Mauro De Mauro: differenze tra le versioni

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Le indagini e le piste: Ho aggiunto che Bonadonna che era collega di De Mauro già prima della sparizione
 
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|PostNazionalità = , rapito da [[Cosa nostra]] e mai più ritrovato
|Immagine = Mauro de mauro 2.jpg
}}<ref>{{Cita web|url=https://vittimemafia.it/16-settembre-1970-palermo-scompare-mauro-de-mauro-giornalista-de-qloraq/|titolo=16 Settembre 1970 Palermo. Scompare Mauro De Mauro, giornalista de "L'Ora" -|data=1970-09-16|lingua=it-IT|accesso=2023-11-28}}</ref>
 
Tra le varie ipotesi formulate sulle ragioni della sua sparizione figura anche quella relativa all'inchiesta sulla morte, secondo De Mauro dovuta a omicidio e non a incidente, del presidente dell'[[Eni|ENI]] [[Enrico Mattei]], una trama che si è intrecciata con altri ''affaire'' italiani quali il [[golpe Borghese]].<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html |titolo=De Mauro ucciso per uno scoop - scoprì il patto tra boss e golpisti|autore=Attilio Bolzoni|editore=la Repubblica.it|data=18 giugno 2005|citazione=L'accordo col principe Borghese: i clan avrebbero occupato la Rai nel capoluogo e le prefetture dell'isola. La verità dopo 35 anni|accesso=9 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050620012018/http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html |dataarchivio=20 giugno 2005|urlmorto=no}}</ref>
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Figlio di un chimico e di un'insegnante di matematica, fratello del futuro linguista [[Tullio De Mauro]], fu sostenitore del [[Partito Nazionale Fascista]] e allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] si arruolò [[Volontario di guerra|volontario]]. Militò nella [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª Flottiglia MAS]] di [[Junio Valerio Borghese]]; dopo l'[[8 settembre 1943]] aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]]. Restò legato al principe anche dopo la guerra e in suo onore chiamò la seconda figlia Junia.
 
Nel 1943-1944, nella [[Roma]] occupata dai tedeschi, fu vice questore di Pubblica Sicurezza sotto il questore [[Pietro Caruso]], informatore del capitano delle [[SS]] [[Erich Priebke]] e del colonnello [[Herbert Kappler]] e collaborò<ref>Giuseppe Casarrubea, Mario J. Cereghino, ''Lupara nera: La guerra segreta alla democrazia in Italia 1943-1947'', capitolo: Uno, nessuno, centomila</ref> con la [[Banda Koch]], un reparto speciale del Ministero dell'Interno della [[Repubblica Sociale Italiana]].<ref name="Viviano">Francesco Viviano, ''Mauro De Mauro. La verità scomoda'', Reggio Emilia, Aliberti, 2009.</ref> Nel marzo del 1944, con il nome di "tenente Marini", si infiltrò in [[Bandiera Rossa (movimento)|Bandiera Rossa]] e passò le sue informazioni alla [[Gestapo]], che arrestò cinque militanti del gruppo, tra cui [[Aladino Govoni]], in seguito torturato e ucciso.<ref>[https://www.anticaferrara.it/old/aladino-govoni/ Aladino Govoni], anticaferrara.it, 4 dicembre 2019.</ref><ref>Abele Longo, [https://neobar.org/2019/03/24/ricordando-le-fosse-ardeatine-corrado-govoni-aladino-di-giancarlo-locarno/ ''Ricordando le Fosse Ardeatine – Corrado Govoni, “Aladino” (di Giancarlo Locarno)''], neobar.org, 24 marzo 2019.</ref><ref>Aldo Pavia, [https://www.letteraicompagnirivista.com/events/25-gennaio-1944/ ''25 gennaio 1944''], ''Lettera ai Compagni'', senza data.</ref> Alla fine della guerra fu sul fronte di [[Trieste]] a contrastare il [[IX CorpusKorpus]] sloveno, di nuovo con Borghese, come corrispondente di guerra della Decima, con il grado di [[sottotenente]].
 
Un suo fratello aviatore, Francesco (nato a Foggia il 22 marzo 1918), morì in guerra in un incidente aereo occorsogli presso [[Novara]] (altre fonti dicono [[Verona]]), il 3 marzo 1943. De Mauro in seguito a un incidente stradale mentre guidava una motocicletta riportò lesioni con esiti permanenti in termini di menomazioni fisiche (aveva il naso ricucito ed era claudicante).<ref name=autogenerato1>{{Cita web|url=http://www.editoririuniti.net/giuseppe-pipitone-il-caso-de-mauro-cosi-scompare-un-giornalista-un-mistero-lungo-41-anni|titolo=Il caso De Mauro. Così scompare un giornalista: un mistero lungo 41 anni|autore=Giuseppe Pipitone|editore=[[Editori Riuniti]]|data=2012|accesso=9 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120530094447/http://www.editoririuniti.net/giuseppe-pipitone-il-caso-de-mauro-cosi-scompare-un-giornalista-un-mistero-lungo-41-anni/|dataarchivio=30 maggio 2012|urlmorto=sì}}</ref> Sull'origine di queste menomazioni fisiche circolarono però anche altre versioni: secondo alcune sarebbero state causate da un violento pestaggio subito da un gruppo di [[partigiani]], mentre secondo altre a malmenarlo sarebbero stati addirittura alcuni commilitoni fascisti a causa di un presunto tradimento.<ref>Giuliana Saladino, ''De Mauro. Una cronaca palermitana'', Milano, Feltrinelli, 1972.</ref>
 
Nell'estate del 1945 fu arrestato a [[Milano]] dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] e rinchiuso prima a [[Ghedi]] poi nel [[Campocampo di concentramento di Coltano]], dal quale riuscì a fuggire nel settembre successivo;<ref>Nicola Tranfaglia, Giuseppe Casarrubea, ''La santissima trinità: Mafia, Vaticano e Servizi Segreti all'assalto dell'Italia 1943-1947'', Bompiani - ISBN 88-587-1351-6</ref> secondo alcune fonti poté evadere approfittando di un momento di confusione generato dalle visite dei parenti dei detenuti,<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2009/09/07/la-messa-in-latino-per-i-repub/12016/ |titolo=Coltano, la messa in latino per i repubblichini|autore=Giampiero Calapà|editore=IlFattoQuotidiano.it|data=7 settembre 2009|accesso=9 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141126035358/http://www.ilfattoquotidiano.it/2009/09/07/la-messa-in-latino-per-i-repub/12016/ |dataarchivio=26 novembre 2014|urlmorto=no}}</ref> mentre altre glissano sul dettaglio parlando però di "discutibile astuzia".<ref>Dario Antiseri, Silvano Tagliagambe, ''Storia della filosofia -: Filosofi italiani contemporanei, Volume 13'', Bompiani - ISBN 88-587-6241-X</ref>
 
