Morano Calabro: differenze tra le versioni
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{{Divisione amministrativa
|Nome = Morano Calabro
|Panorama = MoranoCalabro Panor31.JPG
|Didascalia =
|Bandiera = Morano Calabro-Gonfalone.png
|Voce bandiera =
|Stemma = Morano Calabro-Stemma.png
|Voce stemma =
|Stato = ITA
|Grado amministrativo = 3
|Divisione amm grado 1 = Calabria
|Divisione amm grado 2 = Cosenza
|Amministratore locale =
|Partito = [[lista civica]] Insieme per Morano
|Data elezione =
|Data rielezione =
|Data istituzione =
|Sottodivisioni = Campotenese▼
|Divisioni confinanti = [[Castrovillari]], [[Chiaromonte]] (PZ), [[Mormanno]], [[Rotonda (Italia)|Rotonda]] (PZ), [[San Basile]], [[Saracena]], [[Viggianello (Italia)|Viggianello]] (PZ)▼
|Zona sismica = 2▼
|Gradi giorno = 2188▼
▲|Sottodivisioni=Campotenese
|Nome abitanti = moranesi▼
▲|Divisioni confinanti=[[Castrovillari]], [[Chiaromonte]] (PZ), [[Mormanno]], [[Rotonda (Italia)|Rotonda]] (PZ), [[San Basile]], [[Saracena]], [[Viggianello (Italia)|Viggianello]] (PZ)
|Patrono = [[san Bernardino da Siena]]▼
▲|Zona sismica=2
|Festivo = 20 maggio▼
▲|Gradi giorno=2188
|PIL = ▼
▲|Nome abitanti=moranesi
|PIL procapite = ▼
▲|Patrono=[[san Bernardino da Siena]]
|Mappa = Map of comune of Morano Calabro (province of Cosenza, region Calabria, Italy).svg▼
▲|Festivo=20 maggio
|Didascalia mappa = Posizione del comune di Morano Calabro all'interno della provincia di Cosenza▼
▲|PIL=
▲|PIL procapite=
▲|Mappa=Map of comune of Morano Calabro (province of Cosenza, region Calabria, Italy).svg
▲|Didascalia mappa=Posizione del comune di Morano Calabro all'interno della provincia di Cosenza
}}
'''Morano Calabro''' {{IPA|[ˌmoˈraːno ˈkaːlabro]}} (''Murènu'' {{IPA|[ˌmuˈrɛːnu]}} in dialetto moranese<ref>Sul dialetto moranese cfr. Gerhard Rohfls, ''Dizionario dialettale delle tre Calabrie''. Milano-[[Halle sul Saale|Halle]], 1932-1939; Id., ''[[Nuovo Dizionario Dialettale della Calabria]]''. Longo, Ravenna, 1977 ISBN 88-8063-076-8 (sesta ristampa, 2001).</ref>) è un
La sua posizione strategica nell'alta valle del fiume [[Coscile]] (antico ''Sybaris'' di epoca magno-greca) alle pendici del [[massiccio del Pollino]], ha contribuito al suo sviluppo in epoca antica ed al suo splendore nei periodi medievale e rinascimentale, in particolare sotto la signoria dei Sanseverino di Bisignano.
