Gaspare Sanseverino: differenze tra le versioni
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|immagine = Miniatura Gaspare Sanseverino.jpeg
|didascalia = [[Andrea Solari]], ''Ritratto di uomo'', 1500 circa<ref>[http://www.kleio.org/en/history/famtree/vip/1289b/ Cleio.org. Gaspare Sanseverino]</ref>
|legenda = Miniatura di Fracasso nella Comedia del [[Antonio Grifo|Grifo]], dove è rappresentato come un
Antonio Grifo e l'incunabolo queriniano G V 15|p=185}}</ref>
|stemma = Coa fam ITA sanseverino.jpg
|titolo = Signore di Piadena, Calvatone, Spineda, Cittadella, Mandello del Lario, Bellano e Varenna
|dinastia = [[Famiglia Sanseverino|Sanseverino]]
|padre = [[Roberto Sanseverino d'Aragona]]
|madre = [[Giovanna da Correggio]]
|consorte = [[Margherita Pio di Savoia]]
|figli =
|motto = ''Nostro è il mestiero''<ref>[[Motto]] di famiglia, in riferimento al mestiere di condottieri</ref>
▲|religione = Cristiano-cattolica
|data di nascita = [[1455]] circa
|data di morte = 28 maggio [[1519]]
|luogo di nascita =
|luogo di morte = [[Roma]]
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|Data_di_nascita = [[1455]] circa
|Nato_a =
|Data_di_morte = 28 maggio [[1519]]
|Morto_a = [[Roma]]
|Cause_della_morte =
|Luogo_di_sepoltura =
|Nazione_servita = <br />
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|AnnoNascita = [[1455]] circa
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 28 maggio
|AnnoMorte = 1519
|NoteMorte = <ref>[https://www.treccani.it/enciclopedia/sanseverino-gaspare-detto-capitan-fracassa_(Dizionario-Biografico)/ SANSEVERINO, Gaspare]</ref>
|Epoca = 1400
|Attività = condottiero
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}} Famoso per il furore bellico e l'eccezionale audacia, fu anche definito dai contemporanei ''il nuovo [[Achille]]'' per la sua apparente indistruttibilità, nonché figlio di [[Marte (divinità)|Marte]] e Fulgore in battaglia.
Fu signore di [[Piadena]], [[Calvatone]], [[Spineda]],<ref>{{Cita libro|titolo=Cremona rivista mensile illustrata della Città e Provincia|url=https://books.google.it/books?id=Cqc96PfL_7cC&q=Gaspare+Sanseverino+Spineda&dq=Gaspare+Sanseverino+Spineda&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwibi6iOxJjXAhVLB8AKHbLkCD0Q6AEIKzAB|accesso=25 ottobre 2018|data=1932|editore=Tip. Cremona Nuova|lingua=it-it|
== Il soprannome ==
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{{Citazione|Gaspare Sanseverino, detto Fracasso per la sua forza e il suo coraggio|Tristano Calco, Nuptiae mediolanensium et Estensium principum|Gaspar Sancto Severinus, quem de vi et virtute Frachassum nuncupant [...]|lingua=lat}}{{Citazione|El signore Ruberto da San Severino avea uno fiolo fra li altri el quale era animoxo e ghaiardo e feroze, e per la quale ferozità li soldati li poxeno nome Frachasso|Corpus Chronicorum Bononiensium p. 476}}
[[Bernardino Corio]], parlando di Roberto, ne dice: "Gasparo, cognominato Fracasso, suo figliolo, veramente a questi tempi un nuovo [[Achille]]".<ref>{{Cita libro|autore=Bernardino Corio|titolo=L'Historia di Milano volgarmente scritta dall'eccellentiss. oratore M. Bernardino Corio|anno=1565|p=1000}}</ref> [[Marin Sanudo il Giovane|Marin Sanudo]] lo definì "quasi un altro [[Marte (divinità)|Marte]] e fulgore in battaglia", dicendo che "era da li nemici temuto per il terrore del nome".<ref>{{Cita libro|autore=Marino jun Sanuto|titolo=Commentarii della guerra di Ferrara tra 11 Viniziani ed il duca Erdole d'Este nel 1482 pubbl.