|predecessore2 = [[Ludvík Svoboda]]
|primoministro2 =[[Lubomír Štrougal]] <br> [[Ladislav Adamec]] <br> [[Marián Čalfa]]
|successore2 = [[Marián Čalfa]] <br> (Presidente <small>''(ad interim)'' della Cecoslovacchia)</small>
|partito = [[Partito Comunista di Cecoslovacchia]]
|alma mater = [[Università Comenio di Bratislava]]
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{{Bio
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[[Presidenti della Cecoslovacchia|Presidente della Cecoslovacchia]] e leader [[Comunismo|comunista]] della nazione e del [[Partito Comunista di Cecoslovacchia]] per un lungo periodo negli [[anni 1970|anni settanta]] eed [[anni 1980|ottanta]]. Il periodo del suo governo, successivo alla [[Primavera di Praga]], è noto con il nome di [[Normalizzazione (Cecoslovacchia)|normalizzazione]].
Il periodo del suo governo, successivo alla [[Primavera di Praga]], è noto con il nome di [[Normalizzazione (Cecoslovacchia)|normalizzazione]].
== Biografia ==
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1987-0529-043, Berlin, Rotes Rathaus, Gustav Husak.jpg|thumb|left|Husák firma il libro d'oro degli ospiti nel municipio di [[Berlino]] (allora di [[Berlino Est]]) (29 maggio [[1987]])]]
Gustáv Husák nacque nell'allora [[imperoImpero austro-ungarico]] in una famiglia molto povera (il padre infatti era disoccupato); entrò a far parte dell'Unione della Gioventù Comunista all'età di sedici anni, durante gli studi presso la scuola di grammatica a [[Bratislava]]. Nel [[1933]], l'anno in cui si iscrisse nella facoltà di [[giurisprudenza]] dell'[[Università Comenio di Bratislava]], divenne membro del [[Partito Comunista della Cecoslovacchia]] (KSČ), che fu vietato dal [[1938]] al [[1945]].
Durante la [[seconda guerra mondiale]] fu imprigionato dal governo [[clericofascismo|clericofascista]] di [[Jozef Tiso]] per attività sovversiva. Fu uno dei protagonisti dell'[[Insurrezione nazionale slovacca]] contro i [[nazismo|nazisti]] eed a partire dal 5 settembre [[1944]] divenne membro del Presidium del [[Consiglio nazionale slovacco (1943-1992)|Consiglio nazionale slovacco]].
Nel dopoguerra iniziò la carriera come funzionario del governo in [[Slovacchia]] e del partito in [[Cecoslovacchia]]. Dal [[1946]] al [[1950]] ricoprì nell'esecutivo slovacco un ruolo paragonabile a quello di Primoprimo Ministroministro, e in questa veste ha fortemente contribuito alla liquidazione del [[Partito Democratico di Slovacchia]], che alle elezioni del [[1946]] aveva ottenuto il 62% dei voti impedendo temporaneamente ai comunisti di prendere il potere, eed all'instaurazione di un regime comunista in seguito al [[Colpo di Stato in Cecoslovacchia del 1948|colpo di statoStato cecoslovacco del 1948]].
Nell'aprile 1950, durante il IX congresso del ramo slovacco del Partito, fu accusato assieme ai cosiddetti ''posvalci'' (ossia quei dirigenti comunisti che avevano partecipato all'[[insurrezione nazionale slovacca]] del 1944, tra cui il dirigente e poeta [[Ladislav Novomeský]]) di "nazionalismo borghese" e incarcerato senza processo: solo dopo quattro anni fu processato per venire condannato all'[[ergastolo]]<ref>Stanislav Kirschbaum, A History of Slovakia. The Struggle for Survival, New York (USA), Palgrave Macmillan, 1995, p. 232</ref>. Anche nel carcere di [[Leopoldov]], dove rimase rinchiuso dal [[1954]] al [[1960]], non abbandonò la sua fede nel [[comunismo]] e continuò a scrivere ai vertici del partito definendo la sua condanna "un malinteso". A chi gli chiedeva di graziarlo, [[Antonín Novotný]] rispondeva "Voi non sapete cos'è capace di fare se prendesse il potere", anche se, in realtà, egli era mosso da un forte sentimento anti-slovacco.
