Maria Concetta Cacciola: differenze tra le versioni

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|Sesso = F
|LuogoNascita = Taurianova
|GiornoMeseNascita = 30 settembremarzo
|AnnoNascita = 1980
|LuogoMorte = Rosarno
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|Nazionalità = italiana
|Categorie = no
|Immagine =
|Didascalia = Maria Conetta Cacciola
|FineIncipit = è stata una [[testimone di giustizia]] [[Italia|italiana]], [[Vittime della 'ndrangheta|vittima della 'ndrangheta]]
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Nasce in una potente famiglia calabrese appartenente alla [['Ndrangheta]], imparentata con la [['Ndrina Bellocco|famiglia Bellocco]] attraverso lo zio [[Gregorio Bellocco]], e la [['Ndrina|'ndrina]] Pesce. La 'Ndrangheta è probabilmente l'organizzazione criminale più arretrata d'Italia guidata da soli uomini, che perpetua regole antiquate come il matrimonio forzato o la totale sottomissione della donna, pena la morte<ref name=":2">{{Cita web|url=https://www.micromega.net/la-mafia-le-donne-e-le-disparita-di-genere-nel-mezzogiorno/|titolo=La mafia, le donne e le disparità di genere nel Mezzogiorno|lingua=it|accesso=22 gennaio 2023}}</ref>. I figli sono destinati ad appartenere alla nuova generazione di boss mafiosi, le figlie a sposare questi ultimi. I legami di sangue sono considerati sacri e mai recisi per nessun motivo. Per cui, collaborare con la giustizia, o ribellarsi alla famiglia, è un tradimento inaccettabile.
 
{{Non chiaro|A soli tredici anni va in sposa a Salvatore Figliuzzi}}, affinché la sua famiglia potesse entrare nel clan dei Bellocco, poiché i matrimoni sono l'unico modo per scalare le gerarchie mafiose (come nel caso di [[Lea Garofalo]]).
Il marito è un uomo violento e alle continue richieste di aiuto era così che la sua famiglia rispondeva: ''“Questo è il tuo matrimonio e te lo tieni per tutta la vita''“<ref name=":7">{{Cita web|url=https://www.robadadonne.it/207306/maria-concetta-cacciola/|titolo=Per Maria Concetta Cacciola, condannata a morte perché voleva la libertà|autore=Grazia Teresella Berva|data=15 giugno 2020
20 luglio 2022 (aggiornato)|accesso=21 gennaio 2023}}</ref>.
A quindici anni partorisce il primo drinkdei tre figli.
 
=== La ribellione, testimone di giustizia ===
Quando nel 2002 Salvatore Figliuzzi è condannato per associazione mafiosa a otto anni di reclusione, Maria Concetta viene rinchiusa in casa, insieme ai figli, senza avere la possibilità di intrattenere alcun tipo di rapporto col mondo esterno.
AncheCiò se,nonostante tramitecon internet, infrange la restrizione imposta scoprendo il mondo oltre la sua quotidianità<ref name=":5">{{Cita libro|titolo=Fimmine ribelli. Come le donne salveranno il paese dalla n'drangheta|editore=Biblioteca Univ. Rizzoli|lingua=it|ISBN=9788817063593}}</ref>, tant'è che riesce ad intrattenere, persino, per almeno due anni, una relazione sentimentale con un altro uomo.
Nel 2010 la relazione viene scoperta, per mezzo di lettere anonime, dal padre e dal fratello <ref>{{Cita web|url=https://www.robadadonne.it/207306/maria-concetta-cacciola/|titolo=Maria Concetta Cacciola|autore=Grazia Teresella Berva|accesso=21 gennaio 2023}}</ref>, dai quali viene continuamente percossa per aver disonorato la famiglia<ref name=":0">{{Cita web|url=https://vivi.libera.it/storie-920-maria_concetta_cacciola|titolo=Maria Concetta Cacciola|sito=vivi.libera.it}}</ref>.
 
