Matteo Messina Denaro: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Matteo
|Cognome = Messina Denaro
|PostCognomeVirgola = noto anche con i soprannomi ''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Castelvetrano
|GiornoMeseNascita = 26 aprile
|AnnoNascita = 1962
|Epoca = 1900
|Epoca2 = 2000
|LuogoMorte = L'Aquila
|GiornoMeseMorte = 25 settembre
|AnnoMorte = 2023
|NoteMorte =
|Attività = mafioso
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , legato a [[Cosa nostra]]
|Immagine =
|Didascalia = Foto segnaletica di Matteo Messina Denaro
}}
Capo indiscusso del [[capomandamento|mandamento]] di [[Castelvetrano]] e della [[mafia]]
|titolo = Messina Denaro,
|editore=La Valle dei Templi|data =16 febbraio 2019|accesso
|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20190217201019/http://www.lavalledeitempli.net/2019/02/16/messina-denaro-capo-discesa-la-dia-cosa-nostra-trapanese-gli-fedele/|urlmorto =no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.corriereagrigentino.it/2019/01/12/mafia-cortese-matteo-messina-denaro-senza-ruolo/|titolo=Mafia Cortese: "Matteo Messina Denaro senza ruolo"|editore=CorriereAgrigentino.it|data=12 gennaio 2019|accesso=7 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190707191708/https://www.corriereagrigentino.it/2019/01/12/mafia-cortese-matteo-messina-denaro-senza-ruolo/|dataarchivio=7 luglio 2019|urlmorto=no}}</ref> Uomo chiave del [[Bombe del 1992-1993|biennio stragista 1992-1993]], era ritenuto vicinissimo a [[Totò Riina]] e, quindi, conoscitore di oscuri ed importanti pezzi della [[trattativa Stato-mafia]].<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/23_gennaio_16/chi-matteo-messina-denaro-stragi-legame-riina-pizzini-primo-omicidio-ragazzino-venti-condanne-venti-delitti-def81d1c-957e-11ed-9d82-799102737236.shtml|titolo=Il legame con Riina, i pizzini, il primo omicidio da ragazzino e le venti condanne per venti delitti|autore=Giovanni Bianconi|sito=Corriere della Sera|data=2023-01-16|accesso=2023-02-25}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.barrons.com/news/sicilian-mafia-boss-messina-denaro-is-dead-italian-media-7febec0f|titolo=Sicilian Mafia Boss Messina Denaro Is Dead: Italian Media|autore=AFP-Agence France Presse|sito=www.barrons.com|lingua=en|accesso=2023-09-25}}</ref>
Nel 1993 era stato inserito nella lista dei dieci latitanti più ricercati al mondo,<ref name="MostWantedList">{{Cita web|url=https://www.forbes.com/2011/06/14/most-wanted-fugitives_slide.html#4a1b7ee66910|titolo=The World's 10 Most Wanted Fugitives - Matteo Messina Denaro|editore=[[Forbes]]|data=14 giugno 2011|lingua=en|accesso=8 maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171017040834/https://www.forbes.com/2011/06/14/most-wanted-fugitives_slide_7.html|urlmorto=no}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.bbc.com/news/world-europe-64288928|titolo=Italy's most-wanted Mafia boss Matteo Messina Denaro arrested in Sicily|data=16 gennaio 2023|editore = [[BBC]]|lingua=en}}</ref><ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Matteo tra Paperone e Bin Laden| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=320| ISBN=9788822720573 }}</ref> rimanendo tale per quasi 30 anni fino al giorno del suo arresto, avvenuto il 16 gennaio 2023 nei pressi di una clinica privata<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/23_gennaio_16/messina-denaro-clinica-dell-arresto-meta-strada-capaci-via-d-amelio-pochi-minuti-comando-dia-2df97790-95b5-11ed-9d82-799102737236.shtml|titolo=Messina Denaro, la clinica dell’arresto a metà strada tra Capaci e via D’Amelio|autore=Alessio Ribaudo}}</ref> di [[Palermo]]<ref name=":3">{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2023/01/16/arrestato-matteo-messina-denaro-diretta_74e6d708-8d40-4406-92bc-d9ea7caa7e27.html|titolo=Arrestato Matteo Messina Denaro|sito=[[ANSA]]|data=16 gennaio 2023|accesso=16 gennaio 2023}}</ref>. Il 25 settembre, otto mesi dopo la cattura, malato di [[tumore|cancro]], muore a [[L'Aquila]], dov'era stato trasferito dopo essere stato arrestato.<ref name="morte">{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2023/09/25/e-morto-matteo-messina-denaro_286723f3-1ece-420c-9cdf-0b35af1eba7e.html|titolo=È morto Matteo Messina Denaro, l'ultimo stragista di Cosa Nostra|data=25 settembre 2023}}</ref>
== Biografia ==
=== Le origini ===
Matteo Messina Denaro era il quarto di sei figli di [[Francesco Messina Denaro]] e di Lorenza Santangelo (1936 - Castelvetrano, 5 settembre 2024)<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.palermotoday.it/cronaca/mafia/morta-madre-messina-denaro-lorenza-santangelo.html|titolo=Morta la madre del boss Matteo Messina Denaro: aveva 88 anni, vietati i funerali pubblici|sito=PalermoToday|accesso=2025-07-21}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilriformista.it/chi-sono-la-moglie-e-i-figli-di-matteo-messina-denaro-i-misteri-dellex-latitante-piu-ricercato-ditalia-338820/|titolo=Chi sono i familiari di Matteo Messina Denaro: le donne (mai sposato), la figlia e i misteri dell'ex latitante più ricercato d'Italia|autore=Redazione|sito=Il Riformista|data=2023-01-16|accesso=2023-02-06}}</ref>, fratello di Salvatore<ref>{{Cita web|url=https://www.poliziadistato.it/articolo/12361|titolo=Mafia: la Polizia arresta Salvatore Messina Denaro.|sito=Polizia di Stato|accesso=2023-02-06}}</ref>, Rosalia, Anna Patrizia, Bice Maria e Giovanna Messina Denaro e zio di Francesco e Lorenza Guttadauro. Dopo le scuole medie, s'iscrisse all’Istituto tecnico commerciale, ma si fermò al terzo anno; tentò di riprendere gli studi in un secondo tempo, ma viste le notevoli disponibilità economiche del padre smise di proseguirli e la sua carriera scolastica finì nel dicembre del 1982. Possedeva quindi solamente, come titolo di studio, il diploma di terza media, ma parecchi anni più tardi ammise, in uno dei pizzini spediti all'ex [[Castelvetrano#Amministrazione|sindaco di Castelvetrano]] Antonio Vaccarino, che l’errore più grande della sua vita era stato quello di smettere di studiare e che, potendo tornare indietro, avrebbe voluto conseguire una laurea.
In quel periodo, per colpa della [[miopia]], assunse un leggero [[strabismo]] e così, per nascondere l’imperfezione, iniziò ad indossare dei [[Ray-Ban]] scuri.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Un ragazzino vivace| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=302-303| ISBN=9788822720573 }}</ref>
Messina Denaro svolgeva l'attività di fattore presso le tenute agricole della famiglia [[D'Alì|D'Alì Staiti]], già proprietari della [[Banca Sicula]] di [[Trapani]], all'epoca il più importante istituto bancario privato siciliano, e delle [[saline di Trapani]]<ref name="autogenerato3" />. Il suo [[Padrino e madrina|padrino]] di [[Confermazione|cresima]] fu Antonino Marotta, "uomo d'onore" ed ex affiliato alla banda di [[Salvatore Giuliano]], coinvolto anche nella misteriosa morte del bandito avvenuta nel 1950<ref name=":0">{{Cita web|url=http://www1.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201003articoli/53142girata.asp|titolo=Preso anche il decano della mafia Appartenne alla banda di Giuliano - LASTAMPA.it|sito=www1.lastampa.it|accesso=2021-09-15|dataarchivio=15 settembre 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210915140601/http://www1.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201003articoli/53142girata.asp|urlmorto=sì}}</ref>.
Dalla relazione con Franca Alagna nel dicembre del 1996 nacque Lorenza<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/23_gennaio_16/chi-lorenza-alagna-figlia-mai-riconosciuta-boss-matteo-messina-denaro-a6fa0b02-958b-11ed-9d82-799102737236.shtml|titolo=Chi è Lorenza Alagna, la figlia (mai riconosciuta) del boss Matteo Messina Denaro|autore=Alessio Ribaudo}}</ref> che da piccola visse in casa della madre del boss Lorenza Santangelo scegliendo poi di prendere il cognome della madre visto che non conobbe mai il padre.<ref>{{Cita web
|url=https://tg24.sky.it/cronaca/approfondimenti/lorenza-alagna-figlia-matteo-messina-denaro|titolo=Lorenza Alagna, chi è la figlia di Matteo Messina Denaro|editore=Sky TG 24|data=19 gennaio 2023|accesso=15 marzo 2023}}</ref> Tra le altre relazioni avute dal boss ci fu quella con Maria Mesi, allacciata durante la latitanza e interrotta quando si rese conto che magistrati e forze dell'ordine erano sulle sue tracce; la Mesi venne anche arrestata per [[Favoreggiamento personale|favoreggiamento]] nel 2000 e nel corso dell'operazione furono anche scoperti due covi dove si sarebbe nascosto Messina Denaro vicino a [[Bagheria]] e [[Brancaccio-Ciaculli|Brancaccio]], quest'ultimo messo a disposizione dai fratelli [[Filippo Graviano|Filippo]] e [[Giuseppe Graviano]].<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Moglie e figlia| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=306-307| ISBN=9788822720573 }}</ref> La polizia trovò anche alcune lettere d'amore che la Mesi aveva scambiato con il [[Latitanza|latitante]]: per queste ragioni l'anno successivo venne condannata a tre anni di carcere insieme al fratello Francesco<ref>{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/matteo-vorrei-vivere-con-te-lettere.html|titolo='Matteo, vorrei vivere con te' Lettere d'amore per il latitante - la Repubblica.it|pubblicazione=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2018-03-28|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131104112336/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/matteo-vorrei-vivere-con-te-lettere.html|dataarchivio=4 novembre 2013|urlmorto=no}}</ref>. Inoltre nel luglio 2006 gli inquirenti trovarono altre lettere d'amore di Maria Mesi a casa di Filippo Guttadauro,<ref>{{Cita web|url=http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/03/22/news/ha-un-nuovo-volto-e-non-ci-vede-quasi-piu-parla-l-uomo-che-ha-incontrato-matteo-messina-denaro-1.319917?ref=HEF_RULLO|titolo=Esclusivo: «Matteo Messina Denaro ha un nuovo volto e io l'ho visto»|autore2=Giovanni Tizian|editore=[[L'Espresso]]|data=28 marzo 2018|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180328165158/http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/03/22/news/ha-un-nuovo-volto-e-non-ci-vede-quasi-piu-parla-l-uomo-che-ha-incontrato-matteo-messina-denaro-1.319917?ref=HEF_RULLO|urlmorto=no|autore1=Lirio Abbate}}</ref> che aveva incarico di consegnarle al cognato Messina Denaro<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/arrestato-il-fiduciario-dei-boss.html?ref=search|titolo=Arrestato il fiduciario dei boss|autore=Alessandra Ziniti|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=19 luglio 2006|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124010436/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/07/19/arrestato-il-fiduciario-dei-boss.html?ref=search|urlmorto=no}}</ref>.