=== Il dopoguerra e l'assoluzione dall'accusa di crimini ===
Anche la moglie Elda Barbieri, originaria del pavesePavese, che aveva conosciuto il giornalista durante la seconda guerra mondiale (lei era una crocerossina in servizio nell’ospedale dove De Mauro era stato ricoverato dopo un incidente stradale<ref>{{Cita web|url=https://www.giornalistitalia.it/elda-barbieri-ha-raggiunto-il-suo-mauro-de-mauro/|titolo=Elda Barbieri ha raggiunto il suo Mauro De Mauro|autore=News|sito=Giornalistitalia|data=2018-02-20|accesso=2021-01-23}}</ref>) era braccata dai partigiani per via della sua militanza filofascista: in un rapporto del [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] si leggeva il suo nome tra i più pericolosi avversari del movimento partigiano. Dopo l'evasione da Coltano, assieme alla moglie e alle figlie Franca e Junia, nate proprio in quel periodo, raggiunse [[Napoli]] dove rimase per il biennio 1946-1947 sotto falsa identità.
 
Nei processi per [[collaborazionismo]], in particolare per presunta partecipazione alla all'[[strageeccidio delle Fosse Ardeatine]], fu prima condannato in [[contumacia]] nel 1946, poi assolto, nel 1948, per “[[Sentenza (ordinamento italiano)#Assoluzione|insufficienza di prove]]”, dalla Corte d'Assise di Bologna; infine nel 1949 fu prosciolto dalla Cassazione, che confermò l'assoluzione, aggiungendo la motivazione di proscioglimento "per non aver commesso i fatti" addebitatigli, cioè con formula piena.<ref>Sentenza definitiva della seconda sezione penale della Corte suprema di Cassazione, 8 marzo 1949, registro generale 3056/48. Il suo avvocato difensore era [[Filippo Ungaro]].</ref><ref>Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza, ''Profondo nero. Mattei, De Mauro, Pasolini. Un'unica pista alle origini delle stragi di Stato'', Chiarelettere, 2009, p. 125.</ref>
 
=== L'attività giornalistica ===
[[File:Mauro De Mauro.jpg|thumb|Mauro De Mauro mentre prende appunti sul suo taccuino]]
Trasferitosi a [[Palermo]] con la famiglia (suo fratello minore [[Tullio De Mauro]], [[linguista]], divenne in seguito [[Ministri della pubblica istruzione della Repubblica Italiana|Ministro della pubblica istruzione]]) dopo la [[seconda guerra mondiale]], lavorò presso giornali come ''[[Il Tempo di Sicilia]]'', ''[[Il Mattino di Sicilia]]'' e poi a ''[[L'Ora]]'', rivelandosi un ottimo cronista. Nel 1962 aveva seguito la morte del presidente dell'[[Eni]] [[Enrico Mattei]] e dal 21 luglio 1970 si stavaoccupò nuovamente occupando del caso, in seguito all'incarico ricevuto dal regista [[Francesco Rosi]] di stendere una bozza di sceneggiatura sull'ultimo viaggio in Sicilia (26-27 ottobre 1962) del defunto fondatore dell'ente petrolifero di Stato in preparazione del film ''[[Il caso Mattei]]'', che sarebbe uscito nel 1972.
 
In realtà De Mauro aveva ripreso a interessarsi della vicenda Mattei fin dal marzo 1970, quando il suo amico [[Graziano Verzotto]], presidente dell'EMS (Ente Minerario Siciliano), lo aveva convinto a "sostenere il progetto del metanodotto" Algeria-Sicilia, da lui caldeggiato, e a "contrastare chi vi si opponeva", vale a dire il nuovo uomo forte dell'Eni [[Eugenio Cefis]] e il suo protettore politico [[Amintore Fanfani]].<ref name="ececcato_p5051">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 50-51.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia, depistaggi di Stato. Gli intrecci fra mafia, estremismo fascista e Istituzioni deviate nelle vicende Mattei, De Mauro, Verzotto e Dalla Chiesa}}</ref> Ovviamente tale "collaborazione" sarebbe stata retribuita dall'EMS sotto forma di "un incarico per una ricerca sociologica"<ref name="ececcato_p51">{{Cita|Egidio Ceccato|p. 51.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia}}.</ref> sugli effetti dell'industrializzazione sull'area di [[Termini Imerese]]. Saputa la cosa il fronte avversario aveva premuto per un trasferimento di De Mauro nella sede staccata di [[Messina]] e poi, dopo il suo forzato rientro a Palermo in seguito alla frattura di un braccio (aprile 1970), per un suo confinamento nella redazione dello "Sport"sport, settore per il quale egli non presentava competenza alcuna.<ref name="ececcato_p52">{{Cita|Egidio Ceccato|p. 52.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia}}.</ref>
 
