Innominato: differenze tra le versioni

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|data inizio =
|prima apparizione = ''[[Fermo e Lucia]]'', tomo II, cap. VIII: colloquio con [[don Rodrigo]];<br />''[[I promessi sposi]]'', cap. XIX: sull'ingresso del suo castello
|ultima apparizione = cap. XXIVXXX
|editore Italia = [[1827]] Vincenzo Ferrario, Milano;<br /> [[1840]] Redaelli e Guglielmini, Milano
|etichetta Italia =
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|doppiatore italiano 3 nota = <!-- fino a 10 doppiatori in italiano... -->
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L{{'}}'''Innominato''' è un [[personaggio magicoimmaginario]] presente ne ''[[I promessi sposi]]'', romanzo di [[Alessandro Manzoni]]. Il personaggio è così chiamato per l'impossibilità di citarne il nome.
 
L{{'}}'''Innominato''' è un [[personaggio magico]] presente ne ''[[I promessi sposi]]'', romanzo di [[Alessandro Manzoni]]. Il personaggio è così chiamato per l'impossibilità di citarne il nome.
 
== Descrizione ==
{{Citazione|Di costui non possiam dare nè il nome, nè il cognome, nè un titolo, e nemmeno una congettura sopra nulla di tutto ciò: […]; ma per tutto un grande studio a scansarne il nome, quasi avesse dovuto bruciar la penna, la mano dello scrittore. […], si proferiva, si mormorava il nome di colui che noi, grazie a quella benedetta, per non dir altro, circospezione de' nostri autori, saremo costretti a chiamare l'innominato.<ref>Si noti che nell'opera Manzoni scrive sempre «innominato» con l'iniziale minuscola, ma nella letteratura critica è costantemente scritto con l'iniziale maiuscola per [[antonomasia]].</ref>|[[s:Pagina:I promessi sposi (1840).djvu/377|Alessandro Manzoni, ''I promessi sposi'', cap. XIX, pp. 371]], [[s:Pagina:I promessi sposi (1840).djvu/378|372]] e [[s:Pagina:I promessi sposi (1840).djvu/381|375]]}}
{{citazione
|Di costui non possiamo dare né il cognome, né il nome, né un titolo, neanche una congettura sopra niente di tutto ciò [...] per tutto un grande studio a scansarne il nome, quasi avesse dovuto bruciar la penna, la mano dello scrittore [...] colui che noi, grazie a quella benedetta, per non dir altro, circospezione de' nostri autori, saremo costretti a chiamare l'innominato.
|A. Manzoni, ''I promessi sposi'', [[s:I promessi sposi (1840)/Capitolo XIX|cap. XIX]]}}
 
L'Innominato è una delle figure psicologicamente più complesse e interessanti del romanzo. È il potente [[Signore (titolo nobiliare)|signore]] a cui [[don Rodrigo]] si rivolge per attuare il piano di rapire [[Lucia Mondella]]. Figura malvagia ma preda da un certo tempo di una profonda crisi spirituale, che lo porta a non riconoscersi più nelle sue malefatte, l'Innominato coglie nell'incontro con Lucia un segno, una luce che lo porta alla conversione; solo in un animo simile, senza vie di mezzo, una crisi interiore può portare a una trasformazione completa.
 
Durante la notte in cui Lucia è prigioniera nel castello, la disperazione dell'Innominato è talmente forte da fargli desiderare il suicidio, ma ecco che la [[Provvidenza|Divina Provvidenza]] e le parole di Lucia lo salvano e gli mostrano la via della misericordia e del perdono. La sua conversione giunge dopo la notte angosciosa, infatti quel giorno arriva nel suo paese il cardinale Federico Borromeo, personaggio storico. La scelta di Manzoni del personaggio per attuare la conversione non è certamente casuale: infatti solo un uomo di una grandissima bontà come il cardinale può redimere l'Innominato.
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Come dichiarato dall'autore stesso al termine del capitolo 24, le fonti storiche del [[Giuseppe Ripamonti|Ripamonti]] stesso riferiscono che l'uomo si sia convertito dopo un lungo colloquio con il porporato. Nel romanzo, i due personaggi si possono considerare, per certi aspetti, come opposti. Dopo la conversione l'Innominato cambia completamente e coglie al volo l'occasione per far del bene in maniera proporzionata al male che aveva fatto. Il personaggio dell'Innominato e il suo "castello a cavaliere di una valle angusta e uggiosa" con la relativa ambientazione (capitolo XX) richiamano le tetre, cupe immagini del [[romanzo gotico]] del [[Secolo XVIII|Settecento]] in cui era solitamente presente la figura della giovane innocente perseguitata da un tiranno malvagio, eroe del male.<ref>L'Innominato rappresenta la figura del brigante passionale, come quella presente ne ''[[I masnadieri (Schiller)|I masnadieri]]''.</ref><ref>Nel romanzo ''[[Ivanhoe]]'' di [[Walter Scott]] si trovano varie analogie con l'Innominato e la figura della vecchia nel suo castello. Il personaggio manzoniano è una vera serva, una donna impaurita che obbedisce pedantemente agli ordini dell'Innominato. Urfrida, la vecchia presente nel romanzo di Scott, è una sorta di schiava-prigioniera piena di odio e di rimorsi, al servizio degli assassini della sua famiglia, che fu sterminata dal padre di Reginald Front-de-Boeuf. Analogìe ma anche evidenti differenze stanno tra l'ebrea Rebecca in ''Ivanhoe'' e Lucia Mondella (cap. XXIV). Lucia è debole, indifesa, prega Dio e ricorda all'Innominato che nell'al di là verrà giudicato da Dio. Rebecca si distingue invece per un carattere determinato ed intraprendente che le permette di opporsi in un vigoroso confronto con il [[Templare]] Brian de Bois-Guilbert arrivando al punto di minacciare orgogliosamente di uccidersi. (''Dove il sì suona'' di Marazzini, Fornara, Daino, Leonardi, Maconi, Naso; vol. 2, pag. 599-605, D'Anna editore, Messina-Firenze, 2011).</ref>
 
