Impero partico: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua||Parti (disambigua)|Parti}}
{{Stato storico
|nomeCorrente = Impero partico
|nomeCompleto = Impero partico
|nomeUfficiale = AshkâniânAshkāniān
|linkBandiera = Vexilloid of the Parthian Empire.svg
|paginaBandiera =
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}}
 
L{{'}}'''Impero partico''' (247 a.C.-224 d.C.) o '''arsacide''' fu una delle potenze politiche e culturali iraniche nell'[[Impero persianoPersia|antica Persia]].<ref>{{cita|Waters 1974|p. 424}}.</ref> Era retto dalla [[Arsacidi di Partia|dinastia arsacide]], fondata da [[Arsace I]],<ref>{{cita|Brosius 2006|p. 84}}.</ref> capo della [[tribù]] [[Popoli nomadi|nomade]] scitico[[sciti]]co-iranica dei [[Dahai|Parni]], che fondò l'Imperoimpero a metà del [[III secolo a.C.]] conquistando la [[Partia (satrapia)|Partia]],<ref>{{cita|Bickerman 1983|p. 6}}: "Roughly western [[Khorasan|Khurasan]]" (all'incirca il Khurasan occidentale").</ref> nel nord-est dell'[[Iran]], una [[satrapia]] allora in rivolta contro l'[[Impero seleucide]].
Sotto [[Mitridate I di Partia]] (r. ''c''.&nbsp;171-138&nbsp;a.C.), l'Impero particoimpero si espanse, conquistando la [[Medi]]a e la [[Mesopotamia]] a danno dei Seleucidi. Al suo culmine ([[I secolo a.C.]]), si estendeva dall'[[Eufrate]] (odierna Turchia sud-estorientale) all'Iran] orientale. Era attraversato dalla [[Via della seta]], che collegava l'[[Impero romano]] nel [[bacino del Mediterraneo]] e lall'[[Dinastia Han|Impero Han]] della [[Cina]], e conobbe fiorenti traffici commerciali.
 
I Parti assorbirono vari aspetti delle civiltà dei popoli sottomessi, specie quellequelli delle civiltà [[Cultura persiana|persiana]] ed [[Civiltà ellenistica|ellenistica]]. Con il passare dei secoli la civiltà persiana prevalse su quella ellenistica, che fu progressivamente abbandonata nel corso degli anni, anche se mai del tutto. I re arsacidi erano detti "[[re dei re]]" e si consideravano eredi dell'[[Impero achemenide]]. Ne differivano però per un sistema di governo più decentrato: molte regioni erano governate da re vassalli, non da [[satrapi]]. Con l'espansione dell'impero, la sede del governo fu spostata da [[Nisa (città)|Nisa]], in [[Turkmenistan]], a [[Ctesifonte]], lungo il [[Tigri]] (poco a sud dell'odierna [[Baghdad]], in Iraq); varie altre città furono capitali per breve tempo.
 
I primi nemici dei Parti furono i [[Seleucidi]] ada ovest e gli [[Sciti]] ada est. Tuttavia, man mano che la Partia si espanse ada ovest, venne a scontrarsi con il [[Regno d'Armenia]], e poi con [[Storia romana|Roma]]. Roma e la Partia si contesero per secoli il controllo indiretto sul [[Regno cliente (storia romana)|regno cliente]] di d'[[Regno d'Armenia|Armenia]]. I [[Guerre romano-partiche|conflitti tra le due potenze]], combattuti in Armenia, Siria ed ine Mesopotamia, finirono insenza risultati nulladecisivi, e nessun contendente riuscì a togliere territori stabilmente all'altro. Le frequenti guerre civili tra i contendentipretendenti al trono partici furono più pericolose delle invasioni straniere, e l'Impero dei Parti cadde quando [[Ardashir I]], un re vassallo dei Parti, si rivoltò contro gli Arsacidi e ne detronizzò l'ultimo re, [[Artabano IV]],. nelNel 224&nbsp; d.C. Ardashir fondò l'[[Impero sasanide]], destinato a governare l'Iran e larga parte del [[Vicino Oriente]] fino alle [[espansione islamica|conquiste islamiche]] del [[VII secolo d.C.]], anche se la dinastia arsacide si perpetuò nella [[Arsacidi d'Armenia|dinastia arsacide di Armenia]].
I re arsacidi erano detti "[[Re dei Re]]" e si dicevano eredi dell'[[Impero achemenide]]. Ne differivano però per un sistema di governo più decentrato: molte regioni erano governate da re vassalli, non da satrapi. Con l'espansione dell'Impero, la sede del governo fu spostata da [[Nisa (città)|Nisa]], in [[Turkmenistan]], a [[Ctesifonte]] lungo il [[Tigri]] (a sud dell'odierna [[Baghdad]], Iraq); varie altre città furono capitale per breve tempo.
 
Le fonti native partiche, scritte in [[lingua partica|partico]], in [[lingua greca|greco]], nonchée in numerosi altri idiomi, sono assai poche se comparate a quelle sasanidi o achemenidi. A parte poche tavoletavolette [[cuneiformi]], [[ostraca]] frammentari, iscrizioni su rocciarupestri, [[dracma|dracme]], ed alcuni altri documenti, molta della storia dei Parti è pervenuta solo tramite fonti estere, [[storiografia greca|greche]] e [[storiografia romana|romane]], ma anche [[storiografia cinese|cinesi]]. L'arte partica è considerata dagli studiosi una fonte valida per lo studio e per la comprensione di quegli aspetti della società e della cultura partica che non sono trattati nelle altre fonti.
I primi nemici dei Parti furono i [[Seleucidi]] ad ovest e gli [[Sciti]] ad est. Tuttavia, man mano che la Partia si espanse ad ovest, venne a scontrarsi con il [[Regno d'Armenia]], e poi con [[Storia romana|Roma]]. Roma e la Partia si contesero per secoli il controllo indiretto sul [[Regno cliente (storia romana)|regno cliente]] di [[Regno d'Armenia|Armenia]]. I [[Guerre romano-partiche|conflitti tra le due potenze]], combattuti in Armenia, Siria ed in Mesopotamia, finirono in nulla, e nessun contendente riuscì a togliere territori stabilmente all'altro. Le frequenti guerre civili tra i contendenti al trono partici furono più pericolose delle invasioni straniere, e l'Impero dei Parti cadde quando [[Ardashir I]], un re vassallo dei Parti, si rivoltò contro gli Arsacidi e ne detronizzò l'ultimo re, [[Artabano IV]], nel 224&nbsp;d.C. Ardashir fondò l'[[Impero sasanide]], destinato a governare l'Iran e larga parte del [[Vicino Oriente]] fino alle [[espansione islamica|conquiste islamiche]] del [[VII secolo d.C.]], anche se la dinastia arsacide si perpetuò nella [[Arsacidi d'Armenia|dinastia arsacide di Armenia]].
 
Le fonti native partiche, scritte in [[lingua partica|partico]], [[lingua greca|greco]], nonché in numerosi altri idiomi, sono assai poche se comparate a quelle sasanidi o achemenidi. A parte poche tavole [[cuneiformi]], [[ostraca]] frammentari, iscrizioni su roccia, [[dracma]], ed alcuni altri documenti, molta della storia dei Parti è pervenuta solo tramite fonti estere, [[storiografia greca|greche]] e [[storiografia romana|romane]], ma anche [[storiografia cinese|cinesi]]. L'arte partica è considerata dagli studiosi una fonte valida per lo studio e per la comprensione di quegli aspetti della società e della cultura partica che non sono trattati nelle altre fonti.
 
== Storia ==
=== Origini ===
{{Vedi anche|Partia (satrapia)|Iranici}}
Prima che [[Arsace I di Partia|Arsace I]] fondasse la dinastia arsacide, egli era il capo tribale dei [[Parni]], una delle diverse tribù [[nomadi]] facenti parte della confederazione dei [[Dahae]]. I Parti erano una [[popolazione indoeuropea]] proveniente dall'Asia Centrale, e risiedevano a nord della Partia.<ref>{{cita|Katouzian 2009|p. 41}}; {{cita|Curtis 2007|p. 7}}; {{cita|Bivar 1983|pp. 24-27}}; {{cita|Brosius 2006|pp. 83-84}}.</ref> Quest'ultima era una provincia nordorientalenord-orientale dell'[[Impero achemenide]] prima, e [[Seleucidi|seleucide]] poi.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 24-27}}; {{cita|Brosius 2006|pp. 83-84}}.</ref> La scarsa attenzione dedicata alle province orientali del loro impero dai sovrani seleucidi di Siria permise al satrapo [[Andragora]] di rivoltarsi e separare la Partia dal resto dell'Impero intorno al 247 a.C.; poco tempo dopo, intorno al 238 a.C., la Partia fu invasa dai Parni, condotti da Arsace I, che deposero Andragora e si impadronirono della regione, fondando così l'Impero partico, come narrato dallo storico romano [[Marco Giuniano Giustino|Giustino]]:
{{Citazione|([Arsace)] era dedito a una vita di saccheggi e di ruberie quando, ricevuta la notizia della sconfitta di [[Seleuco II Callinico|Seleuco]] contro i [[Galli]], non avendo più paura del re, attaccò i Parti con una banda di predoni, rovesciò il loro prefetto Andragora, e, dopo averlo ucciso, assunse il comando sulla nazione|[http://www.forumromanum.org/literature/justin/texte41.html Giustino, xli.XLI, 4]|lingua=la|Hic solitus latrociniis et rapto vivere accepta opinione Seleucum a Gallis in Asia victum, solutus regis metu, cum praedonum manu Parthos ingressus praefectum eorum Andragoran oppressit sublatoque eo imperium gentis invasit.}}
 
=== Inizi dell'Impero dei partiParti (dal 247-171 a.C.) ===
[[File:Pdc 24586.jpg|thumb|left|[[Dracma]] d'argento di [[Arsace I di Partia|Arsace I]] (''r''. ''c''.&nbsp;247-211&nbsp;a.C.) con un'iscrizione in [[alfabeto greco]] del suo nome (ΑΡΣΑΚΟΥ).]]
{{Vedi anche|Arsacidi di Partia}}
[[File:Pdc 24586.jpg|thumb|left|[[Dracma]] d'argento di [[Arsace I di Partia|Arsace I]] (''r''. ''c''.&nbsp;247-211&nbsp;a.C.) con un'iscrizione in [[alfabeto greco]] del suo nome (ΑΡΣΑΚΟΥ).]]
 
