Ateshgah di Baku: differenze tra le versioni
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L{{'}}'''Ateshgah di Baku''' ({{Farsi|آتشگاه}}, ''Ātashgāh'', {{Azero|Atəşgah}}), spesso chiamato '''Tempio del fuoco di Baku''', è un tempio religioso simile a un castello che si trova a Surakhani, un sobborgo di [[Baku]], in [[Azerbaigian]].
Basato su iscrizioni persiane e indiane, il tempio era usato come luogo di culto indù, sikh, e [[Zoroastrismo|zoroastriano]]. "[[Ātar|Ātash]]" (آتش) è la parola persiana per fuoco.<ref name="iranicaonline.org">
L'Ateshgah di Baku era un centro di pellegrinaggio e filosofico degli zoroastriani del [[subcontinente indiano]] nordoccidentale che erano coinvolti nel commercio con l'area del Caspio attraverso la famosa "[[Grand Trunk Road]]". I quattro elementi sacri della loro fede erano: ateshi (fuoco), badi (aria), abi (acqua) e heki (terra). Il tempio cessò di essere un luogo di culto dopo il 1883 con l'installazione degli impianti petroliferi industriali a Surakhany. Il complesso è stato trasformato in un museo nel 1975. Il numero annuale di visitatori del museo è sui 15.000.
Il Tempio del Fuoco "Ateshgah" è stato nominato per la [[Lista dei patrimoni dell'umanità|lista dei]] [[Patrimonio dell'umanità|siti del patrimonio mondiale]], [[UNESCO]] nel 1998 dall'architetto [[Gulnara Mehmandarova]].<ref name="unesco">
== Toponimo ==
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|direzione = vertical
|immagine1 = Stones in the Indian manuscript.JPG
|didascalia1 = Un'iscrizione dell'Ateshgah di Baku. La prima riga inizia: ''Io saluto il Dio [[Ganesha]]'' (श्री गणेशाय नमः) venerando [[induismo|Hindu]] Dio [[Ganesha]], la seconda si venera il fuoco sacro (जवाला , ''[[Jwala Ji]]'') e la data l'iscrizione è del 1802 (संवत १८०२). La quartina persiana qui sotto è l'unica iscrizione persiana sul tempio e, sebbene sgrammaticata, si riferisce anche al fuoco (آتش) e la data al 1158 (١١٥٨) del calendario islamico, è anch'esso del 1745 d.C.
|immagine2 = Ateshgah temple inscription.png
|didascalia2 = Un'invocazione inscritta al Signore [[Shiva]] in sanscrito presso l'Ateshgah.
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}}Surakhani si trova sulla [[Penisola di Abşeron|penisola di Absheron]], famosa per essere una località in cui il petrolio fuoriesce naturalmente dal terreno e le fiamme bruciano perennemente (come anche ad [[Yanar Dag]]) alimentate dai vapori di idrocarburi naturali che fuoriescono dalla roccia.<ref name="cavendish2007">{{Cita testo|autore=Marshall Cavendish|url=https://books.google.com/books?id=FZ2_aYHMl4IC|citazione=''... Oil oozes up out of the ground in the region of the Apsheron ... natural oil fires were revered long ago by Zoroastrians, to whom fire is a sacred symbol ...''|isbn=978-0-7614-7677-1|anno=2007}}</ref>
Nel VII secolo la geografia armena (chiamata''Ashkharatsuyts),'' attribuita ad [[Anania di Shirak]], una località chiamata ''Yotnporakyan Bagink'' ("Luogo con sette buchi adorati") è menzionata nella provincia di [[Paytakaran]], che si pensa sia l'Ateshgah.<ref>
"Sette buchi con fuochi eterni" furono menzionati dal viaggiatore tedesco [[Engelbert Kaempfer]], che visitò Surakhani nel 1683.<ref>Amoenitatum exoticarum politico-physico-medicarum fasciculi v, quibus continentur variae relationes, observationes & descriptiones rerum Persicarum & ulterioris Asiae, multâ attentione, in peregrinationibus per universum Orientum, collecta, ab auctore Engelberto Kaempfero. Lemgoviae, Typis & impensis H.W. Meyeri, 1712.</ref>
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L'anno 1158 corrisponde al 1745 d.C. Bovan (la moderna Bovanat) è il villaggio vicino a Esfahan. La parola Badak è un diminutivo di Bad-Kubeh. (Il nome di Baku nelle fonti del XVII e XVIII secolo era Bad-e Kube). Alla fine del riferimento c'è la costellazione di Sombole/Vergine (agosto-settembre). Nel nome del mese il maestro spostò erroneamente la “l” e la “h” alla fine della parola. Secondo il [[Calendario zoroastriano|calendario zoroastriano, il capodanno di Qadimi]] nel 1745 d.C. era ad agosto.
