Ebrei statunitensi: differenze tra le versioni
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[[File:White House Hanukkah 2009.jpg|thumb|Celebrazione annuale di [[Chanukkah]] alla [[Casa Bianca]] con il [[presidente degli Stati Uniti d'America]] [[Barack Obama]] nel 2009.]]
Gli '''ebrei statunitensi'''<ref>{{Cita web|url=http://content.time.com/time/magazine/article/0,9171,788721,00.html |titolo=Religion: Jews v. Jews |accesso=26 agosto 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100826102050/http://content.time.com/time/magazine/article/0%2C9171%2C788721%2C00.html |dataarchivio=26 agosto 2010 }} ''[[Time]]'', June 20, 1938</ref> sono i [[Cittadinanza statunitense|cittadini degli Stati Uniti
Sono presenti anche alcune minoranze significative, tra cui i [[
La comunità manifesta una vasta gamma di tradizioni inerenti
A seconda delle definizioni religiose e dei diversi dati demografici
* Arnold Dashefsky; Ira M. Sheskin (3 February 2016). [https://books.google.it/books?id=gaqFCwAAQBAJ&pg=PA175&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false American Jewish Year Book 2015: The Annual Record of the North American Jewish Communities]. Springer. pp. 175–. ISBN 978-3-319-24505-8.
* [http://www.pewforum.org/2013/10/01/chapter-1-population-estimates/ "A portrait of Jewish Americans Chapter 1: Population Estimates"]. [[Pew Research Center]]. 1 October 2013. Retrieved 7 October 2013. Combining 5.3 million adult Jews (the estimated size of the net Jewish population in this survey) with 1.3 million children (in households with a Jewish adult who are being raised Jewish or partly Jewish) yields a total estimate of 6.7 million Jews of all ages in the United States (rounded to the nearest 100,000)".
* 7,160,000 secondo [http://ajpp.brandeis.edu/aboutestimates.php American Jewish Population Project] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20170525144553/http://ajpp.brandeis.edu/aboutestimates.php|data=25 maggio 2017}} (2015). [[Brandeis University]].
* 8,000,000–10,000,000 secondo DellaPergola, Sergio (2015) [http://www.jewishdatabank.org/Studies/downloadFile.cfm?FileID=3394 World Jewish Population, 2015](Report). Berman Jewish DataBank. Retrieved 4 May 2016.</ref>), a seconda dell'
Prendendo i risultati della popolazione allargata, compresi tutti coloro che hanno un'origine ebraica ancestrale piena o parziale, i numeri vanno dagli 8 ai 10 milioni<ref name="Jewish American Population" />. Ci sono anche 170.000 ebrei statunitensi con [[cittadinanza
Parlano l'[[inglese americano]], la [[lingua yiddish]] e la [[Lingua ebraica|lingua ebraica moderna]]. Il 35% è affiliato all'[[ebraismo riformato]], il 18% all'[[ebraismo conservatore]] e il 10% all'[[ebraismo ortodosso]]; il restante 37% dichiara di non avere alcuna
== Storia ==
[[File:Touro Synagogue National Historic Site TOSY1082.jpg|thumb|Cerimonia dell'[[ebraismo ortodosso]] alla [[
{{vedi anche|Storia degli ebrei negli Stati Uniti d'America}}
Gli ebrei sono stati presenti in quelli che attualmente sono gli
Il ''Plantation Act 1740'' permise per la prima volta agli ebrei di poter diventare cittadini britannici e di immigrare nelle colonie. Siccome ad alcuni di loro continuò a venire negato il [[diritto di voto]] o di occuparsi nella [[magistratura]] locale, gli ebrei sefarditi non si sono pienamente attivati negli affari comunitari se non a partire dagli [[anni 1790]], dopo aver raggiunto l'uguaglianza politica nei 5 Stati in cui si trovarono ad essere più numerosi<ref name="DeCondeER&Afp">Alexander DeConde, ''[https://books.google.com/books?lr=&id=XOlcL8kgrZgC&q= Ethnicity, Race, and American Foreign Policy: A History]'', p. 52</ref>.
Fino al 1830 la cittadina di [[Charleston (Carolina del Sud)]] ebbe più ebrei rispetto a qualsiasi altro luogo dell'[[America del Nord]]. L'[[Aliyah|immigrazione ebraica]]
Divennero principalmente mercanti e proprietari di negozi. Esistevano quasi 250.000 ebrei nel 1880, molti dei quali erano [[tedeschi]] istruiti e largamente secolarizzati; questo anche se una minoranza di famiglie sefardite continuarono a mantenere una forte influenza.