IlNon è chiaro perché la corte arsacide abbia scelto retroattivamente il 247&nbsp;a.C. come il primo anno dell'era arsacide non è chiaro. Alcuni studiosi, come Vesta Sarkhosh Curtis, asseriscono che il 247 a.C. fu semplicemente l'anno in cui Arsace venne nominato capo tribale dei Parni;<ref name="curtis_2007_7">{{cita|Curtis 2007|p. 7}}.</ref> altri studiosi, come Homa Katouzian<ref name="katouzian_2009_41">{{cita|Katouzian 2009|p. 41}}.</ref> e Gene Ralph Garthwaite,<ref name="garthwaite_2005_67">{{cita|Garthwaite 2005|p. 67}}.</ref> sostengono, invece, che fu in quell'anno che Arsace conquistò la Partia ed espulse le autorità seleucidi; altri studiosi ancora, come Curtis<ref name="curtis_2007_7"/> e Maria Brosius,<ref name="brosius_2006_85">{{cita|Brosius 2006|p. 85}}.</ref> ritengono che Andragora fusia stato rovesciato dagli Arsacidi solo nel 238&nbsp;a.C. [[Adrian David Hugh Bivar]] conclude che Arsace I conquistò la regione intorno al 238 a.C., ma "retrodatò i suoi anni di regno" al momento in cui i Seleucidi persero il controllo della Partia a causa della rivolta del loro [[satrapo]] [[Andragora]] (247 a.C.).<ref name="bivar_1983_28-29">{{cita|Bivar 1983|pp. 28-29}}.</ref>
 
Non è ben chiaro chi fusia stato il successore di Arsace I, anche a causa delle discordanze tra le fonti: secondo i frammenti della ''Parthica'' di [[Arriano]], alla morte di Arsace I gli succedette il fratello Tiridate I, a sua volta succeduto dal figlio Artabano I; per lo storico romano [[Marco Giuniano Giustino|Giustino]], invece, il successore di Arsace I fu il figlio [[Arsace II di Partia|Arsace II]]. In passato, sulla base dell'autorevole parere dello studioso polacco Jozef Wolski, la versione di Arriano è stata respinta a favore del racconto di Giustino da molta della storiografia moderna, per la quale Tiridate I era da considerarsi un sovrano leggendario e Arsace I avrebbe in realtà regnato dal 246 a.C. fino al 211 a.C., succeduto dal figlio Arsace II. Recentemente, tuttavia, la teoria che ad Arsace I succedette il fratello e non il figlio è tornata in auge in seguito al rinvenimento di un ''[[ostracon]]''ostraca nel corso di scavi archeologici, che attesta che [[Friapazio]] fosse il "figlio del nipote di Arsace", suggerendo che effettivamente suo padre, Artabano I/Arsace II, non era figlio di Arsace I, come sostenuto da Giustino, bensì figlio del fratello, come sostenuto da Arriano;. sullaSulla base di questquesto ''ostracon''ostraca, Bivar conclude che la versione di Arriano non può essere respinta del tutto.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 29-31}}.</ref> Gli studiosi sono tuttora divisi tra chi, come Katouzian,<ref name="katouzian_2009_41"/> ritiene che ad Arsace I succedette il fratello [[Tiridate I di Partia|Tiridate I]], e chi, come Curtis<ref name="curtis_2007_8">{{cita|Curtis 2007|p. 8}}.</ref> e Brosius,<ref name="brosius_2006_86">{{cita|Brosius 2006|p. 86}}.</ref> sostiene che Arsace II fu l'immediato successore di Arsace I. Anche le date di inizio regno e fine regno sono incerte: Curtis sostiene che il regno di Arsace II ebbe inizio nel 211&nbsp;a.C., mentre per Brosius ciò avvenne nel 217&nbsp;a.C. Come osserva Bivar, il 138&nbsp;a.C., l'ultimo anno di regno di Mitridate I, è "la prima data di regno della storia dei Parti che è possibile determinare con precisione."<ref>{{cita|Bivar 1983|p. 36}}.</ref> A causa di queste e altre discrepanze, Bivar ha redatto due distinte cronologie dei re accettate dagli storici.<ref name="bivar_1983_98-99">{{cita|Bivar 1983|pp. 98-99}}.</ref>
 
[[File:Rome-Seleucia-Parthia 200bc.jpg|thumb|upright=1.4|La [[Partia (satrapia)|Partia]], in giallo, l'[[Seleucidi|Impero seleucide]] (blu) e la [[Repubblica romana]] (viola) nel 200&nbsp;a.C.]]
 
Negli anni successivi, Arsace consolidò la sua posizione in Partia e in [[Ircania]] approfittando del fatto che i Seleucidi erano impegnati in una guerra contro il re ellenistico delld'Egitto [[Tolomeo III|Tolomeo III Euergete]] (''r''.&nbsp;246-222&nbsp;a.C.), che tra l'altro aveva invaso la Siria stessa, e dunque non potevano concentrare le loro attenzioni sulle province orientali del loro dell'impero. Il conflitto con Tolomeo, la cosiddetta [[Terza guerra siriaca]] (246-241&nbsp;a.C.), consentì anche a [[Diodoto I]] di rivoltarsi e fondare il [[regno greco-battriano]] nell'Asia Centrale.<ref name="brosius_2006_85"/> Il successore di quest'ultimo, [[Diodoto II]], formò un'alleanza con Arsace contro i Seleucidi; malgrado tale alleanza, i Parti furono messi in difficoltà dalla successiva controffensiva seleucide volta a riconquistare i territori perduti: Arsace fu temporaneamente costretto a ritirarsi dalla Partia dalle forze di [[Seleuco II Callinico]] (''r''.&nbsp;246-225&nbsp;a.C.),<ref name="brosius_2006_85-86">{{cita|Brosius 2006|pp. 85-86}}.</ref> anche se poi, dopo aver trascorso un periodo in esilio presso la tribù nomade degli [[Apasiacae]], riuscì a sferrare una vittoriosa controffensiva che gli consentì di riconquistare il proprio regno. Il successore di Seleuco II, [[Antioco III il Grande]] (''r''.&nbsp;222-187&nbsp;a.C.), fu incapace di intervenire immediatamente perché le sue truppe erano ancora intente nel reprimere la rivolta di [[Molone (satrapo)|Molone]] in [[Media (regione storica)|Media]].<ref name="brosius_2006_85-86"/>
 
Il successore di Seleuco II, [[Antioco III il Grande]] (r.&nbsp;222-187&nbsp;a.C.), fu incapace di intervenire immediatamente perché le sue truppe erano ancora impegnate a reprimere la rivolta di [[Molone (satrapo)|Molone]] in [[Media (regione storica)|Media]].<ref name="brosius_2006_85-86"/>
Antioco III lanciò una campagna massiccia per riconquistare la Partia e la Battria nel 210 o nel 209&nbsp;a.C. Fallì nel suo intento, ma negoziò un accordo di pace con Arsace II. A quest'ultimo fu garantito il titolo di re (in greco antico: ''[[basileus]]'') in cambio della sua sottomissione a Antioco III e del riconoscimento della sua superiorità.<ref name="bivar_1983_29_brosius_2006_86 kennedy_1996_74">{{cita|Bivar 1983|p. 29}}; {{cita|Brosius 2006|p. 86}}; {{cita|Kennedy 1996|p. 74}}.</ref> I Seleucidi furono incapaci di intervenire ulteriormente negli affari partici a causa della crescente influenza acquisita dalla [[Repubblica romana]] in Asia Minore e della conseguente sconfitta seleucide [[Battaglia di Magnesia|a Magnesia]] nel 190&nbsp;a.C.<ref name="bivar_1983_29_brosius_2006_86 kennedy_1996_74"/> [[Friapazio]] (''r''. ''c''.&nbsp;191-176&nbsp;a.C.) succedette ad Arsace II, seguito a sua volta da [[Fraate I]] (''r''. ''c''.&nbsp;176-171&nbsp;a.C.). Fraate I governò la Partia senza alcun interferenza seleucide.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 29-31}}; {{cita|Brosius 2006|p. 86}}.</ref>
 
