Gaio Lucilio: differenze tra le versioni

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|Nazionalità = romano
}}
È considerato l'inventore della [[Satira latina|satira]].<ref name=bio>{{cita web|url=https://lanuovabq.it/it/lucilio-la-satira-e-totalmente-latina|autore=Giovanni Fighera|titolo=Lucilio: la satira è totalmente latina}}</ref>
 
[[File:Roman masks.png|thumb|upright=1.4|Maschere [[tragedia|tragica]] e [[commedia antica|comica]]. [[Mosaico]] del [[I secolo a.C.]] ([[Musei Capitolini]])]]
 
==Biografia==
La data di morte (102 a.C.) è certa, mentre quella di nascita è ricostruita tenendo conto della discussione sull'esattezza dell'informazione tramandataci da [[San Girolamo]], che fissa la morte di Lucilio all'età di 46 anni<ref>''Chronicon'', ''ad annum''.</ref>: ne deriva una datazione eccessivamente tarda dell'anno di nascita, cioè il [[148 a.C.]], in contrasto con una notizia fornitaci dallo storico [[Velleio Patercolo]], in base alla quale Lucilio aveva militato come [[Cavalleria (storia romana)|cavaliere]] sotto [[Scipione Emiliano]] nella guerra di [[Numanzia]] nel [[133 a.C.]]<ref>II 9, 3.</ref>. Probabilmente l'errore di [[San Girolamo]] è stato di aver scambiato [[Spurio Postumio Albino Magno]] e [[Lucio Calpurnio Pisone (console 148 a.C.)|Lucio Calpurnio Pisone]], consoli dell'anno [[148 a.C.]], con quelli del [[180 a.C.]], [[Aulo Postumio Albino Lusco]] e [[Gneo Calpurnio Pisone (console 180 a.C.)|Gneo Calpurnio Pisone]]<ref>Sul problema, cfr. G. Herbert-Brown, ''Jerome's Dates for Gaius Lucilius, Satyrarum Scriptor'', in "The Classical Quarterly", Vol. 49, No. 2 (1999), pp. 535-543.</ref>. Al giorno d'oggi però si conviene che la data di nascita dell'autore vada spostata indietro di una ventina d'anni circa da quella fornitaci da San Girolamo: indicativamente possiamo asserire che Lucilio sia nato intorno al 170-168 a.C.<ref>{{Cita libro|titoloautore=Gian Biagio Conte, |titolo=Lezioni di letteratura latina, |editore=Le Monnier, |anno=2010}}</ref>
 
Le incertezze cronologiche non intaccano però l'aspetto fondamentale della sua vita, durante la quale il poeta, appartenente alla ''[[Gens Lucilia]]'', fu vicino al [[circolo degli Scipioni]] e fu amico intimo di [[Scipione Emiliano]] e di [[Gaio Lelio Sapiente|Gaio Lelio]], due tra i maggiori promotori dell'[[ellenizzazione]] della cultura romana. Nonostante la sua posizione e le sue amicizie, si tenne sempre lontano dalla carriera politica, {{chiarire|dedicandosi interamente all'''otium''alla letterario|Ma non partecipò all'assedio di Numanzia?}}letteratura. Ciò non toglie che Lucilio fosse un personaggio molto influente: infatti, quando morì fu onorato con un funerale pubblico.
 
== Le ''Saturae'' ==
{{Vedi anche|Storia della letteratura latina (240 - 78 a.C.)}}
Dei 30 libri di satire scritti da Lucilio, ci rimangono circa 1000 frammenti, per un totale di quasi 1370 versi<ref>L'edizione classica è F. Marx, ''Lucilii carminum reliquiae'', 2 voll., Leipzig, teubnerTeubner, 1904-1904.</ref>. La divisione in 30 libri del ''corpus'' luciliano (in cui l'ordine era dato secondo un criterio metrico: i libri 1-21 in esametri dattilici; 22-25 in distici elegiaci; 26-30 in metri giambici e trocaici e poi nuovamente in esametri) è opera del [[Poesia neoterica|neotero]] [[Valerio Catone]]<ref>Cfr. Orazio, ''Satire'', I 10, 1 ss.</ref>. A proposito della numerazione dei libri, nel 131 a.C. Lucilio completò quelli che poi sarebbero stati i libri XXVI, XXVII e XXVIII e in cui mise alla prova la sua idoneità alla composizione in tre metri; così i libri XXVI e XXVII erano interamente in settenari, mentre il libro XXVIII conteneva sia settenari che senarii, e infine esametri. Un po' più tardi, probabilmente prima della morte di Scipione nel [[129 a.C.]], terminò il libro XXIX, composto in settenarii, senarii (e altri metri?), ed esametri. Dopo il libro XXIX Lucilio abbandonò i metri del palco, e scelse, per tutto il resto delle sue satire, tranne una piccola raccolta di poesie occasionali, il metro che rimase il più accettabile per la satira romana: l'esametro.
 
Non è affatto sicuro che il titolo ''Saturae'' risalga a Lucilio stesso<ref>Cfr. i termini usati nei vv. 1039, 1084, 1279 Marx.</ref>, ma [[Orazio]] usa il termine ''Satura'' per designare quel genere di poesia inaugurato dall'opera di Lucilio; nei frammenti che ci restano Lucilio chiama le sue composizioni con il nome di ''poemata'' (poemi) o come ''sermones'', o meglio ''ludus ac sermones'' (chiacchiere scherzose); si è anche ragionevolmente supposto che il titolo primitivo dell'opera fosse, con nome greco, ''schèdia'' (improvvisazioni).
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== Il mondo poetico e concettuale di Lucilio ==
[[File:Scuola media "Caio Lucilio", Sessa Aurunca.jpg|thumb|La scuola media ed istituto comprensivo "Caio Lucilio" nel suo paese natale [[Sessa Aurunca]], intitolata al poeta]]
Lucilio, dunque, adotta, per la prima volta nella letteratura latina, un diffuso soggettivismo, parlando di se stesso e inserendo contenuti autobiografici, oltre ad utilizzare una notevole spontaneità, parlando con immediatezza, con una relativa elaborazione letteraria. Caratteristica fondamentale della satira luciliana, comunque, è l'aggressività, spesso ''ad personam'', in una sorta di letteratura "abrasiva" e, comunque, etica.
 
Sul piano contenutistico e stilistico, Lucilio adotta una notevole varietà nell'affrontare tematiche variegate attente agli aspetti comuni e quotidiani (eros, banchetti, fatti di cronaca e vita politica), cui corrispondono plurilinguismo e ibridazione stilistica: non è né anodino né monocorde, percorre tutte le possibilità della lingua latina, dal ''sermo plebeius'' sino alle regioni più illustri della letteratura, con uno stile raffinato e variegato. L'obiezione mossa alla lingua luciliana era, comunque, di essere ruvida, provvisoria e inconditaː infatti, secondo [[Orazio]], i versi di Lucilio sono privi di eleganza, col risultato di "scorrere fangosi" (''flueret lutulentus''), e "faceva mille versi stando su un sol piede"<ref>''Satire'', I 4, 9 ss.</ref>.