|url=https://www.google.it/books/edition/Commentarii_della_guerra_di_Ferrara_tra/lzJJAAAAcAAJ?hl=it&gbpv=0|p=27}}</ref> In [[Cifra|linguaggio cifrato]] fu anche soprannominato Yris.<ref name=":03">Da un documento adespota e senza data rinvenuto nell'archivio di stato di Napoli, ma datato tra il 1482 e il 1483. (Rivista delle biblioteche e degli archivi, periodico di biblioteconomia e di bibliografia, d. paleografia e di archivistica, Volumi 14-16, 1903, pp. 178-180; Bandello: narratori e dedicatari della seconda parte delle Novelle, Carlo Godi, Bulzoni, 2001, p. 459; Archivio storico lombardo, Volume 3;Volume 32, Società storica lombarda, 1905, p. 432).</ref>
== Aspetto e personalità ==
=== Personalità ===
Proprio come il padre Roberto, Fracasso fu violento, impulsivo, permaloso, facile all'ira: numerosi sono gli episodi ricordati nelle varie fonti delle volte in cui insultò personalità anche importanti o in seguito ad una lite se ne andò adiratissimo. Aveva il vizio della [[bestemmia]].<ref name=":
Il cronista Andrea Prato lo dice "tanto più ardito quanto meno era il Principe [<nowiki/>[[Ludovico il Moro|Ludovico]]] animoso".<ref name=":132">''Cronache milanesi'', Volume 1, Gio. Pietro Vieusseux, 1842, pp. 256-242.</ref> Fu campione imbattuto nelle giostre e nei tornei, cui non perdeva mai occasione di partecipare, e riportava quasi sempre il primo premio.<ref name=":1">{{Cita web|url=https://condottieridiventura.it/gaspare-da-san-severino/|titolo=GASPARE DA SAN SEVERINO}}</ref>
[[Pier Desiderio Pasolini]] identificò in Fracasso e [[Caterina Sforza]] i protagonisti di un aneddoto riportato da [[Baldassarre Castiglione]] nel suo [[Il Cortegiano|Cortegiano]],<ref>{{Cita libro|titolo=Il Cortegiano|anno=1955|editore=U.T.E.T.|p=110}}</ref> per cui un condottiero rifiutò l'invito di una "valorosa donna" ad unirsi alle danze e agli altri divertimenti, dicendo che la guerra era il suo unico mestiere e che non ne conosceva altri.<ref>{{Cita libro|autore=Julia Cartwright|titolo=Beatrice d'Este duchessa di Milano|anno=1944|editore=Edizioni Cenobio|p=39}}</ref>
{{Citazione|Il quale [nostro cortegiano] non volemo però che si mostri tanto fiero, che sempre stia in su le brave parole e dica aver tolto la corazza per moglie,<ref>Ossia che abbia sposato la guerra per modo che porti la corazza sempre con sé.</ref> e minacci con quelle fiere guardature che spesso avemo vedute fare a Berto;<ref>Un buffone dell'epoca.</ref> ché a questi tali meritamente si pò dir quello che una valorosa donna in una nobile compagnia piacevolmente disse ad uno, ch’io per ora nominar non voglio; il quale, essendo da lei, per onorarlo, invitato a danzare, e rifiutando esso e questo e lo udir musica e molti altri intertenimenti offertigli, sempre con dir cosí fatte novelluzze non esser suo mestiero, in ultimo, dicendo la donna, «Qual è adunque il mestier vostro?», rispose con un mal viso: «Il combattere»; allora la donna súbito: «Crederei», disse, «che or che non siete alla guerra, né in termine de combattere, fosse bona cosa che vi faceste molto ben untare ed insieme con tutti i vostri arnesi da battaglia riporre in un armario finché bisognasse, per non ruginire più di quello che siate»;|Baldassarre Castiglione, Il libro del Cortegiano (1528)}}
Veramente Marin Sanudo assicura che, nel 1497, "li erra [a Venezia] Frachasso con la moglie, et le Damisele dila [[Caterina Corner|Regina]], balò, e benissimo".<ref>[https://www.google.it/books/edition/Ragguagli_sulla_vita_e_sulle_opere_di_Ma/JJ5DAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=0 Ragguagli sulla vita e sulle opere di Marin Sanuto detto il Juniore], Rawdon Brown, Marino Sanuto · 1837, p. 88.</ref>
