhagen a [[Stoccolma]], dopo aver comprato un abito per Lenin da esibire a [[Pietrogrado]].<ref name=Limes/>]]
Il gruppo partì in treno da Zurigo il 9 aprile 1917: passato il confine, una carrozza speciale li aspettò alla stazione di Gottmadigen, per giungere a Sassnitz; un traghetto - il ''Queen Victoria'' - li portò a Trelleborg, in Svezia, per proseguire a Malmö e a Stoccolma, dove fu accolto dal sindaco socialdemocratico della capitale, alla frontiera di Haparanda-Tornio: poi a Helsinki, prima di prendere il treno finale che li condusse a Pietrogrado. Appena arrivato alla [[Stazione di Finlandia]] di Pietrogrado il 16 aprile, Lenin, che era rimasto fuori dalla Russia negli ultimi 17 anni, tenne un discorso per i suoi sostenitori biasimando la condotta del governo provvisorio e facendo un appello per una rivoluzione del proletariato di tutta Europa.▼
Dietro il permesso del kaiser Guglielmo II si celava un patto politico rischioso: il freddo calcolo tattico era che il ritorno di Lenin avrebbe favorito la sconfitta militare russa, la stanchezza per le carneficine dei soldati in guerra. Inoltre, la Germania erogò un finanziamento di decine di milioni di marchi verso i conti correnti del partito di Lenin da febbraio a novembre 1917<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/11/cosi-il-kaiser-finanzio-lenin.html|titolo=Così il Kaiser finanziò Lenin|pubblicazione=la Repubblica|data=11 marzo 1993|accesso=20 ottobre 2016}}</ref>: in cambio, una volta arrivato al potere in Russia, Lenin avrebbe firmato un trattato di pace coi tedeschi, cosa che effettivamente accadrà nel 1918 col [[trattato di Brest-Litovsk]]. Tuttavia, temendo Lenin le critiche di quelli che l'avrebbero tacciato di «agente tedesco», esposto come un traditore, "spia del Kaiser" per aver accettato l'aiuto del nemico della Russia in guerra, egli negò sempre lo scambio, che avrebbe potuto distruggerlo politicamente (la cui esistenza fu sempre negata dall'URSS)<ref>Ezio Mauro, «Il destino corre sul treno di Lenin. Quella notte in cui cambiò la storia», La Repubblica, 12 maggio 2017</ref>. Il governo tedesco bloccò tre delle quattro entrate del vagone per impedire ogni contatto con la popolazione tedesca: nacque così la leggenda del «vagone piombato».<ref>{{cita|Marie|pp. 172-174}}.</ref>
▲Il gruppo partì in treno da [[Zurigo]] il 9 aprile 1917: passato il confine, una carrozza speciale li aspettò alla stazione di
==== Le ''Tesi di aprile'': tutto il potere ai Soviet, guerra al governo provvisorio ====
{{vedi anche|Tesi di aprile}}
[[File:Tesi di aprile Lenin.gif|miniatura|left|Minuta delle [[Tesi di aprile]]]]
Nei giorni seguenti, condannando i tentativi di quelli che volevano la riconciliazione con i menscevichi, Lenin tracciò per i bolscevichi, nelle Tesi di aprile, un programma in 10 punti pubblicato il 20 aprile che egli aveva scritto durante il viaggio:
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Le tesi di Lenin sconcertarono, disorientarono e suscitarono resistenza nei suoi compagni di partito, i quali – nella prima riunione del comitato di partito di Pietrogrado – le respinsero a larghissima maggioranza: essi non riuscivano a concepire, nell'attuale momento, la possibilità di una trasformazione in rivoluzione socialista della rivoluzione borghese, che essi ritenevano appena iniziata e bisognosa di un lungo tempo per dare alla Russia le strutture democratiche. Come i menscevichi, essi ritenevano che i [[soviet]] dovessero limitarsi a esercitare un controllo sull'attività del governo provvisorio, espressione della borghesia imprenditoriale. Tuttavia già alla conferenza del partito della capitale, tenuta il 14 aprile, e in quella panrussa del 24 aprile, le tesi di Lenin guadagnarono l'approvazione della grande maggioranza dei delegati: in essa si condannava il governo per la sua collaborazione con «la controrivoluzione dei borghesi e dei latifondisti» e impegnava il partito a realizzare «il rapido passaggio di tutti i poteri statali ai soviet dei deputati degli operai e dei soldati» e alle altre forme di potere, quale l'Assemblea costituente.
