Giuseppe Di Matteo: differenze tra le versioni
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|Nazionalità = italiano
|Categorie = no
|FineIncipit = è una vittima innocente di [[mafia]]<ref>{{cita web | url= https://vittimemafia.it/23-novembre-1993-altofonte-pa-rapito-giuseppe-di-matteo-11-anni-tenuto-in-ostaggio-fino-all11-gennaio-1996-strangolato-ed-il-corpo-sciolto-nellacido-giovanni-brusca-ordino-qallibertativi-du-cagnuleddu/ | titolo= 23 Novembre 1993 Altofonte (PA). Rapito Giuseppe di Matteo, 11 anni, tenuto in ostaggio fino all’11 Gennaio 1996, strangolato ed il corpo sciolto nell’acido. Giovanni Brusca Ordinò: “allibertativi du cagnuleddu” | data= 23 novembre 1993 | accesso= 7 giugno 2025}}</ref>
|Immagine = Di-matteo-cavallo.jpg
|Didascalia = Giuseppe Di Matteo mentre cavalca; l'[[equitazione]] fu una delle sue più grandi passioni
}}
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== Biografia ==
=== Le origini e il contesto familiare ===
Giuseppe Di Matteo era il figlio primogenito di [[Santino Di Matteo|Mario Santo Di Matteo]], detto
La madre di Giuseppe proveniva, invece, da una famiglia non mafiosa. Di origini contadine, aiutò la famiglia nel lavoro dei campi prima di seguire dei corsi di formazione professionale come infermiera e dattilografa. Vincitrice di concorso dapprima in ospedale, quindi al Tribunale e poi alle Poste, lavorò per dieci anni come infermiera all’ospedale psichiatrico di Palermo prima di passare all’ospedale di [[Altofonte]], dove, pur mantenendo la sua qualifica, svolse funzioni amministrative come addetta alle relazioni con il pubblico.<ref>{{Cita libro|autore=Pino Nazio|titolo=Il bambino che sogna i cavalli. 779 giorni ostaggio dei corleonesi|anno=2010|editore=Sovera Edizioni, Roma|pp=32-34, 74}}</ref>
=== L’infanzia fino al rapimento ===
{{Sf|Giuseppe godette di un'infanzia agiata, sana e serena.}} {{Sf|Frequentò un asilo privato a pagamento gestito da suore e venne poi iscritto alla locale scuola elementare, dove conobbe la compagna di banco e amica del cuore Mariella.}} {{Sf|In estate trascorreva le vacanze al mare, in una casa di proprietà della famiglia a
Il nonno paterno, anch'esso di nome Giuseppe Di Matteo ed anch’egli, come il padre Santino, affiliato a [[Cosa nostra|Cosa Nostra]], strinse con il nipote un legame affettivo intensissimo ed esclusivo: oltre a esaudire sempre i suoi desideri, andando a volte contro le volontà dei genitori (come quando gli permise di guidare l’agognato motorino di piccola cilindrata e gli impartì i primi insegnamenti per guidare l’auto)<ref>{{Cita libro|autore=Pino Nazio|titolo=Il bambino che sogna i cavalli. 779 giorni ostaggio dei corleonesi|anno=2010|editore=Sovera Edizioni, Roma|pp=85-86}}</ref>, lo seguì e assecondò nella precocissima, tenace e irresistibile passione per i cavalli. A tale riguardo è tramandato che “la sua attrazione preferita erano fin da piccolissimo i cavalli di plastica, di stoffa, a dondolo per poterci salire”<ref>{{Cita libro|autore=Pino Nazio|titolo=Il bambino che sogna i cavalli. 779 giorni ostaggio dei corleonesi|anno=2010|editore=Sovera Edizioni, Roma|pp=52-53}}</ref> e che fu poi nella tenuta del nonno che giocò per la prima volta con una cavallina. “Non aveva ancora sette anni quando aveva sfilato in costume da cavallerizzo durante la festa patronale per le vie del paese, a poco più di nove aveva fatto la prima gara”<ref>{{Cita libro|autore=Pino Nazio|titolo=Il bambino che sogna i cavalli. 779 giorni ostaggio dei corleonesi|anno=2010|editore=Sovera Edizioni, Roma|p=319}}</ref>. Il suo primo cavallo apparteneva al nonno, mentre il secondo – un esemplare da competizione per il salto a ostacoli del valore di trentacinque milioni di lire – fu un omaggio delle potenti famiglie mafiose della zona ai Di Matteo padre e nonno.<ref name="Sabella">{{Cita libro|autore=Alfonso Sabella|titolo=Cacciatore di mafiosi. Le indagini, i pedinamenti, gli arresti|anno=2009|editore=Mondadori, Milano|p=158}}</ref>
Oltre a praticare l’[[equitazione]] a livello agonistico, il piccolo
{{Sf|L’altra grande passione di Giuseppe era un passatempo che lo accomunava a molti altri bambini della sua generazione