=== Aspetto fisico ===
Sigismondo de' Conti
Un suo ritratto, datato approssimativamente al 1491, si trova in un [[incunabolo]] della [[Divina Commedia]] curato dal francescano [[Pietro da Figino]] e miniato da [[Antonio Grifo]], fra le pagine del XV canto del [[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]] - il cielo di Marte - dove compare sotto la scritta "divo Fraccasso di Marte figlio".<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-da-figino_%28Enciclopedia-Dantesca%29/|titolo=Pietro da Figino}}</ref> L'originale è conservato presso la biblioteca della [[Casa di Dante in Roma]].<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-grifo_(Dizionario-Biografico)/|titolo=GRIFO, Antonio}}</ref>
Marin Sanudo lo dice di bassa statura, tuttavia l{{'}}''Armatura della Pace'' che gli è attribuita - con la quale nel 1498 si presentò alla giostra cui lo aveva sfidato l'imperatore [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano]] - indica un'altezza di 1,85 m.<ref>{{Cita web|url=https://www.metmuseum.org/art/collection/search/748431|titolo=Armatura per la Giostra della Pace italiana di Gaspare Sanseverino d'Aragona}}</ref>
== Biografia ==
=== Primi anni ===
Fu il figlio secondogenito (sopravvissuto) di [[Roberto Sanseverino d'Aragona|Roberto Sanseverino]], stimatissimo uomo d'armi d'origini napoletane, e di [[Giovanna da Correggio di Giovanni|Giovanna da Correggio]], nobile emiliana figlia di Giovanni di [[Gherardo VI da Correggio
UN GRANDE CONDOTTIERO DEL QUATTROCENTO
TRA IL REGNO DI NAPOLI E IL DUCATO DI MILANO}}</ref>
Compì la sua formazione militare al seguito del padre Roberto. La sua attività di uomo d'armi ebbe ufficialmente inizio nel [[1475]], al fianco dei fratelli [[Gianfrancesco Sanseverino d'Aragona|Gianfrancesco]], [[Antonio Maria Sanseverino|Antonmaria]] e [[Galeazzo Sanseverino|Galeazzo]], al soldo della [[Repubblica di Firenze]]. Il 26 gennaio dello stesso anno sposò [[Margherita Pio di Savoia]], figlia di [[Gian Ludovico Pio|Gian Ludovico]] conte di [[Carpi]] e nipote di [[Lorenzo de' Medici]].<ref>{{Cita libro|autore=Patrizia Meli|titolo=Gabriele Malaspina marchese di Fosdinovo: condotte, politica e diplomazia nella Lunigiana del Rinascimento|url=https://books.google.it/books?id=hyfL9JtSaDUC&dq=lorenzo+de+medici+volterra+1472&hl=it&source=gbs_navlinks_s|pp=68-69}}</ref>
[[File:Roberto Sanseverino d'Aragona's funerary monument - Trento Cathedral.jpg|miniatura|[[Roberto Sanseverino d'Aragona|Roberto Sanseverino]], padre di Fracasso]]
Nel settembre 1479 - stando a quanto riferisce il cronista ferrarese Caleffini - il padre Roberto, allorché fu richiamato a Milano dalla duchessa [[Bona di Savoia|Bona]] con la quale era entrato precedentemente in contrasto, mandò avanti per ostaggio il proprio secondogenito, ossia Fracasso, in modo tale che si mettessero d'accordo.<ref>Caleffini, p. 312.</ref>
