Castello di Berlino: differenze tra le versioni

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{{Edificio civile
|nome edificio = Castello di Berlino
|immagine = Berlin-BerlinerSchloss-6-Asio.JPG
|immagine = Berliner Stadtschloss, Nordostfassade 2022-1000099.jpg
|didascalia = Vista da nord-ovest del palazzo ricostruito, settembregiugno 20222023
|paese = DEU
|città = Berlino
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== Storia ==
[[File:Karte berlin stadtschloss.png|thumb|left|Posizione del castello di Berlino nella città]]
===Il castello medioevale===
La costruzione del Castello cominciò nel [[1443]]. Nei secoli l'edificio fu continuamente ampliato ed abbellito, con il contributo dei maggiori architetti ed artisti dell'epoca. Danneggiato in maniera limitata dai bombardamenti della [[seconda guerra mondiale]], fu abbattuto nel [[1950]] su ordine della nuova [[Repubblica Democratica Tedesca|Repubblica Democratica]], perché considerato "simbolo del [[militarismo]] [[prussia]]no". Il quarto portale, da cui il 9 novembre [[1918]] [[Karl Liebknecht]] aveva proclamato la fondazione della "Repubblica socialista", fu conservato e inserito nella facciata dello ''[[Staatsratsgebäude]]'' (edificio del consiglio di Stato della RDT).
La costruzione di quello che sarebbe diventato il palazzo iniziò nel [[1443]] per ordine dell'Elettore [[Federico II di Brandeburgo]], soprannominato "Dente di Ferro". Il nuovo castello, situato sulla riva occidentale della [[Sprea]], nella piccola [[Cölln]], doveva servire a controllare il fiorente commercio della doppia città di Berlino/Cölln e a sottolineare il nuovo ''status'' degli [[Casato di Hohenzollern|Hohenzollern]], nominati [[Marca di Brandeburgo|Elettori di Brandeburgo]] dall'imperatore [[Sigismondo di Lussemburgo]] nel [[1415]]. La posizione strategica del castello permetteva di controllare il flusso commerciale attraverso la Sprea e il ponte di legno che collegava Cölln a ovest e Berlino a est. Poco dopo l'inizio dei lavori di costruzione, tra il [[1447]] e il [[1448]] scoppiò in città una serie di sommosse e rivolte contro il governo degli Hohenzollern. Anche se in seguito furono sedate, segnarono l'inizio delle complicate relazioni tra la futura Berlino e la casa degli Hohenzollern. La costruzione del nuovo castello fu completata intorno al [[1451]].
 
Di questo castello [[Tardo gotico|tardogotico]] sono rimasti nel tempo solo due elementi, la cosiddetta ''Grüne Hut'' (Cappello Verde), una torre coperta da un tetto di rame, e la ''Erasmuskapelle'' (Cappella di Erasmo), iniziata dopo il [[1450]] e completata intorno al [[1454]], quando [[Papa Niccolò V]] le concesse lo ''status'' di [[chiesa parrocchiale]] con una bolla.<ref>{{cita|Geyer|pp. 17-18}}.</ref>
L'ampia area ricavata dalla demolizione del Castello fu battezzata ''[[Marx-Engels-Platz]]'' ed utilizzata come spazio per le dimostrazioni di massa, fino alla costruzione, sul lato est, del ''[[Palast der Republik]]'' ([[1976]]), oggi a sua volta demolito.
 
