Bonet: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua
{{Gastronomia
| paese = Italia
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| settore = Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria
| riconoscimento = PAT
| zona = [[Langhe]], [[Astesana]] e [[Monferrato]]
| regione= Piemonte
|ingredienti= {{lista|latte|zucchero|amaretti|cacao|uova|rum}}<ref name="Barilla">{{cita web|url=http://www.academiabarilla.it/ricette/ricette-step-step/oggetto-3.aspx|titolo=Bonet|sito=Academia Barilla|accesso=17 giugno 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150705070438/http://www.academiabarilla.it/ricette/ricette-step-step/oggetto-3.aspx|dataarchivio=5 luglio 2015|urlmorto=sì}}</ref><ref name="Paola">{{cita web|url=http://www.leitv.it/i-dolcetti-di-paola/ricette/bonet-la-ricetta-originale-piemontese/|titolo=Bonet la ricetta originale piemontese|sito=I dolcetti di Paola|accesso=17 giugno 2015}}</ref>
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}}
Il '''''bonèt''''' ([[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]] {{IPA|[
== Storia ==
Nel ricettario anonimo di ambito sud-piemontese ''Polizia e cucina'' redatto nel primo decennio dell'Ottocento (edizione a cura dell'Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei vini di Alba, Torino 1984)<ref>Edizione a cura dell'Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei vini di Alba, Torino 1984.</ref>
== Etimologia del nome ==
Il nome deriva dallo stampo utilizzato per la sua preparazione, che nel gergo tecnico dei cuochi piemontesi già nel XVIII è chiamato ''bonèt'' (italianizzato in "berrettino") perché simile a un omonimo copricapo di forma tronco-conica. Nel 1783 il ''Vocabolario piemontese del medico Maurizio Pipino'' afferma: "
▲Il nome deriva dallo stampo utilizzato per la sua preparazione, che nel gergo tecnico dei cuochi piemontesi già nel XVIII è chiamato ''bonèt'' (italianizzato in "berrettino") perché simile a un omonimo copricapo di forma tronco-conica. Nel 1783 il ''Vocabolario piemontese del medico Maurizio Pipino'' afferma: "''Bonèt: berretta. Dicesi pure di vaso di rame a foggia di berretta a uso di pasticceria"'' <ref>"''Vocabolario piemontese del medico Maurizio Pipino''" Torino 1783, p. 10.</ref>. L'ipotesi che il nome richiamasse il cappello perché il dolce veniva servito alla fine del pasto quando era il momento di indossarlo per andarsene è priva di fondamento, anche perché il ''bonèt'' era un copricapo di uso domestico utilizzato dagli anziani o in alternativa una berretta da lavoro tipica di contadini e operai.
== Preparazione e varianti ==
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La ricetta può subire, a seconda delle zone del Piemonte, alcune variazioni. Infatti, si possono aggiungere delle [[nocciole]] del tipo ''[[Tonda Gentile del Piemonte|tonda gentile]] delle [[Langhe]]'', del [[caffè]] oppure il [[cognac (distillato)|cognac]] al posto del rum.
Una variante del bonèt molto diffusa tra le famiglie contadine delle Langhe prevede l'uso del [[Fernet]] al posto dell'originario rum da pasticceria: si tratta di una variante che ha precise ragioni storiche. A partire dal 1835 una serie di epidemie di [[colera]] funestò il Piemonte fino al 1893, colpendo con particolare virulenza le campagne delle Langhe, dove l'approvvigionamento idrico era quasi totalmente basato sui pozzi di acqua piovana non di rado captata direttamente dal suolo dei cortili e delle strade. Dopo il 1860 si affermò la credenza che l'aggiunta di qualche goccia di liquore Fernet, già prodotto da distillerie milanesi e torinesi, fosse un metodo efficace per sterilizzare l'acqua e renderla potabile e sicura. Ciò ne comportò una capillare diffusione anche nelle famiglie contadine delle Langhe più povere, dove l'uso profilattico/preventivo ne giustificava la spesa, e dove la bottiglia di Fernet divenne l'unico superalcolico presente nelle loro dispense; al punto da poter essere usato, con molta parsimonia, anche per la preparazione del bonèt al posto di altri liquori che si sarebbero dovuti necessariamente acquistare a parte. Nel 1893 l'Università di Pavia dimostrò l'inefficacia del Fernet per la prevenzione anti-colerosa, ma ciò non gli fece perdere l'aura di "medicinale" a largo spettro, che ad esempio "guarisce le febbri intermittenti, il mal di capo, capogiri, mali nervosi, mal di fegato, spleen, mal di mare, nausee in genere..."<ref>Pubblicità Fernet Branca in "
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Il bonet, tipico dolce al cucchiaio piemontese a base di amaretti, cacao e liquore, era considerato uno dei preferiti da Napoleone Bonaparte durante le sue campagne in Italia. Si racconta che il suo gusto ricco e avvolgente, unito alla consistenza vellutata e alla nota alcolica, fosse particolarmente gradito all’imperatore, che apprezzava la cucina locale per la sua capacità di unire semplicità e intensità di sapori. Inoltre, la presenza degli amaretti – dolcetti molto diffusi all’epoca – e del rum, rendeva il bonet un dolce raffinato ma accessibile, perfetto per conquistare anche i palati più esigenti come quello di Napoleone.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Francesco Chapusot, ''La cucina sana, economica ed elegante secondo le stagioni'', Torino 1846, p. 133.
* [[Pellegrino Artusi]], ''La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene'', Firenze 1891, p. 667.▼
* ''Vocabolario piemontese del medico Maurizio Pipino'', Torino 1780, p. 10. ▼
* Pubblicità [[Fernet Branca]] in
== Altri progetti ==
▲Pellegrino Artusi, ''La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene'', 1891, p. 667.
{{interprogetto}}
{{Portale|cucina|Piemonte}}
▲''Vocabolario piemontese del medico Maurizio Pipino'', Torino 1780, p. 10.
▲Pubblicità Fernet Branca in “Monitore Industriale Italiano”, 15 ottobre 1877.
[[Categoria:Dolci al cucchiaio]]
[[Categoria:Langhe]]
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