Angelo Del Boca: differenze tra le versioni

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|Attività3 = scrittore
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , considerato il maggiore studioso del [[colonialismo italiano]]<ref>{{treccani|angelo-del-boca|titolo=Del Boca, Angelo|accesso=19 marzo 2023}}</ref><ref>{{cita web|url=http://lanostrastoria.corriere.it/2016/04/04/le-verita-negate-sulla-guerra-detiopia/|titolo=Le verità negate sulla guerra d'Etiopia|editore=corriere.it|accesso=21 febbraio 2018}}</ref>; è stato il primo italiano a occuparsi della ricostruzione critica e sistematica della storia politico-militare dell'espansione italiana in [[Africa orientale]] e in [[Libia]], e primo fra gli storici a denunciare i crimini di guerra compiuti dalle truppe italiane durante le guerre coloniali fasciste<ref name=Labanca9>{{cita|Labanca|p. 9}}.</ref>; ha diretto la rivista di [[storia contemporanea]] «I sentieri della ricerca»<ref>{{cita web|url=http://www.centroginocchi.it/editoria.html|editore=Centro studi Piero Ginocchi|titolo=I sentieri della ricerca|accesso=24 febbraio 2018}}</ref>
 
}}
Si definiva il primo italiano ad essersi occupato della ricostruzione critica e sistematica della storia politico-militare dell'espansione italiana in [[Africa orientale]] e in [[Libia]], e il primo storico ad avere denunciato i crimini di guerra compiuti dalle truppe italiane durante le guerre coloniali fasciste<ref name=Labanca9>{{cita|Labanca|p. 9}}.</ref><ref>Le rivendicazioni di Del Boca sono considerate molto discutibili. Secondo lo storico [[Giorgio Rochat]], nel volume curato dallo stesso del Boca, ''I gas di Mussolini'' [Giorgio Rochat, ''L’impiego dei gas nella guerra d'Etiopia. 1935-1936'', in Angelo Del Boca (a cura di), ''I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d’Etiopia'', Roma, 1996, Editori Riuniti, pp. 49-88], «l’impiego dei gas nella guerra d’Etiopia era di dominio pubblico», tanto che la notizia del loro utilizzo durante la campagna era stata pubblicata nel 1947-1948 su una rivista popolare di larga diffusione come ''Oggi'', in un articolo di R. Lalli ["La campagna d'Etiopia per telegrafo", ''Oggi'', 21 e 28 dicembre 1947; 4 e 11 gennaio 1948] senza provocare reazioni. [''Ibidem'', pp. 79-81].</ref>. Ha diretto la rivista di [[storia contemporanea]] ''I sentieri della ricerca''<ref>{{cita web|url=http://www.centroginocchi.it/editoria.html|editore=Centro studi Piero Ginocchi|titolo=I sentieri della ricerca|accesso=24 febbraio 2018}}</ref> ed è stato presidente dell'Istituto per la Storia della Resistenza di [[Piacenza]] nonché direttore della rivista ''Studi piacentini''.
 
== Biografia ==
FiglioEra figlio di Giacomo (nato nel [[1878]], albergatore richiamato in servizio sul fronte dell'Isonzo e in Trentino sul monte Corno<ref>{{cita|Del Boca 2014|pp. 135-137}}.</ref>) e Rosa Silvestri (originaria di [[Rovereto sulla Secchia]])<ref name=NeriPozza/>. DuranteSecondo lequanto fasinarrato finalidallo dellastesso [[SecondaDel guerra mondiale]]Boca, Angelonel Delgennaio Boca1944 fu costretto ada arruolarsirispondere nellaal [[Bando Graziani]], arruolandosi nell'esercito della [[Repubblica Sociale Italiana]], al fine diper scongiurare l'arresto del padre; da parte dellele autorità di Salò, cheinfatti, ricorrevano all'arresto dei familiari dei giovani in età di leva per costringerli a unirsi alle proprie file.<ref>{{Cita dellalibro|autore=Angelo RepubblicaDel SocialeBoca|titolo=La Scelta|url=https://books.google.it/books?id=Q9vbCgAAQBAJ&pg=PT9&lpg=PT9&dq=Angelo+Del+Boca+rsi+padre&source=bl&ots=-CbEwZCcdk&sig=ACfU3U2H0fJXg4--Le2ZNa9YNwPA_Hb7Lw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjLjPfwpuWGAxXOhv0HHZtsAI44KBDoAXoECAIQAw#v=onepage&q=Angelo%20Del%20Boca%20rsi%20padre&f=false|editore=Neri Pozza Editore|ISBN=9788854509900}}</ref><ref name=ANPI>{{cita pubblicazione|titolo=Angelo Del Boca|opera=Donne e Uomini della Resistenza|editore=Associazione Nazionale Partigiani d'Italia|url=http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1760/angelo-del-boca|accesso=2017-09-28|urlarchivio=https://archive.is/20170928144012/http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1760/angelo-del-boca|dataarchivio=28 settembre 2017|urlmorto=no}}</ref>. VenneDel Boca venne quindi inviato in Germania, dove si sottopose all'addestramento e venne assegnato alla [[4ª Divisione alpina "Monterosa"|4ª Divisione alpina Monterosa]]<ref name=NeriPozza>{{cita web|url=http://www.neripozza.it/collane_dett.php?id_coll=5&id_lib=464|editore=Neri Pozza|titolo=Scheda libro ''Il mio Novecento''|accesso=21 luglio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170924184815/http://www.neripozza.it/collane_dett.php?id_coll=5&id_lib=464|dataarchivio=24 settembre 2017|urlmorto=sì}}</ref>; rientrato in Italia, disertò nell'estate 1944 per unirsi al [[Resistenza italiana|movimento resistenziale]] che combatteva le truppe tedesche e i collaborazionisti di Salò, entrando a far parte della 7ª brigata alpina della 1ª divisione [[Giustizia e Libertà]] Piacenza. Durante il periodo della guerra, conobbe l'infermiera Maria Teresa Maestri<ref name=ANPI/>, che sposò nel 1947 e da cui ebbe i figli Alessandra, Daniela e Davide; dopo la morte di Maria Teresa, s'èsi sposatosposò con Paola Zoli, da cui nel 1991 è natanacque Ilaria<ref name="giorni">{{cita web|url=http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=DEL+BOCA+Angelo|titolo=Angelo Del Boca|sito=Cinquantamilagiorni|accesso=26 febbraio 2014|dataarchivio=4 giugno 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150604084801/http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=DEL+BOCA+Angelo|urlmorto=sì}}</ref>. I suoi trascorsi nella resistenzaResistenza vennero poi raccolti nel volume ''Nella notte ci guidano le stelle'', in cui descrivedescrisse la paura dei rastrellamenti, degli incendi dei paesi, della violenza delle truppe nazi-fasciste, rivelando in un passaggio nel volume tutte le inquietudini di un adolescente: «Combatto non per la Patria ma per rivedere il volto di mia madre»<ref>{{cita web|autore=Franco Giannantoni|titolo=Nel diario di Angelo Del Boca il riscatto di una generazione|pubblicazione=Varesereport|accesso=24 febbraio 2018|url=http://www.varesereport.it/2015/04/30/nel-diario-di-angelo-del-boca-il-riscatto-di-una-generazione/}}</ref>.
 