[[File:Emanuel Exterior.jpg|thumb|left|"Temple Emanuel" dell'[[ebraismo conservatore]] a [[Miami]].]]
L'immigrazione ebraica aumentò notevolmente nei primi anni del [[anni 1880|decennio 1880]], a seguito di persecuzioni e difficoltà economiche sofferte in alcune parti dell'[[Est europeo]]. La maggior parte di questi nuovi arrivati aschenaziti parlavano la [[lingua yiddish]] e molti provenivano dalle regioni rurali afflitte dalla [[povertà]] dell'[[
Nello stesso periodo un gran numero di aschenaziti giunsero anche dalla [[Galizia (Europa centrale)|Galizia]], regione dell'Europa centrale, in quel momento la regione più impoverita dell'intero [[
Molti ebrei migrarono anche dal [[Regno di Romania]]. In più di 2 milioni sbarcarono tra la fine del XIX secolo e il 1924, quando l'"Immigration Act of 1924" limitò e restrinse notevolmente gli arrivi. La maggior parte si stabilì nell'[[area metropolitana di New York]], creando le principali concentrazioni del mondo ebraico. Nel 1915 la diffusione dei quotidiani yiddish era di mezzo milione nella sola città di [[New York]] e di 60.000 a livello nazionale; altre migliaia di persone si abbonarono inoltre ai numerosi settimanali e periodici<ref>Yiddish is a dialect of German written in the Hebrew alphabet and based entirely in the East European Jewish population. {{Cita libro|autore=Robert Moses Shapiro|titolo=Why Didn't the Press Shout?: American & International Journalism During the Holocaust|url=https://books.google.com/books?id=I3lItIwOzCkC&pg=PA18|anno=2003|editore=KTAV|p=18}}</ref>.
[[File:Central Synagogue 1.JPG|thumb|Navata centrale della
All'inizio del XX secolo questi ebrei costruirono reti di sostegno costituite da molte piccole [[Sinagoga|sinagoghe]] e associazioni fraterne (le ''Landsmannschaft'') locali. Gli scrittori ebrei del tempo sollecitarono l'assimilazione e l'integrazione nella più ampia [[cultura degli Stati Uniti d'America]]; divennero così rapidamente parte della vita statunitense. Mezzo milione di ebrei - la metà di tutti i maschi tra i 18 e i 50 anni - combatterono nella [[seconda guerra mondiale]] sotto le insegne dell'[[United States Armed Forces]]. Nel corso del dopoguerra le famiglie più giovani aderirono alla tendenza della "[[città diffusa]]".
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Gli studiosi discutono se l'esperienza storica favorevole agli [[ebrei]] negli [[Stati Uniti d'America]] sia stata un'esperienza talmente unica da convalidare l'[[eccezionalismo americano]]<ref>Tony Michels, "Is America ‘Different’? A Critique of American Jewish Exceptionalism," ''American Jewish History'', 96 (Sept. 2010), 201–24; David Sorkin, "Is American Jewry Exceptional? Comparing Jewish Emancipation in Europe and America," ''American Jewish History'', 96 (Sept. 2010), 175–200.</ref>.