Presenta volontà indomabile, desiderio e ricerca di solitudine, orgoglio e amore d'indipendenza, malvagità dovuta ad arroganza e fierezza, ma nata dallo sdegno e dall'invidia verso le tante prepotenze a cui assiste. Non si compiace della scelleratezza e tiranneggia per non essere tiranneggiato.<ref>[[Arturo Graf]], ''Foscolo, Manzoni, Leopardi'', Torino, Chiantore, 1945, pp. 137-40.</ref> Il [[castello dell'Innominato]] presenta una solitudine eccelsa di paesaggio e d'anima. Il paesaggio è singolare e fa da sfondo alla vicenda eccezionale: si tratta di un paesaggio d'arte e fantasia. La personalità dell'Innominato impronta di sé tutta la realtà circostante e il paesaggio è un'introduzione psicologica alla vicenda. L'atmosfera del castello è mitica e all'altezza dei luoghi corrisponde un'elevatezza d'animo. L'alba che precede la conversione mostra una liberazione vicina, "un colore di travaglio e di mortificazione che è il colore stesso della natura e della vita. [...] Presenza silenziosa e operosa di un Dio che non è solo testimone ma artefice".<ref>Mario Marcazzan, ''Il paesaggio dei "Promessi Sposi"'', cit., pp. 101-104</ref>. [[Attilio Momigliano]]<ref>''L'Innominato'', Genova, Formiggini, 1913.</ref> evidenzia bene l'evoluzione dell'animo del personaggio, la solitudine dell'anima nelle tenebre della notte ed il travaglio del rinnovamento. Nel contrasto fra io antico e nuovo egli prova una "non so qual rabbia di pentimento" e [[Lucia Mondella]] è un'immagine presente di condanna e di perdono. [[Luigi Russo]]<ref>''I Personaggi dei "Promessi Sposi"''; Bari, Laterza, 1952, {{Cita|Russo|pp. 119111-129121}}.</ref> sottolinea che nella non resistenza di Lucia, l'Innominato vede come l'immagine temuta della morte che viene sola e disarmata, senza che le si possa opporre nulla. Dinanzi alla fanciulla il più debole è lui. Ad un certo punto egli non discorre più con Lucia ma con il suo fantasma interno di Dio. Egli attua una ricerca sgomenta di un nuovo sentiero di vita, prova orrore delle memorie di una vita scellerata.
 
Il pensiero della morte ed il confuso presentimento dell'oltretomba scavano nel suo animo in cui gli pare di sentire una voce che dice "Io sono però" (cap. XX). Avverte una misteriosa presenza e diviene consapevole della propria effimera potenza. Poi inizia l'ascensione dello spirito dell'Innominato: il terrore nella notte della conversione, a mano a mano che la sua coscienza si profonda, la sua angoscia si fa opprimente. Il ricordo delle parole di Lucia ("Dio perdona tante cose per un'opera di misericordia") è un avvertimento di cui l'anima non sa precisamente l'origine. Nella sua mente si accalcano il pensiero del futuro e la memoria insopprimibile dell{{'}}''io'' di un tempo, l'orrore delle memorie di una vita scellerata.
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{{Vedi anche|Francesco Bernardino Visconti}}
[[File:I promessi sposi - ch23.jpg|thumb|upright=1.4|[[Francesco Gonin|Gonin]], ''Conversione dell'Innominato'' (1840)]]
[[File:Gastaldi-Innominato.jpg|miniatura|''"L'innominatoInnominato"'' di [[Andrea Gastaldi]] ]]
Tra l'aprile e il settembre del [[1832]] fu pubblicato sull{{'}}''Indicatore'' un commento di [[Cesare Cantù]] a ''I promessi sposi''; nella parte dedicata all'Innominato egli indicò la fonte di ispirazione per il personaggio in [[Francesco Bernardino Visconti]] ([[1579]]-[[1647]] circa) dei Visconti di Brignano.<ref>{{cita|Cantù|pp. 342-347}}.</ref> Questa famiglia aveva ascendenti comuni con la famiglia Visconti di Saliceto, a cui apparteneva la nonna paterna di [[Giulia Beccaria]], madre di Manzoni.<ref>{{cita pubblicazione|autore=Pompeo Litta|wkautore=Pompeo Litta Biumi|capitolo=Visconti|titolo=[[Famiglie celebri italiane]]}} ([http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8452267x/f10.image tavola VII] e [http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8452267x/f11.image tavola VIII])</ref>
 
