Strage di via D'Amelio: differenze tra le versioni

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|didascalia = Via D'Amelio dopo l'attentato
|nazione = ITA
|divamm1 = {{IT-SIC}}
|divamm3 = {{Simbolo|Palermo-Stemma.svg}} [[Palermo]]
|luogo = via [[Mariano D'Amelio]], [[Palermo]]
|data = 19 luglio [[1992]]
|obiettivo = [[Paolo Borsellino]]
|ora = 1617:5900
|evento = Attentato
|arma = esplosivi ([[Semtex]] e [[Trinitrotoluene|TNT]])
|tipo = [[Autobomba]]
|feriti = 24
|esecutori = *[[Salvatore Riina]], [[Bernardo Provenzano]], [[Pietro Aglieri]], [[Francesco Madonia]], [[Giuseppe Calò]], [[Bernardo Brusca]], [[Giovanni Brusca]], [[Filippo Graviano|Filippo]] e [[Giuseppe Graviano]], [[Antonino Geraci]], [[Benedetto Spera]], [[Nino Giuffrè]], [[Michelangelo La Barbera]], [[Salvatore Montalto]] e [[Giuseppe Montalto (mafioso)|Giuseppe Montalto]], [[Clan Motisi|Matteo Motisi]], [[Salvatore Madonia]], [[Giuseppe Farinella]], [[Salvatore Buscemi (mafioso)|Salvatore Buscemi]], [[Mariano Agate]], [[Benedetto Santapaola]], [[Giuseppe Madonia (1946)|Giuseppe "Piddu" Madonia]], [[Matteo Messina Denaro]] (mandanti)
*[[Giuseppe Graviano]], [[Francesco Tagliavia]], [[Lorenzo Tinnirello]], [[Gaspare Spatuzza]], [[Cristofaro Cannella]], [[Raffaele Ganci|Raffaele]], [[Stefano Ganci|Stefano]] e [[Domenico Ganci]], [[Salvatore Cancemi]], [[Giovan Battista Ferrante]], [[Salvatore Biondino]], [[Salvatore Biondo]], [[Salvatore Vitale (mafioso)|Salvatore Vitale]] (esecutori materiali)
|sospetti =
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}}
 
La '''strage di via D'Amelio''' fu un [[attentato]] di stampo [[Terrorismo|terroristico]]-[[Mafia|mafioso]] avvenuto domenica 19 luglio [[1992]], all'altezza del numero civico 2119 di via [[Mariano D'Amelio]] a [[Palermo]], in [[Italia]], in cui persero la vitamorirono il magistrato italiano [[Paolo Borsellino]] e cinque agenti della scorta: [[Agostino Catalano]], [[Emanuela Loi]] (primauna donnadelle prime donne poliziotto italiane a far parte di una scorta e anche prima donna della [[Polizia di Stato]] italiana a cadere in servizio<ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/21/storia-di-emanuela-morta-in-divisa-ventiquattro.html|titolo=STORIA DI EMANUELA MORTA IN DIVISA A VENTIQUATTRO ANNI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=21 luglio 1992|lingua=it|accesso=12 dicembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140222165718/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/21/storia-di-emanuela-morta-in-divisa-ventiquattro.html|dataarchivio=22 febbraio 2014|urlmorto=no}}</ref>), [[Vincenzo Li Muli]], [[Walter White (personaggio)|WalterEddie whiteCosina]] e [[Claudio Traina]]. L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, che al momento dell'esplosione stava parcheggiando una delle auto della scorta.<ref name="vulloexp">L'Espresso, Arianna Giunti, ''[{{cita testo|url=http://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2013/07/18/news/via-d-amelio-ancora-troppi-misteri-1.56776 |titolo=Via D'Amelio, ancora troppi misteri] {{Webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20131204191710/http://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2013/07/18/news/via-d-amelio-ancora-troppi-misteri-1.56776|data=4 dicembre 2013}}'', 18 luglio 2013</ref><ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/21/di-strage-in-strage.html|titolo=DI STRAGE IN STRAGE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=21 luglio 1992|lingua=it|accesso=12 dicembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140222204709/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/21/di-strage-in-strage.html|dataarchivio=22 febbraio 2014|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilpost.it/2017/07/19/paolo-borsellino-attentato/|titolo=paolo-borsellino-attentato|accesso=12 dicembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190306044459/https://www.ilpost.it/2017/07/19/paolo-borsellino-attentato/|dataarchivio=6 marzo 2019|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/editoriali/2018/07/19/la-strage-di-via-damelio-dagli-archivi-ansa_b8bd2b98-e21a-43c0-b5fe-76efa7d571ac.html|titolo=La strage di Via D'Amelio dagli archivi ANSA|data=19 luglio 2018|accesso=12 dicembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190306111444/http://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/editoriali/2018/07/19/la-strage-di-via-damelio-dagli-archivi-ansa_b8bd2b98-e21a-43c0-b5fe-76efa7d571ac.html|urlmorto=no}}</ref>.
 
== Storia ==
=== Precedenti tentativi di attentato ===
[[File:Paolo Borsellino.jpg|thumb|left|[[Paolo Borsellino]], obiettivo dell'attentato.]]
La volontà di [[Cosa nostra|Cosa Nostra]] di uccidere [[Paolo Borsellino]] risalirebbe addirittura ai primi [[Anni 1980|anni '80]], quando il magistrato seguiva le indagini sugli assassini del capitano dei [[carabinieri]] [[Emanuele Basile (carabiniere)|Emanuele Basile]]<ref name=":8" />. Però iI primi tentativi concreti vennero messi in atto a partire dal 1987, quando Borsellino era procuratore capo a [[Marsala]]: infatti il ''boss'' [[Salvatore Riina]] incaricò [[Baldassare Di Maggio]] (reggente del [[Mandamento (cosa nostra)|mandamento]] di [[San Giuseppe Jato]] in assenza di [[Bernardo Brusca]]) di spiare le mosse del magistrato quando trascorreva le vacanze estive nella sua villa al mare a [[Villagrazia di Carini]]<ref name=":11" />. Sempre con l'avallo di Riina, il piano ebbe un ulteriore sviluppo nel 1991: Francesco Messina (detto ''Mastru Ciccio'', reggente del mandamento di [[Mazara del Vallo]], in cui ricadeva il territorio di [[Marsala]]) assegnò il compito di eseguire l'attentato a [[Vito Mazzara]] (capo della Famiglia di [[Valderice]]), utilizzando un [[fucile di precisione]] o un'[[autobomba]] durante il tragitto che il giudice compiva da casa al lavoro<ref>{{Cita libro|nomeautore=Adriano|cognome= Sofri|titolo=Reagì Mauro Rostagno sorridendo|url=https://books.google.it/books?id=YILbCgAAQBAJ&pg=PT37&lpg=PT37&dq=brusca+Borsellino+mazzara&source=bl&ots=55bO-xdPrV&sig=ACfU3U1m89CHcjVu9AbXGDzOHWapgHYaMA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjjod27xpr2AhVvRPEDHQ74DSUQ6AF6BAhIEAI#v=onepage&q=brusca%20Borsellino%20mazzara&f=false|accesso=2022-02-25 febbraio 2023|data=11 luglio 2014-07-11|editore=Sellerio Editore srl|lingua=it|ISBN=978-88-389-3274-8}}</ref><ref name=":10">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/02/01/non-vollero-eliminare-borsellino-per-questo-due.html|titolo=NON VOLLERO ELIMINARE BORSELLINO PER QUESTO I DUE BOSS FURONO UCCISI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1º febbraio 1996|lingua=it|accesso=2022-02-25 febbraio 2022}}</ref>. Tuttavia il progetto incontrò l'opposizione di Vincenzo D'Amico e Francesco Craparotta (rispettivamente capo e vice-capo della [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] di [[Marsala]]), i quali fecero trapelare la notizia all'esterno, facendo così aumentare le misure di sicurezza intorno al magistrato e bloccando di fatto ogni tentativo di attentato (per questo motivo, D'Amico e Craparotta verranno uccisi su ordine di Riina nel 1992)<ref name=":11">{{Cita web|url=http://mafie.blogautore.repubblica.it/2019/06/27/3271/|titolo=Tutti i piani per uccidere Paolo Borsellino|autore=Attilio Bolzoni|sito=Mafie|data=27 giugno 2019|lingua=it|accesso=2022-02-25 febbraio 2022}}</ref><ref name=":10" />.
 
Un altro tentativo stava trovando concreta attuazione nel 1988, quando Borsellino lasciava [[Marsala]] per trascorrere la domenica con i familiari nella sua abitazione di via Cilea a [[Palermo]]: un gruppo di fuoco composto da mafiosi della [[Noce (Palermo)|Noce]] e di [[Porta Nuova (Palermo)|Porta Nuova]] (Francesco Paolo Anzelmo, [[Raffaele Ganci|Raffaele]] e Domenico Ganci, Antonino Galliano, [[Salvatore Cancemi]] e Francesco La Marca) doveva colpirlo con [[Arma da fuoco|armi da fuoco]] mentre usciva da casa per andare a comprare il giornale in [[Edicola (commercio)|edicola]] ma all'ultimo momento venne tutto sospeso perché, dopo un paio di appostamenti intorno all'abitazione, fu accertato che l'agguato non era fattibile<ref name=":118" /><ref name=":811" />.
 
=== La decisione dell'attentato ===
{{Vedi anche|Maxiprocesso di Palermo|Strage di Capaci}}
La decisione di mettere in atto gli attentati contro i giudici [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]] venne presa nel corso di alcune riunioni della "[[Commissione interprovinciale]]" di Cosa Nostranostra, avvenute nei pressi di [[Enna]] tra il settembre-dicembre 1991 e presiedute dal boss [[Salvatore Riina]], nelle quali vennero individuati anche altri obiettivi da colpire<ref name="autogenerato2" /><ref name=":7" />; subito dopo, durante una riunione della "[[Commissione (mafia)|Commissione provinciale]]" svoltasi nel dicembre successivo nella casa di Girolamo Guddo (mafioso di [[Altarello (Palermo)|Altarello di Baida]] e cugino del boss [[Salvatore Cancemi]])<ref>{{Cita web|url=https://gds.it/articoli/cronaca/2011/01/28/mafia-condannato-l-uomo-che-brindo-alla-strage-di-capaci-145058-2897f0f2-bfee-4555-8708-de02126e945f/|titolo=Mafia, condannato l'uomo che brindò alla strage di Capaci|sito=Giornale di Sicilia|data=28 gennaio 2011|lingua=it|accesso=2022-02-18 febbraio 2022}}</ref>, cui parteciparono [[Salvatore Riina]], [[Clan Motisi|Matteo Motisi]], [[Giuseppe Farinella]], [[Giuseppe Graviano]], Carlo Greco, [[Pietro Aglieri]], [[Michelangelo La Barbera]], [[Salvatore Cancemi]], [[Giovanni Brusca]], [[Raffaele Ganci]], [[Nino Giuffrè]], [[Giuseppe Montalto (mafioso)|Giuseppe Montalto]] e Salvatore Madonia<ref name=":8">{{Cita libro|titolo=Sentenza di primo grado del processo "Borsellino quater"|url=https://www.penalecontemporaneo.it/upload/7980-sentenzaborsellinoquater.pdf|accesso=18 febbraio 2022|dataarchivio=11 agosto 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220811154054/https://www.penalecontemporaneo.it/upload/7980-sentenzaborsellinoquater.pdf|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://mafie.blogautore.repubblica.it/2019/08/07/3409/|titolo=Il pentito Giuffré e l'attacco allo Stato|autore=Attilio Bolzoni|sito=Mafie|data=7 agosto 2019|lingua=it|accesso=2022-02-18 febbraio 2022}}</ref>, venne deciso ed elaborato un piano stragista "ristretto", che prevedeva l'assassinio di Falcone e Borsellino, nonché di personaggi rivelatisi inaffidabili, primo fra tutti l'onorevole [[Salvo Lima]] ed altri uomini politici democristiani<ref name=":8" /><ref name=":7" />.
 
In seguito alla sentenza della [[Suprema corte di cassazione|Cassazione]] che confermava gli ergastoli del [[Maxiprocesso di Palermo]] (30 gennaio 1992), avvennero alcune riunioni ristrette della "[[Commissione provinciale]]" (a cui parteciparono Riina, [[Salvatore Biondino]], [[Raffaele Ganci]], [[Giovanni Brusca]], [[Michelangelo La Barbera]], [[Salvatore Cancemi]]) che si tennero sempre a casa di Girolamo Guddo e in cui venne deciso di dare inizio agli attentati: il 12 marzo venne assassinato [[Salvo Lima]], mentre il 23 maggio avvenne la sconvolgente [[strage di Capaci]], in cui rimasero uccisi Falcone, la moglie [[Francesca Morvillo]] e tre agenti di scorta<ref name=":7" />.
 
Nel successivo mese di giugno, nel corso di una riunione tenutasi sempre nell'abitazione di Guddo, Riina manifestò a Biondino, Cancemi e Ganci la propria "premura" di eseguire un attentato nei confronti di Borsellino, evidenziando in particolare a Ganci che "la responsabilità era sua" ede affidando a Biondino "l'incarico di organizzare tutto e fare in fretta"<ref name="autogenerato4:8" /><ref name=":8autogenerato4" />.
 
=== I preparativi ===
[[File:Via d'amelio.jpg|thumb|La via [[Mariano D'Amelio]].]]
Durante la prima settimana di luglio, [[Giuseppe Graviano]] (capo della [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] di [[Brancaccio-Ciaculli|Brancaccio]]) compì un primo sopralluogo in via [[Mariano D'Amelio]] insieme al suo "autista" Fabio Tranchina, chiedendogli di procurare un appartamento nelle vicinanze<ref name=":8" />. La notte dell'[[8 luglio]], [[Gaspare Spatuzza]] e Vittorio Tutino (mafiosi di [[Brancaccio-Ciaculli|Brancaccio]]) rubarono in via Bartolomeo Sirillo una [[Fiat 126]] color amaranto, su incarico di [[Cristofaro Cannella]] (braccio destro di Graviano). L'auto appena rubata venne portata in un magazzino a Brancaccio, dove Spatuzza custodiva anche alcuni fusti di metallo contenenti esplosivo militare del tipo [[Semtex|Semtex-H]] (miscela di [[Tetranitrato di pentaeritrite|PETN]], [[tritolo]] e [[Ciclotrimetilentrinitroammina|T4]]) ricavato da residuati bellici ripescati in mare. L'[[11 luglio]], l'auto venne spostata in un garage a [[Corso dei Mille-Sant'Erasmo|Corso dei Mille]], dove un meccanico di sua fiducia riparò i [[Freno|freni]] e la [[Frizione (meccanica)|frizione]] danneggiati<ref name="autogenerato2:8" /><ref name=":8autogenerato2" />.
 
Sempre l'11 luglio, [[Salvatore Biondino]], insieme ai due cugini omonimi [[Salvatore Biondo]] (detti "il corto" e "il lungo") e a Giovan Battista Ferrante (mafiosi di [[San Lorenzo (UPL di Palermo)|San Lorenzo]]), procedettero alla prova del telecomando e delle trasmittenti che dovevano essere utilizzate nell'attentato (procurate da un commerciante [[incensurato]]) presso Villa Ferreri, una residenza abbandonata del [[XVIII secolo|'700]] nei pressi del quartiere [[Tommaso Natale-Cardillo|Tommaso Natale]] che veniva usata come deposito di armi della "famiglia"<ref name="autogenerato4" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/12/17/suicidio-onore-nell-isola-dei-dannati.html|titolo=SUICIDIO D'ONORE NELL' ISOLA DEI DANNATI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 dicembre 1996|lingua=it|accesso=2022-02-18 febbraio 2022}}</ref><ref name="autogenerato4" />.
 
Tra il 13 e il 14 luglio, [[Raffaele Ganci]] e il figlio Domenico andarono a trovare il nipote Antonino Galliano, impiegato come [[guardia giurata]] presso una filiale della [[Sicilcassa]] e "uomo d'onore" della [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] della [[Noce (Palermo)|Noce]], per incaricarlo di effettuare, la domenica successiva, il pedinamento di Borsellino, come già aveva fatto con Falcone durante la [[strage di Capaci]]<ref name="autogenerato4" />. In quegli stessi giorni, Spatuzza venne convocato da [[Giuseppe Graviano]], che gli diede indicazioni per rubare le [[Targhe d'immatricolazione dell'Italia|targhe]] da apporre sulla [[Fiat 126]]<ref name=":8" />. Inoltre, sempre durante quei giorni, Graviano compì un secondo sopralluogo in via D'Amelio, sempre insieme a Tranchina, chiedendogli se avesse trovato l'appartamento che gli aveva chiesto in precedenza: alla sua risposta negativa, Graviano ebbe a dire che "allora si sarebbe messo comodo nel giardino"<ref name=":8" />.
 
Il 16 luglio, [[Giovanni Brusca]] si mise a disposizione di Biondino per l'attentato ma lui gli disse di essere già "sotto lavoro" e di non avere bisogno del suo aiuto<ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/10/palermo-brusca-conferma-la-trattativariina-me-ne-parlo-prima-di-via-damelio/163228/|titolo=Palermo, Brusca conferma la trattativa"Riina me ne parlò prima di via D'Amelio""|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2011-10-10 ottobre 2011|lingua=it-IT|accesso=2022-02-18 febbraio 2022}}</ref>. Lo stesso giorno, Biondino intimò a Ferrante di non allontanarsi da [[Palermo]] la domenica successiva per andare al mare poiché ci sarebbe stato "del da fare"<ref name="autogenerato4" />. Due giorni dopo anche Ganci informò Cancemi che l'attentato sarebbe avvenuto domenica durante una visita del magistrato alla madre e che Biondino aveva già messo a punto ogni dettaglio per l’esecuzione<ref name="autogenerato4" />.
 
La mattina del 18 luglio, Spatuzza e Tutino andarono a comprare da un elettrauto a Corso dei Mille due [[Batteria piombo-acido|batterie]] per auto e un'antennina da collocare sull'autobomba; poi, nel primo pomeriggio, andarono a lasciare la [[Fiat 126]] e l'attrezzatura acquistata in un garage di via Villasevaglios, dove notarono la presenza di [[Francesco Tagliavia]], Lorenzo Tinnirello (entrambi mafiosi di [[Corso dei Mille-Sant'Erasmo|Corso dei Mille]]) e di una terza persona rimasta sconosciuta<ref name="autogenerato2" />, ma andarono via subito dopo la consegna<ref name=":8" />. Nello stesso pomeriggio, Spatuzza e Tutino rubarono anche le targhe da un'altra [[Fiat 126]] nella carrozzeria di Giuseppe Orofino a Corso dei Mille e, successivamente, Spatuzza consegnò le targhe a Graviano presso il [[maneggio]] dei fratelli Salvatore e Nicola Vitale (mafiosi di [[Roccella-Acqua dei Corsari|Roccella]]; Salvatore Vitale abitava in via D'Amelio e quindi spiava i movimenti di Borsellino<ref name=":9" />)<ref name=":8" />. Sempre nella giornata del 18 luglio, Biondino diede a Ferrante un bigliettino su cui era annotato un numero di [[Telefono cellulare|cellulare]] (che risultò essere utilizzato da [[Cristofaro Cannella]]) al quale comunicare gli spostamenti di Borsellino e gli diede appuntamento per la mattina successiva<ref name="autogenerato4" />.
 
