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La famiglia '''Fontanot''' è stata una nota famiglia di [[antifascisti]], [[comunisti]] e [[partigiani]] di origine [[Muggia|muggesana]], poi anche [[Trieste|triestina]] e [[Monfalcone |monfalconesemonfalcone]]se (con un ramo italo-francese), che pagò molto duramente la propria scelta politica e militare.
Fra i componenti della famiglia si annoverano: Vinicio, Giovanni, Giacomo, Giuseppe, Giacomo (nipote di Giacomo e figlio di Giuseppe), Armido, Licio, i due fratelli ed il cugino di Nerina, Elsa, Ribella, Spartaco Romano, cugino di Vinicio, Lisa, moglie di Armido, e Giovanna moglie di Vinicio, anch'esse attive militanti comuniste.
== Premessa ==
La storia della [[Resistenza italiana|Resistenza]] tradizionale dà, come riferimento iniziale, i giorni immediatamente successivi all'[[Armistizio di Cassibile]] stipulato fra il [[regnoRegno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] e gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] l'8 settembre [[1943]]<ref>non considerando la lotta armata antifascista degli [[Arditi del Popolo]] e della [[formazioni di difesa proletaria]] degli [[Anni 1920|anni venti]]</ref>. Tale datazione può considerarsi valida in linea di massima, ma non per il [[Friuli-Venezia Giulia]], dove la Resistenza armata ebbe inizio nel 1942 con una serie di azioni di guerriglia (fra cui quelle di Stojan Furlan). La spinta antifascista nelle zone operaie non si era esaurita negli [[Anni 1920|anni venti]] del [[XX secolo|Novecento]] ed era rimasta come "un fuoco sotto la cenere". Il consenso ottenuto dal fascismo negli [[Anni 1930|anni trenta]] con l'illusione dell'impero ed il relativo appoggio, o indifferenza, popolare, aveva viepiù permesso l'[[Campi per l'internamento civile nell'Italia fascista|incarcerazione ed il confino]] di gran parte degli antifascisti senza "colpo ferire", ma coloro che non erano stati presi pur essendo in numero ridotto, erano molto attivi.<br />Alcune zone operaie italiane erano ancora ''roccaforti silenti'' di frange comuniste, socialiste ed [[Anarchismo|anarchiche]] che mantenevano embrioni di organizzazioni clandestine. Fra queste ultime va citato il caso, in [[Liguria]], di [[Sestri Ponente]] in cui cellule organizzative si erano già [[Anarchici e Resistenza a Sestri Ponente#Anarchici e Resistenza a Sestri Ponente|strutturate nel 1942]] e quello di [[Monfalcone]], in [[Friuli-Venezia Giulia]], dove era iniziata a strutturarsi la resistenza politica al fascismo grazie ai cantieri navali e a una conseguente forte concentrazione di classe operaia. Grazie a questa industria, [[Monfalcone]], da piccolo villaggio, era diventato un grosso borgo operaio con più di diciannovemila abitanti attorno alla metà degli anni trenta presentando forti analogie con [[Sestri Ponente]], anch'essa contraddistinta dalla presenza di cantieri e fabbriche dell'indotto.<br />Anche [[Ronchi dei Legionari]] contava in quel periodo circa ottomila abitanti e una crescita simile avevano avuto i paesini limitrofi. Vi era stata quindi una forte proletarizzazione di strati contadini che portava ad avere un rapporto con lo sviluppo politico nazionale ben differente dal periodo precedente. Il cantiere e/o la fabbrica divenne luogo di presa di coscienza sindacale e di classe<ref>[https://web.archive.org/web/20130520045537/http://www.anpibagnoaripoli.it/doc/testi/OndinaPeteani.pdf la Resistenza prima della Resistenza]</ref>. Nel monfalconese e zone limitrofe, pertanto, già durante gli anni del cosiddetto "consenso" nei confronti del regime fascista, operai in massima parte [[comunisti]] e [[socialisti]] distribuivano manifestini contro la [[guerra d'Etiopia]] ([[1935]]) e due anni più tardi, nel [[1937]], fecero innalzare nel cielo un [[pallone aerostatico]] che portava ben visibile la scritta "Viva l'[[URSS]]. Morte ai criminali [[fascisti]]".