Paradiso: differenze tra le versioni
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[[File:Hieronymus Bosch - The Garden of Earthly Delights - The Earthly Paradise (Garden of Eden).jpg|thumb|Anta di sinistra del "Giardino delle Delizie" (Paradiso terrestre), opera di Hieronymus Bosch (1453-1516), oggi conservata al Museo Nacional del Prado di [[Madrid]]. In questa porzione dell'opera il pittore olandese intende raffigurare la creazione dell'uomo, con il Creatore che gli presenta Eva. Da notare che in questo caso Bosch riprende una tradizione antica caduta in disuso nel Quattrocento, ovvero rappresentare Dio con l'immagine del Cristo. Il contorno all'immagine centrale consiste in figure fantastiche, animali rari e una vegetazione non naturale. Le costruzioni rocciose dietro all'immagine centrale sono la dimora di uccelli.]]
[[File:The Garden Party (British Museum).JPG|thumb|Il termine "paradiso" deriva, per mezzo del latino ecclesiastico e quindi del greco biblico, da termini di ambito iranico i quali non possiedono alcun significato religioso ma, più semplicemente, indicano il "giardino", il "parco", riservato al re. Questa usanza di recintare un'area, e quindi riservarla ad uso esclusivo del sovrano, i Persiani la ereditarono dagli Assiri. Qui un rilievo proveniente dalla parte settentrionale del Palazzo di Assurbanipal, conservato al [[British Museum]] di [[Londra]] e risalente al VII secolo a.C., che intende illustrare proprio uno di questi giardini assiri.]]
Il termine '''
==Origine del termine "paradiso"==
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[[File:La terra di Dilmun è sacra (cuneiforme).jpg|upright=2.3|thumb|La prima attestazione del mito del "paradiso terrestre è inserita nel racconto in lingua sumerica, datato al II millennio a.C., conosciuto con il titolo di ''Enki e Ninḫursaĝa''. Qui sopra la riproduzione della seconda linea della tavola: ''La terra di Dilmun è pura''.]]
La credenza in un primordiale luogo paradisiaco attiene, originariamente, alla letteratura religiosa in lingua sumerica<ref>{{q|The earliest known description of a paradisial garden appears on a cuneiform tablet from protoliterate Sumer. It begins with a eulogy of Dilmun, a place that is pure, clean, and bright, a land of the living who do not know sickness, violence, or aging. It lacks one thing only: fresh water. This, however, is soon supplied by the sun god Utu at the command of the Sumerian water god Enki. Dilmun is thereby transformed into a garden with fruit trees, edible plants, and green meadows. Dilmun is a garden of the gods, not for humans, although one learns that Ziusudra, the Sumerian Noah, was exceptionally admitted to the divine paradise.|Harry B. Partin, ''Encyclopedia of Religion'', vol. 10. NY, Macmillan, 2004, p. 6981}}</ref>, segnatamente al testo in 284 versi, indicato sotto il nome di ''Enki e Ninḫursaĝa'' (inizi II millennio a.C.), la quale individuava nel [[Dilmun]] quel posto privo di sofferenze, di privazioni e di affanni.
Conserviamo di questa opera tre testimoni: da Nippur PBS<ref>Publications of the Babylonian Section, University of Pennsylvania.</ref> 10/1,1; è la versione più completa), da Ur UET<ref>Ur Excavations, Texts (Publications of the Joint Expedition of the British Museum and of the University Museum, University of Pennsylvania, Philadelphia to Mesopotamia)</ref> 6,1) e uno di provenienza sconosciuta TCL<ref>Textes cunéiformes du Louvre</ref> 16,62:
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