Korelitz (1996) mostra come gli ebrei statunitensi durante il tardo XIX e all'inizio del XX secolo abbandonarono una definizione razziale dell'ebraismo a favore di una che ne abbracciasse invece l'[[etnia]]. La chiave per comprendere questa transizione da un'autodifesa razziale a quella più eminentemente culturale o etnica si trova nel ''Menorah Journal'' edito tra il 1915 e il 1925. I contributori promossero una visione di "[[cultura ebraica]]" piuttosto che un aspetto razziale, religioso o di altro tipo; l'[[ebraismo]] come un mezzo per definire gli "ebrei" in un mondo che minacciò di sopraffare e assorbire la loro unicità. La rivista rappresentò gli ideali promossi dal filosofo Horace Meyer Kallen e altri in direzione di un rilancio dell'identità culturale e di una lotta contro l'idea della "[[razza (categorizzazione umana)|razza]]" quale giustificazione per incatenare i popoli<ref name="ReferenceA">{{Cita pubblicazione|nome=Seth |cognome=Korelitz |titolo=The Menorah Idea: From Religion to Culture, From Race to Ethnicity |rivista=American Jewish History |anno=1997 |volume=85 |numero=1 |pp=
Siporin (1990) utilizza il [[folclore]] familiare degli ebrei etnici nella loro collettività di "[[storia degli ebrei]]" e la sua trasformazione in forma d'arte storica. Questo ci dice come gli ebrei siano stati capaci di sopravvivere allo sradicacamento e alle trasformazioni più radicali. Molte narrazioni d'immigrazione descrivono il tema della natura arbitraria del [[destino]] e dell'inserimento faticoso in una nuova [[cultura]]. Al contrario le narrazioni etniche familiari tendono a mostrare un maggior senso di controllo nei confronti della propria vita e, a volte, perfino il pericolo di perdere totalmente la "peculiarità ebraica". Alcune di esse mostrano come un individuo abbia negoziato con successo il conflitto tra le disparate identità etniche e l'[[americanizzazione]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Steve |cognome=Siporin |titolo=Immigrant and Ethnic Family Folklore |rivista=Western States Jewish History |anno=1990 |volume=22 |numero=3 |pp=
Dopo il 1960 le memorie della [[Olocausto|Shoah]], insieme alla [[
▲Dopo il 1960 le memorie della [[Olocausto|Shoah]], insieme alla [[Guerra dei sei giorni]] nel 1967, hanno avuto grandi ripercussioni sul modello identitario etnico ebraico. Alcuni hanno sostenuto che l'Olocausto ha fornito agli ebrei una logica per la loro distinzione etnica in un momento in cui anche altre minoranze stavano affermando le proprie<ref>{{Cita libro|nome=Peter |cognome=Novick |titolo=The Holocaust in American Life |anno=1999 }}</ref><ref>{{Cita libro|curatore-nome=Hilene |curatore-cognome=Flanzbaum |titolo=The Americanization of the Holocaust |anno=1999 }}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|nome=Monty Noam |cognome=Penkower |titolo=Shaping Holocaust Memory |rivista=American Jewish History |anno=2000 |volume=88 |numero=1 |pp=127–132 |issn=0164-0178 |doi=10.1353/ajh.2000.0021 }}</ref>.
=== Politica ===
{|class="wikitable sortable" style="float:right; font-size:90%; margin:0 0 1em 1em;"
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|2020 || [[Joe Biden]] || 76 || {{won}}
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A [[New York]], dove la comunità ebraica di origini tedesche era oramai ben consolidata, «gli ebrei che migrarono in gran numero dall'[[Europa orientale]] si trovarono improvvisamente al centro delle tensioni interrazziali» con i nuovi vicini [[cattolici]] [[irlandesi americani]] e [[tedeschi americani]], in particolare con i primi i quali controllavano la politica del [[
Gli ebrei realizzarono il proprio successo commerciale inizialmente nel campo dell'abbigliamento, mentre quello sociale si stabilì all'interno del [[sindacato]]. Nel corso degli anni trenta divennero un importante fattore politico a New York, con un sostegno molto forte dato ai programmi più liberali del [[New Deal]]. Continuarono ad essere un elemento decisivo della coalizione di neoliberale, offrendo un appoggio speciale al [[movimento per i diritti civili degli afroamericani (1896-1954)|movimento per i diritti civili degli afroamericani]]. Tuttavia, verso la metà degli [[anni sessanta]], il movimento "[[Potere nero]]" causò una crescente separazione tra gli [[Afroamericano|afroamericani]] e gli ebrei, sebbene entrambi i gruppi rimanessero solidamente schierati nel campo democratico<ref>See Murray Friedman, ''What Went Wrong? The Creation and Collapse of the Black-Jewish Alliance''. (1995)</ref>.
Mentre i primi immigrati ebrei provenienti dall'[[
Molti di loro giunsero in America con un'esperienza all'interno dei movimenti del [[socialismo]], dell'[[anarchismo]] e del [[comunismo]], nonché dall'[[Unione Generale dei Lavoratori Ebrei]] (Bund). Un buon numero crebbe fino a raggiungere posizioni di leadership nell'"American labor movement" del XX secolo e contribuirono a fondare sindacati che hanno svolto un ruolo importante nella politica di sinistra e, dopo il 1936, nell'intera politica del partito democratico<ref name="Hasia Diner 2004"/>.
