Elena Duglioli: differenze tra le versioni
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|nome = Beata Elena Duglioli
|sesso = F
|immagine = Carolina Bonafede, Donne bolognesi insigni - Beata Elena Duglioli Dall'Olio dett.jpg
|note =
|nato = [[Bologna]], 1472
|morto = [[Bologna]], 23 settembre 1520
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|GiornoMeseMorte = 23 settembre
|AnnoMorte = 1520
|Epoca = 1400
|Epoca2 = 1500
|Attività = mistica
|Nazionalità = italiana
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}} Il suo culto come [[Beatificazione|beata]] è stato confermato da [[papa Leone XII]] nel 1828.<ref name=SB/>▼
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== Biografia ==
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Dal matrimonio non vennero figli, tanto che si sparse la voce che il matrimonio non fosse stato mai consumato ed Elena fosse rimasta vergine. Non esiste conferma né smentita sulla veridicità di tale affermazione.<ref name=SB/>
Legata alla [[chiesa di San Giovanni in Monte]] e alla comunità dei [[Canonici regolari di Santa Maria di Frigionaia|canonici regolari di Frigionaia]] che la officiava, promosse numerose opere di pietà e di culto. Ebbe fama di [[Misticismo cristiano|doni mistici]] e fu in contatto con molte illustri personalità ecclesiastiche della Bologna del tempo.
I suoi rapporti con la restaurata autorità papale dopo la caduta della signoria dei [[Bentivoglio (famiglia)|Bentivoglio]] (1506) furono buoni, tanto che il cardinale [[Francesco Alidosi]], legato apostolico a Bologna, sostenne con cospicue donazioni le sue attività e le fece dono di una reliquia di santa Cecilia: la reliquia fu posta in una cappella di San Giovanni in Monte, per la quale fu commissionata una [[Estasi di santa Cecilia|pala d'altare]] a [[Raffaello Sanzio]].<ref name=DBI>{{DBI|nome=Elena Duglioli|nomeurl=elena-duglioli|autore=Marina Romanello|accesso=23 settembre 2017}}</ref>
Si diffuse anche (poco dopo il 1512) la leggenda che Elena sarebbe stata non figlia di un notaio bolognese bensì del sultano turco [[Maometto II]].
Il marito morì nel 1516 e Elena visse piamente una breve vedovanza, durante la quale scrisse l'unica sua operetta morale di cui si abbia notizia (''Brieve et
== Culto ==
La Duglioli ebbe fama di santità già in vita e ancora dopo la morte: Prospero Lambertini (poi [[papa Benedetto XIV]]) la cita nel suo ''De Servorum dei beatificatione'' come esempio di spontaneo culto popolare.
Il suo corpo è custodito in una cappella della chiesa di San Giovanni in Monte.<ref>{{Cita web |url=
[[Papa Leone XII]] ne autorizzò nel [[1828]] il culto come beata.<ref name=SB/> Materialmente, fu la [[congregazione dei Riti]] a emettere il decreto del 26 marzo 1828 che le riconobbe il titolo di beata sulla base dell'esistenza di un culto ''ab immemorabili''.
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== Note ==
<references/>
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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