Informazioni interessanti sullo zoroastrismo a Baku sono fornite da D. Shapiro in ''A Karaite from Wolhynia meets a Zoroastrian from Baku.''<ref>Dan Shapira, “A Karaite from Wolhynia Meets a Zoroastrian from Baku,” in ''Iran and the Caucasus'', Vol. 5, No. 1, 2001, pp. 105-106</ref> [[
Secondo il famoso Parsi Dastur JJModi, che ha studiato il santuario: "Mi sono convinto che questo posto non ha nulla a che fare con i Parsi. Non è un Atash Kadeh dei Parsi ma un tempio indù".<ref name="ref_A">J.J. Modi, My Travels Outside Bombay.</ref>
=== Struttura ===
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Alcuni studiosi hanno ipotizzato che l'Ateshgah potrebbe essere stato un antico santuario zoroastriano che fu decimato dall'invasione degli eserciti islamici durante la [[Conquista islamica della Persia|conquista musulmana della Persia]] e delle regioni limitrofe.<ref name="modi1926" /> È stato anche affermato che, "''secondo fonti storiche, prima della costruzione del Tempio indiano del fuoco (Atashgah) a Surakhani alla fine del XVII secolo, la popolazione locale adorava anche in questo sito a causa dei 'sette fori con fiamma ardente".''<ref name="Alakbarov" />
Il fuoco è considerato sacro [[Induismo|nell'induismo]] e nello [[zoroastrismo]] (rispettivamente come [[Agni (divinità)|Agni]] e Atar),<ref name="spencer2002">{{Cita testo|autore=Minocher K. Spencer|url=https://books.google.com/books?id=YhzXAAAAMAAJ|citazione=''... Fire is held as a very sacred emblem both among the Hindus and Parsis ...''|isbn=9788173412400|anno=2002}}</ref><ref name="kanga1978">{{Cita testo|url=https://books.google.com/books?id=QUorAAAAIAAJ|citazione=''... For a very long time, the two groups ( ancestors of Hindus and Parsis ) were in close co-operation ... showing tenets and rites that were the same and also the later dissentions ... [[Yasna]], rite = [[Yajña]] ... [[Atar (mitologia persiana)|Atar]] = [[Agni (divinità)|Agni]], ever present at all rituals ...''|anno=1978}}</ref> e si è discusso se l'Ateshgah fosse originariamente una struttura indù o zoroastriana. Il tridente montato in cima alla struttura è solitamente un simbolo sacro distintamente indù (come il ''[[Trishula]]'', che è comunemente montato sui templi)<ref name="lowitz2004">{{Cita testo|url=https://books.google.com/books?id=qIIfHN4JCcwC|citazione=''... His back left hand carries a purifying flame (agni) ... grasping a trident that [[Lord Shiva]] holds (trishul), and beating a drum(the damru which is lord Shiva's instrument) from which all of the sounds of the universe emanate ...''|isbn=1-880656-87-6|anno=2004}}</ref> ed è stato citato dagli studiosi zoroastriani come motivo specifico per considerare l'Atashgah come un sito indù.<ref name="darukhanawala1939">{{Cita testo|autore=Hormusji Dhunjishaw Darukhanawala|url=https://books.google.com/books?id=a7IcAAAAMAAJ|citazione=''... There is a 'trishula' (trident' the symbol of Shiva clearly visible on the cupola ...''|anno=1939}}</ref> Tuttavia, una presentazione azera sulla storia di Baku, che chiama il santuario un "tempio indù", identifica il tridente come un simbolo zoroastriano di "buoni pensieri, buone parole e buone azioni".<ref name="ytube2008jds">{{Cita testo|url=https://www.youtube.com/watch?v=XuIfYAjgpIM|citazione=''... The Atashgah ... is a castle-like former Hindu temple and monastery complex ... Zoroastrian symbol for "Good Thoughts, Good Words, Good Deeds ...''|anno=2008}}