=== Gli appostamenti ===
Alle prime ore del mattino del 19 luglio, Tranchina accompagnò Graviano (che aveva pernottato a casa sua) ada un appuntamento che aveva con Cristofaro Cannella e poi andò al mare con i suoi familiari, lasciandoli insieme per tutta la giornata<ref name=":8" />. Alle ore 07:00 del mattino, i mafiosi delle Famiglie della [[Noce (Palermo)|Noce]], [[Porta Nuova (Palermo)|Porta Nuova]] e [[San Lorenzo (UPL di Palermo)|San Lorenzo]] iniziarono il "pattugliamento" intorno a via Cilea (dove abitava Borsellino) e a via D'Amelio: una prima autovettura con a bordo Biondino e Biondo "il lungo", una seconda con Cancemi e [[Raffaele Ganci]] mentre Galliano, Ferrante e i fratelli Domenico e [[Stefano Ganci]] si muovevano singolarmente, a volte anche a piedi<ref name=":8" /><ref name="autogenerato4" />.
 
Siccome il magistrato non si recò dalla madre in mattinata ma andò con la famiglia nella villa al mare a [[Villagrazia di Carini]], il pedinamento venne sospeso e riprese nel primo pomeriggio, senza la presenza di Galliano, che andò al lavoro, mentre Ganci e Cancemi si recarono ad attendere l'esito dell'attentato a casa di un loro fiancheggiatore<ref name="autogenerato4" />. Alle ore 16:52 Ferrante, che si trovava in una traversa di [[Vialeviale della Regione Siciliana]], chiamò da una [[cabina telefonica]] il numero annotato sul bigliettino, segnalando il passaggio delle tre auto blindate di scorta che stavano portando Borsellino in via D'Amelio<ref name="autogenerato4" />.
 
=== La strage ===
[[File:Strage di Via d'Amelio.jpg|thumb|left|Un'immagine di via D'Amelio poco dopo l'attentato|alt=]]
Il 19 luglio 1992, alle ore 16:58, la [[Fiat 126]] rubata contenente circa 90 chilogrammi di [[Semtex|Semtex-H]]<ref>{{Cita web |url=http://www.ipezzimancanti.it/download/Borsellino%201%20cassazione.pdf |titolo=Sentenza Corte di Cassazione - Sezione I Penale (pag. 3) |accesso=24 marzo 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140324064514/http://www.ipezzimancanti.it/download/Borsellino%201%20cassazione.pdf|urlmorto=no }}</ref><ref>[{{cita testo|url=http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Strage-del-rapido-904-il-consulente-del-pm-esplosivo-lo-stesso-di-via-DAmelio-a7e3cfaf-d9fb-43b8-aac4-387bd95de0ce.html?refresh_ce |titolo=Strage del rapido 904, il consulente del pm: "L'esplosivo è lo stesso di via D'Amelio"] {{Webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20141216213056/http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Strage-del-rapido-904-il-consulente-del-pm-esplosivo-lo-stesso-di-via-DAmelio-a7e3cfaf-d9fb-43b8-aac4-387bd95de0ce.html?refresh_ce |data=16 dicembre 2014 }} Rainews.it</ref> telecomandati a distanza (probabilmente da dietro un muretto in fondo alla strada o da un [[condominio]] in costruzione nelle vicinanze<ref name="autogenerato2" />), venne fatta esplodere in via [[Mariano D'Amelio]] al civico 21 a [[Palermo]], uccidendo Borsellino e i cinque agenti della scorta [[Emanuela Loi]], [[Agostino Catalano]], [[Vincenzo Li Muli]], [[Walter Eddie Cosina]] e [[Claudio Traina]], sotto il palazzo dove all'epoca abitavano Maria Pia Lepanto e [[Rita Borsellino]] (rispettivamente madre e sorella del magistrato), presso ledalle quali il giudice quella domenica si era recato in visita; il giudice quella domenica<ref name=autogenerato1>{{Cita news|autore=Giovanni Bianconi|url=http://www.corriere.it/cronache/09_aprile_22/pentito_stragi_antimafia_bianconi_6cf4e8ee-2efe-11de-89c1-00144f02aabc.shtml|titolo=Il pentito e le stragi. La nuova verità che agita l'antimafia|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=22 aprile 2009|accesso=17 marzo 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110127115912/http://www.corriere.it/cronache/09_aprile_22/pentito_stragi_antimafia_bianconi_6cf4e8ee-2efe-11de-89c1-00144f02aabc.shtml|dataarchivio=27 gennaio 2011|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita|Di Giovacchino||Di Giovacchino, 2003}}</ref>. lL'agente sopravvissuto AntoninoAntonio Vullo descrisse così l'esplosione: «Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l'auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l'inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L'onda d'urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c'erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto [...]».<ref name="vulloexp" />
 
[[File:Emanuela Loi.jpg|thumb|[[Emanuela Loi]], prima agente donna della [[Polizia di Stato]] a restare uccisa in servizio.]]
Lo scenario descritto dal personale della locale Squadra Mobile giunto sul posto parlò di «decine di auto distrutte dalle fiamme, altre che continuano a bruciare, proiettili che a causa del calore esplodono da soli, gente che urla chiedendo aiuto, nonché alcuni corpi orrendamente dilaniati».<ref name="vulloexp" /><ref>{{Cita news|url=http://www.ipezzimancanti.it/download/Borsellino%20primo%20rapporto%20ps.pdf|titolo=Primo rapporto della squadra mobile di Palermo sulla strage di via d'Amelio|pubblicazione=|accesso=11 settembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141014112308/http://www.ipezzimancanti.it/download/Borsellino%20primo%20rapporto%20ps.pdf|dataarchivio=14 ottobre 2014|urlmorto=sì}}</ref>. L'esplosione causò inoltre, collateralmente, danni gravissimi agli edifici ed esercizi commerciali della via, danni che ricaddero sugli abitanti.<ref>[{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/19/gli_abitanti_cortei_non_pagano_co_0_9307191842.shtml |titolo=gli abitanti: cortei e Tv ma non ci pagano i danni] {{Webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20131203021900/http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/19/gli_abitanti_cortei_non_pagano_co_0_9307191842.shtml |data=3 dicembre 2013 }} Corriere della Sera, 19 luglio 1993.</ref> Sul luogo della strage, pochi minuti dopo il fatto, giunse immediatamente il deputato ed ex-giudice [[Giuseppe Ayala]] che abitava nelle vicinanze.<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/23/siamo-stati-sfrattati-dalla-mafia.html?ref=search |titolo=SIAMO STATI SFRATTATI DALLA MAFIA|accesso=30 gennaio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140219090822/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/23/siamo-stati-sfrattati-dalla-mafia.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>
 
Gli agenti di scorta ebbero a dichiarare che la via D'Amelio era considerata una strada pericolosa in quanto molto stretta, tanto che, come rivelato in una intervista rilasciata alla [[Rai]] da [[Antonino Caponnetto]], era stato chiesto alla Questura di [[Palermo]] di vietare il parcheggio di veicoli davanti alla casa, richiesta rimasta però senza seguito<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Intervista ad Antonino Caponnetto|lingua=it-IT|accesso=2022-02-28 febbraio 2022|url=https://www.youtube.com/watch?v=_0Ib_p9OQhA}}</ref>. Rimase inoltre tristemente celebre l'amareggiato commento di Caponnetto alle telecamere poco dopo aver visto la salma di Borsellino, in cui disse disperato «È finito tutto!», stringendo le mani del giornalista Rai Gianfranco D’Anna che poneva la domanda.<ref>{{cita web|url=http://video.huffingtonpost.it/cronaca/caponnetto-al-funerale-di-borsellino-e-tutto-finito-non-c-e-piu-niente-da-fare/2184/2183|titolo=Caponnetto al funerale di Borsellino: "È tutto finito. Non c'è più niente da fare".|sito=video.huffingtonpost.it|editore=[[HuffPost]]|data=7 settembre 2014|accesso=19 luglio 2018}}</ref>
 
=== Reazioni ===
{{Vedi anche|Operazione Vespri siciliani|Articolo 41-bis}}
[[File:Andò Vespri Siciliani.jpg|thumb|left|L'allora ministro della difesa [[Salvo Andò]] passa in rassegna le truppe impegnate nell'[[operazione Vespri siciliani]].]]
In risposta alla strage, che avvenne a soli 57 giorni di distanza da [[Strage di Capaci|quella di Capaci]], la notte del 19 luglio l'allora Ministro della giustizia [[Claudio Martelli]] firmò d'urgenza l'applicazione del regime di carcere duro ([[Articolo 41-bis|art. 41 bis]] dell'[[Ordinamento penitenziario italiano|Ordinamentoordinamento penitenziario]]) nei confronti di circa trecento detenuti per reati di [[Mafia in Italia|mafia]], [['Ndrangheta|'ndrangheta]] e [[camorra]], di cui dispose anche il trasferimento in blocco nei penitenziari dell'[[Carcere dell'Asinara|Asinara]] e di [[Isola di Pianosa (Toscana)|Pianosa]] per limitarne al minimo i contatti con l'esterno<ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/sinistra-allegger-carcere-i-boss.html|titolo="La sinistra alleggerì il carcere per i boss"|sito=ilGiornale.it|data=2011-12-11 dicembre 2011|lingua=it|accesso=3 febbraio 2022-02-03}}</ref>.
 
Il 21 luglio, nella [[Cattedrale di Palermo]], si svolsero i funerali dei cinque agenti di scorta uccisi, ai quali partecipò l'intera popolazione cittadina e furono caratterizzati da feroci proteste: 4000 agenti vennero chiamati per mantenere l'ordine e furono contestati dalla folla poiché impedirono l'accesso alla Cattedrale e, al grido "Fuori la mafia dallo Stato", non furono risparmiati nemmeno i rappresentanti dello Stato presenti, compreso il neopresidente della Repubblica Italiana [[Oscar Luigi Scalfaro]], che fu costretto a uscire da una porta secondaria al termine della messa tra spintoni, calci e pugni, mentre il Capo della polizia [[Vincenzo Parisi]] venne addirittura colpito da uno schiaffo nella calca<ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/derived/1992/07/22/issue_full.pdf|titolo=Quotidiano L'Unità del 22 luglio 1992}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/22/io-dimettermi-no-non-faccio-regali.html|titolo=' IO DIMETTERMI? NO, NON FACCIO REGALI ALLA MAFIA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2 febbraio 2022-02-02}}</ref>.
 
Pochi giorni dopo, il 24 luglio, circa 10.000 persone parteciparono ai funerali privati di Borsellino, celebrati nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, disadorna e periferica, dove il giudice era solito sentir messa, quando poteva, nelle domeniche di festa. I familiari del giudice rifiutarono il rito di Stato: la moglie Agnese, infatti, accusava il governo di non aver saputo proteggere il marito, e volle una cerimonia privata senza la presenza dei politici<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/25/ultimo-atto-amore-di-una-famiglia.html|titolo=ULTIMO ATTO D'AMORE DI UNA FAMIGLIA GIUSTA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2 febbraio 2022-02-02}}</ref>. L'orazione funebre fu pronunciata da [[Antonino Caponnetto]], il vecchio giudice che aveva diretto l'ufficio di Falcone e Borsellino: «Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi»<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/25/paolo-ti-giuro-vinceremo.html|titolo=' PAOLO TI GIURO, VINCEREMO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2 febbraio 2022-02-02}}</ref>.
 
In quegli stessi giorni, otto [[Sostituto procuratore|sostituti procuratori]] della Procura di Palermo ed ex colleghi del magistrato ucciso ([[Roberto Scarpinato]], [[Antonio Ingroia]], Alfredo Morvillo, Teresa Principato, Ignazio De Francisci, Vittorio Teresi, Giovanni Ilarda e Nino Napoli) minacciarono le dimissioni di massa in segno di protesta contro il procuratore capo [[Pietro Giammanco]], al quale veniva addebitata la responsabilità di avere progressivamente isolato Falcone e Borsellino<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/24/scalfaro-ci-dispiace-ma-noi-ce.html|titolo=' SCALFARO, CI DISPIACE MA NOI CE NE ANDIAMO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=3 febbraio 2022-02-03}}</ref>. Quella clamorosa presa di posizione innescò un conflitto interno alla Procura che costrinse il [[Consiglio superiore della magistratura]] a intervenire e indusse il procuratore Giammanco a chiedere il trasferimento (verrà sostituito qualche mese dopo da [[Gian Carlo Caselli]])<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/07/24/inchiesta-del-csm-tutta-la-procura.html|titolo=INCHIESTA DEL CSM TUTTA LA PROCURA È CONVOCATA A ROMA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=3 febbraio 2022-02-03}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/11/24/Politica/CSM-PIETRO-GIAMMANCO-APPENDE-LA-TOGA-AL-CHIODO_182000.php|titolo=CSM: PIETRO GIAMMANCO APPENDE LA TOGA AL CHIODO|sito=www1.adnkronos.com|accesso=3 febbraio 2022-02-03}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2018/12/02/news/palermo_morto_pietro_giammanco_procuratore_nella_stagione_dei_veleni-213200127/|titolo=Palermo, morto Pietro Giammanco procuratore nella stagione dei veleni|sito=la Repubblica|data=2 dicembre 2018-12-02|lingua=it|accesso=3 febbraio 2022-02-03}}</ref>.
 
Quello stesso 24 luglio, mentre a Palermo si svolgevano i funerali di Borsellino, il [[Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Consiglio dei ministri]] presieduto da [[Giuliano Amato]], con il [[decreto-legge]] n. 349 del 25 luglio 1992, dava il via alla cosiddetta "[[Operazione Vespri siciliani]]", che autorizzava l'invio di circa 7000 militari in Sicilia per operazioni di sicurezza e controllo del territorio e di prevenzione di delitti di criminalità organizzata, e conferiva al personale militare alcune funzioni proprie della qualifica di ufficiali e [[agenti di pubblica sicurezza]].<ref>[{{cita testo|url=https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/07/25/092G0394/sg |titolo=www.gazzettaufficiale.it]}}</ref> Il [[7 agosto]] successivo, il [[Parlamento italiano|Parlamento]] convertì in legge, senza modifiche, il [[decreto-legge]] 8 giugno 1992, n. 306 detto "[[Vincenzo Scotti|Scotti]]-[[Claudio Martelli|Martelli]]" che inaspriva le prescrizioni dell'[[articolo 41 -bis]] in tema di "carcere duro" riservato ai detenuti per reati di [[mafia]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/08/07/il-decreto-antimafia-legge-al-senato.html|titolo=IL DECRETO ANTIMAFIA È LEGGE AL SENATO LO VOTA ANCHE IL PDS - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=3 febbraio 2022-02-03}}</ref>.
 
== Indagini e processi ==
=== Prime indagini e il processo "Borsellino uno" ===
Le prime indagini sulla strage di via dD'Amelio vennero coordinate dal Procuratore capo di [[Caltanissetta]] [[Giovanni Tinebra]] e dai sostituti procuratori [[Ilda Boccassini]] e Fausto Cardella (cui si aggiunsero negli anni successivi i sostituti [[Annamaria Palma]], [[Nino Di Matteo]] e Carmelo Petralia)<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/07/31/strage-borsellino-mafioso-in-manette.html|titolo=STRAGE BORSELLINO MAFIOSO IN MANETTE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=31 luglio 1993|lingua=it|accesso=15 maggio 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/03/depistaggio-via-damelio-nino-di-matteo-non-fu-solo-strage-di-mafia-lagenda-rossa-di-borsellino-non-e-sparita-per-mano-dei-boss-ci-siamo-scontrati-con-reticenze-istituzionali-bestiali/5693536/|titolo=Depistaggio via D'Amelio, Nino Di Matteo: "Non fu solo strage di mafia. L'agenda rossa di Borsellino non è sparita per mano dei boss. Ci siamo scontrati con reticenze istituzionali bestiali"|sito=Il Fatto Quotidiano|data=3 febbraio 2020|lingua=it|accesso=15 maggio 2021}}</ref>. Fu così che nel settembre [[1992]] il gruppo investigativo della [[Polizia di Stato]] denominato "Falcone-Borsellino"<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/07/20/il-superpoliziotto-le-stragi-vi-racconto.html|titolo=IL SUPERPOLIZIOTTO E LE STRAGI ' VI RACCONTO LA GRANDE CACCIA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=20 luglio 1994|lingua=it|accesso=27 febbraio 2022}}</ref> e guidato dal capo della [[Squadra mobile]] di [[Palermo]] [[Arnaldo La Barbera]] riuscì a individuare e arrestare i pregiudicati Salvatore Candura e [[Vincenzo Scarantino]] (due balordi della [[Guadagna]] con precedenti penali per [[rapina]], spaccio di droga e [[violenza sessuale]])<ref>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/09/30/una-pistola-13-anni-un-boss-per.html?ref=search|titolo=UNA PISTOLA A 13 ANNI E UN BOSS PER COGNATO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=30 settembre 1992|lingua=it|accesso=30 gennaio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140219091820/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/09/30/una-pistola-13-anni-un-boss-per.html?ref=search|dataarchivio=19 febbraio 2014|urlmorto=no}}</ref>, i quali si autoaccusarono del furto della [[Fiat 126]] utilizzata nell'attentato: tale circostanza venne confermata dal detenuto Francesco Andriotta, il quale era stato compagno di cella di Scarantino nel carcere di [[Busto Arsizio]] e aveva riferito agli inquirenti di avere ricevuto confidenze dallo stesso Scarantino sull'esecuzione della strage; in particolare Scarantino dichiarò di avere ricevuto l'incarico del furto della [[Fiat 126]] dal cognato Salvatore Profeta (mafioso della Guadagna, morto nel [[2018]]<ref>{{Cita web|url=http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2018/09/19/morto-boss-mafioso-salvatore-profeta_9d7720a5-9fc4-4a54-b250-2c0603db8d17.html|titolo=Morto boss mafioso Salvatore Profeta|sito=ansa.it|data=19 settembre 2018|lingua=it|accesso=19 settembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180919233308/http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2018/09/19/morto-boss-mafioso-salvatore-profeta_9d7720a5-9fc4-4a54-b250-2c0603db8d17.html|dataarchivio=19 settembre 2018|urlmorto=no}}</ref>) e di avere portato l'auto rubata nell'officina di Giuseppe Orofino, dove venne preparata l'[[autobomba]]; inoltre Scarantino accusò un gruppo di fuoco del "[[Mandamento (mafia)|mandamento]]" di [[Santa Maria di Gesù (Palermo)|Santa Maria di Gesù]]-[[Oreto-Guadagna|Guadagna]] ([[Pietro Aglieri]], lo stesso Salvatore Profeta, Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso, Cosimo Vernengo, Gaetano Murana, Gaetano Scotto, Lorenzo Tinnirello e Francesco Tagliavia) di essere gli esecutori della strage di via dD'Amelio e riferì di avere assistito per caso a una riunione ristretta della "[[Commissione (mafia)|Commissione]]" nella villa del mafioso Giuseppe Calascibetta, dove venne decisa l'uccisione di Borsellino.<ref name=autogenerato1 /><ref name=SCARANTINO>{{Cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/05/25/fui-io-procurare-autobomba.html?ref=search|titolo=FUI IO A PROCURARE L'AUTOBOMBA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=25 maggio 1995|lingua=it|accesso=3 febbraio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221055854/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/05/25/fui-io-procurare-autobomba.html?ref=search|urlmorto=no}}</ref>
 