Nel dopoguerra, s'iscrisse al [[Partito Socialista Italiano|Partito socialista italiano di unità proletaria]] (PSIUP)<ref name=ANPI/> e; iniziò a scrivere libri di memorie (tra cui la raccolta di racconti ''Dentro mi è nato l'uomo'') e articoli giornalistici, divenendo redattore capo del settimanale socialista «''Il Lavoratore»'' di [[Novara]]; in seguito, divenne inviato speciale della «''[[Gazzetta del Popolo]]»'' e del quotidiano «''[[Il Giorno]]»'' di [[Enrico Mattei]] (direttore [[Italo Pietra]]); nel 1981, con l'avvento di [[Bettino Craxi]], Angelo Del Boca decise di abbandonare «''Il Giorno»'' e il [[Partito Socialista Italiano|Partito socialista italiano]]<ref name="ANPI" />.
Dopo aver smesso i panni di giornalista e caporedattore, Del Boca si concentrò sullo studio del passato coloniale italiano, che gli ha permesso di scrivere numerosi libri, pubblicati da importanti case editrici come [[Editori Laterza|Laterza]], [[LaFeltrinelli|Feltrinelli]], [[Bompiani]], [[Neri Pozza]] e [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]], sulla guerra di aggressione [[fascismo|fascista]] di [[Benito Mussolini]] in [[Africa Orientale Italiana|Africa orientale]] e sulla [[riconquista della Libia]], denunciando per la prima volta l'uso, da parte italiana, dei gas contro i membri della resistenza e le popolazioni africane<ref name=ANPI/>. Tra il 1976 e il 1984 pubblica la sua opera più importante e famosa, suddivisa in quattro volumi: ''Gli italiani in Africa orientale'', alla quale seguì nel 1986 la storia del colonialismo in Libia descritta nei due volumi ''Gli italiani in Libia''. A queste due importantissime opere seguirono diversi volumi, i più significativi dei quali sono ''L'Africa nella coscienza degli italiani'' del 1992; la biografia di Hailé Selassié ''Il negus. Vita e morte dell'ultimo re dei re'' del 1995; ''I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia'' del 1996. Nel 1998 Del Boca ebbe la possibilità di incontrare nel deserto il dittatore libico Muammar Gheddafi, e il lungo colloquio si tradusse nel volume ''Gheddafi. Una sfida dal deserto'', similmente a quanto gli accadde anni prima, quando ebbe la possibilità di conoscere e stimare il ''negus'' Hailé Selassié e di poter accedere ai suoi archivi<ref name=Varese/>. Nel 2005 uscì uno dei maggiori successi editoriali, ''Italiani, brava gente?,'' in cui vengono narrati i peggiori crimini italiani: dalla soppressione del [[brigantaggio]] nel 1861 alla [[ribellione dei Boxer|ribellione dei ''boxer'']] in Cina, dai crimini in Libia ed Etiopia alla guerra d'occupazione nei Balcani ed al vergognoso collaborazionismo della Repubblica Sociale Italiana nelle deportazioni naziste, dimostrando ancora una volta che il [[mito degli italiani brava gente|mito degli «italiani brava gente»]], incapaci di crudeli atrocità, è smentito dalla storiografia<ref>{{cita web|autore=Michela Tartaglia|titolo=Una pagina buia degli "Italiani brava gente"|pubblicazione=LetteraTu.it|accesso=24 febbraio 2018|url=http://www.letteratu.it/2018/02/13/una-pagina-buia-degli-italiani-brava-gente/|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180301015325/http://www.letteratu.it/2018/02/13/una-pagina-buia-degli-italiani-brava-gente/|dataarchivio=1 marzo 2018|urlmorto=sì}}</ref>. I crimini compiuti dagli italiani in Africa e altrove «e le tragedie che nella nostra storia ci hanno travolto non sono sentite come effetto di una nostra partecipazione», mentre «i cattivi stanno sempre dall'altra parte»; e, secondo Del Boca e molti altri storici, quella dell'italiano brava gente «è un'autoimmagine, un concetto creato da noi stessi. È un mito che nasce nell'immediato dopoguerra».<ref>{{cita web|autore=Marco Ansaldo|titolo="Italiani brava gente?" Non è mai stato vero|pubblicazione=LetteraTu.it|accesso=24 febbraio 2018|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/06/08/italiani-brava-gente-non-mai-stato.html}}</ref>
 