<br />In quel periodo gli operai delle suddette zone costituirono un'organizzazione denominata ''[[Soccorso Rosso Internazionale|Soccorso Rosso]]'', che raccoglieva fondi per dar aiuto alle famiglie degli [[antifascisti]] arrestati, impiantando persino una tipografia clandestina per la stampa del giornale "''[[L'Avanti!]]"'', mentre le riunioni si tenevano direttamente nelle case delle famiglie operaie. È in questa situazione che intere famiglie passarono alla lotta [[antifascista]], prima politica, e, non appena possibile, armata. Fra queste ultime ricordiamo la famiglia Marvin<ref>composta dai fratelli Marvin Romano, Albino e Giuseppe. Giuseppe, come molti [[Antifascisti nella legione straniera francese|reduci dalla Spagna]], si arruolerà nella [[Legione Stranierastraniera]] francese, combatterà a Narvick in [[Norvegia]], dove verrà decorato al valore, raggiungendo successivamente i [[maquis]] in [[Francia]] e cadendo, fucilato dai tedeschi, a [[St. Germain du Corbeis]]; Albino, gravemente ferito in [[Spagna]], sarà curato in [[URSS]] per poi essere paracadutato in [[Slovenia]] dove diverrà capo di stato maggiore della Divisione Garibaldi Natisone; Romano si unirà alle Brigate garibaldine della zona di [[Gorizia]] e resterà con queste fino alla Liberazione.( {{collegamento interrotto|1=[http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/giumarvin.gif foto di Giuseppe Marvin da archivio Giorgio Visintin] |data=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }} [http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/framarvin.gif foto dei fratelli Marvin da archivio Giorgio Visintin, da sinistra, in piedi: Albino Marvin, Ilio Barontini e Antonio Roasio; seduti: Romano Marvin e Anello Poma] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20041025205023/http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/framarvin.gif |data=25 ottobre 2004 }} )</ref>, la famiglia [[Giorgio Visintin|Visintin]] e la famiglia Fontanot.
== La famiglia ==
Nacque a [[Fiume (Croazia)|Fiume]] nel [[1912]] e morì a [[Palmanova]] nell'agosto [[1944]]. Figlio di Giovanni Fontanot, entrò, dopo l'[[8 settembre 1943]], nella Resistenza, assieme al fratello maggiore Armido, assumendo il grado di comandante della Brigata [[Gruppi di Azione Patriottica|GAP]] della [[Divisione Garibaldi Friuli]]. Conosciuto con il nome di battaglia di "Bruno", nel luglio del 1944 venne riconosciuto da un manipolo di [[fascisti]] e, quando già era riuscito a sfuggire alla cattura in sella a una bicicletta, si trovò innanzi a un gruppo di [[SS]] che gli sbarrarono la strada per il ponte di [[Pieris (San Canzian d'Isonzo)|Pieris]], nei pressi di [[Gorizia]]. Ingaggiato uno scontro a fuoco con i militi tedeschi, si tuffò ferito nell'[[Isonzo]], mettendosi in salvo e riprendendo il proprio posto nella lotta partigiana. Catturato nell'agosto del 1944 nel corso di un rastrellamento, temendo di non resistere alle torture cui sarebbe stato sottoposto dai nazifascisti per estorcergli informazioni, preferì impiccarsi nella caserma "Piave" di [[Palmanova]] dove era detenuto. Circa quattro mesi prima, il fratello maggiore Armido era morto vilmente assassinato dai fascisti.