=== L'ascesa mafiosa ===
{{Vedi anche|Bombe del 1992-1993}}
[[File:Mattdenaro.jpg|miniatura|Messina Denaro nel 1993]]
Messina Denaro cominciò a delinquere da giovanissimo e nel 1989 venne denunciato per [[associazione mafiosa]]<ref>{{Cita web
|url=https://www.alpauno.com/messina-denaro-per-la-dia-in-difficolta/|titolo=Messina Denaro, per la Dia in difficoltà|editore=Alpa Uno|data=28 febbraio 2013|accesso=7 luglio 2019|citazione = La carriera mafiosa di Matteo Messina Denaro inizia ufficialmente nel 1989, quando viene denunciato per associazione mafiosa|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190707182414/https://www.alpauno.com/messina-denaro-per-la-dia-in-difficolta/|dataarchivio=7 luglio 2019|urlmorto=no}}</ref> per l'omicidio di quattro uomini strangolati e poi sciolti nell'acido, anche per il fatto che era ritenuto coinvolto nella sanguinosa faida tra i clan Accardo e Ingoglia di [[Partanna]]<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/08/12/matteo-messina-denaro-la-voce-del-boss-trasmessa-per-la-prima-volta-dal-tg1-era-in-un-audio-del-1993-custodito-al-tribunale-di-marsala/6290189/|titolo=Matteo Messina Denaro: ecco la sua voce al Tg1|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2021-08-12|accesso=2021-09-14}}</ref>.
Il 21 febbraio del 1991 decise di eliminare Nicola Consales, dipendente di un albergo di [[Selinunte]], che si era lamentato con la segretaria austriaca, di cui si era infatuato (e che era anche l'amante di Messina Denaro), di «quei mafiosetti sempre tra i piedi» e che aveva incautamente diffuso la voce secondo la quale li avrebbe tenuti lontani una volta che sarebbe diventato direttore<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Un rivale fastidioso| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=304| ISBN=9788822720573 }}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/04/15/da-boss-spietato-mediatore-il-nuovo-volto.html|titolo=Da boss spietato a mediatore il nuovo volto di Messina Denaro|autore=Enrico Bellavia|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=15 aprile 2006|accesso=10 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124010035/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/04/15/da-boss-spietato-mediatore-il-nuovo-volto.html |dataarchivio=24 gennaio 2018|urlmorto=no}}</ref>.
Matteo Messina Denaro ricoprì di fatto il ruolo di capo della cosca di [[Castelvetrano]] e del relativo [[Mandamento (mafia)|mandamento]], alleato dei [[Corleonesi]] già dalla guerra di mafia dei primi [[anni '80]]. Con il padre praticamente estromesso da una salute cagionevole, toccò infatti a Matteo prendere le redini della cosca.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Agguati e bombe| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=308| ISBN=9788822720573 }}</ref> Negli anni successivi il collaboratore di giustizia [[Baldassare Di Maggio]] (il primo a parlare del suo ruolo all'interno di Cosa Nostra)<ref name=":4">{{Cita web|url=https://caltanissetta.gds.it/articoli/cronaca/2020/06/19/mafia-il-pm-ricostruisce-la-storia-dei-messina-denaro-cosi-partecipo-al-sequestro-del-piccolo-di-matteo-c6dcc632-4191-4a96-9111-3403d4c2f580/|titolo=Mafia, il pm ricostruisce la storia di Messina Denaro: così partecipò al sequestro del piccolo Di Matteo|sito=Giornale di Sicilia|accesso=2023-01-20}}</ref> dichiarerà che si trattava di «''un giovane rampante, anche se non è già capo, e suo padre gli ha dato un'ampia delega di rappresentanza del mandamento''»<ref name="autogenerato3">[http://www.antimafiaduemila.com/200804283622/articoli-arretrati/matteo-messina-denaro-il-re-di-trapani.html Matteo Messina Denaro il "Re" di Trapani] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131019072639/http://www.antimafiaduemila.com/200804283622/articoli-arretrati/matteo-messina-denaro-il-re-di-trapani.html}} Antimafiaduemila.com</ref> (il padre era infatti latitante dal 1990)<ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/cronaca/news/2020-07-16/borsellino-messina-denaro-marsala-9169071/|titolo=Borsellino e i Messina Denaro, lo 'schiaffo' al giudice|sito=Agi|accesso=2021-09-15}}</ref>.
Nel primi mesi del 1992 Messina Denaro fece parte di un gruppo di fuoco, composto da mafiosi di [[Brancaccio (Palermo)|Brancaccio]] e della [[provincia di Trapani]] che venne inviato a [[Roma]] per compiere appostamenti nei confronti del presentatore televisivo [[Maurizio Costanzo]] e per uccidere [[Giovanni Falcone]] e il ministro [[Claudio Martelli]], facendo uso di [[AK-47|kalashnikov]], fucili e [[Revolver (arma)|revolver]], procurati da Messina Denaro stesso<ref name="autogenerato3" />; qualche tempo dopo, però, il boss [[Salvatore Riina]] fece ritornare il gruppo di fuoco, perché voleva che l'attentato a Falcone fosse eseguito diversamente<ref>{{Cita news|url=http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/Reso.steno.26.3.2012Int..pdf|titolo=Audizione del procuratore Sergio Lari dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia - XVI LEGISLATURA|editore=Parlamento della Repubblica Italiana|data=|formato=pdf|accesso=10 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190331070025/http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/Reso.steno.26.3.2012Int..pdf|dataarchivio=31 marzo 2019|urlmorto=sì|pubblicazione=}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.misteriditalia.it/stragi1993/ILPROCESSODI1GRADO(udienzaperudienza).pdf |titolo=Processo di 1º grado per le stragi del 1993|editore=www.misteriditalia.it|formato=pdf|data=|accesso=10 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181214065706/http://www.misteriditalia.it/stragi1993/ILPROCESSODI1GRADO(udienzaperudienza).pdf|dataarchivio=14 dicembre 2018|urlmorto=no}}</ref>. Su ordine di Riina, Messina Denaro partecipò alla faida mafiosa di [[Alcamo]], conclusasi con un centinaio di uccisioni e "[[Lupara bianca|lupare bianche]]" contro il clan [[Stidda|''stiddaro'']] dei Greco<ref name=":5" />, e nel luglio del 1992 fu tra gli esecutori materiali dell'omicidio di Vincenzo Milazzo (capo della cosca di Alcamo), che aveva cominciato a mostrarsi insofferente all'autorità di Riina; pochi giorni dopo, Messina Denaro strangolò barbaramente anche la compagna di Milazzo, Antonella Bonomo, che era incinta di tre mesi: i due cadaveri furono poi seppelliti nelle campagne di [[Castellammare del Golfo]]<ref>{{Cita web |url=http://books.google.it/books?id=j2ZXoy-XO5MC&pg=PT101&lpg=PT101&dq=vincenzo+milazzo+giovanni+brusca&source=bl&ots=c3biJSZr07&sig=LKP8PPCBYAYIMz6MJAi3p2ZFb7A&hl=it&sa=X&ei=it5rUtTYAYXLswaRvYHgCg&ved=0CFwQ6AEwCg#v=onepage&q=vincenzo%20milazzo%20giovanni%20brusca&f=false |titolo=Maurizio Torrealta e Giorgio Mottola, ''Processo allo stato'', 2012 |accesso=26 ottobre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131029192735/http://books.google.it/books?id=j2ZXoy-XO5MC&pg=PT101&lpg=PT101&dq=vincenzo+milazzo+giovanni+brusca&source=bl&ots=c3biJSZr07&sig=LKP8PPCBYAYIMz6MJAi3p2ZFb7A&hl=it&sa=X&ei=it5rUtTYAYXLswaRvYHgCg&ved=0CFwQ6AEwCg#v=onepage&q=vincenzo%20milazzo%20giovanni%20brusca&f=false |dataarchivio=29 ottobre 2013 |urlmorto=no }}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/21/sono-mostri-barbari-antonella-era-incinta.html|titolo=' SONO MOSTRI, BARBARI ANTONELLA ERA INCINTA E L'HANNO UCCISA'|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=21 dicembre 1993|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181214115658/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/21/sono-mostri-barbari-antonella-era-incinta.html|dataarchivio=14 dicembre 2018|urlmorto=no}}</ref>. Il 14 settembre dello stesso anno Messina Denaro, insieme a [[Leoluca Bagarella]] e [[Giuseppe Graviano]], fece anche parte del gruppo di fuoco che compì il fallito attentato al vicequestore Rino Germanà, a [[Mazara del Vallo]]<ref>{{Cita web|url=http://archivio.antimafiaduemila.com/notizie-20072011/32-mafia-eventi/9016-cosa-nostra-e-il-fallito-attentato-al-commissario-rino-germana.html|titolo=Cosa nostra e il fallito attentato al commissario Rino Germana'|autore=Rino Giacalone|editore=ANTIMAFIADUEMILA|data=14 settembre 2008|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181214065210/http://archivio.antimafiaduemila.com/notizie-20072011/32-mafia-eventi/9016-cosa-nostra-e-il-fallito-attentato-al-commissario-rino-germana.html|dataarchivio=14 dicembre 2018|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://books.google.it/books?id=bvwtED1WEXkC&pg=PT1021&dq=rino+german%C3%A0+attentato+bagarella+mazara+del+vallo&hl=it&sa=X&ei=g0ltUunoF4OytAag2YG4Bg&ved=0CD4Q6AEwAg#v=onepage&q=rino%20german%C3%A0%20attentato%20bagarella%20mazara%20del%20vallo&f=false |titolo=Saverio Lodato, ''Quarant'anni di mafia: Storia di una guerra infinita'', 2008 |accesso=27 ottobre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131029194040/http://books.google.it/books?id=bvwtED1WEXkC&pg=PT1021&dq=rino+german%C3%A0+attentato+bagarella+mazara+del+vallo&hl=it&sa=X&ei=g0ltUunoF4OytAag2YG4Bg&ved=0CD4Q6AEwAg#v=onepage&q=rino%20german%C3%A0%20attentato%20bagarella%20mazara%20del%20vallo&f=false |dataarchivio=29 ottobre 2013 |urlmorto=no }}</ref>.
