Cesare Casella: differenze tra le versioni

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{{F|biografie|gennaio 2009}}
{{Bio
|Nome = Cesare
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|Nazionalità = italiano
|Categorie = no
|FineIncipit = è stato vittima di uno dei più lunghi sequestri di persona a scopo di estorsione mai avvenuti in [[Italia]]<ref name="Voce Calabria">{{Cita web | url= https://www.lavocedellacalabria.it/2020/01/30/30-gennaio-1990-30-gennaio-2020-30-anni-dalla-liberazione-di-cesare-casella-sequestrato-dalla-ndrangheta/ | titolo=30 gennaio 1990 – 30 gennaio 2020, 30 anni dalla liberazione di Cesare Casella sequestrato dalla ‘ndrangheta | data= 30 gennaio 2020 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20220629123556/https://www.lavocedellacalabria.it/2020/01/30/30-gennaio-1990-30-gennaio-2020-30-anni-dalla-liberazione-di-cesare-casella-sequestrato-dalla-ndrangheta/ | urlmorto= no }} (tratto da: Gianfranco Bonofiglio, “[[Il Giornale di Calabria]]” 23 giugno 1989)</ref>
|FineIncipit = è stato vittima di uno dei più lunghi sequestri di persona a scopo di estorsione mai avvenuti in [[Italia]]
}}
 
== Biografia ==
Fu rapito a [[Pavia]] il 18 gennaio [[1988]]<ref>{{Cita web | url= https://www.corriere.it/cronache/cards/morto-soffiantini-de-andre-casella-getty-altri-rapimenti-celebri/cesare-casella-madre-coraggio.shtml | titolo=Morto Soffiantini. De Andrè, Casella, Getty e gli altri rapimenti celebri | autore=Claudio Del Frate | sito= [[Corriere della Sera]] | data= 12 marzo 2018 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://archive.is/20230419143610/https://www.corriere.it/cronache/cards/morto-soffiantini-de-andre-casella-getty-altri-rapimenti-celebri/cesare-casella-madre-coraggio.shtml | dataarchivio= 19 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref><ref name="Prov.Pavese" >{{Cita web | url= https://ricerca.gelocal.it/laprovinciapavese/archivio/laprovinciapavese/2016/02/15/pavia-libero-cesare-casella-ventisei-anni-dopo-l-incontro-e-il-grazie-12.html | titolo=Liberò Cesare Casella Ventisei anni dopo l’incontro e il ‘grazie’ | sito= la Provincia Pavese | data= 15 febbraio 2016 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230419194522/https://ricerca.gelocal.it/laprovinciapavese/archivio/laprovinciapavese/2016/02/15/pavia-libero-cesare-casella-ventisei-anni-dopo-l-incontro-e-il-grazie-12.html | urlmorto= no }}</ref> e rilasciato due anni dopo presso [[Careri|Natile di Careri]], in [[Calabria]], il 30 gennaio [[1990]]. Per la sua liberazione fu pagato (il 14 agosto del [[1988]]) ilun riscatto di un miliardo di lire, ma senza esito<ref name="Voce Calabria" /><ref name="Prov.Pavese" />. L'attenzione dei mass-media al sequestro crebbe considerevolmente nel giugno [[1989]], allorché la madre di Cesare, Angiolina Montagna ([[1946]]-[[2011]]), epoi detta poi ''Mamma Coraggio'',<ref -name="Voce Calabria" /> andò in [[Calabria]] edove chiese, nelle piazze, la liberazione del figlio e un maggior intervento da parte dello Stato. Sulla vicenda, Cesare Casella ha scritto un libro, edito da [[Rizzoli]], dal titolo ''743 giorni lontano da casa''.<ref>{{Cita web | url= https://books.google.it/books/about/743_giorni_lontano_da_casa.html?id=NbfhcQAACAAJ&hl=en&output=html_text&redir_esc=y | titolo=743 giorni lontano da casa | autore=Cesare Casella | editore= Rizzoli | data= 1990 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230419141831/https://books.google.it/books/about/743_giorni_lontano_da_casa.html?id=NbfhcQAACAAJ&hl=en&output=html_text&redir_esc=y | dataarchivio= 19 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref>.
 
