Noce di Benevento: differenze tra le versioni
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{{citazione|[[Unguento|Unguento unguento]]<br />portami al noce di Benevento<br />sopra l'acqua e sopra il vento<br />e sopra ogni altro maltempo.|Formula magica che molte donne accusate di stregoneria riferirono durante i processi.|Unguento unguento<br />mandame a la noce di Benivento<br />supra acqua et supra ad vento<br />et supra ad omne maltempo.|lingua2 = it}}
Il '''noce di Benevento''' era un antico e frondoso [[noce (botanica)|albero di noce]] consacrato al dio germanico [[Odino]], presso il fiume [[Sabato (fiume)|Sabato]], intorno al quale si riuniva una comunità di [[Longobardi]] stanziati nei pressi di [[Benevento]] a partire dal VI secolo, nei territori originariamente abitati dai [[Sanniti]].<ref>Massimilano Kornmuller, [https://books.google.it/books?id=g5jLCQAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=snippet&q=sanniti%20longobardi%20beneventano&f=false ''Magica Incantamenta'', pp. 44-45, Mediterranee, 2013].</ref>
[[File:Dance of the Witches under the Walnut Tree of Benevento.jpg|thumb|upright=1.3|Danza delle streghe intorno al Noce di Benevento, dalla presentazione del ''Sogno di Paganini'', in una locandina per la composizione del celebre [[Niccolò Paganini|musicista]] denominata ''Le Streghe'' (1835)<ref>Variazioni in [[re maggiore]] su tema tratto dal balletto ''[[Il noce di Benevento]]'' di [[Franz Xaver Süssmayr]].</ref>]]
▲Il '''noce di Benevento''' era un antico e frondoso [[noce (botanica)|albero di noce]] consacrato al dio germanico [[Odino]], intorno al quale si riuniva una comunità di [[Longobardi]] stanziati nei pressi di [[Benevento]] a partire dal VI secolo, nei territori originariamente abitati dai [[Sanniti]].<ref>Massimilano Kornmuller, [https://books.google.it/books?id=g5jLCQAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=snippet&q=sanniti%20longobardi%20beneventano&f=false ''Magica Incantamenta'', pp. 44-45, Mediterranee, 2013].</ref> La celebrazione di riti religiosi pagani, che prevedevano si appendesse al noce una pelle di capro, ha dato vita a varie leggende che si sono perpetuate nei secoli, riguardante cerimonie e rituali magici officiati da [[streghe]] in occasione di [[sabba]].
La celebrazione di riti religiosi pagani, che prevedevano si appendesse al noce una pelle di capro, ha dato vita a varie leggende che si sono perpetuate nei secoli, riguardante cerimonie e rituali magici officiati da [[streghe]] in occasione di [[sabba]] spesso menzionati nei [[processi per stregoneria in Italia]].
== Storia ==
=== Il culto di Iside ===
Sin dall'[[epoca romana]] si era diffuso per un breve periodo a Benevento il culto di [[Iside]], [[Religione egizia|dea egizia]] della [[magia]]; l'imperatore [[Domiziano]] aveva anche fatto erigere un [[Tempio di Iside (Benevento)|tempio in suo onore]]. All'interno di questo culto, [[Iside]] faceva parte di una sorta di [[Trimurti]], cioè assumeva un triplice aspetto: veniva infatti [[sincretismo|sincretisticamente]] identificata anche con [[Ecate]], una dea degli inferi, e con [[Diana]], dea della caccia.
Il culto di [[Iside]] sta probabilmente alla base di elementi di [[paganesimo]] che perdurarono nei secoli successivi: le caratteristiche di alcune streghe sono infatti ricollegabili a quelle di Ecate, ed inoltre lo stesso nome con cui viene indicata la strega a Benevento, ''[[janara]]'', sembra possa derivare da quello di [[Diana]]. === I rituali longobardi ===
Il [[protomedico]] beneventano [[Pietro Piperno]] nel suo saggio ''Della superstitiosa noce di Benevento'' ([[1639]], traduzione dall'originale in [[Lingua latina|latino]] ''De Nuce Maga Beneventana'') fa risalire le radici della leggenda delle streghe al [[VII secolo]].