Il 28 novembre 2013 il collaboratore di giustizia [[Nino Giuffrè]] riferirà che l'archivio di Totò Riina, che fu trafugato dal covo del boss nel gennaio del 1993 dopo il suo arresto, sarebbe finito in parte nelle mani di Matteo Messina Denaro, vero e proprio pupillo del boss corleonese<ref name="giuf-11-13">{{Cita web
|url=https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/palermo/notizie/cronaca/2013/28-novembre-2013/pentito-giuffre-documenti-covodi-riina-finiti-mano-messina-denaro-2223715910200.shtml |titolo=Il pentito Giuffrè: «I documenti del covo di Riina finiti in mano a Messina Denaro»
|editore=[[Corriere del Mezzogiorno]]|data=28 novembre 2013|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131212111814/https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/palermo/notizie/cronaca/2013/28-novembre-2013/pentito-giuffre-documenti-covodi-riina-finiti-mano-messina-denaro-2223715910200.shtml|urlmorto=no}}</ref>.
In un'intervista alla giornalista [[Raffaella Fanelli]] del 19 settembre 2015, il pentito [[Gioacchino La Barbera]] racconterà
di aver consegnato personalmente a Messina Denaro una [[Volkswagen Golf]] abitualmente utilizzata da Riina con all'interno un carteggio segreto prelevato dalla cassaforte del boss.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Agguati e bombee| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=310| ISBN=9788822720573 }}</ref>
Dopo l'arresto di Riina, Messina Denaro fu favorevole alla continuazione della strategia degli [[Bombe del 1992-1993|attentati dinamitardi]], insieme ai boss Leoluca Bagarella, [[Giovanni Brusca]] e ai fratelli Graviano<ref>{{Cita news|url=http://www.misteriditalia.com/stragi1993/lasentenza/19Lastrategiamafiosa.pdf|titolo=Le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia - Atti del processo di 1º grado per le stragi del 1993|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131227233619/http://www.misteriditalia.com/stragi1993/lasentenza/19Lastrategiamafiosa.pdf|dataarchivio=27 dicembre 2013}}</ref><ref>[http://www.antimafiaduemila.com/200805105104/articoli-arretrati/i-pentiti-del-terzo-millennio.html I pentiti del terzo millennio] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131019072600/http://www.antimafiaduemila.com/200805105104/articoli-arretrati/i-pentiti-del-terzo-millennio.html |data=19 ottobre 2013 }} Antimafiaduemila.com</ref>; Messina Denaro mise infatti a disposizione un suo uomo, Antonio Scarano (spacciatore di droga di origini calabresi residente a [[Roma]]), per fornire supporto logistico al gruppo di fuoco palermitano che compì gli attentati dinamitardi a [[Firenze]], [[Milano]] e [[Roma]], che provocarono in tutto dieci morti e 106 feriti, oltre a danni al patrimonio artistico<ref>{{Cita web|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/riina/conferma/conferma.html|titolo=Autobombe '93, per l'accusa ergastoli da confermare|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|citazione = la strategia di attacco terroristico al patrimonio culturale del Paese sarebbe stata decisa dai vertici di Cosa Nostra già alla fine del '92|data=2 dicembre 2000|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124005823/http://www.repubblica.it/online/cronaca/riina/conferma/conferma.html|urlmorto=no}}</ref>. Secondo il pentito [[Giovanni Brusca]] fu Messina Denaro a scegliere gli obiettivi degli [[Uffizi]] e [[San Giovanni in Laterano]] per la sua competenza nel campo delle opere d'arte.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Attacco allo Stato| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=312| ISBN=9788822720573 }}</ref>
Nell'estate del 1993, mentre avvenivano gli attentati dinamitardi, Messina Denaro andò in vacanza a [[Forte dei Marmi]] insieme ai fratelli Graviano e le rispettive compagne; da allora si rese irreperibile, dando così inizio alla sua lunga latitanza, perché nei suoi confronti venne emesso un mandato di cattura per un quadruplice [[omicidio]] commesso nel 1989, sulla base delle accuse del collaboratore di giustizia [[Baldassare Di Maggio]]<ref name="autogenerato3" /><ref name=":4" /><ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/cronache/cards/vita-crimini-affari-matteo-messina-denaro-ultimo-capo-mafia/latitante-93-mai-stato-carcere_principale.shtml|titolo=Vita, crimini e affari di Matteo Messina Denaro, ultimo capo della mafia|autore=Claudio Del Frate|sito=Corriere della Sera|data=2017-05-17|accesso=2023-01-20}}</ref><ref name="inchieste.repubblica.it">{{Cita web
|url=https://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/12/news/segnalazie_uno_segnalazie_due-23112359/|titolo=Da diciotto anni alla macchia tra Sicilia, Spagna e Sudamerica|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]] Inchieste|data=12 ottobre 2011|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124010356/https://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/10/12/news/segnalazie_uno_segnalazie_due-23112359/|urlmorto=no}}</ref>. Fu però con l'[[operazione Petrov]] del marzo 1994, scaturita dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Scavuzzo, che emerse il suo ruolo all'interno di Cosa nostra trapanese<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/03/26/talpe-fanno-fallire-decine-di-arresti.html|titolo=TALPE FANNO FALLIRE DECINE DI ARRESTI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-09-15}}</ref> e, ancora di più, con l'operazione "Omega", portata a termine dai [[Arma dei Carabinieri|Carabinieri]] nel gennaio 1996 con ottanta ordinanze di [[Custodia cautelare in carcere|custodia cautelare]] sulla base delle accuse dei collaboratori di giustizia Antonio Patti, Salvatore Giacalone, Vincenzo Sinacori e Giuseppe Ferro, i quali ricostruirono più di vent'anni di omicidi avvenuti nel [[Provincia di Trapani|trapanese]]<ref>{{Cita web|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1996/01/31/Cronaca/MAFIA-OPERAZIONE-OMEGA-FA-LUCE-SU-50-OMICIDI_111600.php#|titolo=MAFIA: OPERAZIONE 'OMEGA' FA LUCE SU 50 OMICIDI|sito=www1.adnkronos.com|accesso=2021-09-15}}</ref><ref name=":1">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/05/20/mafia-trapanese-33-ergastoli.html|titolo=Mafia trapanese, 33 ergastoli - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2021-09-15}}</ref><ref name=":2">{{Cita web|url=https://www.progettosanfrancesco.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2326:sentenza-omega&catid=2&Itemid=229&jjj=1630681323028|titolo=Sentenza OMEGA|accesso=2021-09-15}}</ref>: nel 2000, alla conclusione del maxi-processo "Omega" che scaturì dall'operazione e che si svolse presso l'aula-bunker del [[carcere di Trapani]], Messina Denaro venne condannato in [[contumacia]] alla pena dell'[[ergastolo]]<ref name=":1" /><ref name=":2" />.
Nel novembre del 1993 Messina Denaro fu tra gli organizzatori del sequestro del piccolo [[Omicidio di Giuseppe Di Matteo|Giuseppe Di Matteo]] per costringere il padre Santino a ritrattare le sue rivelazioni sulla [[strage di Capaci]]; infine, dopo 779 giorni di prigionia, il piccolo Di Matteo venne brutalmente strangolato e il cadavere sciolto nell'acido<ref>{{Cita web|url=http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=DI+MATTEO+Santino|titolo=Biografia di Santino Di Matteo|autore=Paola Bellone|editore=Cinquantamila.it|data=28 aprile 2014|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124070621/http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=DI+MATTEO+Santino|urlmorto=sì
}}</ref>. Nel 1994 Messina Denaro organizzò un attentato dinamitardo contro il pentito [[Salvatore Contorno|Totuccio Contorno]], insieme a [[Giovanni Brusca]]<ref>{{Cita web|url=http://rainews.it/it/news.php?newsid=134126|titolo=Il boss Raccuglia, voleva uccidere Contorno|accesso=24 marzo 2018|dataarchivio=29 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131029192531/http://rainews.it/it/news.php?newsid=134126|urlmorto=sì}}</ref>; tuttavia, l'esplosivo, collocato in una cunetta ai lati di una strada nei pressi di [[Formello]], dove Contorno passava abitualmente, venne scoperto dai [[Carabinieri]], avvertiti dalla telefonata di un cittadino, insospettito da alcuni movimenti strani.<ref>{{Cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/aprile/15/trappola_esplosiva_per_Contorno_co_8_940415200.shtml|titolo=Trappola esplosiva per Contorno|accesso=6 maggio 2020|dataarchivio=29 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131029193324/http://archiviostorico.corriere.it/1994/aprile/15/trappola_esplosiva_per_Contorno_co_8_940415200.shtml|urlmorto=sì}}</ref>
Per rispondere al regime di [[Articolo 41-bis|41-bis]] cui erano sottoposti diversi boss mafiosi, Messina Denaro organizzò l'omicidio dell'agente penitenziario [[Giuseppe Montalto]], che si era rifiutato di fare favori all'interno del carcere<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/12/23/fate-saltare-in-aria-ucciardone.html|titolo=' FATE SALTARE IN ARIA L'UCCIARDONE E LIBERATE I BOSS' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2023-04-13}}</ref>. L'agente venne freddato il 23 dicembre 1995 davanti casa dei suoceri a Palma (frazione di [[Trapani]]) mentre era in auto con la moglie, che teneva in braccio la figlia di appena 10 mesi ed era incinta della seconda<ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cronaca/2023/01/19/news/le_vittime_del_padrino-12591381/|titolo=Le vittime del Padrino|sito=La Stampa|data=2023-01-19|accesso=2023-04-13}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/22/killer-in-trappola-per-lui-ci-vuole.html|titolo=KILLER IN TRAPPOLA 'PER LUI CI VUOLE LA PENA DI MORTE' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2023-04-13}}</ref>.
