Cartagine: differenze tra le versioni

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|Immagine = Carthage National Museum 048.jpg
|Didascalia = Rovine di Cartagine ([[Byrsa]])
|Nome originale = 𐤒𐤓𐤕𐤇𐤃𐤔𐤕 (''<QRT ḤDŠT>'')Qart-ḥadašt
|Fondazione = [[VIIIIX secolo a.C.]]
|Fine = [[146 a.C.]]
|Causa = Distruzione romana
|Fondazione 2 = [[29 a.C.]] (''Colonia Iulia KarthagoCarthago'')
|Fine 2 = [[698]]
|Causa 2 = Distruzione araba
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|Causa 3 =
|Territorio controllato = [[Nord Africa]], [[Sardegna]] (parziale), [[Sicilia occidentale]], [[Corsica]] (parziale), [[Isole Baleari]], costa della [[penisola iberica]] meridionale
|Dipendente da = [[Fenici]] ([[VIII secolo a.C.|VIII]]-[[VII secolo a. C.]]), Autonomaautonoma (fino al 146 a.C.), [[RomaCiviltà (città antica)romana|Roma]] (fino al 439), [[Vandali#IlRegno regnodei vandalo in AfricaVandali|Regno Vandalovandalo]] (fino al 533), [[Impero Bizantinobizantino]] (fino al 698)
|Superficie massima =
|Abitanti massimi =
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|linkMappa = Cartago ___location map it.svg
}}
'''Cartagine''' ({{latino|Carthago}} o ''Karthago''; {{lang-grc|Καρχηδών|Karchēdṓn}}; {{arabo|قرطاج|Karṭāj}}; in [[Lingua berbera|berbero]]: ⴽⴰⵔⵜⴰⵊⴻⵏ, ''Kartajen''; {{ebraico|קרתגו}}, ''Kartago''), nome derivante dal [[Lingua fenicia|fenicio]] 𐤒𐤓𐤕𐤇𐤃𐤔𐤕 <QRT ḤDŠT>, ''Qart-ḥadašt'', '''Città nuova''', inteso come "Nuova [[Tiro (città antica)|Tiro]]"<ref>{{Cita web |url = http://www.archaeology.ugent.be/carthage/history.php |titolo= Carthage: new excavations in Mediterranean capital |lingua = en}}</ref> è stata un'antica città [[fenici]]a, una delle più importanti colonie puniche del [[Mediterraneo]] e, all'epoca del suo massimo splendore, capitale di un piccolo impero che includeva territori dell'attuale [[Spagna]] orientale, la [[Corsica]] e la [[Sardegna]] sud-occidentale, la parte occidentale della [[Sicilia (isola)|Sicilia]] e le coste della [[Libia]].
 
'''Cartagine''' ({{latino|Carthago}} o ''Karthago''; {{lang-grc|Καρχηδών|Karchēdṓn}}) era un'antica città [[fenici]]a, tra le più importanti colonie puniche del [[Mediterraneo]]; all'epoca del suo massimo splendore fu capitale di un piccolo impero che includeva i territori sud-orientali della [[penisola iberica]], la [[Corsica]] e la [[Sardegna]] sud-occidentale, la [[Sicilia (isola)|Sicilia]] occidentale e le coste della [[Libia]]. Il nome deriva dal [[Lingua fenicia|fenicio]] 𐤒𐤓𐤕 𐤇𐤃𐤔𐤕 <QRT ḤDŠT>, ''Qart-ḥadašt'', "Città nuova", da intendere come "Nuova [[Tiro (città antica)|Tiro]]".<ref>{{Cita web|url=https://www.archaeology.ugent.be/carthage/history.php|titolo=Carthage: new excavations in Mediterranean capital|lingua=en|urlmorto=sì|accesso=8 luglio 2024|dataarchivio=5 ottobre 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20221005054702/https://www.archaeology.ugent.be/carthage/history.php}}</ref>
Fondata nel IX secolo a.C. sulle sponde dell'odierno [[Golfo di Tunisi]] come scalo commerciale fenicio, Cartagine crebbe rapidamente in popolazione ed importanza fino a rendersi infine indipendente dalla madrepatria, e giungendo ad esercitare notevole influenza e controllo sul Mediterraneo occidentale e sul mar [[Tirreno]]. A partire dal III secolo a.C. si pose in contrasto con [[antica Roma|Roma]], che le disputava il controllo sulla Sicilia, il dominio dei mari e che in generale vedeva nella città punica una minaccia per la sua crescente egemonia e per la sua stessa sopravvivenza. Tale contrasto sfociò in un [[guerra|conflitto armato]], che vide le due città opporsi in tre guerre (passate alla storia come [[guerre puniche]]) con alterne vicende, la più celebre delle quali fu l'impresa del generale cartaginese [[Annibale]], che valicate le [[Alpi]] affrontò e sconfisse l'[[esercito romano]] più volte, annientandolo infine [[Battaglia di Canne|a Canne]] e restando padrone dell'Italia meridionale per 15 anni, senza però infliggere il colpo di grazia all'avversario. I romani risposero con le incursioni in Africa di [[Publio Cornelio Scipione]], che riuscì infine a battere il generale cartaginese [[Battaglia di Zama|a Zama]].
 
Fondata nel [[IX secolo a.C.]] sulle sponde dell'odiernodel [[Golfogolfo di Tunisi]] come scalo commerciale fenicio, Cartagine crebbe rapidamente in popolazione ed importanza fino a rendersi infine indipendente dalla madrepatria, e giungendogiunse ad esercitare notevole influenza e controllo sul Mediterraneo occidentale e sul [[mar [[Tirreno]]. A partire dalDal [[III secolo a.C.]] si poseentrò in contrasto con [[antica Roma|Roma]], che le disputava il controllo sulla [[Sicilia]], il dominio dei mari e che in generale vedeva nella città punica una minaccia per la sua crescente egemonia e per la sua stessa sopravvivenza. TaleIl contrasto sfociò in un [[guerra|conflitto armato]], che vide le due città opporsicombattersi innelle tre guerre (passate alla storia come [[guerre puniche]]) con alterne vicende, la più celebre delle quali fu l'impresa del generale cartaginese [[Annibale]], che valicate le [[Alpi]] affrontò e sconfisse l'[[esercito romano]] più volte, annientandolo infine [[Battaglia di Canne|a Canne]] e restando padrone dell'Italia meridionale per 15 anni, senza però infliggere il colpo di grazia all'avversario. I romani risposero con le incursioni in Africa di [[Publio Cornelio Scipione]], che riuscì infine a battere il generale cartaginese [[Battaglia di Zama|a Zama]].
Al termine della [[terza guerra punica]] Cartagine fu infine conquistata e distrutta dalle [[Legione romana|legioni]] di [[Publio Cornelio Scipione Emiliano|Scipione Emiliano]]; circa un secolo dopo, all'epoca di [[Caio Giulio Cesare|Giulio Cesare]], i Romani la ricostruirono, e la rinata città continuò a prosperare fin dopo la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]], divenendo parte prima del [[regno vandalo]] e poi dell'[[impero bizantino]]. Infine, nel 698 d.C., Cartagine fu occupata dagli [[Califfato omayyade|Omayyadi]], che di fatto la spopolarono lasciando al suo posto solo un presidio militare, mettendo così fine alla sua storia. I suoi resti archeologici si trovano oggi all'interno del territorio della moderna [[Cartagine (Tunisia)|Cartagine]], città [[Tunisia|tunisina]] situata a 16 chilometri a nord-est della [[Tunisi|capitale]].
 
La [[seconda guerra punica]] fu dominata in un primo tempo dal generale cartaginese [[Annibale]], che valicate le [[Alpi]] sconfisse più volte l'[[esercito romano]], in particolare nella [[battaglia di Canne]], che gli permise di restare padrone dell'Italia meridionale per 15 anni; tuttavia non riuscì a infliggere il colpo di grazia all'avversario. I Romani si riorganizzarono e risposero con le incursioni africane di [[Publio Cornelio Scipione|Scipione]], culminate nella vittoria su Annibale nella [[battaglia di Zama]], che chiuse la guerra con il trionfo di Roma.
 
