Piero Martinetti: differenze tra le versioni
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Fu [[professore]] di [[filosofia]], in particolare [[filosofia teoretica]] e [[filosofia morale|morale]]; si distinse per essere stato uno dei pochi docenti universitari, nonché l'unico filosofo universitario italiano, che rifiutò di prestare il [[giuramento di fedeltà al Fascismo]].<ref>{{cita news|autore=Simonetta Fiori|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/04/16/professori-che-dissero-no-mussolini.html|titolo=I professori che dissero "NO" al Duce|pubblicazione=La Repubblica|data=2000-04-16|accesso=2016-02-18|lingua=it}}</ref>.
== Biografia ==
=== Famiglia ===
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=== Studi ===
Dopo aver frequentato il [[Liceo classico Carlo Botta]] di [[Ivrea]], si iscrisse all'[[Università degli Studi di Torino]], dove ebbe come insegnanti [[Giuseppe Allievo]], [[Romualdo Bobba]], [[Pasquale D'Ercole]]<ref>«Ebbe molta influenza sulla scelta che Martinetti fece di iscriversi alla facoltà di Filosofia, fu suo professore, ma non un Maestro. [...] Scrisse di lui Martinetti: "Era un uomo; quando andai a visitarlo l'ultima volta, pochi giorni prima della sua morte, mi disse di avere un'unica certezza, che dopo questa vita non c'è nulla. Le mie idee erano assolutamente opposte alle sue, su questo come su tutti gli altri punti. Ma non potei non ammirare la fermezza delle sue convinzioni"»: {{cita|Paviolo 2003|p. 121}}.</ref>, [[Giovanni Flechia]]<ref>«che morì proprio durante l'iter scolastico di Martinetti ma che ebbe con lui, forse per la comune origine canavesana, un particolare rapporto»: {{cita|Paviolo 2003|p. 20}}.</ref> e [[Arturo Graf]]<ref>«Di una reale affinità tra Martinetti e i suoi maestri torinesi si può parlare forse solo in un caso: quello di Arturo Graf, del cui dualismo e pessimismo si può trovare qualche traccia nel pensiero del Nostro e alla cui poesia, piena di dolente (e a tratti cupa) riflessività filosofica, Martinetti tornerà anche negli anni maturi, come a una sorgente di ispirazione e conforto spirituale. Più documentata è l'influenza sul giovane Martinetti di un'altra singolare figura di poeta-filosofo: quel [[Pietro Ceretti]] da Intra (noto anche con lo pseudonimo poetico di Alessandro Goreni e con quello di Theophilo Eleuthero), alla cui postuma riscoperta si adoperarono intensamente Pasquale D'Ercole e Vittore Alemanni, nell'ultimo decennio del secolo scorso e ai primi del nostro»: {{cita|Vigorelli 1998|pp. 46-47}}.</ref>
Dopo la laurea Martinetti
=== L'insegnamento ===
Martinetti insegnò dapprima filosofia nei licei di [[Avellino]] ([[1899]]-[[1900]])<ref>Anno che fu per lui particolarmente duro, vedi: Piero Martinetti, "Lettere ai famigliari dalla Siberia dell'Italia meridionale", a cura di Fabio Minazzi, ''Il Protagora'', gennaio-giugno 2004, XXXII, V serie, n. 3, pp. 73-110.</ref>, [[Correggio (Italia)|Correggio]] (1900-[[1901]]), [[Vigevano]] (1901-[[1902]]), [[Ivrea]] ([[1903]]-[[1904]]) e,
Nel 1904 pubblicò la monumentale ''Introduzione alla metafisica. I Teoria della conoscenza'', che
Nel [[1915]] divenne socio corrispondente della classe di Scienze morali dell'[[Istituto lombardo di scienze e lettere]]<ref>{{cita|Lettere 2011|pp. 18-19, nota 37.}}</ref>, fondato nel [[1797]] da [[Napoleone I|Napoleone]] sul modello dell'[[Institut de France]].