=== Il rapimento: esecuzione e primi giorni di prigionia ===
Cesare Casella ha 18 anni e mezzo quando viene rapito.
Cesare Casella ha 18 anni e mezzo quando viene rapito. Suo padre Luigi è proprietario di una concessionaria [[Citroën]], la Casella srl,<ref>{{Cita web |url=http://www.lastampa.it/2011/12/11/italia/cronache/addio-a-mamma-coraggio-oso-sfidare-la-ndrangheta-bnXnnHRCuFjcjGxOPrYiTK/pagina.html |titolo = Addio a Mamma Coraggio osò sfidare la 'ndrangheta |autore = Pierangelo Sapegno |editore = [[La Stampa]] |data = 11 dicembre 2011 |accesso = 30 settembre 2016 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160930162512/http://www.lastampa.it/2011/12/11/italia/cronache/addio-a-mamma-coraggio-oso-sfidare-la-ndrangheta-bnXnnHRCuFjcjGxOPrYiTK/pagina.html |urlmorto = no}}</ref>
Suo padre Luigi è proprietario di una concessionaria [[Citroën]], la Casella S.r.l. <ref name="Prov.Pavese" /><ref name=LaStampa /><ref>{{Cita web | url= https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/01/20/nelle-mani-dell-anonima-un-ragazzo-di.html | titolo=Nelle mani dell'anonima un ragazzo di 18 anni | autore=Enrico Bonerandi | sito= [[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]] | data= 20 gennaio 1988 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230419191431/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/01/20/nelle-mani-dell-anonima-un-ragazzo-di.html | urlmorto= no }}</ref>, che si trova sulla [[Pavia|Vigentina]], alla periferia [[Pavia|pavese]]. Dietro l'azienda c'è la casa di famiglia, che Cesare sta raggiungendo in automobile alle 20:,25 di lunedì 18 gennaio 1988, una serata di fitta nebbia<ref name="Prov.Pavese" />. Un'altra automobile blocca la strada al ragazzo, urtando la sua: due uomini lo prelevano con la pistola puntata e lo portano in un garage non lontano dal [[Pavia|capoluogo]]<ref>{{Cita web|url= https://milano.corriere.it/cronaca/cards/beni-sequestrati-clan-va-scout-box-prigione-cesare-casella/dietrologie.shtml | titolo=Beni sequestrati ai clan: va agli scout il box-prigione di Cesare Casella| autore1=Olivia Manola|autore2=Sara Regina|sito=[[Corriere della Sera]]|data= 23 luglio 2017|accesso=25 aprile 2023|urlarchivio=https://archive.is/20230423193948/https://milano.corriere.it/cronaca/cards/beni-sequestrati-clan-va-scout-box-prigione-cesare-casella/dietrologie.shtml| dataarchivio= 23 aprile 2023|urlmorto=no }}</ref>. Qui Cesare trascorre una decina di giorni, in compagnia di un bandito che soprannomina "[[Diego Armando Maradona|Maradona]]" in quanto tifoso del [[Napoli Calcio|Napoli]]; per coincidenza, il nome del calciatore [[Argentina|argentino]] verrà usato come parola d'ordine dei sequestratori nei contatti con la famiglia.<ref>{{Cita web | url= https://www.corrieredellacalabria.it/2011/12/10/2192_i_743_giorni_di_cesare_in_catene_nella_locride/ | titolo=I 743 giorni di Cesare in catene nella Locride | sito=Corriere della Calabria | data= 10 dicembre 2011 | accesso= 23 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230422212017/https://www.corrieredellacalabria.it/2011/12/10/2192_i_743_giorni_di_cesare_in_catene_nella_locride/| urlmorto= no }}</ref>
 
=== Prima richiesta di riscatto. Le ''tane'' in Aspromonte ===
I mandanti del sequestro, mai trovati, fanno parte dell'[[anonima sequestri]] [[Calabria|calabrese]], direttamente collegata alla ''[['Ndrangheta]]'', che usualmente ricicla i soldi dei riscatti per l'importazione e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Il primo contatto con la famiglia avviene il 10 febbraio, e la prima richiesta è di otto miliardi di [[lire]]. Cesare, nel frattempo, è stato trasferito nella stessain [[Calabria]], e precisamente sull'[[Aspromonte]],<ref name="Prov.Pavese" /> massiccio montuoso in [[provincia di Reggio Calabria]] (vetta più alta il [[Montalto (Aspromonte)|Montalto]], 1956&nbsp;m). Nella stessa zona sono custoditi altri sequestrati, in un periodo che è l'ultimo in fatto di rapimenti su scala "industriale". Le prigioni (o “tane”, come le chiamerà il ragazzo nel suo libro) sono scavate nella terra, per la lunghezza di 2due metri, la larghezza di 1uno e l'altezza di 1,5uno metrie mezzo, ai piedi di un albero, alla base del quale vengono assicurate le catene da legare alla caviglia e al collo del sequestrato. Le pareti sono foderate di un muro di sassi e una lamiera, ricoperta di foglie, fa da tetto. Cesare, di queste “tane”, ne abiterà tre: la prima a febbraio per due settimane, la seconda fino alla fine di agosto 1988 e la terza, quella più ampia, per ben diciassette mesi fino alla liberazione.
 