Dopo aver smesso i panni di giornalista e caporedattore, Del Boca si concentrò sullo studio del passato coloniale italiano,; checiò gli ha permessopermise di scrivere numerosi libri, pubblicati da importanti case editrici come [[Editori Laterza|Laterza]], [[LaFeltrinelli|Feltrinelli]], [[Bompiani]], [[Neri Pozza]] e [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]], sulla guerra di aggressione [[fascismo|fascista]] di [[Benito Mussolini]] in [[Africa Orientale Italiana|Africa orientale]] e sulla [[riconquista della Libia]], denunciando per la prima volta l'uso, da parte italiana, dei gas contro i membri della resistenza e le popolazioni africane<ref name=ANPI/>. Tra il 1976 e il 1984 pubblicapubblicò la sua opera più importante e famosa, suddivisa in quattro volumi: ''Gli italiani in Africa orientale'', alla quale seguì nel 1986 la storia del colonialismo in Libia descritta nei due volumi ''Gli italiani in Libia''. A queste due importantissime opere seguirono diversi volumi, i più significativi dei quali sono ''L'Africa nella coscienza degli italiani'' del 1992; launa biografia di [[Hailé Selassié]], ''Il negus. Vita e morte dell'ultimo re dei re'', del 1995; ''I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia'', del 1996. Nel 1998, Del Boca ebbe la possibilità di incontrare nel deserto il dittatore libico Muammar[[Muʿammar Gheddafi, e]]; il lungo colloquio si tradusse nel volume ''Gheddafi. Una sfida dal deserto'', similmente a quanto gli accadde anni prima, quando ebbe la possibilità di conoscere e stimare il ''negus'' Hailé Selassié e di poter accedere ai suoi archivi<ref name=Varese/>. Nel 2005, uscì uno suoi dei maggiori successi editoriali, ''Italiani, brava gente?,'' in cui vengono narratinarrò i peggiori crimini italiani:, dalla soppressione del [[brigantaggio]] nel 1861 alla [[ribellione dei Boxer|ribellione dei ''boxer'']] in Cina, dai crimini in Libia ed Etiopia alla guerra d'occupazione nei Balcani ed al vergognoso collaborazionismo della Repubblica Sociale Italiana nelle deportazioni naziste, dimostrandonell'intento ancoradi una voltadimostrare che il [[mito degli italiani brava gente|mito degli «italiani brava gente»]], incapaci di crudeli atrocità, èera smentito dalla storiografiaricerca storiografica<ref>{{cita web|autore=Michela Tartaglia|titolo=Una pagina buia degli "Italiani brava gente"|pubblicazione=LetteraTu.it|accesso=24 febbraio 2018|url=http://www.letteratu.it/2018/02/13/una-pagina-buia-degli-italiani-brava-gente/|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180301015325/http://www.letteratu.it/2018/02/13/una-pagina-buia-degli-italiani-brava-gente/|dataarchivio=1 marzo 2018|urlmorto=sì}}</ref>. I crimini compiuti dagli italiani in Africa e altrove, «e le tragedie che nella nostra storia ci hanno travolto non sono sentite come effetto di una nostra partecipazione», mentre «i cattivi stanno sempre dall'altra parte»; e, secondo Del Boca e molti altri storici, quella dell'italianodegli "italiani brava gente" «è un'autoimmagine, un concetto creato da noi stessi. È un mito che nasce nell'immediato dopoguerra».<ref>{{cita web|autore=Marco Ansaldo|titolo="Italiani brava gente?" Non è mai stato vero|pubblicazione=LetteraTu.it|accesso=24 febbraio 2018|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/06/08/italiani-brava-gente-non-mai-stato.html}}</ref>
Nel 2008 ha pubblicato la sua autobiografia ''Il mio Novecento: biografia di un giornalista e di un intellettuale rigoroso'', in cui ripercorre tutta la propria vita intrecciando quella della sua generazione (una generazione che, con gente come lui, ha fatto l'Italia democratica e repubblicana) a quella di tanti uomini in varie aree del mondo<ref>{{cita web|autore=Manlio Brigaglia|titolo=Angelo Del Boca, il taccuino di un testimone del Novecento|pubblicazione=La Nuova|accesso=24 febbraio 2018|url=http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2009/01/27/ST5PO_ST502.html}}</ref>. Ultimo importante lavoro in ordine temporale è ''Nella notte ci guidano le stelle. La mia storia partigiana'' (con chiaro riferimento nel titolo a un verso della famosa canzone partigiana ''[[Fischia il vento]]''), pubblicato da Mondadori nel 2015.
 