Uno dei primi commentatori europei, Jonas Hanway, ha messo insieme zoroastriani, sikh e indù rispetto alle loro credenze religiose: "''Queste opinioni, con alcune modifiche, sono ancora mantenute da alcuni dei posteri degli antichi indiani e persiani, che sono chiamati Geber o Gaur, e sono molto zelanti nel preservare la religione dei loro antenati, in particolare per quanto riguarda la loro venerazione per l'elemento fuoco''".<ref name="hanway1753" /> Geber è un termine persiano per gli zoroastriani, mentre i Gaur sono una casta sacerdotale indù. Uno studioso successivo, AV Williams Jackson, fece una distinzione tra i due gruppi. Pur affermando che "''le caratteristiche tipiche che Hanway menziona sono distintamente indiane, non zoroastriane''" sulla base degli [[Tilaka|abiti]] e dei [[Tilaka|tilaka dei fedeli]], delle loro diete rigorosamente vegetariane e dell'aperta venerazione per le mucche, ha lasciato aperta la possibilità che alcuni "''Gabr effettivi (cioè'' ''Gli zoroastriani, o parsi)'' "potrebbero anche essere stati presenti al santuario insieme a gruppi indù e sikh più grandi.<ref name="jackson1911" />
=== Residenti locali indiani e pellegrini ===
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Nel tardo Medioevo, vi erano comunità indiane significative in tutta [[Asia centrale|l'Asia centrale]].<ref name="dale2002">{{Cita testo|autore=Stephen Frederic Dale|url=https://books.google.com/books?id=GqEWw_54uVUC|citazione=''... The Russian merchant, F.A. Kotov, identified all the Mughal-Indian merchants whom he saw in Isfahan in 1623, both Hindus and Muslims, as Multanis ... the 1747 Russian census of the Astrakhan Indian community, which showed that nearly all of these merchants came from Multan, Pakistan or nearby villages ... many of them traded for or with relatives in Azerbaijan or Gilan provinces who were, therefore, almost certainly Multanis themselves ... many influential Hindu and Sikh merchants and bankers then lived in Bukhara and Samarqand ...''|isbn=0-521-52597-7|anno=2002}}</ref><ref name="levi2002">{{Cita testo|autore=Scott Cameron Levi|url=https://books.google.com/books?id=9qVkNBge8mIC|citazione=''... George Forster ... On the 31st of March, I visited the Atashghah, or place of fire; and on making myself known to the Hindoo mendicants, who resided there, I was received among these sons of Brihma as a brother; an appellation they used on perceiving that I had acquired some knowledge of their mythology, and had visited their most sacred places of worship ...''|isbn=90-04-12320-2|anno=2002|urlmorto=sì}}</ref> A Baku, i mercanti indiani della regione di [[Multan]] del [[Punjab (Pakistan)|Punjab]] controllavano gran parte dell'economia del commercio, insieme agli [[armeni]].<ref name="forster1798" /> Gran parte della lavorazione del legno per le navi sul Caspio era eseguita anche da artigiani indiani.<ref name="hanway1753" /> Alcuni commentatori hanno teorizzato che la comunità indiana di Baku possa essere stata responsabile della costruzione o del rinnovamento dell'Ateshgah.