=== Pagamento del riscatto e ''rilancio'' dei rapitori ===
Dopo la prima richiesta, i rapitori diminuiscono l'importo da far pagare alla famiglia, scendendo gradualmente da otto a un miliardo. A metà marzo arriva pure la prima ''prova in vita'': una fotografia ''[[Fotografia istantanea|Polaroid]]'' - di Cesare, che è ritratto con un quotidiano (del 13) marzo, il cui titolo beffardamente augurante, riferito alla crisi del [[Governo Goria]], è “Un'apertura al buio”. In agosto (mese notoin percui avviene la liberazione del piccolo Marco Fiora, dopo 18 mesi deldi piccolo Marco Fioraprigionia), il padre Luigi e il fratello minore Carlo giungono in [[Calabria]] e seguono le procedure di pagamento volute dalla banda. Il 14 arriva la seconda prova in vita (del 12) e i soldi vengono consegnati. Ma nei giorni successivi Cesare non ricompare: verrà solo trasferito dain un'altra partealtro luogo. Quanto ai soldi, i banditi ''rilanciano'' e chiedono altri due miliardi, cifra questa destinata ottusamentefino a salire fino ai cinque del 5 giugno 1989, per poi ridiscendere gradualmente e tornare adin ottobre a un unico miliardo - come quello già pagato - nell'ottobre dello stesso anno.
 
Dopo il primo riscatto, iI contatti fra sequestratori e famiglia si fanno meno frequenti, anche per gli interventi di forze dell'ordine e di magistrati, che stavolta sono decisi a impedire un secondo pagamento. La contraddizione, naturalmente, è molto forte: da una parte vi è uno Stato col ''dovere'' di prevenire il finanziamento di atti illeciti (quello a cui servono, per l'appunto, i soldi di un riscatto), dall'altra una famiglia col ''diritto'' di tutelare l'incolumità del proprio congiunto. Già più volte acceso dai precedenti casi di sequestro di persona a vari scopi (primo fra tutti quello dello statista [[Aldo Moro]] da parte delle [[Brigate Rosse]] nel [[1978]]), il dibattito fra linea ''dura'' (o della ''fermezza'') e linea ''morbida'' (o della ''trattativa'') divide ancora l'[[Italia]].
 
=== Mamma Coraggio ===
Dopo i contatti, tutti a vuoto, di novembre 1988 e marzo-aprile 1989 (quando viene inviata una terza prova in vita, ma inutilmente, poiché per i Casella scatta il blocco dei conti correnti), all'inizio di giugno 1989 ne arriva uno telefonico: Luigi Casella dichiara di avere solo mezzo miliardo di lire e non i due richiesti; il bandito dall'altro capo del filo gli dà del bastardo e pretende, stavolta, cinque miliardi. È ciò cheCiò indurrà la madre di Cesare, Angela, a manifestare pubblicamente e in maniera clamorosa la sua disperazione e a raggiungere una prima volta la [[Calabria]] nel novembre 1988,<ref name="Prov.Pavese" /> accompagnata da una cronista del quotidiano "La Provincia pavese": incontrerà alcuni parroci della [[Locride (Calabria)|Locride]], a cui chiederà di lanciare appelli dal pulpito per la liberazione di suo figlio Cesare. Il 10 giugno 1989, la signora lascia ancora [[Pavia]] alla volta della Locride (zona del [[Reggino]] delimitata dall'importante paese di [[Locri]] e dalle cittadine interne: [[Platì]], [[Ciminà]] e [[San Luca (Italia)|San Luca]], quest'ultima doppiamente famosanota per la provenienza di molti malviventi e, in positivo, del giornalista e poeta [[Corrado Alvaro]]). Subito, giornali e televisioni danno risalto al fatto. Angela gira le piazze dei vari centri, raccoglie firme di solidarietà e, per dare un'idea della probabile condizione del figlio, arriva perfino a incatenarsi<ref name=LaStampa >{{Cita web | url= https://www.lastampa.it/cronaca/2011/12/11/news/addio-a-mamma-coraggio-br-oso-sfidare-la-ndrangheta-1.36913443/ | titolo=Addio a "Mamma Coraggio"osò sfidare la 'ndrangheta | autore=Pierangelo Sapegno | sito=[[La Stampa]] | data= 11 settembre 2011 | accesso= 22 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20200213092821/https://www.lastampa.it/cronaca/2011/12/11/news/addio-a-mamma-coraggio-br-oso-sfidare-la-ndrangheta-1.36913443/ | urlmorto= no }}</ref> (“Mio figlio è così da 17 mesi”) e a dormire in una tenda.
 