Antioco III lanciò una campagna massiccia per riconquistare la Partia e la Battria nel 210 o nel 209&nbsp;a.C. Fallì nel suo intento, ma negoziò un accordo di pace con Arsace II. A quest'ultimo fu garantito il titolo di re (in greco antico: ''[[basileus]]'') in cambio della sua sottomissione aad Antioco III e del riconoscimento della sua superiorità.<ref name="bivar_1983_29_brosius_2006_86 kennedy_1996_74">{{cita|Bivar 1983|p. 29}}; {{cita|Brosius 2006|p. 86}}; {{cita|Kennedy 1996|p. 74}}.</ref> I Seleucidi furono incapaci di intervenire ulteriormente negli affari partici a causa della crescente influenza acquisita dalla [[Repubblica romana]] in Asia Minore e della conseguente sconfitta seleucide [[Battaglia di Magnesia|a Magnesia]] nel 190&nbsp;a.C.<ref name="bivar_1983_29_brosius_2006_86 kennedy_1996_74"/> [[Friapazio]] (''r''. ''c''ca.&nbsp;191-176&nbsp;a.C.) succedette ad Arsace II, seguito a sua volta da [[Fraate I]] (''r''. ''c''ca.&nbsp;176-171&nbsp;a.C.). Fraate I governò la Partia senza alcunalcuna interferenza seleucide.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 29-31}}; {{cita|Brosius 2006|p. 86}}.</ref>
 
=== Espansionismo (171-92 a.C.) ===
[[File:Xong-e Ashdar Parthian relief.jpg|thumb|left|Bassorilievo scavato nella roccia di [[Mitridate I di Partia]] (r. ''c''.&nbsp;171-138&nbsp;a.C.), che lo mostra cavalcare a cavallo, a Xong-e Ashdar, città dello [[Izeh]], [[Khūzestān]], [[Iran]].]]
{{vedi anche|Regno indo-parto}}
[[File:Xong-e Ashdar Parthian relief.jpg|thumb|left|Bassorilievo scavato nella roccia di [[Mitridate I di Partia]] (r. ''c''.&nbsp;171-138&nbsp;a.C.), che lo mostra cavalcare a cavallo, a Xong-e Ashdar, città dello [[Izeh]], [[Khūzestān]], [[Iran]].]]
 
Fraate I ampliò i possedimenti del suo impero fino alle [[Porte di Alessandro]], occupando [[Apamea Ragiana]], il cui sito è tuttora ignoto.<ref>{{cita|Bivar 1983|p. 31}}.</ref> Ma la più vasta espansione territoriale dell'Impero partico avvenne durante il regno del fratello e successore [[Mitridate I di Partia]] che Katouzian paragona a [[Ciro il Grande]], fondatore dell'Impero achemenide.<ref name="katouzian_2009_41"/>
 
Le relazioni tra la Partia e la Greco-Battria si erano nel frattempo deteriorate e le forze di Mitridate ne conquistarono due [[Eparchia (Età ellenistica)|eparchie]] durante il regno di [[Eucratide I]] (''r.''. ''cca.''. &nbsp;170-145&nbsp;a.C.).<ref>{{Cita|Bivar 1983|p=33|}}; {{cita|Brosius 2006|p. 86}}.</ref> Volgendosi in seguito contro i Seleucidi, Mitridate invase la Media e occupò [[Ecbatana]] nel 148 o nel 147&nbsp;a.C.; la regione era stata destabilizzata da una recente soppressione seleucide di una rivolta locale condotta da [[Timarco]].<ref>{{cita|Curtis 2007|pp. 10-11}}; {{cita|Bivar 1983|p. 33}}; {{cita|Garthwaite 2005|p. 76}}.</ref> A questa vittoria seguì la conquista partica di [[Babilonia (città antica)|Babilonia]] in [[Mesopotamia]]; Mitridate batté moneta a [[Seleucia al Tigri|Seleucia]] nel 141&nbsp;a.C. e organizzò nella regione una cerimonia di investitura ufficiale.<ref name="curtis_2007_10-11 brosius_2006_86-87 Bivar_1983_34 Garthwaite_2005_76">{{cita|Curtis 2007|pp. 10-11}}; {{cita|Brosius 2006|pp. 86-87}}; {{cita|Bivar 1983|p. 34}}; {{cita|Garthwaite 2005|p. 76}}.</ref> Mentre Mitridate si ritirava in Ircania, le sue forze sottomisero i regni di [[Elimaide]] e [[Characene]] e occuparono [[Susa (Elam)|Susa]].<ref name="curtis_2007_10-11 brosius_2006_86-87 Bivar_1983_34 Garthwaite_2005_76"/> A quell'epoca, l'autorità dei Parti in oriente si estendeva fino all'[[Indo]].<ref>{{cita|Garthwaite 2005|p. 76}}; {{cita|Bivar 1983|p. 35}}.</ref>
 
Mentre [[Ecatompilo]] era stata la prima capitale dei Parti, Mitridate scelse come proprie residenze reali Mithradatkert ([[Nisa (città)|Nisa, nel Turkmenistan]]), dove furono costruiti i sepolcri dei re arsacidi, Seleucia al Tigri, Ecbatana, e [[Ctesifonte]], una nuova città da lui stesso fondata.<ref>{{cita|Brosius 2006|pp. 103, 110-113}}.</ref> Ecbatana divenne la principale residenza estiva del re arsacide.<ref>{{cita|Kennedy 1996|p. 73}}; {{cita|Garthwaite 2005|p. 77}}.</ref> Ctesifonte, invece, potrebbe non essere diventata la capitale ufficiale fino al regno di [[Gotarze I]] (''r''. ''c''.&nbsp;90-80&nbsp;a.C.).<ref>{{cita|Garthwaite 2005|p. 77}}; {{cita|Garthwaite 2005|pp. 38-39|Bivar 1983}}.</ref> Divenne il luogo dove avveniva la cerimonia di incoronazione del re e la città rappresentativa degli Arsacidi, secondo Brosius.<ref name="brosius_2006_103">{{cita|Brosius 2006|p. 103}}.</ref>
 
I Seleucidi non furono in grado di intervenire immediatamente in quanto intenti a reprimere una rivolta nella capitale [[Antiochia di Siria|Antiochia]] condotta dal generale [[Diodoto Trifone]] (142 a.C.).<ref>{{cita|Bivar 1983|p. 34}}.</ref> Malgrado la rivolta di Trifone fosse ancora in corso, nel 140&nbsp;a.C. [[Demetrio II Nicatore]] lanciò una controffensiva contro i Parti in Mesopotamia: il suo obbiettivo era probabilmente non solo la riconquista delle province perdute ma anche il reclutamento di truppe fresche da quelle regioni per reprimere la rivolta di Trifone. Malgrado taluni successi iniziali, i Seleucidi vennero sconfitti e Demetrio stesso fu catturato dai Parti e condotto in prigionia in Ircania. Qui Mitridate trattò il suo prigioniero con grande ospitalità, consentendogli di sposare finanche sua figlia, la principessa partica Rhodogune.<ref>{{cita|Brosius 2006|p. 89}}; {{cita|Bivar 1983|p. 35}}.</ref>
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[[File:Mithridatesiiyoung.jpg|thumb|Dracma di [[Mitridate II di Partia]] (''r''. ''c''.&nbsp;124-90&nbsp;a.C.)]]
 
Nel frattempo [[Antioco VII|Antioco VII Sidete]] (''r''.&nbsp;138-129&nbsp;a.C.), fratello di Demetrio, ascese al trono seleucide e sposò la moglie di quest'ultimo [[Cleopatra Tea]]. Dopo aver sconfitto Diodoto Trifone, nel 130&nbsp;a.C. Antioco lanciò una spedizione di riconquista della Mesopotamia, ora sottomessa al re dei Parti [[Fraate II]] (''r''. ''c''.&nbsp;138-128&nbsp;a.C.). In un primo momento il successo arrise ai Seleucidi: il generale partico Indate fu sconfitto presso il [[Grande Zab]], a cui seguì una rivolta locale nella quale il governatore partico di Babilonia rimase ucciso; dopo aver sconfitto i Parti in tre battaglie, Antioco conquistò Babilonia e occupò Susa, dove batté moneta.<ref name="bivar_1983_36-37 curtis_2007_11">{{cita|Bivar 1983|pp. 36-37}}; {{cita|Curtis 2007|p. 11}}.</ref> Dopo l'avanzata del suo esercito in [[Media (satrapia)|Media]], i Parti implorarono la pace ed Antioco impose loro la restituzione di tutte le terre conquistate dagli Arsacidi nei decenni precedenti salvo la Partia stessa, il pagamento di un pesante tributo e la liberazione dalla prigionia dell'ex re seleucide Demetrio. Fraate tuttavia rifiutò tali condizioni di pace, salvo il concedere la libertà a Demetrio, che inviò in [[Siria]].<ref>{{cita|Garthwaite 2005|pp. 76-77}}; {{cita|Bivar 1983|pp. 36-37}}; {{cita|Curtis 2007|p. 11}}.</ref> Nella primavera del 129&nbsp;a.C., i Medi erano in rivolta aperta contro Antioco, il cui esercito aveva causato l'esaurimento delle risorse agricole durante l'inverno. Mentre l'esercito seleucide tentava di reprimere le rivolte, il grosso dell'[[esercito partico]] attaccò la regione e uccise Antioco in battaglia. Suo figlio Seleuco, accolto nella corte partica, fu trattato con onori degni di un principe, mentre una figlia entrò a far parte dell'[[harem]] di Fraate.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 37-38}}; {{cita|Garthwaite 2005|p. 77}}; cfr. anche {{cita|Brosius 2006|p. 90}} e {{cita|Katouzian 2009|pp. 41-42}}.</ref>
 