All'epoca Benevento era capitale di un [[Ducato di Benevento|ducato longobardo]] e gli invasori germanici, pur formalmente convertitisi al cristianesimo (sia [[Arianesimo|ariano]] che [[Chiesa cattolica|cattolico]]), non avevano del tutto rinunciato alla loro religione tradizionale pagana. Sotto il duca [[Romualdo I di Benevento|Romualdo]] essi adoravano una [[vipera]] d'[[oro]] (forse alata, o con [[Policefalia|due teste]]), che probabilmente aveva qualche relazione con il culto di [[Iside]] di cui sopra, dato che la dea era capace di dominare i serpenti. Cominciarono a svolgere un rito singolare nei pressi del [[Sabato (fiume)|fiume Sabato]] che i Longobardi erano soliti celebrare in onore di [[Odino|Wotan]], padre degli dèi: veniva appesa, ad un albero sacro, la pelle di un caprone. I guerrieri si guadagnavano il favore del dio correndo freneticamente a cavallo attorno all'albero colpendo la pelle con le lance, con l'intento di strapparne brandelli che poi mangiavano. In questo rituale si può riconoscere la pratica dello [[Sparagmòs|S''paragmos'']],<ref>{{Cita web|url=https://en.oxforddictionaries.com/definition/sparagmos|titolo= [[File:San Barbato abbatte il noce.JPG|thumb|[[Barbato di Benevento|San Barbato]] abbatte il noce (incisione beneventana del XVIII secolo)]]
I beneventani cristiani avrebbero collegato questi riti esagitati alle già esistenti credenze riguardanti le streghe: le donne e i guerrieri erano ai loro occhi le [[Lamia|lamie]], il caprone l'incarnazione del diavolo, le urla riti orgiastici. Un sacerdote di nome [[Barbato di Benevento|Barbato]] accusò esplicitamente i dominatori longobardi di [[idolatria]]. Secondo la leggenda, nel [[663]] il duca Romualdo, essendo Benevento assediata dalle truppe dell'imperatore [[Impero romano d'Oriente|bizantino]] [[Costante II]], promise a Barbato di rinunciare al [[paganesimo]] se la città
Costante si ritirò (secondo la leggenda, per grazia divina) e Romualdo fece Barbato vescovo di Benevento. Barbato stesso abbatté l'albero sacro e ne strappò le radici, facendo costruire nel posto una chiesa, chiamata [[Santa Maria in Voto]]. Romualdo continuò ad adorare in privato la vipera d'oro, finché la moglie [[Teodorada (duchessa)|Teodorada]] la consegnò a Barbato che la fuse ottenendo un calice per l'[[eucaristia]].
Tale leggenda non collima esattamente con i dati storici: nel 663 era [[duca di Benevento]] [[Grimoaldo]], mentre [[Romualdo I di Benevento|Romualdo I]] sarebbe subentrato al predecessore, divenuto nel frattempo [[re dei Longobardi]], soltanto nel [[671]];<ref>{{cita libro| Sergio| Rovagnati| I Longobardi| 2003| Xenia| Milano|isbn= 88-7273-484-3}}, p. 115.</ref> inoltre, la moglie di [[Romualdo I di Benevento|Romualdo I]] si chiamava [[Teuderada]] (''Theuderada'')<ref>[[Paolo Diacono]], ''[[Historia Langobardorum]]'', [[s:la:Historia Langobardorum - Liber V|V, 25]]</ref> e non [[Teodorada]], che era invece la moglie di [[Ansprando]] e madre di [[Liutprando]]<ref>Paolo Diacono, ''Historia Langobardorum'', [[s:la:Historia Langobardorum - Liber VI|VI, 22]]</ref>. In ogni caso, [[Paolo Diacono]] non fa alcun cenno alla leggenda, né a una presunta fede pagana di Romualdo, molto più probabilmente di credo [[Arianesimo|ariano]] come il padre Grimoaldo. Le riunioni sotto il noce, uno dei tratti salienti della leggenda delle streghe, provengono quindi molto probabilmente da queste usanze longobarde (tuttavia si ritrovano anche nelle pratiche di culto di [[Artemide]], la dea greca in parte assimilabile ad [[Iside]], svolte nella [[Caria]]).▼
▲Tale leggenda non collima esattamente con i dati storici: nel 663 era [[duca di Benevento]] [[Grimoaldo]], mentre [[Romualdo I di Benevento|Romualdo I]] sarebbe subentrato al predecessore, divenuto nel frattempo [[re dei Longobardi]], soltanto nel [[671]];<ref>{{cita libro| Sergio| Rovagnati| I Longobardi| 2003| Xenia| Milano|isbn= 88-7273-484-3}}, p. 115.</ref> inoltre
Nei secoli successivi la leggenda delle streghe prese corpo. A partire dal [[1273]] tornarono a circolare testimonianze di riunioni stregonesche a Benevento. In base alle dichiarazioni di tale [[Matteuccia da Todi]], processata per stregoneria nel [[1428]], esse si svolgevano sotto un albero di [[Juglans|noce]], e si credette che fosse l'albero che doveva essere stato abbattuto da [[Barbato di Benevento|San Barbato]], forse risorto per opera del demonio. Più tardi, nel [[XVI secolo]], sotto un albero furono rinvenute ossa spolpate di fresco: andava creandosi un'aura di mistero attorno alla faccenda, che diveniva gradualmente più complessa.▼
In ogni caso [[Paolo Diacono]] non fa alcun cenno alla leggenda, né a una presunta fede pagana di Romualdo, molto più probabilmente di credo [[Arianesimo|ariano]] come il padre Grimoaldo. Le riunioni sotto il noce, uno dei tratti salienti della leggenda delle streghe, provengono quindi molto probabilmente da queste usanze longobarde che si ritrovano anche nelle pratiche di culto di [[Artemide]], la dea greca in parte assimilabile ad [[Iside]], svolte nella [[Caria]].