===L'epoca Ricostruzione rinascimentale===
[[File:Berliner Schloss um 1690 von der langen Brücke Abraham Jansz. Begeyn.jpg|miniatura|Veduta del castello rinascimentale di [[Abraham Begeyn]]]]
Nel [[2003]] si è decisa la ricostruzione delle tre facciate principali e della Schlüterhof, una corte interna, del Castello come [[Humboldt Forum]]. L'edificio ospiterà al suo interno, realizzato secondo canoni moderni, strutture museali come il Museo Etnologico, il Museo di Arte Asiatica, la Biblioteca Centrale e Regionale di Berlino e la [[Humboldt Universität]], nonché circa 1.000 eventi individuali all'anno per i 3 milioni di visitatori previsti.<ref name="TheLocal">{{Cita news |url=https://www.thelocal.de/20180116/germanys-largest-cultural-project-on-schedule-to-open-in-berlin-by-2019 |titolo=Rebuild of Kaiser's palace in central Berlin on schedule to open next year |pubblicazione=The Local |data=16 gennaio 2018 |accesso=19 gennaio 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180119235149/https://www.thelocal.de/20180116/germanys-largest-cultural-project-on-schedule-to-open-in-berlin-by-2019 |dataarchivio=19 gennaio 2018 |urlmorto=sì }}</ref>
Il primo castello rimase inalterato per circa un secolo, fino a quando l'Elettore [[Gioacchino II di Brandeburgo|Gioacchino II]] (1535-1571) decise di ricostruire completamente l'edificio tra il [[1538]] e il [[1540]] in [[Arte del Rinascimento|stile rinascimentale]], ispirandosi al sontuoso [[castello di Torgau]] degli [[Sovrani di Sassonia|Elettori di Sassonia]]. Gli architetti [[Caspar Theiss]] e [[Kunz Buntschuh]] furono incaricati di creare il nuovo edificio, che sarebbe diventato il centro della vita di corte e del governo.
 
I successivi ampliamenti avvennero sotto il suo successore, l'Elettore [[Giovanni Giorgio di Brandeburgo|Giovanni Giorgio]] (1571-1598). La ''Haus der Herzogin'' (Casa della Duchessa, 1585-1590) per la giovane moglie [[Elisabetta di Anhalt-Zerbst]] fu costruita di fronte al fiume, a sud-est, e la ''Hofapotheke'' (Farmacia di Corte, 1585-1596) a nord-est. All'estremità occidentale del cortile, l'architetto [[Rocco Guerrini]], costruì un'ala (1593-1595) per gli ospiti, i consigli e l'amministrazione del principe, che in seguito portò il suo nome.
Nel novembre 2008 è stato scelto il progetto di [[Franco Stella]] per la ricostruzione del Castello.<ref>{{cita news|url=http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/esteri/germania-architetto/germania-architetto/germania-architetto.html|titolo=È un architetto italiano a restituire a Berlino il suo palazzo imperiale|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|repubblica.it]]|autore=Andrea Tarquini|data=28 novembre 2008}}</ref> Il costo stimato alla fine dei lavori è di circa 600 milioni di euro. L'inaugurazione è avvenuta nel [[2020]].<ref name="TheLocal"/>
 
Durante i regni degli Elettori [[Gioacchino Federico di Brandeburgo|Gioacchino Federico I]] (1598-1608), [[Giovanni Sigismondo di Brandeburgo|Giovanni Sigismondo I]] (1608-1619) e [[Giorgio Guglielmo di Brandeburgo|Giorgio Guglielmo I]] (1619-1640) il castello non subì cambiamenti significativi, ma le devastazioni della [[Guerra dei trent'anni|Guerra dei Trent'anni]] sì, e nel 1637 la corte decise di trasferirsi nella città di [[Königsberg]], meno colpita dal conflitto. Solo nel 1645 il nuovo Elettore [[Federico Guglielmo I di Prussia|Federico Guglielmo I]], noto come "il Grande Elettore", si trasferì nuovamente a Berlino/Cölln. L'architetto [[Johann Arnold Nering|Johan Arnold Nering]] intraprese allora una revisione completa del castello e la creazione di nuove stanze.
 
Di particolare rilievo furono i nuovi ''Kurfürstlichen Gemächer'' (Camere elettorali, 1679-1681) rivolti verso il fiume per Federico Guglielmo I, l'ampliamento della ''Haus der Herzogin'' (Casa della Duchessa, 1685-1690) a sud e la ''Braunschweigische Galerie'' (Galleria di Brunswick, 1690) che li collegava tra loro. Nering costruì anche la ''Alabastersaal'' (Sala dell'Alabastro, 1681-1685) all'estremità occidentale del castello, annessa all'ala Lynar. Si trattava di un grande e lussuoso spazio per i grandi ricevimenti, decorato con le statue in marmo di quattro grandi monarchi storici: [[Alessandro Magno]], [[Gaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]], [[Carlo Magno]] e [[Rodolfo I d'Asburgo]], opera di [[Bartholomäus Eggers]], e di altri elettori del Brandeburgo.<ref>{{cita|Geyer|pp. 38-44}}.</ref>
 
I miglioramenti al palazzo elettorale continuarono nonostante la morte del "Grande Elettore" nel [[1688]], fino alla morte di Nering nel 1695. A quel punto il nuovo Elettore [[Federico III di Brandeburgo|Federico III]] (1688-1713) aveva già in mente nuovi importanti progetti.
 