Al termine della [[terza guerra punica]] Cartagine fu infine conquistata e distrutta dalle [[Legione romana|legioni]] di [[Publio Cornelio Scipione Emiliano|Scipione Emiliano]];. circaCirca un secolo dopo, all'epoca di [[CaioGaio Giulio Cesare|Giulio Cesare]], i Romani la ricostruirono, e; la città rinata città continuò a prosperare fin dopo la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]], divenendo parte prima del [[regnoRegno vandalo]] e poi dell'[[imperoImpero bizantino]]. Infine, nelNel 698 d.C., Cartagine fu infine occupata dagli [[Califfato omayyade|Omayyadi]], che di fatto la spopolarono lasciando al suo posto solo un presidio militare, mettendoe cosìmettendo fine alla sua storia. I suoi resti archeologici della città si trovano oggi all'interno delnel territorio della moderna [[Cartagine (Tunisia)|Cartagine moderna]] (Qarṭāj), piccola città della [[Tunisia|tunisina]] situata a, 16 chilometri&nbsp;km a nord-est delladi [[Tunisi|capitale]].
 
== Descrizione ==
 
La [[città]] era collocata sul lato [[est|orientale]] del [[lago di Tunisi]]<ref>{{Cita web|url=http://pleiades.stoa.org/places/314921|titolo=Carthago: a Pleiades place resource|autore=Hitchner, R., DARMC, R. Talbert, S. Gillies, J. Åhlfeldt, R. Warner, J. Becker, T. Elliott|sito=Pleiades: a gazetteer of past places|lingua=en|accesso=4 ottobre 2017-10-04}}</ref>. Secondo una [[leggenda]] [[romana]], fu fondata nell'814 a.C. da coloni fenici provenienti da [[Tiro (città antica)|Tiro]], guidati da Elissa (la regina [[Didone]])<ref name=":0">{{Cita libro|nome=Moscati,|cognomeautore=Sabatino.|nome2= Moscati e Grassi Palazzo|cognome2=Grassi. |titolo=The Phoenicians |url=https://www.worldcat.org/oclc/47953853|annooriginale=1997|data=2001|editore=I.B. Tauris|OCLC=47953853|ISBN=9781850435334}}</ref>. Divenne una grande e ricca città, molto influente nel [[Mediterraneo occidentale]], fino a scontrarsi con [[Siracusa (città antica)|Siracusa]] e [[Roma (città antica)|Roma]] per l'egemonia sui mari.
 
Le prime battaglie navali coinvolgenti il popolo cartaginese, infatti, furono le cosiddette [[guerre greco-puniche]], campagne di assedio per il predominio sul Mediterraneo e in particolare sulla [[Sicilia (isola)|Sicilia]], la quale nel corso dei secoli [[VIII secolo a.C.|VIII]] fino al [[V secolo a.C.|V a.C.]] era coabitata dalle etnie fenicio-puniche (principalmente a [[Mozia]], [[Solunto]], [[Palermo]]), dai [[Storia della Sicilia preellenica|Popoli preellenici]] e dall'[[Sicelioti|etnia greca]]. Le campagne di espansione greca verso l'occidente furono spesso motivi di guerra tra le due componenti e in particolare i contrasti tra le città di [[Selinunte]] (greca) e [[Segesta]] ([[Elimi|elima]] e in quanto tale alleata dei Fenici) erano motivo di accesi conflitti. Spesso Cartagine entrava nello scacchiere fornendo mezzi e uomini a supporto dei Fenici isolani, fino ad essere coinvolta in diversi scontri. Il terreno di battaglia fu spesso la Sicilia, come nella celebre [[Battaglia di Imera (480 a.C.)|battaglia di Hymaera]], ma non mancarono scontri navali.
 
Inoltre, verso il [[VI secolo a.C.]], i Cartaginesi [[Storia della Sardegna fenicio-punica|cercarono di impadronirsi della Sardegna]]. Al tentativo di colonizzazione seguì l'inevitabile reazione armata dei [[Nuragici|sardo-nuragici]] che in breve rioccuparono i territori invasi minacciando la distruzione delle città costiere già loro colonie. Nella [[Storia della Sardegna fenicio-punica|Primaprima guerra sardo-punica]] (540 a.C.), Cartagine inviò in Sardegna un suo esperto generale, già vittorioso in Sicilia contro i Greci e da questi chiamato Malco; nella [[Storia della Sardegna fenicio-punica|Secondaseconda guerra sardo-punica]] (535 a.C.), dopo la vittoriosa battaglia navale del Mare Sardo contro i Greci focesi, i Punici al comando dei due fratelli Asdrubale e Amilcare, figli di Magone, tentarono una nuova campagna militare per la conquista dell'Isola. Venticinque anni dopo, nel 510 a.C., si combatteva ancora, ed in quell'anno i Punici persero in battaglia il generale Asdrubale.
 
I Cartaginesi inoltre, sotto la guida di [[Annibale]], giunsero a mettere in pericolo il dominio romano con la [[battaglia di Canne|vittoria a Canne]], ma uscirono poi debolissimi dalla [[seconda guerra punica]]. Con la sconfitta nella [[terza guerra punica]], la città fu distrutta nel 146 a.C. dai Romani. I Romani distrussero Cartagine perché era una città che non si era arresa a loro dopo le prime sconfitte, ma dopo molte guerre. Successivamente però la ricostruirono e ne fecero una delle città più importanti dell'[[Impero romano]].
 
Conquistata dai [[Vandali]] nel 439, fu la capitale del loro [[Regno dei Vandali|regno]] fino al 533, quando fu riconquistata da [[Belisario]] con la [[Guerraguerra vandalica]]. In seguito alla [[conquista omayyade del Nord Africa]], Cartagine fu distrutta definitivamente nel 698.
 
Resta ancor oggi una popolare attrazione [[turismo|turistica]], che nel [[1979]] è stata inserita dall'[[UNESCO]] tra i [[Patrimonio dell'umanità|Patrimonipatrimoni dell'umanità]].
 
Il 25 dicembre [[1943]] il Primoprimo ministro inglesebritannico [[Winston Churchill]] e il presidente statunitense [[Franklin Delano Roosevelt|Franklin D. Roosevelt]] si incontrarono in questa località per pianificare i termini dello [[sbarco di Anzio]], ovvero lo sbarco alleato oltre la [[Linea Gustav]].
 
== Storia di Cartagine ==
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=== I Fenici in Africa e il sostrato libico ===
 
L’AfricaL'[[Africa settentrionale]] era all’inizioall'inizio una tappa sulla rotta verso i metalli di [[Spagna romana|Spagna]] e vide il sorgere fin da tempi molto antichi di installazioni fenicie permanenti come [[Utica (Tunisia)|Utica]], fondata, secondo [[Plinio il Vecchio]], nel 1101 a.C.<ref>{{cita libro|autore=[[Plinio il Vecchio]]|titolo=[[Storia naturale (Plinio il Vecchio)|Storia naturale]]|posizione= XVI, 216|cid=Plinio il Vecchio}}</ref>. Sempre al [[XII secolo a.C.]] risalirebbero l’insediamentol'insediamento a [[Lixus (archeologia)|Lixus]] in [[Marocco]]<ref>{{Cita|Plinio il Vecchio|XIX, 63}}.</ref> e la fondazione di [[Cadice|Gades]] in [[Spagna]]<ref>[[Velleio PaterculoPatercolo]], ''Storia[[Historiae RomanaRomanae ad M. Vinicium consulem libri duo]]'', I, 2, 3.</ref>.
All’epocaAll'epoca dei primi insediamenti fenici, l’Africal'Africa Settentrionalesettentrionale è occupata da popolazioni [[Libu|libiche]] importanti, il cui legame con i [[Berberi]] del [[Maghreb]] è stata sostenuta da [[Gabriel Camps]], benché sia stato fatto osservare che il periodo così lungo e soprattutto le successive ondate di invasori non possono non aver modificato in modo rilevante le popolazioni locali. Gli Egiziani citano i Libici, a partire dal XII secolo a.C., come popolazioni situate immediatamente a Ovestovest del loro territorio.
 