Mentre i Parti riconquistavano i territori perduti in occidente, un'altra minaccia sorse ad oriente. Nel 177-176&nbsp;a.C. la confederazione nomade [[Xiongnu]] scacciò gli [[Yuezhi]] dalle loro terre, corrispondenti all'odierna provincia di [[Gansu]] in Cina nordoccidentale;<ref>{{cita|Torday 1997|pp. 80-81}}.</ref> gli Yuezhi di conseguenza migrarono ad occidente in Bactria e scacciarono le tribù [[Saci|Saka]] (Sciti), a loro volta costrette a spostarsi ulteriormente ad occidente, dove invasero le frontiere nordorientali dell'Impero partico.<ref>{{cita|Garthwaite 2005|p. 76}}; {{cita|Bivar 1983|pp. 36-37}}; {{cita|Brosius 2006|pp. 89, 91}}.</ref> Il re partico Mitridate fu quindi costretto a ritirarsi in Ircania dopo aver conquistato la Mesopotamia.<ref name="brosius_2006_89">{{cita|Brosius 2006|p. 89}}.</ref>
 
Alcuni dei Saka vennerofurono arruolati nell'esercito di Fraate inviato contro Antioco. Tuttavia, arrivarono troppo in ritardo per essere impiegate nel conflitto. Poiché Fraate si rifiutò di pagarli, i Saka si rivoltarono, rivolta che il re partico tentò di reprimere con l'aiuto di ex soldati seleucidi, ma anche questi abbandonarono Fraate e unirono le forze con i Saka.<ref>{{cita|Bivar 1983|p. 38}}; {{cita|Garthwaite 2005|p. 77}}.</ref> Fraate II marciò contro questa coalizione, ma fu vinto ed ucciso in battaglia.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 38-39}}; {{cita|Garthwaite 2005|p. 77}}; {{cita|Curtis 2007|p. 11}}; {{cita|Katouzian 2009|p. 42}}.</ref> Il suo successore [[Artabano I]] (''r''. ''c''.&nbsp;128-124&nbsp;a.C.) condivise una sorte simile combattendo i nomadi in oriente: lo storico romano Giustino sostiene che Artabano fu ucciso dai [[Tocari]] (identificati con gli Yuezhi), ma, secondo taluni studiosi, questa affermazione è poco plausibile ed è possibile che Giustino li abbia confusi con i Saka; in ogni caso, Bivar sostiene che, data la laconicità delle informazioni fornite dalle fonti, sarebbe preferibile mantenersi aderenti ad esse il più possibile.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 38-39}}.</ref> [[Mitridate II di Partia]] (r. ''c''.&nbsp;124-90&nbsp;a.C.) recuperò in seguito le terre perdute a vantaggio dei Saka in [[Sistan]], riuscendo non solo a rendere sicure le frontiere orientali contro i nomadi, ma persino ad espandere l'Impero.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 40-41}}; {{cita|Katouzian 2009|p. 42}}.</ref>
 
[[File:Silk from Mawangdui 2.jpg|thumb|left|Seta cinese da [[Mawangdui]], [[II secolo a.C.]], [[dinastia Han]]; la seta proveniente dalla Cina era forse la merce di lusso più lucrosa che i Parti commerciavano nell'estremità occidentale della [[Via della seta]].<ref name="garthwaite_2005_78">{{cita|Garthwaite 2005|p. 78}}.</ref>]]
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=== Parti, Roma e la questione armena (92 a.C.-31 a.C.) ===
[[File:Butler Oriens.jpg|thumb|upright=1.4|L'Impero dei Parti ed i suoi regni nella sua massima espansione, [[60 a.C.]] circa]]
{{Vedi anche|Guerre romano-partiche}}
[[File:Butler Oriens.jpg|thumb|upright=1.4|L'Impero dei Parti ed i suoi regni nella sua massima espansione, [[60 a.C.]] circa]]
{{Campagnabox Guerre romano-partiche}}
 
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[[File:Roman HanEmpiresAD1.png|thumb|upright=1.4|L'[[Impero romano]] (a sinistra in rosa), l'Impero dei Parti (al centro in marrone) e l'[[Impero cinese]] (a destra in giallo). Tra i Parti e i Cinesi si trovava l'[[Impero Kushan]].]]
 
Nel 97&nbsp;d.C., il generale cinese [[Ban Chao]], il protettore generale delle [[Xiyu|Regioni Occidentalioccidentali]], inviò il suo emissario [[Gan Ying]] in missione diplomatica per raggiungere l'Impero romano. Gan visitò la corte di [[Pacoro II]] a Ecatompilo prima di partire per Roma.<ref name="watson_1983_543-544">{{cita|Watson 1983|pp. 543-544}}.</ref> Si spinse ad occidente fino al [[Golfo Persico]], dove le autorità partiche lo convinsero che un viaggio arduo via mare lungo la penisola araba fosse l'unico modo per raggiungere Roma.<ref>{{cita|Watson 1983|pp. 543-544}}; {{cita|Yü 1986|pp. 460-461}}; {{cita|de Crespigny 2007|pp. 239-240}}; cfr. anche {{cita|Wang 2007|p. 101}}.</ref> Scoraggiato da ciò, Gan Ying ritornò alla corte Han e fornì all'imperatore [[Hedi]] degli Han (''r''.&nbsp;88-105&nbsp;d.C.) un resoconto dettagliato dell'Impero romano basato sui resoconti orali dei Parti che lo ospitarono.<ref>{{cita|Wood 2002|pp. 46-47}}; {{cita|Morton & Lewis 2005|p. 59}}.</ref> William Watson specula che i Parti non vedessero con favore i vani tentativi dell'Impero Han di aprire relazioni diplomatiche con Roma, soprattutto in seguito alle [[Guerra sino-xiongnu|vittorie militari]] di Ban Chao contro gli [[Xiongnu]] nel [[bacino del Tarim]].<ref name="watson_1983_543-544"/> In ogni modo, fonti cinesi attestano che un'[[relazioni diplomatiche sino-romane|ambasceria romana]], forse solo un gruppo di [[commercio della civiltà romana|mercanti romani]], arrivò alla capitale Han [[Luoyang]] nel 166&nbsp;d.C., durante i regni di [[Marco Aurelio]] (''r''. 161-180&nbsp;d.C.) e dell'Imperatore [[Huandi]] degli [[Dinastia Han#La dinastia degli Han Orientali|Han Orientali]] (''r''. 146-168&nbsp;d.C.).<ref>{{cita|Yü 1986|pp. 460-461}}; {{cita|de Crespigny 2007|p. 600}}.</ref>
 
=== Continuazione delle ostilità e declino dei Parti (58-224) ===
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=== Fine degli Arsacidi: i Sasanidi (dal 224/226) ===
[[File:Bas relief nagsh-e-rostam couronnement.jpg|thumb|Il bassorilievo [[Sasanidi|sasanide]] a [[Naqsh-e Rostam]] mostrando l'[[investitura]] di [[Ardashir I]]]]
{{Vedi anche|Sasanidi}}
[[File:Bas relief nagsh-e-rostam couronnement.jpg|thumb|Il bassorilievo [[Sasanidi|sasanide]] a [[Naqsh-e Rostam]] mostrando l'[[investitura]] di [[Ardashir I]]]]
 
Poco tempo dopo, [[Ardashir I]], il capo locale iranico di Persis (la regione della Perside, diventato in epoca [[islam]]ica Fārs, in [[Iran]]) da [[Istakhr]] cominciò a sottomettere i territori circostanti a scapito del dominio arsacide.<ref name="brosius_2006_101 bivar_1983_95-96 curtis_2007_14 katouzian_2009_44">{{cita|Brosius 2006|p. 101}}; {{cita|Bivar 1983|pp. 95-96}}; {{cita|Curtis 2007|p. 14}}; cfr. anche {{cita|Katouzian 2009|p. 44}}.</ref> Si confrontò con Artabano IV [[Battaglia di Hormozdgan|in battaglia]] il 28 aprile 224, forse presso [[Esfahan]], sconfiggendolo e fondando l'Impero sasanide.<ref name="brosius_2006_101 bivar_1983_95-96 curtis_2007_14 katouzian_2009_44"/> Vi sono però prove secondo cui Vologase VI continuò a battere moneta a Seleucia fino al 228.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 95-96}}.</ref>
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L'Impero partico non disponeva di un esercito permanente, sebbene fosse in grado di arruolarne uno in modo assai rapido in momenti di gravi crisi.<ref>{{cita|Brosius 2006|pp. 116, 122}}; {{cita|Sheldon 2010|pp. 231-232}}.</ref> Vi era un corpo di guardia armata permanente a difesa della persona del re, comprendente nobili, servi e [[mercenari]], tale corpo era molto esiguo.<ref name="kennedy_1996_84">{{cita|Kennedy 1996|p. 84}}.</ref> Le guarnigioni nelle fortezze di frontiera erano invece permanenti; le iscrizioni partiche rivelano alcuni dei titoli militari garantiti ai comandanti di queste guarnigioni.<ref name="kennedy_1996_84"/> Le forze militari potevano anche essere adoperate in mosse diplomatiche. Per esempio, quando inviati cinesi visitarono la Partia alla fine del II secolo a.C., il ''Shiji'' narra che {{formatnum:20000}} cavalieri vennero inviati sulla frontiera orientale per scortare l'ambasceria, sebbene questa cifra sembri esagerata.<ref>{{cita|Wang 2007|pp. 99-100}}.</ref>
 
