Mauro De Mauro: differenze tra le versioni
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|PostNazionalità = , rapito da [[Cosa nostra]] e mai più ritrovato
|Immagine = Mauro de mauro 2.jpg
}}<ref>{{Cita web|url=https://vittimemafia.it/16-settembre-1970-palermo-scompare-mauro-de-mauro-giornalista-de-qloraq/|titolo=16 Settembre 1970 Palermo. Scompare Mauro De Mauro, giornalista de "L'Ora" -|data=1970-09-16|lingua=it-IT|accesso=2023-11-28}}</ref>
Tra le varie ipotesi formulate sulle ragioni della sua sparizione figura anche quella relativa all'inchiesta sulla morte, secondo De Mauro dovuta a omicidio e non a incidente, del presidente dell'[[Eni|ENI]] [[Enrico Mattei]], una trama che si è intrecciata con altri ''affaire'' italiani quali il [[golpe Borghese]].<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html |titolo=De Mauro ucciso per uno scoop - scoprì il patto tra boss e golpisti|autore=Attilio Bolzoni|editore=la Repubblica.it|data=18 giugno 2005|citazione=L'accordo col principe Borghese: i clan avrebbero occupato la Rai nel capoluogo e le prefetture dell'isola. La verità dopo 35 anni|accesso=9 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20050620012018/http://www.repubblica.it/2005/f/sezioni/cronaca/demauromafia/demauromafia/demauromafia.html |dataarchivio=20 giugno 2005|urlmorto=no}}</ref>
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Figlio di un chimico e di un'insegnante di matematica, fratello del futuro linguista [[Tullio De Mauro]], fu sostenitore del [[Partito Nazionale Fascista]] e allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] si arruolò [[Volontario di guerra|volontario]]. Militò nella [[Xª Flottiglia MAS (Regno d'Italia)|Xª Flottiglia MAS]] di [[Junio Valerio Borghese]]; dopo l'[[8 settembre 1943]] aderì alla [[Repubblica Sociale Italiana]]. Restò legato al principe anche dopo la guerra e in suo onore chiamò la seconda figlia Junia.
Nel 1943-1944, nella [[Roma]] occupata dai tedeschi, fu vice questore di Pubblica Sicurezza sotto il questore [[Pietro Caruso]], informatore del capitano delle [[SS]] [[Erich Priebke]] e del colonnello [[Herbert Kappler]] e collaborò<ref>Giuseppe Casarrubea, Mario J. Cereghino, ''Lupara nera: La guerra segreta alla democrazia in Italia 1943-1947'', capitolo: Uno, nessuno, centomila</ref> con la [[Banda Koch]], un reparto speciale del Ministero dell'Interno della [[Repubblica Sociale Italiana]].<ref name="Viviano">Francesco Viviano, ''Mauro De Mauro. La verità scomoda'', Reggio Emilia, Aliberti, 2009.</ref> Nel marzo del 1944, con il nome di "tenente Marini", si infiltrò in [[Bandiera Rossa (movimento)|Bandiera Rossa]] e passò le sue informazioni alla [[Gestapo]], che arrestò cinque militanti del gruppo, tra cui [[Aladino Govoni]], in seguito torturato e ucciso.<ref>[https://www.anticaferrara.it/old/aladino-govoni/ Aladino Govoni], anticaferrara.it, 4 dicembre 2019.</ref><ref>Abele Longo, [https://neobar.org/2019/03/24/ricordando-le-fosse-ardeatine-corrado-govoni-aladino-di-giancarlo-locarno/ ''Ricordando le Fosse Ardeatine – Corrado Govoni, “Aladino” (di Giancarlo Locarno)''], neobar.org, 24 marzo 2019.</ref><ref>Aldo Pavia, [https://www.letteraicompagnirivista.com/events/25-gennaio-1944/ ''25 gennaio 1944''], ''Lettera ai Compagni'', senza data.</ref> Alla fine della guerra fu sul fronte di [[Trieste]] a contrastare il [[IX