In un successivo interrogatorio, Scarantino dichiarò che alla riunione nella villa di Calascibetta erano presenti anche [[Salvatore Cancemi]] e [[Gioacchino La Barbera]], entrambi diventati collaboratori di giustizia, i quali però negarono la circostanza e, durante i confronti dinanzi ai pubblici ministeri, accusarono Scarantino di dire falsità nelle sue dichiarazioni<ref name=SCARANTINO /><ref name=autogenerato2>{{Cita news|url=http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/Reso.steno.26.3.2012Int..pdf|titolo=Audizione del procuratore Sergio Lari dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia - XVI LEGISLATURA|pubblicazione=|accesso=30 gennaio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131029192933/http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/Reso.steno.26.3.2012Int..pdf|dataarchivio=29 ottobre 2013|urlmorto=sì}}</ref><ref name=SCARANTINO />. Tali dichiarazioni portarono al primo troncone del processo per la strage di via dD'Amelio (denominato "Borsellino uno"), che iniziò nell'ottobre [[1994]] e vedeva imputati Scarantino, Salvatore Profeta, Giuseppe Orofino e Pietro Scotto (tecnico telefonico e fratello del mafioso Gaetano, accusato dagli inquirenti di aver manomesso gli impianti telefonici del palazzo di via D'Amelio per intercettare le telefonate della madre del giudice Borsellino al fine di conoscere i movimenti del magistrato).<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/28/era-lui-spiare-borsellino.html?ref=search |titolo=' ERA LUI A SPIARE BORSELLINO... - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=28 maggio 1993|lingua=it|accesso=3 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221061705/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/05/28/era-lui-spiare-borsellino.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>
 
Durante le udienze, gli avvocati difensori chiamarono a testimoniare un [[transessualitàTransessualità|transessuale]] e due [[travestitismo|travestiti]] che affermavano di avere avuto una relazione con Scarantino, al fine di screditarne le dichiarazioni;<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/11/01/scarantino-omosessuale.html?ref=search |titolo=' SCARANTINO È OMOSESSUALE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1º novembre 1995|lingua=it|accesso=3 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221061238/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/11/01/scarantino-omosessuale.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>; nel luglio [[1995]] Scarantino ritrattò le sue accuse nel corso di un'intervista telefonica trasmessa da [[Studio Aperto]], dichiarando di avere accusato degli innocenti.<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/07/27/ho-detto-bugie-il-pentito-ritratta.html?ref=search |titolo=' HO DETTO BUGIE' IL PENTITO RITRATTA MA È UN GIALLO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=27 luglio 1995|lingua=it|accesso=3 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221061441/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/07/27/ho-detto-bugie-il-pentito-ritratta.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>. Tuttavia i giudici non ritennero veritiera tale ritrattazione e nel [[1996]] la [[Corte d'assise (Italia)|Corte d'Assise]] di [[Caltanissetta]], presieduta dal giudice Renato Di Natale, condannò in primo grado Profeta, Orofino e Scotto all'[[ergastolo]] mentre Scarantino a diciotto anni di carcere.<ref name=autogenerato3>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/12/19/borsellino-condanne-confermate.html?ref=search |titolo=Borsellino condanne confermate - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=19 dicembre 2000|lingua=it|accesso=3 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221061443/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/12/19/borsellino-condanne-confermate.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>. Nel gennaio [[1999]] la [[Corte d'assise d'appello]] di [[Caltanissetta]], presieduta da Giovanni Marletta, giudicò inattendibile Scarantino perché smentito dalle dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Giovan Battista Ferrante<ref name=":0">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/11/23/la-procura-di-caltanissetta-ascolta-il-vicequestore.html|titolo=La Procura di Caltanissetta ascolta il vicequestore Genchi - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=23 novembre 2001|lingua=it|accesso=6 novembre 2020}}</ref>, assolvendo Pietro Scotto mentre la condanna di Orofino venne ridotta a nove anni, derubricandola in [[favoreggiamentoFavoreggiamento personale|favoreggiamento]]; la condanna all'[[ergastolo]] per Profeta e quella a diciotto anni per Scarantino vennero invece confermate<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/01/24/borsellino-due-assolti.html?ref=search |titolo=Borsellino, due assolti - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=24 gennaio 1999|lingua=it|accesso=3 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221060405/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/01/24/borsellino-due-assolti.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>. Nel dicembre [[2000]] tali condanne e l'assoluzione di Scotto vennero confermate dalla [[Corte di Cassazionecassazione]].<ref name=autogenerato3 />
 
=== Borsellino ''bis'' ===
Nel gennaio [[1996]] vennero rinviati a giudizio [[Salvatore Riina]], [[Pietro Aglieri]], Carlo Greco, Giuseppe Calascibetta, [[Giuseppe Graviano]] e [[Salvatore Biondino]] (accusati da Scarantino di aver partecipato alla riunione in casa di Calascibetta in cui venne decisa l'uccisione di Borsellino) ma anche [[Francesco Tagliavia]], Cosimo Vernengo, Natale ed Antonino Gambino, Giuseppe La Mattina, Lorenzo Tinnirello, Gaetano Murana, Gaetano Scotto, Giuseppe Urso, Salvatore Tomaselli, Giuseppe Romano e Salvatore Vitale (accusati sempre da Scarantino di essersi occupati della preparazione dell'autobomba e del trasferimento della stessa sul luogo dell'attentato), i quali figurarono imputati nel secondo filone del processo per la strage di via dD'Amelio (denominato "Borsellino bis"), che iniziò il 14 maggio dello stesso anno.<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/01/06/riina-altri-17-giudizio-per-via.html?ref=search |titolo=RIINA E ALTRI 17 A GIUDIZIO PER VIA D'AMELIO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=6 gennaio 1996|lingua=it|accesso=3 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221064143/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/01/06/riina-altri-17-giudizio-per-via.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>. Nel settembre [[1998]], durante un'udienza, Scarantino ritrattò pubblicamente tutte le sue accuse, sostenendo di avere subito maltrattamenti durante la sua detenzione nel [[Isola di Pianosa (Toscana)|carcere di Pianosa]] e di essere stato costretto a collaborare dal questore La Barbera.<ref>{{Cita web |url=http://www.repubblica.it/online/fatti/brusc/scara/scara.html?ref=search |titolo=Scarantino ritratta: "Su Borsellino ho mentito"|sito=repubblica.it|data=15 settembre 1998|lingua=it|accesso=4 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221182435/http://www.repubblica.it/online/fatti/brusc/scara/scara.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>
 
Tuttavia i giudici non credettero nuovamente a questa ennesima ritrattazione e nel 1999 la [[Corte d'assise (Italia)|Corte d'Assise]] di [[Caltanissetta]], presieduta dal giudice Pietro Falcone, condannò in primo grado [[Salvatore Riina]], [[Pietro Aglieri]], [[Salvatore Biondino]], Carlo Greco, [[Giuseppe Graviano]], [[Gaetano Scotto]] e [[Francesco Tagliavia]] all'[[ergastolo]] mentre Giuseppe Calascibetta, Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Lorenzo Tinnirello, Giuseppe Urso, Cosimo Vernengo e Salvatore Vitale vennero condannati a dieci anni di carcere per [[associazione mafiosa]] ma assolti dal reato di strage; stessa cosa per Antonino Gambino, Gaetano Murana e Salvatore Tomaselli, che però furono condannati a otto anni; l'unico assolto fu Giuseppe Romano.<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/02/14/borsellino-bis-sette-ergastoli-credibile-il-pentito.html?ref=search |titolo=Borsellino bis, sette ergastoli Credibile il pentito Scarantino - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=14 febbraio 1999|lingua=it|accesso=4 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221182432/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/02/14/borsellino-bis-sette-ergastoli-credibile-il-pentito.html?ref=search|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/14/Via_Amelio_sette_ergastoli_co_0_9902143059.shtm|titolo=Via D'Amelio, sette ergastoli|sito=Corriere.it|data=14 febbraio 1999|lingua=it|accesso=15 febbraio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110520042332/http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/14/Via_Amelio_sette_ergastoli_co_0_9902143059.shtml|urlmorto=no}}</ref>
 
Durante il processo d'appello, venne acquisita anche la testimonianza del collaboratore di giustizia Calogero Pulci (ex mafioso di [[Sommatino]] e uomo di fiducia del ''boss'' [[Giuseppe Madonia (1946)|Giuseppe "Piddu" Madonia]]), il quale dichiarò che Gaetano Murana gli avrebbe confidato in carcere di aver partecipato alle fasi esecutive della strage, confermando così le dichiarazioni di Scarantino;<ref name=autogenerato2 /><ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/30/sbugiardato-un-altro-pentito.html?ref=search |titolo=Sbugiardato un altro pentito - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=30 ottobre 2011|lingua=it|accesso=4 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141104214113/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/30/sbugiardato-un-altro-pentito.html?ref=search |dataarchivio=4 novembre 2014 |urlmorto=no }}</ref>; inoltre nell'udienza del 23 maggio [[2001]] testimoniò anche il vicequestore [[Gioacchino Genchi]] (ex membro del gruppo investigativo "Falcone-Borsellino" del dirigente [[Arnaldo La Barbera]]), che avanzò l'ipotesi secondo cui il telecomando che provocò l'esplosione venne azionato dal [[castello Utveggio]], sul [[monte Pellegrino]], dove secondo le sue indagini si trovava una sede distaccata del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica|SISDE]], notizia che risultò falsa.<ref name=":0" /><ref>Continua ad adombrarla la frase: "In via D'Amelio c'entrano i servizi che si trovano a [[Castello Utveggio]] e che dopo cinque minuti dall'attentato sono scomparsi", attribuita ad un imputato del processo per la trattativa Stato-mafia da due agenti di scorta presenti alla trasmissione della seduta del 31 maggio [[2013]], secondo [{{cita testo|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/30/trattativa-le-confessioni-di-riina-agli-agenti-del-gom-mi-fece-arrestare-provenzano/2872632/ |titolo=''Trattativa, le "confessioni" di Riina agli agenti del Gom: "Il mio arresto? Colpa di Provenzano e Ciancimino", ''Fatto quotidiano'', |sito=ilfattoquotidiano.it|data=30 giugno 2016] {{Webarchive|urllingua=it|accesso=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160701124840/http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/30/trattativa-le-confessioni-di-riina-agli-agenti-del-gom-mi-fece-arrestare-provenzano/2872632/ |data=1 luglio 2016 }}.</ref><ref name=":0" />. Infine nel marzo [[2002]] la [[Corte d'assise d'appello]] di [[Caltanissetta]], presieduta da Francesco Caruso, giudicò attendibile Pulci, condannando all'ergastolo per il reato di strage anche Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Lorenzo Tinnirello, Giuseppe Urso e Gaetano Murana, che in primo grado erano stati invece assolti da questa accusa; vennero anche confermati gli ergastoli inflitti a [[Salvatore Riina]], [[Pietro Aglieri]], [[Salvatore Biondino]], Carlo Greco, [[Giuseppe Graviano]], [[Gaetano Scotto]] e [[Francesco Tagliavia]] e le condanne a dieci anni di carcere per Giuseppe Calascibetta e Salvatore Vitale, quelle a otto anni per Salvatore Tomaselli e Antonino Gambino, nonché l'assoluzione per Giuseppe Romano.<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/03/19/borsellinobis-ergastoli-confermati-maxi-risarcimento-da-300.html?ref=search |titolo=Borsellino bis, ergastoli confermati maxi risarcimento da 300 mila euro - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=19 marzo 2002|lingua=it|accesso=6 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221185157/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/03/19/borsellinobis-ergastoli-confermati-maxi-risarcimento-da-300.html?ref=search|urlmorto=no}}</ref>. Nel luglio [[2003]] tali condanne e l'assoluzione di Romano vennero confermate dalla [[Corte di Cassazionecassazione]].<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/07/08/il-mafioso-non-accetta-il-carcere.html?ref=search |titolo=il mafioso non accetta il carcere - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=8 luglio 2003|lingua=it|accesso=6 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221185155/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/07/08/il-mafioso-non-accetta-il-carcere.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>
 
=== Borsellino ''ter'' ===
Nel [[1998]] iniziò il terzo troncone del processo (denominato "Borsellino ter"), scaturito dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giovan Battista Ferrante, [[Giovanni Brusca]], [[Salvatore Cancemi]], [[Calogero Ganci]], Antonino Galliano e Francesco Paolo Anzelmo: gli imputati erano [[Giuseppe Madonia (1946)|Giuseppe "Piddu" Madonia]], [[Benedetto Santapaola]], [[Giuseppe Calò]], [[Giuseppe Farinella]], [[Raffaele Ganci]], [[Nino Giuffrè|Antonino Giuffrè]], [[Filippo Graviano]], [[Michelangelo La Barbera]], Giuseppe e [[Salvatore Montalto]], Matteo Motisi, [[Bernardo Provenzano]], [[Francesco Madonia]], [[Mariano Agate]], Salvatore Buscemi, [[Antonino Geraci]], [[Giuseppe Lucchese]], [[Benedetto Spera]] e gli stessi collaboratori Brusca e Cancemi (accusati di essere i componenti delle "[[Commissione (mafia)|Commissioni" provinciale]] e [[Commissione interprovinciale|regionale]] di [[Cosa Nostra|Cosa nostra]] e quindi di avere avallato la realizzazione della strage) ma anche Salvatore Biondo (classe [[1955]]), l'omonimo Salvatore Biondo (classe [[1956]]), Domenico e Stefano Ganci, Cristofaro Cannella e lo stesso collaboratore Ferrante (accusati di avere provato il funzionamento del telecomando e dei congegni elettrici che servirono per l'esplosione e di avere segnalato telefonicamente gli spostamenti del giudice Borsellino e della scorta poco prima della strage).<ref name=autogenerato4>{{Cita news|url=http://www.ipezzimancanti.it/download/Borsellino%20ter%20cassazione.pdf|titolo=Sentenza della Cassazione per il processo "Borsellino ter"|pubblicazione=|accesso=10 febbraio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140222130713/http://www.ipezzimancanti.it/download/Borsellino%20ter%20cassazione.pdf|dataarchivio=22 febbraio 2014|urlmorto=no}}</ref>
 
Nel 1999 la [[Corte d'assise (Italia)|Corte d'Assise]] di Caltanissetta, presieduta dal giudice Carmelo Zuccaro, condannò in primo grado all'[[ergastolo]] Giuseppe Madonia, Benedetto Santapaola, Giuseppe Calò, Giuseppe Farinella, Raffaele Ganci, Antonino Giuffrè, Filippo Graviano, Michelangelo La Barbera, Giuseppe e Salvatore Montalto, Matteo Motisi, Bernardo Provenzano, Salvatore Biondo (classe [[1955]]), Cristofaro Cannella, Domenico e Stefano Ganci mentre il collaboratore di giustizia Salvatore Cancemi venne condannato a ventisei anni di carcere, l'altro collaboratore Giovan Battista Ferrante a ventitré anni, Francesco Madonia a diciotto anni, Salvatore Biondo (classe 1956) a dodici anni mentre Mariano Agate, Salvatore Buscemi, Antonino Geraci, Giuseppe Lucchese, Benedetto Spera e il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca a sedici anni.<ref name=autogenerato4 /><ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/cronaca/borsellino/borsellino/borsellino.html|titolo=la Repubblica/cronaca: Omicidio Borsellino pioggia di ergastoli|sito=www.repubblica.it|data=9 dicembre 1999|lingua=it|accesso=2021-05-13 maggio 2021}}</ref>. Nel febbraio [[2002]] la [[Corte d'assise d'appello]] di Caltanissetta, presieduta da Giacomo Bodero Maccabeo, modificò la sentenza di primo grado: vennero condannati all'ergastolo Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Michelangelo La Barbera, Raffaele e Domenico Ganci, Francesco Madonia, Giuseppe Montalto, Filippo Graviano, Cristofaro Cannella, Salvatore Biondo (classe 1955) e Salvatore Biondo (classe 1956); Stefano Ganci venne condannato a vent'anni di carcere, Giuseppe Madonia, Benedetto Santapaola, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffrè, Salvatore Montalto e Matteo Motisi a sedici anni per [[associazione mafiosa]] (ma assolti dal reato di strage) mentre venne confermata la pena per Agate, Buscemi, Spera e Lucchese; invece i collaboratori di giustizia Salvatore Cancemi, Giovanni Brusca e Giovan Battista Ferrante ricevettero pene tra i diciotto e i sedici anni.<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/02/08/borsellino-ter-undici-ergastoli.html |titolo=Borsellino ter, undici ergastoli|accesso=10 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221194100/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/02/08/borsellino-ter-undici-ergastoli.html|urlmorto=no }}</ref>
 
Nel gennaio 2003 la [[Corte di Cassazionecassazione]] annullò con rinvio alla Corte d'assise d'appello di [[Catania]] le assoluzioni dall'accusa di strage per Salvatore Buscemi, Giuseppe Farinella, Benedetto Santapaola e Antonino Giuffrè, mentre venne annullata con rinvio anche la condanna per associazione mafiosa per Giuseppe Madonia e Giuseppe Lucchese; le altre condanne e assoluzioni vennero invece confermate.<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/01/19/via-amelio-strage-della-cupola.html?ref=search |titolo=Via D'Amelio, strage della cupola|accesso=11 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221194149/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/01/19/via-amelio-strage-della-cupola.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref> Il 9 luglio 2003 lo stralcio del Borsellino ter e parte del procedimento per la [[strage di Capaci]], entrambi rinviati dalla Cassazione alla Corte d'assise d'appello di Catania, vennero riuniti in un unico processo perché avevano imputati in comune:<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/07/01/processo-unico-per-le-stragi.html?ref=search |titolo=Processo unico per le stragi|accesso=11 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180405025059/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/07/01/processo-unico-per-le-stragi.html?ref=search |dataarchivio=5 aprile 2018 |urlmorto=no }}</ref> vennero ascoltati in aula i nuovi collaboratori di giustizia [[Antonino Giuffrè detto Nino|Antonino Giuffrè]], Ciro Vara e Calogero Pulci (che resero dichiarazioni sulle riunioni delle "[[Commissione (mafia)|Commissioni" provinciale]] e [[Commissione interprovinciale|regionale]] di [[Cosa Nostra|Cosa nostra]] in cui vennero decise le stragi)<ref name=":7">{{Cita news|url=http://www.ipezzimancanti.it/download/sentenza%20stralcio%20appello.pdf|titolo=Sentenza d'appello del processo stralcio per le stragi di Capaci e via d'Amelio}}</ref> e nell'aprile 2006 la Corte d'assise d'appello di Catania condannò all'ergastolo Salvatore Montalto, Giuseppe Farinella, Salvatore Buscemi e Benedetto Santapaola mentre, per la strage di Capaci, vennero condannati all'ergastolo anche Giuseppe Montalto, Giuseppe Madonia, Carlo Greco, [[Pietro Aglieri]], Mariano Agate e Benedetto Spera; Antonino Giuffrè e Stefano Ganci vennero condannati rispettivamente a venti e ventisei anni di carcere; Giuseppe Lucchese venne invece assolto.<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/04/22/la-sentenza.html?ref=search |titolo=la sentenza|accesso=11 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180405025614/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/04/22/la-sentenza.html?ref=search |dataarchivio=5 aprile 2018 |urlmorto=no }}</ref> Nel settembre 2008 la Corte di Cassazione confermò questa sentenza.<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/09/19/strage-del-92-carcere-vita-per-mandanti.html |titolo=Strage del '92 carcere a vita per i mandanti|accesso=11 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221194147/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/09/19/strage-del-92-carcere-vita-per-mandanti.html|urlmorto=no }}</ref>
 