[[File:Routes commerciales des Phéniciens-fr.svg|miniatura|upright=1.5|Rotte commerciali fenicie]]
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=== Fondazione di Cartagine ===
==== Secondo le fonti storiche ====
La data di fondazione di Cartagine è una questione dibattuta sia nell’antichità che ai giorni nostri. Una delle tradizioni antiche, basata sulla testimonianza di [[Timeo di Tauromenio]], ripresa anche da altri autori, della quale resta però solo qualche frammento<ref>Timeo di Tauromenio, “Frammento 82”</ref>, la situava nell’ nell'814 a.C.. Un'altra, ripresa da [[Appiano di Alessandria|Appiano]]<ref>Appiano, ''Libyca'', I, 1</ref>, pone la nascita di Cartagine all’epoca della [[Guerraguerra di Troia]].
Dato che gli scavi archeologici non hanno fornito reperti di età così antica, è stata avanzata l’ipotesi di una fondazione assai più tardiva (verso il 670 a.C.) o anche, secondo [[Pierre Cintas]], quella della nascita di un porto/magazzino seguita più tardi dalla fondazione di una città vera e propria. Ricerche più recenti, basate sull’analisisull'analisi indiretta degli Annali di Tiro, usati come fonte da [[Menandro di Efeso]] e [[Flavio Giuseppe]], indicano una data intorno all’ultimo quarto del [[IX secolo a.C.]].
 
==== Secondo la leggenda ====
Cartagine venne fondata da [[colonie fenicie|coloni fenici]] provenienti dalla città di [[Tiro (città antica)|Tiro]] che portarono con loro il dio della città [[Melqart]]. Secondo la leggenda a capo dei coloni (o forse profughi politici) era [[Didone]] (conosciuta anche come Elissa)<ref name=":0" />. Numerosi sono i miti relativi alla fondazione, che sono sopravvissuti attraverso la [[letteratura greca]] e [[letteratura latina|latina]]. Uno di questi narra che il fratello di Elissa, [[Pigmalione di Tiro]], capo dell'omonima città, fece uccidere il marito della sorella per capirnecarpirne le ricchezze. Elissa lasciò quindi la città e, dopo lunghe peregrinazioni, approdò sulle coste tunisine, dove fondò Cartagine.
Una volta approdata sulle coste tunisine, Didone convinse Iarba (il capo dei locali) a concederle i terreni contenuti nella pelle di un bue. Tale pelle fu astutamente tagliata dalla regina in strisce sottilissime, permettendole così di ottenere i territori necessari per fondare la città di Cartagine. Il nome dell'attuale acropoli di Cartagine viene denominata ''Byrsa'' (letteralmente "pelle di bue") , che riecheggia tale stratagemma della regina fenicia.
 
=== Sintesi dell'espansione cartaginese ===
I primi anni di Cartagine sono caratterizzati da una lunga serie di rivalità fra le famiglie proprietarie terriere e le famiglie dei commercianti e marinai. In genere, a causa dell'importanza dei commerci per la città, la fazione "marittima" controllava il governo e, durante il [[VI secolo a.C.]], Cartagine cominciò ad acquisire il dominio dell'area del Mediterraneo Occidentale. Mercanti ed esploratori costruirono una vasta rete di commerci che portarono una grande prosperità e un largo potere alla città-stato. Si tramanda che già all'inizio del VI secolo a.C. [[Annone (generale)|Annone]] il navigatore si sia spinto lungo la costa dell'Africa fino alla [[Sierra Leone]]; contemporaneamente sotto la guida di [[Malco (generale)|Malco]], la città iniziò la conquista sistematica delle regioni costiere dell'Africa e del suo interno.
 
È assai difficile distinguere, nei reperti archeologici raccolti nell’areanell'area di influenza dei Fenici e dei Cartaginesi, quali possano essere fatti risalire all’uno o all’altro popolo e quindi datare con sicurezza l'origine degli insediamenti cartaginesi. Gli archeologi non hanno rilevato discontinuità rilevanti nei siti di [[BitiaBithia (sito archeologico)|Bithia]] e [[Nora (Italia)|Nora]] in [[Sardegna]]. Anche la fondazione di [[Ibiza (comune)|Ibiza]], tradizionalmente datata nel 675 a.C., potrebbe essere attribuita agli uni come agli altri.
La formazione e il funzionamento dell’ “impero” cartaginese non hanno un carattere imperialista, ma piuttosto quello di una confederazione di colonie preesistenti che si legano alla più potente tra loro al momento del declino della loro città-madre, [[Tiro (città antica)|Tiro]]<ref>{{Cita pubblicazione|autore=|nome=Michael|cognome= Sommer|data=2007-06-01 giugno 2007|titolo=Networks of Commerce and Knowledge in the Iron Age: The Case of the Phoenicians|rivista=Mediterranean Historical Review|volume=22|numero=1|pp=97–11197-111|lingua=en|accesso=4 ottobre 2017-10-04|doi=10.1080/09518960701539232|url=https://dx.doi.org/10.1080/09518960701539232 | issn = 0951-8967 }}</ref>. Cartagine si assume quindi il ruolo di assicurare la sicurezza collettiva e di gestire la politica estera –e dunque anche commerciale- di queste comunità.
I Fenici Occidentali, e poi i Cartaginesi, hanno relazioni assai precoci con altre civiltà, soprattutto con gli [[Etruschi]] con i quali intrecciano solidi legami commerciali<ref>[[Aristotele]], ''Politica'', III, 9, 6</ref>. L’archeologia testimonia questi scambi, in particolare con le [[lamine di Pyrgi]] di [[Cerveteri]] e con varie scoperte nelle necropoli cartaginesi: vasi di produzione etrusca del tipo [[bucchero]] ma anche iscrizioni in etrusco che citano un Cartaginese<ref>{{Cita libro|autore-capitolo=Michel Gras|titolo=Dictionnaire de la civilisation phénicienne et punique|anno=1992|editore=Brepols|città=Turnhout|p=163|capitolo=Étrusques}}</ref>. L’alleanzaL'alleanza con gli Etruschi mira anche a contrastare l’espansione dei [[Focea|Focesi]] occidentali, operazione che culmina con la [[Battagliabattaglia di Alalia]]<ref>Edward Lipinski, « Alalia », ''Dictionnaire de la civilisation phénicienne et punique'', p. 14</ref>. Questa alleanza perde però importanza con il progressivo declino degli Etruschi.
 
All'inizio del [[V secolo a.C.]], Cartagine era comunque diventata il più importante centro commerciale della regione<ref>{{Cita libro |nomeautore=Glenn|cognome= Markoe |titolo=Phoenicians |url=https://www.worldcat.org/oclc/45096924|data=2000|editore=University of California Press |lingua=en|p=56|cid=Markoe|OCLC=45096924|ISBN=9780520226142}}</ref>, una posizione che avrebbe mantenuto fino alla sua caduta per mano romana. Aveva conquistato i territori delle antiche [[Colonie nell'antichità#Colonie fenicie|colonie fenicie]] ([[Adrumeto]], [[Utica (Tunisia)|Utica]], [[Kerkouane]]...) e delle tribù libiche, allargando la sua dominazione su tutta la costa dell'Africa dall'odierno [[Marocco]] ai confini dell'[[Egitto]]. La sua influenza si allargava inoltre nel Mar Mediterraneo con il controllo di limitate aree costiere della Sardegna, di [[Malta]], delle [[isole Baleari]] e della parte occidentale della [[Sicilia (isola)|Sicilia]]. Erano state stabilite colonie anche in Spagna. In tutto il Mediterraneo occidentale resistevano all'imperialismo commerciale cartaginese solo [[Marsiglia]] (colonia greca [[Focea|focese]]), le [[Colonie nell'antichità#Colonie greche|colonie greche]] della costa italiana e i commercianti [[etruschi]], che a malapena mantenevano il controllo delle coste italiane del [[Mar Tirreno]] e lottavano per la [[Corsica]].
 