=== Il rifiuto del conflitto politico e la critica della guerra ===
Martinetti fu una singolare figura di intellettuale indipendente, estraneo alla [[Chiesa cattolica|tradizione cattolica]] come ai contrasti politici che viziarono il suo tempo<ref>«Prima che della dittatura fascista, Martinetti fu critico altrettanto risoluto del socialismo marxista e della democrazia, di cui colse gli aspetti degenerativi dell'affarismo e dell'ultraparlamentarismo»: {{cita|Vigorelli 1998|p. 292}}.</ref>
=== La ''Società di studi filosofici e religiosi'' ===
Mentre nelle sue lezioni universitarie sviluppava un sistema di [[filosofia della religione]], il 15 gennaio [[1920]], Martinetti
In seguito ad una denuncia per «[[Delitti contro le confessioni religiose|vilipendio della eucaristia]]», presentata da un certo Ricci al rettore [[Luigi Mangiagalli]] il 2 febbraio [[1926]], dovette
=== Il Congresso Nazionale di Filosofia del 1926 ===
Nel marzo 1926, incaricato dalla "[[Società Filosofica Italiana]]", organizzò e presiedette il "VI° Congresso Nazionale di Filosofia"<ref>«Il Congresso non ha altro fine che di essere una manifestazione della filosofia italiana in quanto libera e appartata da ogni contingenza del momento: come deve essere in qualunque tempo la filosofia»: Lettera n. 37, Piero Martinetti a [[Tommaso Gallarati Scotti]], 14 dicembre 1925, in: {{cita|Lettere 2011|p. 42
L'evento fu sospeso dopo solo due giorni dal rettore Luigi Mangiagalli a causa della presenza di agitatori politici fascisti e cattolici
Come scrive Pier Giorgio Zunino:
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{{Citazione|Le minute cronache del congresso hanno già messo in luce come Martinetti nell'assolvere al compito di organizzatore dell'incontro, assunto con una apparente riluttanza, operasse assai poco da ingenuo filosofo fuori dal mondo. Al contrario, ricorrendo a una certa qual abile ''ruse'' egli mise assieme un programma che costituiva quanto di più ostico potesse risultare ai palati dei cattolici fascisti sia dei filosofi di regime.}}
Il 31 marzo 1926 Martinetti firma con [[Cesare Goretti]] (segretario del Congresso) una lettera di protesta al rettore Mangiagalli<ref>Lettera n. 50, Piero Martinetti e Cesare Goretti a Luigi Mangiagalli, 31 marzo 1926, in: {{cita|Lettere 2011|p. 55
{{Citazione|Compiamo il dovere d'informarla che conforme al suo ordine il congresso si è sciolto senza incidenti. Sciogliendosi ha votato all'unanimità il seguente ordine del giorno di protesta:
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=== Il rifiuto del giuramento di fedeltà al Fascismo ===
Nel dicembre [[1931]], quando il ministro dell'educazione nazionale [[Balbino Giuliano]] impose ai professori universitari il [[Giuramento di fedeltà al Fascismo]], Martinetti fu uno dei pochi a rifiutare fin dal primo momento<ref>Lettera n. 104, Piero Martinetti a Balbino Giuliano, 13 dicembre 1931, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 101-103}}.</ref>:
{{Approfondimento
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}}
In una lettera a [[Guido Cagnola]] del 21 dicembre 1931<ref>Lettera n. 106, Piero Martinetti a Guido Cagnola, 21 dicembre 1931, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 105-107}}.</ref> Martinetti scrive:
{{Citazione|Ella ora saprà che io sono uno degli undici (su 1225 professori universitari! ne arrossisco ancora) che hanno rifiutato il giuramento di fedeltà fascista e che perciò sono stati o saranno fra breve espulsi dall'università. Mi consolo d'essere in buona compagnia: [[Francesco Ruffini|Ruffini]], [[Mario Carrara|Carrara]], [[Gaetano De Sanctis|De Sanctis]] (lo storico), [[Giorgio Levi Della Vida|Levi Della Vida]] (l'orientalista), [[Vito Volterra|Volterra]] (il matematico), [[Ernesto Buonaiuti|Buonaiuti]] e qualche altro. Mi rincresce non tanto la cosa, quanto il modo: e mi rincresce che si sia fatto e si faccia rumore intorno al mio nome. Ma come fare? Giurare per me era tanto impossibile quanto una impossibilità fisica: sarei morto d'avvilimento.}}
E in un'altra lettera ad [[Adelchi Baratono]] del 27 dicembre 1931<ref>Lettera n. 108, Piero Martinetti a Adelchi Baratono, 21 dicembre 1931, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 107-108}}.</ref>:
{{Citazione|Io non ho voluto giurare (e così credo molti degli undici) per un motivo religioso, per non subordinare le cose di Dio alle cose della terra: dove sta per andare il rispetto della coscienza? Ciò è triste e annuncia oscuramente un avvenire triste per tutti, anche per i persecutori.}}
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=== Il ritiro ===
In seguito a questo suo rifiuto, Martinetti venne messo in pensione d'autorità<ref>«Ella già saprà certamente che io, in seguito all'affare del negato giuramento, sono stato collocato a riposo. Non appartengo quindi più all'Università di Milano e non posso più esserle utile che indirettamente»: Lettera n. 116, Piero Martinetti a [[Carlo Emilio Gadda]], 17 marzo 1932, in: {{cita|Lettere 2011|p. 114
===L'antifascismo di Martinetti===
Lontano da ogni forma di impegno politico e critico severo sia nei confronti del socialismo marxista che delle degenerazioni del parlamentarismo, Martinetti, a partire dal 1925, prese ad annotare minuziosamente sul suo diario gli episodi di corruzione e di violenza in cui erano coinvolti esponenti fascisti.