[[File:A. Rylov. Lenin v Razlive -2.jpg|thumb|upright=1.2|''V. I. Lenin a Razliv nel 1917'', olio su tela di Arkadij Rylov, 1934]]
Con la caduta del primo governo provvisorio e la costituzione nel mese di maggio di un nuovo governo costituito da una coalizione di cadetti – il partito della grande borghesia – e di socialisti moderati, espressione dei soviet, si era cercato di risolvere il dualismo dei poteri esistente tra governo e soviet: in realtà il governo era intenzionato a proseguire, a fianco degli inglesi e dei francesi che avevano largamente investito capitali nelle industrie russe, una guerra da cui si ripromettevano grandi conquiste territoriali, senza risolversi ad attuare una riforma agraria, dati i contrasti esistenti in proposito fra cadetti e socialisti.
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==== La Rivoluzione di ottobre ====
{{vedi anche|Rivoluzione russa}}
[[File:Stormningen av vinterpalatset.jpg|miniatura|sinistra|La presa del [[Palazzo d'Inverno]] durante la [[
Il tentativo controrivoluzionario del generale Kornilov, che tentò di ripristinare il vecchio regime con la connivenza dei grandi industriali e del partito dei cadetti, per quanto sventato, compromise definitivamente la credibilità del [[Governo provvisorio russo|governo provvisorio]] di Kerenskij a favore dei soviet e degli stessi bolscevichi, che avevano sempre appoggiato il passaggio del potere agli organismi popolari e risultavano ora il primo partito nei soviet di Pietrogrado e di Mosca. Tutti i dirigenti bolscevichi arrestati vennero rilasciati mentre Lenin, dalla clandestinità, fece pubblicare il 6 settembre l'articolo ''Sui compromessi'',<ref>Lenin, Opere, XXV, pp. 293-296.</ref> proponendo la formazione di un governo di menscevichi e [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialisti rivoluzionari]] che goda della fiducia dei soviet e che abbia un programma democratico avanzato. La proposta viene accettata il 13 settembre dal Comitato centrale del partito e il 14 ottobre si apriva a Pietrogrado la conferenza democratica che avrebbe dovuto discutere della formazione di un nuovo governo e degli assetti istituzionali della Repubblica russa, ma non riuscì a prendere nessuna decisione; nel frattempo Lenin, attraverso due nuove lettere, ''I bolscevichi devono prendere il potere'' e ''Il marxismo e l'insurrezione'', paventando che reazionari e moderati intendessero abbandonare la capitale nelle mani dei tedeschi per soffocare la rivoluzione e giudicando ormai mature le condizioni, proponeva improvvisamente ai compagni di partito di preparare segretamente e in tempi brevi l'insurrezione armata, rifiutando ogni compromesso, definito «cretinismo parlamentare», con la conferenza democratica. Il [[Comitato centrale]] bolscevico respinse tuttavia la sua proposta.
Lenin rientrò allora clandestinamente in treno a Pietrogrado il 9 ottobre: senza barba e senza baffi, con la parrucca, un cappello nero e una giacca col collare da prete, travestito da pastore luterano finlandese, si nascose in un appartamento del quartiere operaio<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Emilio Gentile|titolo=Mussolini contro Lenin|collana=i Robinson Letture|anno=2017|editore=Editori Laterza|p=|capitolo=Ritorna Lenin|ISBN=9788858129821}}</ref>. Nella riunione del Comitato centrale tenuta l'indomani, convinse dieci dei dodici presenti (in totale erano 21 i membri del Comitato) ad approvare il suo piano di insurrezione armata: tra i favorevoli all'iniziativa vi fu anche [[Trockij]], presidente del Soviet e di lì a breve nominato capo del [[Comitato militare rivoluzionario]] dei bolscevichi.<ref name=":0" /> Una grave difficoltà venne creata il 18 ottobre con la pubblicazione sulla rivista ''Novaja Žizn''' di una lettera inviata da Kamenev che, in disaccordo con la maggioranza, rese di dominio pubblico la preparazione dell'insurrezione; il dissidio tuttavia rientrò e il partito organizzò, per la prima volta nella sua storia, un ''politburo'' incaricato di sovrintendere all'insurrezione, mentre il soviet di Pietrogrado, a maggioranza bolscevica, costituì un Comitato militare rivoluzionario. All'alba del 25 ottobre 1917 le guardie rosse – milizie operaie bolsceviche – e i reggimenti della guarnigione della capitale, occupano i punti strategici della città e il [[Palazzo d'Inverno]], sede del governo, arrestando alcuni ministri: altri, fra cui Kerenskij, riescono a fuggire. La «rivoluzione d'ottobre» ha vinto senza quasi incontrare resistenza.