=== Espansione militare dei Punici in Sardegna ===
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==== Prima guerra sardo-punica ====
A difesa degli interessi punici, nel [[540 a.C.]] Cartagine inviò in Sardegna un suo esperto generale, {{CitazioneSenza necessariafonte|già vittorioso in Sicilia contro i [[Grecia antica|Greci]] e da questi chiamato [[Malco (generale)|Malco]] (ossia il ''Re'').|}} Sbarcato nell'Isola con un corpo di spedizione composto dalle ''élite'' puniche col compito di liberare le città costiere dall'incombente minaccia di annientamento, Malco trovò ad aspettarlo la feroce ed organizzata resistenza dei Sardi nuragici. Travolti dai continui attacchi e dalla sanguinosa guerriglia che si sviluppò intorno ai loro movimenti, i Cartaginesi furono costretti a ritirarsi e a reimbarcarsi subendo ingenti perdite. Non furono le [[Nuraghe|fortezze nuragiche]] tuttavia lo strumento della vittoria dei Sardi: i Punici infatti furono sconfitti nel corso di scontri campali. L'intervento di Cartagine fu descritto dallo storico romano [[Marco Giuniano Giustino]], e sembra che nella madrepatria questa sconfitta fu accolta come un disastro, tanto da motivare successivamente ampie riforme civili e militari. Dopo questi avvenimenti l'esercito fu potenziato e divenne il simbolo e lo strumento della volontà di dominazione cartaginese.
 
In tale periodo, secondo gli studiosi, vi fu l'introduzione nell'Isola di una malattia fino ad allora sconosciuta: la [[malaria]]. Si suppone che furono le truppe di Malco a portare in Sardegna le [[Zanzara anofele|zanzare anofele]], terribile flagello per gli isolani sino al [[1946]]-[[1950|50]].
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=== Prima campagna siciliana ===
{{vedi anche|Guerre greco-puniche}}
Il successo di Cartagine portò alla creazione di una potente flotta atta a scoraggiare sia i pirati che le nazioni rivali<ref>{{Cita libro|nomeautore=Garrett G.|cognome= Fagan|nome2= e Matthew|cognome2= Trundle |titolo=New perspectives on ancient warfare |url=https://www.worldcat.org/oclc/667274148 |dataanno=2010 |editore=Brill|lingua=en|p=273|OCLC=667274148|ISBN=9789004185982}}</ref>. Questa potente flotta, insieme al successo e alla crescente egemonia portò Cartagine verso un sempre crescente conflitto con la [[Grecia]], l'altro maggior concorrente per il controllo del Mediterraneo centrale. Ma questo conflitto fu preceduto da un lungo periodo di pacifica convivenza.
 
La presenza fenicia in Sicilia rimonta alla fine dell'[[VIII secolo a.C.]] Si trattava di pochi e minuti insediamenti, concentrati nella parte nord-ovest dell'isola, con carattere agricolo oltre che commerciale (ad esempio, l'antica [[Motia]] aveva fattorie sulla terraferma). Inizialmente, i Fenici non avevano interesse a competere con i Greci per il controllo della Sicilia, come dimostrano gli scambi commerciali dei centri di Zyz (l'odierna [[Palermo]]) e Motia con i Greci. A Motia c'erano anche abitanti greci. I primordi di un conflitto sono forse ravvisabili nell'impresa del greco [[Pentatlo di Cnido]], che nel 580 a.C. cercò di installare una colonia greca assai vicino al Capo Lilibeo.<ref>{{cita|Finley|pp. 35-36}}.</ref> Più in là, Cartaginesi ed [[Etruschi]] si allearono contro i pirati [[focesi]], che sconfissero nel 530 a.C. circa. Intorno al 510 a.C. si consumò l'impresa dello spartano [[Dorieo]], analoga a quella di Pentatlo. Tutti questi episodi, che vedono i Greci mettere a dura prova la pacifica convivenza con l'elemento fenicio in Sicilia, non comportarono un conflitto frontale: per lungo tempo, [[Selinunte]] e [[Akragas]] continuarono a commerciare proficuamente con gli insediamenti fenici.<ref>{{cita|Finley|p. 54}}.</ref>
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Fin dai primi giorni sia Greci che Fenici furono dunque attratti dalla Sicilia, lungo le coste della quale stabilirono un grande numero di colonie e stazioni di posta. Nel corso dei secoli Greci e Fenici ebbero importanti relazioni commerciali, ma nel [[480 a.C.]] la Sicilia divenne il terreno di una grande campagna militare cartaginese.
 
[[Gerone I|Gerone]], tiranno di [[Siracusa]], in parte aiutato e supportato dai Greci, tentava di unire l'isola sotto il suo governo<ref>{{Cita libro|nomeautore=Franco De Angelis,|cognome=Franco. |titolo=Megara Hyblaia and Selinous : the development of two Greek city-states in archaic Sicily |url=https://www.worldcat.org/oclc/47270210|data=2003|editore=Oxford University, School of Archaeology |OCLC=47270210|ISBN=9780947816568}}</ref>. Questo imminente pericolo non poteva venire ignorato da Cartagine che, forse come parte di un'alleanza con la Persia al momento in guerra con la Grecia, mise in campo il più grande esercito che avesse mai formato, al comando del generale [[Amilcare I]]. Anche se le cifre tradizionali indicano un numero di 300.000{{formatnum:300000}} uomini, quasi sicuramente esagerato, certo Cartagine mostrò una forza formidabile.
 
Nella navigazione verso la Sicilia, comunque, Amilcare subì delle perdite (probabilmente severe) a causa delle avverse condizioni atmosferiche. Perciò, sbarcato a [[Palermo|Panormum]], il generale fu pesantemente sconfitto nella [[battaglia di Imera (480 a.C.)|battaglia di Imera]] dove trovò la morte o per le ferite o per suicidio suggerito dalla vergogna<ref>{{Cita libro |nomeautore=Iain|cognome= Spence |titolo=Historical dictionary of ancient Greek warfare |url=https://www.worldcat.org/oclc/747426863|data=2002|editore=Scarecrow Press |lingua=en|OCLC=747426863|ISBN=9780810866126}}</ref>. Cartagine fu severamente indebolita dalla sconfitta e il vecchio governo, allora nelle mani della nobiltà, fu sostituito dalla Repubblica Cartaginese.
 
=== Seconda campagna siciliana ===
Nel [[410 a.C.]], nondimeno, Cartagine aveva recuperato la sua potenza sotto una serie di governanti di successo. La città aveva conquistato la maggior parte della moderna Tunisia, aveva rafforzato alcune colonie e ne aveva fondato di nuove nel Nordafrica. Erano stati finanziati i viaggi di [[Magone Barca (esploratore)|Magone Barca]] [da non confondere con Magone Barca figlio di Amilcare e fratello di Annibale vissuto secoli dopo] attraverso il deserto del [[Deserto del Sahara|Sahara]] e di [[Annone il Navigatore]] lungo le coste atlantiche dell'Africa. D'altra parte, in quell'anno si verificò la secessione delle colonie iberiche e questo diminuì drasticamente la fornitura di argento e rame. [[Annibale Magone]] il nipote di [[Amilcare I]] cominciò la preparazione per reclamare il possesso della Sicilia mentre altre spedizioni furono inviate verso il Marocco e il Senegal e perfino nell'Atlantico.
 