La giocosità e affettuosità del piccolo Giuseppe è attestata anche dai ricordi scolastici dell’amica Mariella, con cui aveva organizzato scherzi e partecipato
=== Il sequestro e l’omicidio ===
{{Vedi anche|Omicidio di Giuseppe Di Matteo}}
{{Sf|A seguito del rapimento, avvenuto al maneggio di
Anche l’alimentazione e l’igiene personale del ragazzino furono lungamente e gravemente trascurate, al punto che solo dopo quasi due anni dal rapimento gli vennero tagliati per la prima volta i capelli, gli venne dato del latte al mattino e qualche pasto caldo.<ref>{{Cita libro|autore=Alfonso Sabella|titolo=Cacciatore di mafiosi. Le indagini, i pedinamenti, gli arresti|anno=2009|editore=Mondadori
Il [[Alfonso Sabella|giudice Sabella]], che condusse le indagini e istruì il processo, ha potuto ricostruire le condizioni di prigionia, {{Chiarire|riassumendole poi nel suo libro|quale? edito quando? da chi?}}; {{Sf|sui singoli nascondigli e su singoli episodi della vita di Giuseppe in questi luoghi, sono poi disponibili}} {{Chiarire|nel libro di
Tra la fine dell’estate del 1994 e l’agosto del 1995, viene spostato dapprima in una masseria adibita a deposito per le olive nelle [[Madonie]], quindi in una abitazione a [[Castellammare del Golfo]], da lì nel magazzino di un limoneto, a [[Campobello di Mazara]], e poi ancora in un covo nei pressi di [[Erice]]. Tutti questi ambienti sono nascondigli improvvisati.<ref>Cfr.
Dall’agosto del 1995, infine, Giuseppe viene tenuto nei sotterranei di un casolare in località Giambascio<ref name="aaa">Cfr.
Il casolare, confiscato alle mafie, è oggi un centro di valorizzazione del territorio e un luogo della memoria e dell’impegno contro le mafie e reca il nome di [[Giardino della Memoria]].<ref>{{Cita web|url=https://www.ilnuovogiardinodellamemoria.it/esplora/il-nuovo-giardino-della-memoria/|titolo=Il nuovo Giardino della Memoria|sito=Il nuovo giardino della memoria
== L’impatto sociale e l’influenza culturale ==
{{Sf|Il sequestro, l’omicidio e lo scioglimento nell’acido del piccolo Giuseppe Di Matteo sono tra i crimini mafiosi ad aver avuto uno dei maggiori impatti sulla società civile, la cultura popolare e la stessa
{{Sf|Per queste ragioni, la vicenda di Giuseppe Di Matteo ha suscitato un profondo turbamento, un diffuso sentimento di orrore, ripulsa e condanna, una volontà di ricostruzione dettagliata dei fatti e un desiderio vivissimo di rievocazione narrativa, letteraria e artistica della vicenda dal punto di vista della vittima. Si sono confrontati con il caso Di Matteo giornalisti, intellettuali, drammaturghi, cineasti ed esponenti
In interviste concesse a [[Sandro Ruotolo]] per il giornale online [[Fanpage.it]], Santino Di Matteo ha ricordato come i crimini commessi contro suo figlio Giuseppe da parte di [[Cosa nostra]] abbiano finito col danneggiare profondamente l’[[Criminalità organizzata|organizzazione criminale]], facendole perdere consenso e turbando coscienze.<ref>Cfr. per esempio https://youmedia.fanpage.it/video/aa/WTijJuSwiAMxiOMH/u1/</ref>
{{Sf|Il giudice
Lo stesso responsabile del fatto [[Giovanni Brusca]], una volta divenuto collaboratore di giustizia, ha dichiarato che, pur essendosi reso autore e/o mandante di un numero di omicidi e crimini così alto da non riuscire nemmeno a ricordarlo, nessuno di essi gli ha attirato addosso così tanto ribrezzo e gli ha provocato così tanto disagio quanto l'uccisione del piccolo Giuseppe: “Sono diventato ‘il mostro’ per avere commesso questo delitto. Forse non lo sarei diventato se mi fossi limitato a uccidere il [[Giovanni Falcone|dottor Falcone]] e sua [[Francesca Morvillo|moglie]] … Nelle aule dei processi … la mia ricostruzione, se possibile, è stata ancora più minuziosa, più puntigliosa più ricca di particolari che per tutti gli altri crimini … Ogni volta che in dibattimento mi hanno rivolto domande su Giuseppe Di Matteo ho perso la calma, spesso il mio autocontrollo, la mia sicurezza espositiva. Serve a qualcosa vergognarsi quando si è fatto uccidere un ragazzino che poteva essere tuo figlio? Non lo so. So, di sicuro, che per me sarebbe meglio non parlarne”<ref>Saverio Lodato, op. cit.</ref>.