L'incarico conferito da Rosi all'amico giornalista aveva indotto l'ex senatore Verzotto a ritenere che "tale film poteva essere uno strumento per sostenere e alimentare la campagna che l'ente da [lui] presieduto intendeva portare avanti contro la presidenza dell'Eni e contro coloro che si opponevano alla realizzazione del metanodotto".<ref name="ececcato_p5152">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 51-52.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia}}.</ref> Si era pertanto offerto di aiutare De Mauro "a ricostruire i due giorni di permanenza di Mattei in Sicilia per indirizzare utilmente — in chiave di contrasto all'allora presidente dell'Eni (Cefis) — il suo lavoro per Rosi".<ref name="ececcato_p52" /> Ovviamente l'arma con cui sperava di "liquidare politicamente Eugenio Cefis", facendolo "estromettere" dall'Eni, era costituita dai torbidi retroscena della morte di Mattei, a lui ben noti in quanto organizzatore dell'ultimo, fatale viaggio di Mattei in terra siciliana.<ref>{{Cita libro|nome=Egidio|cognome=Ceccato|titolo=Il delitto Mattei. Complicità italiane in un'operazione segreta della Guerra Fredda|anno=2019|editore=[[Castelvecchi]]|città=Roma|pp=138-208}}</ref>
In precedenza De Mauro si era occupato soprattutto di mafia. Nel 1960 seguì per il suo giornale la vicenda dell'omicidio del commissario di P.S. [[Cataldo Tandoy]], ucciso ad [[Agrigento]] in un agguato di chiara marca mafiosa<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/approfondimenti/2023/03/20/libri-tandoy-le-ombre-sulla-morte-per-mafia-del-poliziotto_2bc3a039-cced-4b5a-b157-fd50854ea996.html|titolo=Libri: Tandoy, le ombre sulla morte per mafia del poliziotto - Libri - Approfondimenti|sito=Agenzia ANSA|data=2023-03-20|lingua=it|accesso=2023-05-20}}</ref><ref>[[Vittorio Nisticò]], ''Accadeva in Sicilia – Gli anni ruggenti dell'«Ora» di Palermo'', Palermo, Sellerio, 2001.</ref>, e il processo ai [[frati di Mazzarino]] imputati di [[omicidio]] ed [[estorsione]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/10/31/quattro-cappuccini-capo-della-gang-che-terrorizzava.html|titolo=Quattro cappuccini a capo della gang che terrorizzava Mazzarino - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2007-10-31|lingua=it|accesso=2023-05-20}}</ref>. Il 23 e il 24 gennaio 1962 aveva pubblicato, sempre su ''[[L'Ora]]'' di Palermo, il verbale di [[polizia]], risalente al 1937 e caduto nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano [[Melchiorre Allegra]], tenente colonnello medico del [[Regio Esercito]] durante la [[prima guerra mondiale]], affiliato alla mafia nel 1916 e pentito mafioso dal 1933, elencava tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l'affiliazione, l'organigramma della società malavitosa. Nel 1963, insieme ai colleghi [[Felice Chilanti]] e [[Mario Farinella]], curò un'inchiesta a puntate pubblicata sempre su ''L'Ora'' dal titolo ''Rapporto sulla mafia'', in cui inserì una sua intervista ad un anziano boss mafioso di [[Bolognetta]], Serafino Di Peri, espulso dall’organizzazione in quanto testimone al processo di Viterbo contro la banda di [[Salvatore Giuliano]]<ref>Mauro De Mauro, ''Intervista con un vecchio "don": mafia di ieri e mafia di oggi'', L'Ora, 20 aprile 1963.</ref><ref>[[Felice Chilanti]], ''Rapporto sulla mafia'', con [[Mario Farinella]], Palermo, Flaccovio, 1964.</ref>. Nel 1964 fu l'unico giornalista ad intervistare la vedova [[Serafina Battaglia]], che fu la prima donna che testimoniò in tribunale contro la mafia<ref>Mauro De Mauro, ''La vedova Battaglia accusa'', in ''L’Ora'', 21 gennaio 1964.</ref>. [[Tommaso Buscetta]], davanti ai giudici [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]], quindici anni dopo la morte del giornalista, ebbe ad affermare che:<blockquote>"... De Mauro era un cadavere che camminava. [[Cosa nostra]] era stata costretta a 'perdonare' il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop. La sentenza di morte era solo stata temporaneamente sospesa".<ref name="Viviano" /> </blockquote>Dal 5 al 23 novembre 1969 aveva pubblicato in cinque puntate sul giornale ''[[L'Ora]]'' una biografia di [[Lucky Luciano]]. Nel 2010 le cinque puntate verranno raccolte da Beppe Benvenuto e Elena Beninati e daranno vita al libro edito da Mursia.<ref>{{Cita news|url= https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/23/quell-incontro-segreto-tra-de-mauro-il.html|accesso= 12 aprile 2020|titolo= Copia archiviata|pubblicazione= |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20200412144201/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/23/quell-incontro-segreto-tra-de-mauro-il.html|dataarchivio= 12 aprile 2020|urlmorto= no}}</ref>
 
In precedenza De Mauro si era occupato soprattutto di mafia. Nel 1960 seguì per il suo giornale la vicenda dell'omicidio del commissario di P.S. [[Cataldo Tandoy]], ucciso ad [[Agrigento]] in un agguato di chiara marca mafiosa<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/approfondimenti/2023/03/20/libri-tandoy-le-ombre-sulla-morte-per-mafia-del-poliziotto_2bc3a039-cced-4b5a-b157-fd50854ea996.html|titolo=Libri: Tandoy, le ombre sulla morte per mafia del poliziotto - Libri - Approfondimenti|sito=Agenzia ANSA|data=2023-03-20|lingua=it|accesso=2023-05-20}}</ref><ref>[[Vittorio Nisticò]], ''Accadeva in Sicilia – Gli anni ruggenti dell'«Ora» di Palermo'', Palermo, Sellerio, 2001.</ref>, e il processo ai [[frati di Mazzarino]] imputati di [[omicidio]] ed [[estorsione]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/10/31/quattro-cappuccini-capo-della-gang-che-terrorizzava.html|titolo=Quattro cappuccini a capo della gang che terrorizzava Mazzarino - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2007-10-31|lingua=it|accesso=2023-05-20}}</ref>. Il 23 e il 24 gennaio 1962 aveva pubblicato, sempre su ''[[L'Ora]]'' di Palermo, il verbale di [[polizia]], risalente al 1937 e caduto nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano [[Melchiorre Allegra]], tenente colonnello medico del [[Regio Esercito]] durante la [[prima guerra mondiale]], affiliato alla mafia nel 1916 e pentito mafioso dal 1933, elencava tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l'affiliazione, l'organigramma della società malavitosa.
=== Il rapimento e la scomparsa ===
Il giornalista venne rapito la sera del 16 settembre 1970, mentre rientrava nella sua abitazione di Palermo. Il rapimento avvenne un paio di giorni prima della celebrazione delle nozze della figlia Franca. De Mauro fu visto l'ultima volta dalla figlia Franca mentre parcheggiava l'auto davanti alla sua abitazione di via delle Magnolie.
 