Il reparto principale dell'esercito dei Parti era costituito dai [[catafratti]], reggimenti di cavalleria pesante costituiti da uomini e cavalli indossanti [[maglia di ferro|maglie di ferro]].<ref name="brosius_2006_120 garthwaite_2005_78">{{cita|Brosius 2006|p. 120}}; {{cita|Garthwaite 2005|p. 78}}.</ref> I catafratti erano equipaggiati con una lancia per sfondare le linee nemiche, come anche di arco e frecce.<ref>{{cita|Brosius 2006|p. 120}}; {{cita|Kennedy 1996|p. 84}}.</ref> A causa dell'elevato costo del loro equipaggiamento e della loro armatura, i catafratti erano reclutati tra gli aristocratici che, in cambio dei loro servigi, ottenevano un certo livello di autonomia a livello locale dai re arsacidi.<ref>{{cita|Brosius 2006|pp. 116-118}}; cfr. anche {{cita|Garthwaite 2005|p. 78}} e {{cita|Kennedy 1996|p. 84}}.</ref> La cavalleria leggera era, invece, reclutata tra il popolo ed era costituita soprattutto da arcieri a cavallo; essi indossavano in battaglia una semplice tunica e dei pantaloni.<ref name="brosius_2006_120 garthwaite_2005_78"/> Adoperando [[arco composito|archi compositi]], erano in grado di mirare e scagliare frecce ai nemici stando a cavallo; questa tecnica, nota come [[tiro alla partica]], era una tattica altamente efficace.<ref>{{cita|Brosius 2006|p. 120}}; {{cita|Garthwaite 2005|p. 78}}; {{cita|Kurz 1983|p. 561}}.</ref> La cavalleria leggera e pesante partica giocarono un ruolo decisivo nella [[Battaglia di Carre]] dove una forza persiana sconfisse un esercito romano di molto maggiore in numero condotto da Crasso. Le unità di fanteria leggera, reclutate tra il [[Coscrizione|popolo]] e i mercenari, erano adoperate per disperdere le truppe nemiche dopo le cariche della cavalleria.<ref>{{cita|Brosius 2006|p. 122}}.</ref>
 
Le dimensioni dell'esercito partico sono ignote, come anche l'ammontare della popolazione totale dell'Impero. Tuttavia, scavi archeologici in ex centri urbani partici hanno portato alla luce insediamenti che potrebbero aver sostenuto grandi popolazioni e dunque una grande risorsa di manodopera.<ref name="kennedy_1996_83">{{cita|Kennedy 1996|p. 83}}.</ref> Centri ad alta densità abitativa in regioni come Babilonia erano senza dubbio attraenti ai Romani, le cui armate potevano così permettersi di vivere della terra occupata.<ref name="kennedy_1996_83"/>
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Capitale dell'antica ''Partia'' era ''[[Hecatompylos]]'' (letteralmente "''città delle cento porte''"),<ref name="PlinioNatHistVI,44">[[Plinio il Vecchio]], VI, 44.</ref> al centro del territorio originario.<ref name="PlinioNatHistVI,113"/> Altre importanti città di quella che una volta rappresentava una [[Partia (satrapia)|satrapia]] dell'Impero degli [[Achemenidi]], e quindi territorio originario degli antichi ''Parthi'' erano: [[Calliope (Partia)|Calliope]] e ''[[Issatis]]'' (nella parte occidentale, a protezione dei [[Medi]]),<ref name="PlinioNatHistVI,44"/> ''[[Pyropum]]'' (nella parte sud-est),<ref name="PlinioNatHistVI,113"/> ''Maria'' (a sud-est),<ref name="PlinioNatHistVI,113"/> Arsace ed ''Alexandria'' (nella regione della ''[[Nisiaea]]'').<ref name="PlinioNatHistVI,113"/>
 
Attorno alla seconda metà del [[II secolo a.C.]] i Parti fondarono la nuova capitale, ''[[Ctesifonte]]'', di fronte alla città di ''[[Seleucia sul Tigri|Seleucia]]'' (che Plinio racconta avesse una popolazione assai numerosa, di circa {{formatnum:600000}} abitanti), sulla riva opposta del fiume [[Tigri]] (a soli 5 &nbsp;km circa).<ref name="PlinioNatHistVI,122">[[Plinio il Vecchio]], VI, 122.</ref> Più tardi, il "[[re dei re]]", [[Vologase I di Partia|VolagaseVologase I]], fondò nelle vicinanze una nuova e terza città chiamata ''[[Vologesocerta]]''.<ref name="PlinioNatHistVI,122"/> In linea di principio i Parti non seguirono il modello urbanistico greco-romano, che prevedeva lo sviluppo delle città su pianta ortogonale, al contrario preferirono uno sviluppo su base circolare.<ref>Arborio Mella 1980, p. 342.</ref>
 
L'Impero dei Parti era composto da diciotto regni al tempo di [[Plinio il Vecchio]] ([[I secolo|I secolo d.C.]]).<ref name="PlinioNatHistVI,112">[[Plinio il Vecchio]], VI, 112.</ref> Si estendeva dal [[Golfo Persico]], a sud, al [[Mare Ircanio]] ed alla catena del [[Caucaso]], a nord.<ref name="PlinioNatHistVI,41">[[Plinio il Vecchio]], VI, 41.</ref> I regni sono poi divisi in "superiori", in numero di undici, ed "inferiori" in numero di sette.<ref name="PlinioNatHistVI,112"/> I regni superiori confinavano a nord con il [[regno d'Armenia]], il [[Mare Ircanio]] e gli [[Sciti]], con i quali "''i Parti vivevano su un piano di parità''".<ref name="PlinioNatHistVI,112"/>
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[[File:ParthianVotiveReliefIranKhuzestan2ndCenturyCE.jpg|upright=0.7|left|thumb|Bassorilievo votivo partico dalla provincia del [[Khūzestān]], [[Iran]], [[II secolo]] d.C.]]
 
Nell'Impero partico, essendo eterogeneo sia dal punto di vista politico che da quello di vista culturale, erano diffuse diverse religioni, tra cui le più diffuse erano quelle politeiste [[mitologia greca|greca]] e [[mitologia persiana|persiana]].<ref name="katouzian_2009_45">{{cita|Katouzian 2009|p. 45}}.</ref> A parte una minoranza di [[Giudaismo|ebrei]]<ref>{{cita|Neusner 1983|pp. 909-923}}.</ref> e [[Cristianesimo|cristiani]],<ref>{{cita|Asmussen 1983|pp. 924-928}}.</ref> la maggioranza dei Parti era [[politeismo|politeista]].<ref name="brosius_2006_125">{{cita|Brosius 2006|p. 125}}.</ref> A causa del sincretismo tra le divinità greche e persiane sorto già in epoca seleucide e perpetuatosi in età partica, esse vennero spesso fuse in una: per esempio, [[Zeus]] fu spesso confuso con [[Ahura Mazdā]], [[Ade (divinità)|Ade]] con [[Angra Mainyu]], [[Afrodite]] e [[Era (mitologia)|Hera]] con [[Anahita]], [[Apollo]] con [[Mitra (divinità)|Mitra]], e [[Hermes]] con [[Šamaš|Shamash]].<ref>{{cita|Garthwaite 2005|pp. 68, 83-84}}; {{cita|Colpe 1983|p. 823}}; {{cita|Brosius 2006|p. 125}}.</ref> Oltre ai dei e alle dee principali, ogni città e gruppo etnico aveva le proprie divinità caratteristiche.<ref name="brosius_2006_125"/> Come i re seleucidi,<ref>{{cita|Duchesne-Guillemin 1983|pp. 872-873}}.</ref> l'arte partica attesta che i re arsacidi si consideravano essi stessi delle divinità; questo [[culto imperiale|culto dell'imperatore]] era forse il più diffuso.<ref>{{cita|Colpe 1983|p. 844}}.</ref>
 