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Il 26 ottobre<ref>Tutte le date si intendono secondo il calendario giuliano fino al 1º febbraio 1918, equivalente al 14 febbraio, data di entrata in vigore del calendario gregoriano.</ref> il II Congresso panrusso dei soviet degli operai e dei soldati dichiarò decaduto il governo provvisorio di Kerenskij, approvò i decreti sulla pace e sulla terra: vennero confiscate senza indennizzo le terre dei proprietari fondiari e della Chiesa; ratificò la nomina del nuovo governo – il [[Consiglio dei commissari del popolo della RSFS Russa|Consiglio dei commissari del popolo]] (o ''Sovnarkom'') – a capo del quale è Lenin ed è costituito da soli bolscevichi – e nomina il Comitato esecutivo centrale panrusso (VCIK), organo facente funzione di parlamento, che è composto di centouno rappresentanti dei quali, per il ritiro dei socialisti rivoluzionari (SR) di destra e della maggioranza dei menscevichi dal Congresso dei soviet,<ref>{{cita|Ellenstein|vol. I, p. 110}}; Lev Trotskij, ''Storia della rivoluzione russa'', c. 47º; {{cita|Suchanov|vol. II, p. 909 e segg.}} dà una lunga cronaca della decisione dei SR di destra, dei menscevichi, dei trudovichi, del Bund e dell'Edintsvo di Plechanov.</ref> sessantadue sono bolscevichi, ventinove SR di sinistra e dieci menscevichi internazionalisti; per attività controrivoluzionaria vengono soppressi dal Comitato militare rivoluzionario i quotidiani ''Birževye Vedomosti'' (''Informazioni della borsa''), ''Den'' (''Il Giorno''), giornale menscevico finanziato dalle banche, ''Novoe Vremja'' (''Il tempo nuovo'') e ''Russkaja Volja'' (''La volontà russa''), di estrema destra, ''[[Russkie vedomosti]]'' (''Informazioni russe'') e ''Reč''' (''Il discorso''), organi dei cadetti.
Una volta superato il primo momento di sorpresa si organizzò la reazione: il 27 ottobre il generale [[Nikolaj Nikolaevič Duchonin|Duchonin]], nel suo quartier generale di [[Mahilëŭ|Mogilëv]], si nominò capo dell'esercito e prese contatto con Kerenskij il quale, con le truppe del generale Krasnov, marciò su Pietrogrado; il generale [[Kaledin]] controllava il Sud della Russia, dove costituì una "Repubblica dei cosacchi" mentre una parte dell'[[Ucraina]] si costituì in repubblica indipendente con capitale [[Kiev]]. A [[Mosca (Russia)|Mosca]] il colonnello Rjabcev, comandante del distretto militare, occupa il [[
[[File:Lenin, Trotsky and Voroshilov with Delegates of the 10th Congress of the Russian Communist Party (Bolsheviks).jpg|miniatura|sinistra|Lenin e [[Trotsky]] (al centro in piedi) in una foto scattata con alcuni soldati di [[Pietrogrado]]]]
Il generale Duchonin, destituito da Lenin, che pone al suo posto il sottotenente Krylenko, rifiutò di chiedere l'armistizio ai tedeschi e fece liberare i generali golpisti [[Lavr Georgievič Kornilov|Kornilov]], Denikin, [[Lukomskij]] e [[Vladimir Zakarovič Romanovskij|Romanovskij]]. Prima ancora che Krylenko e le sue truppe giungano a Mogilëv, Duchonin è arrestato e fucilato dai suoi stessi soldati. Intanto le truppe di Krasnov sono state battute e si sbandano: Kerenskij fugge, mentre il generale Krasnov, catturato e rilasciato sulla parola di non combattere più contro la rivoluzione, va nel bacino del Don dove riorganizza un nuovo esercito controrivoluzionario.
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==== L'Assemblea costituente ====
[[File:1917petrogradsoviet assembly.jpg|miniatura|Assemblea dei [[soviet]] a [[Pietrogrado]] nel 1917]]
La convocazione dell'Assemblea costituente, così come si era costituita in base al risultato elettorale, avrebbe legittimato un'opposizione al regime dei soviet e del governo bolscevico e infatti tutti i partiti antibolscevichi richiesero l'apertura dei suoi lavori. Lenin affrontò il problema con le sue ''Tesi sull'Assemblea costituente'', apparse sulla ''Pravda'' del 13 dicembre 1917.<ref>Lenin, ''Opere'', XXVI.</ref> Se è vero che «in una repubblica borghese l'Assemblea costituente è la forma più alta di democrazia» è anche vero, secondo Lenin, che tutte le forze socialdemocratiche le avevano opposto la repubblica fondata sui soviet come «una forma di democrazia più elevata» e «l'unica forma capace di assicurare il passaggio al socialismo nel modo meno doloroso», pertanto richiedere la convocazione dell'Assemblea significava rifiutare il passaggio al socialismo, rimanendo «nell'ambito della democrazia borghese», proprio ora che la rivoluzione d'ottobre aveva «strappato il dominio politico dalle mani della borghesia per darlo al proletariato e ai contadini poveri». Secondo Lenin «la guerra civile, cominciata con l'insurrezione controrivoluzionaria dei cadetti e dei seguaci di Kaledin [...] ha inasprito la lotta di classe e ha eliminato ogni possibilità di risolvere, per una via formalmente democratica», i problemi della Russia.