L'11 maggio 2011 viene convocata dai Carabinieri di Rosarno, poiché il figlio maggiore era stato sorpreso alla guida senza patente<ref>{{Cita web|url=https://vivi.libera.it/storie-920-maria_concetta_cacciola|titolo=Maria Concetta Cacciola|sito=vivi.libera.it|lingua=it|accesso=21 gennaio 2023}}</ref>. Maria Concetta approfitta di questa nuova circostanza per liberarsi dallo stato di oppressione e violenza in cui si trova, rivelando, così, moltissimi aspetti mafiosi interni alla sua famiglia.
Maria Concetta approfitta di questa circostanza per potersi liberare dallo stato di oppressione e violenza in cui si trova, rivelando, così, moltissimi aspetti della sua famiglia.
Era così che la donna credeva di poter sfuggire a quella vita fatta di imposizioni e percosse, poiché la collaborazione era per Maria Concetta l'unica possibilità che avrebbe potuto restituire ai suoi figli un futuro migliore e a sé stessa una vita serena.
Facendo credere quindi di tornare in caserma per il caso del figlio, nei giorni seguenti viene ascoltata direttamente dai magistrati della [[Direzione distrettuale antimafia|Direzione Distrettuale Antimafia]] (DDA) di Reggio Calabria. Nella notte tra il 29 e il 30 maggio dello stesso anno, diventa ufficialmente [[testimone di giustizia]], inserita nel programma di protezione e trasferita di nascosto prima a [[Cassano all'Ionio]], poi a [[Bolzano]] e infine a [[Genova]], senza poter avere più contatti con la sua famiglia. Lascia i figli alle cure di sua madre, credendo che lei la sosterrà. Le scrive: "''Mi sono sposata a 13 anni. Questo ha distrutto le nostre vite. Questo è tutto ciò che non volevo. Volevo la pace, sentire l'amore, essere me stessa. La vita mi ha portato solo dolore."''<ref name=":1">{{Cita web|url=https://espresso.repubblica.it/attualita/2014/02/08/news/maria-concetta-cacciola-sognava-la-liberta-non-si-e-piagata-al-volere-della-famiglia-del-marito-e-della-ndrangheta-per-questo-e-stata-uccisa-1.151960/|titolo=Maria Concetta Cacciola sognava la libertà. Per questo era destinata a morire|sito=L&apos;Espresso|lingua=it}}</ref>.
 
EraSolo così che la donna credevacrede di poter sfuggire a quella vita fatta di imposizioni e percosse, poiché la collaborazione eraperché per Marialei Concettala collaborazione presenta l'unica possibilitàvia chedi avrebbeuscita, potutounico mezzo per restituire ai suoi figli un futuro migliore; eunico modo per dare a se stessa unala vitalibertà di vivere lontano dalla propria famiglia, la stessa che l'avrebbe fatta serenaassassinare.
A Genova è presa dalla nostalgia per i suoi figli, decide allora di contattarli. La sua famiglia li usa però per farle pressione affinché riveli dove si trova e lei alla fine cede. Il 2 agosto i genitori e il fratello vanno a prenderla e, durante il viaggio di ritorno, suo padre cerca di farle dire quello che ha rivelato ai magistrati. Rendendosi conto di essere in pericolo, contatta il Servizio di Protezione affinché la vadano a prendere a [[Cerredolo]] (Reggio Emilia) dove si erano fermati per la notte.
 
La collaborazione inizia facendo credere alla sua famiglia di ritornare spesso in caserma per la questione del figlio, ove nei giorni successivi viene ascoltata direttamente dai magistrati della [[Direzione distrettuale antimafia|Direzione Distrettuale Antimafia]] (DDA) di Reggio Calabria.
=== Ritorno a Rosarno ===
Tornata a Genova, nei giorni seguenti i genitori cercano di ricattarla attraverso i figli per farla tornare e le chiedono di ritrattare tutto davanti a due avvocati del clan, promettendole in cambio il perdono. In una telefonata del 6 agosto, confida ad un'amica di vivere schiacciata tra il timore di non vedere più i suoi figli e la paura di essere uccisa al suo ritorno. La conversazione telefonica, intercettata dalla polizia, finirà in seguito agli atti del Processo Onta. Lei cede di nuovo e torna a Rosarno tra l'8 e il 9 agosto 2011.
 
