Codice napoleonico: differenze tra le versioni
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{{Norma giuridica
[[File:Code_Civil_1804.png|thumb|Prima pagina dell'edizione originale del 1804.]]▼
|nome = Code civil
Il '''''Codice napoleonico'''''<ref name="cdn_trec">{{Treccani|codice-civile-napoleonico_(Dizionario-di-Storia)|accesso=15 luglio 2019}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/export/sites/default/scuola/lezioni/storia/L_EREDITA_NAPOLEONICA_lezione.pdf|titolo=L'eredità dell'epoca napoleonica - il Codice|accesso=23 agosto 2020|}}</ref><ref>{{cita web|url=https://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/mappastorica/155/la-diffusione-del-codice-napoleonico|titolo=La diffusione del Codice napoleonico|autore=Corrado Malandrino|accesso=23 agosto 2020|dataarchivio=28 novembre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201128003719/https://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/mappastorica/155/la-diffusione-del-codice-napoleonico|urlmorto=sì}}</ref> (in lingua francese ''Code civil des français'' o ''Code Napoléon'') è il codice civile attualmente in vigore in [[Francia]] e uno dei più celebri del mondo, così chiamato perché voluto da [[Napoleone Bonaparte]]; esso fungerà da modello per tutti i codici successivi ed eserciterà una notevole influenza sulle analoghe raccolte di numerosi paesi al mondo. ▼
|titolo esteso = {{fr}} Code civil des français
|immagine = Code_Civil_1804.png
|larghezza =
|tipo legge = Codice civile
|stato = [[Prima Repubblica francese]]
|autore = Commissione di giuristi nominata direttamente da [[Napoleone Bonaparte]]:<br/><small>[[Félix Julien Jean Bigot de Préameneu]]<br/>[[Jacques de Maleville]]<br/>[[François Denis Tronchet]]<br/>[[Jean-Étienne-Marie Portalis]]</small>
|schieramento =
|data_1 = [[1803]]-[[1804]]
|promulgante = [[Napoleone Bonaparte]]<ref>Come [[Consolato (Francia)|Primo console]].</ref>
|data_2 =
|vigore = 21 marzo [[1804]]
|link = {{Cita web|url=http://www.legifrance.gouv.fr/affichCode.do?cidTexte=LEGITEXT000006070721|lingua=fr|titolo=Testo ufficiale del Codice civile}}
}}
▲Il '''''Codice napoleonico'''''<ref name="cdn_trec">{{Treccani|codice-civile-
Redatto da una commissione nominata da Napoleone a inizio '800, venne emanato il 21 marzo 1804<ref name="cdn_trec" /> ed è ricordato per essere stato il primo codice civile moderno, introducendo chiarezza e semplicità delle [[norma giuridica|norme giuridiche]] e soprattutto riducendo a unità il [[soggetto giuridico]]; anche se, sia in [[Austria]] sia in Francia, c'erano già state precedenti codificazioni in materia penale (es: il [[codice penale francese del 1791]]).