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{{citazione
|L'Innominato è certamente Bernardino Visconti. Per l{{'}}''aequa potestas quidlibet audendi''<ref>Citazione dall{{'}}''[[Epistola ai Pisoni|Ars poetica]]'' di [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]]: «Pictoribus atque poetis quidlibet audendi semper fuit aequa potestas» («Ai pittori e ai poeti è stata sempre giustamente concessa la facoltà di intraprendere qualsiasi audacia»).</ref> ho trasportato il suo castello nella Valsassina. La duchessa Visconti si lamenta che le ho messo in casa un gran birbante, ma poi un gran santo.
|Biglietto di Manzoni a Cesare Cantù<ref>{{citaCita libro|titolo=Lettere di Alessandro Manzoni|città=Pisa|anno=1875|p=337 in gran parte inedite raccolte e annotate|url=https://books.google.it/books?id=m6YypMuekGsC&pg=PA337|curatore=[[Giovanni Sforza (storico)|Giovanni Sforza]]|città=Pisa|editore=coi tipi dei ff. Nistri|anno=1875|p=337}}</ref>}}
 
Bernardino Visconti, feudatario di [[Brignano Gera d'Adda]], era indicato come bandito insieme ai suoi [[bravo (soldato)|bravi]] in una [[grida]] del 10 marzo 1603<ref>{{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/dolly/oggetti/875/bookreader/#page/68/mode/2up|titolo=Grida 10 marzo 1603|sito=LombardiaBeniCulturali|p=64|accesso=29 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180208030453/http://www.lombardiabeniculturali.it/dolly/oggetti/875/bookreader/#page/68/mode/2up|dataarchivio=8 febbraio 2018|urlmorto=sì}}</ref> (ripetuta poi il 30 maggio 1609 e il 2 giugno 1614<ref>{{cita web|url=http://www.lombardiabeniculturali.it/dolly/oggetti/875/bookreader/#page/150/mode/2up|titolo=Grida 30 maggio 1609|sito=LombardiaBeniCulturali|accesso=29 novembre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180208030453/http://www.lombardiabeniculturali.it/dolly/oggetti/875/bookreader/#page/150/mode/2up|dataarchivio=8 febbraio 2018|urlmorto=sì}}</ref>).
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Alcuni particolari forniti dal Ripamonti porterebbero però ad escluderlo come possibile protagonista di questo racconto, in particolare per le nozze (Bernardino Visconti non si sposò); Giulio Scotti, sulla base di documenti dell'[[Archivio di Stato di Milano]], riteneva che il personaggio storico indicato dal Ripamonti fosse in realtà il fratello Galeazzo Maria Visconti, anch'egli protagonista di malefatte e bandito.<ref>{{cita libro|autore=Giulio Scotti|titolo=Chi era l'Innominato?|url=https://archive.org/details/chieralinnominat00scotuoft|città=Milano|anno=1923}}</ref>
[[File:Castello_Innominato_B_VercuragoCastello Innominato B Vercurago.jpg|thumb|Vista del colle con il [[castello dell'Innominato]] sulla cima del [[Sacro Monte di Somasca]]]]
 
== Precedente versione ==
Nel ''Fermo e Lucia'' (prima edizioneredazione), l'Innominato era chiamato "Il Conte del Sagrato", in riferimento ad uno dei suoi tanti omicidi, avvenuti appunto sul [[sagrato]] di una chiesa. In seguito pare che Manzoni ne cambiò il nome poiché questo in un certo senso ne immiseriva la condizione titanica e ribelle, rimandando allo squallore di un omicidio.
 
== Luoghi manzoniani ==
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* {{cita pubblicazione|autore=Cesare Cantù|titolo=Ragionamenti sulla Storia Lombarda del secolo XVII per commento ai Promessi Sposi del Manzoni|rivista=Indicatore|volume=11|anno=1832|pp=63-98, 328-384|cid=Cantù}}
* {{cita libro|autore=Cesare Donini|titolo=Sull'Innominato|città=Treviglio|anno=1937|cid=Donini}}
* {{Cita libro|autore=[[Luigi Russo]]|capitolo=L'{{Sic|innominato}}|titolo=Personaggi dei Promessi {{Sic|Sposi}}|edizione=nuova ed.|città=Bari|editore=Gius. Laterza & figli|anno=1952|pp=30-163|SBN=LIA0064674|cid=Russo}}
 
== Voci correlate ==
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* [[Vercurago]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}