{{TOClimit|3}}
== Geografia fisica ==
=== Territorio ===
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==== Caratteristiche del suolo ====
La singolare conformazione [[Pedologia|pedologica]] della zona del Pollino, nonché la differenza di altitudine che si riscontra, contribuiscono alla caratterizzazione del territorio. Si evidenzia infatti un suolo di tipo collinare e montano, con formazioni sedimentarie e vulcaniche, spesso con un substrato calcareo e carsico in particolare nelle [[dolina carsica|doline]] d'alta quota dove si alternano a zone brulle o radure, ad aree fitte di vegetazione e riaffioramenti rocciosi, in particolare lungo le gole. Concernentemente all'utilizzo delle risorse del suolo, in linea meramente macroscopica esso è sfruttato per [[Agricoltura|colture agricole]] al 27,02 % della sua estensione totale, mentre le aree boschive e gli ambienti semi-naturali coprono il 72,37 %. Appare evidente che le zone artificiali, ovvero la superficie comunale comprendente l'area urbanizzata e industriale costituisce il restante 0,62 %, pari a 69,64 Ha. L'area boschiva in particolare è piuttosto vasta: oltre al già citato piano di [[Campotenese]] e le sue estese aree limitrofe, ricordiamo il piano di Ruggio, i boschi del ''Monaco'', di ''Pollinello'' e ''della Principessa''.<ref>[http://www.parcopollino.it/comuni/morano%20calabro.htm ''Profilo del comune di Morano Calabro'' Parco nazionale del Pollino] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081011031905/http://www.parcopollino.it/comuni/morano%20calabro.htm |data=11 ottobre 2008 }}</ref> Le [[Bosco|zone boschive]] sono così suddivise: 12 % boschi misti, 9 % boschi di [[Latifoglia|latifoglie]], 27 % di [[conifere]], mentre al pascolo naturale e alle praterie in quota è riservato il 18 % della superficie.<ref>{{Cita web
===== Colture ed utilizzo del suolo, flora e fauna =====
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== Storia ==
=== Epoca antica ===
==== Considerazioni sul
[[File:Polla via popilia da reggio a capua.jpg|miniatura|[[Lapis Pollae]] (il nome "''Muranum''" appare all'inizio della quinta riga)]]
Sull'origine del [[toponimo]] non si hanno precise concordanze storiche e si sono ipotizzate varie teorie. Fra le tante, la congettura creatasi sull'erronea supposizione che Morano sia stata fondata o abitata dai ''[[Saraceni|mori]]'', giustificata sulla base di una presunta assonanza etimologica. Questa tesi è in realtà del tutto infondata, visto che l'insediamento (accertato dal [[II secolo a.C.]]) era preesistente alle [[Saraceni|incursioni saracene]]. Lo storico Gaetano Scorza, secondo il quale Morano avrebbe origini più remote rispetto a quelle documentabili (forse [[Magna Grecia|magno-greche]]), convalida la sua ricostruzione rifacendosi al verbo greco μερυω (''merùo''), cioè "raccogliere insieme, cumulare",<ref>Mele, Michela, ''Morano Calabro, Passeggiate in luoghi d'arte'', Morano Calabro 1997; pag. 29</ref> chiara allusione alla singolare struttura urbana nella quale gli edifici paiono essere gli uni attaccati agli altri: anche questa proposta però appare poco realistica, perché il borgo ha assunto questo aspetto solo nel lungo corso dei secoli. Da ultimo, lo scrittore [[Vincenzo Padula]] nella ''Protogea'' del [[1871]], immagina che il toponimo derivi dall'ebraico ''Mòren'' adoperato nel [[Talmud]] con il significato di ''castello'', il che proverebbe la fondazione di un fortilizio contemporaneamente allo svilupparsi di un centro urbano, benché sia inverosimile confermare tale esotica etimologia.<ref>(citato in) Salmena, barone Antonio, ''Morano Calabro e le sue case illustri'', Raccolta Daugnon, Milano 1878; pag. 4</ref>
[[File:Morano calabro vue ville.JPG|miniatura|Morano Calabro, scorcio dal centro storico]]