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{{Citazione|[...] e sapendo quanto nelle guerre i primi successi delle cose alzino ed abbassino gli animi umani, chiamò a sé Gaspare suo figliuolo, detto per soprannome il Fracasso, e preposelo a' fanti che lo dovevano assalire, ricordandogli ch'ei gli dimostrasse la madre in generandolo non l'avere ingannato; e che quel dì, quel luogo, quell'assalto gli dovevano recare o una perpetua gloria o un'eterna infamia. [...] Fracasso, essendo giovane che co' fatti corrispondeva al nome, e che alla gloria paterna aspirava con ogni gran pericolo, in un tratto fe' dare il segno dell'assalto; egli per prima di tutti, presasi un'arma alle mani e voltosi a' soldati: "Fratelli", disse, "i figli di Roberto Sanseverino hanno prima apparato a fare e poi a comandare: venitemi dietro e mostrate al vostro capitano che i suoi soldati non cedono di valore a' figliuoli. Non ispendo più tempo in persuadervi, perché se i miei fatti non vi aranno animo, molto meno ve ne darebbono le parole". E, avviatosi incontro al ponte, bravamente lo investì. I soldati, che amano più i capitani che sottentrano ai comuni pericoli, che quei che standone lontani, in guisa di testimoni gli riguardano, con uguale corso ed ardire lo seguirono, appiccando mortal zuffa con quei del ponte|[[Camillo Porzio]], La congiura dei Baroni del regno di Napoli contra il re Ferdinando I}}
Mentre dunque, "trasportato da soverchio ardire e caldo di gioventù" combatteva in testa ai propri uomini, venne raggiunto da uno scoppio di [[archibugio]] (per altre fonti di bombarda o di passavolante) che gli trapassò le guance da lato a lato.<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Camillo Porzio|titolo=La congiura dei baroni del regno di Napoli contra il re Ferdinando I|dataoriginale=1565|anno=1965|editore=Biblioteca Universale Rizzoli|
In seguito a questa ferita, come racconta lo storico [[Camillo Porzio]], Fracasso rimase "poco men che morto".<ref name=":0"/> Roberto Sanseverino, che fino ad allora era rimasto a guardare la campagna con la cavalleria, "dolente a morte" per aver veduto il figlio prediletto cadere e "desideroso che quel terreno che doveva seppellire il figliuolo anche il padre ricoprisse", si lanciò all'assalto e rinvigorì in tal modo gli animi che in breve prese il ponte. Quindi "l'adirato capitano" passò a fil di spada tutti i terrazzani senza distinzione, "come se, spargendo il sangue di coloro, la ferita del figliuolo guarisse".<ref name=":0"/> In verità dalle fonti coeve non risulta di nessuna rappresaglia commessa da Roberto nei confronti della popolazione civile, bensì soltanto contro la guarnigione del fortilizio, in particolare del bombardiere responsabile del ferimento:<ref>[https://www.google.it/books/edition/Il_diario_romano_di_G_Pontani_gi%C3%A0_rifer/PC3gAAAAMAAJ?hl=it&gbpv=0&bsq=et%20perch%C3%A9%20lo%20bombardieri%20havea%20tratto%20di%20un%20archibuscio%20et%20dato%20al%20signor%20Fracasso%20nella%20bocca Il diario romano] di G. Pontani già riferito al "Notaio de Nantiporto" (30 gennaio 1481-25 luglio 1492), p. 54.</ref>
{{Citazione|[...] et perché lo bombardieri havea tratto di un archibuscio et dato al signor Fracasso nella bocca et feritolo malamente, li furno tagliate le mano, et gli altri soi compagni, vedendo tagliar la mano al bombardieri, cinque se ne buttorno in fiume; allhora li Roberteschi ne tagliaro a pezzi una brigata, et delli cinque del fiume doi ne annegorno et tre ne furo ammazzati, et tra tutti, nove furno ammazzati, doi annegati et cinque camporno, et l'altri, fino al numero de 20, che stavano nel ponte restorno feriti et spogliati.|Diario romano}}