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L'Assemblea respinse a grande maggioranza la ''Dichiarazione'' e continuò i suoi lavori per tutta la notte finché, all'alba del 6 gennaio, la minoranza bolscevica e SR di sinistra abbandonarono la seduta. A quel punto il comandante della guardia, il marinaio Železnjakov,<ref>{{Cita web|url=https://libcom.org/article/zhelezniakov-anatoli-1895-1919-stormy-petrel|titolo=Zhelezniakov, Anatoli, 1895-1919|sito=ibcom.org|lingua=en}}</ref> fece presente al presidente dell'Assemblea, Černov, che «la guardia è stanca» e l'Assemblea va chiusa. Così fu e la Costituente non si riunì più.<ref>{{cita|Carr|vol. I, p. 119}}.</ref>
Il 20 gennaio 1918 il governo emise il decreto con il quale venne riconosciuta a tutti i cittadini la libertà di coscienza
=== Il trattato di pace ===
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==== Il Terrore rosso ====
{{vedi anche|Fine dei Romanov}}
Nell'estate 1918 le truppe controrivoluzionarie cecoslovacche avanzarono rapidamente verso [[Ekaterinburg]], dove il deposto Nicola II si trovava agli arresti con [[Romanov|la sua famiglia]]. Il 16 luglio [[Jakov Michajlovič Sverdlov|Sverdlov]], secondo alcuni con il beneplacito di Lenin,<ref>In E. Radzinskij, ''L'ultimo zar. Vita e morte di Nicola II'', pp. 290-291, si cita il fatto che Trotskij avrebbe voluto processare l'ex zar a Mosca e inviare la famiglia all'estero e che Sverdlov diede l'ordine dell'esecuzione quando era assente; lo stesso Trotskij riferisce che «occasionalmente» avanzò la proposta in sede di governo e che Lenin era in linea di principio d'accordo, ma sostenne che non vi fosse il tempo necessario. Trotskij riferisce che «non vi fu alcuna discussione [...] non insistetti nella mia proposta» e conclude osservando comunque che «l'esecuzione della famiglia imperiale era necessaria». Citato in E. Donnert, ''La Russia degli zar'', pp. 470-471.</ref> ordinò al commissario [[Jakov Michajlovič Jurovskij|Jurovskij]] l'eliminazione di Nicola II, della moglie [[Aleksandra Fëdorovna Romanova|Aleksandra Fëdorovna]] e dei figli [[Ol'ga Nikolaevna Romanova (1895-1918)|Ol'ga]], [[Tat'jana Nikolaevna Romanova|Tat'jana]], [[Marija Nikolaevna Romanova|Marija]], [[Anastasija Nikolaevna Romanova|Anastasija]] e [[Aleksej Nikolaevič Romanov|Aleksej]], unitamente a membri del loro seguito anch'essi detenuti. La notizia dell'esecuzione a Mosca venne data mentre Lenin ascoltava la discussione sui provvedimenti sanitari proposta dal commissario per la sanità Semaško; c'è "silenzio generale" fino a quando Lenin non propone di continuare la lettura della relazione. Il comunicato ufficiale diramato dall{{'}}''Izvestija'' del 19 luglio proclamava l'avvenuta fucilazione dello zar, ma non menzionava la famiglia, che anzi dichiarava "trasferita in un luogo sicuro".<ref>''Pagine di un diario'' di V. Miljutin, rivista ''Prožektor'' n. 4.</ref><ref>Citato anche in W. H. Chamberlin, ''Storia della Rivoluzione russa'', p. 507.</ref> La [[Chiesa ortodossa russa]] ha [[Canonizzazione dei Romanov|canonizzato]] nel 2000 Nicola II e la sua famiglia come [[Martire|martiri]].