La sua determinazione, per la quale i mass-media la soprannominano “Mamma Coraggio”<ref name= LaStampa /> (e di lei parlerà anche il settimanale americano ''[[TIME]]'' in un articolo chiamato ''Searching in the Wild West''),<ref>{{Cita web | url= https://www.carabinieri.it/bkcarabiniere/anno-2014/2014Luglio/cade-il-muro-cambia-il-mondo | titolo=CADE IL MURO, CAMBIA IL MONDO | autore= Filippo Malatesta | accesso= 23 aprile 2023 | urlarchivio= https://archive.is/20230422220238/https://www.carabinieri.it/bkcarabiniere/anno-2014/2014Luglio/cade-il-muro-cambia-il-mondo | dataarchivio= 22 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref> suscita ammirazione, e commozione, ma anche preoccupazione per la sfida aperta al muro di omertà e all'autorità che la malavita esercita in quei luoghi. A livello istituzionale e politico, si decidedecise di incrementarecreare il numero[[Nucleo Antisequestri della Polizia di militariStato]], incrementando a 2173 gli agenti impiegati in azioni di rastrellamento e ricerca degli ostaggi in Aspromonte<ref>{{Cita web|url=https://icalabresi.it/inchieste/canolo-nuovo-dai-sequestri-di-persona-al-centro-per-anziani/|titolo=Canolo Nuovo: l’altra vita del covo contro i sequestri di persona|editore=Vincenzo Imperitura|data=28 Aprile 2022|accesso=11 Dicembre 2024}}</ref>. Nello stesso tempo si chiese anche alla signora di lasciare la Locride per non "intralciare" le indagini: Angela dapprima va a [[Fuscaldo]] ([[provincia di Cosenza]]), poi fa ritorno a [[Pavia]]. Il 27 giugno i rapitori inviano una lettera, in cui dichiarano che la liberazione incondizionata di Cesare dopo la “sfida” di sua madre è impossibile per una questione di principio: significherebbe la loro sconfitta e attenuerebbe la paura alle famiglie dei sequestrati. Tuttavia, la banda riduce ragionevolmente l'importo del riscatto: da cinque a un miliardo e mezzo di lire.
Aspromonte rendendo più capillari le ricerche dei sequestrati e dei latitanti, ma si chiede anche alla signora di lasciare la Locride per non "intralciare": Angela dapprima va a [[Fuscaldo]] ([[provincia di Cosenza]]), poi fa ritorno a [[Pavia]]. Il 27 giugno i rapitori inviano una lettera in cui dichiarano che la liberazione incondizionata di Cesare dopo la “sfida” di sua madre è impossibile per una questione di principio: significherebbe la loro sconfitta e attenuerebbe la paura alle famiglie dei sequestrati. Tuttavia la banda riduce ragionevolmente l'importo del riscatto: da cinque a un miliardo e mezzo di lire. Angela Casella è morta di malattia il 10 dicembre [[2011]].<ref>{{Cita web |url=http://www.corriere.it/cronache/11_dicembre_10/del-frate-morta-angela-casella_ddbc0364-2320-11e1-bcb9-01ae5ba751a6.shtml |titolo = È morta Angela Casella «madre coraggio» della Locride |autore = Claudio Del Frate |editore = [[Corriere della Sera]] |data = 10 dicembre 2011 |accesso = 30 settembre 2016 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160920212531/http://www.corriere.it/cronache/11_dicembre_10/del-frate-morta-angela-casella_ddbc0364-2320-11e1-bcb9-01ae5ba751a6.shtml |urlmorto = no}}</ref>
 
=== Verso la fine del sequestro ===
Nei mesi successivi ritorna la "calma", e con essa l'incertezza sulla sorte del ragazzo. Per giunta, nell'agosto 1989 i Casella rischiano di cadere vittime di un atto di sciacallaggio: due finti banditi [[Puglia|pugliesi]] chiedono quel mezzo miliardo che la famiglia aveva dichiarato di possedere. Ma vengono fermati grazie a un'agente di polizia travestita da "Mamma Coraggio". Ad ottobre i veri banditi riducono la cifra del riscatto a un miliardo. A novembre la famiglia li avverte di esser pronta a pagare previa la solita prova in vita, la quarta, che i rapitori sono a loro volta pronti a inviare. Ma Vincenzo Calia, sostituto procuratore della Repubblica a [[Pavia]], incaricato dell'inchiesta, decide che del pagamento dovranno occuparsi i [[carabinieri]] dei [[Gruppo di intervento speciale|GIS]] ([[Gruppo di Intervento Speciale]]): la banda se ne accorge e il primo tentativo va a vuoto. Un secondo, decisivo, è stabilito per la notte di Natale 1989; la prova in vita però non arriva, così scatta un'operazione volta a catturare gli esattori: i [[Gruppo di Intervento Speciale|GIS]] si presentano all'appuntamento e riescono nel loro intento: l'arrestato, neutralizzato da una pallottola alla gamba, è Giuseppe Strangio,<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/12/13/condanna-mite-per-strangio-il-rapitore-pentito.html |titolo = Condanna mite per Strangio il rapitore pentito di Casella |autore = Linda Lucini |editore = [[la Repubblica (quotidiano)]] |data = 13 dicembre 1990 |accesso = 18 marzo 2017 |urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto = }}</ref> latitante. I soldi, naturalmente, ritornano a [[Pavia]].
 