L'estensione del patronato arsacide dello [[zoroastrismo]] è dibattuto nella storiografia moderna: il [[Mazdaismo]] si era evoluto in una prima forma di Zoroastrismo già in epoca partica, ma non è chiaro fino a quale portata la corte arsacide aderì a questa religione.<ref>{{cita|Katouzian 2009|p. 45}}; {{cita|Brosius 2006|pp. 102-103}}.</ref> I seguaci di [[Zoroastro]] avrebbero trovato i sacrifici sanguinolenti di alcuni culti persiani di epoca partica inaccettabili.<ref name="katouzian_2009_45"/> Tuttavia vi è evidenza che Vologese I favorìabbia favorito la presenza di sacerdoti [[magi (zoroastrismo)|magi]] zoroastriani a corte e promosseabbia promosso la redazione dei testi sacri dello Zoroastrismo che successivamente formarono l'[[Avestā]]; va tuttavia osservato che la maggioranza degli specialisti in materia è incline a respingere la teoria che un testo scritto dell'Avesta esistesse già in epoca arsacide, asserendo, invece, che i contenuti di questi testi sacri venissero trasmessi, almeno inizialmente, per via orale.<ref>{{cita|Bivar 1983|pp. 85-86}}; {{cita|Garthwaite 2005|pp. 80-81}}; {{cita|Duchesne-Guillemin 1983|p. 867}}.</ref> La corte sasanide avrebbe in seguito adottato lo Zoroastrismo come religione ufficiale di stato dell'Impero.<ref>{{cita|Garthwaite 2005|p. 67}}; {{cita|Asmussen 1983|pp. 928, 933-934}}.</ref>
 
Anche se il profeta [[Mani (profeta)|Mani]] (216-276 d.C.) fondò il [[Manicheismo]] solo nel 228/229 d.C., agli inizi del periodo sasanide, Bivar ritiene che ci sia un collegamento con la fine della dinastia arsacide; egli sostiene che la sua nuova fede conteneva "elementi di credenze [[Mandeismo|mandeitemandee]], cosmogonia iranica, e persino echi di Cristianesimo... [Essa] potrebbe essere considerata come una riflessione tipica delle dottrine religiose miste del tardo periodo arsacide, che l'ortodossia zoroastriana dei Sasanidi avrebbe presto spazzato via"; secondo il suddetto Bivar, il Manicheismo sarebbe nato proprio a causa della caduta della dinastia arsacide, in quanto Mani, colpito dai vani tentativi di restaurare la dinastia arsacide, avrebbe deciso di fondare una nuova religione "che avrebbe riaffermato i valori arsacidi" almeno in ambito religioso; secondo Bivar il Manicheismo può essere considerato, pertanto, "una delle ultime manifestazioni di pensiero arsacide".<ref>{{cita|Bivar 1983|p. 97}}.</ref>
 
Vi è scarsa evidenza archeologica per la diffusione del [[Buddhismo]] dall'[[Impero Kusana]] all'Iran vero e proprio; secondo Emmerick, "su basi archeologiche sembra possibile dedurre che non fiorì mai a ovest della linea congiungente Balch con Qandahar", implicando che la diffusione del Buddhismo nell'Impero partico fu limitata alle regioni orientali.<ref>{{cita|Emmerick 1983|p. 957}}.</ref> Tuttavia, è noto da fonti cinesi che alcuni monaci buddhisti partici rivestirono un ruolo determinante nella diffusione del Buddhismo in Cina: viene menzionato ad esempio [[Ān Shìgāo]] ([[II secolo]] d.C.), nobile partico e monaco buddhista, che viaggiò fino a [[Luoyang]] nella Cina Han come [[trasmissione del Buddismo tramite la via della seta|missionario buddhista]] e tradusse alcuni sutra del [[canone buddhista]] in [[lingua cinese|Cinese]].<ref>{{cita|Demiéville 1986|p. 823}}; {{cita|Zhang 2002|p. 75}}.</ref>
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=== Commercio ===
[[File:Map of the Periplus of the Erythraean Sea.jpg|thumb|upright=1.8|Commercio romano con l'India secondo il ''[[Periplus maris erythraei]]'', [[I secolo|I secolo d.C.]], che di fatto tagliava fuori la ''[[Partia (satrapia)|Partia]]''.]]
{{vedi anche|Commercio romano con l'India|Relazioni diplomatiche sino-romane}}
[[File:Map of the Periplus of the Erythraean Sea.jpg|thumb|upright=1.8|Commercio romano con l'India secondo il ''[[Periplus maris erythraei]]'', [[I secolo|I secolo d.C.]], che di fatto tagliava fuori la ''[[Partia (satrapia)|Partia]]''.]]
 
Plinio racconta che il commercio era fiorente, prima di tutto tra Romani e Parti:
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{{Vedi anche|Lingua partica}}
 
I Parni molto probabilmente parlavano una lingua iranica orientale, descritta dalle fonti antiche come una via di mezzo tra il medo e lola scitolingua scita, in aperto contrasto con la lingua iranica nordoccidentale parlata all'epoca in [[Partia (satrapia)|Partia]].<ref>{{cita|Bivar 1983|p. 24}}; {{cita|Brosius 2006|p. 84}}.</ref> Dopo aver conquistato la regione, i Parni adottarono il [[lingua partica|partico]] come lingua ufficiale di corte, parlandolo oltre al [[lingua pahlavi|Medio Persiano]], [[lingua aramaica|Aramaico]], [[lingua greca|Greco]], [[lingua accadica|Babilonese]], [[lingua sogdiana|Sogdiano]] e altre lingue dei territori multietnici che avrebbero conquistato nei secoli successivi.<ref>{{cita|Curtis 2007|pp. 7-8}}; {{cita|Brosius 2006|pp. 83-84}}.</ref> La lingua partica era scritta con caratteri distinti derivanti dai [[alfabeto aramaico|caratteri adoperati dalla cancelleria imperiale aramaica]] degli Achemenidi, e che successivamente si trasformarono nel [[scrittura Pahlavi|sistema di scrittura Pahlavi]].<ref>{{cita|Boyce 1983|pp. 1151-1152}}.</ref>
 
== Cultura ==
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=== Arte ===
[[File:Duraeuropa-1-.gif|thumb|upright=1.2|left|Un murale ritraente una scena tratta dal [[Libro di Ester]] nella [[Sinagoga di Dura Europos]], datata al 245 d.C., che Curtis<ref>{{cita|Curtis 2007|p. 18}}.</ref> e Schlumberger<ref>{{cita|Schlumberger 1983|pp. 1052-1053}}.</ref> descrivono come un esempio fine di 'frontalità partica']]
{{Vedi anche|Arte partica}}
[[File:Duraeuropa-1-.gif|thumb|upright=1.2|left|Un murale ritraente una scena tratta dal [[Libro di Ester]] nella [[Sinagoga di Dura Europos]], datata al 245 d.C., che Curtis<ref>{{cita|Curtis 2007|p. 18}}.</ref> e Schlumberger<ref>{{cita|Schlumberger 1983|pp. 1052-1053}}.</ref> descrivono come un esempio fine di 'frontalità partica']]
 
L'arte partica può essere suddivisa in tre fasi geo-storiche: l'arte della Partia propriamente detta; l'arte dell'[[Iran|plateau iranico]]; e l'arte della Mesopotamia partica.<ref name="brosius_2006_127">{{cita|Brosius 2006|p. 127}}.</ref> Le prime opere d'arte genuinamente partiche, rinvenute a Mithridatkert/Nisa, combinavano elementi di arte greca e persiana in linea con le tradizioni achemenidi e seleucidi.<ref name="brosius_2006_127"/> Nella seconda fase, l'arte partica trasse ispirazione dall'[[arte achemenide]], come esemplificato dal bassorilievo dell'investitura di Mitridate II sul Monte Behistun.<ref name="brosius_2006_128"/> La terza fase si sviluppò gradualmente dopo la conquista partica della Mesopotamia.<ref name="brosius_2006_128"/>
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[[File:Hatra (17).jpg|thumb|Un ''[[Iwan (architettura)|iwan]]'' a volta a botte all'ingresso dell'antico sito di [[Hatra]], odierno [[Iraq]], costruito nel 50 d.C. circa]]
 
L'architettura partica, pur adottando elementi dell'architettura [[architettura persiana|achemenide]] e [[Architettura greca|greca]], rimase ben distinta dalle due. Lo stile è attestato per la prima volta a ''Mithridatkert/'', ossia [[Nisa (città)|Nisa]].<ref name="brosius_2006_111-112">{{cita|Brosius 2006|pp. 111-112}}.</ref> L'Ingresso circolare di Nisa è simile ai palazzi ellenistici, ma differente in quanto forma un cerchio e una volta dentro uno spazio quadrato.<ref name="brosius_2006_111-112"/> Tuttavia, le opere d'arte di Nisa, statue di marmo comprese, sono indubbiamente influenzate dall'arte greca.<ref>{{cita|Brosius 2006|pp. 111-112, 127-128}}; {{cita|Schlumberger 1983|pp. 1037-1041}}.</ref>
 