=== Ubicazione ===▼
Secondo le testimonianze delle presunte streghe, il noce doveva essere un albero alto, sempreverde e dalle qualità nocive. Sono svariate le ipotesi sull'ubicazione della ''Ripa delle Janare'', il luogo sulle rive del [[Sabato (fiume)|Sabato]] dove si sarebbe trovato il noce. La leggenda non esclude che potessero essere più di uno. Pietro Piperno, pur proponendosi di smentire la diceria, inserì nel suo saggio<ref>{{Cita libro|nome = Pietro Piperno (pseud|cognome = l'Oscuro.)|titolo = Della Superstitiosa noce di Benevento, tratatto historico del sign. Pietro Piperno,... con il trattato in lingua latina scritto... dall'istesso autore intorno la sudetta superstitiosa noce... In questa 2a impressione da molti errori emendata|url = https://books.google.it/books?id=pyOLQwAACAAJ|accesso = 2015-06-20|data = 1640|editore = G. Gaffaro|lingua = it}}</ref> una piantina che indicava una possibile collocazione del rinato noce di [[Barbato di Benevento|San Barbato]], nonché della vipera d'oro longobarda, nelle terre del nobile Francesco di Gennaro, dove era stata apposta un'iscrizione per ricordare l'opera del santo. Altre versioni vogliono il noce posto in una gola detta [[Stretto di Barba]], sulla strada per [[Avellino]], dove si trova un boschetto fiancheggiato da una chiesa abbandonata, o in un'altra località di nome ''Piano delle Cappelle''. Ancora, si parla della scomparsa ''Torre Pagana'', sulla quale fu costruita una cappella dedicata a [[San Nicola di Bari|San Nicola]] dove il santo avrebbe fatto numerosi miracoli.▼
▲Nei secoli successivi la leggenda delle streghe prese corpo. A partire dal [[1273]] tornarono a circolare testimonianze di riunioni stregonesche a Benevento. In base alle dichiarazioni di tale [[Matteuccia da Todi]], processata per stregoneria nel [[1428]], esse si svolgevano sotto un albero di [[Juglans|noce]]
=== I sabba e i malefìci ===▼
▲Secondo le testimonianze delle presunte streghe, il noce doveva essere un albero alto, sempreverde e dalle qualità nocive. Sono svariate le ipotesi sull'ubicazione della ''Ripa delle Janare'', il luogo sulle rive del [[Sabato (fiume)|Sabato]] dove si sarebbe trovato il noce. La leggenda non esclude che potessero essere più di uno. Pietro Piperno, pur proponendosi di smentire la diceria, inserì nel suo saggio<ref>{{Cita libro|nome = Pietro Piperno (pseud|cognome = l'Oscuro.)|titolo = Della Superstitiosa noce di Benevento, tratatto historico del sign. Pietro Piperno,... con il trattato in lingua latina scritto... dall'istesso autore intorno la sudetta superstitiosa noce... In questa 2a impressione da molti errori emendata|url = https://books.google.it/books?id=pyOLQwAACAAJ|accesso = 2015-06-20|data = 1640|editore = G. Gaffaro|lingua = it}}</ref> una piantina che indicava una possibile collocazione del rinato noce di [[Barbato di Benevento|San Barbato]], nonché della vipera d'oro longobarda, nelle terre del nobile Francesco di Gennaro, dove era stata apposta un'iscrizione per ricordare l'opera del santo
Altre versioni vogliono il noce posto in una gola detta [[Stretto di Barba]], sulla strada per [[Avellino]], dove si trova un boschetto fiancheggiato da una chiesa abbandonata, o in un'altra località di nome ''Piano delle Cappelle''. Ancora, si parla della scomparsa ''Torre Pagana'', sulla quale fu costruita una cappella dedicata a [[San Nicola di Bari|San Nicola]] dove il santo avrebbe fatto numerosi miracoli.