=== La riapertura delle indagini e il processo Borsellino ''quater'' ===
=== L'indagine sui mandanti occulti e sulla scomparsa dell'agenda rossa ===
{{vedi anche|BombeProcesso delBorsellino 1992-1993|quater}}
Nel giugno 2008 [[Gaspare Spatuzza]] (ex mafioso di [[Brancaccio (Palermo)|Brancaccio]]) iniziò a collaborare con la giustizia e si autoaccusò del furto della [[Fiat 126]] utilizzata nell'attentato, smentendo la versione data dai collaboratori di giustizia Scarantino e Candura: in particolare Spatuzza dichiarò di avere compiuto il furto dell'auto la notte dell'8 luglio 1992 (undici giorni prima dell'attentato) insieme al suo sodale Vittorio Tutino, su incarico di Cristofaro Cannella e [[Giuseppe Graviano]] (capo della [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] di Brancaccio); Spatuzza riferì anche che portò l'auto rubata nell'officina di tale Maurizio Costa (dove vennero riparati i freni e la [[Frizione (meccanica)|frizione]] danneggiati) e poi il 18 luglio (il giorno prima della strage) in un altro garage vicino a via dD'Amelio, dove Lorenzo Tinnirello e Francesco Tagliavia provvidero a preparare l'innesco e l'esplosivo all'interno dell'auto.<ref name=autogenerato2 /><ref>{{Cita web |url=http://antimafia.altervista.org/sentenze2/falcone/capaci_spatuzza_2008_07_03.pdf |titolo=Interrogatorio del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza |accesso=22 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141019150611/http://antimafia.altervista.org/sentenze2/falcone/capaci_spatuzza_2008_07_03.pdf |dataarchivio=19 ottobre 2014 |urlmorto=no }}</ref> In seguito a queste dichiarazioni, la Procura di Caltanissetta, guidata dal Procuratore capo Sergio Lari, affiancato dai procuratori aggiunti Domenico Gozzo e Amedeo Bertone e dai [[Pubblico ministero (ordinamento italiano)|pm]] Nicolò Marino, Gabriele Paci e Stefano Luciani, riaprì le indagini sulla strage di via dD'Amelio<ref name=":6" />: nel 2009 gli ex collaboratori di giustizia Scarantino, Candura e Andriotta confessarono ai magistrati di essere stati costretti a collaborare dal dirigente della Squadra mobile La Barbera e dal suo gruppo investigativo, che li sottoposero a forti pressioni psicologiche, maltrattamenti e minacce per spingerli a dichiarare il falso, mentre l'ex collaboratore Calogero Pulci sostenne di avere agito di sua iniziativa perché, a suo dire, voleva aiutare gli inquirenti.<ref name=autogenerato2 />
[[File:Paolo Borsellino tree.jpg|thumb|L'albero posto in via d'Amelio 21 per commemorare l'uccisione di [[Paolo Borsellino]] e della sua scorta]]
Nel 1993 la Procura di Caltanissetta aprì un secondo filone d'indagine parallelo per accertare le responsabilità nelle stragi di Capaci e via d'Amelio di eventuali suggeritori o concorrenti esterni all'organizzazione mafiosa (i cosiddetti "mandanti occulti" o "a volto coperto"): nel 1998 vennero iscritti nel registro degli indagati [[Silvio Berlusconi]] e [[Marcello Dell'Utri]] sotto le sigle "Alfa" e "Beta" per concorso in strage, soprattutto in seguito alle dichiarazioni ''de relato'' del collaboratore di giustizia [[Salvatore Cancemi]];<ref>{{Cita news|url=http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t01_RS/00000023.pdf|titolo=Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia - XVI LEGISLATURA|pubblicazione=|accesso=11 settembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140321212616/http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t01_RS/00000023.pdf|dataarchivio=21 marzo 2014|urlmorto=sì}}</ref> tuttavia nel 2002 il [[giudice per le indagini preliminari]] di Caltanissetta archiviò l'inchiesta su "Alfa" e "Beta" al termine delle indagini preliminari, poiché non si era potuta trovare la conferma delle chiamate ''de relato.''<ref>{{Cita news|autore=Francesco Viviano|url=http://www.repubblica.it/online/politica/stramafia/archiv/archiv.html|titolo=Stragi di Capaci e via D'Amelio archiviazione per Berlusconi|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=4 maggio 2002|accesso=8 ottobre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110430171233/http://www.repubblica.it/online/politica/stramafia/archiv/archiv.html|dataarchivio=30 aprile 2011|urlmorto=no}}</ref>
 
Nell'aprile 2011 anche Fabio Tranchina (ex uomo di fiducia di [[Giuseppe Graviano]]) iniziò a collaborare con la giustizia, confermando le dichiarazioni di Spatuzza: infatti Tranchina riferì che una settimana prima della strage aveva compiuto due appostamenti in via dD'Amelio insieme a Graviano, il quale gli chiese anche di procurargli un appartamento nelle vicinanze ma poi gli disse che aveva deciso di piazzarsi nel giardino dietro un muretto in fondo a via dD'Amelio per azionare il telecomando che provocò l'esplosione.<ref name=autogenerato2 /><ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/23/tranchina-decide-di-collaborare-portai-graviano-in.html?ref=search |titolo=Tranchina decide di collaborare 'Portai Graviano in via D'Amelio|accesso=12 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221200114/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/23/tranchina-decide-di-collaborare-portai-graviano-in.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref> Per queste ragioni, il 27 ottobre dello stesso anno la [[Corte d'assise d'appello]] di [[Catania]] dispose la sospensione della pena per Salvatore Profeta, Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso, Cosimo Vernengo, Gaetano Murana, Gaetano Scotto e Vincenzo Scarantino, che erano stati condannati nei processi "Borsellino uno" e "Borsellino bis".<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/28/tornano-in-liberta-gli-ergastolani-condannati.html?ref=search |titolo=E tornano in libertà gli ergastolani condannati nel vecchio processo|accesso=12 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221200111/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/28/tornano-in-liberta-gli-ergastolani-condannati.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>
Nel 1994 la Procura di Caltanissetta iscrisse nel [[registro degli indagati]] l'ex funzionario di [[Polizia di Stato|Polizia]] e dirigente del SISDE [[Bruno Contrada]] (già sotto processo per [[concorso esterno in associazione mafiosa]]) per concorso in strage<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/04/14/per-la-strage-di-via-amelio.html|titolo=PER LA STRAGE DI VIA D'AMELIO CONTRADA DAVANTI AL GIUDICE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-05-15}}</ref>, sulla base della testimonianza dell'allora capitano dei carabinieri Umberto Sinico, il quale, pochi giorni dopo la strage, aveva rivelato ai magistrati di aver saputo da una «fonte segreta» che Contrada era stato fermato in via d'Amelio dalla prima volante accorsa dopo l'esplosione ma la relazione di servizio che lo attestava era stata distrutta su ordine dei loro superiori<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/09/27/stragi-il-mistero-contrada.html|titolo=Stragi, il mistero Contrada - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-05-15}}</ref>; a ciò si aggiunsero nel 1997 le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Elmo (faccendiere implicato in vari traffici illeciti, che affermava di aver militato nell'[[Organizzazione Gladio]]) il quale sosteneva di essere passato per caso nei pressi di via d'Amelio dopo l'attentato e di aver visto Contrada tra le fiamme allontanarsi con una borsa<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/12/03/ho-visto-contrada-sul-luogo-della-strage.html|titolo='HO VISTO CONTRADA SUL LUOGO DELLA STRAGE' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=15 maggio 2021}}</ref>: dopo vari tentennamenti, Sinico rivelò finalmente che la sua «fonte segreta» era il funzionario di polizia Roberto Di Legami, il quale negò la circostanza e, per questo motivo, nel 2002 venne rinviato a giudizio per [[Falsa testimonianza (ordinamento italiano)|falsa testimonianza]], venendo poi assolto con formula piena tre anni dopo<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/10/13/contrada-era-in-via-amelio-vicequestore.html|titolo='Contrada era in via D'Amelio' vicequestore a giudizio per falso - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-05-15}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/01/11/news/di_legami_il_superpoliziotto_di_palermo_che_ha_indagato_sul_cyberspionaggio-155800577/|titolo=Di Legami, il superpoliziotto di Palermo che ha indagato sul cyberspionaggio|sito=la Repubblica|data=2017-01-11|accesso=2021-05-16}}</ref>. Nel gennaio 2002 il [[giudice per le indagini preliminari]] di Caltanissetta archiviò la posizione di Contrada perché le prove non erano sufficienti e poiché era stato dimostrato che l'ex funzionario, nelle ore della strage, si trovava in barca al largo di [[Palermo]] insieme ad amici<ref name=":1">{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/18/perche-narracci-e-ancora-in-servizioi-dubbi-di-briguglio-sull%e2%80%99uomo-dei-misteri/51019/ |titolo=Perché Narracci è ancora in servizio? I dubbi di Briguglio sull'uomo dei misteri|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2010-08-18 |accesso=2021-05-15}}</ref>.
 
Il 2 marzo 2012 il [[giudice per le indagini preliminari]] di [[Caltanissetta]] Alessandra Giunta emise un'ordinanza di custodia cautelare per Vittorio Tutino, Calogero Pulci (accusato di [[calunnia]]), Salvatore Madonia (accusato di essere stato un componente della "[[Commissione provinciale]]" di [[Cosa Nostra|Cosa nostra]] in qualità di reggente del [[Mandamento (mafia)|mandamento]] di [[Resuttana]] e quindi di avere avallato la strage) e Salvatore Vitale (accusato da Spatuzza di avere messo a disposizione il suo [[maneggio]] per la consegna delle targhe rubate da apporre sull'autobomba per evitarne l'identificazione e di avere controllato le visite del giudice Borsellino alla madre poiché abitava nello stesso palazzo in via dD'Amelio):<ref name=autogenerato2 /><ref name=":6">{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/03/08/news/strage_di_via_d_amelio_quattro_nuovi_arresti_i_pm_borsellino_tradito_da_un_carabiniere-31140435/|titolo=Via d'Amelio, quattro arresti per la strageI pm: "Borsellino tradito da un carabiniere"|sito=la Repubblica|data=8 marzo 2012-03-08|lingua=it|accesso=16 ottobre 2021-10-16}}</ref> tuttavia il procedimento a carico di Vitale venne sospeso per via delle sue gravi condizioni di salute, che lo portarono alla morte qualche tempo dopo;<ref name=":9">{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/10/09/morto-il-boss-ergastolano-che-abitava-in.html?ref=search |titolo=Morto il boss ergastolano che abitava in via D'Amelio|accesso=13 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221200751/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/10/09/morto-il-boss-ergastolano-che-abitava-in.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref> infine, nel novembre dello stesso anno, la Procura di [[Caltanissetta]] chiuse le indagini sulla strage.<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/11/20/chiusa-indagine-in-verso-il-processo.html?ref=search |titolo=Chiusa l'indagine in 7 verso il processo|accesso=13 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221200756/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/11/20/chiusa-indagine-in-verso-il-processo.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>
Sempre nel 2002, la Procura di Caltanissetta iscrisse nel [[registro degli indagati]] anche gli imprenditori Antonino Buscemi, Pino Lipari, Giovanni Bini, Antonino Reale, Benedetto D'Agostino e Agostino Catalano (ex titolari di grandi imprese edili collegate alla [[Calcestruzzi|Calcestruzzi S.p.A.]] del [[Ferruzzi|Gruppo Ferruzzi-Gardini]] che si occupavano dell'illecita gestione dei grandi appalti per conto dell'organizzazione mafiosa) per concorso in strage, in base alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia [[Angelo Siino]] e [[Giovanni Brusca]]:<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/11/Brusca_Riina_voleva_sfruttare_Ferruzzi_co_0_990211904.shtml Brusca: "Riina voleva sfruttare la Ferruzzi. C'era anche l'aggancio con un magistrato"] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20141006125738/http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/11/Brusca_Riina_voleva_sfruttare_Ferruzzi_co_0_990211904.shtml |data=6 ottobre 2014 }} Corriere della Sera, 11 febbraio 1999</ref><ref name="Gardini">{{Cita news|autore=Marco Travaglio|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/10/16/suicidio-gardini-fondi-riciclati-le-nuove-verita.html|titolo=Suicidio Gardini e fondi riciclati le nuove verità dei pm antimafia|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=16 ottobre 2003|accesso=11 settembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140911180141/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/10/16/suicidio-gardini-fondi-riciclati-le-nuove-verita.html|dataarchivio=11 settembre 2014|urlmorto=no}}</ref> le indagini infatti ipotizzarono un interesse che alcuni ambienti politico-imprenditoriali e mafiosi avevano di evitare lo sviluppo e l'approfondire delle indagini che i giudici Falcone e Borsellino stavano conducendo sul filone "mafia e appalti" insieme al [[Raggruppamento Operativo Speciale|ROS]];<ref name="Gardini" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/12/01/tra-mediatori-erano-panzavolta-salamone.html|titolo= TRA I MEDIATORI C' ERANO PANZAVOLTA E SALAMONE |sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-05-29}}</ref> tuttavia nel [[2003]] il [[giudice per le indagini preliminari]] di Caltanissetta archiviò le indagini sugli accusati perché "gli elementi raccolti non appaiono idonei a sostenere l'accusa" in giudizio.<ref name="Gardini" />
 
Il 13 marzo 2013 il [[giudice dell'udienza preliminare]] di Caltanissetta condannò con il [[rito abbreviato]] i collaboratori Spatuzza e Tranchina rispettivamente a quindici e dieci anni di carcere per il loro ruolo avuto nella strage, mentre l'ex collaboratore Salvatore Candura venne condannato a dodici anni per [[calunnia]] aggravata;<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/03/14/via-damelio-prime-tre-condanne-quindici-anni.html?ref=search |titolo=Via D'Amelio, prime tre condanne quindici anni al pentito Spatuzza|accesso=13 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140219023900/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/03/14/via-damelio-prime-tre-condanne-quindici-anni.html?ref=search |dataarchivio=19 febbraio 2014 |urlmorto=no }}</ref> qualche giorno dopo si aprì il quarto processo per la strage di via dD'Amelio (denominato "Borsellino quater"), che vedeva imputati Vittorio Tutino, Salvatore Madonia e gli ex collaboratori Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci.<ref>{{Cita web |url=http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/03/22/news/nuovo_processo_via_d_amelio_chiesta_testimonianza_napolitano-55120335/?ref=search |titolo=Nuovo processo via D'Amelio chiesta testimonianza Napolitano|accesso=13 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140219015238/http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/03/22/news/nuovo_processo_via_d_amelio_chiesta_testimonianza_napolitano-55120335/?ref=search|urlmorto=no }}</ref>
Nel febbraio 2006 la Procura di Caltanissetta aprì un'indagine sulla scomparsa dell'agenda rossa del giudice Borsellino, in seguito alla segnalazione di una fotografia scattata da un giornalista subito dopo l'attentato in cui si vedeva l'allora capitano dei [[carabinieri]] Giovanni Arcangioli che si allontanava da via d'Amelio con la borsa del giudice Borsellino, che venne ritrovata nell'auto distrutta dall'esplosione dopo alcune ore. Interrogato dai magistrati, Arcangioli (diventato colonnello) sostenne di avere consegnato la borsa ai giudici [[Vittorio Teresi]] e [[Giuseppe Ayala]] (i quali erano sopraggiunti sul luogo della strage), ma essi negarono la circostanza: per queste ragioni, il colonnello Arcangioli venne inizialmente indagato per false dichiarazioni<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/02/25/agenda-borsellino-un-indagato.html?ref=search |titolo=Agenda Borsellino c' è un indagato|accesso=16 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221203737/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/02/25/agenda-borsellino-un-indagato.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref> ma nel febbraio 2008 il [[giudice per le indagini preliminari]] lo incriminò anche per il furto dell'agenda rossa e la Procura di [[Caltanissetta]] ne chiese il rinvio a giudizio:<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/02/07/un-militare-rubo-agenda-di-borsellino.html?ref=search |titolo= Un militare rubò l'agenda di Borsellino |accesso=16 febbraio 2014 |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20140221203635/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/02/07/un-militare-rubo-agenda-di-borsellino.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref> tuttavia il [[giudice dell'udienza preliminare]] rigettò la richiesta, sostenendo che non vi erano le prove per un'incriminazione di Arcangioli poiché la borsa in questione rimase per quattro mesi presso la squadra mobile di [[Palermo]] senza essere aperta e quindi l'agenda potrebbe essere stata sottratta in un momento successivo ma avanzò anche l'ipotesi che, al momento dell'attentato, Borsellino avesse l'agenda rossa in mano e non nella borsa (come testimoniato dall'agente sopravvissuto Antonino Vullo)<ref name=vulloexp /> e quindi questa andò distrutta nell'esplosione. Per questi motivi, la Procura di Caltanissetta fece ricorso in [[Corte di Cassazione|Cassazione]], che però non lo accolse, sostenendo la tesi del [[giudice dell'udienza preliminare]].<ref name=autogenerato2 />
 