Nel 2008, ha pubblicato la suapubblicò un'autobiografia, ''Il mio Novecento: biografia di un giornalista e di un intellettuale rigoroso'', in cui ripercorre tuttaripercorse la propria vita, intrecciandointrecciandola quellaalla storia della suapropria generazione (una generazione che,e conalla gentenascita come lui, ha fatto ldell'Italia democratica e repubblicana) a quella di tanti uomini in varie aree del mondo.<ref>{{cita web|autore=Manlio Brigaglia|titolo=Angelo Del Boca, il taccuino di un testimone del Novecento|pubblicazione=La Nuova|accesso=24 febbraio 2018|url=http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2009/01/27/ST5PO_ST502.html|dataarchivio=31 ottobre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201031171257/https://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2009/01/27/ST5PO_ST502.html|urlmorto=sì}}</ref>. Ultimo importanteL'ultimo lavoro in ordineimportante temporale èfu ''Nella notte ci guidano le stelle. La mia storia partigiana'', (conpubblicato chiaroda riferimentoMondadori nel 2015. Nel titolo aè un chiaro riferimento al verso della''nella famosanotte lo guidano le stelle'' della canzone partigiana ''[[Fischia il vento]]''), pubblicato da Mondadori nel 2015.
Caso non eccezionale di giornalista diventato storico autodidatta, ha ricevuto (a settantacinque anni compiuti) una [[laurea honoris causa|laurea ''honoris causa'']] nel [[2002]] da parte dell'[[Università degli Studi di Torino|Università degli studi di Torino,]] a cui poi si aggiunse anche un analogo riconoscimento da parte dell'[[università di Lucerna]]; nel luglio del 2014 anche l'[[Università di Addis Abeba]] gli conferì una laurea onorifica in Storia africana<ref>{{cita web|autore=Massimo Novelli|titolo=L'Etiopia "laurea" lo storico Del Boca. Denunciò i crimini del colonialismo|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|accesso=2014-07-04|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/07/04/letiopia-laurea-lo-storico-del-boca-denuncio-i-crimini-del-colonialismoTorino09.html}}</ref>, rendendo Del Boca il primo italiano e il primo europeo a ottenere tale riconoscimento in Etiopia dopo la Seconda guerra mondiale<ref name=Varese>{{cita web|autore=Franco Giannantoni|titolo=Ad Angelo Del Boca laurea honoris causa ad Addis Abeba|pubblicazione=Varesereport|accesso=24 febbraio 2018|url=http://www.varesereport.it/2014/07/12/ad-angelo-del-boca-laurea-honoris-causa-ad-addis-abeba/}}</ref>. Stima che Del Boca ha mostrato, affiancata a una serena critica, nei confronti di Hailé Selassié, imperatore d'Etiopia, nel proprio libro biografico ''Il Negus, vita e morte dell’ultimo Re dei Re'', che Del Boca concluse così: «Qualunque sia il giudizio finale su Hailè Selassiè, la sua figura merita rispetto e considerazione<ref name="Carioti"/>. È impossibile non provare un senso di grande ammirazione e di riconoscenza verso l’uomo che il 30 giugno 1936, dalla tribuna ginevrina della Società delle Nazioni, denunciava al mondo i crimini del fascismo e avvertiva che l’Etiopia non sarebbe stata che la prima vittima di quella funesta ideologia. Per questo suo messaggio, malauguratamente non ascoltato, gli siamo un po' tutti debitori.<ref>{{cita web|autore=Pietro Lamprati|titolo=La controversa figura di Hailé Selassié I|pubblicazione=Nella terra di Zion|accesso=24 febbraio 2018|url=https://terradizion.wordpress.com/2010/01/18/la-controversa-figura-di-haile-selassie-i/}}</ref>».
 