Grazie anche alle rivelazioni di [[Giovanni Brusca]], Messina Denaro finì sotto processo perché sospettato di essere uno dei mandanti delle bombe di Roma, Firenze e Milano. Il 6 giugno 1998, a cinque anni dall'inizio della latitanza, venne condannato all'ergastolo insieme a tutto il ''gotha'' di Cosa nostra; gli ergastoli verranno poi confermati dalla Corte d'Assise di Appello di Firenze il 13 febbraio 2001 e dalla Cassazione il 6 maggio 2002.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=La guerra ai pentiti| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=314-315| ISBN=9788822720573 }}</ref>
Il 30 novembre 1998, dopo la morte del padre [[Francesco Messina Denaro|Francesco]] (stroncato da un [[infarto]] durante la latitanza), Messina Denaro divenne [[capomandamento]] di [[Castelvetrano]] e anche rappresentante della [[provincia di Trapani]] per Cosa nostra.<ref>{{Cita web|url=http://www.antimafiaduemila.com/200805216716/articoli-arretrati/una-nuova-cosa-nostra.html|titolo=Una nuova Cosa Nostra|accesso=15 gennaio 2018|dataarchivio=19 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131019072626/http://www.antimafiaduemila.com/200805216716/articoli-arretrati/una-nuova-cosa-nostra.html|urlmorto=sì}}</ref>
=== Le indagini sulla latitanza ===
==== Permanenza a Bagheria ====
Il collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori ha dichiarato che nel 1994 Messina Denaro si recò nella clinica oculistica Barraquer di [[Barcellona]], in [[Spagna]], per curare una forte [[miopia]] che lo aveva condotto a una forma di [[strabismo]]<ref name="inchieste.repubblica.it" />. Successivamente la trasmissione ''[[Chi l'ha visto?]]'' appurerà che alla ''reception'' della clinica il padrino mostrò un documento falso che riportava luogo e data di nascita veri ma un nome monco ovvero solo Matteo Messina.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=U siccu a Chi l'ha visto?| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=320| ISBN=9788822720573 }}</ref>
Secondo gli inquirenti, tra il
====La pista Vaccarino====
Nel 2004 il [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|SISDE]] tentò di individuare Messina Denaro attraverso Antonino Vaccarino (ex sindaco di [[Castelvetrano]] condannato a sei anni per traffico di droga ma assolto dall'accusa di [[associazione mafiosa]]), sfruttando le numerose conoscenze che Vaccarino aveva negli ambienti vicini a [[Cosa nostra]]; infatti, l'ex sindaco, per conto dei [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|servizi]], riuscì a stabilire un contatto con Messina Denaro, proponendogli numerosi investimenti negli appalti pubblici per attirarlo in trappola: le comunicazioni con il latitante avvenivano attraverso [[Pizzino|pizzini]] in cui Messina Denaro usava lo [[pseudonimo]] di "Alessio", mentre Vaccarino quello di "Svetonio"; l'ex sindaco riuscì anche a prendere contatti con il boss [[Bernardo Provenzano]] attraverso il nipote Carmelo Gariffo<ref name="autogenerato1">[http://www.antimafiaduemila.com/200810189912/articoli-arretrati/le-grandi-manovre.html Le grandi manovre] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131019072614/http://www.antimafiaduemila.com/200810189912/articoli-arretrati/le-grandi-manovre.html|data=19 ottobre 2013}} Antimafiaduemila.com</ref>.
L'11 aprile 2006, nel casolare di [[Corleone]] dove venne arrestato Provenzano, gli inquirenti trovarono numerosi pizzini mandati da "Alessio", nei quali si parlava degli investimenti proposti dall’ex sindaco Antonio Vaccarino, che stava collaborando con il SISDE per la cattura del boss, ma anche di altri affari in attività lecite, come l'apertura di una catena di supermercati nella [[provincia di Agrigento]] e la ricerca di qualche [[prestanome]] per poter aprire un distributore di carburante nella zona di [[Santa Ninfa]], in [[provincia di Trapani]]<ref name=autogenerato3 />. In seguito all'arresto di Provenzano, Messina Denaro interruppe la corrispondenza con Vaccarino, inviandogli un ultimo [[pizzino]] in cui gli raccomandava "di condurre una vita trasparente in modo da non essere coinvolto nelle indagini"<ref name=autogenerato1 />. Ma la diffusione della collaborazione del Vaccarino da parte del quotidiano [[la Repubblica (quotidiano)|''la Repubblica'']] fece saltare l’operazione del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|SISDE]] e la probabile cattura di Messina Denaro. Alcuni mesi dopo, il 15 novembre, Vaccarino ricevette una normale lettera da Messina Denaro: "Ha buttato la sua famiglia nell'inferno, la sua illustre persona fa già parte del mio testamento. In mia mancanza qualcuno verrà a riscuotere il credito che ho nei suoi confronti". Nonostante questa minaccia Vaccarino non subirà ritorsioni e anzi continuerà a vivere a Castelvetrano gestendo il cinema del paese.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=La trappola del SISDE| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=319| ISBN=9788822720573 }}</ref>
==== Arresti di fiancheggiatori e presunti avvistamenti ====
Dopo l'arresto di [[Salvatore Lo Piccolo]], avvenuto nel novembre 2007, venne ipotizzato che Messina Denaro fosse diventato ancora più influente, anche se gli inquirenti ritennero che il boss fosse troppo giovane per essere uno dei capi dell'organizzazione mafiosa. Nel giugno 2009 gli agenti del [[Servizio centrale operativo]] e delle [[Squadra mobile|squadre mobili]] delle questure di [[Trapani]] e [[Palermo]] condussero l'operazione denominata "Golem", che portò all'arresto di tredici persone tra mafiosi e imprenditori trapanesi, accusati di favorire la latitanza di Messina Denaro fornendogli documenti falsi, ma anche di gestire estorsioni e [[traffico di stupefacenti]] per conto del latitante<ref>{{Cita web|url=http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/cronaca/mafia-7/arresti-messina-denaro/arresti-messina-denaro.html?ref=search|titolo=Mafia, tredici arresti a Trapani coprivano il boss Messina Denaro|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=16 giugno 2009|accesso=11 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124010420/http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/cronaca/mafia-7/arresti-messina-denaro/arresti-messina-denaro.html?ref=search|dataarchivio=24 gennaio 2018|urlmorto=no}}</ref>. Successivamente, nel marzo 2010 la [[Direzione Distrettuale Antimafia|DDA]] di [[Palermo]] coordinò l'indagine "Golem 2", condotta sempre dagli agenti del Servizio centrale operativo e delle squadre mobili di [[Trapani]] e [[Palermo]], che portò all'arresto di altre diciannove persone a [[Castelvetrano]], accusate di aver compiuto estorsioni e incendi dolosi per conto di Messina Denaro ai danni di imprenditori e politici locali; tra gli arrestati, figurarono anche il fratello del latitante, Salvatore Messina Denaro, e i suoi cugini Giovanni e Matteo Filardo, nonché l'ottantenne Antonino Marotta, definito "il decano della mafia trapanese" perché ex appartenente alla banda di [[Salvatore Giuliano]]<ref name=":0" /><ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/15/news/mafia_15_marzo-2663834/?ref=search|titolo=Mafia, operazione con 19 arresti a Trapani anche il fratello di Matteo Messina Denaro|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=15 marzo 2010|accesso=11 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124010146/https://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/15/news/mafia_15_marzo-2663834/?ref=search|dataarchivio=24 gennaio 2018|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/15/news/mafia_golem_2-2664508/?ref=search|titolo=Una rete di uomini fidatissimi e regole ferree per la latitanza di Matteo Messina Denaro|autore=Alessandra Ziniti|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=15 marzo 2010|accesso=11 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180124010158/https://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/15/news/mafia_golem_2-2664508/?ref=search|dataarchivio=24 gennaio 2018|urlmorto=no}}</ref>.
Nel 2011, [[Michele Aiello]] venne condannato in via definitiva insieme all'ex Presidente della Regione Siciliana [[Salvatore Cuffaro]] per aver veicolato a [[Giuseppe Guttadauro]] le informazioni fornite da due "[[Talpe alla DDA|talpe]]" in servizio alla [[Direzione distrettuale antimafia|DDA]] di [[Palermo]] (Giorgio Riolo dei [[Raggruppamento operativo speciale|ROS]] dei [[Carabinieri]] e Giuseppe Ciuro della [[Guardia di Finanza]]) sulle indagini in corso finalizzate alla cattura di Provenzano e Messina Denaro<ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/cuffaro-entra-carcere-dovr-restarci-sette-anni.html|titolo=Cuffaro entra in carcere: dovrà restarci sette anni|sito=ilGiornale.it|data=2011-01-23|accesso=2023-03-16}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/22/cuffaro-cassazione-conferma-condanna-a-sette-anni/87802/|titolo=Cuffaro, Cassazione conferma condanna a sette anni per fatti di mafia|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2011-01-22|accesso=2023-03-16}}</ref>.
Nel 2013 Lorenzo Cimarosa, il marito di una cugina di primo grado di Messina Denaro, dopo aver già scontato sei anni per favoreggiamento, finì di nuovo in carcere al termine di un ''blitz'' che portò all'arresto anche della sorella del boss, Patrizia. Cimarosa decise di collaborare e le sue dichiarazioni, che confermarono diverse ipotesi investigative, furono determinanti per gli esiti processuali. L'uomo morì di tumore nel 2017 dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari l'anno precedente e cinque mesi dopo la morte qualcuno strappò la sua foto dalla lapide.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Il coraggio di Lorenzo Cimarosa| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=322-323| ISBN=9788822720573 }}</ref> Cimarosa nelle sue dichiarazioni parlò del ruolo di Leonardo Bonafede (boss di Campobello di Mazara) nella latitanza del boss, affermando che Messina Denaro ''« se avesse dovuto scegliere una sola persona di cui fidarsi nella provincia di Trapani avrebbe sicuramente scelto Nardo Bonafede, si fida solo di lui, non avrebbe mai preso decisioni sfavorevoli ai Bonafede e loro lo sapevano, con Leonardo erano un'unica cosa».'' Nel 2023 si scoprirà che aveva affidato la cura della sua latitanza proprio al nucleo familiare dei Bonafede.
Nel maggio del 2013 il [[maresciallo capo]] dei [[Carabinieri]] Saverio Masi presentò una denuncia alla [[Procura della Repubblica|procura]] di [[Palermo]] contro i suoi superiori, asserendo che nel 2004, quando prestava servizio al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, individuò per la strada il superboss latitante Messina Denaro, a bordo di una utilitaria, seguendolo fino all'ingresso di una villa. Ma una volta denunciato il fatto ai superiori, questi gli avrebbero intimato di non proseguire nelle indagini, "frapponendo continui ostacoli nel corso di indagini mirate alla cattura di super latitanti". Per tali accuse Masi venne denunciato per [[calunnia]] dai suoi superiori. Nel 2017, accogliendo solo in parte la richiesta della Procura di Palermo - che aveva avanzato istanza di archiviazione sia delle accuse di Masi (per mancanza di riscontri), sia di Masi stesso per l'ipotesi di calunnia (per mancanza dell'elemento psicologico) - il Giudice per le Indagini Preliminari di Palermo archiviò la posizione dei superiori accusati dal Masi e dispose invece la sua imputazione coatta per il reato di calunnia<ref>{{Cita web|url=https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/palermo/cronaca/17_aprile_06/calunnio-carabinieri-indagato-saverio-masi-a29c2d42-1ad5-11e7-adb5-4896456c7777.shtml|titolo=«Calunniò i carabinieri», imputazione coatta per Saverio Masi|autore=Simona Licandro|sito=[[Corriere del Mezzogiorno]]|accesso=15 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200215092534/https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/palermo/cronaca/17_aprile_06/calunnio-carabinieri-indagato-saverio-masi-a29c2d42-1ad5-11e7-adb5-4896456c7777.shtml|dataarchivio=15 febbraio 2020|urlmorto=no}}</ref>. Denunciato dai superiori anche per [[Diffamazione (ordinamento italiano)|diffamazione]] in merito alla propagazione sui media delle stesse accuse, nel 2019 il maresciallo Masi venne assolto in primo grado dal Tribunale di [[Roma]]<ref>{{Cita web|url=https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2019/06/25/palermo-mancata-cattura-di-provenzano-una-condanna-per-diffamazione-090986fa-ece5-4926-9d85-20ce04556205/|titolo=Giornale di Sicilia|accesso=15 febbraio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200215092530/https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2019/06/25/palermo-mancata-cattura-di-provenzano-una-condanna-per-diffamazione-090986fa-ece5-4926-9d85-20ce04556205/|urlmorto=no}}</ref>, nel 2021 dalla quinta sezione penale del Tribunale di [[Palermo]]<ref>{{Cita web|url=https://www.antimafiaduemila.com/rubriche/saverio-lodato/84888-la-cavalleria-garantista-porga-le-scuse-al-maresciallo-masi-assolto-insieme-al-collega-fiducia.html|titolo=La cavalleria garantista porga le scuse al Maresciallo Masi, assolto insieme al collega Fiducia|autore=Lodato, S.|data=14 luglio 2021}}</ref>, e nel 2022 a Bari<ref>https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/306-giustizia/92167-nessuna-diffamazione-maresciallo-masi-assolto-a-bari.html</ref>.