[[File:Ponte Nomentano - G.Vasi.PNG|miniatura|Il [[Ponte Nomentano]] in un'[[incisione]] del XVIII secolo.]] {{Citazione|[...] et approximandose Frachasso, gli fu tracto de uno passavolante, et fuli passate le guanze da uno lato a l'altro, cum levarli alcuni denti di quelli de sotto, et fu tochata la lengua, la qual subito se li inflò per modo che fu portato a Roma quasi per morto. Del che furno tagliati in pezi da XV fanti de quilli erano ala defesa del Ponte per quilli de Frachasso, extimando pure che dovesse morire, et alcuni altri se fugirno getandose al'acqua. [...] Dice per quanto sente da Roma che Frachasso alcuni iudica che morirà, altri de no, ma che restarà storpiato e mutto.|Lettera dell'ambasciatore ferrarese a Napoli Battista Bendedei, citata in Archivio storico per le province napoletane Volume 46}} Fracasso fu trasportato a Roma onde ricevere le dovute cure<ref name=":2" /> e in breve tempo si rimise, tuttavia perdette numerosi denti (soltanto quattro a detta di Sigismondo de' Conti<ref name="archive.org">{{Cita libro|autore=Sigismondo dei Conti|titolo=Le Storie de suoi tempi|url=https://archive.org/details/LeStorieDeSuoiTempi/page/n643/mode/2up?q=Monta+su+questo+%2C+o+sire+%2C+e+sfuggi+al+pericolo|p=242}}</ref>) e rimase storpiato nella lingua, tanto da divenire da quel momento in poi balbuziente e da non essere più in grado d'ingerire cibi solidi.<ref>{{Cita libro|autore=Bernardino Corio|titolo=Storia di Milano di Bernardino Corio A. 14471499|anno=1857|p=411}}</ref> [[Marin Sanudo il Giovane|Marin Sanudo]] scrive infatti che "per la qual ferita, Frachasso perse il parlar e malamente se intendeva parlando";<ref>{{Cita libro|autore=Marin Sanudo|titolo=Le vite dei dogi (1474-1494)|url=https://www.google.it/books/edition/Le_vite_dei_dogi_1474_1494/5ZVWAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=0&bsq=vite%20dei%20dogi%20sanudo|p=503}}</ref> [[Bernardino Corio]] che "havendogli offeso le canne della gola, et la lingua, di continuo restò scilinguato, né altro che cibi liquidi poteva inghiottire",<ref>[[Bernardino Corio]], ''L'Historia di Milano'', Giorgio de' Cavalli, 1565, p. 1017.</ref> e [[Andrea Bernardi]] che "tamen lui remase astirpiate dela bocha, che ie pareva alquante dente, come ad ogn'ome era manefeste".<ref>Cronache forlivesi di Andrea Bernardi (Novacula) dal 1476 al 1517, pubblicate ora per la prima volta di su l'autografo · Volume 1, Di Andrea Bernardi · 1895, p. 140.</ref>{{Citazione|Ma fortuna, che non sempre arride, quasi invidiasse la gloria e il contento di quel giorno, rese come inutile in quella guerra il Fracassa, il quale cadde nel maggiore pericolo. All'indomani, essendosi accampati fuori Porta Nomentana, ed avendo tentato di allontanare dal ponte il presidio dei nemici, il Fracassa armato di targa volle spingersi innanzi agli altri, eccitando i soldati a combattere; ma colpito da una palla si ebbe rotti quattro denti, e la lingua guasta in modo, che articolar non potea una parola, e fu portato via per morto. Per cui i suoi combattenti irati, ferocemente uccisero tutti quelli del presidio (ch'erano venticinque) non ostante che si fossero arresi alla fede di Roberto.|Sigismondo de' Conti, Storie de' suoi tempi.<ref name="archive.org" />}}Queste poche commoventi parole scrisse tempo dopo il padre Roberto a [[Papa Innocenzo VIII|Innocenzo VIII]], a seguito del voltafaccia del Pontefice, rammentandogli tutti i sacrifici e le sofferenze patite in suo servizio:<ref>[https://www.google.it/books/edition/Cronaca_di_anonimo_veronese_1446_1488/Jto4AQAAMAAJ?hl=it&gbpv=0&bsq=cronaca%20anonimo%20veronese Cronaca di anonimo veronese], 1446-1488, 1915, p. 424.</ref>
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forsi che Dio l'ha voluto impagare!|Ercole Cinzio Rinucci. Historia nova de la Rotta e presa del Moro e Aschanio e molti altri baroni.<ref>Guerre in ottava rima (II-5.2:32-33)</ref>}}