Scritto in un linguaggio semplice, elegante e conciso, il ''Code Napoléon'' fu fonte di ispirazione di alcuni scrittori
== Contesto ==
=== Contesto storico ===
<ref>{{Cita pubblicazione|cognome=Alessandro Barbero Fan Channel|data=10 agosto 2021|titolo=Alessandro Barbero - Le riforme di Napoleone|accesso=15 dicembre 2024|url=https://www.youtube.com/watch?v=dhux0mlEl2Y}}</ref>
Napoleone era una creatura della [[Rivoluzione francese|Rivoluzione Francese.]] {{Vedi anche|Diritto dell'età moderna}}
[[File:Corpus Iuris Civilis, Digestum (cropped).jpg|miniatura|verticale|Pagina del ''[[Digesto]]'' del ''[[Corpus iuris civilis]]'' di [[Giustiniano I]] con le relative [[glossa|glosse]] in un'edizione del 1502]]
Alla fine del [[XVIII secolo]] in Europa era ancora vigente il sistema di [[diritto comune]] di [[diritto medievale|elaborazione medievale]] che fondava le sue radici nel [[diritto romano]] come era giunto attraverso il ''[[corpus iuris civilis]]'' di [[Giustiniano]]. Per tutta l'[[diritto dell'età moderna|età moderna]] questo era stato affiancato da una moltitudine di altre [[fonte (diritto)|fonti giuridiche]] quali [[scuola dei commentatori|commentari]], raccolte di ''[[consilia]]'', trattati, pareri, compendi a cui si aggiungevano le legislazioni dei monarchi. Tutto ciò aveva causato una sostanziale imprevedibilità nei giudizi che rendeva ancora più frequenti le ingiustizie e le disuguaglianze in un mondo, detto spesso di ''[[Ancien Régime]]'', ancora diviso per classi e basato su un [[monarchia assoluta|potere assoluto]] del sovrano. Già nel settecento molti pensatori, in particolare gli [[illuminismo|illuministi]], avevano messo in luce le criticità del sistema proponendo delle soluzioni adottabili che talvolta [[Dispotismo illuminato|alcuni principi]] cercarono di mettere in pratica.<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|pp. 305-306}}.</ref><ref>{{treccani|illuminismo|Illuminismo}}</ref><ref>{{cita|Del Frate et al., 2018|pp. 220-221}}.</ref><ref name=TreccaniNapoleonico/>
Già nel corso del settecento erano stati fatti dei tentativi di riordinare il materiale normativo esistente in maniera chiara e concisa cancellando, o più spesso relegandolo a un ruolo residuale, il vecchio diritto comune. Spesso si trattò, tuttavia, di semplici "consolidazioni" del diritto precedente con il «semplice scopo di facilitare la pratica forense nel reperimento di un materiale spesso disperso o difficile rinvenimento».<ref>{{cita|Del Frate et al., 2018|p. 206}}.</ref><ref name=treccanicodificazione>{{treccani|il-problema-della-codificazione_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Diritto)|Il problema della codificazione}}</ref> Ad esempio, nel 1756 era stato promulgato il codice civile bavarese (noto come ''[[Codex Maximilianeus Bavaricus Civilis]]''), moderno per il suo linguaggio chiaro e preciso, ma rimandava ancora al diritto comune in caso di [[Lacuna (diritto)|lacune]],<ref name="Ascheri pp. 250-251">{{cita|Ascheri, 2008|pp. 250-251}}.</ref> mentre nel [[Ducato di Modena e Reggio]], intorno alla metà del XVIII secolo, si realizzò una "consolidazione" finalizzata a riorganizzare il materiale giuridico già esistente, ma senza l'ambizione di sostituire la produzione precedente che rimase in vigore.<ref
[[File:Carte du pays de droit coutumier et du pays de droit écrit (fr).png|miniatura|verticale|sinistra|Gli ordinamenti giuridici in Francia sotto l{{'}}''Ancien Regime'': regioni di diritto consuetudinario e regioni di diritto scritto]]
Una pietra miliare nella [[codificazione]] fu il [[codice leopoldino|codice penale leopoldino]] promulgato nel [[Granducato di Toscana]] il 30 novembre 1786<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|p. 444}}.</ref><ref>{{cita|Ascheri, 2008|pp. 267-268}}.</ref> sebbene che dal punto di vista formale giuridico, anch'esso mancasse degli elementi necessari per essere definito un vero e proprio [[Codice (diritto)|codice]] (nel senso contemporaneo), poiché non abrogava interamente le leggi previgenti ma si limitava a prescrivere la loro interpretazione conforme.<ref name="nota1">{{cita|Di Simone, 2012|p. 70}}.</ref>
In questo panorama la [[Francia]] viveva una situazione ancora più stantia, nonostante fosse il «cuore pulsante» dell'illuminismo e degli [[enciclopedisti]]. Da una parte il problema dell'incertezza del diritto si presentava particolarmente critico, tanto che [[Voltaire]]
== Genesi ==
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[[File:Maurin - Cambaceres.png|miniatura|verticale|[[Jean-Jacques Régis de Cambacérès]]]]