Nel marzo del 2014 il nome di Messina Denaro tornò sulle pagine dei giornali poiché secondo il [[Servizio Centrale Operativo]] (SCO) della polizia aveva organizzato un attentato ai danni dell'ex PM della [[Direzione distrettuale antimafia]] (DDA) di [[Palermo]], ora al [[Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria]] (DAP), Roberto Piscitello, colpevole di aver contribuito a inasprire il regime di 41bis. L'attentato saltò poiché furono potenziate le misure di sicurezza.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=L'attentato al giudice| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=323-324| ISBN=9788822720573 }}</ref>
Nel 2015 l'emittente Radio Onda Blu avrebbe fornito le immagini satellitari della sua presunta abitazione a [[Baden-Baden]], in Germania, e della sua auto.<ref>{{Cita web
|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/10/17/news/una_radio_privata_messina_denaro_in_germania_cauti_gli_investigatori-125284832/|titolo=Una radio privata: "Messina Denaro in Germania". Cauti gli investigatori|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=17 ottobre 2015|accesso=11 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160226210153/https://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/10/17/news/una_radio_privata_messina_denaro_in_germania_cauti_gli_investigatori-125284832/|dataarchivio=26 febbraio 2016|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/radio-privata-covo-matteo-messina-denaro-germania-526cbf90-6619-41e3-8d34-52b09413c73d.html?refresh_ce|titolo=Una radio privata: "Matteo Messina Denaro è in Germania"|editore=[[Rai News24]]|data=19 ottobre 2015|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190712044017/http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/radio-privata-covo-matteo-messina-denaro-germania-526cbf90-6619-41e3-8d34-52b09413c73d.html?refresh_ce|dataarchivio=12 luglio 2019|urlmorto=no}}</ref> Tuttavia, su questo fatto non si sono avute conferme né smentite dagli inquirenti. [[Rinzivillo|Salvatore Rinzivillo]], arrestato in un'operazione coordinata dalle procure antimafia di Roma e Caltanissetta,<ref>{{Cita web|url=https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/17_ottobre_03/roma-arrestato-salvatore-rinzivillo-altri-36-clan-mafioso-fde6482a-a867-11e7-a090-96160224e787.shtml|titolo=Roma, arrestati il boss Salvatore Rinzivillo e altri 36 del clan mafioso|autore=Giovanni Bianconi e Redazione Roma|editore=[[Corriere della Sera]]|data=4 ottobre 2017|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180115123707/http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/17_ottobre_03/roma-arrestato-salvatore-rinzivillo-altri-36-clan-mafioso-fde6482a-a867-11e7-a090-96160224e787.shtml|dataarchivio=15 gennaio 2018|urlmorto=no}}</ref> era stato pedinato e si è visto che si recava a [[Castelvetrano]], dove incontrò un uomo che non venne identificato, ma che rispose alla descrizione di Messina Denaro. Non fu possibile comunque risalire all'identità di questa persona. Tuttavia, l'indagine portò un risultato positivo, perché condusse all'arresto dell'agente dell'[[Agenzia informazioni e sicurezza interna|Aisi]] Marco Lazzari, che stava proteggendo la latitanza di Messina Denaro.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/10/06/messina-denaro-lo-007-svelo-lindaginePalermo05.html|titolo=Messina Denaro, lo 007 svelò l'indagine|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=6 ottobre 2017|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171016175320/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2017/10/06/messina-denaro-lo-007-svelo-lindaginePalermo05.html|dataarchivio=16 ottobre 2017|urlmorto=no}}</ref>
Il 13 marzo 2018 venne annunciato l'arresto, da parte di [[Arma dei Carabinieri|Carabinieri]] e [[Direzione Investigativa Antimafia|DIA]], di dodici soggetti ritenuti esponenti di Cosa nostra, che avrebbero provveduto al mantenimento di Matteo Messina Denaro.<ref>{{Cita web|url=http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2018/03/13/mafia-soldi-clan-per-latitanza-messina-denaro_3d787592-41f1-4cf2-9170-996157b63e0c.html|titolo=Mafia: soldi clan per latitanza Messina Denaro|editore=[[ANSA]]|data=13 marzo 2018|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190309174803/http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2018/03/13/mafia-soldi-clan-per-latitanza-messina-denaro_3d787592-41f1-4cf2-9170-996157b63e0c.html|dataarchivio=9 marzo 2019|urlmorto=no}}</ref>
Il 29 ottobre 2018 la polizia arrestò Leo Sutera, amico di Matteo Messina Denaro e considerato il capo della mafia di [[Agrigento]].
Leo Sutera era già stato arrestato nel 2012, ma l'arresto aveva suscitato forti polemiche, perché si riteneva che, continuando a sorvegliarlo, come si stava già facendo da due anni, Sutera avrebbe condotto le forze dell'ordine allo stesso Messina Denaro, con il quale aveva affermato di essersi incontrato poco prima. All'epoca, i Carabinieri volevano continuare a sorvegliare Sutera, mentre la polizia guidata dal procuratore capo di Palermo [[Francesco Messineo]] decise di arrestarlo.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/29/agrigento-fermato-il-boss-leo-sutera-fedelissimo-di-matteo-messina-denaro/4727956/|titolo=Agrigento, fermato il boss Leo Sutera fedelissimo di Matteo Messina Denaro|editore=[[il Fatto Quotidiano]]|data=29 ottobre 2018|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190413234759/https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/29/agrigento-fermato-il-boss-leo-sutera-fedelissimo-di-matteo-messina-denaro/4727956/|dataarchivio=13 aprile 2019|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web
|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/01/palermo-ros-interrompe-caccia-a-messina-denaro-dopo-lite-con-messineo/312984/|titolo=Mafia, Ros interrompe la caccia al boss Messina Denaro dopo “lite” con Messineo|autore=Giuseppe Pipitone|editore=[[il Fatto Quotidiano]]|data=1º agosto 2012|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190114053357/https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/01/palermo-ros-interrompe-caccia-a-messina-denaro-dopo-lite-con-messineo/312984/ |dataarchivio=14 gennaio 2019|urlmorto=no}}</ref> Il 18 luglio 2019 Sutera fu condannato in appello a diciotto anni di carcere, insieme ai fiancheggiatori Maria Salvato e Vito Vaccaro.<ref>{{cita web|url = https://www.agrigentonotizie.it/cronaca/mafia/mafia-sambuca-fissato-processo-appello-boss-sutera.html|titolo = "Era fedelissimo di Matteo Messina Denaro", fissato appello per boss Sutera e tre fiancheggiatori|data = 11 maggio 2020|urlarchivio = https://archive.is/20200513091510/https://www.agrigentonotizie.it/cronaca/mafia/mafia-sambuca-fissato-processo-appello-boss-sutera.html|dataarchivio = 13 maggio 2020|urlmorto = no|accesso = 13 maggio 2020 }}</ref>
Un pentito affermò che il super-latitante si sarebbe sottoposto a un intervento di chirurgia plastica al volto, per non essere riconoscibile. L'intervento sarebbe avvenuto in Piemonte o in Valle D'Aosta.<ref>{{Cita web|url=https://livesicilia.it/2017/04/05/operato-al-volto-in-piemonte-lultimo-giallo-su-messina-denaro_842300/|titolo="Operato al volto nel Nord Italia"L'ultimo giallo su Messina Denaro|autore =Riccardo Lo Verso|editore=Live Sicilia|accesso=7 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190413220733/https://livesicilia.it/2017/04/05/operato-al-volto-in-piemonte-lultimo-giallo-su-messina-denaro_842300/|urlmorto=no}}</ref> Un informatore invece affermò, al contrario, che Matteo Messina Denaro si sarebbe fatto la plastica in Bulgaria, sia al volto sia ai polpastrelli, per non essere riconoscibile. Inoltre, sostenne che il latitante avrebbe avuto problemi di salute, essendo quasi cieco e in dialisi. Il testimone raccontò che Messina Denaro si sarebbe recato più volte a Pisa e a Lamezia Terme, e che sarebbe stato protetto dalla [['ndrangheta]]. Sul suo racconto indagò la procura distrettuale antimafia di Firenze.<ref>{{Cita web
|url=http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/03/22/news/ha-un-nuovo-volto-e-non-ci-vede-quasi-piu-parla-l-uomo-che-ha-incontrato-matteo-messina-denaro-1.319917 |titolo=Esclusivo: «Matteo Messina Denaro ha un nuovo volto e io l'ho visto»|autore1=Lirio Abbate|autore2=Giovanni Tizian|editore=[[L'Espresso]]|data=28 marzo 2018|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180328120726/http://espresso.repubblica.it/inchieste/2018/03/22/news/ha-un-nuovo-volto-e-non-ci-vede-quasi-piu-parla-l-uomo-che-ha-incontrato-matteo-messina-denaro-1.319917|urlmorto=no}}</ref>
La sua latitanza
Messina Denaro
Il 16 aprile 2019, nell'ambito delle indagini sulla latitanza di Messina Denaro,
A marzo del 2019
Le indagini hanno portato anche a Milano, dove alcuni uomini legati alla 'ndrangheta e al narcotraffico potrebbero costituire la sua rete di protezione che gli permette di essere latitante.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/01/24/messina-denaro-la-rete-del-boss-e-arrivata-a-milano/5683550/|titolo=Messina Denaro, la rete del boss è arrivata a Milano|autore=Davide Milosa|sito=[[il Fatto Quotidiano]]|data=24 gennaio 2020|accesso=28 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200128231617/https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/01/24/messina-denaro-la-rete-del-boss-e-arrivata-a-milano/5683550/|dataarchivio=28 gennaio 2020|urlmorto=no}}</ref>
A febbraio 2020, dopo la cattura del boss Salvatore Nicitra, uno dei capi della [[
Tra il 15 e il 20 giugno 2020
Il 21 ottobre 2020
La sera del 13 settembre
Una rivelazione sulle patologie accusate dal superlatitante giunse nel novembre 2022 da Salvatore Baiardo, imprenditore di origini siciliane che all'inizio degli [[Anni 1990|anni '90]] gestì la latitanza dei [[Famiglia Graviano|fratelli Graviano]] in [[Piemonte]]: nel corso di un'intervista concessa al conduttore televisivo [[Massimo Giletti]] su [[LA7|La7]], Baiardo rivelò che Messina Denaro era gravemente malato e che proprio per questo meditava di costituirsi nell'ambito di una nuova "[[trattativa Stato-mafia]]" mirata all'abolizione silente del [[Articolo 41-bis|41-bis]] e dell'[[ergastolo ostativo]]<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/cronaca/2023/01/22/news/baiardo_cattura_messina_denaro_mafia-384686329/|titolo=Baiardo: "Messina Denaro arrestato perché molto malato"|sito=la Repubblica|data=2023-01-22|accesso=2023-03-27}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://gds.it/articoli/cronaca/2023/01/21/chi-e-salvatore-baiardo-luomo-che-ha-predetto-larresto-di-messina-denaro-in-unintervista-01cb3167-c244-47e7-8ce7-0d6340c43046/|titolo=Torna in tv Salvatore Baiardo, l'uomo che aveva ipotizzato l'arresto di Messina Denaro|sito=Giornale di Sicilia|accesso=2023-03-27}}</ref>. Questo non implicava un complotto statale, assai più probabile che Baiardo avesse sentito voci, nel proprio giro criminale, della malattia grave di Matteo Messina Denaro e avesse fatto un'ipotesi molto semplice: un latitante estremamente malato ha ancora più difficoltà a vivere in latitanza e, sapendo questa cosa, decide di farsi catturare per contrattare qualche cosa. Baiardo non fornì nessuna informazione sensibile di cui gli inquirenti non fossero già a conoscenza da tempo.
