Maometto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
riordino nomi nell'incipit: prima Maometto e nome arabo completo in nota
Osnenzo (discussione | contributi)
Aggiunto wikilink
Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
 
(24 versioni intermedie di 14 utenti non mostrate)
Riga 12:
|beatificazione =
|canonizzazione =
|santuario principale = [[Al-Masjid al-Haram]] della [[La Mecca|Mecca]]
|ricorrenza =
|attributi =
Riga 21:
|Nome = Maometto
|Cognome =
|PreData = <small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|/maoˈmetto/|it}}<ref>{{DOP|id=1052633}}</ref><ref>{{Dipi|Maometto}}</ref>, in arabo '''MuhammadMuḥammad'''<ref group="N">nome completo {{arabo|أبو ﺍﻟﻘﺎﺳﻢ محمد بن عبد الله بن عبد ﺍﻟﻤﻄﻠﺐ ﺍﻟﻬﺎﺷﻤﻲ|Abū l-Qāsim Muḥammad ibn ʿAbd Allāh ibn ʿAbd al-Muṭṭalib al-Hāshimī}}</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = La Mecca
Riga 35:
}}
 
Nel 610 Maometto,<ref group="N">In italiano, fino a tutto il XVI secolo, è stato chiamato anche ''Maumetto'' o ''Macometto''; più antica invece la variante ''Malcometto'', prequattrocentesca. Cfr. {{DOP|id=1052633|lemma=Maometto}}</ref> affermando di operare in base a una rivelazione ricevuta, cominciò a predicare una [[religione monoteista]] basata sul culto esclusivo di un Dio, unico e indivisibile<ref group="N">In effetti il concetto di [[monoteismo]] era diffuso in [[Penisola araba|Arabia]] da tempi più antichi e il nome Allah (principale nome di Dio nell'Islam, l'altro è ''al-Raḥmān'' (lett. «Il Misericordioso»). che in lingua araba deriva dalla radice <ʾ-l-h>) significa semplicemente «Iddio». Gli abitanti dell'[[Penisola araba|Arabia peninsulare]] e della [[La Mecca|Mecca]] – salvo pochi [[Cristianesimo|cristiani]] e [[Zoroastrismo|zoroastriani]] e un assai più consistente numero di [[Ebraismo|ebrei]] – erano per lo più dediti a culti [[politeismo|politeistici]] e adoravano una molteplicità di idoli, venerati anche in occasione di feste, per lo più abbinate a pellegrinaggi (in arabo: ''mawṣim''). Particolarmente rilevante era il pellegrinaggio panarabo, detto ''[[Hajj|ḥajj]]'', che si svolgeva nel mese lunare di [[Dhu l-Hijja|Dhū l-Ḥijja]] («Quello del Pellegrinaggio»). In tale occasione molti devoti arrivavano nei pressi della città, nella zona di Mina, Muzdalifa e di ʿArafa. Gli abitanti della Mecca avevano anche un loro proprio pellegrinaggio urbano (la cosiddetta ''[[ʿumra]]'') che svolgevano nel mese di [[rajab]] in onore del dio tribale [[Hubal]] e delle altre divinità panarabe, ospitate dai Quraysh all'interno del santuario meccano della Kaʿba.</ref>.
 
Considerato l'[[ultimo profeta|ultimo esponente]] di una lunga tradizione profetica, entro la quale egli occupa per i musulmani una posizione di assoluto rilievo<ref group="N">La sua relativa superiorità è attestata in numerose opere islamiche; tra tutte, ha un certo peso quanto riferito in margine al suo ''[[Isrāʾ e Miʿrāj]]'', in cui a lui è riservato il posto d'eccellenza fra i numerosi profeti che l'avevano preceduto. Gli [[Ahmadiyya|Aḥmadī]] e la ''[[Nation of Islam]]'' considerano i loro fondatori come profeti successivi a Maometto, e perciò ritenuti al di fuori dell'Islam.</ref>, venendo indicato come «Messaggero di Dio/[[Allah]]» (''Rasūl Allāh''), «Sigillo dei profeti» (''Khāṭim al-anbiyāʾ'') e «Misericordia dei mondi»<ref>{{Cita libro|titolo=Corano|posizione=21; 107}}</ref> (per citare solo tre degli epiteti onorifici attribuitegli per tradizione), Maometto sarebbe stato incaricato da Dio stesso, tramite l'[[Gabriele (arcangelo)|angelo Gabriele]]<ref>[[William Montgomery Watt|W. M. Watt]], «Muḥammad», in ''The Cambridge History of Islam'', 4 voll., Cambridge, Cambridge University Press, 1995<sup>6</sup>, Cap. 2, p. 31.</ref>, di predicare l'ultima Rivelazione all'umanità<ref>Mary Pat Fisher, ''Living Religions: An Encyclopaedia of the World's Faiths'', Londra, I.B. Tauris Publishers, 1997, p. 338.</ref><ref>Victor Watton, ''A student's approach to world religions: Islam, Hodder & Stoughton'', 1993, p. 1. ISBN 978-0-340-58795-9</ref>.
 
