Simone Pianetti: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Aggiungi 1 libro per la Wikipedia:Verificabilità (20230610)) #IABot (v2.0.9.5) (GreenC bot |
come ho già spiegato nella modifica di due anni fa, Simone Pianetti non è considerabile come vero e proprio anarchico nonostante la sua popolarità negli ambienti afferenti a tale orientamento politico, il lavoro di ricerca svolto da Denis Pianetti lo dimostra ampiamente, chiunque abbia rimosso la mia modifica dovrebbe argomentare il perché della sua scelta invece di persistere in maniera poco matura |
||
(39 versioni intermedie di 26 utenti non mostrate) | |||
Riga 13:
|Epoca2 = 1900
|Attività = criminale
|Attività2 =
|Nazionalità = italiano
|Immagine = SimonePianetti.jpg
Riga 23 ⟶ 24:
== Biografia ==
=== La giovinezza e l'emigrazione ===
Simone Pianetti nacque il 7 febbraio 1858 da Giovanni e Vittoria Bottani, di famiglia benestante, nella piccola contrada di Lavaggi
Si recò a [[New York]], praticando diversi lavori, entrando poi in contatto con gli ambienti [[anarchici]] della città. Fondò in seguito una società d'importazione di vino e frutta con l'amico Antonio Ferrari: tuttavia nella gestione di quest'attività incontrò problemi con la [[mafia]] locale, allora conosciuta come [[Mano Nera (estorsione)|Mano Nera]], che esigeva il pagamento di denaro in cambio di protezione
Il suo temperamento portò Pianetti a denunciare il fatto, cosa insolita per via dei rischi a cui si andava incontro, alla Polizia locale
La denuncia portò all'arresto di una decina di insospettabili, ma costò la vita ad Antonio Ferrari, assassinato dalla Mano Nera. La vita stessa di Pianetti era quindi a rischio, tanto che dovette abbandonare la città e muoversi con false generalità fino a fare ritorno in patria
=== Il rientro in Italia e le difficoltà ===
[[File:CCornello vista Camerata.JPG|thumb|Vista attuale di Camerata Cornello]]
Al rientro nella valle ritrovò l'ambiente chiuso, quando non apertamente ostile, da cui era partito per l'America
Sposò Carlotta Marini, dalla quale avrà nove figli<ref name="Murderpedia">{{cita web|url=http://murderpedia.org/male.P/p/pianetti-simone.htm|sito= murderpedia|titolo= Simone PIANETTI}}</ref> e con cui aprì una taverna appena fuori dal centro abitato di Camerata Cornello, in cui si poteva anche ballare. Dopo i primi tempi in cui gli affari andavano bene, Pianetti venne messo al centro di maldicenze in cui veniva bollato come libertino, anarchico e anticlericale. Seguì un vero e proprio boicottaggio nei confronti della sua locanda, con gli avventori che venivano messi in guardia dalle autorità politiche ed ecclesiastiche del paese: alla lunga venne obbligato ad abbandonare l'attività per mancanza di clienti
Con i soldi rimanenti decise di trasferirsi con la famiglia nel vicino comune di [[San Giovanni Bianco]], al fine di evitare le persone che l'avevano in antipatia. Qui aprì un mulino elettrico, un'opera all'avanguardia per quei tempi. Dopo poco tempo cominciò a essere additato, con la sua farina, come portatore di maledizioni e malattie (tanto che il suo prodotto veniva chiamato
=== Gli omicidi ===
Riga 47 ⟶ 48:
</p>
}}
Dopo essere finito in miseria, cominciò a manifestare comportamenti
[[File:CCornello parrocchia Camerata.JPG|thumb|La parrocchia Santa Maria Assunta di Camerata Cornello, luogo di due omicidi di Pianetti]]
La mattina del [[13 luglio]] [[1914]] uscì dalla sua casa imbracciando il suo fucile a tre canne e si diresse verso la piccola valle di Sentino. Aspettò nascosto in un cespuglio il passaggio del medico condotto dei paesi di Camerata Cornello e San Giovanni Bianco, il dottor Domenico Morali (il quale era solito passare in quel punto per recarsi alla propria uccellanda), colpevole secondo Pianetti di non avergli curato bene il figlio Aristide, morto qualche tempo prima
In seguito Pianetti si recò nel centro abitato di Camerata, presso l'abitazione del sindaco Cristoforo Manzoni. Non avendolo trovato, lo cercò nel palazzo. Il sindaco era assente, tuttavia Pianetti ebbe modo di sparare al segretario comunale
In seguito entrò nella casa del calzolaio e [[Magistratura onoraria italiana#Giudice conciliatore|giudice conciliatore]] Giovanni Ghilardi
Raggiunse il sagrato della chiesa, dove trovò il parroco don Camillo Filippi e il messo comunale Giovanni Giupponi. Uccise entrambi, il primo perché ritenuto responsabile del boicottaggio della sua locanda, il secondo perché non gli aveva concesso una derivazione dell'acqua
Poi si spostò, attraverso il bosco
Terminato il settimo e ultimo omicidio, si recò nella frazione Cantiglio, dove incontrò dei carbonai che, ignari di ciò che era appena accaduto, gli diedero da mangiare.