Facendo credere quindi di tornare in caserma per il caso del figlio, nei giorni seguenti viene ascoltata direttamente dai magistrati della [[Direzione distrettuale antimafia|Direzione Distrettuale Antimafia]] (DDA) di Reggio Calabria. Nella notte tra il 29 e il 30 maggio dello stesso anno, diventa ufficialmente [[testimone di giustizia]], inserita nel programma di protezione e trasferita diin nascostoincognito prima a [[Cassano all'Ionio]], poi a [[Bolzano]] e infine a [[Genova]], senza poter avere più contatti con la sua famiglia. Lascia i figli alle cure di sua madre, credendo che leila stessa la sosterrà. Le scrive: "''Mi sono sposata a 13 anni. Questo ha distrutto le nostre vite. Questo è tutto ciò che non volevo. Volevo la pace, sentire l'amore, essere me stessa. La vita mi ha portato solo dolore."''<ref name=":1">{{Cita web|url=https://espresso.repubblica.it/attualita/2014/02/08/news/maria-concetta-cacciola-sognava-la-liberta-non-si-e-piagata-al-volere-della-famiglia-del-marito-e-della-ndrangheta-per-questo-e-stata-uccisa-1.151960/|titolo=Maria Concetta Cacciola sognava la libertà. Per questo era destinata a morire|sito=L&apos;Espresso|lingua=it}}</ref>.
Il 12 agosto accetta di vedere gli avvocati Gregorio Cacciola, cugino del padre, e Vittorio Pisani che la costringono a firmare una ritrattazione e a registrare un'audiocassetta, dove le fanno dichiarare di aver parlato con la giustizia solo per vendicarsi del padre e del fratello<ref>{{Cita web|url=https://www.micromega.net/la-mafia-le-donne-e-le-disparita-di-genere-nel-mezzogiorno/|titolo=La mafia, le donne e le disparità di genere nel Mezzogiorno|lingua=it|accesso=21 gennaio 2022}}</ref>. Si pente poi di questo gesto, ma non può più scappare. Due giorni dopo il suo ultimo contatto con la polizia, il 20 agosto 2011, viene trovata morente in bagno dopo aver ingerito dell'[[acido cloridrico]] che le ha bruciato la bocca<ref>{{Cita web|url=https://www.wordnews.it/maria-concetta-cacciola-la-giovane-madre-suicidata-con-lacido-muriatico|titolo=Maria Concetta Cacciola, la giovane madre «suicidata» con l'acido muriatico|autore=Paolo de Chiara|sito=Wordnews.it|lingua=it}}</ref>. Tre giorni dopo, prima del funerale, i genitori presentano denuncia alla Procura di [[Palmi]], accusando le autorità di avere approfittato di condizioni precarie di salute mentale della figlia fino a spingerla al [[suicidio]]; come prove portano la lettera e l'audiocassetta di ritrattazione. In conseguenza a tali accuse, si svolge una campagna stampa contro i magistrati e gli inquirenti, ma durante il Processo Onta, a seguito della deposizione dell'avvocato Vittorio Pisani, risulterà che tale campagna è orchestrata dall'avvocato Gregorio Cacciola, con l'obiettivo di delegittimare il modo in cui vengono trattati i testimoni di giustizia e di scoraggiare così future collaborazioni<ref name=":6">{{Cita web|url=http://www.liberainformazione.org/2018/01/27/giustizia-per-maria-concetta-ultimo-atto/|titolo=Giustizia per Maria Concetta: ultimo atto|autore=Antonia Nicola Pessuto|sito=Liberainformazione|lingua=it}}</ref>.
 