La sua rivelazione venne raccolta dopo la sua morte nel [[Corano]], il libro sacro dell'Islam. Maometto ripeté per ben due volte per intero il Corano nei suoi ultimi due anni di vita e molti musulmani lo memorizzarono per intero, ma fu solo durante il [[Califfo|califfato]] di [[Uthman ibn Affan|ʿUthmān b. ʿAffān]], ache farlofu metteremesso per iscritto da una commissione coordinata da [[Zayd ibn Thabit|Zayd b. Thābit]], principale segretario del Profeta<ref group=N>Puntualmente organizzato all'epoca del [[Wali (governatore)|Wālī]] [[al-Hajjaj ibn Yusuf|al-Ḥajjāj b. Yūsuf]] sotto il [[califfato]] dell'[[Omayyade]] [[Abd al-Malik ibn Marwan|ʿAbd al-Malik b. Marwān]]</ref>. Il Corano si diffuse così nel mondo a seguito delle conquiste arabe in Africa, Asia ed Europa, rimanendo inalterato fino ad oggi, malgrado lo [[sciismo]] vi aggiunga un capitolo (''[[Sūra]]'') e alcuni brevi versetti (''[[Āyāt|ayāt]]'').
 
== Biografia ==
===Infanzia e giovinezza===
{{Vedi anche|Albero genealogico di Maometto|Arabia preislamica}}
[[File:Siyer-i Nebi 223b.jpg|thumbmin|leftsinistra|''La nascita di Maometto''. Miniatura di un manoscritto ottomano del ''Siyar-i Nebi'' (vita del Profeta). Il tendenziale [[aniconismo]] islamico porta a velare assai spesso il volto del Profeta dell'Islam. In questo caso lo zelo del miniaturista ha coinvolto anche la madre, ma non gli angeli.]]
Maometto nacque in un giorno imprecisato (che secondo alcune fonti tradizionali sarebbe il 20 o il 26 aprile di un anno parimenti imprecisabile, convenzionalmente fissato però al [[570]]<ref group=N>Il più antico biografo di Maometto, [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], scrive nella sua ''al-Sīra al-nabawiyya'' che il profeta sarebbe nato il lunedì 12 [[rabi' I|rabīʿ I]] dell'[[Anno dell'elefante]]. [[Ṭabarī]] invece si limita a indicare l'Anno dell'elefante, senza fornire il giorno e il mese, ma ricorda la tradizione di [[Hisham ibn al-Kalbi|Hishām b. Muḥammad al-Kalbī]] secondo cui Maometto era nato nel quarantaduesimo anno del regno di [[Cosroe II|Kisra Anūshirwān]], vale a dire nel 573.</ref>) alla [[La Mecca|Mecca]], nella regione [[Penisola araba|peninsulare araba]] del [[Hijaz]]. Nell'Arabia preislamica già esistevano comunità monoteistiche, comprese alcune di cristiani ed ebrei.<ref>[[Corano|Cor.]], 3:95</ref><ref>Esposito, ''Islam'', Extended Edition, Oxford University Press, pp. 5–7</ref>
 
Fu l'unico figlio di [[Abd Allah ibn Abd al-Muttalib|ʿAbd Allāh b. ʿAbd al-Muṭṭalib]] ibn [[Hashim ibn 'Abd Manaf|Hāshim]] (appartenente ad un importante [[clan]] di mercanti, quello dei [[Hashemiti|Banū Hāshim]], componente della più vasta [[tribù]] dei [[Quraysh|Banū Quraysh]] della Mecca) e di [[Amina bint Wahb|Āmina bt. Wahb]], figlia del ''[[sayyid]]'' del clan dei [[Banu Zuhra]], anch'esso appartenente ai B. Quraysh. La sua nascita sarebbe stata segnata, secondo alcune tradizioni, da eventi straordinari e miracolosi.<ref>''Vite antiche di Maometto'', a cura di Michael Lacker. Testi scelti e tradotti da Roberto Tottoli, Milano, Mondadori 2007.</ref> Suo padre morì a [[Yathrib]], sei mesi prima della sua nascita, al termine d'un viaggio di commercio a [[Gaza]].
 