Un suo fratello aviatore, Francesco (nato a Foggia il 22 marzo 1918), morì in guerra in un incidente aereo occorsogli presso [[Novara]] (altre fonti dicono [[Verona]]), il 3 marzo 1943. De Mauro in seguito a un incidente stradale mentre guidava una motocicletta riportò lesioni con esiti permanenti in termini di menomazioni fisiche (aveva il naso ricucito ed era claudicante).<ref name=autogenerato1>{{Cita web|url=http://www.editoririuniti.net/giuseppe-pipitone-il-caso-de-mauro-cosi-scompare-un-giornalista-un-mistero-lungo-41-anni|titolo=Il caso De Mauro. Così scompare un giornalista: un mistero lungo 41 anni|autore=Giuseppe Pipitone|editore=[[Editori Riuniti]]|data=2012|accesso=9 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120530094447/http://www.editoririuniti.net/giuseppe-pipitone-il-caso-de-mauro-cosi-scompare-un-giornalista-un-mistero-lungo-41-anni/|dataarchivio=30 maggio 2012|urlmorto=sì}}</ref> Sull'origine di queste menomazioni fisiche circolarono però anche altre versioni: secondo alcune sarebbero state causate da un violento pestaggio subito da un gruppo di [[partigiani]], mentre secondo altre a malmenarlo sarebbero stati addirittura alcuni commilitoni fascisti a causa di un presunto tradimento.<ref>Giuliana Saladino, ''De Mauro. Una cronaca palermitana'', Milano, Feltrinelli, 1972.</ref>
Nell'estate del 1945 fu arrestato a [[Milano]] dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] e rinchiuso prima a [[Ghedi]] poi nel [[
=== Il dopoguerra e l'assoluzione dall'accusa di crimini ===
Anche la moglie Elda Barbieri, originaria del
Nei processi per [[collaborazionismo]], in particolare per presunta partecipazione
=== L'attività giornalistica ===
[[File:Mauro De Mauro.jpg|thumb|Mauro De Mauro mentre prende appunti sul suo taccuino]]
Trasferitosi a [[Palermo]] con la famiglia (suo fratello minore [[Tullio De Mauro]], [[linguista]], divenne in seguito [[Ministri della pubblica istruzione della Repubblica Italiana|Ministro della pubblica istruzione]]) dopo la [[seconda guerra mondiale]], lavorò presso giornali come ''[[Il Tempo di Sicilia]]'', ''[[Il Mattino di Sicilia]]'' e poi a ''[[L'Ora]]'', rivelandosi un ottimo cronista. Nel 1962 aveva seguito la morte del presidente dell'[[Eni]] [[Enrico Mattei]] e dal 21 luglio 1970 si
L'incarico conferito da Rosi all'amico giornalista aveva indotto l'ex senatore Verzotto a ritenere che "tale film poteva essere uno strumento per sostenere e alimentare la campagna che l'ente da [lui] presieduto intendeva portare avanti contro la presidenza dell'Eni e contro coloro che si opponevano alla realizzazione del metanodotto".<ref name="ececcato_p5152">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 51-52
In precedenza De Mauro si era occupato soprattutto di mafia. Nel 1960 seguì per il suo giornale la vicenda dell'omicidio del commissario di P.S. [[Cataldo Tandoy]], ucciso ad [[Agrigento]] in un agguato di chiara marca mafiosa<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/approfondimenti/2023/03/20/libri-tandoy-le-ombre-sulla-morte-per-mafia-del-poliziotto_2bc3a039-cced-4b5a-b157-fd50854ea996.html|titolo=Libri: Tandoy, le ombre sulla morte per mafia del poliziotto - Libri - Approfondimenti|sito=Agenzia ANSA|data=2023-03-20|lingua=it|accesso=2023-05-20}}</ref><ref>[[Vittorio Nisticò]], ''Accadeva in Sicilia – Gli anni ruggenti dell'«Ora» di Palermo'', Palermo, Sellerio, 2001.</ref>, e il processo ai [[frati di Mazzarino]] imputati di [[omicidio]] ed [[estorsione]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/10/31/quattro-cappuccini-capo-della-gang-che-terrorizzava.html|titolo=Quattro cappuccini a capo della gang che terrorizzava Mazzarino - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2007-10-31|lingua=it|accesso=2023-05-20}}</ref>. Il 23 e il 24 gennaio 1962 aveva pubblicato, sempre su ''[[L'Ora]]'' di Palermo, il verbale di [[polizia]], risalente al 1937 e caduto nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano [[Melchiorre Allegra]], tenente colonnello medico del [[Regio