Nell'aprile 2017 la [[Corte d'assise (Italia)|Corte d'assise]] di Caltanissetta, presieduta dal giudice Antonio Balsamo, condannò in primo grado Tutino e Madonia all'ergastolo per il reato di [[strage]] mentre gli ex collaboratori Andriotta e Pulci vennero condannati a dieci anni di carcere per [[calunnia]]; il reato di Scarantino venne invece [[Prescrizione (ordinamento penale italiano)|prescritto]] grazie alla concessione delle [[Attenuante|attenuanti]] per essere stato indotto a rendere false dichiarazioni<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/04/20/news/mafia_borsellino_quater_ergastolo_a_madonia_e_tutina-163493463/|titolo=Mafia, Borsellino quater: la prescrizione salva Scarantino|sito=la Repubblica|data=20 aprile 2017|accesso=6 novembre 2020}}</ref>. Il 15 novembre 2019 la [[Corte d'assise d'appello]] di Caltanissetta, presieduta dal giudice Andreina Occhipinti, confermò le condanne di primo grado e la prescrizione per Scarantino<ref>{{Cita web|url=http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/mafia-borsellino-quater-confermate-appello-tutte-condanne-3b9d5d36-967b-403a-8699-19cd0d70c5cc.html|titolo=Mafia. Borsellino quater, confermate in appello tutte le condanne|sito=rainews|accesso=6 novembre 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/11/15/news/oggi_la_sentenza_del_borsellino_quater_il_falso_pentito_salvato_dalla_prescrizione-241156710/|titolo=Borsellino quater, la prescrizione salva Scarantino. Condannati gli altri falsi pentiti|sito=la Repubblica|data=15 novembre 2019|accesso=6 novembre 2020}}</ref>. Il [[5 ottobre]] [[2021]] la Cassazione confermò integralmente tale sentenza.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/05/borsellino-quater-il-pg-chiede-la-conferma-in-cassazione-delle-condanne-per-il-depistaggio-di-via-damelio-pagina-vergognosa-e-tragica/6343682/|titolo=Borsellino quater, definitive le condanne per la strage di via D'Amelio e il depistaggio delle indagini. Il pg: "Pagina vergognosa e tragica"|sito=Il Fatto Quotidiano|data=5 ottobre 2021-10-05|lingua=it-IT|accesso=6 ottobre 2021-10-06}}</ref>
Nel 2009, sulla base delle nuove rivelazioni dei collaboratori di giustizia Vito Lo Forte e Francesco Marullo, la [[Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo|Direzione Nazionale Antimafia]] guidata da [[Pietro Grasso]] identificò "faccia da mostro" (fantomatico ''killer'' con il volto deturpato al soldo di mafia e servizi segreti deviati) in [[Giovanni Aiello]]<ref name=":4">{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/08/stragi-di-mafia-per-pm-ha-nome-faccia-da-mostro-cerniera-tra-stato-e-cosa-nostra/736287/|titolo=Stragi: per i pm ha un nome "Faccia da mostro", cerniera tra Stato e mafia|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2013-10-08 |accesso=2021-06-24}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/11/16/esclusivo2-stragi-mafiose-latto-di-impulso-investigativo-della-dna-su-faccia-di-mostro-scompare-nella-procura-di-palermo/|titolo=Blog {{!}} Esclusivo/2 Stragi mafiose: L’atto di impulso investigativo della Dna su “faccia di mostro” scompare nella Procura di Palermo|sito=Il Sole 24 ore|data=2016-11-16|lingua=it-IT|accesso=2021-07-25}}</ref>, un ex poliziotto che aveva prestato servizio in Sicilia e poi era stato congedato perché sfigurato a una guancia da una fucilata<ref>{{Cita web|url= https://espresso.repubblica.it/attualita/2021/05/03/news/donna_stragi_siciliane_faccia_da_mostro-299165176/|titolo=Ecco chi è la donna del mistero nelle stragi siciliane: per la prima volta svelata la sua identità |sito= L'Espresso |data=2021-05-03 |accesso=2021-06-24}}</ref>: sempre nello stesso anno, la Procura di Caltanissetta iscrisse Aiello nel [[registro degli indagati]] per concorso nelle stragi di Capaci e via d'Amelio (ma anche per il [[Attentato dell'Addaura|fallito attentato all'Addaura]]) poiché appunto i due collaboranti avevano parlato di un suo presunto ruolo nei tre attentati<ref name=":5">{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/cronaca/2014/07/09/news/bombe_omicidi_e_stragi_in_sicilia_ecco_tutte_le_accuse_a_faccia_da_mostro-91071602/|titolo=Bombe, omicidi e stragi in Sicilia: ecco tutte le accuse a 'faccia da mostro'|sito=la Repubblica|data=2014-07-09 |accesso=2021-06-24}}</ref>; l'indagine venne però archiviata nel 2012 dal [[giudice per le indagini preliminari]] di Caltanissetta perché non si trovarono conferme al racconto di Lo Forte e Marullo, pur sostenendo che «molteplici altre circostanze inducono a identificare il soggetto di cui hanno parlato i collaboratori Lo Forte e Marullo nella persona dell'odierno indagato».<ref>{{Cita web|url= http://documenti.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/023/045/INTERO.pdf |titolo=Relazione di minoranza sulla morte di Attilio Manca, Doc. XXIII, n. 45-bis - Atti Parlamentari |editore= COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL FENOMENO DELLE MAFIE E SULLE ALTRE ASSOCIAZIONI CRIMINALI, ANCHE STRANIERE - XVII Legislatura}}</ref><ref name=":4" />
 
=== Processo nei confronti di Matteo Messina Denaro per le stragi di Capaci e via dD'Amelio ===
Nel 2010 la Procura di Caltanissetta iscrisse nel registro degli indagati l'ex funzionario del SISDE Lorenzo Narracci (braccio destro di [[Bruno Contrada]]) per concorso in strage, in quanto il collaboratore di giustizia [[Gaspare Spatuzza]] l'avrebbe riconosciuto fotograficamente come l'uomo misterioso presente nel garage dove venne preparata l'autobomba<ref name="autogenerato2" /><ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_27/spatuzza-borsellino-007_9aa695c2-e1ee-11df-9076-00144f02aabc.shtml|titolo=Spatuzza sembra riconoscere lo 007 vicino all'auto dell'attentato a Borsellino - Corriere della Sera|accesso=2021-05-15}}</ref>; Narracci si difese affermando che nelle ore della strage si trovava ad una gita in barca al largo di Palermo insieme al collega Contrada ed altri amici<ref name=":1" /> e nel 2016 le accuse vennero archiviate poiché il riconoscimento effettuato da Spatuzza non era certo<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/18/paolo-borsellino-i-misteri-sulla-strage-di-via-damelio-25-anni-dopo-dal-depistaggio-senza-colpevoli-allagenda-rossa/3733395/6/|titolo=Paolo Borsellino, i misteri sulla strage di via d'Amelio 25 anni dopo: dal depistaggio senza colpevoli all'Agenda rossa - Page 6 of 8 - Il Fatto Quotidiano|autore=di Giuseppe Pipitone|accesso=2021-05-15}}</ref><ref name="autogenerato2" />.
{{Vedi anche|Matteo Messina Denaro}}
[[File:Mattdenaro.jpg|miniatura|Matteo Messina Denaro in una foto di repertorio.]]
Nel [[gennaio]] [[2016]] il [[Giudice dell'udienza preliminare|gup]] di Caltanissetta emise un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di [[Matteo Messina Denaro]], ''capomandamento'' di [[Castelvetrano]] latitante dal [[1993]], con l'accusa di essere uno dei mandanti delle [[Strage di Capaci|stragi di Capaci]] e via dD'Amelio<ref name=":2">{{Cita web|url=https://www.panorama.it/news/stragi-di-capaci-e-via-damelio-il-mandante-era-matteo-messina-denaro|titolo=Stragi di Capaci e via d'Amelio, il mandante era Matteo Messina Denaro|sito=Panorama|data=2016-01-22 gennaio 2016|lingua=it|accesso=2021-09-13 settembre 2021}}</ref>. L'imputazione si basava sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia già acquisite nei vari processi sulle stragi che si sono celebrati negli anni precedenti: infatti, secondo i collaboratori Vincenzo Sinacori, Francesco Geraci e [[Giovanni Brusca]], nel settembre 1991 Messina Denaro partecipò a una riunione a Castelvetrano in cui [[Salvatore Riina]] comunicò la decisione di dare il via alla strategia stragista, inviando appunto a [[Roma]] il ''boss'' castelvetranese insieme ad altri mafiosi per uccidere [[Giovanni Falcone]], salvo poi richiamarli in Sicilia per eseguire l'attentato diversamente<ref>{{Cita web|url=https://www.lasicilia.it/news/caltanissetta/350611/mafia-pm-racconta-missione-cosa-nostra-era-di-uccidere-falcone-a-roma.html|titolo=Mafia, pm racconta: «Cosa Nostra voleva uccidere Falcone a Roma»|lingua=it|accesso=2021-09-13 settembre 2021}}</ref>; inoltre, sempre secondo Sinacori, Geraci e Brusca, lo stesso Messina Denaro avrebbe progettato l'omicidio di [[Paolo Borsellino]] mentre questi era Procuratore capo a [[Marsala]] poiché il giudice era stato tra i primi inquirenti, insieme al commissario Calogero Germanà, ad indagare sulle attività della "famiglia" Messina Denaro, all'epoca pressoché sconosciuta agli organi investigativi, ed infatti aveva emesso un mandato di cattura per [[associazione mafiosa]] nei confronti del "patriarca" [[Francesco Messina Denaro]], padre di Matteo<ref name=":2" /><ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/cronaca/news/2020-07-16/borsellino-messina-denaro-marsala-9169071/|titolo=Borsellino e i Messina Denaro, lo 'schiaffo' al giudice|sito=Agi|lingua=it|accesso=2021-09-15 settembre 2021}}</ref><ref name=":2" /><ref name=":3">{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cronaca/2020/10/21/news/ergastolo-al-latitante-messina-denaro-fu-tra-i-mandanti-delle-stragi-del-92-1.39442624|titolo=Ergastolo al latitante Messina Denaro: “Fu tra i mandanti delle stragi del ’92”|sito=lastampa.it|data=21 ottobre 2020-10-21|lingua=it-IT|accesso=13 settembre 2021-09-13}}</ref>.
 
Per questi motivi, l'anno successivo il gup di Caltanissetta Marcello Testaquadra dispose il [[rinvio a giudizio]] per Messina Denaro con l'accusa di [[strage]]; il processo si aprì il 13 marzo dello stesso anno<ref>{{Cita web|url=https://gds.it/articoli/cronaca/2017/01/23/stragi-di-capaci-e-via-damelio-messina-denaro-rinviato-a-giudizio-3b559748-7cbc-4a03-a4a8-a99093214d0e/|titolo=Stragi di Capaci e via D'Amelio, Messina Denaro rinviato a giudizio|sito=Giornale di Sicilia|lingua=it|accesso=2021-09-13 settembre 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/regioni/sicilia/2017/03/13/news/mafia_stragi_parte_processo_a_messina_denaro_deporra_spatuzza-1579443/|titolo=Mafia: stragi, parte processo a Messina Denaro. Deporra' Spatuzza|sito=Agi|lingua=it|accesso=2021-09-13 settembre 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/01/23/stragi-92-messina-denaro-a-giudizio_38c567ad-3413-41af-af06-9507cadce7c1.html|titolo=Stragi '92: Messina Denaro a giudizio - Cronaca|sito=ANSA.it|data=23 gennaio 2017-01-23|lingua=it|accesso=13 settembre 2021-09-13}}</ref>.
=== Il processo "Borsellino ''quater'' e la presunta "trattativa Stato-mafia" ===
{{vedi anche|Processo Borsellino quater|Processo sulla trattativa Stato-mafia|Trattativa Stato-mafia}}
Nel giugno 2008 [[Gaspare Spatuzza]] (ex mafioso di [[Brancaccio (Palermo)|Brancaccio]]) iniziò a collaborare con la giustizia e si autoaccusò del furto della [[Fiat 126]] utilizzata nell'attentato, smentendo la versione data dai collaboratori di giustizia Scarantino e Candura: in particolare Spatuzza dichiarò di avere compiuto il furto dell'auto la notte dell'8 luglio 1992 (undici giorni prima dell'attentato) insieme al suo sodale Vittorio Tutino, su incarico di Cristofaro Cannella e [[Giuseppe Graviano]] (capo della [[Famiglia (mafia)|Famiglia]] di Brancaccio); Spatuzza riferì anche che portò l'auto rubata nell'officina di tale Maurizio Costa (dove vennero riparati i freni e la [[Frizione (meccanica)|frizione]] danneggiati) e poi il 18 luglio (il giorno prima della strage) in un altro garage vicino a via d'Amelio, dove Lorenzo Tinnirello e Francesco Tagliavia provvidero a preparare l'innesco e l'esplosivo all'interno dell'auto.<ref name=autogenerato2 /><ref>{{Cita web |url=http://antimafia.altervista.org/sentenze2/falcone/capaci_spatuzza_2008_07_03.pdf |titolo=Interrogatorio del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza |accesso=22 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141019150611/http://antimafia.altervista.org/sentenze2/falcone/capaci_spatuzza_2008_07_03.pdf |dataarchivio=19 ottobre 2014 |urlmorto=no }}</ref> In seguito a queste dichiarazioni, la Procura di Caltanissetta, guidata dal Procuratore capo Sergio Lari, affiancato dai procuratori aggiunti Domenico Gozzo e Amedeo Bertone e dai [[Pubblico ministero (ordinamento italiano)|pm]] Nicolò Marino, Gabriele Paci e Stefano Luciani, riaprì le indagini sulla strage di via d'Amelio<ref name=":6" />: nel 2009 gli ex collaboratori di giustizia Scarantino, Candura e Andriotta confessarono ai magistrati di essere stati costretti a collaborare dal dirigente della Squadra mobile La Barbera e dal suo gruppo investigativo, che li sottoposero a forti pressioni psicologiche, maltrattamenti e minacce per spingerli a dichiarare il falso, mentre l'ex collaboratore Calogero Pulci sostenne di avere agito di sua iniziativa perché, a suo dire, voleva aiutare gli inquirenti.<ref name=autogenerato2 />
 
Il 20 ottobre 2020 la Corte d'assise di Caltanissetta, presieduta dal giudice Roberta Serio, condannò all'[[ergastolo]] Messina Denaro in [[contumacia]] per il reato di strage<ref name=":3" />. Il 16 gennaio 2023 Messina Denaro fu arrestato a Palermo dal ROS dei Carabinieri, dopo trent'anni di latitanza<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2023/01/17/mafia-trovato-e-perquisito-il-covo-di-matteo-messina-denaro_74e6d708-8d40-4406-92bc-d9ea7caa7e27.html|titolo="Sono Messina Denaro", preso dal Ros il superlatitante - Indici - Ansa.it|sito=Agenzia ANSA|data=2023-01-17|lingua=it|accesso=2023-07-21}}</ref>. Il [[18 luglio]] dello stesso anno, in concomitanza con il trentunesimo anniversario della strage di via D'Amelio, la condanna è stata confermata in appello.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilsole24ore.com/art/stragi-capaci-e-via-d-amelio-confermato-appello-l-ergastolo-messina-denaro-AFgucaH|titolo=Stragi di Capaci e via D’Amelio, confermato in appello l’ergastolo per Messina Denaro|sito=Il Sole 24 ORE|data=2023-07-19|lingua=it|accesso=2023-07-21}}</ref>
Nel 2009, in seguito alle dichiarazioni di [[Massimo Ciancimino]] che riguardavano l'inchiesta sulla cosiddetta "[[trattativa Stato-mafia]]", le Procure di [[Caltanissetta]] e [[Palermo]] ascoltarono le testimonianze di Liliana Ferraro (ex vice direttore degli affari penali presso il [[Ministero della Giustizia]]) e dell'ex ministro [[Claudio Martelli]], i quali confermarono di essere stati avvicinati dall'allora colonnello dei carabinieri [[Mario Mori]] che chiedeva "copertura politica" per i suoi contatti con [[Vito Ciancimino]] al fine di fermare le stragi; in particolare la Ferraro dichiarò che ne parlò con il giudice Borsellino, che si dimostrò già informato dei contatti tra Ciancimino e i [[carabinieri]].<ref name="http://www.parlamento.it">{{Cita news|url=http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/commissioni/bicamerali/antimafiaXVI/STENOGRAFICI/Resosteno_19.03.11.pdf|titolo=Audizione del procuratore Francesco Messineo dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia - XVI LEGISLATURA|pubblicazione=|accesso=19 marzo 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140407071851/http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/commissioni/bicamerali/antimafiaXVI/STENOGRAFICI/Resosteno_19.03.11.pdf|dataarchivio=7 aprile 2014|urlmorto=sì}}</ref> Infatti l'inchiesta fece emergere che il 25 giugno 1992 (circa un mese prima di essere ucciso) Borsellino s'incontrò con il colonnello Mori e con l'allora capitano Giuseppe De Donno: secondo quanto dichiarato da Mori e De Donno ai magistrati, durante quell'incontro Borsellino si limitò a parlare con loro sulle indagini dell'inchiesta "mafia e appalti".<ref name="http://www.parlamento.it" /> Nello stesso periodo, Agnese Piraino Leto (vedova di Borsellino) dichiarò ai magistrati che, qualche giorno prima di essere ucciso, il marito le confidò che il generale dei carabinieri [[Antonio Subranni]] (diretto superiore del colonnello Mori) era vicino ad ambienti mafiosi e che c'era un contatto tra mafia e parti deviate dello Stato.<ref name="autogenerato2" /> I magistrati di Palermo e Caltanissetta acquisirono anche le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia [[Salvatore Cancemi]] e [[Giovanni Brusca]] nel processo "Borsellino ter",<ref name="autogenerato4" /> in cui affermavano che [[Salvatore Riina]] fece sospendere la preparazione dell'attentato contro l'onorevole [[Calogero Mannino]] e insistette particolarmente per accelerare l'uccisione di Borsellino ed eseguirla con modalità eclatanti<ref name="autogenerato2" />; in particolare, Riina avrebbe detto a Brusca che la trattativa si era improvvisamente interrotta e c'era «un muro da superare» e, secondo il magistrato [[Nino Di Matteo]] (che condusse le indagini sulla "Trattativa"), la strage di via d'Amelio fu eseguita per «proteggere la trattativa dal pericolo che il dott. Borsellino, venutone a conoscenza, ne rivelasse e denunciasse pubblicamente l'esistenza, in tal modo pregiudicandone irreversibilmente l'esito auspicato»<ref name="http://www.parlamento.it" />.
 