Dunque il ''Muranum'' [[Lingua latina|latino]] storicamente attestato dalle fonti, pone chiara luce sulla sua esistenza in epoca romana e riapre la questione sulle origini, avvalorando un'ipotesi fortemente plausibile, ma non suffragata da risultanze storiche inconfutabili. Poiché il [[suffisso]] latino [[prediale]] ''-anum'' indica in questi casi vasti fondi e proprietà di una data famiglia importante della zona, non appare senza fondamento supporre che si tratterebbe di un [[antroponimo]], derivante di ''Murus'' o ''Murrus'', da cui il nome ''Muranum.''<ref>Biagio Cappelli, ''Profilo di Morano'' in ''Morano Calabro e la sua odonomastica'', Castrovillari, 1989; pag. 21.</ref>
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=== Dal '400 all'epoca moderna ===
==== Lo scontro della ''scala di Morano'' ====
Nell'ultimo decennio del [[Secolo XV|XV secolo]], Morano fu protagonista di un avvenimento a margine delle prime fasi delle [[Prima guerra d'Italia|guerre d'Italia]], ossia il passaggio del ''Gran Capitano'' [[Gonzalo Fernández de Córdoba|Consalvo de Córdoba]]. L'episodio, da menzionare come ''scontro della Scala di Morano'', avvenne nel [[1496]] durante il transito del condottiero andaluso lungo le Calabrie a capo delle truppe del re [[Ferdinando II di Napoli|Ferdinando]]. Giungendo dalla vicina [[Castrovillari]], Consalvo si trovò a fronteggiare un'inaspettata schermaglia dei moranesi lungo la salita detta ''scala di Morano'', oggi nota come ''il Crocifisso''. Le fonti storiche a questo punto divergono, affermando da un lato, che l'imboscata venisse compiuta da contadini e popolani di Morano; dall'altro, che questi fossero guidati (o istigati) da un manipolo di notabili del borgo avversi alla monarchia aragonese.<ref>Salmena, barone Antonio, op. cit., (cfr.) pagg. 20-21, 152-153 punto 6°</ref> Qualunque siano stati gli oscuri antefatti, il Córdoba fu costretto a ripiegare nuovamente su Castrovillari vista la resistenza degli abitanti. Venuto quindi a conoscenza che nel castello di [[Laino Castello|Laino]] si rifugiarono alcuni nobili ben armati, fra i quali il Conte di Mileto e Alberico Sanseverino, il ''Capitano'' aggirando il blocco, riuscì ad occupare Morano, stanando a sorpresa gli imboscati nel loro rifugio. È possibile che in detto scontro il Sanseverino restasse ucciso, mentre gli altri congiurati furono neutralizzati;<ref>Sinopoli, Cesare - Pagano, Salvatore - Frangipane, Alfonso, ''La Calabria. Storia, geografia e arte'',
==== La signoria Sanseverino ====
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;Note storiche<ref>Cappelli, Biagio (1989), "Lo stemma di Morano" in ''Morano Calabro e la sua odonomastica'', pp. 27-32</ref>
Le origini dello stemma di Morano Calabro risalgono al [[1561]], anno in cui venne scolpito su una lastra marmorea posta sull'antica [[fontana]] di piazza [[San Nicola di Bari|san Nicola]] ai tempi del sindacato di Decio Feulo. Alla composizione più antica dello [[stemma]] si sono aggiunti alcuni arricchimenti nei periodi successivi, fino all'attuale aspetto che ne rappresenta un definitivo compendio. Infatti, nella forma più risalente nel tempo, la testa di moro veniva rappresentata con barba e cappello conico senza i tre colli sottostanti, in maniera assai simile alla effigie del sigillo dell{{'}}''[[Università del Regno|Universitas]] Morani'' con le due varianti ad oggi pervenuteci: la prima, nel motto ''Vivat sub Umbra'' a cui era aggiunto il sostantivo ''morus'' (il moro) e la scritta ''Arma Morani''; la seconda, di tipo iconografico, nella quale la testa del moro era presentata su un piatto o una coppa.
Dal principio del [[XVII secolo]] a seguire, lo stemma venne riprodotto oltre che su altri monumenti cittadini, quali la fontana di piazza Maddalena del [[1604]], anche sul frontespizio dell'opera a stampa dell'erudito Giovan Leonardo Tufarello, il ''trattato della Sagnìa'' del [[1599]], consistente in uno scudo con tre monti sormontati dalla testa del moro.