=== Armido Fontanot <ref>[httphttps://www.anpi.it/uominibiografia/fontanot_armido.htmarmido-fontanot Armido Fontanot ANPI]</ref> ===
Nato a Trieste il 28 febbraio 1900 e morto a Cepletischis (Udine) il 27 o 28 giugno 1944, operaio. Fratello maggiore di Licio<ref>[httphttps://www.anpi.it/uominibiografia/fontanot_licio.htmlicio-fontanot Licio Fontanot da ANPI]</ref>, subito dopo l'8 settembre 1943 entrò nella Resistenza friulana. Fu uno dei primi combattenti antifascisti insieme a Stojan Furlan, [[Carlo Màslo]] e [[Giovanni Pezza]]. Divenuto commissario di battaglione della [[Brigata Garibaldi Trieste]] con il nome di battaglia di "Spartaco", partecipò a numerose azioni, dando prova di grande coraggio. Fra queste ricordiamo l'attacco del 24 maggio 1944, che "Spartaco" ed i partigiani da lui guidati effettuarono contro il presidio degli alpini repubblichini alloggiati nella scuola di [[Dornberk]] ([[Montespino]]) nei pressi di [[Nova Gorica]], attaccando allo stesso tempo anche i presidi del Molino alle pendici del monte [[Monte Thabor|Tabor]] e quello posizionato in prossimità del ponte di [[Sassetto]]. Furono uccisi diversi fascisti soldati della Repubblica Sociale, mentre altri riuscirono a fuggire ed 87 chiesero la resa. La maggior parte dei repubblichini catturati espressero la volontà di arruolarsi fra le file della Resistenza. "Spartaco" dovette indagare sulla buona fede di questi ultimi e provvedere alla loro preparazione militare. Il 26 giugno, con l'approvazione del comando della brigata, li radunò per condurli nel [[Collio (territorio)|Collio]], dove le bande partigiane che operavano in zona avevano urgente bisogno di uomini da arruolare. Il sottotenente Giobatta Brandoni di Buia (Udine), con Michele Gervasoni di Udine e Pietro Castellini di Tarcento, pugnalarono nel sonno "Spartaco", che si era fidato di loro, prima di arrivare al [[Collio (territorio)|Collio]] per poi raggiungere un distaccamento tedesco. La maggioranza degli altri repubblichini fuggì per paura che i traditori li vendessero ai tedeschi, ma otto di essi si allontanarono autonomamente, raggiungendo la banda partigiana di destinazione. Dopo la [[Caduta della Repubblica Sociale Italiana|Liberazione]] la Corte d'Assise straordinaria di [[Udine]] emise condanne di 13 anni per il sottotenente Brandoni, di 7 anni per il Gervasoni e di 9 anni per il Castellini, che venne processato in contumacia; nessuno scontò la pena grazie all'[[amnistia Togliatti]].
=== Vinicio Fontanot ===
Nato nel 1913, assieme a [[Battaglia di Gorizia (1943)|Camillo Donda]]<ref>[{{Cita web |url=https://www.anpi.it/biografia/camillo-donda |titolo=biografia da ANPI |accesso=27 gennaio 2009 |dataarchivio=16 maggio 2010 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100516063433/http://www.anpi.it/uomini/donda_camillo.htm biografia da|urlmorto=sì ANPI]}}</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/donda.gif foto di Camillo Donda] |data=dicembre 2017 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>, [[Battaglia di Gorizia (1943)|Ferdinando Marega]]<ref>{{Cita web |url=http://beniculturali.ilc.cnr.it:8080/Isis/servlet/Isis?Conf=%2Fusr%2Flocal%2FIsisGas%2FInsmliConf%2FInsmli.sys6.file&Obj=%40Insmlid.pft&Opt=get&Type=Doc&Id=028211 |titolo=Marega Ferdinando Busta 3, Fasc. 63 da ISTITUTO FRIULANO PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE Fondo: Riccardo Giacuzzo |accesso=4 ottobre 2020 |dataarchivio=4 marzo 