Se Lenin abbia ordinato o comunque approvato l'esecuzione della famiglia Romanov resta una questione storiografica tuttora dibattuta.<ref>{{Cita libro|autore=Greg King|autore2=Penny Wilson|titolo=The Fate of the Romanovs|anno=2003|url=https://archive.org/details/fateofromanovs0000king|dataoriginale=1 ottobre 2005|editore=Wiley|ISBN=0-471-72797-0}}</ref>
Ai primi di agosto lasciavano la Russia gli ambasciatori delle potenze dell'[[Triplice intesa|Intesa]], che decisero di appoggiare direttamente la controrivoluzione: il 15 agosto 1918 truppe inglesi e statunitensi sbarcavano ad [[Arcangelo (Russia)|Arcangelo]] e a [[Murmansk]] mentre il 30, a Mosca, la [[Partito Socialista Rivoluzionario (Russia)|socialista rivoluzionaria]] [[Fanja Kaplan]], con due colpi di [[rivoltella]], ferì gravemente Lenin e a Pietrogrado venne ucciso il dirigente della ''Čeka'' [[Moisej Solomonovič Urickij|Uritskij]]. Il governo concesse alla ''Čeka'' un'autorità illimitata, autorizzando la fucilazione senza processo di oppositori politici e speculatori, l'arresto dei socialisti rivoluzionari di destra, la presa di ostaggi fra i borghesi e gli ufficiali: il 7 settembre vennero rese note 512 fucilazioni a Pietrogrado, un centinaio a [[Rivolta di Kronštadt|Kronštadt]], sessanta a Mosca, ottantasei a [[Perm']] e quarantuno a [[Velikij Novgorod|Novgorod]]<ref>{{cita|Ellenstein|p. 137}}.</ref> secondo le stime ufficiali. Lo studioso socialista [[Sergej Petrovič Mel'gunov|Sergej Melgunov]], vivente in Russia in quel periodo calcolò le vittime della rappresaglia in oltre
Il 25 ottobre il VCIK dichiarò che «vista la situazione, il terrore, come mezzo di sicurezza, si impone. È indispensabile, se si vuole salvare la repubblica sovietica contro i suoi nemici, isolare questi ultimi in campi di concentramento e fucilare tutti coloro che saranno sorpresi nelle organizzazioni, nei complotti e nelle sommosse delle guardie bianche»
==== Il comunismo di guerra ====
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[[File:Lenin 1919-03-18.jpg|thumb|right|Lenin durante un discorso nel 1919]]
Nel corso del 1918 era scoppiata la guerra civile tra le "armate bianche" – che lottavano per la restaurazione {{sf|dell'impero zarista}} (esse trovarono in alcune zone l'iniziale appoggio delle masse rurali contrarie alle requisizioni effettuate dal governo sovietico, ma poi lo persero per la volontà dei "bianchi" di restaurare sistematicamente nei territori conquistati tutti gli antichi privilegi della nobiltà e del clero) – e le "armate rosse" comuniste.
Le armate bianche erano finanziate e appoggiate militarmente dalle potenze dell'Intesa ([[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], [[Impero britannico]], [[Terza Repubblica
[[File:Ejército-rojo--russianbolshevik00rossuoft.png|miniatura|sinistra|Truppe bolsceviche impegnate nella guerra civile]]
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In conseguenza della situazione precaria Lenin (con l'appoggio degli altri dirigenti del partito bolscevico), al fine di poter vincere la guerra e poter quindi realizzare la rivoluzione socialista e l'eliminazione della "classe borghese", autorizzò la promulgazione e l'attuazione di una serie di provvedimenti (in vigore tra il 1918 e il 1921), che vanno complessivamente sotto il nome di "comunismo di guerra". Fra questi la cosiddetta decosacchizzazione, la deportazione e la fucilazione dei cosacchi della Russia meridionale che richiedevano l'autonomia amministrativa<ref>{{Cita libro|autore=Mihail Geller|titolo=Storia dell'Urss|anno=1984|editore=Rizzoli}}</ref>.
Vengono decisi il razionamento delle derrate alimentari e la requisizione forzata delle eccedenze cerealicole dei contadini (la popolazione rurale rispose con sollevazioni ai tentativi del governo di sequestrare le derrate agricole, le quali furono duramente represse, si calcola in
Il comunismo di guerra consistette principalmente nel controllo statale della produzione (per fini bellici) e della distribuzione di alimenti e prodotti (che dovevano essere razionati per le esigenze legate alla guerra).