=== L'indagine sulle dichiarazioni di Avola e la sua incriminazione per calunnia ===
Nell'aprile 2011 anche Fabio Tranchina (ex uomo di fiducia di [[Giuseppe Graviano]]) iniziò a collaborare con la giustizia, confermando le dichiarazioni di Spatuzza: infatti Tranchina riferì che una settimana prima della strage aveva compiuto due appostamenti in via d'Amelio insieme a Graviano, il quale gli chiese anche di procurargli un appartamento nelle vicinanze ma poi gli disse che aveva deciso di piazzarsi nel giardino dietro un muretto in fondo a via d'Amelio per azionare il telecomando che provocò l'esplosione.<ref name=autogenerato2 /><ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/23/tranchina-decide-di-collaborare-portai-graviano-in.html?ref=search |titolo=Tranchina decide di collaborare 'Portai Graviano in via D'Amelio|accesso=12 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221200114/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/23/tranchina-decide-di-collaborare-portai-graviano-in.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref> Per queste ragioni, il 27 ottobre dello stesso anno la [[Corte d'assise d'appello]] di [[Catania]] dispose la sospensione della pena per Salvatore Profeta, Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso, Cosimo Vernengo, Gaetano Murana, Gaetano Scotto e Vincenzo Scarantino, che erano stati condannati nei processi "Borsellino uno" e "Borsellino bis".<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/28/tornano-in-liberta-gli-ergastolani-condannati.html?ref=search |titolo=E tornano in libertà gli ergastolani condannati nel vecchio processo|accesso=12 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221200111/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/10/28/tornano-in-liberta-gli-ergastolani-condannati.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>
Nel 2019 la Procura di Caltanissetta, nelle persone del procuratore capo Amedeo Bertone e dei procuratori aggiunti Gabriele Paci e Pasquale Pacifico, iscrisse nel [[registro degli indagati]] i mafiosi [[Catania|catanesi]] Maurizio Avola, [[Aldo Ercolano]] e Marcello D'Agata per il reato di strage, a seguito delle nuove dichiarazioni dello stesso Avola che, a quasi trent'anni dall'inizio della sua [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaborazione con la giustizia]], si autoaccusò di aver fornito supporto ai mafiosi palermitani insieme ad Ercolano e D'Agata nella realizzazione della strage di via D'Amelio.<ref name=":12">{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2021/09/08/news/strage_borsellino_l_ultimo_depistaggio_il_pentito_avola_indagato_per_calunnia-316886069/|titolo=Strage Borsellino, l'ultimo depistaggio. Il pentito Avola indagato per calunnia, ecco tutte le bugie su via D'Amelio|sito=la Repubblica|data=2021-09-08|lingua=it|accesso=2023-10-04}}</ref><ref name=":13" />
 
Nel 2022 la Procura di Caltanissetta, nelle persone del nuovo procuratore capo Salvatore De Luca, dei sostituti della [[Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo|DNA]] Domenico Gozzo e Francesco Del Bene e dei sostituti procuratori Nadia Caruso e Marcello Pacifico, richiese l'archiviazione dell'indagine a carico di Avola, Ercolano e D'Agata perché non si trovarono riscontri alle accuse di Avola in quanto le indagini svolte avevano permesso di accertare che il collaboratore di giustizia nel giorno della strage non poteva trovarsi a Palermo, come da lui riferito, poiché era a Catania con il [[Garza gessata|braccio ingessato]] ed inoltre il suo racconto era smentito dall'unico superstite della strage, l'ex agente di scorta Antonio Vullo<ref name=":13">{{Cita web|url=https://www.lasicilia.it/cronaca/via-damelio-lombra-di-un-altro-depistaggio-dal-pentito-avola-solo-frottole-e-i-pm-chiedono-larchiviazione-1839658/|titolo=Via d'Amelio, l'ombra di un altro depistaggio: dal pentito Avola solo “frottole” e i pm chiedono l'archiviazione|autore=Laura Distefano Laura Mendola|sito=La Sicilia|data=2023-07-09|lingua=it-IT|accesso=2023-10-04}}</ref><ref name=":14">{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/22/strage-di-via-damelio-il-gip-non-archivia-linchiesta-sulle-dichiarazioni-di-avola-mancano-riscontri-e-chiede-dindagare-sul-ruolo-di-cosa-nostra-americana/7330667/|titolo=Strage di via D'Amelio, il gip non archivia l'inchiesta sulle dichiarazioni di Avola: "Mancano riscontri". E chiede d'indagare sul ruolo di Cosa nostra americana - Il Fatto Quotidiano|autore=di Marco Lillo|data=2023-10-22|accesso=2023-10-22}}</ref>. Per questo motivo, Avola risultava indagato dalla Procura di Caltanissetta per autocalunnia e [[calunnia]] aggravate dal settembre 2021<ref name=":12" />. Nell'ottobre 2023 il gip di Caltanissetta Santi Bologna rigettò la richiesta d'archiviazione e richiese nuovi accertamenti sulle dichiarazioni di Avola.<ref name=":14" />
Il 2 marzo 2012 il [[giudice per le indagini preliminari]] di [[Caltanissetta]] Alessandra Giunta emise un'ordinanza di custodia cautelare per Vittorio Tutino, Calogero Pulci (accusato di [[calunnia]]), Salvatore Madonia (accusato di essere stato un componente della "[[Commissione provinciale]]" di [[Cosa Nostra]] in qualità di reggente del [[Mandamento (mafia)|mandamento]] di [[Resuttana]] e quindi di avere avallato la strage) e Salvatore Vitale (accusato da Spatuzza di avere messo a disposizione il suo [[maneggio]] per la consegna delle targhe rubate da apporre sull'autobomba per evitarne l'identificazione e di avere controllato le visite del giudice Borsellino alla madre poiché abitava nello stesso palazzo in via d'Amelio):<ref name=autogenerato2 /><ref name=":6">{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/03/08/news/strage_di_via_d_amelio_quattro_nuovi_arresti_i_pm_borsellino_tradito_da_un_carabiniere-31140435/|titolo=Via d'Amelio, quattro arresti per la strageI pm: "Borsellino tradito da un carabiniere"|sito=la Repubblica|data=2012-03-08|lingua=it|accesso=2021-10-16}}</ref> tuttavia il procedimento a carico di Vitale venne sospeso per via delle sue gravi condizioni di salute, che lo portarono alla morte qualche tempo dopo;<ref name=":9">{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/10/09/morto-il-boss-ergastolano-che-abitava-in.html?ref=search |titolo=Morto il boss ergastolano che abitava in via D'Amelio|accesso=13 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221200751/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/10/09/morto-il-boss-ergastolano-che-abitava-in.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref> infine, nel novembre dello stesso anno, la Procura di [[Caltanissetta]] chiuse le indagini sulla strage.<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/11/20/chiusa-indagine-in-verso-il-processo.html?ref=search |titolo=Chiusa l'indagine in 7 verso il processo|accesso=13 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221200756/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/11/20/chiusa-indagine-in-verso-il-processo.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref>
 
=== Vicende collegate ===
Il 13 marzo 2013 il [[giudice dell'udienza preliminare]] di Caltanissetta condannò con il [[rito abbreviato]] i collaboratori Spatuzza e Tranchina rispettivamente a quindici e dieci anni di carcere per il loro ruolo avuto nella strage, mentre l'ex collaboratore Salvatore Candura venne condannato a dodici anni per [[calunnia]] aggravata;<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/03/14/via-damelio-prime-tre-condanne-quindici-anni.html?ref=search |titolo=Via D'Amelio, prime tre condanne quindici anni al pentito Spatuzza|accesso=13 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140219023900/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/03/14/via-damelio-prime-tre-condanne-quindici-anni.html?ref=search |dataarchivio=19 febbraio 2014 |urlmorto=no }}</ref> qualche giorno dopo si aprì il quarto processo per la strage di via d'Amelio (denominato "Borsellino quater"), che vedeva imputati Vittorio Tutino, Salvatore Madonia e gli ex collaboratori Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci.<ref>{{Cita web |url=http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/03/22/news/nuovo_processo_via_d_amelio_chiesta_testimonianza_napolitano-55120335/?ref=search |titolo=Nuovo processo via D'Amelio chiesta testimonianza Napolitano|accesso=13 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140219015238/http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/03/22/news/nuovo_processo_via_d_amelio_chiesta_testimonianza_napolitano-55120335/?ref=search|urlmorto=no }}</ref>
==== L'indagine sui "mandanti occulti" ====
{{vedi anche|Bombe del 1992-1993|}}
Nel 1993 la Procura di Caltanissetta aprì un secondo filone d'indagine parallelo per accertare le responsabilità nelle stragi di Capaci e via dD'Amelio di eventuali suggeritori o concorrenti esterni all'organizzazione mafiosa (i cosiddetti "mandanti occulti" o "a volto coperto"): nel 1998 vennero iscritti nel registro degli indagati [[Silvio Berlusconi]] e [[Marcello Dell'Utri]] sotto le sigle "Alfa" e "Beta" per concorso in strage, soprattutto in seguito alle dichiarazioni ''de relato'' del collaboratore di giustizia [[Salvatore Cancemi]];<ref>{{Cita news|url=http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t01_RS/00000023.pdf|titolo=Relazione della Commissione Parlamentare Antimafia - XVI LEGISLATURA|pubblicazione=|accesso=11 settembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140321212616/http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/023/016t01_RS/00000023.pdf|dataarchivio=21 marzo 2014|urlmorto=sì}}</ref> tuttavia nel 2002 il [[giudice per le indagini preliminari]] di Caltanissetta archiviò l'inchiesta su "Alfa" e "Beta" al termine delle indagini preliminari, poiché non si era potuta trovare la conferma delle chiamate ''de relato.''<ref>{{Cita news|autore=Francesco Viviano|url=http://www.repubblica.it/online/politica/stramafia/archiv/archiv.html|titolo=Stragi di Capaci e via D'Amelio archiviazione per Berlusconi|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=4 maggio 2002|accesso=8 ottobre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110430171233/http://www.repubblica.it/online/politica/stramafia/archiv/archiv.html|dataarchivio=30 aprile 2011|urlmorto=no}}</ref>
 
Nel 1994 la Procura di Caltanissetta iscrisse nel [[registro degli indagati]] l'ex funzionario di [[Polizia di Stato|Polizia]] e dirigente del SISDE [[Bruno Contrada]] (già sotto processo per [[concorso esterno in associazione mafiosa]]) per concorso in strage<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/04/14/per-la-strage-di-via-amelio.html|titolo=PER LA STRAGE DI VIA D'AMELIO CONTRADA DAVANTI AL GIUDICE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-05-15 maggio 2021}}</ref>, sulla base della testimonianza dell'allora capitano dei carabinieri Umberto Sinico, il quale, pochi giorni dopo la strage, aveva rivelato ai magistrati di aver saputo da una «fonte segreta» che Contrada era stato fermato in via dD'Amelio dalla prima volante accorsa dopo l'esplosione ma la relazione di servizio che lo attestava era stata distrutta su ordine dei loro superiori<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/09/27/stragi-il-mistero-contrada.html|titolo=Stragi, il mistero Contrada - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-05-15 maggio 2021}}</ref>; a ciò si aggiunsero nel 1997 le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Elmo (faccendiere implicato in vari traffici illeciti, che affermava di aver militato nell'[[Organizzazione Gladio]]) il quale sosteneva di essere passato per caso nei pressi di via dD'Amelio dopo l'attentato e di aver visto Contrada tra le fiamme allontanarsi con una borsa<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/12/03/ho-visto-contrada-sul-luogo-della-strage.html|titolo='HO VISTO CONTRADA SUL LUOGO DELLA STRAGE' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=15 maggio 2021}}</ref>: dopo vari tentennamenti, Sinico rivelò finalmente che la sua «fonte segreta» era il funzionario di polizia Roberto Di Legami, il quale negò la circostanza e, per questo motivo, nel 2002 venne rinviato a giudizio per [[Falsa testimonianza (ordinamento italiano)|falsa testimonianza]], venendo poi assolto con formula piena tre anni dopo<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/10/13/contrada-era-in-via-amelio-vicequestore.html|titolo='Contrada era in via D'Amelio' vicequestore a giudizio per falso - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-05-15 maggio 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/01/11/news/di_legami_il_superpoliziotto_di_palermo_che_ha_indagato_sul_cyberspionaggio-155800577/|titolo=Di Legami, il superpoliziotto di Palermo che ha indagato sul cyberspionaggio|sito=la Repubblica|data=2017-01-11 gennaio 2017|accesso=2021-05-16 maggio 2021}}</ref>. Nel gennaio 2002 il [[giudice per le indagini preliminari]] di Caltanissetta archiviò la posizione di Contrada perché le prove non erano sufficienti e poiché era stato dimostrato che l'ex funzionario, nelle ore della strage, si trovava in barca al largo di [[Palermo]] insieme ad amici<ref name=":1">{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/18/perche-narracci-e-ancora-in-servizioi-dubbi-di-briguglio-sull%e2%80%99uomo-dei-misteri/51019/ |titolo=Perché Narracci è ancora in servizio? I dubbi di Briguglio sull'uomo dei misteri|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2010-08-18 agosto 2010 |accesso=2021-05-15 maggio 2021}}</ref>.
Nell'aprile 2017 la [[Corte d'assise (Italia)|Corte d'assise]] di Caltanissetta, presieduta dal giudice Antonio Balsamo, condannò in primo grado Tutino e Madonia all'ergastolo per il reato di [[strage]] mentre gli ex collaboratori Andriotta e Pulci vennero condannati a dieci anni di carcere per [[calunnia]]; il reato di Scarantino venne invece [[Prescrizione (ordinamento penale italiano)|prescritto]] grazie alla concessione delle [[Attenuante|attenuanti]] per essere stato indotto a rendere false dichiarazioni<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/04/20/news/mafia_borsellino_quater_ergastolo_a_madonia_e_tutina-163493463/|titolo=Mafia, Borsellino quater: la prescrizione salva Scarantino|sito=la Repubblica|data=20 aprile 2017|accesso=6 novembre 2020}}</ref>. Il 15 novembre 2019 la [[Corte d'assise d'appello]] di Caltanissetta, presieduta dal giudice Andreina Occhipinti, confermò le condanne di primo grado e la prescrizione per Scarantino<ref>{{Cita web|url=http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/mafia-borsellino-quater-confermate-appello-tutte-condanne-3b9d5d36-967b-403a-8699-19cd0d70c5cc.html|titolo=Mafia. Borsellino quater, confermate in appello tutte le condanne|sito=rainews|accesso=6 novembre 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/11/15/news/oggi_la_sentenza_del_borsellino_quater_il_falso_pentito_salvato_dalla_prescrizione-241156710/|titolo=Borsellino quater, la prescrizione salva Scarantino. Condannati gli altri falsi pentiti|sito=la Repubblica|data=15 novembre 2019|accesso=6 novembre 2020}}</ref>. Il [[5 ottobre]] [[2021]] la Cassazione confermò integralmente tale sentenza.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/05/borsellino-quater-il-pg-chiede-la-conferma-in-cassazione-delle-condanne-per-il-depistaggio-di-via-damelio-pagina-vergognosa-e-tragica/6343682/|titolo=Borsellino quater, definitive le condanne per la strage di via D'Amelio e il depistaggio delle indagini. Il pg: "Pagina vergognosa e tragica"|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2021-10-05|lingua=it-IT|accesso=2021-10-06}}</ref>
 
Sempre nel 2002, la Procura di Caltanissetta iscrisse nel [[registro degli indagati]] anche gli imprenditori Antonino Buscemi, Pino Lipari, Giovanni Bini, Antonino Reale, Benedetto D'Agostino e Agostino Catalano (ex titolari di grandi imprese edili collegate alla [[Calcestruzzi|Calcestruzzi S.p.A.]] del [[Ferruzzi|Gruppo Ferruzzi-Gardini]] che si occupavano dell'illecita gestione dei grandi appalti per conto dell'organizzazione mafiosa) per concorso in strage, in base alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia [[Angelo Siino]] e [[Giovanni Brusca]]:<ref>[{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/11/Brusca_Riina_voleva_sfruttare_Ferruzzi_co_0_990211904.shtml |titolo=Brusca: "Riina voleva sfruttare la Ferruzzi. C'era anche l'aggancio con un magistrato"] {{Webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20141006125738/http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/11/Brusca_Riina_voleva_sfruttare_Ferruzzi_co_0_990211904.shtml |data=6 ottobre 2014 }} Corriere della Sera, 11 febbraio 1999</ref><ref name="Gardini">{{Cita news|autore=Marco Travaglio|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/10/16/suicidio-gardini-fondi-riciclati-le-nuove-verita.html|titolo=Suicidio Gardini e fondi riciclati le nuove verità dei pm antimafia|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=16 ottobre 2003|accesso=11 settembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140911180141/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/10/16/suicidio-gardini-fondi-riciclati-le-nuove-verita.html|dataarchivio=11 settembre 2014|urlmorto=no}}</ref> le indagini infatti ipotizzarono un interesse che alcuni ambienti politico-imprenditoriali e mafiosi avevano di evitare lo sviluppo e l'approfondire delle indagini che i giudici Falcone e Borsellino stavano conducendo sul filonedossier denominato "mafia[[Mafia e appalti|Mafia e Appalti]]" insieme al [[Raggruppamento Operativo Speciale|ROS]];<ref name="Gardini" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/12/01/tra-mediatori-erano-panzavolta-salamone.html|titolo= TRA I MEDIATORI C' ERANO PANZAVOLTA E SALAMONE |sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-05-29 maggio 2021}}</ref> tuttavia nel [[2003]] il [[giudice per le indagini preliminari]] di Caltanissetta archiviò le indagini sugli accusati perché "gli elementi raccolti non appaiono idonei a sostenere l'accusa" in giudizio.<ref name="Gardini" />
Per quanto riguarda il [[Processo sulla trattativa Stato-mafia|processo sulla Trattativa Stato-mafia]], il 4 novembre 2015 il [[giudice dell'udienza preliminare]] di [[Palermo]], Marina Petruzzella ha assolto [[Calogero Mannino]] (giudicato con il [[rito abbreviato]]) dall'accusa a lui contestata per "non aver commesso il fatto"<ref>{{Cita web|url=https://gds.it/articoli/cronaca/2015/11/04/mannino-unodissea-giudiziaria-di-oltre-20-anni-1b2e6b86-46fa-45e3-8f12-8117af0edb96/|titolo=Mannino, un'odissea giudiziaria di oltre 20 anni|sito=Giornale di Sicilia|lingua=it|accesso=2021-10-14}}</ref>; la sentenza di assoluzione è stata confermata in appello il 22 luglio 2019<ref>{{cita news|autore=[[Salvo Palazzolo]]|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/07/22/news/trattativa_stato-mafia_sentenza_appello_mannino-231733438/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T1|titolo=Trattativa Stato-mafia, Mannino di nuovo assolto. In appello confermata la sentenza del gup|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=22 luglio 2019|accesso=22 luglio 2019}}</ref> e anche dalla Cassazione l'11 dicembre 2020<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/11/trattativa-stato-mafia-confermata-in-cassazione-lassoluzione-dellex-ministro-calogero-mannino/6033664/|titolo=Trattativa Stato mafia, confermata in Cassazione l'assoluzione dell'ex ministro Calogero Mannino|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2020-12-11|lingua=it-IT|accesso=2021-10-14}}</ref>. Per gli imputati giudicati con il rito ordinario, Il [[20 aprile]] [[2018]] la [[Corte d'Assise]] di Palermo, presieduta dal dott. Alfredo Montalto, pronunciò la sentenza di primo grado, con la quale vennero condannati a dodici anni di carcere [[Mario Mori]], [[Antonio Subranni]], [[Marcello Dell'Utri]], [[Antonino Cinà]], ad otto anni [[Giuseppe De Donno (carabiniere)|Giuseppe De Donno]] e [[Massimo Ciancimino]] (per lui il reato venne prescritto), a ventotto anni [[Leoluca Bagarella]]; vennero inoltre prescritte, come richiesto dai pubblici ministeri, le accuse nei confronti di [[Giovanni Brusca]], e venne assolto [[Nicola Mancino]]<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/20/trattativa-stato-mafia-la-sentenza-mori-e-dellutri-condannati-a-12-anni/4305623/|titolo=Trattativa Stato-Mafia, sentenza storica: Mori e Dell'Utri condannati a 12 anni. Di Matteo: "Ex senatore cinghia di trasmissione tra Cosa nostra e Berlusconi"|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2018-04-20|lingua=it-IT|accesso=2021-10-14}}</ref>. Il 23 settembre 2021 la [[Corte d'assise d'appello]] di Palermo ribaltò la sentenza di primo grado e assolse Mori, Subranni e De Donno perché "il fatto non costituisce reato" e l'ex senatore Dell'Utri "per non aver commesso il fatto", mentre confermò la prescrizione per Brusca e la condanna a dodici anni del capomafia [[Antonino Cinà]] e ridusse a ventisette anni la pena al boss Bagarella.<ref>[https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/09/23/trattativa-stato-mafia-assolti-carabinieri-e-dellutri-_8bdcf107-b4e0-468b-b365-d260041d912c.html Trattativa Stato-mafia: assolti carabinieri e Dell'Utri]</ref>
 