Esercito]] durante la [[prima guerra mondiale]], affiliato alla mafia nel 1916 e pentito mafioso dal 1933, elencava tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l'affiliazione, l'organigramma della società malavitosa. Nel 1963, insieme ai colleghi [[Felice Chilanti]] e [[Mario Farinella]], curò un'inchiesta a puntate pubblicata sempre su ''L'Ora'' dal titolo ''Rapporto sulla mafia'', in cui inserì una sua intervista ad un anziano boss mafioso di [[Bolognetta]], Serafino Di Peri, espulso dall’organizzazione in quanto testimone al processo di Viterbo contro la banda di [[Salvatore Giuliano]]<ref>Mauro De Mauro, ''Intervista con un vecchio "don": mafia di ieri e mafia di oggi'', L'Ora, 20 aprile 1963.</ref><ref>[[Felice Chilanti]], ''Rapporto sulla mafia'', con [[Mario Farinella]], Palermo, Flaccovio, 1964.</ref>. Nel 1964 fu l'unico giornalista ad intervistare la vedova [[Serafina Battaglia]], che fu la prima donna che testimoniò in tribunale contro la mafia<ref>Mauro De Mauro, ''La vedova Battaglia accusa'', in ''L’Ora'', 21 gennaio 1964.</ref>. [[Tommaso Buscetta]], davanti ai giudici [[Giovanni Falcone]] e [[Paolo Borsellino]], quindici anni dopo la morte del giornalista, ebbe ad affermare che:<blockquote>"... De Mauro era un cadavere che camminava. [[Cosa nostra]] era stata costretta a 'perdonare' il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop. La sentenza di morte era solo stata temporaneamente sospesa".<ref name="Viviano" /> </blockquote>Dal 5 al 23 novembre 1969 aveva pubblicato in cinque puntate sul giornale ''[[L'Ora]]'' una biografia di [[Lucky Luciano]]. Nel 2010 le cinque puntate verranno raccolte da Beppe Benvenuto e Elena Beninati e daranno vita al libro edito da Mursia.<ref>{{Cita news|url= https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/23/quell-incontro-segreto-tra-de-mauro-il.html|accesso= 12 aprile 2020|titolo= Copia archiviata|pubblicazione= |urlarchivio= https://web.archive.org/web/20200412144201/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/23/quell-incontro-segreto-tra-de-mauro-il.html|dataarchivio= 12 aprile 2020|urlmorto= no}}</ref>▼
In precedenza De Mauro si era occupato soprattutto di mafia. Nel 1960 seguì per il suo giornale la vicenda dell'omicidio del commissario di P.S. [[Cataldo Tandoy]], ucciso ad [[Agrigento]] in un agguato di chiara marca mafiosa<ref>{{Cita web|url=https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/approfondimenti/2023/03/20/libri-tandoy-le-ombre-sulla-morte-per-mafia-del-poliziotto_2bc3a039-cced-4b5a-b157-fd50854ea996.html|titolo=Libri: Tandoy, le ombre sulla morte per mafia del poliziotto - Libri - Approfondimenti|sito=Agenzia ANSA|data=2023-03-20|lingua=it|accesso=2023-05-20}}</ref><ref>[[Vittorio Nisticò]], ''Accadeva in Sicilia – Gli anni ruggenti dell'«Ora» di Palermo'', Palermo, Sellerio, 2001.</ref>, e il processo ai [[frati di Mazzarino]] imputati di [[omicidio]] ed [[estorsione]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/10/31/quattro-cappuccini-capo-della-gang-che-terrorizzava.html|titolo=Quattro cappuccini a capo della gang che terrorizzava Mazzarino - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2007-10-31|lingua=it|accesso=2023-05-20}}</ref>. Il 23 e il 24 gennaio 1962 aveva pubblicato, sempre su ''[[L'Ora]]'' di Palermo, il verbale di [[polizia]], risalente al 1937 e caduto nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano [[Melchiorre Allegra]], tenente colonnello medico del [[Regio Esercito]] durante la [[prima guerra mondiale]], affiliato alla mafia nel 1916 e pentito mafioso dal 1933, elencava tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l'affiliazione, l'organigramma della società malavitosa.