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Fondata nel [[1097]] al di fuori della cinta muraria come piccola cappella, l'accresciuto numero di fedeli rese necessario ampliarla nella seconda metà del [[XVI secolo]] per mandato del [[parroco|prevosto]] don Giuseppe La Pilosella. Assunto il titolo di ''collegiata'' il 3 febbraio [[1737]] con [[Bolla pontificia|bolla]] di [[papa Clemente XII]], nel [[1732]] venne ristrutturata un'ultima volta in [[Pianta (architettura)|pianta]] basilicale a croce latina a tre [[Navata|navate]], mentre l'apparato decorativo commissionato a Donato Sarnicola, le conferì la sua attuale veste tardo barocca ritenuta fra gli esempi più ispirati dell'arte del tempo in Calabria. Il [[campanile]] ([[1817]]) e la [[cupola]] ([[1794]]) furono rivestiti successivamente di [[Maiolica|maioliche]] in stile campano di colore giallo e verde nel [[1862]]. La [[facciata]], completata negli [[Anni 1840|anni '40 del XIX secolo]] in stile [[Neoclassicismo|neoclassico]], è ripartita in due livelli divisi da una [[cornice marcapiano]] costituita da [[Triglifo|triglifi]] e [[Metopa|metope]] con simbologie classicheggianti con [[Parasta|paraste]] [[Ordine ionico|doriche]] e [[Ordine ionico|ioniche]] contornate negli spazi da ghirlande.<ref>Mainieri, Barbara, ''La gran donna di Maddalo; L'architettura'', saggio contenuto in ''(AA. VV.) Memorie riscoperte'', Ed. Amm. comunale di Morano Calabro, Castrovillari, 1995; pagg. 76-89</ref>
Fra le numerose opere d'arte, appartengono alla scuola di [[Pietro Bernini]] un [[ciborio]] e due ''angeli oranti'' facenti parte del corredo sacro; mentre è del celebre scultore del [[rinascimento]] meridionale [[Antonello Gagini]] la ''Madonna degl'Angioli'' ([[1505]]) proveniente dal monastero di San Bernardino e posta su un altare del [[transetto]] destro.
La [[Pittura napoletana|scuola napoletana]] del [[XVIII secolo|Settecento]] è ben rappresentata da alcune [[Pala d'altare|pale d'altare]]. Fra gli autori e le opere più significative si citano: [[Francesco Lopez]], autore de ''[[Immacolata Concezione|L'immacolata]]'' ([[1747]]), ''L'Addolorata, [[san Giovanni Battista]] e alcuni santi'' ([[1748]]); famiglia Sarnelli, ''Miracolo di [[San Francesco di Sales]]'' (1747), ''L'incoronazione della Vergine'' (1747) e la ''Madonna del Rosario e alcuni Santi''; Giuseppe Tomajoli, ''Morte di [[San Giuseppe]]'' ([[1742]]) e la [[cimasa]] di ''San Giovannino'' dello stesso periodo; ed infine, del pittore moranese [[Lo Tufo]], ''La Vergine fra i santi Silvestro e Giovanni Battista'' ([[1763]]) e ''Le anime del Purgatorio.''