In precedenza De Mauro si era occupato soprattutto di mafia. Nel 1960 seguì per il suo giornale la vicenda dell'omicidio del commissario di P.S. [[Cataldo Tandoy]], ucciso ad [[Agrigento]] in un agguato di chiara marca mafiosa<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/approfondimenti/2023/03/20/libri-tandoy-le-ombre-sulla-morte-per-mafia-del-poliziotto_2bc3a039-cced-4b5a-b157-fd50854ea996.html|titolo=Libri: Tandoy, le ombre sulla morte per mafia del poliziotto - Libri - Approfondimenti|sito=Agenzia ANSA|data=2023-03-20|lingua=it|accesso=2023-05-20}}</ref><ref>[[Vittorio Nisticò]], ''Accadeva in Sicilia – Gli anni ruggenti dell'«Ora» di Palermo'', Palermo, Sellerio, 2001.</ref>, e il processo ai [[frati di Mazzarino]] imputati di [[omicidio]] ed [[estorsione]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/10/31/quattro-cappuccini-capo-della-gang-che-terrorizzava.html|titolo=Quattro cappuccini a capo della gang che terrorizzava Mazzarino - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2007-10-31|lingua=it|accesso=2023-05-20}}</ref>. Il 23 e il 24 gennaio 1962 aveva pubblicato, sempre su ''[[L'Ora]]'' di Palermo, il verbale di [[polizia]], risalente al 1937 e caduto nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano [[Melchiorre Allegra]], tenente colonnello medico del [[Regio Esercito]] durante la [[prima guerra mondiale]], affiliato alla mafia nel 1916 e pentito mafioso dal 1933, elencava tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l'affiliazione, l'organigramma della società malavitosa. Nel 1963, insieme ai colleghi [[Felice Chilanti]] e [[Mario Farinella]], curò un'inchiesta a puntate pubblicata sempre su ''L'Ora'' dal titolo ''Rapporto sulla mafia'', in cui inserì una sua intervista ad un anziano boss mafioso di [[Bolognetta]], Serafino Di Peri, espulso dall’organizzazione in quanto testimone al processo di Viterbo contro la banda di [[Salvatore Giuliano]]<ref>Mauro De Mauro, ''Intervista con un vecchio "don": mafia di ieri e mafia di oggi'', L'Ora, 20 aprile 1963.</ref><ref>[[Felice Chilanti]], ''Rapporto sulla mafia'', con [[Mario Farinella]], Palermo, Flaccovio, 1964.</ref>. Nel 1964 fu l'unico giornalista ad intervistare la vedova [[Serafina Battaglia]], che fu la prima donna che testimoniò in tribunale contro la mafia<ref>Mauro De Mauro, ''La vedova Battaglia accusa'', in ''L’Ora'', 21 gennaio 1964.</ref>. [[Tommaso Buscetta]], davanti ai giudici [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]], quindici anni dopo la morte del giornalista, ebbe ad affermare che:<blockquote>"... De Mauro era un cadavere che camminava. [[Cosa nostra]] era stata costretta a 'perdonare' il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop. La sentenza di morte era solo stata temporaneamente sospesa".<ref name="Viviano" /> </blockquote>Dal 5 al 23 novembre 1969 aveva pubblicato in cinque puntate sul giornale ''[[L'Ora]]'' una biografia di [[Lucky Luciano]]. Nel 2010 le cinque puntate verranno raccolte da Beppe Benvenuto e Elena Beninati e daranno vita al libro edito da Mursia.<ref>{{Cita news|url= https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/23/quell-incontro-segreto-tra-de-mauro-il.html|accesso= 12 aprile 2020|titolo= Copia archiviata|pubblicazione= |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20200412144201/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/23/quell-incontro-segreto-tra-de-mauro-il.html|dataarchivio= 12 aprile 2020|urlmorto= no}}</ref>
La figlia, nell'attesa che il padre raccogliesse delle vettovaglie dal sedile della macchina, entrò nell'androne per chiamare l'ascensore. Vedendo però che non la raggiungeva, uscì nuovamente dal portone e scorse suo padre circondato da due o tre persone risalire in macchina e ripartire senza voltarsi a salutarla. Riuscì a cogliere soltanto la parola «''amunì''»<ref>In [[Lingua siciliana|siciliano]] «''andiamo''»</ref> detta da qualcuno a suo padre poco prima di mettere in moto e ripartire senza lasciare traccia.<ref name=autogenerato1 /><ref>{{Cita web |url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/il-caso-de-mauro/1075/default.aspx |titolo=La Storia Siamo Noi - Sparire a Palermo |accesso=31 ottobre 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121219231510/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/il-caso-de-mauro/1075/default.aspx |dataarchivio=19 dicembre 2012 |urlmorto=sì }}</ref>
 
=== Il rapimento e la scomparsa ===
[[File:Rinvenimento auto di Mauro De Mauro.jpg|thumb|Il rinvenimento dell'automobile del giornalista]]
[[File:Rinvenimento auto di Mauro De Mauro.jpg|thumb|Il rinvenimento dell'automobile del giornalista]]Il giornalista venne rapito la sera del 16 settembre 1970, mentre rientrava nella sua abitazione di Palermo.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/16/mauro-de-mauro-cosi-scompariva-un-giornalista-depistaggi-servizi-e-mafia-dopo-50-anni-e-rimasto-un-caso-senza-verita/5932512/|titolo=Mauro De Mauro, così scompariva un giornalista. Depistaggi, servizi e mafia: dopo 50 anni è rimasto un caso senza verità|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2020-09-16|lingua=it-IT|accesso=2023-11-27}}</ref> Il rapimento avvenne un paio di giorni prima della celebrazione delle nozze della figlia Franca. De Mauro fu visto l'ultima volta dalla figlia Franca mentre parcheggiava l'auto davanti alla sua abitazione di via delle Magnolie. La figlia, nell'attesa che il padre raccogliesse delle vettovaglie dal sedile della macchina, entrò nell'androne per chiamare l'ascensore.
 