L'intenzione di realizzare un unico codice civile in cui fossero raccolte tutte le norme che regolavano la vita di ogni cittadino francese ponendo fine alla molteplicità giurisprudenziale e al frantumato [[particolarismo giuridico]], caratteristica dell{{'}}''[[Ancien Régime]]'', e che affondava le proprie radici nell'ormai frusto e farraginoso sistema del [[diritto comune]], avvenne durante la fase più radicale della [[Rivoluzione francese]] e precisamente nell'estate del 1793 all'apice del [[giacobinismo]]. Fu il [[Comitato di salute pubblica]], l'organo governativo rivoluzionario, a incaricare una commissione per redigerne il testo di cui fece parte il giurista e politico [[Jean-Jacques Régis de Cambacérès]]; sarà poi quest'ultimo il vero estensore di questo primo disegno di codice e degli altri due che ne seguiranno gettando le basi per la versione definitiva del 1804.<ref
Il primo progetto presentato nello stesso anno prevedeva un codice suddiviso, come da tradizione [[gaio|gaiana]], in tre libri: diritto delle persone, diritto delle cose, diritto dei contratti e delle obbligazioni. In coerenza con gli ideali rivoluzionari del momento, esso proclamava l'uguaglianza giuridica dei cittadini e dava grande spazio all'autonomia negoziale. Disposizioni importanti erano:
[[File:Merlin de Douai par Delpech.jpg|miniatura|sinistra|verticale|[[Philippe-Antoine Merlin de Douai]]]]
Nel luglio del 1794 il Regime del Terrore terminò e Cambacérès poté, questa volta coadiuvato dalla consulenza di [[Philippe-Antoine Merlin de Douai]], lavorare ad un nuovo progetto. Questo venne presentato a settembre e consisteva in un codice, sempre diviso in tre libri, ma di soli 298 articoli presentati sotto forma di comandi brevi e laconici, senza tecnicismi: il testo appariva come una sorta di breviario del [[giusnaturalismo]] e dell'[[illuminismo]]. Ispirato ai principi più estremi della Rivoluzione, il codice poneva al centro l'individuo a cui veniva concessa massima libertà nel disporre dei propri beni. Il mutato clima politico
Due anni più tardi, nel giugno 1796 ([[anno IV del calendario rivoluzionario francese]]), Cambacérès presentò al [[Consiglio dei Cinquecento]] un terzo tentativo di codice. Il contesto politico era nuovamente cambiato con alcuni giuristi che addirittura avevano messo in dubbio l'opportunità di redigere un codice preferendo invece un recupero della tradizione del [[diritto romano]] e così Cambacérès si adeguò proponendo un codice che segnava il ritorno alla tradizione giuridica anteriore ed era caratterizzato dal compromesso fra tradizione e innovazioni rivoluzionarie. Le norme (semplici, chiare e ben formulate) disponevano tra l'altro: matrimonio posto al vertice della società (divorzio comunque mantenuto), ruolo prevalente del marito, patria potestà nei suoi caratteri rivoluzionari (doveri di mantenimento, educazione e protezione), vietata l'adozione a chi avesse già figli, favore per successione legittima meno marcato. Questi adeguamenti, tuttavia, non bastarono poiché al Consiglio apparve troppo legato all'ideologia giacobina e quindi anche questo lavoro venne rigettato.<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|p. 480}}.</ref>
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[[File:Jean-Étienne-Marie Portalis by Pierre Gautherot.jpg|miniatura|verticale|[[Jean-Étienne-Marie Portalis]]]]
Una nuova commissione, composta di quattro affermati giuristi dalle posizioni moderate, venne incaricata ufficialmente il 12 agosto 1800. Ne facevano parte: il presidente della Corte di cassazione [[François Denis Tronchet]]; il giudice della medesima corte [[Jacques Maleville]] [[Félix-Julien-Jean Bigot de Préamenau]], membro del vecchio [[Parlamento di Parigi]] soppresso dalla Rivoluzione e l'alto funzionario amministrativo (commissario di governo) [[Jean-Étienne-Marie Portalis]]. Portalis sarà poi il principale artefice dell'impresa e autore anche dell'importante ''Discorso preliminare al primo codice civile''.<ref>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|pp. 481-482}}.</ref>
I quattro operarono sotto la direzione di [[Jean-Jacques Régis de Cambacérès]] e in soli quattro mesi fu presentata una bozza inviata alla [[
== Descrizione e contenuti ==
[[File:Codice_civile_napoleonico,_p._1.jpg|miniatura|verticale|sinistra|"Titolo preliminare, Della pubblicazione, effetti, ed applicazione delle leggi in generale" in un'edizione in italiano]]
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=== Non eterointegrabilità ===
Una delle più grandi innovazioni del codice napoleonico fu quella di porsi come unica fonte di diritto per i francesi, escludendo qualsiasi altra che fosse anteriore ad esso. La legge del 30 ventoso dell'anno XII (21 marzo 1804), grazie alla quale il codice venne promulgato, disponeva che
Una scelta così radicale non fu accolta all'unanimità. Già nei tentativi di codice precedenti era declinata la possibilità per il giudice di ricorrere alla
=== Struttura ===
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Il codice civile francese del 1804, o codice napoleonico, è composto di {{M|2281}} articoli suddivisi in un titolo preliminare e tre libri.