<ref>AA. VV. ''Memorie riscoperte'', Ed. Amm. comunale di Morano Calabro, Castrovillari, 1995; Cfr. Parte II ''le opere''</ref> Fra i manufatti lignei sono assai pregevoli il coro ([[1792]]), il [[pulpito]] ed alcuni stipi sacri realizzati fra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento da Mario ed Agostino Fusco. Sul fondo dell'[[abside]], proveniente dal monastero di Colloreto, è un fastigio in marmi [[Policromia|policromi]] dei primi del La sagrestia, è ricoperta da un raro [[Cassettone|soffitto a cassettoni]] di manifattura locale [[Anni 1590|tardo cinquecentesco]] appartenente all'antico apparato, contemporaneo ad un fonte per oli sacri in marmo; qui è inoltre esposto il c.d. ''[[Polittico Sanseverino]]'' di [[Bartolomeo Vivarini]] del [[1477]]. Sono custodite inoltre numerose [[Reliquia|reliquie]] di santi, fra cui una pietra del [[Santo Sepolcro (biblico)|Santo Sepolcro]] e un'orma del sandalo di [[S. Francesco da Paola]] lasciata su una roccia del monte Sant'Angelo nell'atto di benedire la [[Calabria]] prima di recarsi in [[Francia]].<ref>Mele, Michela, op. cit. §''Santa Maria Maddalena, una chiesa museo''</ref>
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L'edificio fu protagonista di una storia travagliata dovuta a numerosi atti di rimaneggiamento d'epoca barocca ([[1717]]) e all'abbandono nel [[1811]] a seguito dello scioglimento degli ordini monastici durante il [[Età napoleonica|periodo napoleonico]]. Destinato nel [[1843]] a [[seminario]] estivo, ospitò in seguito i locali delle scuole pubbliche, i cui interventi architettonici come la muratura del portico, lo compromisero gravemente. Alcuni locali furono adibiti a deposito di legname e nel [[1898]] un incendio distrusse buona parte dell'ala est, rimasta diruta fino ai primi [[anni 2000]]. Un grande intervento di restauro attuato negli [[Anni 1950|anni cinquanta]] a cura del professor Gisberto Martelli ripristinò la chiesa ed il portico allo stato originario, mentre il monastero fu recuperato nei decenni successivi, ed è oggi divenuto un complesso polifunzionale.<ref>Mainieri, Francesco, op. cit.; pagg. 16-19</ref> Nell'antica sala del [[refettorio]] si tengono le sedute del Consiglio Comunale.
Il [[soffitto]] della navata centrale della chiesa è in legno lavorato a quadri carenato alla veneziana. Sotto l'arco principale è posizionato un [[crocefisso]] del [[XV secolo]] ad opera di Ignoto meridionale dai connotati fortemente drammatico-realistici; ai
==== Chiesa di San Nicola di Bari ====
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La chiesa si sviluppa su due piani sovrapposti. La [[cripta]] sottostante di epoca altomedievale, è dedicata a ''Santa Maria delle Grazie'' ed è considerata fra le costruzioni più antiche del borgo.<ref>Salmena, barone Antonio, op.cit. Libro III</ref> Fra le opere custodite si annoverano: un ''giudizio universale'' in [[Pittura ad olio|olio su tela]] di Angelo Galtieri ([[1737]]), alcune statue lignee e tele del [[XVII secolo|Seicento]], e nella sagrestia un [[Espositorio]] in argento fuso [[Sbalzo (arte)|sbalzato]] e [[Cesello|cesellato]] del [[XVIII secolo]], corone di santi della seconda metà del secolo XVIII e del terzo decennio del [[Anni 1830|XIX secolo]], calici in argento fuso del [[XVII secolo]], un [[reliquiario]] del [[XVI secolo]], oltre ad una piccola scultura in [[alabastro]] dorato del [[XVI secolo|secolo XVI]] raffigurante la ''Madonna del Buon Consiglio''.