A partire dal [[1646]] iniziò anche la riqualificazione urbana di Berlino/Cölln, con la creazione di nuovi quartieri a ovest del castello e la realizzazione di una strada che conduceva al [[Tiergarten (Berlino)|Tiergarten]], la riserva di caccia dell'elettore; questa strada sarebbe poi diventata il famoso viale [[Unter den Linden]]. Il castello perse così la sua posizione periferica e divenne il centro della fiorente capitale del Brandeburgo.
 
===L'epoca barocca===
[[File:Stadtschloss 1702.jpg|miniatura|Il progetto barocco dell'architetto [[Andreas Schlüter]]]]
Durante il regno dell'Elettore [[Federico II di Prussia|Federico III]] (re [[Federico I di Prussia]] dal [[1701]]), il castello subì la seconda grande ristrutturazione, probabilmente la più grande della sua storia, trasformandolo in un grande palazzo barocco. L'architetto [[Andreas Schlüter]] fu nominato direttore dei lavori nel 1699 e progettò un grande edificio delle stesse dimensioni del precedente, anch'esso con un cortile centrale e facciate barocche ispirate al [[Palazzo Madama (Roma)|Palazzo Madama]] di [[Roma]]. Con l'incoronazione di Federico I di Prussia nel [[1701]], l'edificio divenne una residenza reale.
 
Nel [[1706]], tuttavia, Schlüter fu licenziato in seguito allo scandalo della ''Münzturm'' (Torre della Zecca), quando la torre monumentale che aveva iniziato a costruire accanto al castello dovette essere demolita per problemi strutturali. Gli subentrò lo svedese [[Johann Friedrich Eosander von Göthe]], che presentò un progetto ancora più sontuoso per il palazzo: raddoppiare il palazzo creando un nuovo cortile interno e creare un nuovo ingresso ad arco trionfale coronato da una torre (che non fu costruita). I costi faraonici del progetto mandarono quasi in bancarotta il piccolo Stato prussiano e nel 1713, con l'ascesa al trono del re Federico Guglielmo I, Eosander von Göthe fu licenziato e sostituito da [[Martin Heinrich Böhme]] (un discepolo di Schlüter), che completò il palazzo nel [[1716]].
 
[[Federico Guglielmo I di Prussia|Federico Guglielmo I]] (1713-1740) mostrò scarso interesse per l'architettura e lo sfarzo, facendo trasformare il grande ''lustgarten'' (giardino di piacere) di fronte al lato nord del palazzo in un campo di manovra. Tuttavia, completò l'ampliamento del palazzo nel 1716 e nel 1726 creò le ''Polnischen Kammern'' (Camere polacche) al piano terra del palazzo, una lussuosa serie di stanze destinate ad accogliere il re [[Augusto II di Polonia]] durante la sua visita nel 1728. D'altra parte, le riforme amministrative e finanziarie che egli portò avanti durante il suo regno furono esemplari.
 
Nel [[1740]], con l'inizio del regno di [[Federico II di Prussia|Federico II]] "il Grande", un monarca interessato all'arte e alla cultura, ci fu un rinnovato interesse per il palazzo di Berlino e il suo ambiente urbano, con grandi progetti come il ''Forum Fridericianum'' e l'installazione degli appartamenti del monarca nell'angolo sud-est, di fronte al fiume, con un gabinetto circolare in stile rococò che ricordava quello che aveva a Rheinsberg come principe ereditario. Tuttavia, il sovrano preferì presto i palazzi di Potsdam e Sanssouci, vivendo a Berlino solo in inverno e durante le celebrazioni del carnevale. A differenza della corte maschile di Federico II, la regina [[Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel-Bevern|Elisabetta Cristina]] e la regina madre [[Sofia Dorotea di Hannover|Sofia Dorotea]] (morta nel 1757) trascorrevano gran parte dell'anno a palazzo, tenendo ricevimenti e concerti. Il calendario annuale di Federico II era solitamente il seguente: trascorreva dicembre e gennaio a Berlino, poi la primavera allo [[Stadtschloss (Potsdam)|Stadtschloss]], in maggio e agosto presiedeva le manovre militari a Berlino, ma risiedeva a [[Charlottenburg]]; l'estate era trascorsa a [[Palazzo di Sanssouci|Sanssouci]] e l'autunno di nuovo allo Stadtschloss di Potsdam.
 