* Titolo preliminare: ''Della pubblicazione, degli effetti e della applicazione della legge in generale'' (articoli dal numero 1 al numero 6). Esso ha al centro l'articolo 4, che impedisce al giudice di ricusare il giudizio e stabilisce l'assoluta impossibilità di eterointegrazione del codice (nascerà qui il metodo del cosiddetto combinato disposto: gli strumenti d'interpretazione d'una norma saranno limitati ai lavori preparatori o ad altre norme del codice stesso).
* Libro primo: ''Sulle persone'' (articoli dal 7 al 515). Il «Primo libro» riguarda i diritti della persona e della [[famiglia]]; contiene norme su stato civile, [[matrimonio]] (per la prima volta venne istituito quello civile), [[divorzio]] (conservato da [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], anche se in termini più restrittivi rispetto al 1792), paternità (con la riduzione dei poteri del ''pater familias''), filiazione (con la parificazione tra figli legittimi maschi e femmine, e col riconoscimento di qualche diritto ai figli naturali), capacità d'agire (con la preesistenza della soggezione dei figli alla potestà genitoriale fino al compimento del ventunesimo anno d'età).
* Libro secondo: ''Dei beni e della differente modificazione della proprietà'' (articoli dal 516 al 710). Il «Secondo libro» aboliva principalmente il [[feudo]] e i vincoli che esso comportava sulla proprietà, caratterizzata da assolutezza, pienezza ed esclusività. Oltre al diritto reale per eccellenza sono presi in esame gli altri [[diritti reali]] e con essi il [[possesso]], che non è considerato un diritto ma uno stato di fatto.
* Libro terzo: ''Dei differenti modi d'acquisto della proprietà'' (articoli dal 711 al 2281). Nel «Terzo libro» confluiscono infine la materia successoria (nella quale si statuiscono la completa equiparazione tra maschi e femmine, il rifiuto del [[fedecommesso]] e dei privilegi a favore di qualche figlio, nonché l'inviolabilità della volontà testamentaria), la materia delle [[Obbligazione (diritto)|obbligazioni]] (le convenzioni legalmente formate hanno forza di legge fra le parti), la materia [[contratto|contrattuale]] (con ampio riconoscimento della volontà contrattuale delle parti, di contratti atipici e di clausole non previste dal legislatore, fatte salve la causa lecita, la certezza dell'oggetto, la capacità contrattuale e l'accordo).