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304102503/http://beniculturali.ilc.cnr.it:8080/Isis/servlet/Isis?Conf=%2Fusr%2Flocal%2FIsisGas%2FInsmliConf%2FInsmli.sys6.file&Obj=%40Insmlid.pft&Opt=get&Type=Doc&Id=028211 |urlmorto=sì }}</ref> e [[Giordano Tomasig]]<ref>comandò il 1º battaglione della [[Brigata Proletaria]] e dopo fu commissario politico della 24ª brigata d'assalto Garibaldi "Fratelli Fontanot" [http://www.dsmilano.it/segrate/ante3.htm antefatti foibe] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081018215452/http://www.dsmilano.it/segrate/ante3.htm |data=18 ottobre 2008 }}[http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/tomasig.gif foto di Giordano Tomasig] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20041025211108/http://www.dsmilano.it/segrate/antefatti/tomasig.gif |data=25 ottobre 2004 }}</ref>, Vinicio fu uno dei comandanti della [[Brigata Proletaria]]. All'età di 23 anni assunse di fatto il comando del 3º Battaglione di tale brigata, con il nome di battaglia di "Petronio". Distintosi per il proprio coraggio contro forze di gran lunga superiori nel corso di tale battaglia, partecipò successivamente con i suoi uomini a molti scontri con le [[SS]] della [[Divisione Hermann Göring]] e di altre unità inquadrate nella [[Wehrmacht]]. Quattordici anni dopo la [[Caduta della Repubblica Sociale Italiana|Liberazione]] venne ingiustamente denunciato per aver ucciso un fascista repubblichino a scopo di rapina. Arrestato col cugino Spartaco Romano, vennero comunque assolti con formula piena<ref>[{{Cita web |url=https://www.anpi.it/biografia/giovanni-fontanot |titolo=da ANPI |accesso=27 gennaio 2009 |dataarchivio=30 aprile 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090430064348/http://www.anpi.it/uomini/fontanot_giovanni.htm da|urlmorto=sì ANPI]}}</ref> dall'[[ANPI]]. Vinicio fu l'unico figlio di Giovanni sopravvissuto alla lotta contro i [[Nazifascismo|nazifascisti]].
== Alcuni membri della famiglia Fontanot dopo la Liberazione ed il problema dei "Monfalconesi" ==
La tesi di [[Arrigo Petacco]] è sostanzialmente ribaltata da Anna Di Gianantonio<ref>autrice fra gli altri di *''È bello vivere liberi. [[Ondina Peteani]]. Una vita tra lotta partigiana, deportazione ed impegno sociale'' [[Irsml]] Friuli-Venezia Giulia - 2007
*''Gorizia operaia. I lavoratori e le lavoratrici isontini tra storia e memoria 1920-1947'' [[Editrice Goriziana]] - 2000. Anna Di Gianantonio è professoressa ed ha l'incarico di ricercatrice per l<nowiki>{{'</nowiki>}}''Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia''. Fra le ricerche pubblicate vi sono i suoi studi sulla storia politico-sociale delle aree della regione, ricavati da interviste con le persone che hanno vissuto il regime fascista sia come semplici cittadini ed operai, sia di partigiani e partigiane, si è inoltre occupata in particolar modo del dopoguerra monfalconese, oltre i già citati articoli, ha anche curato i volumi ''L'immaginario imprigionato'' e il documentario ''Storie resistenti. Da [[Monfalcone]] a [[Salcano]].'' sempre per le edizioni dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia''</ref> presentando dei fatti secondo cui furono alcuni gruppi di "Monfalconesi", ormai ben integrati nel mondo del lavoro Jugoslavo che, rimasti fedeli al [[Cominform]], presero contatti con [[Vittorio Vidali]] ed il [[Partito Comunista Italiano|Pci]] per costruire una lotta politica pro [[Stalin]] in opposizione a [[Josip Broz Tito|Tito]], essendo appoggiati dal PCI che, in quel periodo, era su posizioni coincidenti con quelle di [[Stalin]], soprattutto per quanto riguardava l'evoluzione del [[socialismo]] in [[Jugoslavia]]. La testimonianza di Mario Tonzar sembra infatti avvalorare maggiormente questa tesi.