Il breve regno di [[Federico Guglielmo II di Prussia|Federico Guglielmo II]] (1786-1797) fu comunque un periodo di splendore per il palazzo berlinese, che fu dotato di sontuosi interni neoclassici. Gli architetti più emblematici del [[neoclassicismo |neoclassicismo tedesco]], [[Friedrich Wilhelm von Erdmannsdorff]], [[Carl von Gontard]] e [[Carl Gotthard Langhans]], realizzarono per il re le ''Königskammern'' (Camere Reali) al primo piano, affacciate sul [[Lustgarten]].
 
===Fra il regno prussiano e l'impero tedesco===
Il re [[Federico Guglielmo III di Prussia|Federico Guglielmo III]] (1797-1840) fu il primo monarca a non abitare nel castello, preferendo l'intimità del [[Kronprinzenpalais]] sull'Unter den Linden. Dopo anni di spese durante il regno del suo predecessore, Federico Guglielmo II, il nuovo monarca trovò le casse vuote, quindi i suoi interventi a palazzo furono eminentemente pratici. Il sovrano è sempre stato contrario alle spese eccessive, ma visto il deterioramento dell'edificio, intraprese importanti lavori di restauro per rinnovare i cornicioni e le statue.
 
Le prime riparazioni furono effettuate nel [[1798]], in risposta al pericolo rappresentato dal distacco di pezzi di cornicione. I restauri proseguirono negli anni successivi, estendendosi anche ai tetti e alle cornici di porte e finestre. Anche nell'anno drammatico del [[1806]], in cui non era possibile investire denaro per la ristrutturazione, furono eseguiti piccoli lavori di manutenzione, anche se per evitare sforamenti di bilancio Federico Guglielmo III si riservò il diritto di autorizzare ulteriori lavori. Nell'aprile [[1814]], da [[Parigi]], il monarca ordinò l'acquisto di diverse tonnellate di pietra arenaria da [[Pirna]] per i lavori. Nel [[1817]] iniziò il restauro dei portali, nel [[1821]] delle facciate esterne, nel [[1833]] dell'arco trionfale principale (Portale III), dopo diverse lamentele per il suo deterioramento e per il fatto che era pieno di urina e sporcizia, e nel [[1839]] vennero rinnovati i cornicioni e le statue nei cortili interni.<ref>{{cita|Geyer|pp. 57-63}}.</ref>
 
Inoltre, nel [[1824]], i dintorni del palazzo furono abbelliti dal completamento dello ''Schlossbrücke'' (Ponte del Castello), progettato da [[Karl Friedrich Schinkel]], e nel [[1830]] fu inaugurato il nuovo ''Königliches Museum'' (Museo Reale) dall'altra parte del Lustgarten.
 
A differenza del padre, [[Federico Guglielmo IV di Prussia|Federico Guglielmo IV]] (1840-1861) abitò nel palazzo già nel 1815, quando era ancora principe ereditario. Con il permesso del padre, si trasferì negli ex appartamenti di Federico II il Grande nell'angolo sud-est del castello, a cavallo tra la Schlossplatz e la Sprea. Il monarca, amante e conoscitore dell'arte e della cultura, fece rinnovare queste stanze in diverse occasioni. Karl Friedrich Schinkel creò sontuosi spazi neoclassici di chiara impronta storicista, conservando il gabinetto rococò di Federico II e trasformando la cappella gotica di Erasmo nell'ufficio del monarca.
 