===
Il codice fa del concetto di [[Proprietà (diritto)|proprietà]], definita all'articolo 89 come «sacra e inviolabile», uno dei suoi cardini tanto che vi dedica gran parte del terzo libro. Riprendendo le teorie giusnaturalistiche, essa è considerata un [[diritto naturale]] e quindi inalienabile. All'articolo 544 la definizione viene estesa chiarendo che la proprietà è «il diritto di godere e disporre delle cose nel modo più assoluto» rigettando in pieno il concetto del [[dominio diviso]] e del [[feudo]] tipici del [[diritto medievale]]; tuttavia lo stesso articolo pone una attenuazione alla proprietà chiarendo che tale diritto è vincolato a che «non se ne faccia un uso proibito dalle
Prima dell'introduzione del codice, il trasferimento della proprietà era diverso tra il nord della Francia, dove il suo perfezionamento avveniva con il consenso dei contraenti, e le regioni del sud che seguivano la tradizione romanistica che prevedeva la consegna (''[[traditio]]'') della cosa. Sulla base di considerazioni giusnaturalistiche prevalse il consenso che venne ben esplicitato nell'articolo 1138 («L'obbligazione di consegnare la cosa è perfetta col solo consenso dei contraenti»). Per i beni mobili, invece, l'articolo 2279 prevedeva che "il possesso vale il titolo.<ref name=Padoa-Schioppa.484/>
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[[File:Présentation du Code civil au Conseil d’État.jpg|miniatura|sinistra|Il codice viene presentato al [[Consiglio di Stato (Francia)|Consiglio di Stato]] alla presenza di Napoleone. L'imperatore dette il proprio personale contributo alla revisione del codice soprattutto in tema di diritto di famiglia]]
Storicamente, e soprattutto dopo il [[concilio di Trento]] del XVI secolo, il [[diritto di famiglia]] è sempre stato di quasi esclusiva competenza del mondo ecclesiastico e del [[diritto canonico]]. Con la profonda laicizzazione dello Stato a seguito della Rivoluzione francese le autorità civili iniziarono ad avocare a sé anche tale importate campo del diritto. Così, dopo gli eccessi riformistici rivoluzionari, il codice di Napoleone si prese l'onere di disciplinare la vita famigliare cercando di
Pertanto la [[patria potestà]], messa in discussione dall'ordinamento rivoluzionario, venne pienamente ripristinata benché fosse stata accolta la precedente consuetudine, presente nelle regioni settentrionali francesi, di prevedere l'emancipazione del figlio che avesse raggiunto la maggiore età.<ref
Il divorzio era già stato introdotto durante la Rivoluzione e il codice napoleonico lo confermò sebbene riducendone le cause ammesse. I beni famigliari erano amministrati dal marito in quanto l'articolo 1224 decretava l'incapacità di agire alla moglie alla stregua del minore o dell'incapace. La disparità tra marito e moglie era evidente anche dalle cause di divorzio, infatti l'articolo 220 decretava che il marito potesse
Se durante il periodo rivoluzionario la quota disponibile nel [[testamento]] era stata ridotta, il codice napoleonico fece un passo indietro ritenendo che questo fosse uno strumento per far sì che i figli si comportassero rispettosamente verso il genitore. Pertanto, con l'articolo 913 venne disposto che le liberalità testamentarie fossero estese a metà dei beni del disponente in presenza di un solo figlio, 1/3 nel caso di due figli, 1/4 se con tre o più. I [[figlio naturale|figli naturali]] erano esclusi dalla famiglia mentre l'[[adozione]] era consentita sebbene con sostanziali limitazioni.<ref name=PadoaSchioppa485/>
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=== Contratto ===
Il codice napoleonico trae la disciplina delle [[Obbligazione (diritto)|obbligazioni]] dalle opinioni dottrinali dei giuristi francesi più autorevoli del tempo. Il [[contratto]] trova la sua normazione in particolare nell'articolo 1134 il quale decreta che
== Diffusione ==
