Apollo 6: differenze tra le versioni

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|modulo_servizio = SM-014
|modulo_lunare = fittizio (LTA-2R)
|boostervettore = [[Saturn V]] SA-502
|lancio = 4 aprile [[1968]]<br/>12:00:01 [[Tempo coordinato universale|UTC]]
|ammaraggio = 4 aprile [[1968]]<br/>21:57:21 UTC
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}}
 
L''''Apollo 6''', nota anche come '''AS-502''', è stata una missione spaziale, terzo e ultimo volo senza equipaggio parte del [[Programma Apollo]] degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e il secondo test del [[razzo vettore]] [[Saturno V]]. Il suo successo servì a qualificare il razzo per essere utilizzato nelle future missioni con equipaggio come accadde per la prima volta nella missione [[Apollo 8]] nel dicembre 1968.
 
L'Apollo 6 aveva come obiettivo principale dimostrare la capacità del terzo stadio del Saturno V, l'S-IVB, di spingere se stesso e la [[navicella spaziale Apollo]] a distanze compatibili con il viaggio verso la [[Luna]]. I suoi componenti iniziarono ad arrivare al [[Kennedy Space Center]] all'inizio del 1967 mentre i test procedettero lentamente, spesso ritardati da quelli dedicati alla missione [[Apollo 4]]. Una volta che quella missione, anch'essa priva di equipaggio, poté essere lanciata nel novembre 1967, i preparativi per Apollo 6 poterono proseguire più velocemente tuttavia ulteriori ritardi fecero posticipare il volo da marzo ad aprile 1968.
 
Il piano di volo prevedeva l'effettuazione, una volta raggiunta l'[[orbita]], di un'accensione (la [[manovra di inserzione translunare]]) per immettere il [[veicolo spaziale]] in una [[traiettoria di inserzionetrasferimento lunare]]verso la Luna con una successiva interruzione del volo con rientro diretto da effettuarsi mediante accensione del motore principale del [[modulo di comando e servizio]]; era previsto che il tempo totale della missione sarebbe stato di circa 10 ore. Invece, un fenomeno noto come [[oscillazione pogo]], accaduto nella fase di decollo, danneggiò alcuni componenti dei motori [[PWR J-2|Rocketdyne J-2]] del secondo e terzo stadio, provocando lo spegnimento anticipato di due motori del secondo stadio. Il sistema di guida di bordo del veicolo fu in grado di compensare il problema prolungando l'accensione del secondo e il terzo stadio, sebbene l'orbita di parcheggio risultante si dimostrò più ellittica rispetto a quanto previsto. Inoltre, il motore danneggiato del terzo stadio non riuscì a riavviarsi per l'iniezione translunare. I controllori di volo scelsero, quindi, di ripetere il profilo di missione intrapreso nel precedente test dell'Apollo 4, ottenendo un'orbita alta e un ritorno ad alta velocità. Nonostante i guasti riscontrati, il volo instillò nella [[NASA]] abbastanza fiducia affinché ritenesse possibile utilizzare il Saturno V per le missioni con equipaggio e la programmazione di un potenziale terzo volo senza equipaggio venne cancellata.
 
== Obiettivi ==
 
La missione Apollo 6 aveva come scopo principale quello di dimostrare la capacità del [[razzo vettore]] [[Saturno V]] di spingere un [[modulo di comando e servizio]] (CSM) e un [[modulo lunare]] di testprova dotato di sensori di vibrazioni strutturali, in una [[traiettoria di inserzione lunare]]translunare grazie all'accensione del suo terzo stadio, l' S-IVB. Il CSM si sarebbe, dopo l'accensione del terzo stadio dall'S-IVB, separato e il suo motore principale (SPS) sarebbe stato acceso per rallentare il veicolo facendo così ridurre il suo [[Apside|apogeo]] a {{M|22204}} chilometri causandone un ritorno sulla Terra al fine di simulare l'interruzione della missione con un "ritorno diretto". Sulla via del ritorno, il motore sarebbe stato acceso nuovamente per accelerare la navicella con lo scopo di simulare le condizioni che avrebbe riscontrato al ritorno dalla [[Luna]] ovvero un angolo di rientro di -6,5 gradi e una velocità di {{M|11100|ul=m/s}}. L'intera missione doveva durare circa 10 ore.<ref>{{cita|Press Kit|p. 3}}.</ref><ref name="lver">{{Cita libro|titolo=Saturn V Launch Vehicle Flight Evaluation Report - AS-502 Apollo 6 Mission |url=http://klabs.org/history/history_docs/jsc_t/apollo_06_saturn_v.pdf |accesso=7 luglio 2013 |data=25 giugno 1968 |editore=NASA |id=MPR-SAT-FE-68-3}}</ref><ref name = "legacy">{{cita web|titolo=The Legacy of Apollo 6|url=https://www.nasa.gov/mediacast/the-legacy-of-apollo-6|data=4 aprile 2021|accesso=19 settembre 2021|editore=[[NASA]]}}</ref>
 