=== L'arresto ===
Subito dopo l'arresto, Messina Denaro venne trasferito con un volo militare all'[[aeroporto di Pescara]]<ref name=":3" /> e, da lì, nella [[casa circondariale dell'Aquila]], venendo sottoposto al regime carcerario previsto dall'[[articolo 41-bis]].<ref>{{cita web|url=https://tg24.sky.it/cronaca/2023/01/17/matteo-messina-denaro-carcere-aquila|titolo=Matteo Messina Denaro trasferito in carcere all'Aquila in regime di 41 bis|sito=[[Sky TG24]]|data=17 gennaio 2023|accesso=17 gennaio 2023}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/23_gennaio_17/aquila-carcere-maxi-sicurezza-dove-stato-portato-messina-denaro-letti-saldati-celle-sorvegliate-24-ore-giorno-a8cddf9e-9649-11ed-b76d-57716861e5ff.shtml|titolo=L'Aquila, il carcere di massima sicurezza dove è stato portato Messina Denaro: letti saldati e celle sorvegliate 24 ore al giorno|autore=Agostino Gramigna|sito=[[Corriere della Sera]]|data=17 gennaio 2023|accesso=17 gennaio 2023}}</ref> La scelta di questo penitenziario fu dovuta alla presenza al suo interno di una sala di medicina oncologica, dove il boss avrebbe potuto proseguire le cure, e alla vicinanza con Roma.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilcapoluogo.it/2023/01/17/matteo-messina-denaro-al-41bis-dellaquila-reparto-oncologico-e-vicinanza-a-roma-il-motivo-della-scelta/|titolo=Matteo Messina Denaro al 41bis dell'Aquila, reparto oncologico e vicinanza a Roma: il motivo della scelta|sito=Il Capoluogo|data=2023-01-17|accesso=2023-01-18}}</ref>
Matteo Messina Denaro, durante l’interrogatorio in carcere e davanti al GIP, ammise di aver ordinato il sequestro del piccolo [[Giuseppe Di Matteo]], negando però di averne ordinato l'assassinio e attribuendo la responsabilità del delitto solamente a [[Giovanni Brusca]], importante mafioso e poi collaboratore di giustizia tornato in libertà dal 31 maggio 2021.<ref>[https://www.fanpage.it/attualita/messina-denaro-nega-lomicidio-del-piccolo-di-matteo-per-vergogna-malvisto-anche-in-cosa-nostra/ “Messina Denaro nega l’omicidio del piccolo Di Matteo per vergogna, malvisto anche in Cosa nostra”]</ref>
==== I fiancheggiatori ====
Una settimana dopo, il 23 gennaio, i Carabinieri del [[Raggruppamento operativo speciale|ROS]] arrestarono, a [[Tre Fontane (Campobello di Mazara)|Tre Fontane]], Andrea Bonafede, [[geometra]] di 59 anni di [[Campobello di Mazara]], con l’accusa di [[associazione mafiosa]] per aver [[Sostituzione di persona|prestato la propria identità]] a Messina Denaro durante la sua latitanza. Bonafede venne accusato di avergli fornito, oltre ai documenti falsi, un appartamento in vicolo San Vito a Campobello, in cui Messina Denaro trascorse gli ultimi mesi di latitanza, e un'[[Alfa Romeo Giulietta (2010)|Alfa Romeo Giulietta]] nera, acquistata a nome della madre di Bonafede.
Date le considerazioni del [[Giudice per le indagini preliminari|GIP]] di Palermo, tutta la vicenda si era sviluppata nel 2020, dato che il 13 novembre 2020 Messina Denaro era stato operato, per un [[tumore]] al [[colon]], presso l’ospedale Abele Ajello di [[Mazara del Vallo]] presentandosi con la [[tessera sanitaria]] prestata da Bonafede, e l'autovettura da lui usata risultò essere stata acquistata in un concessionario di Palermo il 27 luglio 2020.<ref>{{cita news|url=https://www.ilsole24ore.com/art/arrestato-bonafede-presto-l-identita-messina-denaro-AEvz2PZC|titolo=Arrestato Bonafede, prestò l’identità a Messina Denaro|editore=[[Il Sole 24 Ore]]|data=23 gennaio 2023}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/01/23/arrestato-andrea-bonafede-era-un-uomo-donore-riservato-di-messina-denaro-identita-prestata-al-boss-ecco-su-cosa-ha-mentito/6946756/|titolo=Arrestato Andrea Bonafede: “Era un uomo d’onore riservato di Messina Denaro. Identità prestata al boss? Ecco su cosa ha mentito”|editore=[[Il Fatto Quotidiano]]|data=23 gennaio 2023}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2023/01/23/e-caccia-agli-altri-bunker-di-matteo-messina-denaro_fbe6763f-b201-457d-a9c0-c7a43f1c40b8.html|titolo=E' caccia agli altri bunker di Matteo Messina Denaro. Arrestato Andrea Bonafede|editore=[[ANSA]]|data=23 gennaio 2023}}</ref>
Il 7 febbraio venne arrestato il dottor Alfonso Tumbarello, medico campobellese regolarmente iscritto e poi sospeso dal [[Grande Oriente d'Italia]] locale, ex consigliere provinciale negli anni Novanta e poi candidato alle regionali con l'Udc di Cuffaro,<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2023/01/18/news/il_medico_di_messina_denaro_e_massone_il_grande_oriente_ditalia_lo_sospende-384086351/|titolo=Il medico di Messina Denaro è massone, il Grande Oriente d'Italia lo sospende - la Repubblica|data=|accesso=2024-07-12|dataarchivio=18 gennaio 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230118100600/https://palermo.repubblica.it/cronaca/2023/01/18/news/il_medico_di_messina_denaro_e_massone_il_grande_oriente_ditalia_lo_sospende-384086351/|urlmorto=sì}}</ref> medico che avrebbe curato Messina Denaro durante la latitanza, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico; Tumbarello, inoltre, fu accusato di aver firmato le richieste di cura per la clinica dove il boss era stato catturato. Insieme a Tumbarello è stato tratto in arresto Andrea Bonafede, classe 1969, cugino e omonimo del geometra Andrea Bonafede (1963), accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravati dal metodo mafioso. L'uomo avrebbe recapitato le ricette mediche al boss .<ref>{{Cita web|url=https://www.fanpage.it/attualita/arrestato-alfonso-tumbarello-medico-di-matteo-messina-denaro-ha-curato-per-anni-il-boss/|titolo=Arrestato Alfonso Tumbarello, medico di Matteo Messina Denaro: ha curato per anni il boss|sito=Fanpage|accesso=2023-03-16}}</ref> Il 5 settembre la posizione processuale nei confronti di Andrea Bonafede (1969) si aggravò, in quanto venne contestata all'imputato l'accusa di associazione mafiosa in aggiunta ai reati precedentemente contestati. Messina Denaro si sarebbe rivolto all'uomo in un momento di necessità, ossia il giorno dopo aver scoperto di essere malato di tumore. Bonafede avrebbe attivato una nuova scheda telefonica che, secondo gli inquirenti, venne in uso al boss negli ultimi anni di latitanza.<ref>{{Cita web|url=https://www.glpress.it/andrea-bonafede-non-un-semplice-favoreggiatore-di-messina-denaro-ma-un-associato-a-cosa-nostra/|titolo=Andrea Bonafede non un semplice favoreggiatore di Messina Denaro ma un associato a Cosa Nostra {{!}} GLPress|data=2023-09-05|accesso=2023-09-08|dataarchivio=3 ottobre 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20231003163238/https://www.glpress.it/andrea-bonafede-non-un-semplice-favoreggiatore-di-messina-denaro-ma-un-associato-a-cosa-nostra/|urlmorto=sì}}</ref> Il 30 novembre successivo Bonafede venne condannato in primo grado a 6 anni e 8 mesi, per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena, venendo però assolto dall'accusa di associazione mafiosa.<ref>{{Cita web|url=https://livesicilia.it/condannato-il-primo-dei-fedelissimi-di-messina-denaro-ma-non-e-mafioso/|titolo=Condannato il primo dei fedelissimi di Messina Denaro, ma non è mafioso|autore=Riccardo Lo Verso|sito=Live Sicilia|data=2023-11-30|accesso=2023-11-30}}</ref>
Il 3 marzo fu arrestata Rosalia Messina Denaro, sorella del boss e madre del suo avvocato Lorenza Guttadauro, accusata di aver gestito la cassa di famiglia e la trasmissione dei pizzini che il boss mandava a familiari e collaboratori.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/03/03/matteo-messina-denar-arrestata-la-sorella-del-boss-rosalia-gestiva-la-cassa-della-famiglia-e-la-trasmissione-dei-pizzini/7084035/|titolo=Matteo Messina Denaro, arrestata la sorella del boss Rosalia: "Gestiva la cassa della famiglia e la trasmissione dei pizzini" - Il Fatto Quotidiano|autore=di Giuseppe Pipitone e Giovanna Trinchella|accesso=2023-03-16}}</ref>
Il 16 marzo furono arrestati due coniugi, Emanuele Bonafede, nipote del boss di Campobello Leonardo Bonafede, e Lorena Ninfa Lanceri, accusati di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dal metodo mafioso; secondo gli inquirenti, i due avrebbero favorito la latitanza del boss ospitandolo presso la propria abitazione.<ref>{{Cita web|url=https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/matteo-messina-denaro-latitanza-arresti_62317190-202302k.shtml|titolo=Matteo Messina Denaro, favorirono la latitanza: arrestati due coniugi {{!}} La coppia incastrata da una foto del boss|sito=amp.tgcom24.mediaset.it|accesso=2023-03-16}}</ref> L'11 ottobre successivo Lorena Ninfa Lanceri subì l'aggiunta di nuovi atti processuali a suo carico, in quanto i carabinieri del ROS avevano rinvenuto le sue impronte digitali su alcuni CD e DVD trovati nel covo di Messina Denaro, oltre ad una serie di acquisti destinati a quest'ultimo dal proprio account Amazon.<ref>{{Cita web|url=https://www.tp24.it/2023/10/12/antimafia/messina-denaro-nuove-accuse-per-la-vivandiera-lorena-lanceri/195792|titolo=Messina Denaro, nuove accuse per la "vivandiera" Lorena Lanceri|autore=Tp24.it|sito=TP24.it|data=2023-10-12|lingua=it|accesso=2024-01-12}}</ref> Il 12 gennaio 2024 Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri vennero condannati in primo grado con il rito abbreviato. Bonafede venne condannato alla pena di 6 anni e 8 mesi per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena, Lanceri a 13 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/12/il-bello-nella-mia-vita-e-stato-quello-di-incontrarti-condannata-a-13-anni-la-vivandiera-di-messina-denaro-sei-anni-e-8-mesi-al-marito/7408531/|titolo="Il bello nella mia vita è stato incontrarti". Condannata a 13 anni la vivandiera di Messina Denaro. Sei anni e 8 mesi al marito|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2024-01-12|accesso=2024-01-12}}</ref>