Orfano fin dalla nascita del padre, Maometto fu affidato da sua madre alla balia [[Halima bint Abi Dhu'ayb|Ḥalīma bt. Abī Dhuʿayb]], della tribù dei Banū Saʿd b. Bakr (che effettuava piccolo nomadismo intorno a [[Yathrib]]), che lo avrebbe allevato nei primissimi anni di vita. Ḥalīma fu per Maometto una seconda madre, tanto da essere chiamata da lui «mamma»<ref name="Lo Jacono 32">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 32.}}.</ref>. Secondo la tradizione, Ḥalīma avrebbe riportato il bambino da Āmina, dopo un evento soprannaturale: mentre il giovanissimo Maometto badava a degli animali da pascolo, sarebbe stato avvicinato da due o tre esseri, che dopo averlo fatto «gentilmente» distendere, gli avrebbero estratto dal cuore un grumo nero che sarebbe stato lavato con neve e poi riposizionato funzionante nel cuore<ref name="Lo Jacono 32"/>.
 
Oltre alla madre e alla nutrice, del bambino si prese cura [[Umm Ayman]] Baraka, schiava etiope della madre che lo allevò dopo il periodo trascorso presso Ḥalīma, rimanendo con lui fino a che Maometto ne propiziò il matrimonio, dapprima con un [[Yathrib|medinese]] e poi col figlio adottivo [[Zayd ibn Haritha|Zayd]]. Secondo lo storico [[Ibn Sa'd]], Baraka avrebbe insegnato a Maometto l'[[Habesha|abissino]]<ref name="Lo Jacono 33">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 33.}}.</ref>. Nella tradizione islamica Umm Ayman, che generò Usama ibn Zayd, fa parte della Gente della Casa (''Ahl al-Bayt'') e il Profeta nutrì sempre per lei un vivo affetto (tanto dal chiamarla «mamma»<ref name="Lo Jacono 33"/>), anche per essere stata una delle prime donne a credere al messaggio coranico da lui rivelato.
 
Maometto rimase orfano anche di madre all'età di sei anni. Il bambino fu affidato al nonno paterno [[Abd al-Muttalib ibn Hashim|ʿAbd al-Muṭṭalib ibn Hāshim]], che lo portò alla Mecca<ref group=N>Alla Mecca Maometto potrebbe forse aver avuto l'occasione di entrare in contatto presto con quei ''[[ḥanīf]]'', che il Corano vuole fossero monoteisti che non si riferivano ad alcuna religione rivelata, come si può leggere nelle [[Sura|sure]] III:67 e II:135. Secondo una tradizione islamica, egli stesso era un ''[[ḥanīf]]'' e un discendente di [[Ismaele]], figlio di [[Abramo]]. Cfr. {{Cita|Jacobs 1995| p. 272}}; {{Cita|Turner 2005|p. 16}}. La storicità di questo gruppo è comunque discussa fra gli studiosi. Cfr. {{Cita|Kochler 1982|p. 29}}; {{Cita|Uri Rubin 1990| «Ḥanīfiyya...»}}.</ref>. Alla morte del nonno due anni dopo, fu lo zio paterno [[Abu Tàlib|Abū Ṭālib]] a prendersi cura di lui, divenendo una figura centrale nella sua vita<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 34.}}.</ref>. Altrettanto importante fu l'affettuosa e presente sua zia Fāṭima bint Asad, che Maometto amava per il suo carattere dolce, tanto da mettere il suo nome a una delle proprie figlie e per la quale il futuro profeta pregò spesso dopo la sua morte.
[[File:Young Mohammed and the monk Bahira.jpg|thumbmin|rightverticale=1.2|''L'incontro tra il giovane Maometto e il monaco cristiano [[Bahira|Bahīra]]''. Miniatura tratta da ''[[Jami' al-tawarikh]]'' (''Compendio delle Cronache'') opera storico-letteraria di [[Rashid al-Din Hamadani]] ([[Tabriz]], 1307 circa), detta anche «la prima storia del mondo».]]
In casa degli zii, Maometto convisse con i cugini Tālib (che non in seguito non sarebbe mai divenuto musulmano) ʿAqīl (che avrebbe abbracciato la fede solo dopo enormi resistenze), Fākhita (con cui Maometto avrebbe voluto contrarre un matrimonio preferenziale), Ğaʿfar (che somigliava molto al futuro profeta) e infine [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], il minore dei suoi cugini. Successivamente, ormai figura affermata nella società, Maometto adotterà [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], che sarebbe divenuto una figura centrale dello [[Sciiti|sciismo]]. Tranne lo zio Abū Lahab, tutti i loro gli dimostrarono affetto e, in seguito, supporto, anche per la norma sociale della ''[[muruwwa]]''<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 31-35.}}.</ref>.
 