Già un paio di mesi dopo pare fosse tornato nella sua piena forma
Nel gennaio del 1487 lo si ritrova a Bologna come partecipante alla giostra in onore delle nozze di [[Lucrezia d'Este (XV secolo)|Lucrezia d'Este]] con [[Annibale I Bentivoglio|Annibale Bentivoglio]], qui il duca [[Ercole I d'Este]] parlando di lui dice che "ha giostrato bene, et portatosse bene, et è gagliardo de la persona come mai", malgrado le sgradevoli conseguenze della ferita.<ref name=":2">{{Cita libro|titolo=Archivio storico per le province napoletane, Volume 46, 1921|p=250}}</ref> Il palio fu aggiudicato a Francesco Gonzaga, genero del duca Ercole, e anche in questa occasione "fuli [vi furono] molte parole fra lui el signore Frachaso per[
=== Condotta milanese ===
[[File:7580_-_Ludovico_il_Moro_-_Museo_del_Paesaggio_(Verbania)_-_Foto_Giovanni_Dall'Orto,_8-Jan-2012a.jpg|miniatura|Il duca [[Ludovico il Moro]]. Tondo dal fregio rinascimentale strappato dal castello visconteo di [[Invorio|Invorio Inferiore]]]]
Alla morte del padre Roberto, avvenuta nel 1487, gli fu offerto il comando delle truppe paterne. In seguito rimase al servizio della Serenissima finché, riconciliatosi con [[Ludovico il Moro]] e coi fratelli, verso il 1489-90 non passò a servire Milano.<ref>{{Cita libro|titolo=Illustrazione libraria, filologia e esegesi petrarchesca tra Quattrocento e Cinquecento
Antonio Grifo e l'incunabolo queriniano G V 15|p=156}}</ref>
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Nel febbraio 1490, insieme al fratello Antonio Maria, partecipò a due giostre tenutesi a Mantova per le nozze di [[Francesco II Gonzaga|Francesco Gonzaga]] con [[Isabella d'Este]], quindi ad una terza giostra che si tenne qualche giorno dopo a Ferrara. L'anno dopo a Milano partecipò alla memorabile giostra in costume per le nozze di [[Ludovico il Moro]] con [[Beatrice d'Este]].
Nel 1492 l'imperatore [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano I]], che nutrì sempre per lui una grande ammirazione, lo onorò con molti regali e gli offrì una considerevole condotta di 60.000 ducati annui, più una provvisione di 2000 fiorini a vita, se fosse passato alle sue dipendenze, ma Fracasso preferì rimanere al servizio di Milano.<ref>Paolo Negri, Studi sulla crisi italiana alla fine del secolo XV (in Archivio storico lombardo), Società storica lombarda, 1923, p. 27.</ref>
Amico della famiglia [[Gonzaga]], ricevette nel [[1492]] dal marchese Francesco un palazzo nobiliare (Casa Torelli) nel centro della città, confiscato al condottiero [[Francesco Secco]] caduto in disgrazia.<ref>{{cita libro|Marilena|Dolci|Congiure e misteri alla corte dei Gonzaga. Il processo a Francesco Secco|2017||Mantova}}</ref>▼
▲Amico della famiglia [[Gonzaga]], ricevette nel
==== Prima calata dei francesi in Italia ====
{{Vedi anche|Prima guerra italiana}}
Nell'estate del 1495, durante l'[[Assedio di Novara (1495)|assedio di Novara]], che era stata occupata dal [[Duca d'Orléans|duca d'Orleans]], si vociferò di un suo doppio gioco col re di Francia. I sospetti furono avvalorati dalla mancanza di rispetto che mostrò nel rispondere, durante un consiglio di guerra, al marchese di Mantova, il quale lo aveva accusato di mancata collaborazione.<ref>Annali veneti dall'anno 1457 al 1500, Domenico Malipiero, Francesco Longo (Senatore.), Agostino Sagredo, 1843, p. 377.</ref> Non è chiaro se ciò corrispondesse al vero, ma è possibile che nel giugno la duchessa [[Beatrice d'Este|Beatrice]] si fosse recata al campo di Vigevano