Il codice napoleonico ebbe una grande diffusione in tutto il mondo. Fin dai primi anni venne imposto in molti dei paesi occupati dai francesi durante le [[guerre napoleoniche]].<ref>Senkowska-Gluck, Monika. "Effects of Napoleonic Legislation on the Development of the 19th-century Europe." ''Acta Poloniae Historica'' 38 (1978): 185–198. {{ISSN|0001-6829}}</ref> Nelle regioni tedesche sulla riva occidentale del [[Reno]] ([[Palatinato Renano]] e [[Prussia]]), nell'ex [[Ducato di Berg]] e nel [[Granducato di Baden]], il Codice napoleonico continuò ad avere una forte influenza fino all'introduzione del [[Bürgerliches Gesetzbuch|primo codice civile tedesco]] nel 1900.<ref name="Arvind TT; Stirton L 2010 1–29">{{Cita pubblicazione|autore1=Arvind TT|autore2=Stirton L |titolo=Explaining the Reception of the Code Napoleon in Germany: a fuzzy-set qualitative comparative analysis |rivista=Legal Studies |volume=30 |numero=1 |pp=1-29 |data=marzo 2010 |doi=10.1111/j.1748-121X.2009.00150.x |url=http://www3.interscience.wiley.com/journal/123270568/abstract|urlarchivio=https://archive.is/20130105071047/http://www3.interscience.wiley.com/journal/123270568/abstract|urlmorto=si}}</ref>
Un codice civile profondamente influenzato dal codice napoleonico venne adottato nel 1864 anche in [[Romania]] rimanendo in vigore fino al 2011.<ref>{{cita web|url=http://anndrei.ro/noul-cod-civil-promoveaza-medierea/ |titolo=Noul Cod civil promovează medierea |data=5 maggio 2013 |accesso=31 maggio 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130725045740/http://anndrei.ro/noul-cod-civil-promoveaza-medierea/ |urlmorto=si }}</ref>
Il termine "Codice Napoleonico" è usato anche per riferirsi a codici propri di altri ordinamenti che però la loro formulazione è stata influenzata dal codice francese, come il Codice Civile del Basso Canada (sostituito nel 1994 dal Codice Civile del Quebec). Anche la maggior parte dei codici dei civile paesi dell'[[America Latina]] sono influenzati dal codice napoleonico, ad esempio quelli del [[Cile]], del [[Messico]]<ref>[https://www.elsevier.es/en-revista-mexican-law-review-123-articulo-the-need-remove-civil-code-S1870057817300082 The Need to Remove the Civil Code from Mexican Commercial Laws: the Case of “Offers” and “Firm Promises”]; Mexican Law review, Vol. 10. Issue 1, pages 21-44 (July - December 2017) DOI: 10.22201/iij.24485306e.2017.19.11382</ref> e di [[Portorico]].<ref>{{Cita pubblicazione|anno=1950 |cognome=Rabel |nome=Ernst |capitolo=Private Laws of Western Civilization: Part II. The French Civil Code |titolo=Louisiana Law Review |volume=10 |numero=2 |p=110 |url=http://digitalcommons.law.lsu.edu/lalrev/vol10/iss2/2/ |accesso=1º dicembre 2016}}</ref>
== Critiche al codice ==
Nel corso del tempo diversi giuristi hanno proposto alcune critiche al codice civile di Napoleone evidenziando
Un altro aspetto che ha sollevato perplessità è il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge ben dichiarato nel codice e ereditato dalla Rivoluzione. Per la prima volta non più vi erano norme differenziate per i nobili, per il clero o per il popolo, ma un unico ''corpus'' legislativo dedicato alla nuova figura astratta del "cittadino". È stato contestato che si trattò di una [[uguaglianza formale]] valida dunque solo in linea di principio poiché così si ignoravano ed escludevano tutte le disuguaglianze e disparità presenti nella vita reale dei cittadini influendo nella loro autonomia privata. L'uguaglianza dichiarata fu così più una finzione utile agli scopi programmatici, perché questa impostazione mutasse bisognerà aspettare il [[XX secolo]] con l'introduzione del concetto di [[uguaglianza sostanziale]].<ref>{{cita|Solidoro, 2010|p. 267}}.</ref><ref>{{
== Altri codici napoleonici ==
[[File:Napoleon mauzaisse-1833.jpg
Napoleone fece promulgare negli anni successivi altri codici riguardanti altre branche del diritto allo scopo di «superare le incertezze e le arbitrarietà dell'antico regime». Così, in breve tempo, videro la luce il codice di procedura civile (''Code de procedure civile'', 1806), di procedura penale (''Code d’instruction criminelle'', 1808), il codice penale (''Code pénal'', 1810) e quello del commercio (''Code de commerce'', 1807).<ref>{{cita|Ascheri, 2008|pp. 278-279}}.</ref>