Nel 2009, sulla base delle nuove rivelazioni dei collaboratori di giustizia Vito Lo Forte e Francesco Marullo, la [[Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo|Direzione Nazionale Antimafia]] guidata da [[Pietro Grasso]] identificò "faccia da mostro" (fantomatico ''killer'' con il volto deturpato al soldo di mafia e servizi segreti deviati) in [[Giovanni Aiello]]<ref name=":4">{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/08/stragi-di-mafia-per-pm-ha-nome-faccia-da-mostro-cerniera-tra-stato-e-cosa-nostra/736287/|titolo=Stragi: per i pm ha un nome "Faccia da mostro", cerniera tra Stato e mafia|sito=Il Fatto Quotidiano|data=8 ottobre 2013-10-08 |accesso=2021-06-24 giugno 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2016/11/16/esclusivo2-stragi-mafiose-latto-di-impulso-investigativo-della-dna-su-faccia-di-mostro-scompare-nella-procura-di-palermo/|titolo=Blog {{!}} Esclusivo/2 Stragi mafiose: L’atto di impulso investigativo della Dna su “faccia di mostro” scompare nella Procura di Palermo|sito=Il Sole 24 ore|data=16 novembre 2016-11-16|lingua=it-IT|accesso=25 luglio 2021-07-25}}</ref>, un ex poliziotto che aveva prestato servizio in Sicilia e poi era stato congedato perché sfigurato a una guancia da una fucilata<ref>{{Cita web|url= https://espresso.repubblica.it/attualita/2021/05/03/news/donna_stragi_siciliane_faccia_da_mostro-299165176/|titolo=Ecco chi è la donna del mistero nelle stragi siciliane: per la prima volta svelata la sua identità |sito= L'Espresso |data=3 maggio 2021-05-03 |accesso=24 giugno 2021-06-24}}</ref>: sempre nello stesso anno, la Procura di Caltanissetta iscrisse Aiello nel [[registro degli indagati]] per concorso nelle stragi di Capaci e via dD'Amelio (ma anche per il [[Attentato dell'Addaura|fallito attentato all'Addaura]]) poiché appunto i due collaboranti avevano parlato di un suo presunto ruolo nei tre attentati<ref name=":5">{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/cronaca/2014/07/09/news/bombe_omicidi_e_stragi_in_sicilia_ecco_tutte_le_accuse_a_faccia_da_mostro-91071602/|titolo=Bombe, omicidi e stragi in Sicilia: ecco tutte le accuse a 'faccia da mostro'|sito=la Repubblica|data=9 luglio 2014-07-09 |accesso=24 giugno 2021-06-24}}</ref>; l'indagine venne però archiviata nel 2012 dal [[giudice per le indagini preliminari]] di Caltanissetta perché non si trovarono conferme al racconto di Lo Forte e Marullo, pur sostenendo che «molteplici altre circostanze inducono a identificare il soggetto di cui hanno parlato i collaboratori Lo Forte e Marullo nella persona dell'odierno indagato».<ref name=":4" /><ref>{{Cita web|url= http://documenti.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/023/045/INTERO.pdf |titolo=Relazione di minoranza sulla morte di Attilio Manca, Doc. XXIII, n. 45-bis - Atti Parlamentari |editore= COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL FENOMENO DELLE MAFIE E SULLE ALTRE ASSOCIAZIONI CRIMINALI, ANCHE STRANIERE - XVII Legislatura}}</ref><ref name=":4" />
===Processo sul presunto depistaggio delle indagini===
Nel luglio 2018 la Procura di Caltanissetta chiese il rinvio a giudizio per il funzionario di polizia Mario Bo e per gli ispettori Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, con l'accusa di [[calunnia]] in concorso; i tre infatti avevano fatto parte del gruppo investigativo "Falcone-Borsellino" guidato dal dirigente della Squadra mobile di Palermo [[Arnaldo La Barbera]] (deceduto nel 2002) che si occupò delle prime indagini sulla strage di via d'Amelio e avevano gestito la controversa collaborazione con la giustizia di [[Vincenzo Scarantino]]: secondo le indagini della Procura di Caltanissetta e le prove emerse durante il processo di primo grado denominato "Borsellino quater", i tre poliziotti avrebbero indotto Scarantino a rendere false dichiarazioni sottoponendolo a minacce, maltrattamenti e pressioni psicologiche<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/18_luglio_01/i-giudici-via-d-amelio-fu-piu-grande-depistaggio-storia-8892ab8a-7cc0-11e8-87b8-02c87e8bc58c.shtml|titolo=I giudici: «Via D’Amelio il più grande depistaggio della storia» Il video|sito=Corriere della Sera|data=7 gennaio 2018|accesso=6 novembre 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/18/paolo-borsellino-i-misteri-sulla-strage-di-via-damelio-25-anni-dopo-dal-depistaggio-senza-colpevoli-allagenda-rossa/3733395/|titolo=Paolo Borsellino, i misteri sulla strage di via d'Amelio 25 anni dopo: dal depistaggio senza colpevoli all'Agenda rossa|sito=Il Fatto Quotidiano|data=18 luglio 2017|accesso=6 novembre 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.rainews.it/tgr/fvg/articoli/2018/07/fvg-Mario-Bo-richiesta-rinvio-a-giudizio-2b5186c9-acc7-4b93-873d-d29b7a34a80c.html|titolo=Strage via D'Amelio, richiesta di rinvio a giudizio per Bo - TGR Friuli Venezia Giulia|sito=TGR|accesso=6 novembre 2020}}</ref>. Il processo iniziò il [[5 novembre]] dello stesso anno dinanzi al Tribunale di Caltanissetta<ref>{{Cita web|url=https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2018/09/28/borsellino-poliziotti-processo-per-depistaggio_6BDd5cPw2U6S6qgmuLROMO.html|titolo=Via D'Amelio, 3 poliziotti a processo per depistaggio|sito=Adnkronos|accesso=6 novembre 2020}}</ref>.
 
Nel 2010 la Procura di Caltanissetta iscrisse nel registro degli indagati l'ex funzionario del SISDE Lorenzo Narracci (braccio destro di [[Bruno Contrada]]) per concorso in strage, in quanto il collaboratore di giustizia [[Gaspare Spatuzza]] l'avrebbe riconosciuto fotograficamente come l'uomo misterioso presente nel garage dove venne preparata l'autobomba<ref name="autogenerato2" /><ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_27/spatuzza-borsellino-007_9aa695c2-e1ee-11df-9076-00144f02aabc.shtml|titolo=Spatuzza sembra riconoscere lo 007 vicino all'auto dell'attentato a Borsellino - Corriere della Sera|accesso=2021-05-15 maggio 2021}}</ref>; Narracci si difese affermando che nelle ore della strage si trovava ad una gita in barca al largo di Palermo insieme al collega Contrada ed altri amici<ref name=":1" /> e nel 2016 le accuse vennero archiviate poiché il riconoscimento effettuato da Spatuzza non era certo<ref name="autogenerato2" /><ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/18/paolo-borsellino-i-misteri-sulla-strage-di-via-damelio-25-anni-dopo-dal-depistaggio-senza-colpevoli-allagenda-rossa/3733395/6/|titolo=Paolo Borsellino, i misteri sulla strage di via d'Amelio 25 anni dopo: dal depistaggio senza colpevoli all'Agenda rossa - Page 6 of 8 - Il Fatto Quotidiano|autore=di Giuseppe Pipitone|accesso=15 maggio 2021-05-15}}</ref><ref name="autogenerato2" />.
Il 12 luglio 2022 la Corte d'assise di Caltanisetta dichiarò [[Prescrizione (ordinamento penale italiano)|prescritto]] il reato per Mario Bo e Fabrizio Mattei mentre Ribaudo fu assolto "perché il fatto non costituisce reato".<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/07/12/depistaggio-borsellino-nessun-colpevole-cade-laggravante-mafiosa-della-calunnia-prescritti-i-due-poliziotti-bo-e-mattei-assolto-ribaudo/6658682/|titolo=Depistaggio Borsellino, nessun colpevole: cade l'aggravante mafiosa della calunnia, prescritti due ex poliziotti del pool stragi. Assolto il terzo|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2022-07-12|lingua=it-IT|accesso=2022-07-14}}</ref>
 
==== L'indagine sui mandanti occulti e sulla scomparsa dell'agenda rossa ====
=== Processo nei confronti di Matteo Messina Denaro per le stragi di Capaci e via d'Amelio ===
Nel febbraio 2006 la Procura di Caltanissetta aprì un'indagine sulla scomparsa dell'agenda rossa del giudice Borsellino, in seguito alla segnalazione di una fotografia scattata da un giornalista subito dopo l'attentato in cui si vedeva l'allora capitano dei [[carabinieri]] Giovanni Arcangioli che si allontanava da via dD'Amelio con la borsa del giudice Borsellino, che venne ritrovata nell'auto distrutta dall'esplosione dopo alcune ore. Interrogato dai magistrati, Arcangioli (diventato colonnello) sostenne di avere consegnato la borsa ai giudici [[Vittorio Teresi]] e [[Giuseppe Ayala]] (i quali erano sopraggiunti sul luogo della strage), ma essi negarono la circostanza: per queste ragioni, il colonnello Arcangioli venne inizialmente indagato per false dichiarazioni<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/02/25/agenda-borsellino-un-indagato.html?ref=search |titolo=Agenda Borsellino c' è un indagato|accesso=16 febbraio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221203737/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/02/25/agenda-borsellino-un-indagato.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref> ma nel febbraio 2008 il [[giudice per le indagini preliminari]] lo incriminò anche per il furto dell'agenda rossa e la Procura di [[Caltanissetta]] ne chiese il rinvio a giudizio:<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/02/07/un-militare-rubo-agenda-di-borsellino.html?ref=search |titolo= Un militare rubò l'agenda di Borsellino |accesso=16 febbraio 2014 |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20140221203635/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/02/07/un-militare-rubo-agenda-di-borsellino.html?ref=search|urlmorto=no }}</ref> tuttavia il [[giudice dell'udienza preliminare]] rigettò la richiesta, sostenendo che non vi erano le prove per un'incriminazione di Arcangioli poiché la borsa in questione rimase per quattro mesi presso la squadra mobile di [[Palermo]] senza essere aperta e quindi l'agenda potrebbe essere stata sottratta in un momento successivo ma avanzò anche l'ipotesi che, al momento dell'attentato, Borsellino avesse l'agenda rossa in mano e non nella borsa (come testimoniato dall'agente sopravvissuto AntoninoAntonio Vullo)<ref name=vulloexp /> e quindi questa andò distrutta nell'esplosione. Per questi motivi, la Procura di Caltanissetta fece ricorso in [[Corte di Cassazionecassazione|Cassazione]], che però non lo accolse, sostenendo la tesi del [[giudice dell'udienza preliminare]].<ref name=autogenerato2 />
{{Vedi anche|Matteo Messina Denaro}}
[[File:Mattdenaro.jpg|miniatura|Matteo Messina Denaro in una foto di repertorio.]]
Nel [[gennaio]] [[2016]] il [[Giudice dell'udienza preliminare|gup]] di Caltanissetta emise un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di [[Matteo Messina Denaro]], ''capomandamento'' di [[Castelvetrano]] latitante dal [[1993]], con l'accusa di essere uno dei mandanti delle [[Strage di Capaci|stragi di Capaci]] e via d'Amelio<ref name=":2">{{Cita web|url=https://www.panorama.it/news/stragi-di-capaci-e-via-damelio-il-mandante-era-matteo-messina-denaro|titolo=Stragi di Capaci e via d'Amelio, il mandante era Matteo Messina Denaro|sito=Panorama|data=2016-01-22|lingua=it|accesso=2021-09-13}}</ref>. L'imputazione si basava sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia già acquisite nei vari processi sulle stragi che si sono celebrati negli anni precedenti: infatti, secondo i collaboratori Vincenzo Sinacori, Francesco Geraci e [[Giovanni Brusca]], nel settembre 1991 Messina Denaro partecipò a una riunione a Castelvetrano in cui [[Salvatore Riina]] comunicò la decisione di dare il via alla strategia stragista, inviando appunto a [[Roma]] il ''boss'' castelvetranese insieme ad altri mafiosi per uccidere [[Giovanni Falcone]], salvo poi richiamarli in Sicilia per eseguire l'attentato diversamente<ref>{{Cita web|url=https://www.lasicilia.it/news/caltanissetta/350611/mafia-pm-racconta-missione-cosa-nostra-era-di-uccidere-falcone-a-roma.html|titolo=Mafia, pm racconta: «Cosa Nostra voleva uccidere Falcone a Roma»|lingua=it|accesso=2021-09-13}}</ref>; inoltre, sempre secondo Sinacori, Geraci e Brusca, lo stesso Messina Denaro avrebbe progettato l'omicidio di [[Paolo Borsellino]] mentre questi era Procuratore capo a [[Marsala]] poiché il giudice era stato tra i primi inquirenti, insieme al commissario Calogero Germanà, ad indagare sulle attività della "famiglia" Messina Denaro, all'epoca pressoché sconosciuta agli organi investigativi, ed infatti aveva emesso un mandato di cattura per [[associazione mafiosa]] nei confronti del "patriarca" [[Francesco Messina Denaro]], padre di Matteo<ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/cronaca/news/2020-07-16/borsellino-messina-denaro-marsala-9169071/|titolo=Borsellino e i Messina Denaro, lo 'schiaffo' al giudice|sito=Agi|lingua=it|accesso=2021-09-15}}</ref><ref name=":2" /><ref name=":3">{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cronaca/2020/10/21/news/ergastolo-al-latitante-messina-denaro-fu-tra-i-mandanti-delle-stragi-del-92-1.39442624|titolo=Ergastolo al latitante Messina Denaro: “Fu tra i mandanti delle stragi del ’92”|sito=lastampa.it|data=2020-10-21|lingua=it-IT|accesso=2021-09-13}}</ref>.
 
Nel novembre 2023 la Procura di Caltanissetta iscrisse nel registro degli indagati la moglie e la figlia del defunto funzionario di polizia [[Arnaldo La Barbera]] con l‘accusa di [[ricettazione]] aggravata dal [[Favoreggiamento personale|favoreggiamento]] a Cosa nostra poiché, secondo le dichiarazioni fornite da un amico di famiglia agli inquirenti, sarebbero in possesso dell’agenda rossa; tuttavia l’agenda non è stata ritrovata nel corso delle perquisizioni effettuate a casa di Angiola e Serena La Barbera, funzionario della [[Presidenza del Consiglio dei ministri|presidenza del Consiglio]] che si occupa di [[Sicurezza nazionale (politica)|sicurezza nazionale]], e di altri parenti.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/18/agenda-rossa-indagate-figlia-e-moglie-di-la-barbera/7357426/|titolo=Agenda rossa: indagate figlia e moglie di La Barbera|sito=Il Fatto Quotidiano|lingua=it-IT|accesso=2023-11-18}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/17/perquisite-case-familiari-arnaldo-la-barbera-agenda-rossa-borsellino/7356540/|titolo=Perquisite le case dei familiari di Arnaldo La Barbera alla ricerca dell'agenda rossa di Borsellino. Un testimone: "È nascosta lì"|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2023-11-17|lingua=it-IT|accesso=2023-11-18}}</ref>
Per questi motivi, l'anno successivo il gup di Caltanissetta Marcello Testaquadra dispose il [[rinvio a giudizio]] per Messina Denaro con l'accusa di [[strage]]; il processo si aprì il 13 marzo dello stesso anno<ref>{{Cita web|url=https://gds.it/articoli/cronaca/2017/01/23/stragi-di-capaci-e-via-damelio-messina-denaro-rinviato-a-giudizio-3b559748-7cbc-4a03-a4a8-a99093214d0e/|titolo=Stragi di Capaci e via D'Amelio, Messina Denaro rinviato a giudizio|sito=Giornale di Sicilia|lingua=it|accesso=2021-09-13}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/regioni/sicilia/2017/03/13/news/mafia_stragi_parte_processo_a_messina_denaro_deporra_spatuzza-1579443/|titolo=Mafia: stragi, parte processo a Messina Denaro. Deporra' Spatuzza|sito=Agi|lingua=it|accesso=2021-09-13}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2017/01/23/stragi-92-messina-denaro-a-giudizio_38c567ad-3413-41af-af06-9507cadce7c1.html|titolo=Stragi '92: Messina Denaro a giudizio - Cronaca|sito=ANSA.it|data=2017-01-23|lingua=it|accesso=2021-09-13}}</ref>.
 
==== IlLa processostrage "Borsellinodi via D''quater''Amelio enel processo lasulla presunta "trattativa Stato-mafia" ====
Il 20 ottobre 2020 la Corte d'assise di Caltanissetta, presieduta dal giudice Roberta Serio, condannò all'[[ergastolo]] Messina Denaro in [[contumacia]] per il reato di strage<ref name=":3" />.
{{vedi anche|Processo Borsellino quater|Processo sulla trattativa Stato-mafia|Trattativa Stato-mafia}}
Nel 2009, in seguito alle dichiarazioni di [[Massimo Ciancimino]] che riguardavano l'inchiesta sulla cosiddetta "[[trattativa Stato-mafia]]", le Procure di [[Caltanissetta]] e [[Palermo]] ascoltarono le testimonianze di Liliana Ferraro (ex vice direttore degli affari penali presso il [[Ministero della Giustiziagiustizia]]) e dell'ex ministro [[Claudio Martelli]], i quali confermarono di essere stati avvicinati dall'allora colonnello dei carabinieri [[Mario Mori]] che chiedeva "copertura politica" per i suoi contatti con [[Vito Ciancimino]] al fine di fermare le stragi; in particolare la Ferraro dichiarò che ne parlò con il giudice Borsellino, che si dimostrò già informato dei contatti tra Ciancimino e i [[carabinieri]].<ref name="http://www.parlamento.it">{{Cita news|url=http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/commissioni/bicamerali/antimafiaXVI/STENOGRAFICI/Resosteno_19.03.11.pdf|titolo=Audizione del procuratore Francesco Messineo dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia - XVI LEGISLATURA|pubblicazione=|accesso=19 marzo 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140407071851/http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/commissioni/bicamerali/antimafiaXVI/STENOGRAFICI/Resosteno_19.03.11.pdf|dataarchivio=7 aprile 2014|urlmorto=sì}}</ref> Infatti l'inchiesta fece emergere che il 25 giugno 1992 (circa un mese prima di essere ucciso) Borsellino s'incontrò con il colonnello Mori e con l'allora capitano Giuseppe De Donno: secondo quanto dichiarato da Mori e De Donno ai magistrati, durante quell'incontro Borsellino si limitò a parlare con loro sulle indagini dell'inchiesta "mafia[[Mafia e appalti|Mafia e Appalti]]".<ref name="http://www.parlamento.it" /> Nello stesso periodo, Agnese Piraino Leto (vedova di Borsellino) dichiarò ai magistrati che, qualche giorno prima di essere ucciso, il marito le confidò che il generale dei carabinieri [[Antonio Subranni]] (diretto superiore del colonnello Mori) era vicino ad ambienti mafiosi e che c'era un contatto tra mafia e parti deviate dello Stato.<ref name="autogenerato2" /> I magistrati di Palermo e Caltanissetta acquisirono anche le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia [[Salvatore Cancemi]] e [[Giovanni Brusca]] nel processo "Borsellino ter",<ref name="autogenerato4" /> in cui affermavano che [[Salvatore Riina]] fece sospendere la preparazione dell'attentato contro l'onorevole [[Calogero Mannino]] e insistette particolarmente per accelerare l'uccisione di Borsellino ed eseguirla con modalità eclatanti<ref name="autogenerato2" />; in particolare, Riina avrebbe detto a Brusca che la trattativa si era improvvisamente interrotta e c'era «''un muro da superare''» e, secondo il magistrato [[Nino Di Matteo]] (che condusse le indagini sulla "Trattativa"), la strage di via dD'Amelio fu eseguita per «''proteggere la trattativa dal pericolo che il dott. Borsellino, venutone a conoscenza, ne rivelasse e denunciasse pubblicamente l'esistenza, in tal modo pregiudicandone irreversibilmente l'esito auspicato''»<ref name="http://www.parlamento.it" />.
 