Nei suoi viaggi fatti in [[Siria]] e [[Yemen]] con suo zio Abū Ṭālib, modesto commerciante, Maometto potrebbe aver preso conoscenza dell'esistenza di comunità [[Ebraismo|ebraiche]] e [[Cristianesimo|cristiane]]<ref>Si veda [[Leone Caetani]], ''Annali dell'Islām'', I, pp. 159-162, §§ 134-136.</ref> e dell'incontro, che sarebbe avvenuto quando Maometto aveva 9 o 12 anni, col monaco cristiano siriano [[Bahira|Bahīra]] - che avrebbe riconosciuto in un neo fra le sue scapole il segno del futuro carisma profetico - si parla già nella prima biografia (''Sīra'') di Maometto, che fu curata, vario tempo dopo la morte, da [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]] per essere poi ripresa in forma più "pia" da [[Ibn Hisham|Ibn Hishām]].
 
A quindici anni, Maometto partecipò alla guerra del Figar tra i vari clan, per assicurarsi il controllo del commercio di Higiaz, con la scusa di garantire i traffici e stroncare le azioni disoneste. Il conflitto forse servì a Maometto per imparare ad usare arco e frecce<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 35-36.}}.</ref>. Il futuro profeta partecipò al patto tra i clan vincitori (i Quraysh e i Kina), che servì a mantenere l'egemonia del potere commerciale<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 36.}}.</ref>.
 
===I successi commerciali e il matrimonio con Khadīja===
Viste le difficoltà economiche in cui si trovava, suo zio [[Abū Ṭālib]] gli consigliò di lavorare come mercante. Presto Maometto ottenne fama di commerciante «onesto, equo ed efficiente», che gli avevano valso il soprannome di al-Amīn (il Fidato)<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 35.}}.</ref>. Le sue doti furono notate dalla ricca e colta vedova [[Khadìja bint Khuwàylid|Khadīja bt. Khuwaylid]], che gli offrì la guida e la gestione di un suo carico di mercanzie per la Siria e [[Yemen]]: operazione che grazie a Maometto generò un profitto maggiore del previsto<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 38-39.}}.</ref>. Due mesi dopo il ritorno di Maometto alla Mecca da un viaggio in Siria, rimasta favorevolmente impressionata anche dall'avvenenza, dal carisma e dal talento per gli affari del giovane mercante, la quarantenne Khadīja si propose in sposa al venticinquenne Maometto attraverso l'intermediaria Nufayasa<ref name="Lo Jacono 39">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 39.}}.</ref>. Sempre nel 595, dopo che lui le donò in dote 20 dromedarie<ref name="Lo Jacono 39"/>, i due si sposarono.
[[File:Mohammed kaaba 1315.jpg|thumb|rightmin|Maometto reinserisce la [[Pietra Nera]] all'interno della [[Kaʿba]]. Miniatura tratta dal ''[[Jami' al-tawarikh]]'', opera di [[Rashid al-Din Hamadani]] (1315 circa)<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www2.let.uu.nl/Solis/anpt/ejos/pdf4/07Ali.pdf|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20041203232347/http://www2.let.uu.nl/Solis/anpt/ejos/pdf4/07Ali.pdf|urlmorto=sì|autore=Wijdan Ali|titolo="From the Literal to the Spiritual: The Development of the Prophet Muhammad's Portrayal from 13th Century Ilkhanid Miniatures to 17th Century Ottoman Art"|editore=Proceedings of the 11th International Congress of Turkish Art (7): 3. ISSN 0928-6802.|data=agosto 1999|accesso=6 gennaio 2024}}</ref>.]]
[[File:Miniatura Maometto.jpg|thumbmin|rightverticale=.8|L'[[arcangelo Gabriele]] riferisce la Rivelazione di Dio a Maometto, ancora una volta velato (antica miniatura).]]
La loroEbbero una vita di coppia senz'altro felice, testimoniata non solo dalla volontaria monogamia di Maometto<ref name="Lo Jacono 39"/>, ma anche dai sei figli che ebberonacquero. Khadīja gli dette quattro figlie - [[Zaynab bint Muhammad|Zaynab]], [[Ruqayya]], [[Umm Kulthum bint Muhammad|Umm Khulthūm]] e [[Fatima bint Muhammad|Fāṭima, detta al-Zahrāʾ]] (le prime tre destinate però a premorire al padre, seppur in età adulta) - oltre a due figli maschi: [[al-Qasim ibn Muhammad|al-Qàsim]], che morì a poco meno di due anni e [[Abd Allah ibn Muhammad (figlio di Maometto)|ʿAbd Allah]], a circa sette mesi. L'unica discendenzafiglia chesopravvissuta a Maometto ebbe fu quella della figlia Fāṭima, che dette in sposa al cugino [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]]<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|pp. 39-40.}}.</ref>.
 