Sebbene gli ebrei statunitensi abbiano generalmente appoggiato il [[partito Repubblicano (Stati Uniti d'America)|
Con l'elezione di [[Franklin Delano Roosevelt]] gli ebrei statunitensi votarono sempre più compattamente
A seguito di operazioni di [[gruppo di pressione]] e sperando di competere meglio per il voto ebraico entrambe le piattaforme partitiche principali inclusero un programma favorevole al [[sionismo]] almeno fin dal 1944<ref>{{Cita web|url=http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=29598|titolo=Democratic Party Platform of 1944|editore=American Presidency Project|accesso=24 maggio 2016|dataarchivio=25 giugno 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160625020558/http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=29598|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=25835|titolo=Republican Party Platform of 1944|editore=American Presidency Project|accesso=24 maggio 2016|dataarchivio=24 giugno 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160624233257/http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=25835|urlmorto=sì}}</ref> e rilanciarono la proposta di creazione di uno stato ebraico; ciò ebbe tuttavia un ben minimo effetto, con il 90% che continuò a scegliere i
Alle [[
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Nel febbraio del 2016 il democratico del [[New Hampshire]] [[Bernie Sanders]] è diventato il primo candidato ebreo a vincere le primarie presidenziali di uno degli [[Stati federati degli Stati Uniti d'America]] e quindi a concorrere contro [[Hillary Clinton]] per le [[Elezioni primarie del Partito Democratico del 2016 (Stati Uniti d'America)|
Dal momento che gli ebrei statunitensi hanno sempre più progredito economicamente nel tempo alcuni commentatori si sono chiesti perché rimangano così fermamente democratici e non abbiano invece spostato le proprie preferenze politiche verso il [[Centrismo|centro]] o la [[destra (politica)|destra]] come invece hanno fatto altri gruppi come gli ispanici e gli stessi [[arabi americani]]<ref>{{Cita web|url=http://www.tomgrossmedia.com/USvotinghabits.html|titolo=Tom Gross on US Jewish voting habits|accesso=15 febbraio 2015}}</ref>.
Per le competizioni congressuali e senatoriali nel 1968 gli ebrei statunitensi hanno votato tra il 70 e l'80% per i
Il primo ebreo statunitense ad essere stato eletto al [[Senato degli Stati Uniti|Senato]] fu [[David Levy Yulee]] della [[Florida]], che servì dal 1845 al 1851 e ancora dal 1855 al 1861.
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Nel [[114º Congresso degli Stati Uniti d'America]] ci sono 10 ebrei (con 2 donne) al Senato<ref name=cong>{{Cita web|url=https://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/US-Israel/jewcong114.html|titolo=Jewish Members of the 114th Congress}}</ref>, 9 dei quali sono Democratici ([[Michael Bennet]], [[Richard Blumenthal]], [[Barbara Boxer]], [[Ben Cardin]], [[Dianne Feinstein]], [[Al Franken]], [[Carl Levin]], [[Chuck Schumer]], [[Ron Wyden]]) più Bernie Sanders, che è stato democratico durante la campagna presidenziale, ma è tornato come indipendente<ref>{{Cita news|url=https://blogs.wsj.com/washwire/2016/07/26/bernie-sanders-to-return-to-senate-as-an-independent/ |titolo=Bernie Sanders to Return to Senate as an Independent |pubblicazione=[[The Wall Street Journal]] |data=26 luglio 2016 |accesso=19 settembre 2016 |nome=Peter |cognome=Nicholas}}</ref>.
Sempre nel 114º Congresso ci sono 19 membri della [[Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti|Camera dei rappresentanti]] ebrei [44]; erano 27 ebrei all'inizio del [[112º Congresso degli Stati Uniti d'America]]<ref name=autogenerate>{{Cita news|cognome=Kampeas|nome=Ron|titolo=The Chosen: Jewish members in the 112th U.S. Congress|url=http://www.jta.org/2010/11/03/news-opinion/politics/the-chosen-jewish-members-in-the-112th-u-s-congress|accesso=4 gennaio 2014|giornale=[[Jewish Telegraphic Agency]]|data=3 novembre 2010}}</ref>, 26 democratici e uno ([[Eric Cantor]]) repubblicano. Mentre molti di questi rappresentavano le città costiere e le periferie con popolazioni ebraiche significative, altri invece provenivano da zone interne (per esempio [[Gabrielle Giffords]] da [[Tucson]], [[John Yarmuth]] da [[Louisville]], [[Jared Polis]] da [[Boulder (Colorado)|Boulder]] ([[Colorado]]) e [[Steve Cohen]] da [[Memphis]]).