[[File:Miniatura di Beatrice d'Este (1475-1497).jpg|sinistra|miniatura|Miniatura della duchessa [[Beatrice d'Este]]]]
Sembra in ogni caso che Fracasso fosse in migliori rapporti con la duchessa, piuttosto che col duca: egli desiderava grandemente ottenere un palazzo che credeva confiscato al fratello Gian Francesco, in seguito a una sua presunta fuga. L'altro fratello [[Galeazzo Sanseverino|Galeazzo]], che si interessò del suo caso, scrisse direttamente al duca Ludovico al fine di intercedere in suo favore.<ref name=":8" /> Fracasso preferì invece rivolgersi alla duchessa Beatrice e la pregò di domandare in dono per lui il palazzo al marito, sostenendo ch'ella fosse la sua unica protettrice e che non voleva chiedere l'aiuto di nessun altro nelle proprie faccende private all'infuori di lei, certo ch'ella non l'avrebbe deluso, poiché in virtù della sua generosità era sempre pronta a soddisfare i suoi desideri: "Non ho altro refugio, né protectione che la Ex[cellentia] V[ostra], né voglio havere recorso ad altri in le cose mie che a quella, peroché so che per humanità sua non mi lassa troppo in desiderio".<ref name=":8">Vittorio Adami, Miscellanea di storia veneta,1930, pp. 15 e 59.</ref>
Il 21 agosto ottenne licenza dal fratello
Passato al soldo di Firenze nel
▲Il 21 agosto ottenne licenza dal fratello [[Galeazzo Sanseverino|Galeazzo]], capitano generale, di compiere una scorreria notturna su [[Vercelli]]. Tornò il giorno seguente con un ricco bottino di bestiame e prigionieri, nonostante si fosse diffusa nel mentre la voce che fosse andato dal re di Francia.<ref>[https://www.google.it/books/edition/La_Spedizione_di_Carlo_VIII_in_Italia_ra/nz1aAAAAcAAJ?hl=it&gbpv=0 La Spedizione di Carlo VIII in Italia] raccontata da Marin Sanudo e pubblicata per cura di Rinaldo Fulin, 1873, p. 563.</ref>
▲Passato al soldo di Firenze nel [[1497]], si ritirò a [[Spineda]] mentre Ludovico il Moro provvide a confiscargli tutti i beni. Si riconciliò poco dopo col duca, tanto da essere inviato come ambasciatore presso il marchese di Mantova.
Nel [[1498]] fu mandato a [[Forlì]] in difesa della contessa [[Caterina Sforza]] contro i Veneziani. Quest'ultima, in una lettera del 26 settembre allo zio Ludovico, ne lamenta la ruvida compagnia, dicendo che nonostante lo avesse tanto desiderato e accolto come un angelo liberatore, una mattina Fracasso, offeso, se n'era voluto andare:<ref name=":4">{{Cita libro|autore=Pier Desiderio Pasolini|titolo=Caterina Sforza|url=https://www.google.it/books/edition/Caterina_Sforza/aD9WAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=0|pp=57-59}}</ref>
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{{Citazione|comenzò a biastemare la Vergine Maria e maledire S. Piero, come dire che io lo volevo equiparare a dui poltroni ed imbriachi. Li replicai non parlare de la persona sua, ma solum che diceva a quello tempo essere stato più numero de soldati. Se ne partì alterato e scruciato cum demonstrare de volerse andare con Dio|Caterina Sforza, lettera 26 settembre 1498}}
[[File:Italia, caterina riario di forlì, riproduzione della medaglia del 1488 ca..JPG|miniatura|La contessa [[Caterina Sforza]]]]
Ludovico le rispose di essere dispiaciuto, ma che tuttavia "è necessario il tollerarlo", perché, sebbene Fracasso dicesse "qualche male parole, el fa poi megliori facti", così la pregava che fosse "contenta de supportarlo, perché la lo vincerà cum la cortesia".<ref name=":4" /> La situazione a Forlì era complicata anche dal fatto che egli entrasse di frequente in contrasto col fratello [[Gianfrancesco Sanseverino d'Aragona|Gian Francesco]], avendo i due opinioni divergenti in merito alle operazioni di guerra.<ref name=":4" />