Il risalto dei giornali, dopo i fatti di giugno, è minore: non solo per le richieste di silenzio-stampa da parte di famiglia e inquirenti, ma anche per i contemporanei eventi storici internazionali: la fine dei regimi comunisti in [[Europa]], la caduta del [[Muro di Berlino]] (9 novembre 1989) e lail rivoltacolpo di Stato in [[Romania]] culminataculminato con l'arresto e l'esecuzioneuccisione (25 dicembre) del dittatorePresidente della Repubblica [[Nicolae Ceaușescu]]. Così termina il [[1989]], momento determinante per le sorti del pianeta, ma anche l'anno che un ragazzo nel frattempo ventenne ha trascorso per intero incatenato in una buca.
 
=== La liberazione ===
Il 3 gennaio 1990, un noto insegnante e giornalista di [[Bovalino]], Antonio Delfino, riceve un plico contenente la quinta prova in vita di Cesare e tre lettere. Ovviamente ilIl fatto è, ripreso dai mass-media, e sembra volto a screditare l'operato di forze dell'ordine e magistratura agli occhi di quelladella parte dell'di opinione pubblica contraria alla linea dura. Oltretutto,Inoltre si discute sulle ultime due prove in vita: la precedente, inviata dai banditi a novembre e mai ricevuta dalla famiglia, si dice sia stata fatta sparire dagli inquirenti; quella attuale, poi, suscita ancora più perplessità: la foto polaroid che ritrae Cesare con un quotidiano sportivo del 31 dicembre, infatti, è ritenuta falsa da uno dei massimi esperti italiani di fotografia, [[AndoAldo Gilardi]], che, pur augurandosi di sbagliare (come poi verrà appurato), parlalo inizialmenteconsidera diun "[[fotomontaggio]] grossolano".
 
AdA ogni modo, il procuratore Calia non cede, e induce la famiglia Casella ad aspettare ancora, pure in virtù di un appello che Giuseppe Strangio, dall'ospedale in cui si trovavatrova piantonato, ha lanciato ai rapitori in favore di Cesare ("''Vogliatelo'' bene!"). In realtà l'indagatoStrangio, già condannato a 27 anni per un altro sequestro (e divenuto latitante perdopo essersi dileguato in seguito a un discutibile [[Legge Gozzini|permesso premio]]), sta cominciando a collaborare seriamente con la giustizia. Ciò permette alle forze dell'ordine di stringere il cerchio intorno ai rapitori, desiderosi questi di ottenere il denaro, ma anche di non aggravare la loro posizione giudiziaria in caso di probabile cattura. Per questo, scoraggiati anche dal tragico esito di un tentato sequestro a [[Luino]], costato la vita a quattro loro “colleghi” di [[San Luca (Italia)|San Luca]] e reso noto il 18 gennaio, i banditi decidono di chiudere la faccenda senza sangue, né altri soldi, a due anni esatti dal suo inizio. Alcuni giorni dopo, martedì 30 gennaio [[1990]] e curiosamente alla stessa ora del rapimento, Cesare Casella viene finalmente liberato.<ref name="Prov.Pavese" />
 
All'indomani della liberazione, salutata con entusiasmo dall'[[Italia]] intera e non solo, si s'inseguono molte voci circa trattative parallele, interventi dei [[servizi segreti]] e ''concessioni'' all'anonima sequestri. Vincenzo Calia replica alla stampa che si tratta di parole "a vanvera e destituite di ogni fondamento": la seconda rata del riscatto ''non'' è stata pagata e l'esito positivo della vicenda, (si lascia intendere,) è riconducibile solo ed esclusivamente alla cattura di Giuseppe Strangio.<ref>https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/03/28/casella-in-aspromonte-in-cerca-delle-sue.html</ref>
 