=== Il rapimento e la scomparsa ===▼
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▲=== Il rapimento e la scomparsa ===
[[File:Rinvenimento auto di Mauro De Mauro.jpg|thumb|Il rinvenimento dell'automobile del giornalista]]Il giornalista venne rapito la sera del 16 settembre 1970, mentre rientrava nella sua abitazione di Palermo.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/16/mauro-de-mauro-cosi-scompariva-un-giornalista-depistaggi-servizi-e-mafia-dopo-50-anni-e-rimasto-un-caso-senza-verita/5932512/|titolo=Mauro De Mauro, così scompariva un giornalista. Depistaggi, servizi e mafia: dopo 50 anni è rimasto un caso senza verità|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2020-09-16|lingua=it-IT|accesso=2023-11-27}}</ref> Il rapimento avvenne un paio di giorni prima della celebrazione delle nozze della figlia Franca. De Mauro fu visto l'ultima volta dalla figlia Franca mentre parcheggiava l'auto davanti alla sua abitazione di via delle Magnolie. La figlia, nell'attesa che il padre raccogliesse delle vettovaglie dal sedile della macchina, entrò nell'androne per chiamare l'ascensore.
Vedendo però che non la raggiungeva, uscì nuovamente dal portone e scorse suo padre circondato da due o tre persone risalire in macchina e ripartire senza voltarsi a salutarla. Riuscì a cogliere soltanto la parola «''amunì''»<ref>In [[Lingua siciliana|siciliano]] «''andiamo''»</ref> detta da qualcuno a suo padre poco prima di mettere in moto e ripartire senza lasciare traccia.<ref name="autogenerato1" /><ref>{{Cita web |url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/il-caso-de-mauro/1075/default.aspx |titolo=La Storia Siamo Noi - Sparire a Palermo |accesso=31 ottobre 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121219231510/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/il-caso-de-mauro/1075/default.aspx |dataarchivio=19 dicembre 2012 |urlmorto=sì }}</ref> La sera successiva l'auto venne ritrovata a qualche chilometro di distanza, in via Pietro D'Asaro, con a bordo piccole vettovaglie che il giornalista aveva acquistato rincasando. L'auto fu ispezionata con cura, il cofano fu aperto dagli [[artificiere|artificieri]],<ref>Per timore che potesse trattarsi di una trappola come nel recente caso della [[Strage di Ciaculli]]</ref> ma non furono reperiti elementi utili alle indagini. Furono allestiti posti di blocco e disposte minuziose ricerche, ma dello scomparso non si seppe più nulla.<ref name="lucar">[[Carlo Lucarelli]], ''La scomparsa di Mauro de Mauro'', in ''Blu Notte - Misteri Italiani''</ref>
== Le indagini e le piste ==
Le indagini sulla sparizione del giornalista furono condotte sia dai [[carabinieri]] di Palermo, secondo i quali sarebbe stato sequestrato da [[Cosa nostra]] indispettita dai suoi articoli contro il traffico di stupefacenti, sia dalla [[polizia]], che ritenne piuttosto che la sua aggressione fosse collegata alle sue ricerche sul caso Mattei. Principali investigatori per l'Arma furono il capitano [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]], responsabile dell'ufficio investigativo, e il col. [[Carlo Alberto dalla Chiesa]]; per la polizia il commissario [[Boris Giuliano]].<ref name="ececcato_p8790">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 87-90
