Logica trascendentale: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m wl |
Refuso: pronome "secondo" (maschile, singolare) usato nella proposizione per richiamare l'antecedente "verità matematiche" (femminile, plurale): modifica da "secondo" a "seconde". Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
||
| (2 versioni intermedie di 2 utenti non mostrate) | |||
Riga 19:
La [[logica formale]] (ma Kant parla piuttosto di "logica generale", ''allgemeine Logik'', analogamente a diversi predecessori, come [[Joachim Jungius|Jungius]], [[Leibniz]], [[Martin Knutzen|Knutzen]], [[Alexander Gottlieb Baumgarten|Baumgarten]]), insieme alla [[matematica]] e alle [[scienze naturali]], ha per il filosofo di Königsberg natura di paradigma metodologico. Nel caso della logica, questo carattere è una conseguenza della sua stabilità e solidità, ottenuta fin dai suoi inizi con [[Aristotele]] (cui pure Kant rimprovera un approccio "rapsodico" nella determinazione completa delle sue [[Categoria (filosofia)|categorie]]). La logica è una scienza breve e generale, ma apoditticamente certa.<ref name=Kovač/>
Da un lato, Kant esclude che facciano parte della logica formale aspetti che più propriamente appartengono alla [[psicologia]], all'[[antropologia]] o alla [[metafisica]]. Per altro verso, Kant distingue le verità logiche da quelle matematiche: le prime sono puramente analitiche (fondate, cioè, su proposizioni che illustrano il concetto, senza aumentare la conoscenza), le
Per quanto egli non abbia mai pubblicato un trattato interamente dedicato alla logica, tracce del suo pensiero sulla logica sono rintracciabili nella ''Critica della ragion pura'' e nelle sue note manoscritte per le lezioni di logica all'università (pubblicate nel 1800 da uno studente di Kant, [[Gottlob Benjamin Jäsche]]). Un intenso dibattito si è sviluppato tra gli studiosi in merito all'idea kantiana di una logica come sistema apodittico: in particolare, ha fatto molto discutere la pretesa completezza della sua tavola dei giudizi.<ref name=Kovač/>
Riga 31:
{{citazione|Se la recettività (''Receptivität'') del nostro animo – ossia la sua capacità di ricevere rappresentazioni, in quanto esso viene modificato in qualche maniera – è da noi chiamata sensibilità, per contro, la facoltà di produrre in modo autonomo rappresentazioni, ossia la spontaneità della conoscenza, è l'intelletto. La nostra natura è costituita in modo tale, che l'intuizione non può mai essere altrimenti che sensibile, ossia contiene soltanto il modo in cui noi siamo modificati dagli oggetti. La facoltà di pensare l'oggetto dell'intuizione sensibile, per contro, è l'intelletto.<ref name=colli109>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 109|Colli}}.</ref>}}
Sensibilità e intelletto sono, secondo Kant, le "due fonti basilari" da cui emana la conoscenza umana. La prima fa sì che un oggetto ci venga (come dice Kant) "dato" come impressione, mentre il secondo che l'oggetto venga "pensato" mediante concetti. Nessuna delle due fonti può sostituire l'altra: una conoscenza, per dirsi tale, non potrà mai contenere concetti privi di intuizione o intuizioni prive di concetto.<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|
{{citazione|I pensieri senza contenuto sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche.<ref name=colli109/>}}
I pensieri senza contenuto non dicono nulla di ciò che esiste né è in alcun modo misurabile la loro applicabilità a ciò che esiste. Essi non possono essere giudicati veri o falsi, perché mancano di un riferimento al mondo. Quanto al molteplice offerto dai sensi, esso è indifferenziato, indiscriminato, per cui non rinvia né a oggetti né a stati di cose (che sono frutto di discriminazione).<ref>{{cita|Buroker|p. 78}}.</ref> Né i ruoli di sensibilità e intelletto possono essere scambiati: "L'intelletto non può intuire nulla, e i sensi non possono pensare nulla"<ref name=colli109/>.
Riga 118:
* {{cita libro|autore=Douglas Burnham|autore2=Harvey Young|titolo=Kant's Critique of Pure Reason|editore=Edinburgh University Press|città=Edimburgo|anno=2008|lingua=en|url=https://www-degruyter-com.wikipedialibrary.idm.oclc.org/document/doi/10.1515/9780748631476/html|cid=Burnham e Young}}
* {{cita libro|autore=Jill Vance Buroker|titolo=Kant's 'Critique of Pure Reason'. An Introduction|editore=Cambridge University Press|anno=2006|url=https://www-cambridge-org.wikipedialibrary.idm.oclc.org/core/books/kants-critique-of-pure-reason/80F897ED11E3C76CAB941895CBC3A65D|lingua=en|cid=Buroker}}
* {{cita pubblicazione|autore=Orlando Carpi|titolo=La logica in Kant |rivista=[[Divus Thomas
* {{cita pubblicazione|autore=Dario Drivet|titolo=La deduzione trascendentale delle categorie e i paralogismi della ragion pura: le due edizioni della "Critica della ragion pura"|rivista=Studi kantiani|editore=Accademia Editoriale|città= |volume= 13|numero=|anno=2000 |mese= |pp=19-52 |id= |pmid= |url=https://www-jstor-org.wikipedialibrary.idm.oclc.org/stable/24345884|lingua= |accesso= |cid=Drivet}}
* {{cita pubblicazione|autore=Joseph Claude Evans|titolo=Two-Steps-in-One-Proof: The Structure of the Transcendental Deduction of the Categories|rivista=Journal of the History of Philosophy|volume= 28|numero=4|anno=1990 |mese= |pp=553-570 |id= |pmid= |url=https://muse.jhu.edu/article/226360/summary|lingua=en|accesso= |cid=Evans}}
| |||