Tutto ciò avrebbe, in sostanza, dovuto verificare la capacità del veicolo di lancio Saturno V di inviare l'intera [[navicella spaziale Apollo]] sulla Luna, e in particolare di testare le sollecitazioni del [[modulo lunare]] (LM) e le [[vibrazione|vibrazioni]] dell'interno complesso riscontrate a carico quasi completo.<ref>{{cita|Orloff e Harland, 2006|pp. 204–206204-206}}.</ref> Con la navicella spaziale già qualificata per il volo con equipaggio grazie alla missione [[Apollo 4]] (il primo volo del Saturno V), l'obiettivo era quello di qualificare completamente il veicolo di lancio. Il completamento nominale degli eventi pianificati, ossia il raggiungimento dell'orbita di parcheggio e il riavvio dell'S-IVB per spingere il veicolo spaziale verso la distanza pianificata oltre l'orbita lunare, venne ritenuto sufficiente per considerare raggiunti gli obiettivi principali dell'Apollo 6.<ref>{{cita|Press Kit|p. 1}}.</ref>
 
==L'assemblaggio==
[[File:67-H-1230 Lunar module LTA-2 R.jpg|thumb|sinistra|Il modulo lunare di test (''Lunar Module Test Article'') (LTA-2R) viene collocato nel suo alloggiamento]]
 
Il [[razzo vettore]] dell'Apollo 6 era stato denominato AS-502 ed era il secondo [[Saturno V]] con capacità di volo prodotto. Il suo [[carico utile]] includeva il CSM-020, un [[modulo di comando e servizio|CSM ''Block I'']] su cui erano state approntate alcune modifiche previste per il ''Block II''. Tra le altre cose, il modello ''Block I'' non disponeva della capacità di attraccarsi con un modulo lunare, come invece era previsto che facessero i modelli ''Block II''.<ref name="Orloff e Harland p. 172">{{cita|Orloff e Harland, 2006|p. 172}}.</ref> Tra le modifiche apportate al CSM-020 vi era un nuovo portello per l'entrata e uscita dell'equipaggio che doveva essere testato in condizioni di ritorno lunare.<ref name="Orloff e Harland p. 151">{{cita|Orloff e Harland, 2006|p. 151}}.</ref> Questo nuovo portello sostituiva quello che la commissione investigativa sull'incidente dell'[[Apollo 1]] aveva accusato di essere troppo difficile da aprire in caso di emergenza, circostanza che avevano contribuito alla morte di tre astronauti il 27 gennaio 1967.<ref>{{cita|Orloff e Harland, 2006|pp. 112–115112-115}}.</ref> Il modulo di comando utilizzato era denominato CM-020 ed era dotato di alcune apparecchiature che ne consentivano il controllo a distanza.<ref>{{cita|Press Kit|p. 15}}.</ref>
 