Quando gli accademici e gli esploratori europei iniziarono ad arrivare in Asia centrale e nel subcontinente indiano, documentarono incontri con dozzine di indù al santuario e pellegrini sikh in viaggio nelle regioni tra il nord dell'India e Baku.<ref name="hanway1753">{{Cita testo|autore=Jonas Hanway|url=https://books.google.com/books?id=etApAAAAYAAJ|citazione=''... The Persians have very little maritime strength ... their ship carpenters on the Caspian were mostly Indians ... there is a little temple, in which the Indians now worship: near the altar about 3 feet high is a large hollow cane, from the end of which iffues a blue flame ... These Indians affirm, that this flame has continued ever since the flood, and they believe it will last to the end of the world ... Here are generally forty or fifty of these poor devotees, who come on a pilgrimage from their own country ... they mark their foreheads with saffron, and have a great veneration for a red cow ...''|anno=1753}}</ref><ref name="jackson1911" /><ref name="forster1798">{{Cita testo|autore=
''Reise durch Russland'' (1771) di [[Samuel Gottlieb Gmelin]] è citato in ''Reise in den Caucasus'' (Stoccarda, 1834) di [[Karl Eichwald|Karl Eduard von Eichwald]], dove si dice che il naturalista Gmelin abbia osservato le austerità degli [[Yoga|Yogi]] eseguite dai devoti. Il geologo Eichwald si limita a menzionare l'adorazione di [[Rāma|Rama]], [[Krishna]], [[Hanuman]] e [[Agni (divinità)|Agni]].<ref name="Eichwald">{{Cita testo|anno=1834}}
"Il Tempio Ateshgyakh non sembra diverso da un normale caravanserraglio cittadino - una specie di locanda con un ampio cortile centrale, dove le carovane si fermavano per la notte. A differenza dei caravanserragli, tuttavia, il tempio ha al centro l'altare con minuscole celle per i servi del tempio - asceti indiani che si dedicavano al culto del fuoco e per i pellegrini all'interno delle mura".<ref name="Sputnik">{{Cita web|url=http://www.sputnik.in-baku.com/inbound/atesh.html|
=== Residenti e pellegrini locali zoroastriani ===
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Ci sono alcuni dati che oltre agli indù nel tempio erano presenti zoroastriani (parsi e guebri) e sikh. Chardin nel XVII secolo riferì del persiano guebre, che adorava il fuoco che bruciava per sempre che si trovava a due giorni di viaggio da Shemakha (sull'Apsheron).<ref>
Engelbert Kaempfer, che visitò Surakhany nel 1683, scrisse che tra le persone che adoravano il fuoco, due uomini sono discendenti di persiani emigrati in India.<ref>
Il gesuita francese Villotte, che visse in Azerbaigian dal 1689, riferisce che Ateshgah era venerato da indù, sikh e zoroastriani, i discendenti degli antichi persiani.<ref>
Il viaggiatore tedesco Lerch che visitò il tempio nel 1733, scrisse che qui ci sono 12 guebri o antichi adoratori persiani del fuoco.<ref>Лерх Иоанн. Выписка из путешествия Иоанна Лерха, продолжавшегося от 1733 до 1735 г. из Москвы до астрахани, а оттуда по странам, лежащим на западном берегу Каспийского моря. «Новые ежемесячные сочинения», ч. XLIV, февраль, СПб., 1790 г., с. 75</ref>
J. Hanway visitò Baku nel 1747 e lasciò poche tracce dell'Ateshgah. Le persone che adoravano il fuoco ad Ateshgah li chiama "indiani", "persiani" e "guebri".<ref>
S. Gmelin, che visitò Ateshgah nel 1770, scrisse che nell'attuale Ateshgah vivevano indiani e discendenti degli antichi guebri.<ref>
Nel 1820 il console francese Gamba visita il tempio. Secondo Gamba qui vivevano indù, sikh e zoroastriani, i seguaci di Zoroastro.<ref>
L'inglese Ussher visitò Ateshgah il 19 settembre 1863 Lo chiama "Atash Jah" e disse che ci sono pellegrini provenienti dall'India e dalla Persia.<ref>Ussher. A Journey from London to Persepolis. pp. 208—207, London, 1865.</ref> Il barone tedesco Max Thielmann visitò il tempio nell'ottobre 1872 e nelle sue memorie scrisse che "la comunità Parsi di Bombay ha mandato lì un prete che dopo pochi anni verrà sostituito. La sua presenza è necessaria, perché qui arrivano i pellegrini dalla periferia della Persia (Yazd, Kerman) e dall'India e rimangono in questo luogo sacro per diversi mesi o anni".<ref>Thielmann, Journey in the Caucasus, Persia, and Turkey in Asia, Eng. tr. by Heneage, 2. 9-12, London, 1876</ref>