Nel [[409 a.C.]] [[Annibale Magone]] guidò la nuova spedizione in Sicilia riuscendo a conquistare le città greche di [[Selinunte]] (antica Selinus) e [[Imera (colonia greca)|Imera]] prima di rientrare trionfalmente a Cartagine con le loro spoglie<ref>{{Cita libro|nomeautore=David Soren,|cognome=Soren|nome2= Hédi|cognome2= Slim|nome3= e Aïcha Ben Abed|cognome3= Ben Khader|titolo=Carthage : uncovering the mysteries and splendors of ancient Tunisia|url=https://www.worldcat.org/oclc/23435764|edizione=1st Touchstone ed|annooriginale=1990|data=1991|editore=Simon & Schuster|lingua=en|p=59|OCLC=23435764|ISBN=9780671732899}}</ref>. Siracusa, la principale nemica, rimase però intoccata e nel [[405 a.C.]] Annibale Magone guidò una seconda spedizione per conquistare l'intera isola. Questa spedizione incontrò una feroce resistenza armata e fu colpita dalla pestilenza. Durante l'assedio di [[Akragas]], Annibale Magone morì per la peste che decimò le forze cartaginesi<ref>{{Cita libro |nomeautore=Tony|cognome= Bath|titolo=Hannibal's campaigns : the story of one of the greatest military commanders of all time |url=https://www.worldcat.org/oclc/27251880 |annooriginale=1981|data=1992|editore=Barnes & Noble |p=12|OCLC=27251880|ISBN=9780880298179}}</ref>.
 
Il successore di Annibale Magone, [[Imilcone II|Imilcone]], riuscì a riportare la campagna su migliori binari rompendo l'assedio dei Greci, conquistando [[Gela (città antica)|Gela]] e sconfiggendo ripetutamente le forze di [[Dionigi I di Siracusa|Dionisio]] il nuovo [[Tiranno di Siracusa]]. Ciononostante, con l'esercito indebolito dalla peste, fu costretto a chiedere la pace prima di ritornare a Cartagine.
 
Nel [[398 a.C.]] Dionisio, riacquistata la sua potenza, ruppe il trattato di pace colpendo la fortezza cartaginese di [[Mozia|Motya]]. Imilcone rispose con decisione guidando una spedizione che non solo riprese Motya ma conquistò [[Messina]] e, infine, pose l'assedio a Siracusa stessa. L'assedio terminò con successo nel [[397 a.C.]] ma l'anno successivo la peste colpì ancora l'esercito di Imilcone che collassò.
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[[File:Carthaginian hoplite - Oplita cartaginese.JPG|miniatura|Oplita del Battaglione Sacro cartaginese (IV secolo a.C.)]]
Nel [[315 a.C.]] [[Agatocle di Siracusa|Agatocle]] tiranno di Siracusa, assediò Messana (oggi Messina). Nel [[311 a.C.]] invase gli ultimi possedimenti cartaginesi in Sicilia rompendo i correnti accordi di pace e mise [[Akragas]] sotto assedio.
Amilcare, nipote di Annone il Navigatore, guidò la risposta cartaginese riscuotendo un enorme successo. Nel [[310 a.C.]] controllava pressoché l'intera Sicilia e pose ancora sotto assedio Siracusa. Con una mossa disperata Agatocle, nel tentativo di salvare il suo potere, guidò una contro-spedizione di 14.000 uomini contro la stessa Cartagine. Fu un successo. Per fronteggiare questo inaspettato attacco Cartagine dovette richiamare Amilcare e la maggior parte del suo esercito di stanza in Sicilia. La guerra terminò con la sconfitta di Agatocle nel [[307 a.C.]] Le forze siracusane dovettero ritornare in Sicilia permettendo però ad Agatocle di negoziare una pace che mantenevaassicurava a Siracusa il controllo del potere greco indella Sicilia.
 
=== Pirro re dell'Epiro ===
{{Vedi anche|Guerre greco-puniche|Trattati Roma-Cartagine}}
Fra il [[280 a.C.]] e il [[275 a.C.]], [[Pirro]] dell'[[Epiro]] mosse [[guerre pirriche|due grandi campagne]] nel tentativo di proteggere ed estendere l'influenza greca nel [[Mediterraneo occidentale]]. Una campagna venne scatenata contro Roma con il proposito di difendere le colonie greche del sud Italia. La seconda campagna venne mossa contro Cartagine nell'ennesimo tentativo di riportare la Sicilia interamente sotto controllo greco.
 
[[Pirro]], pur vincendo alcune battaglie sia in Italia che in Sicilia (i cartaginesi si arroccarono a [[Lilibeo]] dove respinsero l'assedio), non riuscì a portare a termine gli obiettivi che si era prefisso. Dove per Cartagine questo significò il mero ritorno allo [[status quo]], per Roma significò la conquista di [[Taranto]] e una robusta ipoteca sull'intera [[Italia meridionale]]. Il risultato finale mostrò quindi un nuovo bilanciamento del potere nel Mediterraneo Occidentaleoccidentale: i Greci videro ridotto il loro controllo sul sud Italia mentre Roma crebbe come potenza e le ambizioni territoriali la portarono per la prima volta direttamente allo scontro frontale con Cartagine.
 
=== La crisi messinese ===
Una nutrita compagnia di mercenari era stata assunta al servizio di [[Agatocle]]. Alla morte del Tirannotiranno nel [[288 a.C.]], questi si trovarono improvvisamente senza lavoro. Anziché lasciare la [[Sicilia]] si posero all'assedio di [[Messana]], conquistandola. Con il nome di "[[Mamertini]]" (figli di [[Marte (divinità)|Marte]]), si posero al comando della città terrorizzando i territori circostanti.
 
Dopo anni di scaramucce, nel [[265 a.C.]], [[Gerone II]], nuovo Tiranno[[tiranno di Siracusa]] e [[Rere di Sicilia]], entrò in azione. Trovandosi di fronte a forze preponderanti i Mamertini si divisero in due fazioni. Una pensava di arrendersi ai cartaginesi, la seconda preferiva chiedere aiuto a Roma. Così due ambasciate furono inviate alle due città.
 
Mentre il Senato di Roma dibatteva sul comportamento da tenere, i cartaginesi decisero rapidamente di inviare una guarnigione a [[Messina]]. La guarnigione fu ammessa in città e una flotta cartaginese entrò nel [[porto di Messina]]. Poco dopo, però i cartaginesi cominciarono a negoziare con Gerone mettendo in allarme i Mamertini che inviarono un'altra ambasciata a Roma chiedendo l'espulsione dei cartaginesi da Messina.
 
L'arrivo dei cartaginesi aveva posto notevoli forze militari proprio attraverso lo [[Strettostretto di Messina]]. Per di più la flotta cartaginese deteneva l'effettivo controllo dello Strettostretto stesso. Era chiaro ed evidente il pericolo per i vicini di Roma e per i suoi interessi.
Come risultato il [[Senato di Roma]], anche se riluttante ad aiutare una banda di mercenari, inviò una spedizione per restituire il controllo di Messina ai Mamertini.
 
Le due maggiori potenze del [[Mediterraneo Occidentaleoccidentale]] si fronteggiavano. Era l'inizio delle [[guerre puniche]].
 