Aspromonte rendendo più capillari le ricerche dei sequestrati e dei latitanti, ma si chiede anche alla signora di lasciare la Locride per non "intralciare": Angela dapprima va a [[Fuscaldo]] ([[provincia di Cosenza]]), poi fa ritorno a [[Pavia]]. Il 27 giugno i rapitori inviano una lettera in cui dichiarano che la liberazione incondizionata di Cesare dopo la “sfida” di sua madre è impossibile per una questione di principio: significherebbe la loro sconfitta e attenuerebbe la paura alle famiglie dei sequestrati. Tuttavia la banda riduce ragionevolmente l'importo del riscatto: da cinque a un miliardo e mezzo di lire. Angela Casella è morta di malattia il 10 dicembre [[2011]].<ref>{{Cita web |url=http://www.corriere.it/cronache/11_dicembre_10/del-frate-morta-angela-casella_ddbc0364-2320-11e1-bcb9-01ae5ba751a6.shtml |titolo = È morta Angela Casella «madre coraggio» della Locride |autore = Claudio Del Frate |editore = [[Corriere della Sera]] |data = 10 dicembre 2011 |accesso = 30 settembre 2016 |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160920212531/http://www.corriere.it/cronache/11_dicembre_10/del-frate-morta-angela-casella_ddbc0364-2320-11e1-bcb9-01ae5ba751a6.shtml |urlmorto = no}}</ref>
=== Dopo la liberazione: l'''euforia'' mediatica, il libro, il film ===
Il sequestro di Cesare Casella è durato complessivamente 743 giorni e si attesta al secondo posto dopo gli 831 di quello, contemporaneo, del [[Vicenza|vicentino]] Carlo Celadon, prelevato una settimana dopo Casella e rilasciato a maggio [[1990]]. Nei primi due-tre mesi di “euforia” come descrive quelli successivi la liberazione, Cesare è inseguito da giornali e televisioni: l'11 febbraio 1990 lo si vede allo stadio accanto a [[Silvio Berlusconi]] (presidente del {{Calcio Milan|N}}, sua squadra preferita) durante Milan-Napoli 3-0, partecipa a programmi sportivi e di intrattenimento, è intervistato da [[Bruno Vespa]] e interviene telefonicamente ad una trasmissione condotta da [[Raffaella Carrà]].
 
=== Dopo la liberazione: l{{'}}''euforia'' mediatica, il libro, il film ===
Inoltre, riceve decine di lettere al giorno e nel settimanale ''Visto'', edito da [[Rizzoli]], ha una rubrica in cui pubblica alcune sue risposte e, soprattutto, un memoriale che a fine marzo verrà trasformato in un vero e proprio libro, intitolato ''743 giorni lontano da casa'' e realizzato con la collaborazione del giornalista [[Pino Belleri]]. Anche sua madre Angela (sempre “Mamma Coraggio”) ha una rubrica nella stessa rivista, e viene spesso chiamata per interventi di stampo umanitario. Al padre Luigi, invece, la “celebrità” sta stretta, e fa tutto il possibile per tornare nell'ombra. Anche per questo l'[[Italia]] è divisa in due: chi vede in Cesare l'"eroe" del momento e chi si indigna per un apparente divismo che svilisce la ''seria'' sofferenza patita da lui e dalle altre vittime del più odioso dei crimini. "Peggiore" com'egli stesso scrive, "perfino dell'[[omicidio]] dove se non altro la violenza si consuma in pochi istanti".
Il sequestro di Cesare Casella è durato complessivamente 743 giorni<ref name="Prov.Pavese" /><ref>{{Cita web | url= https://milano.corriere.it/cronaca/cards/beni-sequestrati-clan-va-scout-box-prigione-cesare-casella/foto-polaroid.shtml | titolo=Beni sequestrati ai clan: va agli scout il box-prigione di Cesare Casella | autore1=Olivia Manola | autore2=Sara Regina | sito= [[Corriere della Sera]] | data= 23 luglio 2017 | accesso= 19 aprile 2023 | urlarchivio= https://archive.is/20230419145726/https://milano.corriere.it/cronaca/cards/beni-sequestrati-clan-va-scout-box-prigione-cesare-casella/foto-polaroid.shtml | dataarchivio= 19 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref> e si attesta al secondo posto dopo gli 831 di quello, contemporaneo, del [[Vicenza|vicentino]] Carlo Celadon, prelevato una settimana dopo Casella e rilasciato a maggio [[1990]]. Nei primi due-tre mesi di “euforia”"euforia", come descrive quelli successivi laalla liberazione, Cesare è inseguito da giornali e televisioni: l'11 febbraio 1990 lo si vede allo stadio accanto a [[Silvio Berlusconi]] (presidente del {{Calcio Milan|N}}, sua squadra preferita) durante Milan-Napoli 3-0, partecipa a programmi sportivi e di d'intrattenimento, è intervistato da [[Bruno Vespa]] e interviene telefonicamente ada una trasmissione condotta da [[Raffaella Carrà]].
 