Un elemento caratteristico dell'architettura partica era l{{'}}''[[Iwan (architettura)|iwan]]'', un ingresso sostenuto da archi o volte a botte e aperto da un solo lato.<ref name="garthwaite_2005_84 brosius_2006_128 schlumberger_1983_1049">{{cita|Garthwaite 2005|p. 84}}; {{cita|Brosius 2006|p. 128}}; {{cita|Schlumberger 1983|p. 1049}}.</ref> L'uso della volta a botte sostituì l'uso ellenistico di colonne per sostenere i tetti.<ref name="brosius_2006_128">{{cita|Brosius 2006|p. 128}}.</ref> Sebbene l{{'}}''iwan'' fosse già noto persino anteriormente al periodo achemenide e adoperato in strutture più piccole e sotterranee, furono i Parti i primi a costruirli su scala monumentale.<ref name="garthwaite_2005_84 brosius_2006_128 schlumberger_1983_1049"/> I primi ''iwan'' partici sono stati rinvenuti a Seleucia, e sono datati al I secolo d.C.<ref name="brosius_2006_128"/> ''Iwan'' monumentali sono stati rinvenuti anche negli antichi templi di Hatra e furono forse modellati sullo stile partico.<ref name="brosius_2006_134-135">{{cita|Brosius 2006|pp. 134-135}}.</ref> Gli ''iwan'' partici più grandi di quel sito avevano una lunghezza di 15&nbsp;m.<ref>{{cita|Schlumberger 1983|p. 1049}}.</ref>
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File:Parthian jewelry from Nineveh by Nickmard Khoey.jpg|Gioielli d'oro partici rinvenuti in un sito di sepoltura a [[Ninive]] (presso l'odierna [[Mosul]], in [[Iraq]] (2).
File:Golden Necklace - Parthian Empire 2nd AD.JPG|Collana d'oro partica, II secolo d.C., Iran, [[Reza Abbasi Museum]].
File:Iran-bastan-32.jpg|Una [[Lucerna (lampada)|lampada ad olio]] di ceramica partica, [[Khūzestān]], Iran, [[Museo Nazionale dell'Iran]]
File:Met, greek-parthian, hellenistic, silver-gilt rhyton, 2nd BC.JPG|Contenitore del [[II secolo a.C.]] d'argento dorato, ellenistico-partico.
</gallery>
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Resoconti locali ed esteri, come anche fonti non scritte, come rinvenimenti archeologici, sono stati adoperati per ricostruire la storia dei Parti.<ref name="widengren_1983_1261-1262">{{cita|Widengren 1983|pp. 1261-1262}}.</ref> Anche se la corte partica conservava i registri, i Parti trascurarono lo studio sistematico della propria [[storia]]; la prima [[storia universale]] dell'Iran, il ''[[Khwaday-Namag]]'', fu completata solo durante il regno dell'ultimo [[Scià|Shahanshah]] sasanide [[Yazdegerd III]] (r. 632-651&nbsp;d.C.).<ref>{{cita|Yarshater 1983|p. 359}}.</ref> Le [[fonte primaria|fonti]] indigene riguardanti la storia partica sono molto poche, molto meno rispetto a qualsiasi altro periodo della storia della Persia.<ref name="widengren_1983_1261">{{cita|Widengren 1983|p. 1261}}.</ref> La maggior parte dei resoconti scritti coevi sulla Partia è costituita da iscrizioni in greco, partico o aramaico.<ref name="garthwaite_2005_75-76">{{cita|Garthwaite 2005|pp. 75-76}}.</ref>
 
Le fonti di maggior valore per la ricostruzione di una accurata cronologia dei re arsacidi sono i [[dracma]] di metallo fatte battere da ogni re.<ref>{{cita|Garthwaite 2005|p. 67}}; {{cita|Widengren 1983|p. 1262}}; {{cita|Brosius 2006|pp. 79-80}}.</ref> Queste rappresentano una "transizione dai resti non-testuali a quelli testuali", secondo lo storico Geo Widengren.<ref name="widengren_1983_1262">{{cita|Widengren 1983|p. 1262}}.</ref> Altre fonti partiche adoperate per ricostruire la loro cronologia comprendono tabelle astronomiche in caratteri [[cuneiformi]] e colophon rinvenuti a Babilonia.<ref name="widengren_1983_1265">{{cita|Widengren 1983|p. 1265}}.</ref> Fonti scritte indigene comprendono inoltre [[iscrizioni]] in pietra, [[pergamene]] e [[papiri]], oltre a ''[[ostraca]]'' di ceramica.<ref name="widengren_1983_1262"/> Tali fonti scritte indigene forniscono inoltre informazioni determinanti per la conoscenza di vari aspetti della civiltà partica: per esempio, il rinvenimento di ''ostraca'' di ceramica nella capitale partica (primo periodo) di Mithradatkert/Nisa in Turkmenistan ha permesso ai studiosi di reperire informazioni utili sulla vendita e sul deposito di merce come il vino in epoca partica;<ref>{{cita|Garthwaite 2005|pp. 75-76}}; {{cita|Widengren 1983|p. 1263}}; {{cita|Brosius 2006|pp. 118-119}}.</ref> insieme alle pergamene rinvenute in siti come Dura-Europos, queste ostraca di ceramica forniscono inoltre informazioni di valore sull'amministrazione e sul governo partico, come l'organizzazione delle province o il sistema fiscale, nonché sui titoli militari in uso all'epoca.<ref>{{cita|Widengren 1983|p. 1263}}; {{cita|Brosius 2006|pp. 118-119}}.</ref>
 