Secondo il giornalista Sergio Buonadonna, collega di Mauro De Mauro nella redazione del quotidiano L'Ora già ai tempi della scomparsa del giornalista, "Le inchieste su De Mauro hanno seguito quattro "piste" che sono state anche la "fotografia" delle contrastanti identità di vedute tra carabinieri e polizia".<ref>{{Cita web|lingua=it-it|autore=Sergio Buonadonna|url=https://www.assostampasicilia.it/notizie/4052-il-caso-de-mauro-tante-piste-e-nessun-colpevole-un-grande-mistero-italiano-tra-mafia-politica-e-affari.html|titolo=Il caso De Mauro, quattro piste e nessuna verità. Un grande mistero italiano tra mafia, politica e affari|sito=Assostampa Sicilia-FNSI|data=2025-09-16|accesso=2025-09-20}}</ref>
{{Doppia immagine|destra|DallaChiesa.jpg|150|Borisgiuliano.jpg|109|[[Carlo Alberto dalla Chiesa]] e [[Boris Giuliano]] furono i principali investigatori, rispettivamente per i [[Carabinieri]] e per la [[Polizia di Stato|Polizia]], che si occuparono del caso De Mauro; entrambi furono in seguito assassinati dalla mafia, Giuliano nel 1979 e Dalla Chiesa nel 1982.}}
=== L'arresto di Antonino Buttafuoco ===
Le indagini della questura di Palermo portarono al fermo, in data 19 ottobre 1970, del commercialista Antonino Buttafuoco e alla raccolta di pesanti indizi a carico dell'avv. [[Vito Guarrasi]], uomo di Cefis in Sicilia e già [[eminenza grigia]] della politica e dell'economia siciliana, nonché dell'ex sen. Graziano Verzotto.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/06/15/graziano-verzotto-uomo-dei-misteri.html|titolo=Graziano Verzotto l'uomo dei misteri|autore=Tano Gullo|editore=repubblica.it|data=15 giugno 2010|accesso=7 settembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140907233941/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/06/15/graziano-verzotto-uomo-dei-misteri.html|dataarchivio=7 settembre 2014|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://laprovinciapavese.gelocal.it/dalgiornale/2011/03/26/news/una-telefonata-anonima-riapre-il-caso-mattei-3783421|titolo=Una telefonata anonima riapre il caso Mattei|editore=la Provincia Pavese|data=26 marzo 2011|accesso=9 gennaio 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140908043858/http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2011/03/26/news/una-telefonata-anonimariapre-il-caso-mattei-1.671033|dataarchivio=8 settembre 2014|urlmorto=sì}}</ref> Buttafuoco, che aveva contattato la famiglia prima ancora che la notizia del sequestro del giornalista diventasse di pubblico dominio, sembrava interessato al recupero di documenti di De Mauro (probabilmente la bozza di sceneggiatura predisposta per il regista [[Francesco Rosi]])
Destinatario di un [[Mandato di cattura (diritto)|mandato di cattura]] emesso da un [[pubblico ministero]], che lo riteneva implicato nella vicenda «fino al collo», il commercialista venne scarcerato per mancanza di indizi il 5 gennaio 1971<ref>{{Cita web|url=http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_3.pdf|titolo=La mafia urbana - Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA|formato=pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191108160503/http://archiviopiolatorre.camera.it/img-repo/DOCUMENTAZIONE/Antimafia/01_rel_p03_3.pdf|dataarchivio=8 novembre 2019|urlmorto=no}}</ref> in seguito all'uscita di un articolo ricattatorio su Ne derivarono un allentamento del pressing su Guarrasi e Verzotto e il definitivo abbandono della "pista Mattei" in favore della "pista droga", privilegiata fin dall'inizio dall'Arma dei carabinieri. In un secondo tempo fu seguita anche una "pista Borghese", che riteneva De Mauro sequestrato e ucciso perché venuto a conoscenza dei preparativi del cosiddetto "golpe dell'Immacolata" dell'8 dicembre 1970.<ref name="ececcato_p107108">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 106-108 === Plausibili moventi del sequestro ===