Inoltre, riceve decine di lettere al giorno e nel settimanale ''Visto'', edito da [[Rizzoli]], ha una rubrica, in cui pubblica alcune sue risposte e, soprattutto, un memoriale, che a fine marzo verrà trasformato in un vero e proprio libro, intitolato ''743 giorni lontano da casa'' e, realizzato con la collaborazione del giornalista [[Pino Belleri]].<ref>{{Cita libro | titolo= 743 giorni lontano da casa | autore1= Cesare Casella | autore2= Pino Belleri (Contributor) | url= https://www.goodreads.com/it/book/show/18424684 | editore= Goodreads | accesso= 23 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230423182441/https://www.goodreads.com/it/book/show/18424684 | urlmorto= no}}</ref> Anche sua madre Angela (sempre “Mamma"Mamma Coraggio”Coraggio")<ref name="Prov.Pavese" /> ha una rubrica nella stessa rivista, e viene spesso chiamata per interventi di stampo umanitario. Al padre Luigi, invece, la “celebrità” sta stretta, e fa tutto il possibile per tornare nell'ombra. Anche per questo l'[[Italia]] è divisa in due: chi vede in Cesare l'"eroe" del momento e chi si s'indigna per un apparente divismo, che svilisce la ''seria'' sofferenza patita da lui e dalle altre vittime del più odioso dei crimini., "Peggiorepeggiore" com'egli stesso scrive, "perfino dell'[[omicidio]] dove se non altro la violenza si consuma in pochi istanti".
Dal caso Casella viene tratto, nel [[1992]], anche un film TV, ''[[Liberate mio figlio]]''. Come si evince dal titolo, la storia (benché reinventata in alcuni dettagli, nei nomi e in parte dei luoghi) evidenzia in particolare la vicenda della madre. Questi argomenti sono doppiamente sentiti dal regista [[Roberto Malenotti]]: nel [[1976]] suo padre fu sequestrato e non fece mai ritorno a casa. Interpreti sono [[Marthe Keller]] e [[Jean-Luc Bideau]] nel ruolo dei genitori. Lorenzo, il ragazzo rapito [[alter ego]] di Cesare è interpretato da [[Arturo Paglia]], che gli assomiglia in maniera straordinaria.
 
Dal caso Casella viene tratto, nel [[1992]], anche unil film TV, ''[[Liberate mio figlio]]''. Come si evince dal titolo,: la storia (benché, reinventata in alcuni dettagli, nei nomi e in parte dei luoghi), evidenzia in particolare la vicenda della madre, come si evince dal titolo. QuestiGli argomenti del film sono doppiamenteparticolarmente sentiti dal regista [[Roberto Malenotti]]: nel [[1976]] suo padre fu sequestrato e non fece mai ritorno a casa. InterpretiGli interpreti sono [[Marthe Keller]] e [[Jean-Luc Bideau]] nel ruolo dei genitori.; Lorenzo, il ragazzo rapito [[alter ego]] di Cesare, è interpretato da [[Arturo Paglia]], che gli assomiglia in maniera straordinaria.
=== Conseguenze del caso Casella. Fine dell'industria dei sequestri ===
Come si è detto, il periodo a cavallo fra gli anni ottanta e novanta è l'ultimo in cui i sequestri di persona a scopo di estorsione sono un'industria. In effetti si è lontani dai drammatici numeri degli anni settanta (anche venti sequestri in un solo anno, senza contare quelli legati al terrorismo eversivo), ma per contro, ad aumentare è la durata di ogni singolo caso: se un tempo il periodo medio era qualche mese, ora il facoltoso malcapitato deve aspettarsi otto, dieci, anche dodici o più mesi fino ai ventisette di Carlo Celadon. Le richieste di riscatto sono ovviamente più cospicue (sempre per Celadon furono versati cinque miliardi di lire e se ne pretesero altri cinque) e non a caso gli obiettivi, oltre che giovani - a garanzia di una maggiore resistenza - sono talvolta di famiglia benestante ma non sempre ai vertici della ricchezza. Il caso di Cesare Casella è sicuramente fra questi: suo padre Luigi faceva il meccanico nell'officina paterna finché col ''boom'' economico dei primi anni sessanta non cominciò a vendere automobili creandosi pian piano un'impresa.
 