Le opere storiche [[storiografia greca|greche]] e [[storiografia romana|latine]], che rappresentano la maggioranza dei materiali riguardanti la storia dei Parti, non sono considerate interamente attendibili perché scritte dalla prospettiva dei rivali e nemici in tempo di guerra.<ref>{{cita|Garthwaite 2005|pp. 67, 75}}; {{cita|Bivar 1983|p. 22}}.</ref> Tali fonti estere in genere si soffermano sui principali avvenimenti militari e politici, trascurando spesso gli aspetti sociali e culturali della storia partica.<ref>{{cita|Garthwaite 2005|p. 75}}; {{cita|Bivar 1983|pp. 80-81}}.</ref> I Romani in genere dipingevano i Parti come guerrieri fieri ma anche come popolo culturalmente raffinato; l'inclusione di ricette di pietanze tipicamente partiche nel manuale di ricette del buongustaio romano [[Marco Gavio Apicio|Apicio]] esemplifica l'ammirazione da parte dei Romani per la cucina partica.<ref>{{cita|Kurz 1983|p. 564}}; cfr. anche {{cita|Brosius 2006|p. 138}} per ulteriori analisi: "Curiously, at the same time as the Parthian was depicted as uncivilised, he was also 'orientalised' in traditional fashion, being described as luxury-loving, leading an effeminate lifestyle, and demonstrating excessive sexuality." ("Curiosamente, allo stesso tempo in cui i Parti erano dipinti come incivilizzati, erano anche "orientalizzati" alla maniera tradizionale, venendo descritti come amanti della lussuria, effeminati e con eccessiva sessualità").</ref> [[Apollodoro di Artemita]] e [[Arriano]] scrissero delle storie che si soffermavano particolarmente sulla Partia, ma queste opere si sono perdute e sopravvivono solo in frammenti inclusi in altre opere storiche.<ref>{{cita|Widengren 1983|pp. 1261, 1264}}.</ref> [[Isidoro di Carace]], vissuto durante il principato di Augusto, fornisce un resoconto dei territori della Partia, probabilmente compilato utilizzando documenti ufficiali del governo partico.<ref name="widengren_1983_1264">{{cita|Widengren 1983|p. 1264}}.</ref> In minor dettaglio, diverse notizie importanti sulla storia dei Parti sono fornite nelle opere di [[Marco Giuniano Giustino]], [[Strabone]], [[Diodoro Siculo]], [[Plutarco]], [[Cassio Dione]], [[Appiano di Alessandria|Appiano]], [[Flavio Giuseppe]], [[Plinio il Vecchio]], e [[Erodiano]].<ref>{{cita|Widengren 1983|pp. 1265-1266}}.</ref>
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;Fonti antiche
* [[Agatangelo (storico)|Agatangelo]], ''Storia degli Armeni'', I.
* [[Appiano di Alessandria]], ''Guerre mitridatiche'', versione inglese [http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_mithridatic_02.html#%A78 qui] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110721005514/http://www.livius.org/ap-ark/appian/appian_mithridatic_02.html#%A78 |datedata=21 luglio 2011 }}; ''Guerra civile'' I, versione inglese [http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Appian/Civil_Wars/1*.html qui].
* [[Aurelio Vittore]], ''Liber de Caesaribus''. Testo in latino [http://www.thelatinlibrary.com/victor.caes.html qui].
* [[Aurelio Vittore]], ''De Caesaribus''. Testo in latino disponibile [http://www.thelatinlibrary.com/victor.caes.html qui].
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* ''Antica Persia: i tesori del Museo Nazionale di Teheran e la ricerca italiana in Iran'', catalogo della mostra (Roma, Museo nazionale d'arte orientale), Roma, De Luca, 2001. ISBN 88-8016-437-6.
* [[Maria Gabriella Angeli Bertinelli]], ''Roma e l'Oriente: strategia, economia, società e cultura nelle relazioni politiche fra Roma, la Giudea e l'Iran'', Roma, L'Erma di Bretschneider, 1979.
* Maria Gabriella Angeli Bertinelli, ''I Romani oltre l'Eufrate nel II secolo d.C. (le province di Assiria, di Mesopotamia e di Osroene)''. ''Aufstieg und niedergang der Römischen welt: geschichte und kultur Roms im spiegel der neueren forschung'', Vol. 2 Bd. 9.1, 1976, pp. 3-45&nbsp;3–45. ISBN 3-11-006876-1.
* [[Federico Arborio Mella]], ''L'impero persiano. Da Ciro il Grande alla conquista araba. Storia, civiltà, culture'', Milano, Mursia, 1980.
* [[Giovanni Brizzi]], ''Il guerriero, l'oplita, il legionario: gli eserciti nel mondo classico'', Il Mulino, Bologna, 2002 e successive rist.; altra ediz. Il Giornale, Milano, 2003 (vedi il cap. V: ''L'età imperiale''). ISBN 88-15-08907-1.
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;Fonti storiografiche moderne in lingua straniera
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* {{cita libro|autore=[[Jes Peter Asmussen]]|capitolo=Christians in Iran|pp=924–948924-948|titolo=Cambridge History of Iran|volume=3.2|anno=1983|editore=Cambridge University Press|città=Londra e New York|curatore=Ehsan Yarshater|ISBN=0-521-20092-X|cid=Asmussen 1983}}
* {{cita libro|cognome=Bickerman|nome=Elias J.|capitolo=The Seleucid Period|pp=3-20|titolo=Cambridge History of Iran|volume=3.1|anno=1983|editore=Cambridge University Press|città=Londra e New York|curatore=Ehsan Yarshater|ISBN=0-521-20092-X|cid=Bickerman 1983}}
* {{cita libro|autore=[[Adrian David Hugh Bivar]]|capitolo=The Political History of Iran Under the Arsacids|pp=21–9921-99|titolo=Cambridge History of Iran|volume=3.1|anno=1983|editore=Cambridge University Press|città=Londra e New York|curatore=Ehsan Yarshater|ISBN=0-521-20092-X|cid=Bivar 1983}}
* {{cita libro|cognome=Bivar|nome=Adrian David Hugh|capitolo=Gondophares and the Indo-Parthians|pp=[https://archive.org/details/ideairanvolumeii00curt/page/26 26]–36|titolo=The Age of the Parthians: The Ideas of Iran|url=https://archive.org/details/ideairanvolumeii00curt|volume=2|anno=2007|editore=I.B. Tauris & Co Ltd., in association with the London Middle East Institute at SOAS and the British Museum|città=Londra e New York|curatore=Vesta Sarkhosh Curtis e Sarah Stewart|ISBN=978-1-84511-406-0|cid=Bivar 2007}}
* {{cita libro|autore=[[Mary Boyce]]|capitolo=Parthian Writings and Literature|pp=1151–11651151-1165|titolo=Cambridge History of Iran|volume=3.2|anno=1983|editore=Cambridge University Press|città=Londra e New York|curatore=Ehsan Yarshater|ISBN=0-521-20092-X|cid=Boyce 1983}}
* {{cita libro|cognome=Brosius|nome=Maria|titolo=The Persians: An Introduction|url=https://archive.org/details/persiansintroduc0000bros|anno=2006|editore=Routledge|città=Londra e New York|ISBN=0-415-32089-5|cid=Brosius 2006}}
* {{cita libro|autore=[[Carsten Colpe]]|capitolo=Development of Religious Thought|pp=819–865819-865|titolo=Cambridge History of Iran|volume=3.2|anno=1983|editore=Cambridge University Press|città=Londra e New York|curatore=Ehsan Yarshater|ISBN=0-521-20092-X|cid=Colpe 1983}}.
* {{cita libro|autore=[[Vesta Sarkhosh Curtis]]|capitolo=The Iranian Revival in the Parthian Period|pp=[https://archive.org/details/ideairanvolumeii00curt/page/7 7]–25|titolo=The Age of the Parthians: The Ideas of Iran|url=https://archive.org/details/ideairanvolumeii00curt|volume=2|anno=2007|editore=I.B. Tauris & Co Ltd., in association with the London Middle East Institute at SOAS and the British Museum|città=Londra e New York|curatore=Vesta Sarkhosh Curtis e Sarah Stewart|ISBN=978-1-84511-406-0|cid=Curtis 2007}}
* {{cita libro|autore=[[Rafe de Crespigny]]|titolo=A Biographical Dictionary of Later Han to the Three Kingdoms (23-220 AD)|anno=2007|editore=Koninklijke Brill|città=Leida|ISBN=90-04-15605-4|cid=de Crespigny 2007}}
* {{cita libro|autore=Paul Demiéville|capitolo=Philosophy and religion from Han to Sui|pp=808–872808-872|titolo=Cambridge History of China: the Ch'in and Han Empires, 221 B.C. - A.D. 220|volume=1|anno=1986|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge|curatore=Twitchett e Loewe|ISBN=0-521-24327-0|cid=Demiéville 1986}}
* {{cita libro|autore=[[Jacques Duchesne-Guillemin]]|capitolo=Zoroastrian religion|pp=866–908866-908|titolo=Cambridge History of Iran|volume=3.2|anno=1983|editore=Cambridge University Press|città=Londra e New York|curatore=Ehsan Yarshater|ISBN=0-521-20092-X|cid=Duchesne-Guillemin 1983}}
* {{cita libro |autore=Patricia Buckley Ebrey|titolo=The Cambridge Illustrated History of China |url=https://archive.org/details/cambridgeillustr00ebre|anno=1999|editore=[[Cambridge University Press]]|città=Cambridge |ISBN=0-521-66991-X|cid=Ebrey 1999}} (paperback)
* {{cita libro|autore=Ronald E. Emmerick|capitolo=Buddhism Among Iranian Peoples|pp=949–964949-964|titolo=Cambridge History of Iran|volume=3.2|anno=1983|editore=Cambridge University Press|città=Londra e New York|curatore=[[Ehsan Yarshater]]|ISBN=0-521-20092-X|cid=Emmerick 1983}}
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* {{cita libro|autore=[[Otto Kurz]]|capitolo=Cultural Relations Between Parthia and Rome|pp=559–567559-567|titolo=Cambridge History of Iran|volume=3.1|anno=1983|editore=Cambridge University Press|città=Londra e New York|curatore=Ehsan Yarshater|ISBN=0-521-20092-X|cid=Kurz 1983}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Christopher S. Lightfoot|anno=1990|titolo=Trajan's Parthian War and the Fourth-Century Perspective|rivista=The Journal of Roman Studies|volume=80|url=https://www.jstor.org/discover/10.2307/300283?uid=3738296&uid=2134&uid=2&uid=70&uid=4&sid=21101378889231|pp=115–126115-126|issn=0075-4358|lingua=en|cid=Lightfoot 1990}} Abstract [http://journals.cambridge.org/action/displayAbstract?fromPage=online&aid=8205651 qui]
* {{cita libro|autore=Vladimir G. Lukonin|capitolo=Political, Social and Administrative Institutions: Taxes and Trade|pp=681–746681-746|titolo=Cambridge History of Iran|volume=3.2|anno=1983|editore=Cambridge University Press|città=Londra e New York|curatore=Ehsan Yarshater|ISBN=0-521-20092-X|cid=Lukonin 1983}}
* {{cita libro|autore=[[Theodor Mommsen]]|titolo=The Provinces of the Roman Empire: From Caesar to Diocletian|url=https://archive.org/details/provincesofroman0002momm|anno=2004 (pubblicazione originale del 1909 di Ares Publishers, Inc.)|volume=2|editore=Gorgias Press|città=Piscataway (New Jersey)|ISBN=1-59333-026-X|cid=Mommsen 2004}}
* {{cita libro|autore=[[William Scott Morton]]; Charlton M. Lewis |titolo=China: Its History and Culture|anno=2005|editore=McGraw-Hill|città=New York|ISBN=0-07-141279-4|cid=Morton & Lewis 2005}}
* {{cita libro|autore=[[Jacob Neusner]]|capitolo=Jews in Iran|pp=909–923909-923|titolo=Cambridge History of Iran|volume=3.2|anno=1983|editore=Cambridge University Press|città=Londra e New York|curatore=Ehsan Yarshater|ISBN=0-521-20092-X|cid=Neusner 1983}}
* {{cita libro|autore=[[Walter Posch]]|capitolo=Chinesische Quellen zu den Parthern|pp=[https://archive.org/details/daspartherreichu0000unse/page/355 355]–364|lingua=de|titolo=Das Partherreich und seine Zeugnisse|url=https://archive.org/details/daspartherreichu0000unse|curatore=Weisehöfer Josef|serie=Historia: Zeitschrift für alte Geschichte, vol. 122|città=Stoccarda|editore=Franz Steiner|anno=1998|cid=Posch 1998}}
* {{cita libro|autore=[[Daniel Schlumberger]]|capitolo=Parthian Art|pp=1027-1054|titolo=Cambridge History of Iran|volume=3.2|anno=1983|editore=Cambridge University Press|città=Londra e New York|curatore=Ehsan Yarshater|ISBN=0-521-20092-X|cid=Schlumberger 1983}}
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{{Portale|Antica Roma|Iran|storia}}
 
[[Categoria:PartiImpero partico| ]]