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{{citazione|Tuttavia la GPU mantiene gli organici della Čeka e ottiene la facoltà di poter punire (anche con la morte) senza processo tutti coloro che vengono considerati responsabili di banditismo.|Lenin, 16 ottobre}}
Nel marzo venne decisa la requisizione degli oggetti di culto preziosi appartenenti al clero, ufficialmente allo scopo di rimediare agli effetti della carestia che si era verificata durante la guerra. Si ebbero circa un migliaio di episodi di "resistenza", a seguito dei quali i tribunali rivoluzionari sentenziarono la pena di morte a ventotto vescovi e
Lenin spese gli ultimi anni della propria vita, una volta conclusa la guerra e resosi conto delle proprie precarie condizioni di salute, principalmente nel cercare di designare il suo "successore" alla guida del partito. Venne colpito il 25 maggio 1922 da un [[ictus]] che comportò una parziale paralisi del lato destro del corpo, tanto che fu costretto a imparare a scrivere con la sinistra; solo il 2 ottobre cominciò a tornare all'attività, ma il 16 dicembre subì un secondo attacco. Il 23 dicembre riprese forze e lucidità, ma le sue condizioni si aggravarono progressivamente. Dal 6 marzo 1923 non fu più in grado di comunicare, fino alla completa paralisi e alla morte avvenuta il 21 gennaio 1924.<ref>Mihail Gelelr, Aleksandr Nekrici, ''Storia dell'URSS'', capitolo III, paragrafo 7º "Il caffetano di Lenin" e "Journal of Lenin's Duty Secretaries" in linea sul [https://www.marxists.org/archive/lenin/index.htm web.]</ref>
Data la giovane età di Lenin (
=== Il "testamento" di Lenin ===
{{vedi anche|Testamento di Lenin}}
[[File:Lenin and stalin crop.jpg|thumb|upright|Lenin e [[Stalin]] nel 1922 a
{{citazione|Il compagno Stalin, divenuto segretario generale, ha concentrato nelle sue mani un immenso potere, e io non sono sicuro che egli sappia servirsene sempre con sufficiente prudenza. D'altro canto, il compagno Trotski come ha già dimostrato la sua lotta contro il CC nella questione del commissariato del popolo per i trasporti, si distingue non solo per le sue eminenti capacità. Personalmente egli è forse il più capace tra i membri dell'attuale CC, ma ha anche una eccessiva sicurezza di sé e una tendenza eccessiva a considerare il lato puramente amministrativo dei problemi.<ref>Lettera al Congresso (Testamento di Lenin), 24 dicembre 1922 [http://marxists.anu.edu.au/italiano/lenin/1922/12/testamento.htm MIA - Lenin: Lettera al Congresso (Testamento di Lenin) (1922)].</ref>|Lenin}}
La ''lettera al Congresso'', meglio conosciuta come "testamento", è un insieme di documenti dettati da Lenin a sua moglie e alla sua stenografa Mar'ja Volodičeva tra il dicembre del 1922 e il gennaio del 1923, durante il suo soggiorno nella casa di cura di [[Nižnij Novgorod|Gor'kij]]. Nella prima parte della lettera Lenin avanzò la necessità di aumentare l'effettivo del Comitato centrale facendovi entrare operai e contadini (cinquanta-cento membri) e delineò i ritratti dei maggiori esponenti del partito candidati alla sua successione. Nella seconda parte del testo Lenin propose esplicitamente al Congresso la rimozione di Stalin (giudicato "troppo grossolano") dalla carica di segretario generale del partito. Egli riteneva indispensabile rendere noto il contenuto dopo la sua morte, ma il [[XIII Congresso del Partito Comunista Russo (bolscevico)|XIII Congresso del PCUS]] decise all'unanimità di non rendere il testamento di dominio pubblico. Soltanto nel 1956, durante il [[XX Congresso del PCUS]], [[Nikita Sergeevič Chruščëv|Nikita Chruščëv]] svelò l'esistenza di questo documento che successivamente fu pubblicato integralmente da alcune Organizzazioni Comuniste Internazionaliste.
La rottura con Stalin però si percepì anche prima della stesura del testamento. Durante la malattia di Lenin infatti Stalin costrinse i medici a imporre misure molto restrittive al malato, impedendogli di fatto qualsiasi attività: addirittura non poteva ricevere documenti o notizie dai suoi assistiti, né scrivere sotto dettatura. Il 21 dicembre 1922 Lenin dettò alla moglie una breve lettera per Trotsky, ma quando Stalin ne fu informato reagì con brutalità, rimproverando e aggredendo verbalmente la Krupskaja. Quando Lenin fu informato dell'accaduto il 5 marzo 1923, dopo averlo definito "insolente", minacciò Stalin di interrompere qualsiasi rapporto con lui se non avesse chiesto scusa a sua moglie.