Vedendo però che non la raggiungeva, uscì nuovamente dal portone e scorse suo padre circondato da due o tre persone risalire in macchina e ripartire senza voltarsi a salutarla. Riuscì a cogliere soltanto la parola «''amunì''»<ref>In [[Lingua siciliana|siciliano]] «''andiamo''»</ref> detta da qualcuno a suo padre poco prima di mettere in moto e ripartire senza lasciare traccia.<ref name="autogenerato1" /><ref>{{Cita web |url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/il-caso-de-mauro/1075/default.aspx |titolo=La Storia Siamo Noi - Sparire a Palermo |accesso=31 ottobre 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121219231510/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/il-caso-de-mauro/1075/default.aspx |dataarchivio=19 dicembre 2012 |urlmorto=sì }}</ref> La sera successiva l'auto venne ritrovata a qualche chilometro di distanza, in via Pietro D'Asaro, con a bordo piccole vettovaglie che il giornalista aveva acquistato rincasando. L'auto fu ispezionata con cura, il cofano fu aperto dagli [[artificiere|artificieri]],<ref>Per timore che potesse trattarsi di una trappola come nel recente caso della [[Strage di Ciaculli]]</ref> ma non furono reperiti elementi utili alle indagini. Furono allestiti posti di blocco e disposte minuziose ricerche, ma dello scomparso non si seppe più nulla.<ref name="lucar">[[Carlo Lucarelli]], ''La scomparsa di Mauro de Mauro'', in ''Blu Notte - Misteri Italiani''</ref>
 
== Le indagini e le piste ==
Le indagini sulla sparizione del giornalista furono condotte sia dai [[carabinieri]] di Palermo, secondo i quali sarebbe stato sequestrato da [[Cosa nostra]] indispettita dai suoi articoli contro il traffico di stupefacenti, sia dalla [[polizia]], che ritenne piuttosto che la sua aggressione fosse collegata alle sue ricerche sul caso Mattei. Principali investigatori per l'Arma furono il capitano [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]], responsabile dell'ufficio investigativo, e il col. [[Carlo Alberto dalla Chiesa]]; per la polizia il commissario [[Boris Giuliano]].<ref name="ececcato_p8790">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 87-90.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia}}.</ref> Tutte le indagini erano coordinate dalla [[Procura della Repubblica]] di Palermo diretta da [[Pietro Scaglione]].<ref name=":022622">{{Cita web|autore=Sandra Figliuolo|url=https://archiviowww.unitapalermotoday.newsit/assets/maincronaca/mafia-desecretati-atti-1971/05/09/page_006-omicidio-pietro-scaglione-mauro-de-mauro.pdfhtml|titolo=LeL'omicidio praticheScaglione dele Procuratorela Scaglione|autore=Giorgiosparizione Frascadi Mauro De Mauro, tolto il segreto su alcuni Polaraatti|editore=L'UnitàPalermo Today|data=910 maggiomarzo 19712020}}</ref> A distanza di anni gli uni dagli altri, tutti e quattro sono caduti, in circostanze diverse, vittime della mafia.
 
Secondo il giornalista Sergio Buonadonna, collega di Mauro De Mauro nella redazione del quotidiano L'Ora già ai tempi della scomparsa del giornalista, "Le inchieste su De Mauro hanno seguito quattro "piste" che sono state anche la "fotografia" delle contrastanti identità di vedute tra carabinieri e polizia".<ref>{{Cita web|lingua=it-it|autore=Sergio Buonadonna|url=https://www.assostampasicilia.it/notizie/4052-il-caso-de-mauro-tante-piste-e-nessun-colpevole-un-grande-mistero-italiano-tra-mafia-politica-e-affari.html|titolo=Il caso De Mauro, quattro piste e nessuna verità. Un grande mistero italiano tra mafia, politica e affari|sito=Assostampa Sicilia-FNSI|data=2025-09-16|accesso=2025-09-20}}</ref>
 
{{Doppia immagine|destra|DallaChiesa.jpg|150|Borisgiuliano.jpg|109|[[Carlo Alberto dalla Chiesa]] e [[Boris Giuliano]] furono i principali investigatori, rispettivamente per i [[Carabinieri]] e per la [[Polizia di Stato|Polizia]], che si occuparono del caso De Mauro; entrambi furono in seguito assassinati dalla mafia, Giuliano nel 1979 e Dalla Chiesa nel 1982.}}
 
=== L'arresto di Antonino Buttafuoco ===
Le indagini della questura di Palermo portarono al fermo, in data 19 ottobre 1970, del commercialista Antonino Buttafuoco e alla raccolta di pesanti indizi a carico dell'avv. [[Vito Guarrasi]], uomo di Cefis in Sicilia e già [[eminenza grigia]] della politica e dell'economia siciliana, nonché dell'ex sen. Graziano Verzotto.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/06/15/graziano-verzotto-uomo-dei-misteri.html|titolo=Graziano Verzotto l'uomo dei misteri|autore=Tano Gullo|editore=repubblica.it|data=15 giugno 2010|accesso=7 settembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140907233941/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/06/15/graziano-verzotto-uomo-dei-misteri.html|dataarchivio=7 settembre 2014|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://laprovinciapavese.gelocal.it/dalgiornale/2011/03/26/news/una-telefonata-anonima-riapre-il-caso-mattei-3783421|titolo=Una telefonata anonima riapre il caso Mattei|editore=la Provincia Pavese|data=26 marzo 2011|accesso=9 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140908043858/http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2011/03/26/news/una-telefonata-anonimariapre-il-caso-mattei-1.671033|dataarchivio=8 settembre 2014|urlmorto=sì}}</ref> Buttafuoco, che aveva contattato la famiglia prima ancora che la notizia del sequestro del giornalista diventasse di pubblico dominio, sembrava interessato al recupero di documenti di De Mauro (probabilmente la bozza di sceneggiatura predisposta per il regista [[Francesco Rosi]]).