Il numero totale di ebrei che servono nella Camera dei
A partire dal gennaio del 2014 vi sono 5 uomini apertamente [[gay]] che servono nel Congresso e 2 di loro sono ebrei: [[Jared Polis]] del [[Colorado]] e David Cicilline. Il primo deputato ebreo statunitense a fare [[coming out]] è stato [[Barney Frank]].
Nel novembre del 2008 Cantor è diventato uno dei 4 vicepresidenti della Camera, il primo repubblicano ebreo ad essere scelto per tale posizione<ref>[http://www.jta.org/2008/11/25/news-opinion/politics/what-is-the-future-for-republican-jews What is the future for Republican Jews?] by Eric Fingerhut, Jewish Telegraphic Agency (JTA), November 25, 2008.</ref>; nel 2011 è diventato il primo leader di maggioranza con un'appartenenza ebraica. Ha mantenuto l'incarico fino al 2014, quando si è dimesso poco dopo la sua sconfitta alle primarie repubblicane per il suo Stato.
=== Partecipazione ai movimenti per i diritti civili ===
I membri della comunità ebraica statunitense hanno incluso anche degli eminenti [[attivismo|attivisti]] dei vari movimenti sorti per favorire i [[diritti civili]]; alla metà del XX secolo erano tra i partecipanti più impegnati nel [[movimento per i diritti civili degli afroamericani]] e nei gruppi riconducibili alla [[storia del femminismo]]. Alcuni di loro sono stati anche figure di spicco nella lotta per i [[diritti LGBT negli Stati Uniti d'America]].
[[Joachim Prinz]], presidente dell'"American Jewish Congress", quando ha parlato dal podio al [[Lincoln Memorial]] durante la famosa [[
=== La Shoah ===
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Gli ebrei di origini tedesche furono allarmati dal [[nazionalsocialismo]], ma allo stesso tempo erano sdegnosi nei confronti dei sionisti più accesi. I sostenitori di uno [[Stato]] e di un esercito specificatamente ebraico si attivarono pubblicamente, ma molti leader ebbero timore di un rigurgito interno dell'[[antisemitismo negli Stati Uniti d'America]] e pertanto consigliarono a tutti di mantenere un basso profilo. Uno sviluppo importante rappresentò l'improvvisa conversione della maggior parte dei dirigenti ebrei a favore di [[Israele]] al termine del conflitto<ref>Henry L. Feingold, ''A Time for Searching: Entering the Mainstream, 1920–1945'' (1992), pp. 225–65</ref>.
Quanto era appena accaduto nel [[Europa|continente europeo]], il tentativo di [[genocidio]] conosciuto sotto il nome di ''[[Olocausto|Shoah]]'', venne ampiamente ignorato dai [[Mezzo di comunicazione di massa|mezzi di comunicazione di massa]] statunitensi; i giornalisti e i redattori dell'epoca in larga misura non riuscirono semplicemente a credere alle storie di atrocità che cominciarono - sempre più accavallate le une alle altre - ad uscir fuori<ref>{{Cita pubblicazione|cognome1= Korman |nome1= Gerd |anno= 1987 |titolo= Mass Murder Hides Holocaust: Beyond Belief: The American Press and the Coming of the Holocaust, 1933–1945 by Deborah E. Lipstadt |url= https://archive.org/details/sim_reviews-in-american-history_1987-09_15_3/page/474 |rivista= Reviews in American History |volume= 15 |numero= 3|pp=
L'evento dell'"Olocausto" ebbe un impatto assai profondo sulla comunità, soprattutto dopo il 1960, in quanto gli ebrei cercarono di comprendere e spiegarsi tutto quel che era accaduto, ma soprattutto di affrontarlo e ricordarlo quando si volsero in direzione del futuro. [[Abraham Joshua Heschel]] ha riassunto bene questo dilemma quando ha tentato di comprendere [[Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]]: "''per cercare di rispondere è necessario commettere una suprema [[Bestemmia|blasfemia]]. Israele ci consente di sopportare l'agonia di Auschwitz senza una disperazione radicale, di percepire un raggio dello splendore divino anche nel mezzo delle giungle della storia''"<ref>Staub (2004) p. 80</ref>.