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[[File:Bundesarchiv Bild 102-01169, Moskau, Lenin-Mausoleum.jpg|thumb|left|Il [[Mausoleo di Lenin]] nel marzo del 1925]]
Subito dopo la morte, il 23 gennaio, la salma di Lenin fu trasferita da
Stalin e soprattutto [[Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij|Feliks Dzeržinskij]], capo della ''Čeka'', vollero fare del corpo di Lenin un simbolo da esporre e da venerare in un apposito [[Mausoleo di Lenin|Mausoleo]] ai piedi delle mura del Cremlino, nonostante egli avesse espressamente dichiarato di voler essere seppellito accanto ai suoi compagni. All'inizio si pensò di congelare il corpo, ma il rapido deteriorarsi nell'attesa che venisse costruita un'apposita camera refrigerata ne rese necessaria l'[[imbalsamazione]]. Neppure i ripetuti appelli della vedova di rispettare le ultime volontà del marito servirono a far cambiare idea a Stalin.
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Nel 1909 Lenin pubblicò ''[[Materialismo ed empiriocriticismo]]'', in polemica con il compagno di partito [[Aleksandr Aleksandrovič Bogdanov|Aleksandr Bogdanov]], uno dei fondatori del bolscevismo e dirigente della corrente di sinistra (con un ruolo preminente nel 1905), il quale sosteneva che l'unica realtà è costituita dall'esperienza e che il marxismo vada aggiornato sulla base delle conclusioni degli scienziati positivisti (Bogdanov stesso era uno scienziato). La posizione filosofica di Bogdanov venne valutata da Lenin una variante dell'[[empiriocriticismo]] di [[Richard Avenarius]] e di [[Ernst Mach]], sebbene Bogdanov proponesse una visione parzialmente diversa, basata sull'unificazione delle esperienze psichiche e fisiche, da lui denominata [[empiriomonismo]].
[[File:Ernstmach.jpg|thumb|upright|[[Ernst Mach]]]]
Restando sul solco di [[Plechanov]] Lenin afferma che «l'unica proprietà della materia [...] è la proprietà di essere una realtà obiettiva, di esistere fuori della nostra coscienza [...]. Le nostre sensazioni, la nostra coscienza, sono solo l'immagine del mondo esterno». Pertanto secondo Lenin, seguendo Engels, la realtà non è, come sostengono gli empiriocriticisti, «una forma organizzatrice dell'esperienza», ma è il modo di essere dell'oggetto a cui il [[pensiero]] umano si avvicina secondo una [[dialettica]] fra [[verità]] assoluta e relativa: il soggetto è il cervello umano, «materia organizzata in un certo modo», che segue le stesse leggi della materia.
Lenin sostenne questa polemica senza avere potuto conoscere tutta l'elaborazione filosofica di Marx, pubblicata dopo la sua morte. Più tardi avrebbe tentato una rifondazione teorica dei presupposti filosofici marxisti nel breve articolo ''Tre fonti e tre parti integranti del marxismo'', dove ripeté la spiegazione di Engels secondo cui il marxismo è il prodotto originale del confluire di tre grandi filoni di pensiero rappresentativi dei «punti più elevati» raggiunti dal pensiero europeo nel secolo precedente: il socialismo francese, la filosofia tedesca e l'economia inglese.
Non tutti i seguaci della politica leninista hanno condiviso tutte le riflessioni filosofiche di Lenin, in particolare la teoria del «riflesso». Il problema è il ruolo della prassi, concetto centrale nel pensiero filosofico di Marx. Se la verità è l'adeguamento del soggetto conoscente all'oggetto esistente di per sé, si contraddice forse la centralità del ruolo della prassi enunciata da Marx nelle sue ''[[Tesi su Feuerbach]]''. Se la prassi – l'attività del soggetto sull'oggetto – è la mediazione fra conoscente e conosciuto, è il mezzo stesso del conoscere, essa diviene in Lenin una mera derivazione del riflesso.
=== L'imperialismo ===
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=== Risposta alle critiche socialdemocratiche ===
Alle critiche, di origine socialdemocratica, che consideravano la Russia immatura per il [[socialismo]], nel 1923 Lenin avrebbe risposto così: {{citazione|[...] ma un popolo che era davanti a una situazione rivoluzionaria, quale si era creata nella prima guerra imperialista, sotto l'imminenza di questa situazione senza via di uscita, non poteva forse gettarsi in una lotta che gli apriva almeno qualche speranza di conquistarsi condizioni non del tutto ordinarie per un ulteriore progresso della civiltà?
La Russia non ha raggiunto il livello di sviluppo delle forze produttive sulla base del quale è possibile il socialismo. Tutti gli eroi della II Internazionale... presentano questa tesi come oro colato... la considerano decisiva per l'apprezzamento della nostra rivoluzione.