Riga 69 ⟶ 70:
La notizia della strage si sparse in tutta la valle: il centro abitato di San Giovanni Bianco si presentava completamente deserto, con la gente barricata nelle proprie case. I [[Arma dei Carabinieri|Carabinieri]] fecero piantonare tutti gli scampati all'eccidio e coloro che avevano contenziosi aperti con Pianetti, cominciando le ricerche del fuggiasco sulle impervie cime circostanti. Anche grazie a una squadra di guardie forestali e a una trentina di Carabinieri giunti da [[Bergamo]] in rinforzo alle unità locali, nella serata del [[14 luglio]] Pianetti fu avvistato da un gruppo composto da sette militari, con i quali ebbe uno scontro a fuoco, senza conseguenze fisiche per alcuno.
Il [[16 luglio]] 1914 in paese arrivò il senatore [[Bortolo Belotti]] e contemporaneamente fu posta una taglia di mille lire sulla testa del latitante. Il giorno seguente Pianetti incontrò una donna, Giacomina Giupponi, con la quale barattò la sua
Nonostante ciò, Pianetti riuscì a dileguarsi a dispetto di più di trecento persone alla sua ricerca, proprio mentre nell'opinione pubblica si delineavano contrapposte correnti di pensiero. Presto la stampa cominciò a strumentalizzare la vicenda: numerose furono le polemiche tra le testate giornalistiche, in particolar modo tra ''[[Il Secolo (quotidiano)|Il Secolo]]'' e ''[[L'Eco di Bergamo]]''<ref>{{cita|Arrigoni, Bottani e Taufer|titolo=Briganti e banditi bergamaschi|pp. 151-152|A.B.T.}}.</ref>
{{citazione|Qui tutti sapevano che il Pianetti era perseguitato… Chi vuol vivere tranquillo deve essere ossequiante al parroco del luogo… Il parroco è il feudatario ed i paesani si dividono in vassalli e valvassori a seconda della loro astuzia e del loro stato economico… Al Pianetti ne avevano fatte tante che non poteva più frenarsi |''Il Secolo'', 20 luglio 1914}}
Di differenti visioni popolari riferite all'eccidio parlano anche organi di stampa locali, preoccupandosi dell'apologia del colpevole in corso tra la gente<ref>''La Vicaria'', 2 agosto 1914</ref>. Sta di fatto che la popolazione cominciava a vedere realmente Pianetti come un liberatore, tanto che sui muri della zona cominciarono ad apparire scritte a lui inneggianti (tra cui «W Pianetti, ce ne vorrebbe uno in ogni paese»)<ref>''L'Eco di Bergamo'', 23-24 luglio 1914</ref>.
Nel frattempo, le ricerche non davano nessun risultato, tanto che il 29 luglio 1914 il [[prefetto]] di Bergamo, Antonio Molinari, aumentò a {{formatnum:5000}} lire la taglia sulla testa del fuggiasco, senza tuttavia ottenere gli effetti sperati. Il 27 luglio le autorità autorizzarono il figlio Nino Pianetti a recarsi tra i monti al fine di incontrare il padre e convincerlo a costituirsi. Il ragazzo, trovato il genitore, gli consegnò due lettere scritte dalla moglie e dall'amico Bortolo Belotti, che gli consigliavano di consegnarsi alle autorità<ref>L'Eco di Bergamo, 29-30 luglio 1914</ref>. Per contro, Simone, dopo aver scritto una struggente lettera di risposta alla moglie, disse al figlio «non mi troveranno mai, né vivo, né morto». In effetti quell'episodio, riportato da tutti i quotidiani dell'epoca, fu l'ultima volta di cui si ebbero notizie documentate di Simone Pianetti.
La sua latitanza
L'inafferrabilità del fuggiasco, aiutata dagli eventi internazionali che annunciavano l'arrivo della [[prima guerra mondiale]] anche in Italia, favorirono una sospensione delle ricerche, facendo passare in secondo piano la vicenda. Nel frattempo la giustizia proseguiva il suo corso: il 25 maggio 1915 presso la [[Corte d'assise]] di Bergamo si concluse il processo a carico di Simone Pianetti, imputato in [[contumacia]]
== Ipotesi sulla scomparsa ==
Il corpo di Simone Pianetti non fu mai trovato: numerose sono le ipotesi riguardo alla sua sorte. La tesi fornita dalla famiglia è quella che il loro congiunto fosse morto tra le cime dei monti [[Monte Cancervo|Cancervo]] e [[Monte Venturosa|Venturosa]] pochi giorni dopo l'incontro con il figlio Nino<ref>Intervista a Nino Pianetti, Giornale del Popolo, 18/09/1955</ref>. Questa versione, perorata dallo stesso figlio, non ha mai convinto gli abitanti della zona e venne probabilmente fornita al fine di far acquietare gli animi e permettere un po' di tranquillità ai congiunti<ref name="ReferenceB">{{cita|Arrigoni, Bottani e Taufer|titolo=Briganti e banditi bergamaschi|p. 172|A.B.T.}}.</ref>.