A questo proposito Amedeo Vigorelli evidenzia<ref>{{cita|Vigorelli 1998|p. 299}}.</ref>
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=== L'arresto e il carcere ===
Martinetti fu arrestato in casa di [[Gioele Solari]], dov'era ospite, in seguito a una delazione fatta da [[Pitigrilli]] (Dino Segre), agente dell'[[OVRA]] (delazione che avrebbe poi portato all'arresto e alla condanna al confino di [[Franco Antonicelli]], [[Giulio Einaudi]], [[Vittorio Foa]], [[Michele Giua]], [[Carlo Levi]], [[Massimo Mila]], [[Augusto Monti]], [[Cesare Pavese]], [[Carlo Zini]] e di due studenti, [[Vindice Cavallera]] e [[Alfredo Perelli]], e all'ammonizione di [[
=== La morte ===
Il suo declino fisico cominciò nel settembre [[1941]], in seguito a una [[trombosi]] che menomò le sue capacità mentali, consecutiva ad una caduta accidentale da un pero nella tenuta di Spineto<ref>«Devo darle una notizia terrificante, relativamente. Lunedì passato 8 corrente sono caduto malamente da una pianta, per fortuna senza gravi conseguenze di nessuna specie, salvo un leggero tramortimento durato qualche ora»: Lettera n. 241, Piero Martinetti a Nina Ruffini, 16 settembre 1941, in: {{cita|Lettere 2011|p. 231
=== Il funerale e la cremazione ===
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=== L'eredità intellettuale ===
In prossimità della morte Martinetti lascia la sua biblioteca privata in legato a [[Nina Ruffini]] (nipote di [[Francesco Ruffini]]), [[Gioele Solari]] e [[Cesare Goretti]]<ref>Il testamento di Martinetti, da lui riscritto il 2 novembre 1942, "in una grafia incerta e in una forma in cui non si trova lo stile abituale del nostro filosofo"({{cita|Paviolo 2003|p. 105}}) fu considerato da sua sorella Teresa come estorto: "Le opere che al tempo del decesso di Piero erano ancora solo allo stato di manoscritto vennero devolute ai beneficiari della biblioteca, la quale, a dirtelo in assoluta confidenza, cadde in mano a tre estranei alla famiglia, per un testamento fatto fare a nostra insaputa a Piero, a oltre un anno da che era stato colpito da un insulto di trombosi al cervello [...] la preziosa biblioteca, che per volontà recisa, assoluta di Piero a me da Lui ripetutamente espressa alcuni mesi prima che fosse colpito dalla trombosi, doveva andare all'Università di Milano, prese altre vie e sta presentemente ancora peregrinando in attesa di destinazione definitiva." Lettera del 25 settembre 1947 di Teresa Martinetti al cugino Giuseppe Bertogliatti, in: {{cita|Paviolo 2003|p. 97}}.</ref>. La Biblioteca verrà poi conferita dai rispettivi eredi nel 1955 alla "Fondazione Piero Martinetti per gli studi di storia filosofica e religiosa" di Torino; oggi è posta nel palazzo del Rettorato dell'[[Università degli Studi di Torino|Università di Torino]], presso la Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia.<ref>
La sua casa di Spineto è attualmente sede della [http://www.fondazionepieromartinetti.org/ "Fondazione Casa e Archivio Piero Martinetti"], che intende promuovere la diffusione del suo pensiero e della sua opera a livello internazionale.