Per quanto riguarda illa complessa [[Processo sulla trattativa Stato-mafia|processovicenda sulla Trattativa Stato-mafiaprocessuale]], il 4 novembre 2015 il [[giudice dell'udienza preliminare]] di [[Palermo]], Marina Petruzzella ha assolto [[Calogero Mannino]] (giudicato con il [[rito abbreviato]]) dall'accusa a lui contestata per "non aver commesso il fatto"<ref>{{Cita web|url=https://gds.it/articoli/cronaca/2015/11/04/mannino-unodissea-giudiziaria-di-oltre-20-anni-1b2e6b86-46fa-45e3-8f12-8117af0edb96/|titolo=Mannino, un'odissea giudiziaria di oltre 20 anni|sito=Giornale di Sicilia|lingua=it|accesso=2021-10-14 ottobre 2021}}</ref>; la sentenza di assoluzione è stata confermata in appello il 22 luglio 2019<ref>{{cita news|autore=[[Salvo Palazzolo]]|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/07/22/news/trattativa_stato-mafia_sentenza_appello_mannino-231733438/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T1|titolo=Trattativa Stato-mafia, Mannino di nuovo assolto. In appello confermata la sentenza del gup|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=22 luglio 2019|accesso=22 luglio 2019}}</ref> e anche dalla Cassazione l'11 dicembre 2020<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/11/trattativa-stato-mafia-confermata-in-cassazione-lassoluzione-dellex-ministro-calogero-mannino/6033664/|titolo=Trattativa Stato mafia, confermata in Cassazione l'assoluzione dell'ex ministro Calogero Mannino|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2020-12-11 dicembre 2020|lingua=it-IT|accesso=14 ottobre 2021-10-14}}</ref>. Per gli imputati giudicati con il rito ordinario, Ilil [[20 aprile]] [[2018]] la [[Corte d'Assiseassise]] di Palermo, presieduta dal dott. Alfredo Montalto, pronunciò la sentenza di primo grado, con la quale vennero condannati a dodici anni di carcere [[Mario Mori]], [[Antonio Subranni]], [[Marcello Dell'Utri]], [[Antonino Cinà]], ad otto anni [[Giuseppe De Donno (carabiniere)|Giuseppe De Donno]] e [[Massimo Ciancimino]] (per lui il reato venne prescritto), a ventotto anni [[Leoluca Bagarella]]; vennero inoltre prescritte, come richiesto dai pubblici ministeri, le accuse nei confronti di [[Giovanni Brusca]], e venne assolto [[Nicola Mancino]]<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/20/trattativa-stato-mafia-la-sentenza-mori-e-dellutri-condannati-a-12-anni/4305623/|titolo=Trattativa Stato-Mafia, sentenza storica: Mori e Dell'Utri condannati a 12 anni. Di Matteo: "Ex senatore cinghia di trasmissione tra Cosa nostra e Berlusconi"|sito=Il Fatto Quotidiano|data=20 aprile 2018-04-20|lingua=it-IT|accesso=14 ottobre 2021-10-14}}</ref>. Il 23 settembre 2021 la [[Corte d'assise d'appello]] di Palermo ribaltò la sentenza di primo grado e assolse Mori, Subranni e De Donno perché "il fatto non costituisce reato" e l'ex senatore Dell'Utri "per non aver commesso il fatto", mentre confermò la prescrizione per Brusca e la condanna a dodici anni del capomafia [[Antonino Cinà]] e ridusse a ventisette anni la pena al boss Bagarella.<ref>[{{cita testo|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/09/23/trattativa-stato-mafia-assolti-carabinieri-e-dellutri-_8bdcf107-b4e0-468b-b365-d260041d912c.html |titolo=Trattativa Stato-mafia: assolti carabinieri e Dell'Utri}}</ref> Il 27 aprile 2023 la Cassazione ha confermato l'assoluzione nei confronti di Mori, De Donno e Subranni, però con la formula "''per non avere commesso il fatto''", ed anche quella per Dell'Utri, mentre per Bagarella e Cinà ha dichiarato la [[Prescrizione (ordinamento penale italiano)|prescrizione]] del reato.<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2023/04/27/trattativa-stato-mafia-confermata-assoluzione-per-ex-ros-_cc49619c-6887-4583-a30d-3c3f7ed5323a.html|titolo=Stato-mafia: confermate le assoluzioni per Mori, Subranni, De Donno e Dell'Utri - Cronaca|sito=Agenzia ANSA|data=2023-04-27|lingua=it|accesso=2023-04-29}}</ref>
==Commemorazioni==
Un anno dopo la strage, per iniziativa della signora Maria Pia Lepanto, madre del giudice Borsellino, nel cratere lasciato dall'esplosione di Via D'Amelio venne piantumato un albero di [[Olea europaea|olivo]] proveniente da [[Betlemme]] come simbolo di [[pace]] e [[giustizia]] tra i popoli<ref>{{Cita web|url=https://www.comune.palermo.it/accade-a-palermo-dettaglio.php?id=18980|titolo=L'Albero della pace di Via D'Amelio|sito=Sito istituzionale del Comune di Palermo|lingua=it|accesso=2022-03-02}}</ref>.
 
==== Processo sul presunto depistaggio delle indagini ====
Ogni anno, nella ricorrenza della strage, vengono organizzate manifestazioni ed eventi culturali per ricordare il tragico attentato in cui persero la vita il giudice Borsellino e gli agenti di scorta<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2021/07/18/news/l_anniversario_di_via_d_amelio_sassoli_la_strage_ferita_ancora_aperta_-310801468/|titolo=L'anniversario di via D'Amelio, Sassoli: "La strage è una ferita ancora aperta"|sito=la Repubblica|data=2021-07-18|lingua=it|accesso=2022-03-02}}</ref>.
Nel luglio 2018 la Procura di Caltanissetta chiese il rinvio a giudizio per il funzionario di polizia Mario Bo e per gli ispettori Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, con l'accusa di [[calunnia]] in concorso; i tre infatti avevano fatto parte del gruppo investigativo "Falcone-Borsellino" guidato dal dirigente della Squadra mobile di Palermo [[Arnaldo La Barbera]] (deceduto nel 2002) che si occupò delle prime indagini sulla strage di via dD'Amelio e avevano gestito la controversa collaborazione con la giustizia di [[Vincenzo Scarantino]]: secondo le indagini della Procura di Caltanissetta e le prove emerse durante il processo di primo grado denominato "Borsellino quater", i tre poliziotti avrebbero indotto Scarantino a rendere false dichiarazioni sottoponendolo a minacce, maltrattamenti e pressioni psicologiche<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/18_luglio_01/i-giudici-via-d-amelio-fu-piu-grande-depistaggio-storia-8892ab8a-7cc0-11e8-87b8-02c87e8bc58c.shtml|titolo=I giudici: «Via D’Amelio il più grande depistaggio della storia» Il video|sito=Corriere della Sera|data=7 gennaio 2018|accesso=6 novembre 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/18/paolo-borsellino-i-misteri-sulla-strage-di-via-damelio-25-anni-dopo-dal-depistaggio-senza-colpevoli-allagenda-rossa/3733395/|titolo=Paolo Borsellino, i misteri sulla strage di via d'Amelio 25 anni dopo: dal depistaggio senza colpevoli all'Agenda rossa|sito=Il Fatto Quotidiano|data=18 luglio 2017|accesso=6 novembre 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.rainews.it/tgr/fvg/articoli/2018/07/fvg-Mario-Bo-richiesta-rinvio-a-giudizio-2b5186c9-acc7-4b93-873d-d29b7a34a80c.html|titolo=Strage via D'Amelio, richiesta di rinvio a giudizio per Bo - TGR Friuli Venezia Giulia|sito=TGR|accesso=6 novembre 2020}}</ref>. Il processo iniziò il [[5 novembre]] dello stesso anno dinanzi al Tribunale di Caltanissetta<ref>{{Cita web|url=https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2018/09/28/borsellino-poliziotti-processo-per-depistaggio_6BDd5cPw2U6S6qgmuLROMO.html|titolo=Via D'Amelio, 3 poliziotti a processo per depistaggio|sito=Adnkronos|accesso=6 novembre 2020}}</ref>.
 
Il 12 luglio 2022 la Corte d'assise di CaltanisettaCaltanissetta dichiarò [[Prescrizione (ordinamento penale italiano)|prescritto]] il reato per Mario Bo e Fabrizio Mattei mentre Ribaudo fu assolto "perché il fatto non costituisce reato".<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/07/12/depistaggio-borsellino-nessun-colpevole-cade-laggravante-mafiosa-della-calunnia-prescritti-i-due-poliziotti-bo-e-mattei-assolto-ribaudo/6658682/|titolo=Depistaggio Borsellino, nessun colpevole: cade l'aggravante mafiosa della calunnia, prescritti due ex poliziotti del pool stragi. Assolto il terzo|sito=Il Fatto Quotidiano|data=12 luglio 2022-07-12|lingua=it-IT|accesso=14 luglio 2022-07-14}}</ref>
== Note ==
<references/>
 
Il 3 giugno 2024 la [[Corte d'assise d'appello]] di Caltanissetta, in parziale riforma della sentenza di primo grado, confermò la prescrizione per Bo e Mattei ma dichiarò prescritto il reato anche per Ribaudo (che in primo grado era stato [[Assoluzione (diritto)|assolto]])<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/06/04/depistaggio-borsellino-la-sentenza-della-corte-dappello-prescrizione-per-i-tre-poliziotti-imputati/7574158/|titolo=Depistaggio Borsellino, la sentenza della Corte d'appello: prescrizione per i tre poliziotti imputati|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2024-06-04|lingua=it-IT|accesso=2024-06-07}}</ref>.
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|Rita|Di Giovacchino|Il libro nero della prima Repubblica|2003|Fazi Editore|Roma|wkautore=Rita Di Giovacchino|coautori=Massimo Brutti (prefazione di)|ed=1|isbn=978-88-8112-633-0|id=|cid=Di Giovacchino, 2003}}
* {{Cita libro|Maurizio|Torrealta|La trattativa. Mafia e stato: un dialogo a colpi di bombe|2002|Editori Riuniti||coautori=[[Antonio Ingroia]]|isbn=978-88-359-5195-7|id=}}
* {{Cita libro|Sandra|Rizza|L'agenda rossa di Paolo Borsellino|2007|Chiarelettere||coautori=Giuseppe Lo Bianco|isbn=978-88-6190-014-1|id=}}
* {{Cita libro|Sandra|Rizza|L'agenda nera della Seconda Repubblica|2010|Chiarelettere||coautori=Giuseppe Lo Bianco|isbn=978-88-6190-099-8|id=}}
* Rosalba Di Gregorio, Dina Lauricella, ''Dalla parte sbagliata. La morte di Paolo Borsellino e i depistaggi di Via D'Amelio'', prefazioni di [[Peter Gomez]] e Nico Gozzo, [[Castelvecchi]], 2018.
* {{Cita libro|curatore=[[Salvatore Borsellino]]|titolo=La repubblica delle stragi. 1978/1994. Il patto di sangue tra Stato, mafia, P2 ed eversione nera|annooriginale=2018|editore=PaperFIRST}}
* {{Cita web|url=http://www.19luglio1992.com/attachments/1676_Paolo%20Borsellino%20e%20l'agenda%20rossa%20-%20testo%20con%20copertina%20(formato%20A5)%20-%20v10.pdf|titolo=Paolo Borsellino e l'agenda rossa|accesso=22 luglio 2012|formato=PDF|data=19 luglio 2012|citazione=Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare}}
 
== Commemorazioni ==
==Filmografia==
[[File:Paolo Borsellino tree.jpg|thumb|L'albero posto in via dD'Amelio 21 per commemorare l'uccisione di [[Paolo Borsellino]] e della sua scorta]]
Un anno dopo la strage, per iniziativa della signora Maria Pia Lepanto, madre del giudice Borsellino, nel cratere lasciato dall'esplosione di Viavia D'Amelio venne piantumato un albero di [[Olea europaea|olivo]] proveniente da [[Betlemme]] come simbolo di [[pace]] e [[giustizia]] tra i popoli<ref>{{Cita web|url=https://www.comune.palermo.it/accade-a-palermo-dettaglio.php?id=18980|titolo=L'Albero della pace di Via D'Amelio|sito=Sito istituzionale del Comune di Palermo|lingua=it|accesso=2 marzo 2022-03-02}}</ref>.
 
Ogni anno, nella ricorrenza della strage, vengono organizzate manifestazioni ed eventi culturali per ricordare il tragico attentato in cui persero la vita il giudice Borsellino e gli agenti di scorta<ref>{{Cita web|url=https://palermo.repubblica.it/cronaca/2021/07/18/news/l_anniversario_di_via_d_amelio_sassoli_la_strage_ferita_ancora_aperta_-310801468/|titolo=L'anniversario di via D'Amelio, Sassoli: "La strage è una ferita ancora aperta"|sito=la Repubblica|data=2021-07-18 luglio 2021|lingua=it|accesso=2 marzo 2022-03-02}}</ref>.
 
== Filmografia ==
* ''[[Giovanni Falcone (film)|Giovanni Falcone]]'' (1993), regia di [[Giuseppe Ferrara]].
* ''[[Gli angeli di Borsellino]]'' (2003), regia di [[Rocco Cesareo]].
* ''[[Paolo Borsellino (miniserie televisiva)|Paolo Borsellino]]'' (2004), miniserie televisiva di [[Gianluca Maria Tavarelli]].
* ''[[In un altro paese]]'' (2005), film documentario di [[Marco Turco]].
* ''[[Il capo dei capi]]'' (2007), miniserie televisiva di [[Enzo Monteleone]] e [[Alexis Sweet]].
* ''[[Paolo Borsellino - I 57 giorni]]'' (2012), [[Fiction televisiva|film televisivo]] di [[Alberto Negrin]].
* ''[[Vi perdono ma inginocchiatevi]]'' (2012), [[Fiction televisiva|film televisivo]] di [[Claudio Bonivento]].
* ''[[La mafia uccide solo d'estate]]'' (2013), regia di [[Pif (conduttore televisivo)|Pif]].
* ''[[Era d'estate]]'' (2016), regia di [[Fiorella Infascelli]].
* ''[[Paolo Borsellino - Adesso tocca a me]]'' (2017), [[docu-drama]] di [[Francesco Miccichè (regista)|Francesco Miccichè]].
* ''[[Liberi sognatori|Liberi sognatori - La scorta di Borsellino - Emanuela Loi]]'' (2018)'','' [[Fiction televisiva|film televisivo]] di [[Stefano Mordini]] e [[Pietro Valsecchi]].
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|Rita|Di Giovacchino|Il libro nero della prima Repubblica|2003|Fazi Editore|Roma|wkautore=Rita Di Giovacchino|coautori=Massimo Brutti (prefazione di)|ed=1|isbn=978-88-8112-633-0|id=|cid=Di Giovacchino, 2003}}
* {{Cita libro|Maurizio|Torrealta|La trattativa. Mafia e stato: un dialogo a colpi di bombe|2002|Editori Riuniti||coautori=[[Antonio Ingroia]]|isbn=978-88-359-5195-7|id=}}
* {{Cita libro|Sandra|Rizza|L'agenda rossa di Paolo Borsellino|2007|Chiarelettere||coautori=Giuseppe Lo Bianco|isbn=978-88-6190-014-1|id=}}
* {{Cita libro|Sandra|Rizza|L'agenda nera della Seconda Repubblica|2010|Chiarelettere||coautori=Giuseppe Lo Bianco|isbn=978-88-6190-099-8|id=}}
* Rosalba Di Gregorio, Dina Lauricella, ''Dalla parte sbagliata. La morte di Paolo Borsellino e i depistaggi di Via D'Amelio'', prefazioni di [[Peter Gomez]] e Nico Gozzo, [[Castelvecchi]], 2018.
* {{Cita libro|curatore=[[Salvatore Borsellino]]|titolo=La repubblica delle stragi. 1978/1994. Il patto di sangue tra Stato, mafia, P2 ed eversione nera|annooriginale=2018|editore=PaperFIRST}}
* {{Cita web|url=http://www.19luglio1992.com/attachments/1676_Paolo%20Borsellino%20e%20l'agenda%27agenda%20rossa%20-%20testo%20con%20copertina%20(formato%28formato%20A5)%29%20-%20v10.pdf|titolo=Paolo Borsellino e l'agenda rossa|accesso=22 luglio 2012|formato=PDF|data=19 luglio 2012|citazione=Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare|dataarchivio=17 luglio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130717105857/http://www.19luglio1992.com/attachments/1676_Paolo%20Borsellino%20e%20l%27agenda%20rossa%20-%20testo%20con%20copertina%20%28formato%20A5%29%20-%20v10.pdf|urlmorto=sì}}
 
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Cita TV|trasmissione=Reality|titolo=La versione di Genchi|canale=La7LA7|wkcanale=La7LA7|url=http://www.la7.it/programmi/reality/video-333940|accesso=22 luglio 2012|data=16 marzo 2009}}
* {{Cita web|autore=Martina Di Gianfelice|coautori=Marco Bertelli|url=http://www.19luglio1992.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1549:rassegna-stampa-sulla-trattativa-tra-cosa-nostra-e-pezzi-dello-stato&catid=20:altri-documenti&Itemid=38|titolo=Rassegna stampa: le inchieste sulla trattativa tra Cosa Nostra e pezzi dello Stato|data=25 luglio 2009|accesso=22 luglio 2012}}
* {{Cita TV|trasmissione=La storia siamo noi|wktrasmissione=La storia siamo noi|titolo=57 giorni a Palermo. La scorta di Paolo Borsellino|canale=Rai Uno|wkcanale=Rai Uno|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/57-giorni-a-palermo/918/default.aspx|accesso=22 luglio 2012|data=19 luglio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121219110900/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/57-giorni-a-palermo/918/default.aspx|dataarchivio=19 dicembre 2012|urlmorto=sì}}
 
{{Cosa Nostra}}
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[[Categoria:Storia di Cosa nostra]]