<ref>{{Cita web |url=http://www.monde-diplomatique.it/LeMonde-archivio/Settembre-2006/pagina.php?cosa=0609lm30.01.html |titolo=Tragico destino degli operai «cominformisti» Anna Di Gianantonio |accesso=28 gennaio 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110610221820/http://www.monde-diplomatique.it/LeMonde-archivio/Settembre-2006/pagina.php?cosa=0609lm30.01.html |dataarchivio=10 giugno 2011 |urlmorto=sì }}</ref>. In ogni caso, le ipotesi sia di Petacco che della Gianantonio si possono ritenere convergenti sul piano dei risultati, indipendentemente se sia stato il [[Partito Comunista Italiano|PCI]] a formare la "quinta colonna" di comunisti fedeli al [[Cominform]] o se siano stati i comunisti fedeli al Cominform a chiedere aiuto al PCI per fare opposizione a Tito in difesa dello [[stalinismo]], ed è comprensibile che in un periodo storico così lacerante per i comunisti italiani in [[Jugoslavia]], non ha troppa importanza se vi era una tattica organizzata dietro al [[Partito Comunista Italiano|PCI]] o la tattica scaturì dalle loro posizioni riportate ai dirigenti del PCI da parte di gruppi dei suddetti comunisti espatriati in [[Jugoslavia]], probabilmente ogni fattore servì da rinforzo ed amplificazione dell'altro.
=== La testimonianza nel libro di memorie di Mario Tonzar, operaio monfalconese ===
* [[Arrigo Petacco]], ''L'esodo: la tragedia degli italiani d'Istria, Dalmazia e Venezia Giulia''.
* Alessandro Morena, ''La valigia e l'idea. Memorie di [[Mario Tonzar]]'', Consorzio culturale del monfalconese, 2005.
* Luciano Patat, ''La battaglia partigiana di Gorizia: la resistenza dei militari e la "brigata proletaria" (8-30 settembre 1943)'', Gorizia, Centro isontino di ricerca e documentazione storica e sociale Leopoldo Gasparini, 2015. (parte 2 La brigata Proletaria) - parte 3 (p. 100-101) - IT\ICCU\TSA\1447292
== Voci correlate ==
== Collegamenti esterni ==
*{{cita web | 1 = http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2004/6/24_Cruicchi.pdf | 2 = Italiani nella Resistenza Europea | accesso = 3 aprile 2011 | dataarchivio = 5 marzo 2016 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160305041905/http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2004/6/24_Cruicchi.pdf | urlmorto = sì }}
*{{cita web|http://www.anpibagnoaripoli.it/doc/testi/OndinaPeteani.pdf|La Resistenza prima della Resistenza}}
*[https://www.anpi.it/biografia/giovanni-fontanot Giovanni Fontanot ANPI] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20090430064348/http://www.anpi.it/uomini/fontanot_giovanni.htm Giovanni|date=30 Fontanotaprile ANPI]2009 }}
*[https://web.archive.org/web/20150924072101/http://www.olokaustos.org/saggi/saggi/peteani/ondina5.htm La Brigata Proletaria non si arrende]
*[httphttps://www.anpi.it/uominibiografia/fontanot_giacomo.htmgiacomo-fontanot Giacomo Fontanot ANPI]
*{{cita web|http://www.anpibagnoaripoli.it/doc/testi/OndinaPeteani.pdf|La Resistenza prima della Resistenza}}
*{{cita web |1=http://www.unionesegrate.it/ante2.html |2=antefatti foibe 2 |accesso=27 gennaio 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060511073701/http://www.unionesegrate.it/ante2.html |dataarchivio=11 maggio 2006 |urlmorto=sì }}
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