Pietro Giannone: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Annullate le modifiche di 5.168.40.99 (discussione), riportata alla versione precedente di Quinlan83 Etichette: Rollback SWViewer [1.4] |
Nessun oggetto della modifica |
||
(15 versioni intermedie di 9 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{nota disambigua|l'omonimo patriota e poeta del [[Risorgimento]]|Pietro Celestino Giannone}}
{{Citazione|E chi sa quali altri furti non osservati di costui potrebbe scoprire chi ne facesse ricerca; ma quel tanto che abbiam veduto d'un tal prendere da altri scrittori, non dico la scelta e l'ordine de' fatti, non dico i giudizi, l'osservazioni, lo spirito, ma le pagine, i capitoli, i libri, è sicuramente, in un autor famoso e lodato, quel che si dice un fenomeno. Sia stata, o sterilità, o pigrizia di mente, fu certamente rara, come fu raro il coraggio; ma unica la felicità di restare, anche con tutto ciò (fin che resta), un grand'uomo.|Alessandro Manzoni, ''Storia della colonna infame'', 1840}}▼
{{Bio
|Nome = Pietro
Riga 13 ⟶ 12:
|Epoca = 1700
|Attività = saggista
|Attività2 =
|Attività3 =
|AttivitàAltre = e [[pubblicista]]
|Nazionalità = italiano
Riga 22 ⟶ 21:
Morì in carcere dopo dodici anni di reclusione a causa delle idee religiose da lui diffuse.
Fu in seguito molto criticato, ad esempio da [[Alessandro Manzoni]] e [[Giovanni Gentile]], per aver inserito molti [[Plagio (diritto d'autore)|plagi]] di opere altrui nei propri trattati filosofici
== Biografia ==
Discendente da una famiglia di avvocati (anche se il padre era uno [[speziale]]), a diciotto anni lasciò il paese natale [[Ischitella]], nei pressi di [[Foggia]], per intraprendere gli studi di [[giurisprudenza]] a [[Napoli]].
Nella città partenopea conseguì la laurea entrando ben presto in contatto con filosofi vicini a [[Giambattista Vico]] e apprezzando le idee di [[Cartesio]] e [[Nicolas Malebranche]]. Fu praticante presso [[Gaetano Argento]], che disponeva di una vasta biblioteca, la frequentazione della quale fu essenziale per la sua formazione.▼
▲Nella città partenopea conseguì la laurea entrando ben presto in contatto con filosofi vicini a [[Giambattista Vico]] e apprezzando le idee di [[Cartesio]] e [[Nicolas Malebranche]].
I suoi interessi non si limitarono soltanto al diritto ed alla filosofia: si appassionò anche agli studi storici e si dedicò per ben vent'anni alla stesura della sua opera storica più conosciuta ''Dell'istoria civile del regno di Napoli'', che gli causò numerosi problemi con la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] per il suo contenuto.
Riga 37 ⟶ 33:
Il suo tentativo di rientrare in patria fu ostacolato dalla Chiesa, nonostante i buoni uffici dell'[[arcidiocesi di Napoli|arcivescovo di Napoli]] recatosi a Vienna per convincerlo a tornare a Napoli, e Giannone fu costretto a trasferirsi a [[Venezia]] dove, apprezzatissimo dall'ambiente culturale della città, rifiutò sia la cattedra alla facoltà di giurisprudenza dell'[[Università di Padova]], sia un posto di consulente giuridico presso la Serenissima.
Nel 1735 il governo della Repubblica lo espulse, dopo averlo sottoposto a stretti controlli spionistici, per questioni inerenti alle sue idee sul [[diritto marittimo]], nonostante la sua autodifesa con il trattato ''Lettera intorno al dominio del Mare Adriatico''. Dopo aver vagato per l'Italia (fu a [[Ferrara]], [[Modena]], [[Milano]] e [[Torino]]), giunse a [[Ginevra]], patria del [[calvinismo]], dove compose un altro lavoro dal forte sapore anticlericale ''Il Triregno. Del regno terreno, Del regno celeste, Del regno papale'' (pubblicato postumo solo nel 1895) che gli costò nuovamente la persecuzione delle alte sfere ecclesiastiche culminata con la sua cattura (1º aprile 1736) in un villaggio della [[Savoia (dipartimento)|Savoia]], ove fu attirato con un tranello. Rimasto nelle prigioni sabaude per dodici anni, fu costretto a firmare un atto di [[abiura]] ([[1738]]) che non gli valse tuttavia la libertà. Infatti, dal dicembre 1738 fu tenuto prigioniero nella fortezza di [[Ceva]], dove scrisse alcuni dei suoi componimenti più famosi; vi rimase fino al 1744 per essere poi trasferito.
Morì nella prigione del [[mastio]] della [[Cittadella di Torino]] il 17 marzo 1748, all'età di 72 anni.