Caso non eccezionale di giornalista diventato storico autodidatta, haDel ricevutoBoca ricevette (nel 2002, a settantacinque75 anni compiuti) una [[laurea honoris causa|laurea ''honoris causa'']] nel [[2002]] da parte dell'[[Università degli Studi di Torino|Università degli studi di Torino,]]; a cuiottenne poi si aggiunse anche un analogo riconoscimento da parte dell'[[universitàUniversità di Lucerna]];. nelNel luglio del 2014 anche l'[[Università di Addis Abeba]] gli conferì una laurea onorifica in Storia africana<ref>{{cita web|autore=Massimo Novelli|titolo=L'Etiopia "laurea" lo storico Del Boca. Denunciò i crimini del colonialismo|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|accesso=2014-07-04|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/07/04/letiopia-laurea-lo-storico-del-boca-denuncio-i-crimini-del-colonialismoTorino09.html}}</ref>, rendendo Del Boca il primo italiano e il primo europeo a ottenere tale riconoscimento in Etiopia dopo la [[Seconda guerra mondiale]]<ref name=Varese>{{cita web|autore=Franco Giannantoni|titolo=Ad Angelo Del Boca laurea honoris causa ad Addis Abeba|pubblicazione=Varesereport|accesso=24 febbraio 2018|url=http://www.varesereport.it/2014/07/12/ad-angelo-del-boca-laurea-honoris-causa-ad-addis-abeba/}}</ref>. Stima che Del Boca ha mostrato, affiancata a una serena critica, nei confronti di Hailé Selassié, imperatore d'Etiopia, nel proprio libro biografico ''Il Negus, vita e morte dell’ultimo Re dei Re'', che Del Boca concluse così: «Qualunque sia il giudizio finale su Hailè Selassiè, la sua figura merita rispetto e considerazione<ref name="Carioti"/>. È impossibile non provare un senso di grande ammirazione e di riconoscenza verso l’uomo che il 30 giugno 1936, dalla tribuna ginevrina della Società delle Nazioni, denunciava al mondo i crimini del fascismo e avvertiva che l’Etiopia non sarebbe stata che la prima vittima di quella funesta ideologia. Per questo suo messaggio, malauguratamente non ascoltato, gli siamo un po' tutti debitori.<ref>{{cita web|autore=Pietro Lamprati|titolo=La controversa figura di Hailé Selassié I|pubblicazione=Nella terra di Zion|accesso=24 febbraio 2018|url=https://terradizion.wordpress.com/2010/01/18/la-controversa-figura-di-haile-selassie-i/}}</ref>».
 
== Ricerca storiografica ==
Dopo un primo fortunato volume del 1965 sulla [[guerra d'Etiopia]], a metà degli [[Anni 1970|anni Settantasettanta]], dopo avere smesso la professione d'inviato speciale e di caporedattore, Del Boca si concentrò sullo studio del colonialismo italiano, avviando una poderosa ricerca storiografica che portò alla pubblicazione di quattro volumi dedicati alla colonizzazione italiana dell'Africa orientale, due volumi incentrati sulla conquista della Libia e due ampie biografie su [[Hailé Selassié]] e [[Muʿammar Gheddafi]]<ref name=Labanca9/>.
La ricostruzione complessiva della storia militare e politica italiana in Africa terminò all'incirca a metà degli [[Anni 1980|anni '80ottanta]]; da quel momento anche il panorama degli studi sul colonialismo italiano conobbe significativi mutamenti: spinta dall'interesse suscitato dalla ricerca di Del Boca in ambito accademico, una nuova generazione di storici italiani, ma anche africani ed europei, iniziò a occuparsi della storia dei paesi un tempo dominati dall'Italia<ref name=Labanca9/>; contemporaneamente però, s'aprirono nuove polemiche e dibattiti che acquisirono rilevanza non solo culturale e storiografica, ma soprattutto politica e diplomatica<ref>{{cita|Labanca|p. 10}}.</ref>.
 
Nel secondo dopoguerra in Italia vennero profuse pochissime energie per documentare e affrontare il passato coloniale italiano, e ancor meno per accendere il dibattito civile e politico nei confronti delle ''ex'' colonie; forse solo Del Boca seppe coniugare il rigore della ricerca alla capacità d'intervento pubblico: negli anni '80ottanta e '90[[anni 1990|novanta]], in particolare, decine e decine di migliaia di lettori e un'ancor più vasta platea televisiva hanno imparato a conoscere e a criticare il passato coloniale italiano<ref>{{cita|Labanca|p. 447}}.</ref>. Fino ad allora la memoria degli italiani in Africa era legata soprattutto alle esperienze dirette degl'degli italiani che effettivamente furono mandati a combattere o che vi si trasferirono per colonizzare i nuovi territori; la maggior parte degli italiani avevano vissuto l'esperienza coloniale solo attraverso la propaganda del regime, che negli anni del dopoguerra fu velocemente dimenticata. Fu Del Boca a riportare in auge la storia coloniale e ad aprire un dibattito fino ad allora non affrontato<ref>{{cita|Labanca|p. 449}}.</ref>.
 
