Gneo Nevio: differenze tra le versioni

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|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 201 a.C.
|Epoca = -200
|Attività = poeta
|Attività2 = drammaturgo
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== Biografia ==
Nacque tra il 275 e il 270 a.C. in [[Campania antica|Campania]]<ref>[[Aulo Gellio]], ''Notti attiche'', I, 24.</ref>, probabilmente a [[Capua antica|Capua]]<ref name="Pontiggia_63">{{Cita|Pontiggia, Grandi|p. 63|pontiggiagrandi}}.</ref>, che dalla fine delle [[guerre sannitiche]] godeva della [[cittadinanza romana]] senza diritto di voto (''civitas sine suffragio''), tra il 275 e il 270 a.C.. Altre fonti però ne individuano il suo luogo nationatìo nell'antica città di [[Atella (città antica)|Atella]], di preciso nell'area che oggi costituisce la zona di Nevano (da cui appunto prende il nome) del comune di [[Grumo Nevano]] ([[Città metropolitana di Napoli|Napoli]])<ref name="Emilio Rasulo 1928"/>. Era di stirpe [[Popoli italici|italica]] (nella fattispecie [[Osco-Umbri|osca]]) e di condizione libera, a differenza del contemporaneo [[Livio Andronico]], [[Schiavitù nell'antica Roma|schiavo]] d'origine [[Italioti|italiota]]. Militò nelle file dell'[[esercito romano]] durante la [[prima guerra punica]] (264-241)<ref>Aulo Gellio, ''Notti attiche'', XVII, 21, 45.</ref> e fu allora che ebbe occasione di approfondire la conoscenza della cultura siceliota (ma anche magnogreca e greca in generale) militando nel presidio romano di stanza ad Agrigento nel 254 a.C. È probabile che tornando dalla Sicilia portasse con sé copioni greci.<ref>G. Chiarini-F. Mosetti Casaretto, ''Introduzione al teatro latino'', p. 66</ref>.
 
Terminata la guerra, Nevio visse a Roma lavorando come poeta: fece rappresentare la sua prima opera drammatica nel [[235 a.C.]] Le scarse notizie conservate sulla sua vita e l'esiguo numero di frammenti delle sue opere giunte fino ad oggi non permettono di ricostruirne dettagliatamente la vita e le opinioni politiche; si configura tuttavia come un poeta indipendente, che, tramite le sue opere, seppe manifestare pubblicamente la sua opposizione alla classe dominante<ref name="Pontiggia_63" />. È infatti rimasto noto il suo scambio di invettive (''[[altercatio]]'') con la potente famiglia dei [[Metelli]]: alla notizia dell'elezione al [[console (storia romana)|consolato]] scrisse ''[[Fato Metelli Romae fiunt consules]]'', ovvero ''Per la rovina di Roma, i Metelli sono fatti consoli'', oppure ''Per volere del destino i Metelli sono fatti consoli a Roma'' (e dunque senza alcun merito personale). Nevio è stato molto attento a non rendere chiaro l'insulto verso i Metelli, sfruttando il termine Fato, che significa sia sorte sia sfortuna, e il termine "Romae" può essere inteso come locativo o come genitivo. Si conosce anche la risposta data dai Metelli<ref>Cesio Basso, in Grammatici Latini, VI, 266.
</ref>: ''Malum dabunt Metelli Naevio poetae'', ''La mala sorte daranno i Metelli al poeta Nevio'', ma anche "I Metelli daranno una mela al poeta Nevio", giacché "malum" può essere inteso come "mālum", mela, o come "mălum", male, cattiva sorte.
 
In ottemperanza alla [[Leggi delle XII tavole|legge delle XII tavole]] che puniva i ''mala carmina'', nel [[206 a.C.]]<ref name="Pontiggia_63" /> Nevio fu imprigionato ina Roma, dove, dal carcere, scrisse due commedie con le quali faceva ammenda delle offese recate<ref>Aulo Gellio, ''Notti attiche'', III, 3, 15.</ref>; fu dunque liberato grazie all'intervento dei [[tribuno della plebe|tribuni della plebe]], e la sua pena fu commutata in una condanna all'esilio: Nevio morì in Africa durante la seconda guerra punica attorno al [[201 a.C.]]<ref name="Pontiggia_63" />.
 