=== Conseguenze del caso Casella. Fine dell'industria dei sequestri ===
Comunque sia, nel corso degli [[Anni 1990|anni novanta]], anche per un maggiore controllo delle forze dell'ordine e per i sistematici provvedimenti di blocco dei beni ai familiari del sequestrato (impedendo di fatto il pagamento di un riscatto), il fenomeno dei sequestri si attenua considerevolmente fino a registrare gli ultimi "colpi di coda" nel 1997 coi discussi casi di [[Silvia Melis]] e di [[Giuseppe Soffiantini]].
Come si è detto, ilIl periodo a cavallo fra gli anni ottanta e novanta è l'ultimo in cui i sequestri di persona a scopo di estorsione sono un'industria in Italia. In effetti, si è lontani dai drammatici numeri degli anni settanta (anche venti sequestri in un solo anno, senza contare quelli legati al terrorismo eversivo), ma per contro, ad aumentare è la durata di ogni singolo caso: se un tempo il periodo medio era qualche mese, ora il facoltoso malcapitato deve aspettarsi otto, dieci, anche dodici o più mesi, fino ai ventisette di Carlo Celadon.<ref>{{Cita web | url= https://www.ilgazzettino.it/pay/attualita_pay/il_rapimento_a_trent_anni_dalla_liberazione_di_carlo_celadon_e_ancora_tutta-5574955.html?refresh_ce | titolo=IL RAPIMENTO A trent'anni dalla liberazione di Carlo Celadon, è ancora tutta da scrivere la vicenda del sequestro di persona più lungo nella storia criminale italiana. | autore=Angela Pederiva | sito=[[Il Gazzettino|IL GAZZETTINO.it]] | data= 9 novembre 2020 | accesso= 23 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20220125172218/https://www.ilgazzettino.it/pay/attualita_pay/il_rapimento_a_trent_anni_dalla_liberazione_di_carlo_celadon_e_ancora_tutta-5574955.html | urlmorto= no }}</ref> Le richieste di riscatto sono ovviamente più cospicue (sempre per Celadon furono versati cinque miliardi di lire e se ne pretesero altri cinque). e non a caso gliI obiettivisequestrati, oltre che giovani - (a garanzia di una maggiore resistenza -), sono talvolta di famiglia benestante, ma non sempre ai vertici della ricchezza. Il caso di Cesare Casella è sicuramente fra questi: suo padre Luigi faceva il meccanico nell'officina paterna, finché col ''boom'' economico dei primi anni sessanta non cominciò a vendere automobili, creandosi pian piano un'impresa.
 
Comunque sia, nel corso degli [[Anni 1990|anni novanta]], anche per un maggiore controllo delle forze dell'ordine e per i sistematici provvedimenti di blocco dei beni ai familiari del sequestrato (impedendo di fatto il pagamento di un riscatto), il fenomeno dei sequestri si attenua considerevolmente, fino a registrare gli ultimi "colpi di coda" nel 1997, coi discussi casi di [[Silvia Melis]] e di [[Giuseppe Soffiantini]].
Peraltro i casi "isolati" non cronologicamente lontani (vedi [[Giovanni Battista Pinna]], liberato il 28 maggio [[2007]] dopo oltre 8 mesi di prigionia) obbligano ad un'attenzione sempre alta al fenomeno.
Peraltro casi isolati come quello di [[Giovanni Battista Pinna]], liberato il 28 maggio [[2007]] dopo oltre 8 mesi di prigionia, obbligano a un'attenzione sempre alta al fenomeno.<ref>{{Cita web | url= https://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/05_Maggio/28/sequestro_pinna_scheda.html | titolo=Un incubo durato otto mesi | sito=[[Corriere della Sera]].it | data= 28 maggio 2007 | accesso= 23 aprile 2023 | urlarchivio= https://archive.is/20230423191023/https://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/05_Maggio/28/sequestro_pinna_scheda.html | dataarchivio= 23 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref>
 
=== Il pentito Saverio Morabito confessa il sequestro ===
[[Saverio Morabito]] ([[1952]]), arrestato nel [[1990]] e collaboratore di giustizia dal [[1993]], ha svelato i retroscena di ben nove sequestri di persona (tra i quali quelli di Cesare Casella e di Augusto Rancilio), di 14 omicidi, di traffici di droga e di alleanze tra le 'ndrine e le cosche siciliane.<ref>{{cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/ottobre/15/vent_anni_crimini_della_mafia_co_0_931015914.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110116022036/http://archiviostorico.corriere.it/1993/ottobre/15/vent_anni_crimini_della_mafia_co_0_931015914.shtml|titolo=vent' anni di crimini della mafia Spa|pubblicazione=Corriere.it|accesso=6 ottobre 2010|urlmorto=sì}}</ref><ref>https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/04/02/con-assoluzione-la-ferita-resta.html?ref=search</ref>
 
== Note ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|url=http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-af26c414-e4ae-44cb-8106-304227781cae.html|titolo=Il sequestro Casella - In "La storia siamo noi" Rai TV|accesso=27 dicembre 2012|dataarchivio=24 marzo 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120324204940/http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-af26c414-e4ae-44cb-8106-304227781cae.html|urlmorto=sì}}
 
{{Portale|biografie}}