Destinatario di un [[Mandato di cattura (diritto)|mandato di cattura]] emesso da un [[pubblico ministero]], che lo riteneva implicato nella vicenda «fino al collo», il commercialista venne scarcerato per mancanza di indizi il 5 gennaio 1971<ref>{{Cita web|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_3.pdf|titolo=La mafia urbana - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA|formato=pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191108160503/http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_3.pdf|dataarchivio=8 novembre 2019|urlmorto=no}}</ref> in seguito all'uscita di un articolo ricattatorio su "''Le Ore della settimana"'' e a una denuncia presentata dal direttore dello stesso periodico. Secondo i giudici della terza sezione della Corte d'Assise di Palermo, estensori della sentenza 10 giugno 2011, fu il questore di Palermo Ferdinando Li Donni a imporre, ai primi di novembre del 1970, un annacquamento delle indagini su pressione dei vertici della polizia di Stato, di alcuni politici romani e di esponenti dei servizi segreti.<ref name="ececcato_p9097">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 90-97.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia}}.</ref>

Ne derivarono un allentamento del pressing su Guarrasi e Verzotto e il definitivo abbandono della "pista Mattei" in favore della "pista droga", privilegiata fin dall'inizio dall'Arma dei carabinieri. In un secondo tempo fu seguita anche una "pista Borghese", che riteneva De Mauro sequestrato e ucciso perché venuto a conoscenza dei preparativi del cosiddetto "golpe dell'Immacolata" dell'8 dicembre 1970.<ref name="ececcato_p107108">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 106-108.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia}}.</ref>
 
=== Plausibili moventi del sequestro ===
Prima il p.m. Vincenzo Calia, che condusse la seconda inchiesta sulla morte di Mattei (1994-2003), e poi i giudici di Palermo hanno accertato l'assoluta inconsistenza della cosiddetta "pista droga", considerata un'invenzione del col. [[Carlo Alberto dalla Chiesa|Carlo Alberto Dalla Chiesa]] e del suo collaboratore [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]].<ref name="ececcato_p170172">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 170-172.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia}}.</ref> Alla fine nella deposizione resa a Pavia il 4 settembre 1998 anche Verzotto ha ammesso che essa rappresentò il frutto di un consapevole depistaggio organizzato dall'Arma dei carabinieri: <blockquote>"Ho anche detto in un’altra occasione che De Mauro era stato sequestrato perché aveva molestato la mafia che trafficava in droga. Ammetto di avere depistato. Tale depistaggio mi venne suggerito dai Carabinieri e io, anche in ragione dei buoni rapporti che avevo con l’Arma e per ridurre la pressione di chi mi minacciava, decisi di seguire il suggerimento"<ref>Deposizione di Graziano Verzotto davanti al giudice Vincenzo Calia, Pavia 4 settembre 1998.</ref></blockquote>L'esigenza di tutelare il doppio segreto di Stato rappresentato dai retroscena dei delitti Mattei e De Mauro spinse in un secondo momento il col. [[Carlo Alberto dalla Chiesa|Dalla Chiesa]] e il cap. Russo a inscenare l'interrogatorio-farsa di Verzotto del 13 settembre 1971.<ref name="ececcato_p100103">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 100-103.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia}}.</ref> Presentandolo come bersaglio di minacce di Cosa Nostra, essi contribuirono ad attenuare i sospetti di una sua complicità con la mafia ravvivati dagli arresti di Peppe Di Cristina e di Pippo Calderone e dall'infelice prova data nel corso della sua audizione da parte dell'ufficio di presidenza della Commissione parlamentare antimafia (26 marzo 1971). Per i giudici di Palermo si sarebbe trattato di una "vera e propria sceneggiata, orchestrata tanto per costruire un atto processualmente spendibile".<ref name="assise_p2087">Motivazioni della sentenza emessa dalla terza sezione della Corte d'Assise di Palermo in data 10 giugno 2011, a firma del presidente Giancarlo Trizzino e del giudice estensore Angelo Pellino, cit. p. 2087.</ref>
 
Nelle motivazioni della sentenza emessa il 10 giugno 2011 i giudici di Palermo hanno identificato nella "pista Mattei" la più attendibile «causale» del sequestro e della soppressione del giornalista. In altre parole De Mauro sarebbe stato eliminato perché non divulgasse «quanto aveva scoperto sulla natura dolosa delle cause dell’incidente aereo di Bascapé, violando un segreto fino ad allora rimasto impenetrabile", col rischio di mettere "a repentaglio l’impunità degli influenti personaggi che avevano ordito il complotto ai danni» di Mattei<ref name="assise_p1993">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. p. 1993.</ref> e di produrre «effetti devastanti per i precari equilibri politici generali in un Paese attanagliato da fermenti eversivi».<ref name="assise_pp20562057">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. pp. 2056-2057.</ref> «La natura e il livello degli interessi in gioco» accreditavano «l’ipotesi che gli occulti mandanti del delitto» dovessero «ricercarsi in quegli ambienti politico-affaristico-mafiosi», che più di altri sarebbero stati danneggiati dagli scoop di Mauro De Mauro.<ref name="assise_pp20562057" /> Fra di loro alcuni boss di Cosa Nostra<ref name="assise_p240">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. p. 240.</ref>, l’ex senatore democristiano Verzotto e l'avv. [[Vito Guarrasi]].<ref name="assise_pp20562057" />
 
=== Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia ===
La ricostruzione dei giudici della terza sezione della Corte d'Appello di Palermo ha ridato credibilità alle rivelazioni di noti mafiosi dissociatisi da Cosa nostra. Nel [[1984]] [[Tommaso Buscetta]] negò al giudice [[Giovanni Falcone]] qualsiasi coinvolgimento di Cosa nostra nel sequestro De Mauro.<ref>Deposizione di Buscetta Tommaso davanti al giudice Giovanni Falcone, Roma 6 agosto 1984.</ref> Soltanto nel 1992 [[Gaspare Mutolo]] rivelò che a prelevare il giornalista erano stati tre mafiosi agli ordini del boss palermitano [[Stefano Bontate]], che intendevano punirlo per aver scritto «articoli pesantemente critici contro singoli appartenenti alla mafia».<ref>Deposizione di Mutolo Gaspare davanti ai giudici Elio Spallitta, Vittorio Aliquò, Gioacchino Natoli, Giuseppe Pignatone e Guido Lo Forte, Roma 18 novembre 1992.</ref>