[[File:Berlin_Stadtschloss_1920er.jpg|miniatura|La facciata e l'arco monumentale (Portale III) di Eosander von Göthe con la nuova cupola di Stüler.]]
 
Dopo la sua ascesa al trono nel [[1840]], Federico Guglielmo IV intraprese importanti modifiche interne al castello, aiutato dalla sua stretta amicizia con l'architetto reale Schinkel e il suo successore [[Friedrich August Stüler]]. Nel [[1845]], ispirandosi ai progetti di Eosander von Göthe e alla chiesa veneziana di [[Basilica di Santa Maria della Salute|Santa Maria della Salute]], l'architetto Stüler creò la grande cupola sopra il portale principale. Il suo interno conteneva una nuova cappella con seicento posti a sedere, che fu completata nel 1853, ma inaugurata il 18 gennaio 1854, anniversario dell'incoronazione del monarca.
 
Allo stesso tempo, la vicina ''Weisser Saal'' (Sala Bianca), la sala più grande del palazzo, fu completamente ristrutturata. La grande sala fu completamente rinnovata in stile rinascimentale, così come la scala adiacente che consentiva l'accesso diretto agli ospiti dal Portale III durante le feste e i balli di corte. L'insieme fu completato nel [[1847]] e nel [[1851]] fu aggiunta una fontana in cima alla scalinata.<ref>{{cita|Geyer|pp. 89-98}}.</ref>
 
Durante la [[rivoluzione del 1848]], il 18 marzo, ci furono manifestazioni e gravi disordini del palazzo e nei dintorni, ma a differenza di [[Luigi Filippo di Francia|Luigi Filippo I]] che dovette abdicare e fuggire dalle [[Palazzo delle Tuileries|Tuileries]], l'abilità politica del monarca e la sua promessa di riforme e di una costituzione riuscirono a stabilizzare la situazione. Tuttavia, il monarca non risiedette mai più a Berlino, trascorrendo gli inverni nel palazzo di Charlottenburg fino alla sua morte, avvenuta nel [[1861]].
 
Anche il re [[Guglielmo I di Germania|Guglielmo I]] (imperatore tedesco dal 1871) non abitò nel palazzo, preferendo la sua residenza privata nell'Altes Palais sull'Unter den Linden. Ancora una volta, il grande edificio barocco servì solo per grandi ricevimenti e come sede dell'amministrazione di corte prussiana, dove avevano sede del Tesoro della Corona, il ''Königliches Haus-Archiv'' (Archivio della Casa Reale) e il ''Königliches Hof-Marschall'' (Maresciallo di Corte Reale).
 
Nel [[1862]] fu istituita nel castello la ''Königliche Hausbibliothek'' (Biblioteca della Casa Reale, da non confondere con l'ex Biblioteca Reale, oggi Biblioteca di Stato di Berlino). In origine la biblioteca conteneva solo i circa 20.000 volumi appartenenti al re Federico Guglielmo IV ed era situata nell'ex Kunstkammer elettorale al terzo piano, ma dal [[1874]] fu trasferita in diverse stanze al primo piano, di fronte alla Sprea. Nel corso degli anni si aggiunsero le biblioteche personali di altri monarchi, come quella di Federico Guglielmo III e della regina Luisa nel Kronprinzenpalais nel [[1865]], quella di Federico Guglielmo II nel castello stesso nel [[1869]], la collezione del Castello di Monbijou nel 1899 e quella dell'imperatore Federico III nel [[1900]]. La Biblioteca della Casa Reale era a disposizione della famiglia imperiale e del personale di corte e di casa e di solito era accessibile al pubblico al mattino.
 
Le ultime modifiche importanti al palazzo avvennero durante il regno dell'ultimo imperatore tedesco e re di Prussia, [[Guglielmo II di Germania|Guglielmo II]] (1888-1918). Seguendo l'[[Guglielminismo|estetica neobarocca guglielminista]] e con il desiderio di trasformare Berlino nella grande capitale di un impero globale in piena espansione, l'area intorno al palazzo fu decorata con costruzioni pompose come il [[Monumento nazionale al Kaiser Guglielmo]] (1895-1897) o la nuova [[duomo di Berlino|Cattedrale di Berlino]] (1895-1905).
 