=== Le guerre puniche ===
 
[[File:Isis priest01 pushkin.jpg|miniatura|Publio Cornelio Scipione Africano]]
{{Vedi anche|Guerre puniche|Spagna cartaginese}}
 
Durati complessivamente circa un secolo, questi tre grandi conflitti fra Roma e Cartagine hanno avuto un'importanza cruciale per l'intera civiltà occidentale.
[[File:Isis priest01 pushkin.jpg|miniatura|[[Publio Cornelio Scipione Africano]]]]
Durati complessivamente circa un secolo, questi tre grandi conflitti fra Roma e Cartagine hanno avuto un'importanza cruciale per l'intera [[civiltà occidentale]].
* [[Prima guerra punica]] (dal [[264 a.C.]] al [[241 a.C.]])
* [[Seconda guerra punica]] (dal [[218 a.C.]] al [[202 a.C.]])
* [[Terza guerra punica]] (dal [[149 a.C.]] al [[146 a.C.]])
Con le guerre puniche Roma annientò Cartagine. La fine della seconda guerra punica segnò la fine della potenza cartaginese mentre con la terza guerra punica ci fu la completa distruzione della città-Stato da parte di [[Publio Cornelio Scipione Emiliano]], su ordine del senato<ref>[[Velleio Patercolo]], ''[[Historiae romanaeRomanae ad M. Vinicium consulem libri duo]]'',Lib. I, 12.</ref>. I soldati romani andarono casa per casa uccidendo i cartaginesi e rendendo schiavi i sopravvissuti. Il porto di Cartagine fu bruciato e la città rasa al suolo. Varie fonti moderne riportano che furono tracciati solchi con l'aratro e sparso sale a terra, dichiarando il luogo maledetto. Lo stesso Scipione sarebbe stato riluttante ad eseguire tali ordini. È da rimarcare però che nessuna fonte dell'antichità menziona questo rituale e i primi riferimenti allo spargimento di sale risalgono solo al [[XIX secolo]]<ref>George Ripley, Charles Anderson Dana, ''The American Cyclopædia: a popular dictionary of general knowledge'' '''5''':235, 1874 [http://books.google.com/books?id=Hs6KaxbOHUcC&pg=PA235#v=onepage&q=carthage%20sown%20with%20salt%20235 testo integrale]</ref>.
 
Cartagine non sarebbe mai più stata rivale di Roma.
 
== L'ultima Cartagine antica ==
Il sito era però troppo ben scelto perché rimanesse disabitato: con la ''lex de coloniis deducendis'', [[Gaio Sempronio Gracco|Gaio Gracco]] fondò [[Iunonia Carthago]]. [[Gaio Giulio Cesare]] vi fondò una [[colonia romana]] di veterani nel [[46 a.C.<ref>Cristofori Alessandro, ''[https://doi.org/10.3406/antaf.1989.1155 Colonia Carthago Magnae in vestigiis Carthaginis (Plin., Nat. Hist., V, 24)]]'', in ''Antiquités africaines'', 25 (1989), pp. 83-93.</ref>

Alla fine del [[II secolo]] d.C. Cartagine era il centro dell'[[Africa Romanaromana]] e [[Quinto Settimio Fiorente Tertulliano|Tertulliano]] retoricamente si rivolge al governatore romano puntualizzando che come i cristiani di Cartagine ieri erano pochi e ora ''"hanno riempito ogni spazio fra di voi - città, isole, fortezze, villaggi, mercati, campi, tribù, compagnie, palazzi, senato, foro: non abbiamo lasciato niente per voi tranne i templi dei vostri dei"'' (Apologeticum, scritto a Cartagine circa [[197]]).
 
Non ha importanza che Tertulliano ometta qualsiasi menzione alla regione circostante, alla rete di villaggi, alle società delle proprietà terriere.
Alcuni anni dopo, al poco documentato Concilio[[conferenza di Cartagine (411)]] parteciparono non meno di settanta [[Vescovivescovi]]. Poco dopo Tertulliano si distaccò dalla corrente principale rappresentata dal sempre crescente potere del Vescovovescovo di Roma; ma un più serio pericolo per i cristiani fu la controversia [[Donatismo|donatista]] che interessò [[Agostino di Ippona|Sant'Agostino]] di [[Ippona]] mentre terminava la sua educazione a Cartagine, prima di spostarsi a Roma.
 
La ricaduta politica della profonda disaffezione dei cristiani d'Africa fu un fattore cruciale per la facilità con cui Cartagine e le città vicine furono conquistate, nel [[439]], da [[Genserico]] re dei [[Vandali]] che sconfisse la guarnigione romana facendo di Cartagine la sua capitale. Genserico era considerato anch'egli un eretico, un [[Arianesimo|ariano]] che in quanto tale si opponeva ai cristiani cattolici.
 
Dopo un fallito tentativo di riconquistare la città nel [[V secolo]], i Bizantini riuscirono infine a entrare in Cartagine nel [[VI secolo]]. Con il pretesto della deposizione del nipote di Genserico [[Ilderico]] da parte di un lontano cugino [[Gelimero]], i Bizantini inviarono un esercito a [[Guerra vandalica|conquistare]] il regno dei Vandali. La domenica del 15 ottobre 533 il generale bizantino [[Belisario]], accompagnato dalla moglie [[Antonina (moglie di Belisario)|Antonina]], fece il suo formale ingresso a Cartagine risparmiandole saccheggio e massacro. Cartagine, come del resto tutta l'Africa vandalica, venne riannessa all'Impero e divenne la capitale della neocostituita [[Prefetturaprefettura del pretorio d'Africa]]. Negli anni successivi i Bizantini dovettero affrontare le rivolte dei berberi, che giunsero a minacciare più volte Cartagine, fino a quando essi vennero sconfitti da [[Giovanni Troglita]], le cui gesta vengono cantate dal poeta [[Flavio Cresconio Corippo]] nella ''Ioanneide''.
 
Durante il regno dell'imperatore bizantino [[Maurizio (imperatore)|Maurizio]] Cartagine divenne la capitale di un [[Esarcato d'Africa|Esarcato]], come [[Ravenna]] in Italia. Questi due Esarcati furono il bastione occidentale dell'[[Impero Romanoromano d'Oriente]], tutto ciò che rimaneva del suo potere in Occidente. All'inizio del [[VII secolo]] fu il figlio dell'Esarcaesarca di Cartagine, [[Eraclio I|Eraclio]], a rivoltarsi, insieme al padre [[Eraclio il Vecchio]], contro l'Imperatore [[Foca (imperatore)|Foca]], un crudele tiranno, e a rovesciarlo. Salito al potere, Eraclio riuscì a vincere una [[Guerra romano-persiana del 602-628|guerra]] che sembrava ormai persa contro i Persiani [[Sasanidi]], che avevano occupato la Siria, l'Egitto e parte dell'[[Asia Minore]], ma che poi nella seconda fase della guerra vennero più volte sconfitti dai Bizantini e costretti a ritirarsi dai territori occupati.
 
L'Esarcato bizantino non fu in grado, però, di reggere la pressione dei [[Espansione islamica|conquistatori]] [[Arabi]] del [[VII secolo]]. Essi, favoriti dalla lunga e logorante guerra bizantino-sasanide (che aveva indebolito l'Impero), conquistarono in poco tempo [[Conquista musulmana della Siria|Siria]] ed [[Conquista musulmana dell'Egitto|Egitto]] e poi si lanciarono alla [[Conquista umayyade del Nord Africa|conquista dell'Esarcato]]. Il primo attacco arabo all'Esarcato di Cartagine ebbe inizio in Libia nel [[647]]; gli arabi sconfissero l'[[esarca]] [[Gregorio il Patrizio|Gregorio]], che si era reso indipendente da Bisanzio, e annessero al loro impero la [[Tripolitania]]. La campagna finale contro Cartagine si ebbe dal [[670]] al [[683]].
Nel [[697]] gli Arabi invadono l'Africa Settentrionale e occupano Cartagine strappandola ai Bizantini, ma poco dopo vengono scacciati per l'intervento della [[Marina bizantina|Flotta Bizantina]] mandata dall'Imperatore [[Leonzio (imperatore)|Leonzio]] di Bisanzio. Nel [[698]] gli Arabi [[Battaglia di Cartagine (698)|occupano nuovamente Cartagine]] e scacciano i Bizantini dall'Africa, ponendo definitivamente fine all'[[Esarcato d'Africa]].
 