Nel 1876 il viaggiatore inglese James Bruce visitò l'Ateshgah notando Punchayat di Bombay fornisce una presenza permanente nel tempio del loro sacerdote.<ref>
Nel 1898 nella rivista «Uomini e donne dell'India» fu pubblicato un articolo intitolato "L'antico tempio zoroastriano a Baku. L'autore chiama Ateshgah "tempio Parsi" e nota che l'ultimo sacerdote zoroastriano fu mandato lì circa 30 anni fa (cioè negli anni '60 dell'Ottocento).<ref>Men and Women of India. Vol. 1, no. 12, p. 696, Bombay, Dec. 1898</ref> J. Henry nel 1905, nel suo libro notò anche che 25 anni fa (cioè circa nel 1880) a Surakhani morì l'ultimo sacerdote parsi.<ref>
Il Parsi Dastur JJ Modi che ha visitato il sito nel 1925 ha sottolineato che non era un tempio zoroastriano a causa del suo design e di altre considerazioni. Credeva fosse un tempio indù.<ref name="ref_A" />
=== Iscrizioni e probabile epoca di costruzione ===
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Ci sono diverse iscrizioni sull'Ateshgah. Sono tutti in [[Lingua sanscrita|sanscrito]] o [[Lingua punjabi|punjabi]], con l'eccezione di un'iscrizione persiana che si trova sotto un'invocazione sanscrita di accompagnamento al Signore [[Ganesha]] e Jwala Ji.<ref name="jackson1911">{{Cita testo|autore=Abraham Valentine Williams Jackson|url=https://books.google.com/books?id=Z4aBAAAAIAAJ|citazione=''... they are now wholly substantiated by the other inscriptions ... They are all Indian, with the exception of one written in Persian ... dated in the same year as the Hindu tablet over it ... if actual Gabrs (i.e. Zoroastrians, or Parsis) were among the number of worshipers at the shrine, they must have kept in the background, crowded out by Hindus and Sikh, because the typical features Hanway mentions are distinctly Indian, not Zoroastrian ... met two Hindu Fakirs who announced themselves as 'on a pilgrimage to this Baku Jawala Ji' ...''|anno=1911}}</ref> Anche se l'iscrizione persiana contiene errori grammaticali, entrambe le iscrizioni contengono la stessa data dell'anno del 1745 dell'[[era volgare]] ([[Vikram Samvat|Samvat]] / संवत 1802/1802 e [[calendario islamico]] 1158/1158).<ref name="delacy1998">{{Cita testo|autore=Parvez Dewan (Richard Delacy,ed.)|url=https://books.google.com/books?id=QkJH90HBlekC|citazione=''... The Hindu calendar (vikramaditiy) is 57 years ahead of the Christian calendar. Dates in the Hindu calendar are prefixed by the word: samvat संवत ...''|isbn=0-86442-425-6|anno=1998}}</ref> Prese come un insieme, le date sulle iscrizioni vanno da ''Samvat'' 1725 a ''Samvat'' 1873, che corrisponde al periodo dal 1668 d.C. al 1816 d.C. Questo, insieme alla valutazione che la struttura sembra relativamente nuova, ha portato alcuni studiosi a postulare il XVII secolo come probabile periodo di costruzione.<ref name="modi1926" /><ref name="Alakbarov">{{Cita testo|url=http://azeri.org/Azeri/az_latin/manuscripts/land_of_fire/english/112_observations_farid.html|vol=11|anno=2003}}
Le iscrizioni nel tempio in [[Lingua sanscrita|sanscrito]] (in caratteri Nagari [[Alfabeto devanagari|devanagari]]) e [[Lingua punjabi|punjabi]] (in caratteri [[Alfabeto gurmukhi|gurmukhi]]) identificano il sito come luogo di culto [[Induismo|indù]] e sikh,<ref name="modi1926">{{Cita testo|autore=Ervad Shams-Ul-Ulama Jivanji Jamshedji Modi, Translated by Soli Dastur|url=http://www.avesta.org/modi/baku.htm|citazione=''... 