== Filosofia ==
La filosofia di Martinetti è un'interpretazione originale dell'[[idealismo]] post-kantiano, nella linea dell'idealismo [[razionalismo|razionalistico]] [[trascendente]] che va da [[Platone]] a Kant, nel senso di un [[dualismo]] [[panteismo|panteista]] trascendente, un'interpretazione che lo avvicina a quel post-kantiano atipico che fu [[Afrikan Špir|Africano Spir]] (1837-1890), il quale (ancor più di Kant, Schopenhauer o Spinoza) fu il filosofo preferito di Martinetti, quello a cui fu più particolarmente legato, sul quale scrisse molti studi e un denso saggio monografico steso verso il 1908-1912 (rimasto inedito e pubblicato postumo nel 1990<ref>Piero Martinetti, ''Il pensiero di Africano Spir'', cura e introduzione (trad. fr. di Fabrizio Frigerio) di [[Franco Alessio]], Torino, Albert Meynier, 1990.</ref>) e al quale fece consacrare il terzo numero del 1937 della ''Rivista di filosofia''<ref>«Allo Spir, un singolare pensatore solitario, al quale mi legano tante affinità e tante simpatie, sarà dedicato il fascic. 3 della "Riv. di Filosofia", che non mancherò di spedirle a suo tempo. Quante dottrine dello Spir, specialmente nel rapporto morale e religioso, sembrano pensate per il nostro tempo! Ma esse passeranno, come passarono, inavvertite. La luce - questo passo del quarto Vangelo lo Spir volle inciso sul suo sepolcro - volle penetrare le tenebre, ma le tenebre non l'accolsero»: Lettera n. 164, Piero Martinetti a Nina Ruffini, 26 gennaio 1937, in: {{cita|Lettere 2011|p. 155
Come scrive [[Emilio Agazzi]]:
{{Citazione|Il Martinetti professò una altissima stima per l'opera di questo solitario filosofo, tanto da considerarla "immortale": in essa infatti vedeva un tentativo d'un rinnovamento speculativo-religioso di tutta la filosofia.<ref>Emilio Agazzi, ''La filosofia di Piero Martinetti'', Milano, Unicopli, 2016, p. 123.</ref>}}
Scrive al proposito [[Franco Alessio]]<ref>«Ma è stato Alessio a dimostrare l'importanza e l'anteriorità, rispetto ad altri autori, della lettura di Spir per la maturazione della metafisica martinettiana»: {{cita|Vigorelli 1998|pp. 66-67}}.</ref>:
{{Citazione|Il carattere speculativo dell'interpretazione di P. Martinetti dipese da particolarissime circostanze. La speculazione di A. Spir esercitò sul pensiero suo un influsso profondo sin dagli inizi; e anche nella costruzione dell'idealismo trascendente di P. Martinetti la speculazione di A. Spir rivestì un peso pressoché decisivo. Oltre che in Kant, in Schopenhauer e in Spinoza, le radici e la linfa dell'idealismo di P. Martinetti si trovano nella speculazione di A. Spir. In nessun altro pensatore A. Spir occupò tanto spazio ed ebbe un pari rilievo. D'altra parte, senza perdere la configurazione sua propria, il pensiero di Spir viene trasposto da Martinetti entro la sua propria filosofia, riferito in modo diretto al suo proprio pensiero, così intimamente consonante con quello di Spir e cresciuto, per così dire, anche su di esso. Proprio questo condusse P. Martinetti a penetrare e nell'atto stesso a svolgere in armonia con il proprio il pensiero di A. Spir e questo si trova come penetrato e attraversato da quello di P. Martinetti. In nessun altro pensatore A. Spir fu tanto intimamente valorizzato e, in qualche misura, continuato in ciò che della sua speculazione parve propriamente essenziale.<ref>Franco Alessio, ''op. cit.'' , p. II.</ref>}}
Come scrive Amedeo Vigorelli<ref>{{cita|Vigorelli 1998|p. 69