Fu tra i primi studiosi italiano a denunciare le atrocità compiute dalle truppe italiane in Libia<ref>Prima di lui ebbe ampia eco la dura polemica di [[Carlo Alfonso Nallino]], illustre professore e accademico italiano, che qualificò come “brutale”"brutale" l'operato di Graziani nella cosiddetta "riconquista" del Paese, venendo dal generale bollato col nomignolo irridente e calunniosamente allusivo di "Gran Senusso".</ref> e in Etiopia, anche col ricorso a bombardamenti aerei terroristici su centri abitati e talora persino coll'impiego d'[[armi chimiche]] come [[iprite]], [[fosgene]] e [[arsina]] contro le truppe combattenti e la popolazione civile; documentò inoltre l'apertura di [[Campo di concentramento|campi di concentramento]] per l'internamento di guerriglieri e personalità nemiche e il ricorso alle deportazioni di massa, come [[Deportazioni di massa del Gebel|avvenne con le popolazioni della Cirenaica]]. Per le sue denunce Angelo Del Boca è stato per anni contestato dalla stampa conservatrice e dalle associazioni di reduci e di profughi italiani dall'Africa; primo fra tutti il già [[Ministero delle colonie|ministro dell'Africa Italiana]] [[Alessandro Lessona]], il quale, appena Del Boca iniziò a documentare, alla fine degli [[Anni 1960|anni Sessantasessanta]], la storia della campagna d'Etiopia e il ricorso italiano alle armi chimiche, polemizzò con lo storico sostenendo energicamente per il resto della propria vita che l'Italia fascista non aveva mai usato le armi chimiche in Etiopia; per questa sua posizione, Lessona ricevette il sostegno dalla platea ancora abbastanza ampia di reduci e di nostalgici, che, nelle elezioni dell'aprile 1963, gli valse un seggio senatoriale a [[Firenze]] per il [[Movimento Sociale Italiano|MSI]]<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-lessona_(Dizionario-Biografico)/|titolo=Lessona, Alessandro|editore=treccani.it|accesso=23 febbraio 2018}}.</ref>. Ma solo dalla seconda metà degli anni '80ottanta, con la pubblicazione completa dell'opera ''Gli italiani in Africa orientale'', il dibattito si fece più intenso e interessò anche gli ambienti politici. Del Boca ne fece fin da subito le spese: nel 1982 l'Associazione nazionale reduci d'Africa dichiarò di voler portare lo storico in tribunale a causa dei suoi scritti e per la «tutela morale del sacrificio compiuto dagli Italiani in Africa»<ref name="A">{{cita|Labanca|p. 458}}.</ref>, e sempre in quell'anno la rivista «Il reduce d'Africa» dedicò a Del Boca un articolo ricco di invettive, alle quali affiancò l'invito criminale a chiunque si fosse ritenuto offeso da quanto scritto «a recarsi dai Del Boca vari e provvedere da solo, a propria difesa, a difesa di ciò che fu e fece»<ref name=Belladonna>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=MOHbCgAAQBAJ&pg=PT156&lpg=PT156&dq=Lessona+contro+Del+Boca&source=bl&ots=oKyz5okPoG&sig=WT5APOuoPHHrqypA1JA9MbWsnxw&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiv2r3QtbzZAhXMtBQKHQdkDxoQ6AEILjAC#v=onepage&q=Lessona%20contro%20Del%20Boca&f=false|autore=Simone Belladonna|titolo=Gas in Etiopia|editore=Neri Pozza|anno=2015|isbn=978-88545-0814-9|accesso=23 febbraio 2018}}.</ref> In quest'ottica l'opera di ricostruzione storica dei crimini italiani in Africa e di fustigazione del colonialismo italiano ha avuto il merito di incrinare nell'opinione pubblica il mito degli «Italiani brava gente», vessillo delle destre italiane e degli ambienti neofascisti<ref name="A" />; opera che però s'è scontrata, secondo Del Boca stesso, anche con la storiografia vicina «agli ambienti conservatori per cui certe cose non si possono dire perché siamo, appunto, "brava gente"»<ref>{{cita web|url=http://eddyburg.it/article/articleview/6677/0/153/|titolo=Intervista di Anais Ginori ad Angelo Del Boca|editore=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|data=23 maggio 2006|accesso=14 maggio 2008|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070409044822/http://eddyburg.it/article/articleview/6677/0/153/|dataarchivio=9 aprile 2007}}</ref>.
 
Di rilievo è la sua polemica del 1995 con ildel giornalista [[Indro Montanelli]], il quale sosteneva che quello italiano fu un colonialismo "mite", portato avanti grazie all'azione d'un esercito cavalleresco, incapace di compiere brutalità, rispettoso del nemico e delle popolazioni indigene<ref>{{cita news|titolo=Montanelli, Del Boca e l'Etiopia: le guerre non finiscono mai|autore=Michele Brambilla|pubblicazione=Corriere della Sera|data=1º ottobre 1996|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/ottobre/01/Montanelli_Del_Boca_Etiopia_guerre_co_0_9610012889.shtml}}</ref>; in numerosi interventi pubblici, Montanelli negò infatti ripetutamente l'impiego sistematico di armi chimiche da parte dell'aviazione militare italiana in Etiopia<ref>{{cita libro|autore=Angelo Del Boca|titolo=I gas di Mussolini, Il fascismo e la guerra d'Etiopia|anno=1996|editore=Editori Riuniti|città=Roma|pp=29 e 32|isbn=978-88-3595-859-8}}</ref><ref>{{cita libro|autore=Sandro Gerbi|autore2=Raffaele Liucci|titolo=Lo stregone: la prima vita di Indro Montanelli|editore=Einaudi|anno=2006}}</ref>: tuttavia nel 1996 Montanelli si scusò pubblicamente con Del Boca quando quest'ultimo dimostrò, documenti alla mano, l'impiego di tali mezzi di distruzione<ref name=Messina>{{cita news|titolo=Le armi chimiche in Etiopia e l’ammissione di Montanelli|autore=Dino Messina|editore=corriere.it|data=2 aprile 2016|url=http://www.corriere.it/extra-per-voi/2016/04/02/armi-chimiche-etiopia-l-ammissione-montanelli-54d37986-f8fc-11e5-b97f-6d5a0a6f6065.shtml?refresh_ce-cp|accesso=23 febbraio 2018}}</ref>. Montanelli basava le proprie tesi sulla testimonianza oculare, ma Del Boca, oltre a dimostrare che l'apparato militare italiano riuscì a mantenere uno stretto segreto sulla guerra chimica grazie all'allontanamento dei giornalisti dal fronte e all'impiego di squadre del servizio per la bonifica del terreno, dimostrò anche come lo stesso Montanelli, durante i primi episodi di impiego delle armi chimiche, era ricoverato in ospedale ad [[Asmara]] e che, quando fu dimesso, non tornò più al fronte, per cui non poteva essere considerato attendibile<ref name=Belladonna/>. A confermare definitivamente le parole di Del Boca fu, nel 1996, l'ammissione dell'allora ministro della Difesa generale [[Domenico Corcione]], che riferì al Parlamento dell'impiego di bombe d'aereo e proiettili d'artiglieria caricati a iprite e arsine durante la guerra d'Etiopia<ref>{{cita web|url= http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1996/02/08/Altro/GUERRA-DETIOPIA-IL-GOVERNO-AMMETTE-LUSO-DEI-GAS_144700.php|titolo= Guerra d'Etiopia - Il Governo ammette l'uso dei gas|editore= [[Adnkronos]]|città= Roma|data= 8 febbraio 1996|accesso=23 febbraio 2018}}</ref>.
 
