Mario Marcucci: differenze tra le versioni

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Autodidatta ispirato da [[Ottone Rosai]], eccelse nella raffigurazione di paesaggi e [[natura morta|nature morte]].
 
== Biografia ==
Le sue prime opere risalgono alla fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta e dimostrano la predilezione dell’artista per la pittura a olio e acquerello, e soggetti tratti dal contesto domestico e familiare. Questo suo periodo artistico giovanile viene solitamente definito dalla critica naif e soggetto all’influenza dei grandi maestri del periodo macchiaiolo come Silvestro Lega e Giovanni Fattori.
 
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Marcucci ottenne il suo primo riconoscimento nel 1932, vincendo un premio di 1000 lire come primo classificato al concorso di pittura organizzato in occasione del premio letterario Viareggio, per l’opera “Cabine sul mare”.
 
In seguito al congedo militare fece ritorno a Viareggio, dove, pur non abbandonando mai la sua attività artistica, dal 1933 al 1938 amministrò una barca da pesca. Frequentando l’Eolo, il caffè-cinema-teatro sul lungomare di Viareggio, ebbe modo di confrontarsi con letterati, pittori ede intellettuali della Versilia.
 
Nel 1934 tenne una sua mostra  presso il Kursaal, ovvero il casinò di Viareggio, accompagnata da una recensione di Gino Parenti, figura attraverso la quale si avvicinò allo stile di Scipione (Gino Bonichi) e Mario Mafai. Successivamente, nel 1937, vinse, a pari merito con Fabio Sargentini, il Premio Viani, ottendo la stima di Carlo Carrà, il quale lo segnalò in un articolo dell’ “Ambrosiano” come una delle più spiccate figure della giovane pittura italiana.
 
Negli anni seguenti continuò a conseguire numerosi premi e riconoscimenti da parte di intellettuali, letterati e critici d’arte, e grazie alla personalità di Alessandro Parronchi fu introdotto nella cerchia dei letterati di Firenze, ma poco dopo essersi trasferito in città, nel 1939, fu richiamato alle armi ed inviato in Sardegna, nell’isola della Maddalena, dove rimase fino al 1941.