Nel 1994 Buscetta cambiò versione ed ammise il coinvolgimento della mafia: sempre sulla base di confidenze di Bontate, precisò che De Mauro fu rapito e ucciso perché, «indagando sulla morte di Mattei Enrico, stava giungendo vicino alla verità, approfittando anche di canali interni a Cosa Nostra». Sarebbe stato Girolamo Teresi, uomo di fiducia di Bontate e «sottocapo di Santa Maria di Gesù», a «organizzare il sequestro» del giornalista, poi torturato e soppresso da altri membri della medesima famiglia mafiosa. Il delitto avrebbe preventivamente ottenuto il beneplacito del «cosiddetto triumvirato», ovverosia dell’allora «vertice di Cosa Nostra» siciliana.<ref>Deposizione di Buscetta Tommaso davanti ai giudici Giancarlo Carlo Caselli e Gioacchino Natoli, Roma 29 aprile 1994.</ref> Citando sempre Bontate, qualche anno dopo il pentito [[Gaetano Grado]] ha specificato che De Mauro fu ucciso da suo fratello Nino, da Mimmo Teresi e da Emanuele D’Agostino, perché faceva in giro troppe domande, cioè «chiedeva, curiosava, voleva sapere cose di mafia».<ref>Giuseppe Lo Bianco, Sandra Rizza, ''Profondo nero'', p. 156.</ref> Secondo il collaboratore di giustizia [[Francesco Marino Mannoia]], gli uomini di Bontate avrebbero agito per conto anche dei boss mafiosi [[Gaetano Badalamenti]], [[Giuseppe Di Cristina]] e [[Giuseppe Calderone]].<ref name="assise_pp226-227">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. pp. 226-227.</ref>

Nel 2001 la teste Italia Amato ha ricordato al p. m. pavese Vincenzo Calia l'invito rivolto da [[Graziano Verzotto]] al suo convivente, Francesco Mangion, già braccio destro del boss catanese Giuseppe Calderone, di «darsi da fare, nel senso di informare i suoi amici» mafiosi del fatto che il giornalista «era andato avanti nella sua inchiesta e stava per scoprire la verità» sulla morte del presidente dell’Eni.<ref>Deposizione di Amato Italia davanti al giudice Vincenzo Calia, Roma 15 marzo 2001</ref> Riascoltata dai giudici di Palermo, la signora Amato ha precisato che De Mauro non fu «ucciso sul momento, ma venne prima sequestrato per interrogarlo e sapere da lui se aveva rivelato quelle stesse informazioni ad altre persone»<ref name="assise_p2191">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. p. 2191.</ref> e che «il movente» per «volere o per prestarsi all’eliminazione di Mauro De Mauro» andava ricercato nella curiosità mostrata dal giornalista per i retroscena e le responsabilità della morte di [[Enrico Mattei]].<ref name="assise_p2086">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. p. 2086.</ref> Infine, secondo il pentito [[Rosario Spatola (1949)|Rosario Spatola]], cogli scoop realizzati sui retroscena di Bascapè il giornalista aveva «pensato di fare un ricatto, dicendo che aveva un dossier che poteva rovinare qualcuno», ignorando che «Cosa Nostra non cede mai ai ricatti», ma anzi, «se del caso, li previene addirittura».<ref name="assise_p19">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. p. 19.</ref>
 
=== I possibili scoop del giornalista ===
Per decenni investigatori, giornalisti e storici si sono chiesti quali scoperte potesse aver effettuato De Mauro per meritare una fine così atroce. Le località visitate durante le ferie estive del 1970, i personaggi incontrati, le deposizioni di familiari e collaboratori di giustizia inducono a ritenere che egli avesse scoperto retroscena del delitto Mattei che dovevano rimanere segreti. Per esempio dal riascolto ossessivo dell'audiocassetta contenente i discorsi pronunciati dai politici a Gagliano Castelferrato il 27 ottobre 1962 poteva aver dedotto il carattere pretestuoso dell'ultimo viaggio di Mattei in Sicilia, organizzato da Verzotto con motivazioni risultate fasulle.

Durante la visita a Gela poteva aver avuto sentore delle speculazioni immobiliari effettuate da personaggi dell'entourage di Mattei, così come delle attività malavitose avviate da Cosa Nostra sull'indotto dello stabilimento petrolchimico, le une e le altre intollerabili agli occhi del presidente dell'Eni. Dall'incontro con l'avv. Guarrasi (5 agosto 1970), suggeritogli da Verzotto, poteva aver capito che costui era stato privato da Mattei anche del contratto di consulenza, indubbia fonte di risentimento e quindi plausibile movente per una sua partecipazione al complotto sovranazionale ordito contro il presidente dell'Eni.

Dagli appunti del giornalista recuperati nel cassetto della sua scrivania presso la sede del quotidiano "''[[L'Ora" ]]'' si poteva altresì evincere che nel corso del loro colloquio era stato toccato lo scottante tema dell'appoggio concesso da Mattei ai congiurati libici intenzionati a detronizzare il filoamericano re [[Idris di Libia|Idris]],<ref name="delittopotere">Riccardo De Sanctis, ''Delitto al potere - l'incidente di Mattei, il rapimento di De Mauro, l'assassinio di Scaglione'', Savelli, 1972; citato in [[Giorgio Galli]], ''Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano'', Baldini & Castoldi, 2005 - ISBN 88-8490-686-5</ref> goccia che probabilmente nell'autunno del 1962 aveva fatto traboccare il vaso dell'indignazione statunitense. De Mauro poteva infine aver intuito che il 27 ottobre 1962 Verzotto non si era mai allontanato da Catania accertando quindi l'inconsistenza degli impegni politici a Siracusa con cui il futuro senatore aveva giustificato la sua lontananza da Mattei e il rifiuto di tenergli compagnia durante il volo di rientro a Linate.<ref name="ececcato_pp70-74">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 70-74.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia}}.</ref>
 
=== Un probabile azzardo di De Mauro ===
Anche se risolutamente scartata dai giudici della Corte d'Assise di Palermo, rimasti affezionati all'immagine di De Mauro voce libera del giornalismo nostrano,<ref name="assise_pp1720-1724">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. pp. 1720-1724.</ref> l'ipotesi che il redattore de "L'Ora" abbia pensato di usare i suoi scoop per ricattare Verzotto, già affacciata da alcuni inquirenti nel lontano 1970, ha ricevuto ulteriore credito dalla vedova Elda Barbieri quando ha confermato l'indugio del marito a consegnare ai committenti la bozza di sceneggiatura già ultimata.<ref>Deposizione di Barbieri Elda in De Mauro davanti al giudice Vincenzo Calia, Pavia 27 maggio 1996</ref> Gli approcci poi tentati da De Mauro col padre nobile della DC siciliana [[Giuseppe Alessi (politico)|Giuseppe Alessi]] e con l'ex presidente della regione Sicilia [[Giuseppe D'Angelo]], interpretati dai giudici di Palermo come ricerca di una sponda istituzionale per una denuncia a sfondo politico, si prestano in realtà a essere letti anche come ricerca di autorevoli conferme delle intuizioni maturate dal giornalista. Proprio il rifiuto di costoro a incontrarlo avrebbe poi convinto De Mauro a ritornare sui suoi passi e a consegnare la bozza di sceneggiatura al destinatario in modo da incassare per intanto la seconda tranche del compenso pattuito.<ref name="ececcato_pp79-81">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 79-81.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia}}.</ref>