=== Discendenti ===
#Giovanni Giannone ([[1715]]-[[1806]]), sposa Maria Giuseppa Pandolfi.
#Pietro Giannone II ([[1806|1779]]-[[1869|1856]]), sposa Maria Francesca Messori.
#Maria Giuseppa (1820-1894), coniugata in Nicotera.
#Raffaele Giannone ([[1880]]-?)▼
#
#
== Dell'istoria civile del regno di Napoli ==▼
Pubblicata in quattro volumi nel 1723, l'opera ebbe enorme fortuna nei paesi [[Protestantesimo|protestanti]] (soprattutto [[Inghilterra]] e [[Germania]]), dove fu tradotta e studiata, ma fu immediatamente posta all'[[Indice dei libri proibiti|Indice]] dalla [[Chiesa cattolica|Chiesa Cattolica]] e costò al filosofo una [[scomunica]] che lo obbligò a riparare all'estero. Il Giannone auspicava con quest'opera, «il rischiaramento delle nostre leggi patrie e dei nostri propri istituti e costumi».<ref>{{cita libro|autore=Pietro Giannone|titolo=Istoria civile del regno di Napoli|url=http://books.google.it/books?id=CYcHAAAAQAAJ&pg=PA345&dq=giannone+storia+civile+storia+ecclesiastica|accesso=11 febbraio 2019|anno=1840|editore=[[Tipografia Elvetica]]|città=[[Capolago (Mendrisio)|Capolago]]}}</ref> Al di là delle intenzioni dell'autore, l{{'}}''Istoria'' si riduce a una compilazione senza personali contributi e quasi sempre sprovvista di un coerente metodo critico. La gran parte dell'opera non è altro che un mosaico di pagine altrui pazientemente ricomposte per formare un tutto disorganico e superficiale, distorto dall'ideologia dell'autore e scritto in maniera sciatta e a tratti scorretta.<ref>{{cita libro|titolo=Gli Italiani e il bel paese: La letteratura|p=527|autore=[[Pier Enea Guarnerio]]|anno=1916|editore=[[Antonio Vallardi Editore|Vallardi]]|citazione=Il Giannone guidato solo dallo spirito antichiesastico, non si mantiene sempre imparziale; inoltre spesso non fa che compilare di seconda mano, prendendo da altri storici intere pagine con evidente plagio; infine ha uno stile duro, improprio e delle volte scorretto}}</ref> Adottando un approccio ferocemente [[Anticlericalismo|anticlericale]], Giannone tratteggia un quadro a tinte fosche del [[Regno di Napoli]], attribuendo tutte le cause del suo presunto degrado civile all'influenza della [[Curia romana]], e presentando come una panacea le trite soluzioni [[Giurisdizionalismo|giurisdizionaliste]] all'epoca di gran voga negli ambienti legati all'amministrazione viceregia.▼
== Il Triregno. Del regno terreno, Del regno celeste, Del regno papale ==▼
[[File:Giannone - Del regno terreno, 1940 - 1829716.jpeg|thumb|''Il Triregno. Del regno terreno'', ed. Laterza, 1940]]▼
Nel Triregno, opera aspramente avversata anch'essa dagli ambienti ecclesiastici, Giannone presenta la religione secondo un prospetto evolutivo: la Chiesa, col suo "regno papale", si contrappone al "regno terreno" degli [[Ebrei]] ma anche a quello "celeste" idealizzato dal [[Cristianesimo]] e il superamento del male, che lo [[Stato Pontificio]] così incarna, si realizzerà soltanto attraverso un cambiamento di rotta deciso, mediante ulteriore consapevolezza individuale raggiunta dall'uomo nel corso della sua vicenda Storica. La Chiesa, secondo il filosofo, porta avanti una forma di negazione di quella libertà individuale che deve essere posta come fondamento giuridico e sociale. Giannone auspica pertanto uno Stato capace di sopprimere il papato e la Chiesa stessa<ref>{{Treccani|pietro-giannone_(Dizionario-di-filosofia)|Giannone, Pietro}}</ref>, anche mediante un'espropriazione dei beni materiali del clero.▼
== Il pensiero ==
Riga 65 ⟶ 50:
Se debole e incoerente risulta il pensiero politico giannoniano, a dir poco confusionario appare il suo pensiero religioso: mentre il [[Giuseppe Ferrari (filosofo)|Ferrari]] ritiene che la religione per il Giannone non sia altro che un errore<ref>Giuseppe Ferrari, ''La mente di Pietro Giannone'', Milano, 1868.</ref>, il [[Vittorio Cian|Cian]] afferma che alcune ''Osservazioni'' (VI-X) dell'inedita ''Ape ingegnosa'' sarebbero improntate «alla più rigorosa, per non dire pensata, anzi ostentata, ortodossia».<ref>Vittorio Cian, ''L'Agonia di un grande italiano sepolto vivo'', in ''[[Nuova Antologia]]'', vol. 103 (1903), pp. 698-719.</ref>