Ma che cosa fare se l'originalità della situazione ha innanzi tutto condotto la Russia nella guerra imperialista mondiale, nella quale erano coinvolti tutti i
Che fare se la situazione, assolutamente senza vie d'uscita, decuplicava le forze degli operai e dei contadini e ci apriva più vaste possibilità di creare le premesse fondamentali della civiltà, su una via diversa da quella percorsa da tutti gli altri Stati dell'Europa occidentale? Forse che per questo la linea generale dello sviluppo della storia mondiale si è modificata? Si sono forse perciò cambiati i rapporti fondamentali tra le classi principali di ogni Stato...?
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* 1919. ''Economia e politica nell'epoca della dittatura del proletariato''
* 1920. ''[[L'estremismo, malattia infantile del comunismo]]''
* 1921. ''[[
* 1922. ''[[Testamento di Lenin|Lettera al partito]]''
* 1923. ''Sulla cooperazione''
* 1923. ''[[Sulla nostra rivoluzione]]''
== Note ==
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* Carlo Di Mascio, ''Lenin e i Quaderni sulla Scienza della Logica di Hegel'', Phasar Edizioni, Firenze, 2017 ISBN 978-88-6358-438-7.
* {{cita libro|autore=Jean Ellenstein|titolo=Storia dell'Unione Sovietica|volume=2 voll.|città=Roma|editore=Editori Riuniti|anno=1976|cid=Ellenstein}}
* {{cita libro|autore=Louis Fischer|titolo=The Life of Lenin|url=https://archive.org/details/lifeoflenin0000loui_i9g1|anno=1964|editore=Weidenfeld and Nicolson|città=Londra|lingua=en|cid=Fischer, 1964}}
* {{cita libro|autore=Louis Fischer|titolo=Vita di Lenin|volume=2 voll.|città=Milano|editore=Mondadori|anno=1973|isbn=no|OCLC=889189132|cid=Fischer, 1973}}
* Francesco Fistetti, ''Lenin e il machismo. Da "Materialismo ed empiriocriticismo" ai "Quaderni filosofici"'', Milano, 1977.
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* Dominique Lecourt, ''Lenin e la crisi delle scienze'', Roma, 1974.
* {{Cita libro|autore=Vladimir Lenin|traduttore=[[Walter Monier]]|titolo=Discorsi registrati nel 1919|anno=1969|editore=Editori Riuniti|città=Roma|collana=Orientamenti}}
* Vladimir Lenin, ''Che fare''?, Roma, Editori Riuniti 2019 ISBN 978 88 359 8133 6
* Vladimir Lenin, ''Stato e rivoluzione'', a cura di Valentino Gerratana, Roma, Editori Riuniti 2021 ISBN 978 88 359 8204 3
* Moshe Lewin, ''L'ultima battaglia di Lenin'', Bari, Laterza, 1969.
* {{cita libro|titolo=Lenin|url=https://archive.org/details/lenin0000lihl|cognome=Lih|nome = Lars T.|anno=2011|editore=Reaktion Books|città=Londra|isbn=978-1-86189-793-0|cid=Lih, 2011|lingua=en}}
* György Lukács, ''Lenin. Unità e coerenza del suo pensiero'', Torino, Einaudi, 1970.
* {{cita libro|autore=Jean-Jacques Marie|titolo=Lénine. La révolution permanente|città=Parigi|editore=Payot|anno=2011|isbn=978-2-228-90689-0|lingua=fr|cid=Marie}}
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* Adam B. Ulam, ''Lenin e il suo tempo'', Firenze, Vallecchi, 1967.
* {{cita libro|autore=Gérard Walter|titolo=Lénine|città=Paris|editore=Marabout Université|anno=1950|lingua=fr|cid=Walter}}
* {{cita libro|titolo=Lenin: The Practice and Theory of Revolution|url=https://archive.org/details/leninpracticethe0000whit|cognome=White|nome=James D.|anno=2001|editore=Palgrave|città=Basingstoke and New York|isbn=978-0-333-72157-5|cid=White, 2001|lingua=en}}
* {{Cita libro|titolo=I DIECI GIORNI CHE SCONVOLSERO IL MONDO|autore=John Reed|editore= Rizzoli Editore|città=Milano|anno=1980|isbn=978-88-6596-307-4}}
== Voci correlate ==
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* [[Filosofia marxista]]
* [[Leninismo]]
* [[Leninopad]]
* [[Memoriale di Lenin]]
* [[Premio Lenin]]
Riga 525 ⟶ 522:
[[Categoria:Lenin| ]]
[[Categoria:Ebrei russi]]
[[Categoria:Rivoluzionari sovietici]]
[[Categoria:Filosofi russi del XIX secolo]]
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