Le sue mosse e le sue vanterie avevano nel frattempo allarmato gli ambienti politico-affaristici coinvolti nel complotto dell'ottobre 1962, che avrebbero richiesto proprio a [[Graziano Verzotto]] di risolvere il problema da lui stesso creato il giorno in cui aveva coinvolto il giornalista in un'operazione ricattatoria ai danni di [[Eugenio Cefis]] e [[Amintore Fanfani]].<ref name="ececcato_pp81-82">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 81-82.|ececcato_delitti|titolo=Delitti di mafia}}.</ref> I giudici di Palermo non hanno escluso nemmeno l'eventualità che, per rimuovere la «minaccia costituita da possibili, imminenti rivelazioni di De Mauro sul caso Mattei», Verzotto e Guarrasi abbiano da ultimo stretto fra di loro un «patto scellerato» dal quale «nessuno dei contraenti avrebbe potuto affrancarsi senza esporsi a gravi ritorsioni da parte dell’altro».<ref name="assise_pp2194-2195">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. pp. 2194-2195.</ref> Ovviamente il compito di sequestrare e sopprimere il giornalista l'avrebbero assunto gli uomini di [[Stefano Bontate]], boss mafioso competente per territorio, che avrebbe agito per conto anche degli altri uomini d'onore coinvolti nel delitto Mattei.<ref>{{Cita web|url=http://www.antimafiaduemila.com/200805185934/articoli-arretrati/omicidio-de-mauro.html|titolo=Omicidio De Mauro|autore2=Luciano Mirone|editore=ANTIMAFIADuemila Nº8|citazione=La chiave è il delitto Mattei|accesso=10 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130224045224/http://www.antimafiaduemila.com/200805185934/articoli-arretrati/omicidio-de-mauro.html|dataarchivio=24 febbraio 2013|urlmorto=sì|autore1=Monica Centofante}}</ref>
 
Nella campagna di stampa promossa da Verzotto contro gli avversari del metanodotto Algeria-Sicilia s'inserì, nel successivo 1972, il libro di Giorgio Steinmetz intitolato ''Questo è Cefis. L'altra faccia dell'onorato presidente''. Il giudice Vincenzo Calia l'ha individuato come fonte di ispirazione di [[Pier Paolo Pasolini]] per il capitolo ''Lampi sull'Eni'' dell'incompiuto romanzo ''Petrolio'', ma è da escludere che l'artista abbia tratto dalla lettura del libro indicazioni utili a formulare le ipotesi di responsabilità per il delitto Mattei poste da alcuni autori a carico di [[Eugenio Cefis]].<ref>Giuseppe Bianco, Sandra Rizza, ''Profondo nero'', cit. e E. Ceccato, ''Delitti di mafia'', cit. p. 112</ref>
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*Il 14 maggio 2013, nel giardino della memoria di [[Ciaculli]], parco dedicato a tutti i caduti nella lotta contro la [[mafia]], gli è stato dedicato un albero alla presenza del Sindaco di Palermo [[Leoluca Orlando]], della figlia Franca De Mauro, del procuratore della Repubblica di Palermo [[Francesco Messineo]], del presidente della corte d'appello di Palermo, del presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti Riccardo Arena.<ref>{{cita web|url=http://www.comune.palermo.it/noticext.php?id=1869|titolo=Giardino della memoria|editore=comune.palermo.it|data=14 maggio 2013|accesso=7 settembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140908015833/https://www.comune.palermo.it/noticext.php?id=1869|dataarchivio=8 settembre 2014|urlmorto=no}}</ref>
 
*Il 20 dicembre 2014 l'[[Unione Nazionalenazionale Cronisticronisti Italianiitaliani|UNCI]] e l'Amministrazione comunale hanno collocato in viale delle Magnolie davanti al numero 58, quello del palazzo dove abitava, una lapide per ricordare l'assassinio del giornalista.<ref>{{cita web|url=
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/12/20/foto/de_mauro-103359168/1/#1|titolo=Una targa per ricordare Mauro De Mauro|editore=repubblica.it|data=20 dicembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304110655/https://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/12/20/foto/de_mauro-103359168/1/#1|dataarchivio=4 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref>
 
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* Giuseppe Pipitone, ''Il Caso De Mauro. Così scompare un giornalista. Un mistero lungo 41 anni''. Editori Internazionali Riuniti. ISBN 978-88-359-9130-4
* Fabio Amendolara, VelEni. Il Castello edizioni. Anno 2016. ISBN 9.788.865.721.858
* {{Cita libro|autore=Egidio Ceccato|titolo=Delitti di mafia, depistaggi di Stato. Gli intrecci fra mafia, estremismo fascista e Istituzioni deviate nelle vicende Mattei, De Mauro, Verzotto e Dalla Chiesa|anno=2020|editore=[[Castelvecchi]]|città=Roma|cid=ececcato_delitti|ISBN=978-88-3290-104-7}}
* [[Vittorio Nisticò]], ''Accadeva in Sicilia - Gli anni ruggenti dell'«Ora» di Palermo'', Palermo, Sellerio, 2001. ISBN 88-389-1410-9
 
== Voci correlate ==
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* [[Enrico Mattei]]
* [[Golpe Borghese]]
* [[Graziano Verzotto]]
* [[Lupara bianca]]
* [[L'Ora]]
* [[Melchiorre Allegra]]
* [[Vittime della mafia]]
* [[Premiolino]]
* [[Vittime di Cosa nostra in Italia]]
* [[Graziano Verzotto]]
 
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