==
▲=== ''Dell'istoria civile del regno di Napoli'' ===
Al filosofo sono intestati vari istituti scolastici, tra cui lo storico [[Liceo classico Pietro Giannone (Caserta)|Liceo classico Pietro Giannone]] di [[Caserta]], dedicatogli nel [[1868]], il [[Liceo classico Pietro Giannone (Benevento)|liceo]] di [[Benevento]] nel [[1810]], quello di Foggia nel 1885 e infine quello di [[San Marco in Lamis]]. A Foggia è intitolato a lui l'Istituto Tecnico "Giannone-Masi"<ref>[https://www.giannonemasi.edu.it/ Istituto Tecnico "Giannone-Masi" - Foggia]</ref>.▼
▲Pubblicata in quattro volumi nel 1723, l'opera ebbe enorme fortuna nei paesi [[Protestantesimo|protestanti]] (soprattutto [[Inghilterra]] e [[Germania]]), dove fu tradotta e studiata, ma fu immediatamente posta all'[[Indice dei libri proibiti|Indice]] dalla [[Chiesa cattolica|Chiesa Cattolica]] e costò al filosofo una [[scomunica]] che lo obbligò a riparare all'estero. Il Giannone auspicava con quest'opera, «il rischiaramento delle nostre leggi patrie e dei nostri propri istituti e costumi».<ref>{{cita libro|autore=Pietro Giannone|titolo=Istoria civile del regno di Napoli|url=http://books.google.it/books?id=CYcHAAAAQAAJ&pg=PA345&dq=giannone+storia+civile+storia+ecclesiastica|accesso=11 febbraio 2019|anno=1840|editore=[[Tipografia Elvetica]]|città=[[Capolago (Mendrisio)|Capolago]]}}</ref> Al di là delle intenzioni dell'autore, l{{'}}''Istoria'' si riduce a una compilazione senza personali contributi e quasi sempre sprovvista di un coerente metodo critico. La gran parte dell'opera non è altro che un mosaico di pagine altrui pazientemente ricomposte per formare un tutto disorganico e superficiale, distorto dall'ideologia dell'autore e scritto in maniera sciatta e a tratti scorretta.<ref>{{cita libro|titolo=Gli Italiani e il bel paese: La letteratura|p=527|autore=[[Pier Enea Guarnerio]]|anno=1916|editore=[[Antonio Vallardi Editore|Vallardi]]|citazione=Il Giannone guidato solo dallo spirito antichiesastico, non si mantiene sempre imparziale; inoltre spesso non fa che compilare di seconda mano, prendendo da altri storici intere pagine con evidente plagio; infine ha uno stile duro, improprio e delle volte scorretto}}</ref> Adottando un approccio ferocemente [[Anticlericalismo|anticlericale]], Giannone tratteggia un quadro a tinte fosche del [[Regno di Napoli]], attribuendo tutte le cause del suo presunto degrado civile all'influenza della [[Curia romana]], e presentando come una panacea le trite soluzioni [[Giurisdizionalismo|giurisdizionaliste]] all'epoca di gran voga negli ambienti legati all'amministrazione viceregia.
▲[[File:Giannone - Del regno terreno, 1940 - 1829716.jpeg|thumb|upright=0.7|''Il Triregno. Del regno terreno'', ed. Laterza, 1940]]
▲Nel ''Triregno'', opera aspramente avversata anch'essa dagli ambienti ecclesiastici, Giannone presenta la religione secondo un prospetto evolutivo: la Chiesa, col suo "regno papale", si contrappone al "regno terreno" degli [[Ebrei]] ma anche a quello "celeste" idealizzato dal [[Cristianesimo]] e il superamento del male, che lo [[Stato Pontificio]] così incarna, si realizzerà soltanto attraverso un cambiamento di rotta deciso, mediante ulteriore consapevolezza individuale raggiunta dall'uomo nel corso della sua vicenda Storica. La Chiesa, secondo il filosofo, porta avanti una forma di negazione di quella libertà individuale che deve essere posta come fondamento giuridico e sociale. Giannone auspica pertanto uno Stato capace di sopprimere il papato e la Chiesa stessa<ref>{{Treccani|pietro-giannone_(Dizionario-di-filosofia)|Giannone, Pietro}}</ref>, anche mediante un'espropriazione dei beni materiali del clero.