Il piano superiore, in navata unica, è stato edificato negli anni intorno al
==== Convento dei Padri Cappuccini ====
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Sorge a qualche chilometro dal centro abitato, immerso nella boscaglia su un altopiano che sovrasta la campagna circostante lo svincolo [[Autostrada A2 (Italia)|autostradale]] di Morano. Oggi le strutture sono dirute, ma nei secoli scorsi il monastero godette di grande prestigio, soprattutto a seguito delle munifiche elargizioni tributate dai fedeli e dalla nobiltà locale, fra i quali ricordiamo la principessa Erina Kastriota-Skanderbeg, moglie del feudatario Pietrantonio Sanseverino.<ref>Cappelli, Biagio, ''Bernardo da Rogliano e il monastero di Colloreto'', saggio contenuto in ''Morano Calabro e la sua odonomastica'', Ed. Pro Loco, Castrovillari, 1989; Appendice</ref>
Il monastero di Colloreto, (la cui etimologia appare incerta, probabilmente da ''Colle Loreto'' in onore della [[Santuario della Santa Casa|Vergine di Loreto]], o da ''colorìto'', termine che ne designerebbe la ridente e pacifica posizione), fu fondato dal Beato Frate [[Ordine di Sant'Agostino|Agostiniano]] Bernardo da Rogliano nel [[1546]], il quale sceltone il luogo, iniziò la sua esperienza di [[eremita]]
Il monastero, accrescendo il suo patrimonio e la sua influenza, subì numerosi attacchi alla sua sopravvivenza, soprattutto a causa delle ingenti proprietà fondiarie che andò cumulando nel corso degli anni. Una prima soppressione avvenne nel [[1751]] per volere di [[Carlo III di Spagna|Carlo III di Borbone]] per il finanziamento del [[Real Albergo dei Poveri]] in [[Napoli]]; una seconda e definitiva avvenne nel [[1809]] con l'avvento francese.<ref>Cappelli, Biagio, ''Bernardo da Rogliano e il monastero di Colloreto'' in op. cit.</ref>
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{{Demografia/Morano Calabro}}
'''Dati statistici generali'''
Secondo i dati dell'ultimo [[censimento]] nazionale dell'[[Istat]], al 31 dicembre [[2011]] la popolazione del comune di Morano Calabro era composta da 4.623 abitanti di cui 2.299 maschi e 2.324 femmine; gli abitanti totali nel precedente censimento del [[2001]] erano 4.966, il che evidenzia un decremento totale pari al -7,1 %, il più drastico dal censimento del [[1931]] quando era calcolato al -12,1 %. Il numero massimo di abitanti residenti si riscontra invece nel terzo censimento generale, nel quale risultavano al 31 dicembre [[1881]] 9.974 abitanti; al successivo del [[1901]], la popolazione subì il più drastico calo della sua storia mai riscontrato dall'inizio della serie statistica, esso era pari al -33,9 % per un totale di 6.596 abitanti, causato da una forte ondata migratoria.<ref>{{Cita web|url=https://www.tuttitalia.it/calabria/79-morano-calabro/|titolo=Morano Calabro (CS)|sito=Tuttitalia.it|lingua=it|accesso=2024-08-08}}</ref>
=== Etnie e minoranze straniere ===
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=== Cucina ===
La gastronomia moranese, permeata dai sapori della cucina povera, si avvale delle colture del territorio come legumi, cereali, ortaggi e privilegia i sapori naturali, il “fatto in casa”, le classiche tecniche di preparazione retaggio del mondo contadino. I tanti prodotti locali, frutto delle lavorazioni artigianali tradizionali (formaggi, salumi, conserve alimentari con olio o aceto), si uniscono alle pietanze popolari come la pasta fresca, le minestre, le zuppe preparate secondo le usanze domestiche all'insegna della genuinità e del rispetto del passato.
Tra le ricette, sono caratteristici i maccheroni al ferretto, gli involtini di carne, lo stoccafisso con le patate, il soffritto di interiora di agnello e i piatti della cultura agricolo-pastorale quali i peperoni, uova e salsiccia ''(cancarèddrə gova e savuzìzza''), la frittata di cipolla (''frittètə ’i cipuddrə'') e le patate e peperoni (''patènə e cancarèddrə''), preparati un tempo in occasione delle attività lavorative stagionali. I dolci tipici (''cicirèta, cannarìtulə, giurgiulèa'') a base di miele, i cui nomi e forme particolari rimandano ad antiche credenze popolari, sono caratteristici delle festività invernali.
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{{ComuniAmminPrec
|2014
|2024
|''in carica''▼
|Nicolò De Bartolo
|[[lista civica]]
|[[Sindaco (Italia)|sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrec
|2024
|Mario Donadio |[[lista civica]]
|[[Sindaco (Italia)|sindaco]]
|
}}
{{ComuniAmminPrecFine}}
=== Gemellaggi ===
[[File:Morano Calabro mural em Porto Alegre.JPG|miniatura|Porto Alegre, Brasile. Murale con panorama di Morano in ricordo del gemellaggio]]
|