Sul fronte opposto, quello della Magistratura, il giudice [[Alfonso Sabella]] ha ammesso di non essere stato sempre capace di gestire emotivamente il racconto dello strangolamento e dello scioglimento nell’acido del piccolo Giuseppe: “La drammatica vicenda di Giuseppe Di Matteo mi ha colpito in maniera particolare. Nel corso della mia esperienza professionale ho (…) ascoltato centinaia e centinaia di racconti di violenze terribili, di omicidi efferati, di corpi squagliati nell'acido, di orrende mutilazioni e di quanto di più atroce possa commettere la bestia umana. E non mi sono mai tirato indietro, tranne che in un'occasione”, quando, appunto, si trattò di raccogliere la deposizione di uno degli ultimi carcerieri ed esecutori materiali dell’omicidio e dello scioglimento nell’acido del piccolo Di Matteo: Enzo Brusca, fratello di Giovanni. Giunti al punto in cui Brusca si accingeva a dare la sua versione dell’omicidio, il giudice Sabella lo fermò: «Senta Brusca, ho già sentito questa storia (…) da [[Giuseppe Monticciolo|Monticciolo]], da [[Vincenzo Chiodo|Chiodo]] e, de relato, da suo fratello [[Giovanni Brusca|Giovanni]]. La dovrò sentire altre quattro volte in dibattimento. Lei ha letto l'ordinanza di custodia cautelare che le è stata notificata. Mi dica solo una cosa: ci sono grandi differenze rispetto a quello che c'è scritto lì?». «No, solo qualche dettaglio.» «E allora mi risparmi il resto della storia. Lo racconterà direttamente in Corte di Assise»”. Sabella sapeva che in questa maniera era “venuto meno” a un suo dovere di magistrato, ma confessa: “non ce la facevo più a sentire quel racconto”. E aggiunge un particolare estremamente significativo: nessuno degli avvocati dei mafiosi sotto processo “solleverà mai eccezioni su quel mio comportamento”: “anche per loro non era facile confrontarsi con quella vicenda (…). In fondo, prima che professionisti, siamo tutti uomini”.<ref>Sabella, op. cit., pp. 176-177.</ref> A narrare in un libro-intervista gli ultimi mesi del sequestro, la morte e lo scioglimento dell’acido di Giuseppe Di Matteo, sarà poi anche uno dei carcerieri e degli esecutori materiali dell’omicidio, Giuseppe Monticciolo, affiliato a [[Cosa nostra]] e poi divenuto [[collaboratore di giustizia]].<ref>Giuseppe Monticciolo (con Vincenzo Vasile), ''Era il figlio di un pentito''. Milano, Bompiani, 2007. Su Monticciolo, v. anche il profilo che ne ha disegnato il giudice Sabella, op. cit., pp. 120-122.</ref>
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* Pino Nazio, ''[[Il bambino che sognava i cavalli. 779 giorni ostaggio dei corleonesi]]''. Da un incontro con Santino di Matteo. Sovera editore, 2010. ISBN 8881249251. È il primo racconto che tenta di concentrarsi di più sulla figura del piccolo Giuseppe, anziché relegarsi alla descrizione del suo macabro destino. Si basa sulle testimonianze del padre, incontrato per intercessione dell’avvocato di famiglia, sui ricordi dell’amica del cuore di Giuseppe, Mariella, sui testi di Sabella e Monticciolo e sugli atti del processo. È il solo testo a raccontare diffusamente episodi che riguardano l’infanzia di Giuseppe. La narrazione prova a immedesimarsi nei principali personaggi della vicenda, tra cui il nonno e i genitori di Giuseppe, e a descrivere l'evoluzione psicologica del piccolo Di Matteo durante la prigionia.