Il modulo di servizio utilizzato era l'SM-014: quello originariamente pianificato per l'Apollo 6, l'SM-020, era stato utilizzato per l'Apollo 4 dopo che il suo, l'SM-017, era stato danneggiato in un'esplosione e dovette essere demolito. Il CM-014 non era disponibile per il volo poiché veniva utilizzato per aiutare le indagini sull'Apollo 1.<ref name="MarAprChron">{{Cita libro |autore-capitolo-cognome=Ertel |autore-capitolo-nome=Ivan D. |url=http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4009/contents.htm#Volume%20IV |titolo=The Apollo Spacecraft: A Chronology |autore-capitolo-cognome2=Newkirk |autore-capitolo-nome2=Roland W. |autore-capitolo-cognome3=Brooks |autore-capitolo-nome3=Courtney G. |editore=[[NASA]] |anno=1969–1978 |volume=IV |città=Washington, D.C. |capitolo=Part 1 (H): Preparation for Flight, the Accident, and Investigation: March 25 – April 24, 1967 |lccn=69060008 |oclc=23818 |id=NASA SP-4009 |accesso=25 settembre 2021 |urlcapitolo=http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4009/v4p1h.htm |dataarchivio=5 febbraio 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080205020128/http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/SP-4009/contents.htm#Volume%20IV |urlmorto=sì }}</ref> Non tutti i sistemi del modulo di servizio erano state attivate per la breve missione di Apollo 6: ad esempio, i radiatori installati per rimuovere il calore in eccesso dall'impianto elettrico e il sistema di controllo ambientale non erano funzionanti.<ref>{{cita|Press Kit|p. 16}}.</ref>
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[[File:Ap6-68-HC-191.jpg|miniatura|sinistra|Separazione dell'interstadio in orbita]]
 
A causa dei problemi riscontrati nella fase di ascesa, il veicolo spaziale poté essere inserito in un'[[orbita]] di parcheggio di 173,14 chilometri per 360,10 chilometri, invece di quella circolare pianificata di 190 chilometri.<ref name="lver" /> Questa variazione rispetto al piano di volo non ha precluso, tuttavia, il proseguimento della missione.<ref>{{cita|Orloff e Harland, 2006|p. 154}}.</ref> Durante la prima orbita, l'S-IVB effettuò alcune manovre cambiando il proprio assetto per testare le tecniche che i futuri astronauti avrebbero utilizzato per il tracciamento dei punti di riferimento per la navigazione. Quindi, dopo le due orbite percorse per verificare che tutto il veicolo funzionasse a dovere in previsione della manovra di inserimento in orbita translunare (TLI), all'S-IVB è stato dato il comando di riavvio ma senza successo.<ref>{{cita|Orloff e Harland, 2006|pp. 354–356354-356}}.</ref>
 
Passando, allora, ad una missione alternativa pre-pianificata,<ref name = "legacy" /> il direttore di volo [[Clifford Charlesworth]] e la sua squadre del [[centro di controllo missione]] scelsero di utilizzare il motore ''[[Service Propulsion System]]'' (SPS) del modulo di servizio per portare la navicella spaziale in un'orbita ad alto apogeo e con un basso perigeo che avrebbe comportato un rientro sulla Terra,<ref name = "legacy" /> come era stato fatto nella missione [[Apollo 4]]. Il motore SPS rimase acceso per 442 secondi per raggiungere l'apogeo pianificato di {{M|22204|s=km}}. Non essendoci abbastanza propellente per accelerare il [[rientro atmosferico]] con una seconda accensione del motore, il veicolo spaziale entrò nell'atmosfera solo a una velocità di {{M|10000}} metri al secondo invece dei previsti {{M|11000}} metri al secondo che avrebbero simulato un ritorno lunare.<ref name = "chariots 6" /> Mentre era ad alta quota, il modulo d comando è stato in grado di restituire dati sulla misura in cui i futuri astronauti sarebbero stati protetti dalle [[fasce di Van Allen]] dalla struttura del veicolo spaziale.<ref>{{cita|Orloff e Harland, 2006|p. 356}}.</ref>
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Sebbene i problemi con i motori, sperimentati durante il volo dell'Apollo 6, avrebbero potuto far saltare l'intero Programma Apollo con equipaggio a bordo, la NASA considerò il volo un inestimabile collaudo del veicolo di lancio. Così, dopo un'analisi dettagliata delle prestazioni del Saturno V e delle correzioni apportate per le successive missioni, gli ingegneri del Marshall Space Flight Center dell'[[Alabama]] conclusero che un terzo volo di prova senza equipaggio del razzo non era necessario e, pertanto, la missione successiva del Saturno V, l'[[Apollo 8]] fu programmata per avere astronauti a bordo (l'[[Apollo 7]], la prima missione Apollo con equipaggio avrebbe utilizzato un Saturno IB). Le valutazioni degli ingegneri si rivelarono corrette e infatti non si verificò nessun grosso problema nei successivi undici voli del Saturno V. Comunque le "vibrazioni pogo" poterono essere ridotte, ma mai eliminate del tutto. Riapparvero infatti nella missione [[Apollo 13]] causando il prematuro spegnimento del motore centrale del S-II.<ref name = "legacy" /><ref name = "moonport 6a" /><ref>{{cita|Orloff e Harland, 2006|p. 572}}.</ref>
 