=== Affari internazionali ===
Il sionismo iniziò a diventare un movimento sempre meglio organizzato negli [[Stati Uniti d'America]] grazie al coinvolgimento di leader come [[Louis Brandeis]] e soprattutto a seguito della promessa britannica di concedere una [[Patria]] al popolo ebraico dichiarata solennemente con la
Le politiche nazionali in direzione della [[Sinistra (politica)|sinistra politica]] attuate da [[Franklin Delano Roosevelt]] ricevettero un forte sostegno ebraico,
La creazione d'Israele nel 1948 pose la regione del [[Medio Oriente]] al centro dell'attenzione internazionale; il suo riconoscimento da parte del governo statunitense (nonostante le obiezioni rivoltegli da parte degli isolazionisti) fu un'indicazione chiara sia del sostegno
Un ampio e vivo dibattito si sviluppò a partire dal [[conflitto arabo-israeliano]], soprattutto a seguito della [[
Il dissenso sull'accettazione degli
Abbandonando qualsiasi pretesa di unità entrambi i segmenti cominciarono a sviluppare organismi di avvocatura e di "lobbyng" separate. I sostenitori liberali degli accordi lavorarono attraverso l'"Americans for Peace Now", "Israel Policy Forum" e altri gruppi favorevoli al [[Partito Laburista Israeliano]]; cercarono di assicurare al [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso degli Stati Uniti d'America]] che l'ebraismo statunitense supportava pienamente l'accordo e difese gli sforzi dell'amministrazione di [[Bill Clinton]] nei suoi tentativi di aiutare la neonata [[Autorità Nazionale Palestinese]], comprese le promesse di finanziamenti.
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La popolazione ebraica degli [[Stati Uniti d'America]] è la più grande del mondo, o inferiore solo a quella di [[Israele]], a seconda delle fonti e dei metodi utilizzati per misurarla.
Le cifre precise della popolazione variano a seconda che gli ebrei siano considerati sulla base di considerazioni provenienti dall'[[Halakhah]] o su fattori di identificazione secolari, di ''[[
Nel 2012 i demografi hanno stimato che la popolazione ebraica statunitense (inclusi sia i religiosi che i non religiosi) sia di 5.425.000 (l'1,73%), citando errori metodologici nelle precedenti stime superiori<ref name="Sergio DellaPergola 2012. pp. 212–283">Sergio DellaPergola. "World Jewish Population, 2012." The American Jewish Year Book (2012) (Dordrecht: Springer) pp. 212–283</ref>. Altre fonti dicono invece che il numero è di circa 6,5 milioni.
L'"[[American Jewish Year book|American Jewish Yearbook]] population survey" ha calcolato il numero di ebrei statunitensi a 6,4 milioni, pari al 2,1% della popolazione totale. Questa cifra è significativamente superiore alla precedente stima dell'indagine su larga scala condotta sulle stime di popolazione ebraica nel biennio 2000-2001 le quali ponevano in 5,2 milioni il numero di ebrei. Uno studio del 2007 pubblicato dalla [[Brandeis University]] presenta elementi di prova che suggeriscono che entrambe queste cifre possono essere sottostimazioni, con un potenziale di 7-7,4 milioni di americani di origine ebraica<ref>{{Cita web|titolo=Brandeis University Study Finds that American-Jewish Population is Significantly Larger than Previously Thought|url=http://download.2164.net/PDF-newsletters/jewishpopulation.pdf|accesso=30 novembre 2013|dataarchivio=2 ottobre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131002122538/http://download.2164.net/PDF-newsletters/jewishpopulation.pdf|urlmorto=sì}}</ref>. Questi valori più alti sono stati comunque raggiunti includendo tutti i membri della famiglia non ebrei e i componenti dei nuclei familiari anziché sull'analisi individuale<ref name="Sergio DellaPergola 2012. pp. 212–283"/>.
La popolazione di statunitensi di origine ebraica è demograficamente caratterizzata da un invecchiamento generalizzato e da basse percentuali di fertilità, significativamente inferiori a quella sostitutiva<ref name="Sergio DellaPergola 2012. pp. 212–283"/>.