'maybe, that before Moslem epoch it was Zoroastrian Fire Temple, which was destroyed by Arabs and later was restored by Hindu people for their purposes' ... Farroukh Isfandzadeh ... Not just me but any Parsee who is a little familiar with our Hindu brethren’s religion, their temples and their customs, after examining this building with its inscriptions, architecture, etc., would conclude that this is not a Parsee Atash Kadeh but is a Hindu Temple ... informed me that some 40 years ago, the Russian Czar, Alexander III, visited this place with a desire to witness the Hindu Brahmin Fire ritual ... gathered a few Brahmins still living here and they performed the fire ritual in this room in front of the Czar ... I asked for a tall ladder and with trepidation I climbed to the top of the building and examined the foundation stone which was inscribed in the Nagrik [or Nagari] script ... the installation date is mentioned as the Hindu Vikramaajeet calendar year 1866 (equivalent to 1810 A. D.) ...''|anno=1926}}</ref><ref name="AVWJ">{{Cita testo|anno=1911}}</ref> e affermano che fu costruito e consacrato per [[Jwala Ji]], la moderna divinità indù del fuoco. ''Jwala'' (जवाला / ज्वाला) significa fiamma in sanscrito (cfr indo-europee [[Parole imparentate|affini]]: proto-indo-europea ''guelh,'' in [[Lingua inglese|inglese]]: ''bagliore, in'' [[Lingua lituana|lituano]]: ''zvilti)''<ref name="mallory1997">{{Cita testo|url=https://books.google.com/books?id=tzU3RIV2BWIC|citazione=''... guelhx - 'burn, glow; charcoal'. ... Lith zvilti 'gleam', Latv zvilnet 'flame, glow', OInd jvalati 'burns', jvala 'flame, coal' ...''|isbn=1-884964-98-2|anno=1997}}</ref> e ''Ji'' è un titolo onorifico usato nel [[subcontinente indiano]]. C'è un famoso santuario di Jwala Ji sull'[[Himalaya]], nell'insediamento di [[Jawalamukhi]], nel [[distretto di Kangra]] dell'[[Himachal Pradesh]], in India a cui l'Atashgah ha una forte somiglianza e su cui alcuni studiosi (come AV Williams Jackson) hanno suggerito la struttura attuale potrebbe essere stata imitata. Tuttavia, altri studiosi hanno affermato che alcuni devoti di Jwala Ji si riferivano al santuario di Kangra come al "Jwala Ji più piccolo" e al santuario di Baku come al "Jwala Ji maggiore". Altre divinità menzionate nelle iscrizioni includono [[Ganesha]] e [[Siva (divinità)|Shiva]]. Le iscrizioni in lingua punjabi sono citazioni dal [[Guru Granth Sahib]], mentre alcune di quelle sanscrite sono tratte dal testo ''Sat Sri Ganesaya namah''.
=== Esame dei sacerdoti zoroastriani ===
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Nel 1876, [[James Bryce]] visitò la regione e scoprì che "il prodotto minerale più notevole è la [[nafta]], che esplode in molti luoghi, ma più abbondantemente vicino a Baku, sulla costa del Caspio, in forti sorgenti, alcune delle quali si dice che sia sempre in fiamme." Senza fare riferimento al nome di Atashgah, sono menzionati gli Zoroastriani che "dopo che sono stati estirpati dalla Persia dai maomettani, che li odiavano amaramente, alcuni pochi di tanto in tanto si intrufolavano qui in pellegrinaggio" e che "sotto l'influenza più tollerante dello zar, un sacerdote solitario del fuoco è mantenuto dalla comunità dei parsi di Bombay, che abitano in un piccolo tempio costruito su una delle sorgenti"<ref name="bryce1878">{{Cita testo|url=https://books.google.com/books?id=FXgciRUra7kC|anno=1878}}
Il tempio fu esaminato alla fine del XIX e all'inizio del XX secolo dai [[Dastūr|dastur]] parsiani, alcuni dei quali avevano anche visitato il Jwala Ji a Kangra in Himalaya.<ref name="modi1926-2" /> Sulla base delle iscrizioni e della struttura, la loro valutazione era che il tempio fosse un santuario indù e sikh. Nel 1925, un sacerdote e accademico zoroastriano Jivanji Jamshedji Modi si recò a Baku per determinare se il tempio fosse davvero stato un tempo un luogo di culto zoroastriano. Fino ad allora (e ancora oggi), il sito era visitato da pellegrini zoroastriani provenienti dall'India. Nei suoi ''viaggi fuori Bombay'', Modi ha osservato che "non solo io, ma qualsiasi parsiano che abbia un po' di familiarità con la religione dei nostri fratelli indù o sikh, i loro templi e le loro usanze, dopo aver esaminato questo edificio con le sue iscrizioni, l'architettura, ecc., avrebbe concluso che questo non è un [[Tempio del Fuoco|Atash Kadeh]] [zoroastriano] ma un tempio indù i cui [[Bramino|bramini]] (sacerdoti) adoravano il fuoco (sanscrito: [[Agni (divinità)|Agni]])".
