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|titolo italiano = Mortacci
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|didascalia = Una scena del film
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Nel gruppo delle anime in attesa c'è Tommaso Grillo, il veterano, che è morto da molto tempo e non sa quando potrà lasciare il cimitero. Infatti, lui ha inventato il modo di dire "chi dorme non prende pesci" (e altri altrettanto famosi) e quindi la gente non si è ancora dimenticata di lui e chissà quando lo farà.
 
Lucillo, soldato erroneamente creduto morto in una missione di pace in [[Libano]], dopo essere tornato a casa scopre che l'intero paesino ha lucrato sulla sua presunta morte diventando un "museo vivente" dell'eroe. I familiari e gli amici di Lucillo, vedendolo vivo, decidono di "rimediare" all'inconveniente convincendolo ad andare da Domenico per raggiungere l'ultima dimora. C'è anche Angelo Cuoco, detto "Scopone", morbosamente attratto dalla bellezza femminile e, soprattutto, dal fondo schiena. Durante il corteggiamento di una bella barista, per un malessere intestinale, se la fa addosso e muore letteralmente di vergogna. L'attrice Alma Rossetti, che durante una prova teatrale si uccide involontariamente con la pistola del collega e compagno Edmondo che credeva scarica.
 
Nel gruppo si trova anche uno straniero, Archibald Williams, un americano la cui salma è stata spedita per errore in Italia al posto di quella del padre di Torquato Guglielmi. Quest'ultimo, affatto turbato per l'accaduto, speculerà guadagnandoci sia con il becchino incaricato del trasferimento, sia con i figli del defunto venuti a recuperare i poveri resti del padre. Archibald lascia il cimitero per seguire i propri cari in America. Felice e Giggetto, due truffatori che suonano in strada fingendosi ciechi per raccogliere le offerte dei passanti. A loro volta sono truffati dalla bella ballerina Jolanda e, quando tentano di farsi giustizia rubandole la borsa e fuggendo, finiscono sotto ad un treno insieme al loro cagnolino morendo sul colpo. Alla fine saranno proprio loro a morire definitivamente, dal momento che Jolanda, che andava sempre a trovarli al cimitero, muore trovandosi lì dentro.
 
Edmondo, attore e compagno di Alma, è ancora vivo e più volte inscena il suo suicidio con la stessa pistola con la quale si è uccisa Alma e, esattamente come sulla scena, non ci riesce mai a causa del suo "presunto" cattivo funzionamento. Una notte, entrato nel cimitero, viene sorpreso da Domenico e anche con lui si esibisce nella scena dell'amante disperato che vuole suicidarsi. Anche Domenico, esattamente come Alma, si toglie la vita con la pistola credendola scarica, raggiungendo le anime dei defunti che ha derubato, i quali non gli serbano rancore. Anche Edmondo, per la forte emozione, muore (senza doversi suicidare) ritrovando l'amata Alma che non è molto felice di rivederlo.
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[[Sergio Citti]], allievo di [[Pier Paolo Pasolini]], ebbe proprio dal suo maestro, anni prima, l'idea di realizzare un film con quel soggetto.<ref>{{Cita news |url=http://www.pasolini.net/notizie_mortoSergioCitti.htm |titolo="Pagine corsare" Notizie |sito=Pier Paolo Pasolini - Pagine Corsare |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20081120155148/http://www.pasolini.net/notizie_mortoSergioCitti.htm}}</ref> Nel film Citti si avvale di [[Ferzan Özpetek]] quale aiuto regista.
 
[[David Grieco]], in un'intervista riportata nel libro ''Sergio Citti. Lo "straniero" del cinema italiano'' afferma che il film era stato proposto a [[Roberto Benigni]], [[Carlo Verdone]] e [[Massimo Troisi]], i quali avrebbero dovuto interpretare rispettivamente i ruoli del soldato Lucillo Cardellini (poi assegnato a Rubini), del guardiano Domenico (poi andato a Gassman) e dell'attore Edmondo (ruolo interpretato da McDowell).<ref>{{Google books |curatore=Maurizio De Benedictis |titolo=Sergio Citti. Lo «straniero» del cinema italiano |città=Roma |editore=Lithos |anno=2008 |id=_tuFPgAACAAJ |isbn=8889604379}}</ref> I tre comici non presero parte al film perché in disaccordo con il regista che, durante i loro incontri, dopo aver ascoltato le proposte dei tre attori, puntualmente le bocciava. "Verdone - dice Grieco - era il più morbido. Avrebbe accettato di fare tutto pur di fare un film con Troisi e Benigni". Grieco sostiene anche che, il comico napoletano e il comico toscano, non abbiano voluto farlo per paura di dover seguire per forza le indicazioni e lo stile di Citti.
Benigni, in un'intervista presente nel libro ''Francesco Nuti. La vera storia di un grande talento'', sostiene che anche [[Francesco Nuti]] avrebbe dovuto interpretarvi un ruolo, specificando che sarebbe stata tutta un'altra storia rispetto a quella che poi è stata girata.<ref>{{Google books |autore=Matteo Norcini |autore2=Stefano Bucci |titolo=Francesco Nuti. La vera storia di un grande talento |città= |editore=Ibiskos Editrice Risolo |anno=2009 |id=zFJwPgAACAAJ |isbn=8854606413}}</ref>
Il film segna il ritorno sul grande schermo di [[Alvaro Vitali]], dopo un'assenza che perdurava dal 1983.
 
Il cimitero del film è inesistente. Citti ha infatti preferito girare tutte le scene in un set allestito negli studi di [[Cinecittà]].
 
==Critica Accoglienza ==
=== Critica ===
Laura e Morando Morandini affermano che: "A fare da mastice ai vari aneddoti c'è un trucido, affabile, cinico custode di cimitero, interpretato da un Gassman che fa il verso a un samurai povero. Brava Mariangela Melato in una doppia parte briosa ed energica."<ref>{{Cita pubblicazione |pubblicazione=Telesette}}{{Chiarire||Dati insufficienti}}</ref> Mentre Francesco Mininni del film scrive: "Citti procede imperterrito sulla strada del grottesco un po' popolare e un po' intellettuale. Ma allo stesso tempo procede imperterrito anche sulla strada della mancanza di senso del ritmo, dei significati nascosti e degli sberleffi prevedibili. Nonostante il buon cast a disposizione il film procede faticosamente tra uno sbadiglio e l'altro."<ref>{{Cita pubblicazione |pubblicazione=Magazine Italiano TV}}{{Chiarire||Dati insufficienti}}</ref>
 
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[[Categoria:Film sui fantasmi]]
[[Categoria:Film commedia fantastica]]
[[Categoria:Film con composizioni originali di Francesco De Masi]]
[[Categoria:Film diretti da Sergio Citti]]