Prima il p.m. Vincenzo Calia, che condusse la seconda inchiesta sulla morte di Mattei (1994-2003), e poi i giudici di Palermo hanno accertato l'assoluta inconsistenza della cosiddetta "pista droga", considerata un'invenzione del col. [[Carlo Alberto dalla Chiesa|Carlo Alberto Dalla Chiesa]] e del suo collaboratore [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]].<ref name="ececcato_p170172">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 170-172
Nelle motivazioni della sentenza emessa il 10 giugno 2011 i giudici di Palermo hanno identificato nella "pista Mattei" la più attendibile «causale» del sequestro e della soppressione del giornalista. In altre parole De Mauro sarebbe stato eliminato perché non divulgasse «quanto aveva scoperto sulla natura dolosa delle cause dell’incidente aereo di Bascapé, violando un segreto fino ad allora rimasto impenetrabile", col rischio di mettere "a repentaglio l’impunità degli influenti personaggi che avevano ordito il complotto ai danni» di Mattei<ref name="assise_p1993">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. p. 1993.</ref> e di produrre «effetti devastanti per i precari equilibri politici generali in un Paese attanagliato da fermenti eversivi».<ref name="assise_pp20562057">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. pp. 2056-2057.</ref> «La natura e il livello degli interessi in gioco» accreditavano «l’ipotesi che gli occulti mandanti del delitto» dovessero «ricercarsi in quegli ambienti politico-affaristico-mafiosi», che più di altri sarebbero stati danneggiati dagli scoop di Mauro De Mauro.<ref name="assise_pp20562057" /> Fra di loro alcuni boss di Cosa Nostra<ref name="assise_p240">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. p. 240.</ref>, l’ex senatore democristiano Verzotto e l'avv. [[Vito Guarrasi]].<ref name="assise_pp20562057" />
=== Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia ===
La ricostruzione dei giudici della terza sezione della Corte d'Appello di Palermo ha ridato credibilità alle rivelazioni di noti mafiosi dissociatisi da Cosa nostra. Nel [[1984]] [[Tommaso Buscetta]] negò al giudice [[Giovanni Falcone]] qualsiasi coinvolgimento di Cosa nostra nel sequestro De Mauro.<ref>Deposizione di Buscetta Tommaso davanti al giudice Giovanni Falcone, Roma 6 agosto 1984.</ref> Soltanto nel 1992 [[Gaspare Mutolo]] rivelò che a prelevare il giornalista erano stati tre mafiosi agli ordini del boss palermitano [[Stefano Bontate]], che intendevano punirlo per aver scritto «articoli pesantemente critici contro singoli appartenenti alla mafia».<ref>Deposizione di Mutolo Gaspare davanti ai giudici Elio Spallitta, Vittorio Aliquò,
Nel 1994 Buscetta cambiò versione ed ammise il coinvolgimento della mafia: sempre sulla base di confidenze di Bontate, precisò che De Mauro fu rapito e ucciso perché, «indagando sulla morte di Mattei Enrico, stava giungendo vicino alla verità, approfittando anche di canali interni a Cosa Nostra». Sarebbe stato Girolamo Teresi, uomo di fiducia di Bontate e «sottocapo di Santa Maria di Gesù», a «organizzare il sequestro» del giornalista, poi torturato e soppresso da altri membri della medesima famiglia mafiosa. Il delitto avrebbe preventivamente ottenuto il beneplacito del «cosiddetto triumvirato», ovverosia dell’allora «vertice di Cosa Nostra» siciliana.