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=== Il dibattito sulla codificazione ===
La codificazione napoleonica aprì senza alcun dubbio la strada verso
=== Scuola dell'esegesi ===
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=== Impatto sull'evoluzione del diritto ===
{{...|storia|diritto}}
==== Impatto sul diritto civile italiano ====
Passato il Congresso di Vienne nel 1815, la Santa Alleanza (Russia, Prussia, Austria) tentò di ripristinare la situazione politica prima della Rivoluzione Francese. L'Italia fu separata di nuovo in Regno di Sardegna (Piemonte, Sardegna, Liguria), in Stato Pontificio, Granducato di Toscana e Regno delle Due Sicilie. La Lombardia ed il Veneto furono annesse dall'Austria. L'epoca tra il regime napoleonico e l'unificazione nel 1861 è caratterizzata da mutamenti sociali e politici, che partirono grazie alla Rivoluzione e che la Restaurazione non poté fermare. Oltre alla repressione del potere nobiliare da parte della borghesia, che ricevette importanza già con Napoleone, in Europa sbocciarono il libero mercato e l'industrializzazione. Con breve ritardo rispetto alla Germania, la Francia e l'Inghilterra, la rivoluzione industriale raggiunse a metà del secolo gli stati dell'Italia Settentrionale. Da un lato furono le leggi liberali del periodo napoleonico a fare in modo che si potesse creare un'economia di mercato, dall'altro lato si dovette riguardare la legislazione civile della Restaurazione per stare al passo dei fenomeni socio-economici che offrica l'industrializzazione.
Il primo periodo dopo il 1815 è caratterizzato da un enorme passo indietro verso il diritto privato prima del 1796, con una forte impronta clericale e feudalistica. Ad eccezione del Piemonte e dello Stato Pontificio, che praticarono la Restaurazione con più radicalità, i legislatori dell'epoca cercarono di mantenere il diritto di proprietà e d'ipoteca proposto dal ''Code Civil,'' mentre il diritto di famiglia e di successione francese fu bocciato quasi sino all'unificazione. La borghesia liberale, che godè a partire dal 1796 delle prime libertà politiche ed economiche, non fu più in grado di accettare pure la restaurazione del diritto.
== Note ==
=== Esplicative ===
<references group=N/>
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=Onofrio Taglioni|titolo=Codice civile di Napoleone il Grande col confronto delle leggi romane
* {{cita libro|autore=Mario Ascheri|wkautore=Mario Ascheri|titolo=Introduzione storica al diritto moderno e contemporaneo|editore=Giappichelli|anno=2007|città=Torino|isbn=978-88-348-8254-2|cid=Ascheri, 2008|sbn=
* {{cita libro|titolo=Tempi del diritto|autore=Paolo Alvazzi Del Frate|autore2=Marco Cavina|autore3=Riccardo Ferrante|autore4=Nicoletta Sarti|autore5=Stefano Solimano|autore6=Giuseppe Speciale|autore7=Elio Tavilla|wkautore=Paolo Alvazzi del Frate|città=Torino|editore=Giappichelli|anno=2018|isbn=978-88-921-1782-2|sbn=
* {{cita libro|autore=Alberto Mario Banti|wkautore=Alberto Mario Banti|titolo=L'età contemporanea : dalle rivoluzioni settecentesche all'imperialismo|città=Roma|editore=GLF editori Laterza|anno=2009|isbn=978-88-420-9143-1|sbn=
* {{cita libro|autore=Paolo Grossi|wkautore=Paolo Grossi|titolo=Mitologie giuridiche della modernità|città=Milano|editore=Giuffrè|anno=2007|isbn=88-14-12863-4|sbn=
* {{cita libro|autore=Antonio Padoa-Schioppa|wkautore=Antonio Padoa-Schioppa|titolo=Storia del diritto in Europa. Dal Medioevo all'età contemporanea|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=2007|isbn=978-88-15-11935-3|sbn=
* {{cita libro|autore=Paola Lambrini|titolo=Fondamenti del diritto europeo : manuale istituzionale|città=Torino|editore=Giappichelli|anno=2021|isbn=978-88-921-3983-1|sbn=
* {{cita libro|autore=Laura Solidoro|titolo=La tradizione romanistica nel diritto europeo|città=Torino|editore=Giappichelli|anno=2010|volume=II|isbn=978-88-348-1411-6|sbn=
== Voci correlate ==
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