{{Citazione|La lettura di Martinetti insiste sul nucleo [[metafisica|metafisico]] del suo [di Spir] pensiero, che gli pare incarnare "la forma pura della visione ''religiosa''". L'affermazione fondamentale, in cui per Martinetti si riassume tutta la filosofia dello Spir, è quella della dualità fondamentale tra il vero essere - l'Unità incondizionata, assoluta e trascendente in cui si esprime il divino - e l'essere apparente e molteplice rivelato dal mondo dell'esperienza. L'approccio alla rivelazione di tale realtà dualista mediante la [[teoria della conoscenza]] (l'idealismo [[gnoseologia|gnoseologico]] di Spir) non è che premessa e introduzione all'autentico nucleo metafisico della sua filosofia, consistente in una forma di [[dualismo]] [[Acosmismo|acosmista]]. Il dualismo di realtà e apparenza è in effetti esso stesso apparente: "non è fra due effettive realtà, ma fra un'unica realtà assoluta e l'irrealtà in cui il mondo sprofonda." }}
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Si può così dire che in Martinetti<ref>{{cita|Vigorelli 1998|pp. 94-95}}.</ref>: {{Citazione|il motivo desunto probabilmente da Spir, il contrasto tra "anormale" (il mondo dell'esperienza empirico e molteplice) e "norma" (il principio d'identità, rivelazione incoativa del divino in noi) si spoglia qui dell'originario aspetto dualista per confluire in una visione coerentemente monista dell'esperienza di coscienza. [[Monismo]] [[coscienza (filosofia)|coscienzialista]], quello martinettiano, che non sfocia però in una forma di panteismo, in quanto il termine finale di questa unificazione formale rimane trascendente. L'unica realtà metafisica assoluta - si afferma in conclusione - è l'"Unità formale assoluta", che trascende l'intero processo dell'esperienza, che di tale unità è solo un'espressione simbolica.}}
Della filosofia di Spir, Martinetti mantenne sostanzialmente inalterata la [[filosofia morale|morale]], di derivazione kantiana, aveva d'altronde dichiarato che dopo Kant
Nel volume ''Filosofi dell'esistenza e della libertà'', il pensatore cattolico [[Augusto Del Noce]], la cui [[Weltanschauung
== La riflessione religiosa ==
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{{Citazione|In tutti i tempi, ma specialmente nelle età come la nostra, la vera Chiesa non risiede in alcuna delle chiese visibili che ci offrono il triste spettacolo dei loro dissensi, ma nell'unione invisibile di tutte le anime sincere che si sono purificate dall'egoismo naturale e nel culto della carità e della giustizia hanno avuto la rivelazione della verità e la promessa della vita eterna.<ref>Piero Martinetti, ''Breviario spirituale'', Bresci, Torino, 1972, p. 282.</ref>}}
''Gesù Cristo e il Cristianesimo'' fu messo sotto sequestro dalla [[Prefettura italiana|Prefettura]] non appena stampato (1934)<ref>Lettera n. 143, Piero Martinetti a Guido Cagnola, 17 ottobre 1934, in: {{cita|Lettere 2011|pp. 136-138}}.</ref>, come Martinetti scrive a Guido Cagnola:
{{Citazione|Il mio libro venne terminato di stampare il 2 agosto e in tale giorno furono mandati i 3 es.[emplari] al Prefetto. Il 3 di mattina venne il permesso; alle 17 dello stesso giorno esso era ritirato. Per quali influenze? Io non lo so. Così il libro stette due mesi in sospeso: il 10 ottobre giunse (da Roma) il decreto definitivo di sequestro.}}
Nell'opera accusa il cristianesimo di essere diventato una religione dogmatica, oppressiva e antispirituale.<ref>{{Cita web|url=https://www.pangea.news/piero-martinetti-profilo-luca-bistolfi/|titolo=Sia lode a Piero Martinetti, il filosofo che preferiva parlare con il proprio asino piuttosto che con i “colleghi”|autore=Pangea|sito=Pangea|data=2024-03-16|lingua=it|accesso=2024-03-16}}</ref>
Con decreto del 3 dicembre [[1937]] ''Gesù Cristo e il Cristianesimo'', ''Il Vangelo'' e ''Ragione e fede'' furono messi all'[[Indice dei libri proibiti]] della [[Chiesa cattolica]]<ref>Sulla riflessione religiosa di Martinetti vedi Franco Alessio, ''L'idealismo religioso di Piero Martinetti'', Brescia, Morcelliana, 1950 (Tesi di Pavia: relatore [[Michele Federico Sciacca]])</ref>.