=== I plagi ===▼
La città di Torino gli ha intitolato una via nei pressi di [[Piazza Solferino]].▼
{{P|Si esprimono giudizi pesanti e di parte sul personaggio: "grave", "il plagio è scandalosamente evidente", ecc.|filosofia|giugno 2023}}
Nel Capitolo settimo della ''[[Storia della colonna infame]]'', il Manzoni dedica al Giannone ampio spazio elencandone i
▲{{
▲== I plagi ==
▲Nel Capitolo settimo della [[Storia della colonna infame]], il Manzoni dedica al Giannone ampio spazio elencandone i numerosissimi plagi e gli errori che anche [[Voltaire]] gli rimprovera. Inizia paragonandolo a [[Lodovico Muratori]] e indicandolo come "scrittore più rinomato di lui" , poi aggiunge un lungo elenco (e raffronto<ref>Ibidem, note da 80 a 89</ref>) delle opere plagiate e degli autori, tra cui [[Giovan Battista Nani]], [[Paolo Sarpi]], [[Domenico Antonio Parrino|Domenico Parrino]], [[Claude Buffier]], [[Angelo Di Costanzo]] e [[Pietro Summonte]]: "...e chissà quali altri furti non osservati di costui potrebbe scoprire chi ne facesse ricerca". E conclude che se non si sa se fosse "pigrizia o sterilità di mente", fu certo "raro il coraggio".
Il plagio più
Fin troppo benevole appaiono dunque le affermazione dell'[[Paul Hazard|Hazard]], secondo il quale il Giannone «prenait facilement le bien d'autrui ... ; ne regardait pas de si près à l'exactitude des sources.»<ref>Paul Hazard, ''La pensée européenne au XVIII siècle'', I, Paris, 1946, p. 67.</ref> o del [[Eduard Fueter|Fueter]], che ritiene che non fu certo una qualità del Giannone l'indipendenza della ricerca scientifica.<ref>{{cita libro|titolo=Geschichte Der Neureren Historiographie|url=https://archive.org/details/bub_gb_dhLTAAAAMAAJ|autore=Eduard Fueter|anno=1911|citazione=Giannones Bedeutung beruht nicht auf der Selbständigkeit seiner wissenschaftlichen Forschungen.|editore=R. Oldenbourg|p=[https://archive.org/details/bub_gb_dhLTAAAAMAAJ/page/278 278]}}</ref>
Né il giudizio sull'opera
Alla luce di quanto osservato, ben si comprende perché Giannone sia stato, nel corso dei decenni, tristemente declassato da geniale filosofo "illuminato" a "plagiario, e grand'uomo per equivoco", come lo definì in un celebre articolo de ''[[La Critica]]'' il [[Giovanni Gentile|Gentile]].<ref>Giovanni Gentile, ''Pietro Giannone, plagiario, e grand'uomo per equivoco'', in «La Critica», II, 1904, pp. 216-251. Cfr. anche l'attenta disamina degli innumerevoli plagi del Giannone effettuata da Giovanni Bonacci nel suo ''Saggio sull'Istoria civile del Giannone'', [[R. Bemporad & figlio|Bemporad]], Firenze 1903.</ref>
=== Altre opere ===
* ''Vita, a cura di Sergio Bertelli,'' in: Pietro Giannone, ''Opere'', a cura di Sergio Bertelli e Giuseppe Ricuperati, Milano-Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, 1971, pp. 3-346.
* ''Discorsi sopra gli Annali di Tito Livio'', a cura di Paul van Heck, Torino, Nino Aragno Editore, 2019, 3 voll.
Riga 164 ⟶ 156:
|url= https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=3142033&search_terms=DTL5
}}
== Intitolazioni==
▲Al filosofo sono intestati vari istituti scolastici, tra cui lo storico [[Liceo classico Pietro Giannone (Caserta)|Liceo classico Pietro Giannone]] di [[Caserta]], dedicatogli nel [[1868]], il [[Liceo classico Pietro Giannone (Benevento)|liceo]] di [[Benevento]] nel [[1810]], quello di Foggia nel 1885 e infine quello di [[San Marco in Lamis]]. A Foggia è intitolato a lui l'Istituto Tecnico "Giannone-Masi"<ref>[https://www.giannonemasi.edu.it/ Istituto Tecnico "Giannone-Masi" - Foggia]</ref>.
▲La città di Torino gli ha intitolato una via nei pressi di [[Piazza Solferino (Torino)|Piazza Solferino]].
== Note ==
Riga 179 ⟶ 176:
*Lia Mannarino, ''Le mille favole degli antichi. Ebraismo e cultura europea nel pensiero religioso di Pietro Giannone'', Firenze, Le Lettere, 1999.
*Giuseppe Ricuperati, ''La città terrena di Pietro Giannone: un itinerario tra crisi della coscienza europea e illuminismo radicale'', Firenze, Olschki, 2001.
*Giovanni Reccia, ''Sulla discendenza di Pietro Giannone'', in Archivio Storico per le province Napoletane, n. CXLII, Napoli 2024.
== Altri progetti ==
|