{{vedi anche|janara}}
La leggenda vuole che le streghe, indistinguibili dalle altre donne di giorno, di notte si ungessero le ascelle
Ai [[sabba]] sotto il noce prendevano
Dopo le riunioni
▲Ai [[sabba]] sotto il noce prendevano però parte streghe di varia provenienza. Questi consistevano di banchetti, danze, orge con spiriti e demoni in forma di gatti o caproni, e venivano anche detti ''giochi di Diana''.
Le janare, grazie alla loro consistenza incorporea, entravano in casa passando sotto la porta,
▲Dopo le riunioni, le streghe seminavano l'orrore. Si credeva che fossero capaci di causare aborti, di generare deformità nei neonati facendo loro patire atroci sofferenze, che sfiorassero come una folata di vento i dormienti, e fossero la causa del senso di oppressione sul petto che a volte si avverte stando sdraiati. Si temevano anche alcuni dispetti più "innocenti", per esempio che facessero ritrovare di mattina i cavalli nelle stalle con la criniera intrecciata, o sudati per essere stati cavalcati tutta la notte. In alcuni piccoli paesini campani, tra gli anziani circolano ancora voci secondo cui le streghe di Benevento, di notte, rapiscano i neonati dalle culle per passarseli tra loro, gettandoli sul fuoco, e terminato il gioco li riportino lì dove li avevano presi.
▲Le janare, grazie alla loro consistenza incorporea, entravano in casa passando sotto la porta (in corrispondenza con un'altra possibile etimologia del termine da ''ianua'', porta). Per questo si era soliti lasciare una scopa o del sale sull'uscio: la strega avrebbe dovuto contare tutti i fili della scopa o i grani di sale prima di entrare, ma nel frattempo sarebbe giunto il giorno e sarebbe stata costretta ad andarsene.<ref name=fiorini>Manuela Fiorini, ''Ti do una noce! Storia, leggende e ricette del frutto più magico'', Damster, 2013.</ref> I due oggetti hanno un valore simbolico: la scopa è un simbolo fallico contrapposto alla sterilità portata dalla strega, il sale si riconnette con una falsa etimologia alla [[Salus]]
Alberi sacri a [[Giove (divinità)|Giove]], i noci hanno sempre goduto di particolari attribuzioni: dall'aspetto ambivalente, sia diurno che notturno, erano considerati portatori di un potere curativo, che poteva tuttavia diventare nocivo se non trattato adeguatamente.<ref name=palumbo />
▲=== Proprietà ===
▲Alberi sacri a [[Giove (divinità)|Giove]], i noci hanno sempre goduto di particolari attribuzioni: dall'aspetto ambivalente, sia diurno che notturno, erano considerati portatori di un potere curativo, che poteva tuttavia diventare nocivo se non trattato adeguatamente.<ref name=palumbo /> Ai suoi frutti erano attribuite qualità arcane, capaci di ridestare impulsi sessuali, per il loro guscio affine alle gonadi maschili;<ref name=palumbo /> e d'altra parte la loro forma interna ricorda quella del [[cervello]] umano, e dunque usati, secondo la [[dottrina delle segnature]], per guarire i mali di testa.<ref>Stefano Stefani, Carlo Conti, Marco Vittori, ''Manuale di medicina spagyrica'', pag. 227, Tecniche Nuove, 2008.</ref> Ancora oggi ad esempio il noce è uno dei [[fiori di Bach]], denominato ''walnut''.
==Note==
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{{ip|s=Della superstitiosa noce di Benevento|s_preposizione=sul}}
==Collegamenti esterni==
* {{cita web|url=http://www.paoloportone.it/flyer/benevento.htm|titolo=Walnut tree of Benevento|opera=''"Encyclopedia of Witchcraft"''|lingua=en}}
{{folclore italiano}}
{{Portale|benevento|mitologia|storia}}
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