Gli [[
La "National Jewish Population Survey" del 1990 ha chiesto a 4,5 milioni di ebrei adulti di identificarsi secondo la propria denominazione. Il totale nazionale ha mostrato che il 38% era affiliato all'[[ebraismo riformato]], il 35% all'[[ebraismo conservatore]], il 6% all'[[ebraismo ortodosso]], l'1% all'[[ebraismo ricostruzionista]], il 10% si legava ad un'altra tradizione e il 10% diceva di essere "solo ebreo"<ref>{{Cita libro|autore=Jack Wertheimer|titolo=Jews in the Center: Conservative Synagogues and Their Members|url=https://books.google.com/books?id=U_nEoAZ6ffgC&pg=PA68|anno=2002|editore=Rutgers University Press|p=68}}</ref>.
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|[[Aschenaziti]]
|5–6 million<ref name=Feldman>{{Cita pubblicazione|nome=Gabriel E. |cognome=Feldman |url=http://www.ima.org.il/IMAJ/ViewArticle.aspx?aId=2748 |titolo=Do Ashkenazi Jews have a Higher than expected Cancer Burden? Implications for cancer control prioritization efforts |rivista=[[Israel Medical Association Journal]] |volume=3 |data=maggio 2001 |numero=5 |pp=
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==Filmografia (parziale)==
Fin dagli inizi del Novecento sono numerosi i film che ritraggono la vita degli ebrei statunitensi.<ref>Patricia Erens, ''The Jew in American Cinema'', Bloomington, IN: Indiana University Press, 1984; Lester D. Firedman, ''The Jewish Image in American Film'', Sesaucus, NJ: Citadel Press, 1987.</ref> Se nei primi cortometraggi a carattere comico prevale un'immagine stereotipata e caricaturale, il cinema scopre ben presto il potenziale offerto dalla vita reale e dalla vibrante cultura ebraica. All'inizio ad attrarre l'attenzione è l'esperienza degli immigranti poveri giunti a migliaia a popolare i quartieri ebraici di New York ed i problemi legati alla loro integrazione, soprattutto il contrasto tra tradizione e modernità, tra genitori e figli e i matrimoni misti. Il cinema documenta quindi il processo di uscita dai ghetti, l'impatto dell'antisemitismo e dell'Olocausto, la lotta per i diritti civili, fino a celebrare l'enorme apporto dato dalla cultura ebraica a tutti gli aspetti della società americana, dalle arti alla scienza, alla letteratura, alla vita politica.
Riga 838 ⟶ 839:
* ''[[Scusi, dov'è il West?]]'' (''The Frisco Kid''), regia di [[Robert Aldrich]] (USA, 1979)
* ''[[American Pop]]'', regia di [[Ralph Bakshi]] (USA, 1981)
* ''[[
* ''[[Oltre il ponte di Brooklyn]]'', regia di [[Menahem Golan]] (USA, 1984)
* ''[[Fievel sbarca in America]]'' (''An American Tail''), regia di [[Don Bluth]] (USA, 1986)
Riga 906 ⟶ 907:
* Butler, Jon. "Jacob Rader Marcus and the Revival of Early American History, 1930–1960." ''American Jewish Archives'' 50#1/2 (1998): 28–39. [http://americanjewisharchives.org/publications/journal/PDF/1998_50_01_02_butler.pdf online]
* Fried, Lewis, et al., eds. ''Handbook of American-Jewish literature: an analytical guide to topics, themes, and sources'' (Greenwood Press, 1988)
* {{Cita pubblicazione|cognome1= Gurock |nome1= Jeffrey S |anno= 2013 |titolo= Writing New York's Twentieth Century Jewish History: A Five Borough Journey |rivista= History Compass |volume= 11 |numero= 3|pp=
* Gurock, Jeffrey S. ''American Jewish orthodoxy in historical perspective'' (KTAV Publishing House, Inc., 1996)
* Handlin, Oscar. "A Twenty Year Retrospect of American Jewish Historiography." ''American Jewish Historical Quarterly'' (1976): 295–309. [https://www.jstor.org/stable/23880299 in JSTOR]
Riga 927 ⟶ 928:
* [[Ebrei lituani]]
* [[Ebrei russi]]
* [[
== Altri progetti ==
{{interprogetto|b=Letteratura ebraica in America}}
== Collegamenti esterni ==
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