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=== Esaurimento del gas naturale ===
[[File:USSHER(1865)
L'incendio era una volta alimentato da uno sfiato di un giacimento sotterraneo di gas naturale situato direttamente sotto il complesso, ma il pesante sfruttamento delle riserve di gas naturale nell'area durante [[Unione Sovietica|il]] dominio [[Unione Sovietica|sovietico]] ha provocato lo spegnimento della fiamma nel 1969. Oggi, il fuoco del museo è alimentato dal gas di rete convogliato dalla città di Baku.<ref>{{Cita testo|edizione=3rd|anno=2004}}
=== Presunta visita dello zar Alessandro III ===
[[File:
Ci furono affermazioni locali fatte a un dastur zoroastriano in visita nel 1925 che lo zar [[Russia|russo]] [[Alessandro III di Russia|Alessandro III]] fosse a Baku nel 1888<ref>https://commons.wikimedia.org/wiki/File:In_1888,_Tsar_Alexander_III_visited_Baku.jpg</ref> e assistette a rituali di preghiera indù del fuoco in questo luogo.<ref name="modi1926-2">{{Cita testo|autore=Ervad Shams-Ul-Ulama Jivanji Jamshedji Modi, Translated by Soli Dastur|url=http://www.avesta.org/modi/baku.htm|citazione=''... Not just me but any Parsee who is a little familiar with our Hindu brethren’s religion, their temples and their customs, after examining this building with its inscriptions, architecture, etc., would conclude that this is not a Parsee Atash Kadeh but is a Hindu Temple or ... informed me that some 40 years ago, the Russian Czar, Alexander III, visited this place with a desire to witness the Hindu Brahmin Fire ritual ... gathered a few Brahmins still living here and they performed the fire ritual in this room in front of the Czar ... I asked for a tall ladder and with trepidation I climbed to the top of the building and examined the foundation stone which was inscribed in the Nagrik [or Nagari] script ... the installation date is mentioned as the Hindu Vikramaajeet calendar year 1866 (equivalent to 1810 A. D.) ...''|anno=1926}}</ref> Tuttavia, quest'ultima affermazione non era stata verificata.
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Con un'ordinanza presidenziale emessa nel dicembre 2007, il complesso del santuario, che fino a quel momento era stato ufficialmente associato alla "Riserva museale storica e architettonica statale del complesso del palazzo di Shirvanshah" (''Государственного историко-архитектурного музешарикиваникидикивароваривакиваровакидикиварихарованикиваров,'' una riserva distinta del governo azero ("Riserva architettonica storica statale del tempio di Ateshgah, ''Государственным историко-архитектурным заповедником «Храм Атешгях»'').<ref name=":0" />
Nel luglio 2009, il presidente azero, [[İlham Əliyev|Ilham Aliyev]], ha annunciato una sovvenzione di 1 milione di [[Manat azero|AZN]] per il mantenimento del santuario.<ref name="apa2009sla">{{Cita web|lingua=en|url=http://en.apa.az/news.php?id=104623|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120225202638/http://en.apa.az/news.php?id=104623|titolo=President of Azerbaijan allocates 1 million AZN for protection of “Ateshgah temple” preserve |citazione=''... allocated from the President’s Reserve Fund for protection and material and technical supply ...''|
Nell'aprile 2018, l'ex ministro indiano degli Affari esteri, Sushma Swaraj, ha visitato e reso omaggio al santuario.<ref>[https://www.thestatesman.com/india/sushma-pays-homage-at-ancient-fire-temple-ateshgah-in-baku-1502618234.html]</ref>
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{{interprogetto}}
== Collegamenti esterni
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* [[iarchive:jstor-592636|Iscrizioni indiane sul tempio del fuoco a Bāku (1908)]]
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{{Controllo di autorità}}
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[[Categoria:Fuochi naturali persistenti]]
[[Categoria:Templi del Fuoco]]
[[Categoria:Gurdwara]]
[[Categoria:Templi induisti dell'Azerbaigian]]
[[Categoria:Architetture religiose di Baku]]
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