Il 13 aprile venne arrestata Laura Bonafede, con l'accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dall'aver agevolato Cosa nostra: avrebbe fatto parte della rete di complici che ha protetto Messina Denaro durante la latitanza, provvedendo alle sue necessità di vita quotidiana, condividendo con lui un linguaggio cifrato in una fitta corrispondenza e curando con maniacale attenzione la sua sicurezza; nel contempo venne indagata anche la figlia della donna, Martina.<ref>{{Cita web|url=https://www.open.online/2023/03/17/inchiesta-latitanza-messina-denaro-nuovi-indagati/|titolo=Quattro nuovi indagati nell'inchiesta sulla latitanza di Matteo Messina Denaro|autore=Redazione|sito=Open|data=2023-03-17|accesso=2023-03-18}}</ref><ref>[https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2023/04/13/arrestata-laura-bonafede-la-maestra-vicina-a-messina-denaro-le-e-stato-sospeso-lo-stipendio_6053ab54-4dc5-4c80-b945-25cb5b02d59c.html Arrestata Laura Bonafede, la maestra vicina a Messina Denaro]</ref> Laura Bonafede è anche la moglie di Salvatore Gentile, uno degli uomini di fiducia di Matteo Messina Denaro, utilizzato dallo stesso come basista per assassinii commessi a Campobello; Gentile era stato condannato all'ergastolo nel maxi-processo "Omega" per aver preso pare insieme a Messina Denaro agli omicidi di Pietro Calvaruso e Nicolò Tripoli negli anni novanta.<ref>{{Cita web|url=https://www.tp24.it/2023/04/19/antimafia/quegli-omicidi-del-marito-di-laura-bonafede-commessi-insieme-a-messina-denaro/189317|titolo=Quegli omicidi del marito di Laura Bonafede commessi insieme a Messina Denaro|autore=Tp24.it|sito=TP24.it|data=2023-04-19|accesso=2023-04-29}}</ref> Il 4 dicembre viene contestato a Laura Bonafede il capo d'accusa di associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, la donna ''"ha contribuito in modo fattivo al mantenimento in vita della peculiare rete di comunicazione di Matteo Messina Denaro"'' . Dal 1996 avrebbe intrapreso una relazione sentimentale con il boss, mentre dal 2007 fino al 2017 avrebbe convissuto insieme a lui ed avrebbe preso parte alla gestione degli interessi dell'allora latitante.<ref>{{Cita web|url=https://livesicilia.it/palermo-laura-bonafede-amore-messina-denaro-nuova-accusa-mafia/|titolo=Laura Bonafede e l'amore per Messina Denaro: nuova accusa di mafia|autore=Riccardo Lo Verso|sito=Live Sicilia|data=2023-12-04|accesso=2023-12-04}}</ref> Il 5 dicembre venne tratta in arresto la figlia di Laura Bonafede, Martina Gentile. La donna, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto da intermediario tra il padrino e la madre, legati da una lunga storia sentimentale, oltre ad aver incontrato più volte l'ex boss quando era ancora latitante.<ref>{{Cita web|url=https://livesicilia.it/campobello-mazara-martina-gentile-messina-denaro-incontri-lettere-arrestata-figlia-amante-mafia/|titolo=Incontri e lettere, arrestata la figlia dell'amante di Matteo Messina Denaro|autore=Riccardo Lo Verso|sito=Live Sicilia|data=2023-12-05|accesso=2023-12-05}}</ref>
Il 16 novembre l'autista di Messina Denaro, Giovanni Luppino, subì un cambio di capo d'imputazione, da una prima accusa di favoreggiamento aggravato divenne imputato di associazione mafiosa. Secondo accertamenti del reparto ROS dei carabinieri Luppino prima dell'arresto avrebbe tentato di estorcere denaro ad alcuni imprenditori affermando di essere un emissario del padrino e che il denaro sarebbe stato destinato proprio a quest'ultimo. Inoltre, a seguito dell'analisi delle celle telefoniche del Luppino, si riuscì a scoprire che avrebbe accompagnato per 50 volte l'ex latitante in clinica.<ref>{{Cita web|url=https://www.lasicilia.it/notizie/nuove-accuse-ad-autista-di-messina-denaro-si-aggrava-la-posizione-di-giovanni-luppino-1958073/|titolo=Nuove accuse ad autista di Messina Denaro, si aggrava la posizione di Giovanni Luppino|autore=Redazione|sito=La Sicilia|data=2023-11-16|accesso=2023-12-04}}</ref>
Il 13 marzo 2024 Giovanni Luppino, autista del capomafia, venne condannato a 9 anni per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena aggravata, venendo però assolto dall'accusa di [[Associazione di tipo mafioso|associazione mafiosa]].<ref>{{Cita web|url=https://livesicilia.it/messina-denaro-mafia-luppino-autista-condanna-malattia/|titolo=Al fianco di Messina Denaro anche nella malattia: Luppino condannato|autore=Riccardo Lo Verso|sito=Live Sicilia|data=2024-03-13|accesso=2024-03-13}}</ref>
Il 27 marzo 2024 sono Stati arrestati Massimo Gentile, di professione architetto, Cosimo Leone, tecnico radiologo all'ospedale di Mazara del Vallo e Leonardo Gulotta, operaio. I primi due sono accusati di [[Associazione di tipo mafioso|associazione mafiosa]], il terzo di [[Concorso esterno in associazione di tipo mafioso|concorso esterno in associazione mafiosa]], secondo gli inquirenti Gentile (cugino di Salvatore Gentile) avrebbe prestato dal 2007 al 2017 la propria identità al boss e di acquistare una [[Fiat 500 (2007)|FIAT 500]] e una moto [[BMW F650]], Leone si sarebbe occupato di far eseguire una tac al torace e all'addome all'ex boss in totale sicurezza oltre ad avergli consegnato un telefonino, infine Gulotta avrebbe messo a disposizione il proprio numero di telefono.<ref>{{Cita web|url=https://www.lasicilia.it/ultimi-aggiornamenti/la-vita-normale-di-messina-denaro-fermati-3-insospettabili-2089717/|titolo=La vita normale di Messina Denaro, fermati 3 insospettabili}}</ref>
L'11 giugno 2024 Andrea Bonafede (1963), il geometra che prestò la propria identità al boss, è stato condannato a 14 anni per [[Associazione di tipo mafioso|associazione mafiosa]] e concorso in falso.<ref>{{Cita web|url=https://www.palermotoday.it/cronaca/mafia/messina-denaro-condannato-andrea-bonafede.html|titolo=Mafia, prestò l'identità a Messina Denaro: condannato a 14 anni|sito=PalermoToday|lingua=it|accesso=2024-06-26}}</ref>
Il 17 gennaio 2025 Massimo Gentile, architetto, è stato condannato a 10 anni per [[Associazione di tipo mafioso|associazione mafiosa]], Cosimo Leone, tecnico radiologo, è stato condannato a 8 anni per [[Concorso esterno in associazione di tipo mafioso|concorso esterno in associazione mafiosa]], ed è stato assolto per "non avere commesso il fatto" Leonardo Gulotta.<ref>{{Cita web|url=https://www.lasicilia.it/cronaca/messina-denaro-processo-presunti-fiancheggiatori-boss-2-condanne-e-unassoluzione-2380126/|titolo=Messina Denaro, processo presunti fiancheggiatori boss: 2 condanne e un’assoluzione|sito=[[La Sicilia]]|data=17 gennaio 2025|accesso=13 giugno 2025|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20250121110141/https://www.lasicilia.it/cronaca/messina-denaro-processo-presunti-fiancheggiatori-boss-2-condanne-e-unassoluzione-2380126/|dataarchivio=21 gennaio 2025|urlmorto=no}}</ref>
=== La morte ===
Dopo un improvviso aggravarsi delle sue condizioni cliniche ed alcuni giorni di [[coma|coma profondo]],<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2023/09/22/matteo-messina-denaro-e-in-coma-irreversibile-_2ee5b1e9-f79e-453b-a03e-2e31aa364a72.html|titolo=Matteo Messina Denaro in coma irreversibile, la figlia al suo capezzale|data=22 settembre 2023}}</ref> Messina Denaro è morto all'1:57 del 25 settembre 2023, all'età di 61 anni, in una stanza di massima sicurezza nel reparto detenuti dell'ospedale San Salvatore de [[L'Aquila]]<ref name="morte" />. È stato sepolto due giorni dopo in forma privata nel cimitero di [[Castelvetrano]].<ref>{{Cita web|url=http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2023/09/27/messina-denaro-sepolta-al-cimitero-di-castelvetrano_c7046e12-451f-4360-9dd2-94329e2f0530.html|titolo=Messina Denaro sepolto nel cimitero di Castelvetrano|data=27 settembre 2023|accesso=11 ottobre 2023}}</ref>
== Legami con la politica e l'imprenditoria ==
Secondo il collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori e l'ex senatore [[Vincenzo Garraffa]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/09/23/accuse-in-aula-ali-lo-fecero.html?ref=search |titolo=Accuse in aula a D'Alì 'Lo fecero votare i boss'|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=23 settembre 2005|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180320231005/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/09/23/accuse-in-aula-ali-lo-fecero.html?ref=search|dataarchivio=20 marzo 2018|urlmorto=no}}</ref>, nel
Sinacori dichiarò inoltre che «era risaputo che i D'Alì con i Messina Denaro erano in buoni rapporti, se qualcuno aveva bisogno, poteva andare a chiedere ai Messina Denaro di intercedere»<ref>[http://www.antimafiaduemila.com/2013091845072/primo-piano/il-senatore-e-a-disposizione-dellassociazione-mafiosa.html
Nel
Nel
Il 12 marzo
Il 6 dicembre 2013 la DIA sequestra all'imprenditore palermitano Mario Niceta, settantunenne, presunto prestanome del boss Messina Denaro, 50 milioni di euro in immobili e quote di società operanti nel settore della vendita di abbigliamento e preziosi.