Del Boca ebbe anche il merito di far conoscere diversi crimini di cui si era macchiata l'Italia, come quelli commessi durante la [[riconquista della Libia]] a cavallo del 1930, la [[Strage di Addis Abeba|strage di civili]] nella capitale [[Addis Abeba]] a seguito della rappresaglia scatenata dagli italiani dopo l'attentato al generale [[Rodolfo Graziani]] del febbraio 1937, il [[Massacro di Debra Libanòs|massacro di monaci copti]] nella città-convento di [[Debra Libanòs]] nel maggio del 1937 – diretto dal gen. [[Pietro Maletti]], ma voluto e rivendicato dallo stesso Graziani – e le famigerate operazioni di «polizia coloniale», con cui si cercò di pacificare con la repressione e il terrorismo le diverse regioni dell'Etiopia. Nel 2010 proprio queste operazioni sono state al centro del saggio di Federica Saini Fasanotti, storica legata agli ambienti della destra cattolica, in ''Etiopia: 1936-1940. Le operazioni di polizia coloniale nelle fonti dell'esercito italiano'';: la qualestorica, pur condannando l'aggressione italiana e riconoscendo le molte atrocità commesse dal nostro dall'esercito, cita il telegramma firmato da Graziani il 31 ottobre, in cui il viceré auspicava «larga generosità e perdono» ai guerriglieri, e quindi esprime un giudizio positivo, per la capacità del successore di Graziani, il [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898)|duca d'Aosta]], d'istaurare buoni rapporti con gli etiopici e di combattere la guerriglia in modo efficace;, tanto da far pensare che, se non fosse scoppiata la Seconda guerra mondiale, l'insurrezione sarebbe andata scemando fino a esaurirsi. Del Boca si disse d'accordo solo in parte, riconoscendo al duca d'Aosta il merito di aver intrapreso una politica di dialogo con i capi abissini, ma ricorda che non cessarono rappresaglie e l'uso di gas tossici; tanto che la rivolta etiopica contro l'occupante, dopo una flessione, era tornata vigorosa nel 1939. Molto diverso è il parere di Del Boca sul telegramma: «Graziani aveva sulla coscienza massacri spaventosi, come l'eccidio di massa dei monaci copti di Debrá Libanós, e la sua presunta resipiscenza non convince. Ormai era in disgrazia presso Mussolini, a causa degli effetti pessimi della sua politica, e cercava di mettere le mani avanti. Ma non servì, perché venne sostituito poco dopo»<ref name="Carioti">{{cita news|autore=Antonio Carioti|titolo=Etiopia, l'esercito corregge gli storici|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=2011-01-06|p=33|url=http://archiviostorico.corriere.it/2011/gennaio/06/Etiopia_esercito_corregge_gli_storici_co_9_110106082.shtml|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140913014948/http://archiviostorico.corriere.it/2011/gennaio/06/Etiopia_esercito_corregge_gli_storici_co_9_110106082.shtml|dataarchivio=13 settembre 2014}}</ref>.
D'accordo con l'analisi di Del Boca si espresse anche lo storico Matteo Dominioni, che descrisse la ricerca della Fasanotti di «stampo neocolonialista», una ricerca che ha posto l'accento sulle crudeltà dei guerriglieri con l'intento di giustificare i crimini commessi da un esercito invasore verso un popolo di «selvaggi» che si opponevano alla gloriosa «[[missione civilizzatrice]]» italiana; Dominioni, come Del Boca, non nega che «gli abissini fossero un popolo bellicoso, capace di gesti brutali», ma affermò altresì che in una ricerca storiografica «non ci si può basare solo su documenti italiani» d'epoca fascista: bisogna considerare anche l'altro punto di vista<ref name="Carioti"/>.
 