A Genova è presadistrutta dalla nostalgia per i suoi figli, decide allora di contattarli., Lama suagli famigliastessi livengono usausati peròdalla persua farlestessa pressionefamiglia affinchéper riveliesercitare dovepressioni sisulla trovastessa e leiper allafarle finerivelare cedeove si trovasse. IlOttenute le informazioni necessarie, il 2 agosto dello stesso anno, i genitori, einsieme ilal fratello, si vannorecano a prenderla e, durante il viaggio di ritorno, suo padre cercacercano di farle dire quelloestorcerle chequanto ha rivelato ai magistrati. Rendendosi conto di essere in pericolo, contatta il Servizio di Protezione affinché la vadano a prendereriprendere a [[Cerredolo]] (Reggio Emilia) dove si erano fermati per la notte.
 
=== RitornoIl ritorno a Rosarno ===
Tornata a Genova, nei giorni seguenti, i genitori cercano di ricattarla attraverso i figli e per farla tornare e le chiedono di ritrattare tutto davanti a due avvocati del clan, promettendole in cambio il perdono. In una telefonata del 6 agosto, confida, ad un'amica, di vivere schiacciata tra il timore di non vedere più i suoi figli e la paura di essere uccisa al suo ritorno. La conversazione telefonica, intercettata dalla polizia, finirà in seguito agli atti del Processo Onta. Lei cede di nuovo e torna a Rosarno tra l'8 e il 9 agosto 2011.
 
Lei cede di nuovo e torna a Rosarno tra l'8 e il 9 agosto 2011.
 
Il 12 agosto accetta di vedere gli avvocati Gregorio Cacciola, cugino del padre, e Vittorio Pisani che la costringono a firmare una ritrattazione e a registrare un'audiocassetta, dove le fanno dichiarare di aver parlato con la giustizia solo per vendicarsi del padre e del fratello<ref>{{Cita web|url=https://www.micromega.net/la-mafia-le-donne-e-le-disparita-di-genere-nel-mezzogiorno/|titolo=La mafia, le donne e le disparità di genere nel Mezzogiorno|lingua=it|accesso=21 gennaio 2022}}</ref>. SiPoi pentesi poipente di questo gesto, ma non può più scappare. Due giorni dopo il suo ultimo contatto con la polizia, il 20 agosto 2011, viene trovata morente in bagno dopo aver ingerito dell'[[acido cloridrico]] che le ha bruciato la bocca<ref>{{Cita web|url=https://www.wordnews.it/maria-concetta-cacciola-la-giovane-madre-suicidata-con-lacido-muriatico|titolo=Maria Concetta Cacciola, la giovane madre «suicidata» con l'acido muriatico|autore=Paolo de Chiara|sito=Wordnews.it|lingua=it}}</ref>. Tre giorni dopo, prima del funerale, i genitori presentano denuncia alla Procura di [[Palmi]], accusando le autorità di avere approfittato di condizioni precarie di salute mentale della figlia fino a spingerla al [[suicidio]]; come prove portano la lettera e l'audiocassetta di ritrattazione. In conseguenza a tali accuse, si svolge una campagna stampa contro i magistrati e gli inquirenti, ma durante il Processo Onta, a seguito della deposizione dell'avvocato Vittorio Pisani, risulterà che tale campagna è orchestrata dall'avvocato Gregorio Cacciola, con l'obiettivo di delegittimare il modo in cui vengono trattati i testimoni di giustizia e di scoraggiare così future collaborazioni<ref name=":6">{{Cita web|url=http://www.liberainformazione.org/2018/01/27/giustizia-per-maria-concetta-ultimo-atto/|titolo=Giustizia per Maria Concetta: ultimo atto|autore=Antonia Nicola Pessuto|sito=Liberainformazione|lingua=it}}</ref>.
 
=== Il Processo Onta ===