Devono però fronteggiare le popolazioni montanare dell'Aures guidate da ''Kāhina'', soprannome con cui è conosciuta [[Dihya]], regina della tribù berbera nomade dei Ğerawa, la principale figura della resistenza all'invasione araba del Nordafrica tra il 695 e il 705. Partendo dai monti dell'Aurès (nord-est dell'[[Algeria]]), sede della sua tribù (sembra, di [[religione ebraica]]), riuscì a porsi a capo di un'alleanza di tribù indigene di religione sia ebraica che cristiana, che contrastò efficacemente per oltre un decennio l'espansione musulmana.
 
== Commercio cartaginese ==
[[File:Karthago.JPG|miniatura|Rovine di Cartagine.]]
L'impero commerciale cartaginese, alle origini, dipendeva strettamente dalle relazioni economiche con [[Tartesso]] e altre città della [[Penisolapenisola iberica|Penisola Iberica]]. Da qui Cartagine otteneva grandi quantità di [[argento]] e, cosa molto più importante, di [[Stagno (elemento chimico)|stagno]], determinante per la fabbricazione di oggetti di [[bronzo]] in tutte le civiltà antiche.
Cartagine seguiva le rotte commerciali della città-madre, Tiro. Alla caduta di Tartesso le navi cartaginesi risalirono direttamente alla sorgente primaria dello stagno nella regione nord occidentale della Penisola Iberica e in seguito fino alla [[Cornovaglia]]. Altre navi cartaginesi si inoltrarono nella costa atlantica dell'Africa tornando con l'[[oro]] fin dall'odierno [[Senegal]].
 
Se la [[Poema epico|poesia epica]] greca e gli storici contemporanei a Roma imperiale ricordano l'opposizione militare di Cartagine alle forze delle [[città-stato greche]] e della [[Repubblica romana]], è vero che il [[teatro greco]] e le sue [[Commedia#La commedia greca|commedie]] ci hanno tramandato l'immagine del commerciante cartaginese, con le sue vesti, [[anfora|anfore]] e gioielli. Generalmente veniva dipinto come un tipo divertente, un venditore relativamente pacifico e colorato, attento a trarre profitto scucendo al nobile e innocente Greco ogni suo singolo centesimo. Evidente simbolo di ogni tipo di scambio, dalle grandi quantità di stagno necessarie a una civiltà basata sul bronzo a tutti i manufatti tessili, di [[ceramica]] e di [[oreficeria]]. Prima e durante le guerre si vedevano mercanti cartaginesi attraccare in ogni [[porto]] del Mediterraneo, comprando e vendendo, stabilendo magazzini dove potevano, oppure dandosi al commercio spicciolo nei mercatini all'aperto appena scesi dalle loro [[nave|navi]]. O anche entrambe le cose. Ciò nonostante, così come era stato nell'antica Grecia e a Roma, anche a Bisanzio si nutrirà poi poca stima e simpatia per i cartaginesi, considerandosi la loro cultura inferiore e la loro civiltà poco lontana dalla barbarie, e di ciò faceva testimonianza il seguente proverbio bizantino: ''Sebbene ignorante, la necessità rende il cartaginese ingegnoso'' (''Χρεία ' διδάσκει, κᾃν ἂμουσον ᾖ, σοφὸν Καρχηδόνιον.'' <ref>Suida, ''Lexicon, graece et latine.'' T. III, p. 683. Halle e Brunswick, 1705.</ref> Oggi infatti ancora diciamo che la necessità aguzza l'ingegno.
 
La [[lingua etrusca]] non è ancora stata del tutto decifrata ma scavi archeologici nelle loro città mostrano che gli Etruschi furono per parecchi secoli clienti e fornitori di Cartagine, molto prima della espansione di Roma. Le [[dodecapoli etrusca|città-stato etrusche]] furono partner commerciali di Cartagine oltre che, a volte, alleate in operazioni militari.
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== Governo cartaginese ==
{{Vedi anche|Civiltà cartaginese}}
Il governo di Cartagine era un'[[oligarchia]], non diversa da quella di [[Repubblica romana|Roma repubblicana]], di cui conosciamo però pochi dettagli. I Capi dello Stato erano chiamati "[[suffeta|suffeti]]" che verosimilmente era il titolo del governatore della città-madre Tiro. "Suffeti" letteralmente si traduce con "giudici", carica che ricorda i "Giudici" citati nella Bibbia. Gli scrittori romani invece, utilizzavano il termine "reges" (Rere); ma non dimentichiamo il forte senso spregiativo che la parola "re" aveva per i romaniRomani, accesi repubblicani.
 
Più tardi uno o due suffeti, che si suppone esercitassero il potere giudiziario ed esecutivo, ma non quello militare (quest'ultimo affidato a dei generali di nomina pluriennale chiamati "[[Stratego (Cartagine)|strategoi]]"), cominciarono ad essere annualmente eletti fra le famiglie più potenti e influenti. Queste famiglie aristocratiche erano rappresentate in un consiglio supremo, comparabile al Senato di Roma, che aveva un ampio spettro di poteri. Oltre al senato con 300 membri, vi era un'altra assemblea aristocratica: il Consiglio dei Cento. Non si sa, però, se i suffeti venissero eletti dal consiglio o direttamente dal popolo in assemblea. Anche se il popolo poteva avere qualche influenza sulla legislazione, gli elementi democratici erano piuttosto deboli a Cartagine e l'amministrazione della città era sotto il fermo controllo degli oligarchi. Nonostante l'iniziale debolezza di questi elementi democratici, pare che a partire dal IV secolo a.C. l'assemblea democratica si fosse rafforzata.
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Le installazioni portuali di Cartagine –almeno nella loro configurazione finale, dato che non è ancora chiaro dove fossero i porti primitivi della città— erano molto elaborate, come descritto in un celebre testo di Appiano<ref>Appiano, ''Libyca'', 96</ref>.
{{clr|left}}
Le fasi finali della costruzione sono fatte risalire allealla prima metà del II secolo a.C. Al porto commerciale si aggiungeva un porto circolare con un isolotto (detto dell’Ammiragliato) che assicurava la sicurezza della flotta da guerra, garantendo anche una certa segretezza che limitava i rischi di spionaggio<ref>{{Cita|Dridi| p. 73}}.</ref>. Gli scavi nella zona hanno confermato le indicazioni dei testi: in particolare sembra verosimile il numero di 220 vascelli<ref>Appiano, ''Libyca'', 96, citato in {{Cita|Decret|p. 65}}.</ref> che potevano esservi raccolti. Il ricovero invernale era assicurato, alla fine del periodo cartaginese, da [[bacini di carenaggio]] installati sull’isolotto e intorno al porto militare<ref>{{Cita|Dridi| p. 76}}.</ref>. Intorno al porto commerciale si trovava invece una zona di magazzini<ref>{{Cita|Dridi|p. 77}}.</ref> e di botteghe artigiane.
 
=== Architettura religiosa ===
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Gli scavi di Cartagine hanno consentito di individuare spazi religiosi più modesti attorno all’attuale stazione ferroviaria di Salammbo e anche ai margini del villaggio di [[Sidi Bou Saïd]]. La campagna internazionale di scavi promossa dall'[[UNESCO]] potrebbe aver ritrovato il tempio cosiddetto di Apollo al limite dell’area dell’agorà, al quale potrebbero essere associate alcune steli scoperte nel XIX secolo e attribuite al [[Tofet]] di Cartagine<ref>{{Cita|Beschaouch|pp. 84-86}}.</ref>.
 