Del Boca ha espresso stima nei confronti di Hailé Selassié, imperatore d'Etiopia, nella biografia ''Il Negus, vita e morte dell’ultimo Re dei Re'', che Del Boca conclude così: «Qualunque sia il giudizio finale su Hailè Selassiè, la sua figura merita rispetto e considerazione<ref name="Carioti"/>. È impossibile non provare un senso di grande ammirazione e di riconoscenza verso l’uomo che il 30 giugno 1936, dalla tribuna ginevrina della Società delle Nazioni, denunciava al mondo i crimini del fascismo e avvertiva che l’Etiopia non sarebbe stata che la prima vittima di quella funesta ideologia. Per questo suo messaggio, malauguratamente non ascoltato, gli siamo un po' tutti debitori.<ref>{{cita web|autore=Pietro Lamprati|titolo=La controversa figura di Hailé Selassié I|pubblicazione=Nella terra di Zion|accesso=24 febbraio 2018|url=https://terradizion.wordpress.com/2010/01/18/la-controversa-figura-di-haile-selassie-i/}}</ref>».
 
== Dediche ==
In memoria di Del Boca è stata allestita nell'autunno del 2021, presso il ''Museo Villa Freischütz'' di [[Merano]], a cura di Ariane Karbe e [[Hannes Obermair]], la mostra «Il mantello etiope» che verte sulla questione coloniale e della restituzione di beni museali appropriati nel contesto della [[guerra d'Etiopia]]. La dedica è stata motivata così: «i suoi lavori critici sul periodo coloniale italo-fascista, nonostante forti opposizioni, hanno cambiato permanentemente il profilo storico pubblico, non ultimo anche grazie al loro sguardo empatico, sempre attento all'"altro" e che ha quindi cambiato anche la percezione del "sé"»<ref>{{cita web | 1 = https://www.salto.bz/de/article/25082021/il-mantello-etiope | 2 = Il mantello etiope | data= 25 agosto 2021 | accesso = 8 settembre 2021 | urlarchivio = | dataarchivio = | urlmorto = no }}</ref><ref>{{cita web | 1 = https://www.ildolomiti.it/cultura/2021/in-un-museo-di-merano-e-custodito-un-mantello-etiope-va-riportato-in-africa-una-mostra-prova-a-rispondere-obermair-poniamo-la-domanda-agli-spettatori | 2 = In un museo di Merano è custodito un mantello etiope, va riportato in Africa? | data= 1 settembre 2021 | accesso = 8 settembre 2021 | urlarchivio = | dataarchivio = | urlmorto = no }}</ref>.
 
Alla memoria di Angelo Del Boca è stato dedicato il saggio di Stefano A.E. Leoni ''Una piccola storia ignobile. Appunti sull'immaginario sonoro dell'Africa Orientale Italiana tra imperialismo e fascismo''<ref>Stefano A.E. Leoni, ''Una piccola storia ignobile. Appunti sull'immaginario sonoro dell'Africa Orientale Italiana tra imperialismo e fascismo'', in {{Cita libro|autore-capitolo=Stefano A.E. Leoni|curatore=Francesco Finocchiaro|titolo=L'industria della persuasione. Musica e mass media nella politica culturale del fascismo|url=https://archive.org/details/lindustria-della-persuasione.-musica-e-mass-media-nella-politica-culturale-del-fascismo|edizione=Accademia University Press|collana=Biblioteca di Athena Musica}} Torino 2022, pp. 47-82.</ref>.
 
== Opere ==
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* cura di ''La "Repubblica" partigiana dell'Ossola'', Centro studi Piero Ginocchi, Crodo, 2004
* presentazione di Stefano Fabei, ''Mussolini e la resistenza palestinese'', Mursia, Milano, 2005
* ''Gli studi sul colonialismo italiano'', in ''L'Impero fascista. Italia ed Etiopia, 1935-1941'', a cura di Riccardo Bottoni, Il mulino, Bologna 2008, pp.&nbsp; 25–34
* prefazione a Matteo Dominioni, ''Lo sfascio dell'impero. Gli italiani in Etiopia, 1936-1941'', Laterza, Bari, 2008
* ''All'alba dell'indipendenza: l'Africa nelle fotografie di Angelo Del Boca inviato speciale 1954-1966'', a cura di Nicola Labanca, Archivio fotografico toscano, Prato, 1998
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* {{cita libro|autore=Angelo Del Boca|titolo=Italiani, brava gente?|editore=Neri Pozza|anno=2014|città=Vicenza|isbn=978-88-6559-178-9|cid=Del Boca 2014}}
* {{cita libro|autore=[[Nicola Labanca]]|titolo=Oltremare. Storia dell'espansione coloniale italiana|editore=Il Mulino|città=Milano|anno=2015|ISBN=978-88-15-12038-0|cid=Labanca}}
* {{Partigiani d'Italia|indirizzo=angelo-del-boca}}
 
== Voci correlate ==
* [[Massacro di DebreDebra LibanosLibanòs]]
* [[Strage di Addis Abeba]]
 
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{{Controllo di autorità}}
{{Portale|Biografie|guerra|storia}}
[[Categoria:Africanisti italiani]]
 
[[Categoria:Vincitori del Premio Saint Vincent]]
[[Categoria:Storici del Fascismo]]
[[Categoria:Biografi italiani]]
[[Categoria:Storici del Fascismofascismo]]
[[Categoria:Vincitori del Premio Saint -Vincent]]