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== La nonviolenza ==
L'aspirazione a un superamento della violenza nella natura e nell'umanità, pur nella consapevolezza dell'impossibilità di un suo compimento (se non in una prospettiva [[escatologia|escatologica]], rispetto alla quale non vi sarebbe alcuna certezza), è un elemento importante del pensiero di Martinetti. Lo dimostrano, ad esempio, le centinaia di pagine che, in ''Gesù Cristo e il Cristianesimo'', incrociano e valorizzano il pacifismo cristiano dalle origini al [[Lev Tolstoj|tolstojsmo]] e ad [[Albert Schweitzer]], così come lo dimostra il suo interesse per l'opera del pastore riformato e teologo francese Wilfred Monod (1867-1943), cristiano con propensioni "neo-[[Catarismo|catare]] e fondatore di quella "Fraternité spirituelle des Veilleurs" che ancor oggi pratica una disciplina quotidiana incentrata sulle [[Beatitudini]]. Ma in lui era sempre presente un senso pratico, che nasceva dal disincanto rispetto alla realtà naturale e alle contingenze storiche: quando nel 1938 [[Aldo Capitini]] gli fece visita, a proposito della [[nonviolenza]] Martinetti gli disse: "Forse se discutessi con lei mi convincerei, ma ora come ora le assicuro che se mi fosse detto che con l'uccisione di diecimila persone si estirperebbe il male che c'è in Europa, firmerei la sentenza senza esitazione."<ref>{{cita|Paviolo 2003|p. 120
== La riflessione sugli animali ==
Negli scritti ''La psiche degli animali'' e ''Pietà verso gli animali'', Martinetti sostiene che gli [[animali]], così come gli esseri umani, possiedono [[intelletto]] e [[coscienza (filosofia)|coscienza]], quindi l'[[etica]] non deve limitarsi alla regolazione dei rapporti infraumani, ma deve estendersi a ricercare il benessere e la felicità anche per tutte quelle forme di vita senzienti (cioè provviste di un [[sistema nervoso]]) che come l'uomo sono in grado di provare gioia e dolore:
{{Citazione|Nella relazione sulla psiche degli animali Martinetti tra l'altro affronta il problema dello ''scandalo morale suscitato dall'indifferenza delle grandi religioni positive occidentali di fronte all'inaudita sofferenza degli animali provocata dagli uomini: gli animali hanno una forma dell'intelligenza e della ragione, sono esseri affini a noi, possiamo leggere nei loro occhi l'unità profonda che ad essi ci lega.''<ref>{{cita|Paviolo 2003|p. 28
Martinetti cita le prove di [[intelligenza]] che sanno dare animali come cani e cavalli, ma anche la stupefacente capacità organizzativa delle formiche e di altri piccoli insetti, che l'uomo ha il dovere di rispettare, prestando attenzione a non distruggere ciò che la natura costruisce.
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== La scelta della cremazione ==
Martinetti fu un fautore della [[cremazione]]<ref>"e si conversò a lungo della inumazione e della cremazione (aveva fatto cremare il cadavere della mamma, per avere vicine le sue ceneri)" Aldo Capitini, ''Antifascismo tra i giovani'', Célèbes Trapani, 1966, p. 57.</ref> e una testimonianza "ci dice come Martinetti portasse sempre con sé, in una busta, le ceneri di sua madre."<ref>{{cita|Paviolo 2003|p. 17
== Opere ==
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Dopo questa data, di Martinetti sono stati pubblicati:
* ''Il sistema Sankhya: Studio sulla filosofia indiana
* ''Ragione e fede'', a cura di Italo Sciuto, Gallone, Milano, 1997; a cura di Luca Natali, Morcelliana, Brescia, 2016.
* ''Il Vangelo'', a cura di Alessandro Di Chiara, il nuovo melangolo, Genova, 1998.
Riga 189 ⟶ 190:
* ''Pietà verso gli animali'', a cura di Alessandro Di Chiara, Il nuovo melangolo, Genova, 1999.
* ''La religione di Spinoza. Quattro saggi'', a cura di Amedeo Vigorelli, Ghibli, Milano, 2002.
* ''La
* ''Schopenhauer'', a cura di Mirko Fontemaggi, Il nuovo Melangolo, Genova, 2005.
* ''Breviario spirituale'', a cura di [[Anacleto Verrecchia]], UTET, Torino, 2006.