== Opere letterarie ==
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L'innovazione che Nevio portò nella [[letteratura latina]] fu l'introduzione della ''[[Praetexta|fabula praetexta]]'', tragedia ambientata a Roma (anziché in Grecia). Ne conosciamo due titoli: ''[[Romulus (Nevio)|Romulus]]'' (o ''Lupus'') e ''[[Clastidium (Nevio)|Clastidium]]''. In ''Romulus'' si parla della vicenda di [[Romolo e Remo]]; ''Clastidium'' narra della [[battaglia di Clastidium]] del 222 a.C. vinta da Marcello contro i [[Galli]], vittoria che permise ai romani di conquistare la [[Gallia Cisalpina]].<ref>{{Cita |Pontiggia, Grandi|p. 87|pontiggiagrandi}}.</ref>
 
Nevio scrisse anche sei tragedie cothurnate (di argomento greco) : ''Aesiona'', ''Danae'', ''Equos Troianus'', ''Iphigenia'', ''Hector Proficiscens,'' e ''Lycurgus''. Fra queste, ''Danae'' e ''Equos Troianus -'' con la messa in scena di quest'ultima venne inaugurato il teatro di Pompeo a Roma nel 55 a.C.- ripetono titoli di [[Livio Andronico]]. La tragedia meglio conosciuta è il ''Lycurgus'' di cui ci restano 24 frammenti. Nel ''[[Lycurgus]]'' la storia ruota attorno al [[re di Tracia]] Licurgo (da non confondere con il mitico legislatore spartano) che cacciò dalla sua terra il [[Dio]] [[Bacco]] e le [[Menadi|Baccanti]], provocando l'ira funesta del dio del vino che si vendicò uccidendo il re e incendiando la sua reggia. Il tema era attuale a Roma: il culto di [[Dioniso]] (Bacco per i Romani) che era stato introdotto a Roma, negli ultimi decenni del [[III secolo a.C.]] aveva assunto connotati da rito propiziatorio e orgiastico, vietati da una sentenza del [[senato romano]] ([[senatus consultum de Bacchanalibus]]).
 
=== Commedie ===
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* ''Agrypnuntes'' ("Gli insonni")<ref name=inst/>
* ''Appella''<ref name="CP57">Gian Biagio Conte, Emilio Pianezzola, ''Storia e testi della letteratura latina'', vol. 1, Firenze, Le Monnier, 1988, ISBN 88-00-42192-X</ref>
* ''Ariolus'' ("L'indovino")<ref name=Tamagni>Cesare Tamagni, [http://www.adamoli.org/progetto-ocr/storia-letteraria-italia-01/PAGE0331.HTM ''Storia della letteratura latina''], Milano, [[Francesco Vallardi]], 1874, p. 315</ref>
* ''Astiologa''<ref name=Tamagni/>
* ''Colax'' ("L'adulatore")<ref name=NLLpag.33/><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Marco Molinelli|autore2=|autore3=|anno=2006|titolo=Lingua e stile in Nevio: Il caso di 'exanimabiliter' (Nevio, com. 35R.3)|rivista=Orpheus|volume=|numero=27|pp=92-103|url=https://www.academia.edu/40621019/Lingua_e_stile_in_Nevio_Il_caso_di_exanimabiliter_Nevio_com_35R_3_}}</ref>
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{{vedi anche|Bellum Poenicum}}
 
Il ''[[Bellum Poenicum]]'' è un poema epico che narra della prima guerra punica (264-241 a.C.), scritto in tarda età e considerata la sua opera più importante già in età romana. Dai frammenti rimasti si evince come già Nevio cantasse il viaggio di [[Enea]] da [[Troia]] all'[[Italia]], narrando anche dell'incontro a [[Cartagine]] con [[Didone]]. Il poema è scritto in [[saturnio|versi saturni]], come già l'''[[Odusìa]]'' di [[Livio Andronico]]. Il poema fu diviso in sette libri dall'erudito del [[II secolo a.C.]] [[Gaio Ottavio Lampadione]]. Riguardo allo stile Nevio tende alla concisione con mezzi espressivi semplici ma efficaci.
 
Pare che il nome originale dell'opera fosse ''Carmen belli Poenici ''con riferimento ai carmina in cui si cantavano e si tramandavano oralmente le gesta degli eroi.