Poiché non riuscivano a mettersi d'accordo sul numero di genti d'armi da affidargli, Fracasso diede un secco ultimatum a Caterina, ricordandole orgogliosamente che era nelle sue abitudini aver sempre onore in battaglia, e mai vergogna: "Madonna, diteme più liberamente se havete bisogno de queste gente [d'armi] che sono qua, o sì, o no, perché io condurò ben mi queste gente [...] in loco che loro e mi [io] haranno [avranno] honore, perché non fu mai de costume nostro haver vergogna". E poiché non ottenne la risposta desiderata, si separò risentito dalla donna.<ref>Caterina Sforza, Volume 4, conte Pier Desiderio Pasolini, 1897, p. 113.</ref>
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Egli per qualche ragione aveva preso in odio la contessa e, oltre a parlare continuamente male di lei, faceva quel che gli pareva e agiva di testa propria, non voleva collaborare né col fratello né con gli altri capitani, rifiutava di obbedire agli ordini e talvolta persino di parlare. Caterina, esasperata, supplicava lo zio che o lo richiamasse indietro o lo convincesse a collaborare, poiché con lui non valevano "né preghiere né raxone [ragione]."<ref>Caterina Sforza, Documenti, Volume 3, Pier Desiderio Pasolini, 1893, p. 336.</ref>
=== Seconda calata dei francesi ===
{{Vedi anche|Seconda guerra italiana}}
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== Discendenza ==
Da fonti sparse si hanno notizia di alcuni suoi figli e figlie, in numero imprecisato, avuti probabilmente dalla moglie [[Margherita Pio di Savoia]]
Di Leonardo Amaseo, Gregorio Amaseo, Gio. Antonio Azio, Antonio Ceruti · 1884|url=https://www.google.it/books/edition/Diarii_udinesi_dall_anno_1508_al_1541_di/rtk4AQAAMAAJ?hl=it&gbpv=0|p=72}}</ref> Di questi sono noti:
* Gianfrancesco, che fu altrettanto uomo d'armi e capitano al servizio di Venezia.<ref>{{Cita libro|autore=Deputazione di storia patria per le province parmensi|titolo=Colorno, la Versailles dei duchi di Parma|url=https://www.google.it/books/edition/Colorno_la_Versailles_dei_duchi_di_Parma/vmgJAQAAIAAJ?hl=it&gbpv=0&bsq=Fracassa%20sanseverino%20figli|p=62}}</ref>
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Nel 1507 Margherita era ancora viva<ref>{{Cita web|url=https://lauramalinverni.net/pdf/rapporti_moro_isabella_gonzaga.pdf|titolo=Ludovico il Moro, Isabella d’Este e Francesco Gonzaga durante la crisi
dell’anno 1500|accesso=17 ottobre 2022|dataarchivio=17 ottobre 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20221017130414/https://lauramalinverni.net/pdf/rapporti_moro_isabella_gonzaga.pdf|urlmorto=sì}}</ref> ma sembra che nel 1513 fosse ormai morta, perché correva voce che Fracasso avesse sposato la sorella del [[Francesco Maria I della Rovere|duca di Urbino]], ossia [[Maria Giovanna della Rovere|Maria Giovanna]], vedova di [[Venanzio da Varano]], sebbene non fosse vero.<ref>[https://www.google.it/books/edition/I_diarii_di_Marino_Sanuto/InBKAAAAYAAJ?hl=it&gbpv=0 I diarii di Marino Sanuto], (MCCCCXCVI-MDXXXIII) dall'autografo Marciano ital. cl. VII codd. CDXIX-CDLXXVII · Volume 16, 1886, p. 61.</ref>
== Giudizi ==
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{{Portale|biografie|guerra|Rinascimento|storia}}
[[Categoria:Sanseverino|Gaspare]]
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