Riga 195 ⟶ 196:
* ''Sulla teoria della conoscenza in Kant,'' a cura di Luca Natali, Franco Angeli, Milano, 2008
* {{cita libro|autore=Pier Giorgio Zunino (a cura di)|titolo=Piero Martinetti, Lettere (1919-1942)|città=Firenze|editore=Olschki|anno=2011||isbn=9788822260666|cid=Lettere 2011}}<ref>[http://www.liberacittadinanza.it/articoli/l2019eretico-martinetti-italiano-per-caso "L'eretico Martinetti, italiano per caso", Recensione di Raffaele Liucci su ''Il fatto quotidiano'', 6 gennaio 2012] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140924044039/http://www.liberacittadinanza.it/articoli/l2019eretico-martinetti-italiano-per-caso |data=24 settembre 2014 }} sul sito Liberacittadinanza.it</ref>
* ''Gesù Cristo e il Cristianesimo'', prefazione di [[Massimo Cacciari]], Castelvecchi, Roma, 2013; edizione critica a cura di Luca Natali, introduzione di [[Giovanni Filoramo]], Morcelliana, Brescia, 2014
* ''Il Vangelo: un'interpretazione'', Castelvecchi, Roma, 2013
* Baruch Spinoza, ''Etica'', esposizione e commento di Piero Martinetti, Castelvecchi, Roma, 2014.
* ''Il numero'', introduzione di Niccolò Argentieri, Castelvecchi, Roma, 2015.
* {{Cita libro|curatore=Luca Natali|titolo=Le carte di Piero Martinetti|anno=2018|editore=Olschki|città=Firenze|isbn=
* ''Scritti su Spinoza'', a cura di Francesco Saverio Festa, Castelvecchi, Roma, 2020.
Riga 252 ⟶ 253:
* Carlo Terzi, ''Piero Martinetti, la vita e il pensiero originale'', Bergamo, Editrice San Marco, 1966.
* Carlo Terzi, "Lettere inedite di Piero Martinetti", in: ''Giornale di metafisica'', Torino, 1972.
* Amedeo Vigorelli, "Emilio Agazzi e la fortuna di Martinetti", in: AA. VV., ''L'impegno della ragione. Per Emilio Agazzi'', a cura di Mario Cingoli, Marina Calloni, Antonio Ferraro, Unicopli, Milano, 1994, pp.
* {{cita libro|autore=Amedeo Vigorelli|titolo=Piero Martinetti. La metafisica civile di un filosofo dimenticato|città=Milano|editore=Bruno Mondadori|anno=1998|isbn=88-424-9455-0|cid=Vigorelli 1998}}
*
* Amedeo Vigorelli
* Amedeo Vigorelli, (a cura di), "Martinetti: l'eredità contestata. Lettere di Antonio Banfi e Gioele Solari", ''Rivista di storia della filosofia'', 4/2005, pp. 769–89.
* Amedeo Vigorelli, "Plotino, Spinoza, Spir. La reviviscenza neoplatonica nel razionalismo religioso di Piero Martinetti" (Atti del Convegno “Presenza della tradizione neoplatonica nella filosofia del Novecento”, Vercelli, 7-9 giugno 2004), ''AnnuarioFilosofico'', 20/2004, Mursia, Milano, 2005, pp. * Amedeo Vigorelli, ''La nostra inquietudine. Martinetti, Banfi, [[Clemente Rebora|Rebora]], Cantoni, [[Enzo Paci|Paci]], [[Ernesto de Martino|De Martino]], [[Giuseppe Rensi|Rensi]], [[Mario Untersteiner|Untersteiner]], Dal Pra, [[Umberto Segre|Segre]], [[Aldo Capitini|Capitini]]'', Bruno Mondadori, Milano 2007.
* Amedeo Vigorelli, "Martinetti lettore di Spinoza. Il tempo e l'eterno", in: AA. VV., ''Spinoza ricerche e prospettive. Per una storia dello spinozismo in Italia'' (Atti delle Giornate di studio in ricordo di Emilia Giancotti, Urbino, 2-4 ottobre 2002), a cura di D. Bostrenghi e C. Santinelli, Bibliopolis, Napoli, 2007, pp.
* Amedeo Vigorelli, "Piero Martinetti (1872-1943): una apologia della religione civile", in: AA. VV., ''Le due Torino. Primato della religione o primato della politica?'', a cura di Gianluca Cuozzo e Giuseppe Riconda, Trauben, Torino, 2008, pp. 125–33.
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