<ref>Deposizione di Buscetta Tommaso davanti ai giudici Giancarlo Carlo Caselli e Gioacchino Natoli, Nel 2001 la teste Italia Amato ha ricordato al p. m. pavese Vincenzo Calia l'invito rivolto da [[Graziano Verzotto]] al suo convivente, Francesco Mangion, già braccio destro del boss catanese Giuseppe Calderone, di «darsi da fare, nel senso di informare i suoi amici» mafiosi del fatto che il giornalista «era andato avanti nella sua inchiesta e stava per scoprire la verità» sulla morte del presidente dell’Eni.<ref>Deposizione di Amato Italia davanti al giudice Vincenzo Calia, Roma 15 marzo 2001</ref> === I possibili scoop del giornalista ===
Per decenni investigatori, giornalisti e storici si sono chiesti quali scoperte potesse aver effettuato De Mauro per meritare una fine così atroce. Le località visitate durante le ferie estive del 1970, i personaggi incontrati, le deposizioni di familiari e collaboratori di giustizia inducono a ritenere che egli avesse scoperto retroscena del delitto Mattei che dovevano rimanere segreti. Per esempio dal riascolto ossessivo dell'audiocassetta contenente i discorsi pronunciati dai politici a Gagliano Castelferrato il 27 ottobre 1962 poteva aver dedotto il carattere pretestuoso dell'ultimo viaggio di Mattei in Sicilia, organizzato da Verzotto con motivazioni risultate fasulle.
Durante la visita a Gela poteva aver avuto sentore delle speculazioni immobiliari effettuate da personaggi dell'entourage di Mattei, così come delle attività malavitose avviate da Cosa Nostra sull'indotto dello stabilimento petrolchimico, le une e le altre intollerabili agli occhi del presidente dell'Eni. Dall'incontro con l'avv. Guarrasi (5 agosto 1970), suggeritogli da Verzotto, poteva aver capito che costui era stato privato da Mattei anche del contratto di consulenza, indubbia fonte di risentimento e quindi plausibile movente per una sua partecipazione al complotto sovranazionale ordito contro il presidente dell'Eni. Dagli appunti del giornalista recuperati nel cassetto della sua scrivania presso la sede del quotidiano === Un probabile azzardo di De Mauro ===
Anche se risolutamente scartata dai giudici della Corte d'Assise di Palermo, rimasti affezionati all'immagine di De Mauro voce libera del giornalismo nostrano,<ref name="assise_pp1720-1724">Motivazioni della sentenza 10 giugno 2011, cit. pp. 1720-1724.</ref> l'ipotesi che il redattore de "L'Ora" abbia pensato di usare i suoi scoop per ricattare Verzotto, già affacciata da alcuni inquirenti nel lontano 1970, ha ricevuto ulteriore credito dalla vedova Elda Barbieri quando ha confermato l'indugio del marito a consegnare ai committenti la bozza di sceneggiatura già ultimata.<ref>Deposizione di Barbieri Elda in De Mauro davanti al giudice Vincenzo Calia, Pavia 27 maggio 1996</ref> Gli approcci poi tentati da De Mauro col padre nobile della DC siciliana [[Giuseppe Alessi (politico)|Giuseppe Alessi]] e con l'ex presidente della regione Sicilia [[Giuseppe D'Angelo]], interpretati dai giudici di Palermo come ricerca di una sponda istituzionale per una denuncia a sfondo politico, si prestano in realtà a essere letti anche come ricerca di autorevoli conferme delle intuizioni maturate dal giornalista. Proprio il rifiuto di costoro a incontrarlo avrebbe poi convinto De Mauro a ritornare sui suoi passi e a consegnare la bozza di sceneggiatura al destinatario in modo da incassare per intanto la seconda tranche del compenso pattuito.<ref name="ececcato_pp79-81">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 79-81