Esponenti di una cosca vicina a Matteo Messina Denaro sono stati arrestati per aver trasferito in Sicilia una somma di denaro guadagnata con l'allestimento di alcuni stand dell'[[Expo 2015|EXPO di Milano]] del 2015.<ref>{{Cita web|url=https://livesicilia.it/2016/07/06/lindagine-su-mafia-ed-expo-spunta-il-nome-di-messina-denaro_765833/|titolo=L'indagine su mafia ed Expo Spunta il nome di Messina Denaro|editore=Live Sicilia|data=7 luglio 2016|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160707154402/https://livesicilia.it/2016/07/06/lindagine-su-mafia-ed-expo-spunta-il-nome-di-messina-denaro_765833/|urlmorto=no}}</ref>
Le indagini hanno portato a indagare anche il vicepresidente di [[
Anche a [[San Marino]] si è trovato un legame: un professionista ha avuto contatti email con uno stretto collaboratore di Matteo Messina Denaro.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2016/06/21/palenzona-la-cassazione-resuscita-tutte-le-accuse/2847600/|titolo=San Marino. Un professionista sammarinese in contatto con Matteo Messina Denaro?|editore=Libertas.sm|data=20 giugno 2017|accesso=13 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181006061013/http://www.libertas.sm/notizie/2017/06/20/san-marino-un-professionista-sammarinese-in-contatto-con-matteo-messina-denaro.html|dataarchivio=6 ottobre 2018|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2016/06/21/palenzona-la-cassazione-resuscita-tutte-le-accuse/2847600/|titolo=Unicredit, la Cassazione riabilita l’indagine su Palenzona. I pm: “Favorì società vicine a Messina Denaro”|autore=Antonio Massari|editore=[[il Fatto Quotidiano]]|data=21 giugno 2016|accesso=13 luglio 2019|citazione = La Corte resuscita l'indagine, con una sentenza dura bastona il Tribunale del Riesame che aveva stroncato l'intera inchiesta: "I giudici sono andati ben oltre i propri compiti"|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190713152500/https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2016/06/21/palenzona-la-cassazione-resuscita-tutte-le-accuse/2847600/|urlmorto=no}}</ref>
La [[Direzione Investigativa Antimafia]] ha sequestrato nel 2017 alcune società riconducibili a Gianfranco Becchina, che era stato indagato per traffico di reperti archeologici, che avrebbe avuto legami con lui<ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cronaca/2017/11/16/news/mafia-sequestrati-beni-a-un-mercante-d-arte-aveva-legami-con-il-boss-messina-denaro-1.34385769
|titolo=Mafia, sequestrati beni a un mercante d’arte: “Aveva legami con il boss Messina Denaro”|autore=Rino Giacalone|editore=[[La Stampa]]|data=16 novembre 2017|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190712052901/https://www.lastampa.it/cronaca/2017/11/16/news/mafia-sequestrati-beni-a-un-mercante-d-arte-aveva-legami-con-il-boss-messina-denaro-1.34385769|urlmorto=no}}</ref>. Tra i beni sequestrati risulta anche un'ala del castello di Castelvetrano di [[Federico II di Svevia|Federico II]] del 1239, divenuto Palazzo ducale dei principi Pignatelli. Poche ore dopo il sequestro, scoppia un incendio nell'ala del palazzo appena sequestrato e alcuni documenti vengono distrutti. In seguito a ciò è stata avviata un'indagine.<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/11/15/news/_messina_denaro_finanziato_da_un_mercante_d_arte_sigilli_al_patrimonio_di_becchina-181143315/|titolo="Messina Denaro finanziato da un mercante d'arte". La Dia sequestra il patrimonio di Becchina|autore=[[Salvo Palazzolo]]|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=15 novembre 2017|accesso=12 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190712055231/https://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/11/15/news/_messina_denaro_finanziato_da_un_mercante_d_arte_sigilli_al_patrimonio_di_becchina-181143315/|urlmorto=no}}</ref>
Il 15 dicembre
== Processi ==
* Nel 1999, Messina Denaro subì la prima condanna all'[[ergastolo]] in contumacia insieme a [[Vincenzo Virga]] e [[Nicolò Di Trapani]] come mandanti dell'[[omicidio]] di [[Giuseppe Montalto]], agente di [[Corpo di polizia penitenziaria|polizia penitenziaria]] in servizio all'[[Ucciardone]] di [[Palermo]], ucciso a Palma (una frazione di [[Trapani]]) nel 1995<ref name=":02">[https://www.interno.gov.it/it/notizie/testimonianze-coraggio-giuseppe-montalto-guardia-dellucciardone-uccisa-avvertimento Testimonianze di coraggio, Giuseppe Montalto la guardia dell'Ucciardone uccisa per avvertimento]</ref>;
* Nel 2000, Messina Denaro ebbe un altro ergastolo in [[contumacia]] insieme con [[Giuseppe Graviano]], [[Leoluca Bagarella]] e [[Salvatore Riina]] per gli [[Stragi del '92 e '93|attentati dinamitardi del 1993]] a [[Firenze]], [[Milano]] e [[Roma]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/01/22/ergastolo-toto-riina-per-la-strage.html|titolo=Ergastolo a Totò Riina per la strage|autore=Gianluca Monastra|editore=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=22 gennaio 2000|accesso=8 ottobre 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140408222433/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/01/22/ergastolo-toto-riina-per-la-strage.html|urlmorto=no}}</ref>;
* Nello stesso 2000, nel maxiprocesso denominato "Omega", Messina Denaro viene condannato ad un altro ergastolo in contumacia, insieme ad altri 33 mafiosi trapanesi<ref name=":1" />;
* Nel 2003 arrivò una nuova condanna all'ergastolo in contumacia per Messina Denaro insieme a [[Salvatore Riina|Totò Riina]], [[Leoluca Bagarella]], [[Andrea Manciaracina]], [[Salvatore Madonia]] nel processo celebrato dinanzi la Corte d'assise di [[Trapani]] e denominato "''Arca''", nel quale erano accusati di un centinaio di omicidi avvenuti nei primi [[Anni 1990|anni '90]] durante la faida mafiosa di [[Alcamo]] combattuta fra i [[Clan dei Corleonesi|corleonesi]] e il clan [[stidda]]ro dei Greco<ref name=":5">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/03/16/dieci-ergastoli-boss-killer-per-la-guerra.html|titolo=Dieci ergastoli a boss e killer per la guerra di mafia a Trapani - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=16 marzo 2003|accesso=29 aprile 2023}}</ref>;
* Nel 2012, nuova condanna all'ergastolo in contumacia per il [[Omicidio di Giuseppe Di Matteo|sequestro e l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo]] insieme ai boss [[Filippo Graviano|Filippo]] e [[Giuseppe Graviano]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/01/17/per-il-delitto-di-matteo-ergastolo-cinque.html|titolo=Per il delitto Di Matteo ergastolo a cinque boss - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 gennaio 2012|accesso=18 maggio 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/01/17/di-matteo-ergastolo-per-cinque-boss.html|titolo=Di Matteo, ergastolo per cinque boss - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 gennaio 2012|accesso=18 maggio 2021}}</ref>;
* Nel ottobre 2020 la Corte d'assise di [[Caltanissetta]], condannò all'ergastolo Messina Denaro in [[contumacia]] per le [[strage di Capaci|stragi di Capaci]] e [[strage di via D'Amelio|via D'Amelio]].
* Il 19 luglio 2023, accogliendo la richiesta dell'accusa, è stato condannato all'ergastolo in appello dalla Corte d'assise di [[Caltanissetta]], come uno dei mandanti delle [[Strage di Capaci|stragi di Capaci]] e [[Strage di via D'Amelio|via D'Amelio]].<ref>[https://www.fanpage.it/attualita/stragi-del-92-confermato-lergastolo-per-messina-denaro/ Stragi del ’92, confermato in appello l’ergastolo per Messina Denaro: il boss “fu uno dei mandanti”]</ref>
== Impatto culturale ==
* Nella prima stagione (nel 2018) della serie TV ''[[Il cacciatore (serie televisiva 2018)|Il cacciatore]]'' trasmessa su [[Rai 2]], tratta dal romanzo autobiografico ''Cacciatore di mafiosi'' del magistrato [[Alfonso Sabella]], Messina Denaro viene interpretato da [[Lorenzo Adorni]].<ref>{{Cita web|url=https://manintown.com/lorenzo-adorni-maschile-singolare/2021/06/14/|titolo=Lorenzo Adorni: Maschile singolare|autore=Fabrizio Imas|sito=MANINTOWN|data=2021-06-14|accesso=2023-07-08}}</ref>
* Una versione fittizia di Messina Denaro viene interpretata da [[Elio Germano]] nel film ''[[Iddu - L'ultimo padrino]]'' (2024), ispirato alla sua corrispondenza con Antonino Vaccarino.<ref>{{cita news|data=7 gennaio 2024|url=https://www.balarm.it/news/la-vita-di-iddu-in-sicilia-i-retroscena-pure-sul-titolo-del-primo-film-su-messina-denaro-142157|titolo=La vita di "Iddu" in Sicilia: i retroscena (pure sul titolo) del primo film su Messina Denaro|sito=balarm.it|accesso=25 luglio 2024}}</ref>
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Salvatore Mugno]] [a cura di], ''[[Lettere a Svetonio|Matteo Messina Denaro. Lettere a Svetonio. Il capo di Cosa nostra si racconta]]'', Viterbo, Stampa Alternativa, 2008, ISBN 978-88-6222-053-8.
* Salvatore Mugno, ''Matteo Messina Denaro. Un padrino del nostro tempo'', Bolsena (VT), Massari Editore, 2011, ISBN 978-88-457-0269-3.
* [[Alessandra Dino]], ''Gli ultimi padrini. Indagine sul governo di Cosa nostra'', Roma-Bari. [[Editore Laterza]], 2011.
*
* Giacomo Di Girolamo, ''Matteo Messina Denaro: l'invisibile'', Il Saggiatore , Milano, 2017
* [[Lirio Abbate]], ''U Siccu. Matteo Messina Denaro: l'ultimo capo dei capi'', Rizzoli, Milano, 2020.
* Marco Bova, ''Matteo Messina Denaro. latitante di Stato'', Ponte alle Grazie, Roma, 2021.
* Giacomo Di Girolamo, ''Matteo va alla guerra'', Zolfo, Milano , 2022.
== Voci correlate ==
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== Altri progetti ==
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{{interprogetto/notizia|Matteo Messina Denaro è morto|data=25 settembre 2023}}
== Collegamenti esterni ==
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