Dopo la missione, il modulo di comando CM-020 venne trasferito allo [[Smithsonian Institution]].<ref name = "end">{{cita web|titolo=Apollo/Skylab ASTP and Shuttle Orbiter Major End Items|data=marzo 1978|url=https://s3.documentcloud.org/documents/6473665/Apollo-Skylab-ASTP-and-Shuttle-Orbiter-Major-End.pdf|editore=[[NASA]]|formato=pdf|p=15}}</ref> Successivamente è stato posto in esposizione al [[Fernbank Science Center]] di [[Atlanta]], in [[Georgia (USAStati Uniti d'America)|Georgia]].<ref>{{cita web|url=http://nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary/lunar/apolloloc.html |titolo=Apollo: Where are they now? |cognome=Williams |nome=David R. |opera=[[National Space Science Data Center]] |editore=NASA |accesso=7 luglio 2013}}</ref>
 
== Fotografie e videoregistrazioni ==
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Il Saturno V utilizzato nella missione aveva diverse fotocamere installate, destinate ad essere espulse e successivamente recuperate. Tre delle quattro telecamere posizionate a bordo dell'S-IC non vennero espulse correttamente e quindi si distrussero completamente e solo una di quelle sull'S-II venne recuperata.<ref>{{cita|Mission Report|pp. 4-1}}.</ref> Due di queste telecamere avevano lo scopo di filmare la separazione tra l'S-IC e l'S-II e le altre due dovevano filmare il serbatoio di ossigeno liquido; quella recuperata aveva filmato la separazione. La mancata espulsione venne attribuita alla mancanza di pressione di [[azoto]] nelle bombole che avrebbe dovuto fornire la forza necessaria per l'operazione.<ref name="Orloff e Harland p. 153"/> Anche il modulo di comando trasportava una cinepresa, destinata ad essere attivata durante il lancio e durante il rientro. La missione durò circa dieci minuti in più del previsto e gli eventi del rientro non poterono essere filmati.<ref>{{cita|Mission Report|pp. 5-15–5-19}}.</ref>
 
Una telecamera fissa da 70 &nbsp;mm posizionata nel modulo di comando puntava sulla Terra attraverso la finestra del portello<ref>{{cita|Mission Report|pp. 5.15–9}}.</ref> in modo che durante la fase di ascesa avrebbe ripreso parte degli Stati Uniti, dell'[[Oceano Atlantico]], dell'[[Africa]] e dell'[[Oceano Pacifico]] occidentale. La fotocamera aveva una combinazione di pellicola e filtro che gli permetteva di penetrare la foschia, con un migliore bilanciamento del colore e una [[risoluzione grafica|risoluzione]] più elevata rispetto alle fotografie scattate nelle precedenti missioni statunitensi con equipaggio.<ref name = "legacy" /> I risultati ottenuti si rivelarono eccellenti per gli studi cartografici, topografici e geografici.<ref name = "chariots 6" />
 
== Impatto mediatico ==
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro|titolo=Apollo 6 Press Kit|editore=NASA|città=Washington, D.C.|anno=1968|url=http://libarchstor2.uah.edu/digitalcollections/items/show/1629|cid=Press Kit|lingua=en}}
* {{Cita libro|titolo=Apollo 6 Mission Report|editore=[[NASA]]|città=[[Houston|Houston (Texas)]]|anno=1968|url=https://www.scribd.com/document/46145450/Apollo-6-Mission-Report|cid=Mission Report|lingua=en}}
* {{Cita libro|cognome1=Orloff|nome1=Richard W.|cognome2=Harland|nome2=David M.|wkautore2=David M. Harland|titolo=Apollo: The Definitive Sourcebook|url=https://archive.org/details/apollodefinitive0000orlo|anno=2006|editore=Praxis Publishing Company|città=Chichester, UK|isbn=978-0-387-30043-6|cid=Orloff e Harland, 2006|lingua=en}}