Anche all'interno del palazzo, l'architetto di corte Ernst von Ihne eseguì ampi interventi e ristrutturazioni. La Weisser Saal (Sala Bianca, 1891-1895) fu completamente rinnovata, creando uno spazio monumentale con illuminazione completamente elettrica, completata nel 1902. Al di sotto di questa grande sala furono creati due lussuosi e moderni gruppi di appartamenti per gli ospiti, al piano terra la ''Mecklenburgische Wohnung'' (Appartamenti del Meclemburgo) e al primo piano la ''Wilhelmische Wohnung'' (Appartamenti del Guglielmo). I lussuosi mobili di queste stanze furono creati dai migliori artigiani berlinesi nel tentativo di competere con l'egemonia artistica della Francia e furono esposti all'[[Esposizione di Parigi (1900)|Esposizione Universale di Parigi]] del [[1900]].
 
D'altra parte, il palazzo era dotato dei più recenti progressi tecnici. L'elettricità fu introdotta per la prima volta nel [[1889]], in occasione della visita del re d'Italia [[Umberto I di Savoia|Umberto I]], e dal [[1906]] il palazzo disponeva di generatori elettrici propri che lo rendevano indipendente dalla rete elettrica generale. Nel [[1865]], l'edificio fu collegato alla rete municipale che forniva acqua corrente alle cucine e ai bagni, ma dal [[1891]] il palazzo aveva un proprio pozzo e una propria sottoalimentazione, che fu gradualmente ridotta a partire dal [[1913]] a causa dei lavori per la vicina Museumsinsel. Infine, fu migliorato il sistema di protezione antincendio, con l'installazione di porte antincendio nei sottotetti e di allarmi elettrici in tutto l'edificio nel [[1911]].<ref>{{cita|Geyer|pp. 128-129}}.</ref>
 
===Dalla rivoluzione al nazismo===
Il palazzo, un tempo simbolo del potere degli Hohenzollern, fu anche uno degli scenari della [[Rivoluzione di novembre|Rivoluzione tedesca]]. La sera del 9 novembre 1918, alla notizia dell'abdicazione di Guglielmo II, il palazzo fu occupato da soldati e lavoratori e il leader socialista [[Karl Liebknecht]] proclamò la Libera Repubblica Socialista Tedesca. Contrariamente a quanto si crede, però, non lo fece dallo stesso balcone del Portale V che l'imperatore aveva usato nel 1914, ma dal cofano di un'automobile. Durante la crisi natalizia del 1918, il palazzo, dove era accampata la ''Volksmarinedivision'' (Divisione Marina del Popolo), fu teatro di scontri tra i marinai rivoluzionari e l'esercito regolare, che danneggiarono le facciate dell'edificio. Ci furono anche dei saccheggi, ma il castello sopravvisse relativamente indenne alla Rivoluzione tedesca.
 
Durante la [[Repubblica di Weimar]], il castello non ebbe alcuna funzione politica o rappresentativa, le sale più importanti furono aperte al pubblico come museo di belle arti e varie istituzioni culturali furono ospitate nell'edificio, come la [[Società Kaiser Wilhelm]]. L'edificio non fu utilizzato dai nazisti a causa del suo legame con la monarchia prussiana, ma il Lustgarten fu ristrutturato nel 1935 per ospitare i grandi eventi del regime e il castello fu ridotto a un semplice sfondo su cui appendere grandi svastiche. Nel [[1936]] la fiamma olimpica ardeva davanti al castello e nel 1940 vi fu esposto trionfalmente il carro dove fu firmato l'[[armistizio di Compiègne]] nell'ottobre 1918.
 