Con la [[destalinizzazione]], Husák venne scarcerato nel 1960 e poi riabilitato nel [[1963]], anno in cui poté tornare a far parte della KSČ. Nel [[1967]] fu uno degli artefici della contestazione dentro il partito verso l'odiato Antonín Novotný eed in particolare fu tra quanti spinse per un riequilibrio dei poteri nel KSČ a favore della componente slovacca. Dopo che nel gennaio [[1968]] [[Alexander Dubček]], segretario dell'organizzazione di partito slovacca, sostituì Novotný al vertice del partito, a fine marzo questi perse pure la presidenza della Repubblica, aprendo la strada a un rinnovamento del personale politico delle istituzioni statali: nel frattempo presidente della Repubblica divenne l'ex generale [[Ludvík Svoboda]], [[Oldřich Černík]] assurse a presidente del Consiglio dei ministri, ed ebbe come vice-premier l'economista [[Ota Šik]] e appunto Gustáv Husák.
Presto però emersero rilevanti differenze tra gli animatori della [[primaveraPrimavera di Praga]], in particolare tra i fautori del "nuovo corso" (il segretario generale Alexander Dubček, il presidente del parlamento [[Josef Smrkovský]], Oldřich Černík, ecc.) e quanti invece erano su posizioni assai più conservatrici ([[Alois Indra]], [[Drahomír Kolder]], il segretario del partito slovacco [[Vasil Biľak]], ecc.). Husák divenne sin dall'inizio assai più cauto e guidò all'interno del partito slovacco la componente che chiedeva di privilegiare il federalismo al processo di democratizzazione, tanto che in luglio il [[Politburo]] del [[PCUS]] lo reputava già una valida alternativa a Dubček per ripristinare l'ordine nel paesePaese. Tuttavia, non riuscendo a contattarlo, la scelta di [[Leonid Il'ič Brežnev|Brežnev]] cadde allora su Biľak, che in agosto avrebbe richiesto segretamente a Mosca l'intervento armato sovietico<ref>[[Andrea Graziosi]], L'URSS dal trionfo al degrado. Storia dell'Unione Sovietica. 1945-1991, Bologna, [[Società editrice il Mulino]], 2008, p. 353</ref>.
Successivamente, dopo l'[[invasioneInvasione della Cecoslovacchia da parte del Patto di Praga]]Varsavia|invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia]], data l'impopolarità della fazione conservatrice guidata da Biľak, Husák tornò aad essere il leader di riferimento dei sovietici nel tentativo di riportare sotto controllo la situazione nel paese. Pertanto già nell'agosto del 1968 divenne primo segretario (in seguito, dal [[1971]], segretario generale) del Partito Comunista della Slovacchia (succedendo a Dubček) mentre nell'aprile del [[1969]] cumulò questa carica con quella di segretario della KSČ. Nel [[1975]] Husák venne eletto presidente della Cecoslovacchia: durante i suoi quindici anni di ''leadership'' la Cecoslovacchia fu una delle più fedeli alleate dell'[[URSS]] e lui stesso ricevette nel [[1983]] il titolo di [[Eroe dell'Unione Sovietica]].
Negli anni immediatamente successivi all'invasione, egli riuscì a placare gli animi della popolazione civile contribuendo al miglioramento del loro tenore di vita. Meno repressivo rispetto ai suoi predecessori eed a molti altri capi di Stato dei Paesi dell'[[Europa dell'est]], Husák non si può tuttavia definire un liberale perché durante il suo mandato la polizia segreta STB continuò a operare scagliandosi contro l'iniziativa di dissenso denominata [[Charta 77]].
Nel [[1987]] si dimise dagli incarichi di partito lasciando il potere a [[Miloš Jakeš]] e [[Ladislav Adamec]], leader più giovani che stavano emergendo in quegli anni. Nel [[1989]], con la [[caduta del muroMuro di Berlino]] eed il conseguente disfacimento dell'URSS, rinunciò anche alla presidenza della Cecoslovacchia. Espulso dal KSČ nel febbraio del [[1990]], venne successivamente ignorato dai vertici e morì l'anno seguente.
== Onorificenze ==
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{{Onorificenze
|immagine=SU Order octoberof the October revolutionRevolution ribribbon.pngsvg
|nome_onorificenza=Ordine della Rivoluzione d'Ottobre (URSS)
|collegamento_onorificenza=Ordine della Rivoluzione d'ottobre
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