Le sue mosse e le sue vanterie avevano nel frattempo allarmato gli ambienti politico-affaristici coinvolti nel complotto dell'ottobre 1962, che avrebbero richiesto proprio a [[Graziano Verzotto]] di risolvere il problema da lui stesso creato il giorno in cui aveva coinvolto il giornalista in un'operazione ricattatoria ai danni di [[Eugenio Cefis]] e [[Amintore Fanfani]].<ref name="ececcato_pp81-82">{{Cita|Egidio Ceccato|pp. 81-82 Nella campagna di stampa promossa da Verzotto contro gli avversari del metanodotto Algeria-Sicilia s'inserì, nel successivo 1972, il libro di Giorgio Steinmetz intitolato ''Questo è Cefis. L'altra faccia dell'onorato presidente''. Il giudice Vincenzo Calia l'ha individuato come fonte di ispirazione di [[Pier Paolo Pasolini]] per il capitolo ''Lampi sull'Eni'' dell'incompiuto romanzo ''Petrolio'', ma è da escludere che l'artista abbia tratto dalla lettura del libro indicazioni utili a formulare le ipotesi di responsabilità per il delitto Mattei poste da alcuni autori a carico di [[Eugenio Cefis]].<ref>Giuseppe Bianco, Sandra Rizza, ''Profondo nero'', cit. e E. Ceccato, ''Delitti di mafia'', cit. p. 112</ref>
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*Il 14 maggio 2013, nel giardino della memoria di [[Ciaculli]], parco dedicato a tutti i caduti nella lotta contro la [[mafia]], gli è stato dedicato un albero alla presenza del Sindaco di Palermo [[Leoluca Orlando]], della figlia Franca De Mauro, del procuratore della Repubblica di Palermo [[Francesco Messineo]], del presidente della corte d'appello di Palermo, del presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti Riccardo Arena.<ref>{{cita web|url=http://www.comune.palermo.it/noticext.php?id=1869|titolo=Giardino della memoria|editore=comune.palermo.it|data=14 maggio 2013|accesso=7 settembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140908015833/https://www.comune.palermo.it/noticext.php?id=1869|dataarchivio=8 settembre 2014|urlmorto=no}}</ref>
*Il 20 dicembre 2014 l'[[Unione
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/12/20/foto/de_mauro-103359168/1/#1|titolo=Una targa per ricordare Mauro De Mauro|editore=repubblica.it|data=20 dicembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160304110655/https://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/12/20/foto/de_mauro-103359168/1/#1|dataarchivio=4 marzo 2016|urlmorto=no}}</ref>
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* Giuseppe Pipitone, ''Il Caso De Mauro. Così scompare un giornalista. Un mistero lungo 41 anni''. Editori Internazionali Riuniti. ISBN 978-88-359-9130-4
* Fabio Amendolara, VelEni. Il Castello edizioni. Anno 2016. ISBN 9.788.865.721.858
* {{Cita libro|autore=Egidio Ceccato|titolo=Delitti di mafia, depistaggi di Stato. Gli intrecci fra mafia, estremismo fascista e Istituzioni deviate nelle vicende Mattei, De Mauro, Verzotto e Dalla Chiesa|anno=2020|editore=
* [[Vittorio Nisticò]], ''Accadeva in Sicilia
== Voci correlate ==
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* [[Enrico Mattei]]
* [[Golpe Borghese]]
* [[Graziano Verzotto]]▼
* [[Lupara bianca]]
* [[L'Ora]]
* [[Melchiorre Allegra]]
* [[Premiolino]]
* [[Vittime di Cosa nostra in Italia]]
▲* [[Graziano Verzotto]]
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