Durante la [[Seconda guerra mondiale]], il palazzo fu vittima dei bombardamenti alleati su Berlino. Nel maggio del 1944, una bomba fece un grande buco nell'ala nord del castello che si affaccia sul Lustgarten, raggiungendo le cantine e mandando in frantumi tutti i vetri dell'edificio. Il 3 febbraio 1945 fu nuovamente bombardato, ma questa volta bruciò per quattro giorni senza che nessuno spegnesse l'incendio a causa del caos in città. Il 28 aprile la facciata sud fu danneggiata dall'artiglieria sovietica durante la [[battaglia di Berlino]]. Tuttavia, data la natura massiccia dell'edificio, i danni complessivi furono meno gravi rispetto al [[castello di Charlottenburg]], ampiamente ricostruito. Anche la collezione d'arte del palazzo fu colpita dalla guerra: la ''Königliche Hausbibliothek'' (Biblioteca della Casa Reale), che conteneva circa 71.000 libri, fu evacuata a Sanssouci, ma fu ripresa dall'esercito sovietico e inviata alla Biblioteca di Stato Lenin, che distribuì i libri a varie biblioteche regionali. Nel [[1958]] l'[[Unione Sovietica]] ha restituito alcuni spartiti musicali, nel 1997 la [[Georgia]] ha restituito 110 libri e nel 2007 l'[[Armenia]] ha restituito 10 libri.
 
=== La demolizione e la sostituzione ===
Nei primi anni del dopoguerra, dopo alcune riparazioni di base, alcune aree del palazzo, come la ''Weisser Saal'', furono utilizzate per mostre temporanee. Tuttavia, dopo la spartizione di Berlino nel [[1948]], la SED e il suo leader [[Walter Ulbricht]] iniziarono a chiedere la demolizione dell'edificio. I leader socialisti della DDR lo consideravano troppo costoso da ricostruire e un simbolo del militarismo e dell'imperialismo prussiano. Nonostante l'opposizione dell'opinione pubblica e di alcuni intellettuali, tra cui Friedrich Ebert junior, il 7 settembre 1950 iniziò la demolizione del palazzo con la dinamite. Al suo posto fu lasciato un grande spazio vuoto per manifestazioni e raduni politici. Solo il Portale V, da dove Liebknecht aveva proclamato la Repubblica socialista nel 1918, si salvò. Il frammento barocco del palazzo fu inserito nella facciata moderna dello ''Staatsratsgebäude'' (edificio del Consiglio di Stato).
 
Dopo oltre due decenni di vuoto, nel [[1974]] il leader socialista [[Erich Honecker]] decise di costruire un edificio rappresentativo del regime sul sito del vecchio castello. Il nuovo [[Palast der Republik]] (Palazzo della Repubblica) fu inaugurato nel 1976 e, oltre a ospitare ristoranti, gallerie d'arte e un teatro, fu anche la sede della Camera del Popolo, il parlamento della [[DDR]]. Meno di quindici anni dopo, il Palast der Republik dovette chiudere a causa della contaminazione da amianto.
 
Poco dopo la caduta del [[Muro di Berlino]] e la riunificazione della Germania, è iniziato il dibattito sulla demolizione del Palast der Republik, contaminato dall'amianto e associato alla ex DDR, e sulla ricostruzione del castello di Berlino. La rimozione dell'amianto è iniziata nel 1997 ed è stata completata nel [[2002]], lo stesso anno in cui il [[Bundestag]] ha votato a grande maggioranza per la ricostruzione dell'ex castello. La demolizione è avvenuta tra il [[2006]] e il [[2008]].
 
== Ricostruzione ==
[[File:Humboldt Forum (51703469014).jpg|miniatura|Interno del nuovo castello.]]
Nel [[2003]] si è decisa la ricostruzione delle-come tresagoma facciateed principaliaspetto eesteriore- della Schlüterhof, una corte interna,dell'edificio del Castello comenelle [[Humboldtfacciate Forum]]. L'edificio ospiterà al suo internoNord, realizzato secondo canoni moderniOvest, struttureSud musealie comedella il Museo EtnologicoSchlüterhof, iluna Museocorte di Arte Asiaticainterna, la Biblioteca Centrale e Regionale di Berlino e lacome [[Humboldt UniversitätForum]], nonché circa 1.000 eventi individuali all'anno per i 3 milioni di visitatori previsti.<ref name="TheLocal">{{Cita news |lingua=en|url=https://www.thelocal.de/20180116/germanys-largest-cultural-project-on-schedule-to-open-in-berlin-by-2019 |titolo=Rebuild of Kaiser's palace in central Berlin on schedule to open next year |pubblicazione=The Local |data=16 gennaio 2018 |accesso=19 gennaio 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180119235149/https://www.thelocal.de/20180116/germanys-largest-cultural-project-on-schedule-to-open-in-berlin-by-2019 |dataarchivio=19 gennaio 2018 |urlmorto=sì }}</ref>
 