Tuttavia numerose e contrastanti voci indicano il fuggitivo latitante nel [[America|continente americano]]. A suffragare tale ipotesi sono alcune lettere rinvenute, nonché la testimonianza di Domenica Milesi<ref>Testimonianza di Domenica Milesi, Giornale del Popolo, 18/09/1955</ref>
Pianetti sarebbe quindi stato aiutato dalle autorità stesse, vista la simpatia che riscuoteva negli strati più bassi della popolazione<ref name="ReferenceB"/>: la sua cattura infatti avrebbe potuto provocare reazioni incontrollate, nonché aumentarne la fama e la leggenda.
Un'altra ipotesi sostiene che Pianetti fosse invece emigrato fuggendo dalle [[Alpi Orobie|Orobie]] verso la [[Valtellina]], raggiungendo quindi il cantone [[Cantone dei Grigioni|Grigioni]] in [[Svizzera]]
Qualche decennio più tardi, nel 1943, alcuni abitanti della zona sostennero di aver incontrato un anziano signore aggirarsi tra i monti Cancervo e Venturosa, poco distante dalla contrada di [[Cespedosio]]
La [[Vox populi, vox Dei|''vox populi'']] riporta inoltre che Nino Pianetti, nel frattempo trasferitosi nella città di [[Milano]], confidò a conoscenti che il padre fosse effettivamente emigrato nelle Americhe per poi tornare con falsa identità in Italia, dove trascorrere gli anni della vecchiaia<ref>Testimonianze di Battista Belotti e Ugo Boffelli in {{cita|Arrigoni, Bottani e Taufer|titolo=Briganti e banditi bergamaschi|p. 174|A.B.T.}}.</ref>. Il suo ultimo domicilio sarebbe stato presso l'abitazione milanese del figlio, dove sarebbe morto nel 1952<ref name="ReferenceC">{{cita|Arrigoni, Bottani e Taufer|titolo=Briganti e banditi bergamaschi|p. 174|A.B.T.}}.</ref>.
=== Risvolti giudiziari ===
La situazione giudiziaria del Pianetti è singolare; nel periodo in cui si svolsero i fatti in Italia esisteva l'istituto della "purgazione" grazie al quale, se un reo condannato in [[contumacia]] si fosse consegnato alle autorità dopo la sentenza, la condanna si sarebbe dovuta annullare e il processo reistruito. Nel 1968 la procura di Bergamo riaprì il fascicolo dichiarando il reato prescritto.
Attualmente == Influenza culturale ==
Riga 105 ⟶ 108:
* La figura è inoltre tornata d'attualità anche grazie ad alcune pubblicazioni, alcune romanzate, altre cronografiche, che ripercorrono gli eventi del 13 luglio 1914. Inoltre la figura di Pianetti è ricordata in canzoni di gruppi bergamaschi, tra le quali i [[Folkstone]] e le Cucine SCS.
* La storia di Pianetti fu raccontata da [[Enrico Ruggeri]] nella puntata dell'8 gennaio 2019 della trasmissione ''Il Falco e il Gabbiano'' in onda su [[Radio 24]]
* ''Il ritorno del vendicatore'', audiodocumentario a puntate per la trasmissione ''Tre Soldi'' in onda su [[Rai Radio 3]], trasmesso dal 25 marzo 2019 a cura di Andrea Morbio e Riccardo Giacconi con la vita e le vicende di Simone Pianetti
* ''Cronaca di una vendetta. La vera storia di Simone Pianetti'' di Denis Pianetti, edizioni Corponove, è la biografia completa di Simone Pianetti scritta dal pronipote. Pubblicata nel 2014, ne contiene la cronaca e descrive inoltre il quadro sociale, culturale e storico della Val Brembana e di Bergamo agli inizi del secolo scorso.
* ''Simone Pianetti, il Diavolo Anarchico'', è uno spettacolo teatrale portato in scena nel 2022 dalla compagnia teatrale Grand Guignol de Milan basato sul libro di Denis Pianetti.
* Nel 2023 viene raccontato il suo caso nel podcast ''Non aprite quella Podcast'' di [[J-Ax]], Pedar e Matteo Lenardon.
== Note ==
Riga 134 ⟶ 138:
== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|1 = http://www.valbrembanaweb.com/valbrembanaweb/sitogino/personaggi/pianetti.html|2 = Valle Brembana web|accesso = 18 luglio 2009|dataarchivio = 25 marzo 2009|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090325041126/http://www.valbrembanaweb.com/valbrembanaweb/sitogino/personaggi/pianetti.html|urlmorto = sì}}
{{Controllo di autorità}}
|