* Martino Lo Cascio, ''[[Il giardino della memoria. I 779 giorni del sequestro Di Matteo]]''. Mesogea, 2016. ISBN 8846921615. In questo volume, Lo Cascio dà voce
* Marina Paterna (con la partecipazione del
* Dario Levantino, ''Il giudice e il bambino''. Fazi editore, 2024. ISBN 9791259675576. Attraverso il genere letterario della fiaba, Dario Levantino ci racconta la storia del piccolo Di Matteo e del suo incontro con il giudice Borsellino in un paradiso fantastico. I giovani lettori possono avvicinarsi al tema della mafia e riflettere su uno degli episodi più crudi della nostra storia.
=== Film e serie televisive ===
* Nel 2009, il cortometraggio di [[Marina Paterna]] ''[[IO VIVO!]]'' la rende finalista dell’International [[Taormina_Film_Fest|Film Festival del Cinema di Taormina]]. Successivamente, Marina Paterna ne realizzerà una versione più estesa, nel 2016, che verrà selezionata in concorso ai [[David di Donatello (premio)|David di Donatello]] 2016.
* Nel 2017 i due registi [[Fabio Grassadonia e Antonio Piazza]] si ispirano al racconto ''[[Un cavaliere bianco]]'' di [[Marco Mancassola]] per il loro film ''[[Sicilian Ghost Story]]'': il lungometraggio apre la Settimana internazionale della critica al [[Festival di Cannes]] il 18 maggio 2017. Il film racconta la storia d’amore e di amicizia tra Luna e Giuseppe, ostacolata dalla “misteriosa” sparizione di lui, che viene rapito dalla mafia come deterrenza verso la collaborazione del padre, boss mafioso. Con la sua indomabile tenacia, Luna, tenterà in ogni modo di trovarlo e di salvarlo, tanto da sviluppare ossessioni e disturbi clinici che rappresenteranno più volte un rischio per la sua stessa vita. Anche quando capirà che per Giuseppe il destino è già scritto, non si rassegnerà mai a perderlo e anzi, il ricordo del suo primo amore diventerà per lei una presenza rassicurante che la accompagnerà per tutta la vita.
* Anche nella [[serie televisiva]] [[Il_cacciatore_(serie_televisiva_2018)|''Il cacciatore'']], basata sul libro del giudice Sabella, viene rievocata la vicenda del sequestro del piccolo Di Matteo.
=== Iniziative culturali ===
Non sono mancate iniziative culturali a livello locale in ricordo e in onore di Giuseppe. Tra queste, si possono ricordare i due concorsi indetti nel 2011 in alcune scuole, tra cui quelle di Altofonte ''Una stella brilla in ciel'' e ''Giuseppe Di Matteo: La storia e il sogno''. Nell’ambito di questi concorsi, gli alunni si sono cimentati nella stesura di elaborati dedicati proprio al piccolo Giuseppe, per tenerne viva la memoria, e hanno piantato un ulivo di fronte alla
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro | autore= Pino Nazio
* {{cita libro | autore=Alfonso Sabella
* {{cita libro | autore=Martino Lo Cascio
* {{cita libro | autore=Marina Paterna (con la partecipazione del Collaboratore di Giustizia Mario Santo Di Matteo)
* {{Cita libro|autore=Renzo Conti|titolo=Cuncuma - Nel voler esprimere la singolarità|anno=2022|editore=Ex Libris|ISBN=978-88-31305-75-4}}
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{{Controllo di autorità}}
{{portale|biografie}}
[[Categoria:Vittime di Cosa nostra]]
[[Categoria:Vittime della mafia]]
[[Categoria:Lotta alla mafia]]
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