Comunità ebraica di Naro: differenze tra le versioni
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Ogni comunità infatti aveva i Proti, la sinagoga e il rabbino, pagava la Gesia, cioè la tassa per praticare il proprio culto, come i cristiani l'avevano pagata ai musulmani durante il dominio di questi in Sicilia. Gli Ebrei erano esperti nei lavori in ferro, avevano in mano i commerci, non potevano coltivare la terra per non trasmettere ad essa la maledizione da cui si credevano colpiti, dovevano contribuire alla difesa delle mura cittadine, prestavano denaro ad interesse: proibito ciò ai cristiani per una interpretazione di un passo del Genesi «Tu mangerai il pane guadagnato col sudore della tua fronte », e far fruttare il denaro dato in prestito era considerato «non lavoro», ma pura e semplice usura.
La giudecca si
L'importanza della Giudecca di Naro si evince dalla somma che essa sborsò per concorrere al prestito chiesto nel 1414 dall'infante don Giovanni, allora viceré di [[Sicilia]]. «La giudecca di Naro sborsò onze trenta, come la consorella di Castrogiovanni, le comunità giudaiche di Palermo e Siracusa concorsero per onze centodieci, Girgenti per onze cento, Catania per ottanta; tutte le altre giudecche contribuirono con somme inferiori, da due a venti onze». (Di Giovanni: L'ebraismo in Sicilia - Parte II)
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