Nel novembre 2008 è stato scelto il progetto di [[Franco Stella]] per la ricostruzione del Castello.<ref>{{cita news|url=http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/esteri/germania-architetto/germania-architetto/germania-architetto.html|titolo=È un architetto italiano a restituire a Berlino il suo palazzo imperiale|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|repubblica.it]]|autore=Andrea Tarquini|data=28 novembre 2008}}</ref> Il costo stimato alla fine dei lavori è di circa 600 milioni di euro. L'inaugurazione è avvenuta nel [[2020]].<ref name="TheLocal"/>
 
L'edificio oggi ospita al suo interno, realizzate secondo canoni moderni, strutture museali come il Museo Etnologico, il Museo di Arte Asiatica, la Biblioteca Centrale e Regionale di Berlino e la [[Humboldt Universität]], nonché circa 1.000 eventi individuali all'anno per i 3 milioni di visitatori previsti.
 
== Galleria d'immagini ==
<gallery class="center" >
image:Berlin Stadtschloss.jpg|Veduta del castello nel XIX secolo
image: Stadtschloss schlueterhof 1.jpg |Veduta della corte interna, la ''Schlüterhof'', in un quadro di [[Eduard Gaertner]], 1830.
image:Lustgarten, 1913.jpg|Vista dal [[Lustgarten]]
image:Kaiser Wilhelm Brücke Kaiser-Wilhelm-Brücke Berlin.jpg|Vista dal Kaiser-Wilhelm-Brücke, oggi Liebknechtbrücke
image:Berlin Stadtschloss Luftaufnahme.jpg|Vista aerea
image:19860503400NR Berlin Palast der Republik Marx-Engels-Platz.jpg|[[Palast der Republik]]
Berlin-Schlossneubau-04-2016-gje.jpg|Ricostruzione del Castello, 2016
Berlin-Schlossneubau-10-2017-gje.jpg|Ricostruzione del Castello, 2017
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== Bibliografia ==
=== Fonti ===
* {{cita libro|cognomelingua=de|nomeautore=Albert Geyer|curatoreanno=Paolo Zermani 2011|annooriginale=1936|titolo=ProgettiGeschichte italianides perSchlosses ilzu CastelloBerlin di Berlino|tipo=brossura|ed=1 |data= |anno=2010 |mese=novembre(1443-1918)|editore=DiabasisNicolai Verlag|città=Reggio Emilia Berlin|isbnISBN=978-88-8103-744-53894796280|paginecid=36 Geyer}}
* {{cita libro|curatore=Paolo Zermani |titolo=Progetti italiani per il Castello di Berlino|tipo=brossura|ed=1 |data= |anno=2010 |mese=novembre|editore=Diabasis |città=Reggio Emilia |isbn=978-88-8103-744-5|pagine=36 }}
 
=== Testi di approfondimento ===
* {{Cita libro |titolo = Das Berliner Schloss |autore = Alexander Holland |autore2 = Marc Schnurbus |autore3 = K. Marie Walter |editore = Gebr. Mann Verlag |città = BerlinoBerlin |anno = 2004 |lingua = de |ISBN = 3-7861-2495-7 }}
* Ivan Brambilla, [https://www.academia.edu/93765404/Ricostruzione_comera_dovera_Ritorno_al_presente_la_Germania_e_larchitettura_scomparsa_nellepoca_della_sua_riproducibilit%C3%A0_tecnica ''Ritorno al presente: la Germania e l'architettura scomparsa nell'epoca della sua riproducibilità tecnica''], in ''Architettura e Tempo, ICAR65 Percorsi multidisciplinari di ricerca Vol. III'', a cura di Antonio Lavarello e Davide Servente, Genova University Press, Genova 2020 (pp. 178-193), ISBN 978-88-3618-020-2
 
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{{portale|architettura|Germania}}{{DEFAULTSORT:Berlino, Castello di}}
 
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