Il Santuario di Thinissut (odierna Bir Bou Regba, presso Hammamet),benché datato all’inizio dell’Impero Romano, ha tutte le caratteristiche dei santuari orientali, sia per la presenza di cortili affiancati che per il suo corredo di statue di terracotta, tra le quali una rappresentazione di [[Ba'al Hammon]]<ref>{{cita libro|autore-capitolo=[[Serge Lancel]] e Edward Lipinski|capitolo=Thinissut |titolo=Dictionnaire de la civilisation phénicienne et punique| p= 451}}</ref>. Il tofet è una struttura che si ritrova in numerosi siti del Mediterraneo occidentale, situata all’esterno della città e anche –nel caso di Cartagine- in un’area insalubre. L’area si presenta come uno spazio occupato da urme e steli, ricoperte poi di terra per poter continuare ad utilizzarla<ref>{{Cita|Lipinski|p. 463}}.</ref>. Lo studio di queste strutture ha suscitato sin dall’inizio accesi dibattiti, dato che gli scavi non sono riusciti a chiarirne l’esatta natura. Secondo alcuni autori antichi, il questi siti comprendevano un santuario e un cimitero.
 
=== Architettura privata ===
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Gli scavi di [[Kerkouane]] e dei due quartieri punici di Cartagine, detti di Magone e di Annibale, hanno messo in evidenza quartieri organizzati secondo una [[pianta a scacchiera]] con strade larghe e rettilinee.
L’organizzazione della casa cartaginese è ormai ben nota. L’entrata della abitazioni di Birsa, detto quartiere di Annibale, è molto stretta, con un lungo corridoio che immette su un cortile dotato di cisterna, attorno al quale si sviluppa l’edificio. Sul fronte è situato uno spazio dedicato, secondo alcune interpretazioni, al commercio; una scala conduce ai piani superiori. Varie fonti, in particolare Appiano, sostengono che gli edifici avevano fino a sei piani<ref>Appiano, ''Libyca'', 128</ref>; le tracce archeologiche hanno confermato la presenza di vari piano ma senza poterne stabilire il numero<ref>{{cita libro|autore-capitolo=[[Serge Lancel]] e Jean-Paul Morel|capitolo=La colline de Byrsa : les vestiges puniques |titolo=Pour sauver Carthage. Exploration et conservation de la cité punique, romaine et byzantine| p= 55}}</ref>.
 
Alcune dimore appaiono più sontuose di altre, in particolare una villa a peristilio nel quartiere di Magone. La stessa distinzione si ritrova nelle costruzioni di Kerkouane, con un bell’esempio dato dalla villa nella strada dell’Apotropaion. La struttura delle case ha fatto sostenere allo storico tunisino M'hamed Hassine Fantar che ci si trova davanti ad un modello orientale con incorporazione di modelli libici. L’approvvigionamento idrico nel mondo punico è gestito privatamente dai cittadini, ed ogni residenza individuale era dotata di una cisterna che costituisce oggi una preziosa guida per gli archeologi nella ricostruzione della topografia urbana. Nel sito di Kerkouane si è rilevato che ogni casa possedeva una sala da bagno posta vicino all’ingresso, pavimentata a mosaico e dotata di vasca da bagno in pietra con uno o due sedili e lavandino.
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=== Architettura funeraria ===
 
L’architettura funeraria è stato il primo elemento ad essere studiato a partire dalla fine del XIX secolo, in particolare a Cartagine, dove le esumazioni diedero luogo a vere e proprie cerimonie pubbliche<ref>{{Cita libro|autore=[[Serge Lancel]]|titolo=Carthage|anno=1992|editore=Fayard|città=Parigi|p=71|cid=Lancel}}</ref>. La disposizione ad arco di cerchio delle [[necropoli]]<ref>{{Cita libro|autore=Colette Picard|titolo=Carthage|anno=1951|editore=Les Belles Lettres|città=Parigi|p=39}}</ref> ha permesso di delimitare la città punica e di valutare le variazioni del suo perimetro nel tempo.
Gli archeologi hanno individuato una tipologia di tomba scavata nella roccia piuttosto che costruite, ed un altro tipo costituita da un semplice pozzo con il sarcofago sul fondo, a volte dotato di scala per accedere al fondo. L’uso della sepoltura prevale su quello della cremazione nei periodi più recenti, come dimostrato dagli scavi della [[necropoli di Puig des Molins]] a Ibiza.
 
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* [[Eshmun]] - protettore della città di [[Sidone]] e figlio di [[Apollo]].
* [[Reshef]] - divinità guerriera di origine siriana.
 
== Cultura e genetica ==
Nonostante la continuità culturale tra le civiltà fenicie e quelle puniche, la storia genetica degli abitanti delle due popolazioni sembra svilupparsi su due linee parallele. Uno studio su ''Nature'' (2025) ha evidenziato che tutti i siti punici campionati, inclusa Cartagine, erano abitati da persone con profili genetici estremamente eterogenei. Dall’analisi del DNA è emerso che individui con ascendenza nordafricana vivevano accanto e si mescolavano con una maggioranza di persone principalmente di ascendenza siciliana-egea<ref>{{Cita web|url=https://www.classicult.it/continuita-culturale-ma-distanza-genetica-tra-fenici-e-comunita-puniche/|titolo=Continuità culturale ma distanza genetica tra Fenici e comunità puniche|sito=ClassiCult|accesso=26/04/2025}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Harald Ringbauer|autore2=Ayelet Salman-Minkov|autore3=Dalit Regev|coautori=Iñigo Olalde, Tomer Peled, Luca Sineo, Gioacchino Falsone, Peter van Dommelen, Alissa Mittnik, Iosif Lazaridis, Davide Pettener, Maria Bofill, Ana Mezquida, Benjamí Costa, Helena Jiménez, Patricia Smith, Stefania Vai, Alessandra Modi, Arie Shaus, Kim Callan, Elizabeth Curtis, Aisling Kearns, Ann Marie Lawson, Matthew Mah, Adam Micco, Jonas Oppenheimer, Lijun Qiu, Kristin Stewardson, J. Noah Workman, Nicholas Márquez-Grant, Antonio M. Sáez Romero, María Luisa Lavado Florido, Juan Manuel Jiménez-Arenas, Isidro Jorge Toro Moyano, Enrique Viguera, José Suárez Padilla, Sonia López Chamizo, Tomas Marques-Bonet, Esther Lizano, Alicia Rodero Riaza, Francesca Olivieri, Pamela Toti, Valentina Giuliana, Alon Barash, Liran Carmel, Elisabetta Boaretto, Marina Faerman, Michaela Lucci, Francesco La Pastina, Alessia Nava, Francesco Genchi, Carla Del Vais, Gabriele Lauria, Francesca Meli, Paola Sconzo, Giulio Catalano, Elisabetta Cilli, Anna Chiara Fariselli, Francesco Fontani, Donata Luiselli, Brendan J. Culleton, Swapan Mallick, Nadin Rohland, Lorenzo Nigro, Alfredo Coppa, David Caramelli, Ron Pinhasi, Carles Lalueza-Fox, Ilan Gronau, David Reich|anno=2025|titolo=Punic people were genetically diverse with almost no Levantine ancestors|rivista=Nature|accesso=26/04/2025|doi=10.1038/s41586-025-08913-3|url=https://www.nature.com/articles/s41586-025-08913-3}}</ref>.
 
== Le rovine della Cartagine punica ==
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* {{Cita libro |autore=S. Moscati |titolo=La penetrazione fenicio-punica in Sardegna}}
* {{Cita libro |autore=S. Moscati |titolo=Il simbolo di Tanit a Monte Sirai |opera=Rivista degli studi orientali |città=Roma |anno=1964}} Modifiche di Mauro A. Casula
* {{cita libro |nome = Moses I. |cognome = Finley |wkautore autore= [[Moses Israel Finley]] |titolo = Storia della Sicilia antica |annooriginale = 1968 |città = Bari-Roma |editore = Laterza Editore |anno = 1998 |edizione = 5 |isbn = 88-420-2532-1 |cid = Finley}}
*A. Succa, ''L'impero coloniale di Cartagine'', Lecce-Roma, 2021.