Alcuni anni dopo il matrimonio, nel 605, venne effettuato un profondo restauro della [[Kaʿba]]. In quell'occasione, non riuscendo ad accordarsi su quale di essi dovesse avere l'onore di ricollocare la [[Pietra Nera]] (spostata dopo i lavori del restauro e situata in quella che è oggi la [[Al-Masjid al-Haram|Grande Moschea della Mecca]]), i principali esponenti dei [[clan]] della Mecca decisero di affidare la decisione alla prima persona che fosse transitata sul posto: quella persona fu il trentacinquenne Maometto. Il futuro profestaprofeta chiese un tappeto e decise di posizionarvi al centro la pietra, poi la trasportò insieme agli esponenti dei clan più importanti, ognuno dei quali reggeva un angolo del tessuto. Fu Maometto a inserire la pietra nel suo spazio, sedando in questo modo la pericolosa disputa, salvando al contempo l'onore dei clan<ref>Dairesi, ''Hırka-i Saadet''; Aydın, Hilmi, 2004. (Uğurluel, Talha; Doğru, Ahmet, eds.), ''The sacred trusts: Pavilion of the Sacred Relics'', Topkapı Palace Museum, Istanbul. Tughra Books. ISBN 978-1-932099-72-0.</ref>.
 
=== Rivelazione ===
La tradizione non fornisce molti elementi per poter comprendere la formazione di Maometto, in particolare riguardo a quali influssi culturali e religiosi possa aver subìto. Quello che è certo è che possedesse un'inquietudine spirituale e un'inclinazione religiosa, che lo portavano spesso ad allontanarsi dal caos della quotidianità<ref>{{Cita|Campanini 2020|p. 45.}}.</ref>.
 
Nel 608, Maometto iniziò a fare sogni premonitori, a vedere lampi di luce e a sentire voci, che inizialmente attribuì alla presenza di ''[[jinn]]''<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 42.}}.</ref>. Furono proprio questi sogni<ref group=N>È possibile leggere l'interpretazione che la tradizione islamica attribuisce a questi sogni nel ''[[tafsir]]'' di Muhammad Shafir, le ''Maʿārif al-Qurʾān'' (Le conoscenze del Corano).
Questi primi sogni, preannuncianti l'ispirazione divina, indussero Maometto a una pratica spirituale molto intensa, che lo portò anche a isolarsi, talora per giorni, nella caverna sul monte Hira; sogni successivi, invece, avrebbero preannunciato la comparsa di Gabriele. Sia per Maometto sia per le successive generazioni musulmane, i sogni hanno sempre rivestito grande importanza, essendo considerati uno dei canali di comunicazione da parte del divino e indirizzati all'uomo. È pratica comune nelle confraternite sufi esporre i propri sogni allo [[sceicco]], per ottenerne l'interpretazione.</ref> a sospingere sempre più Maometto, benestante e socialmente ben inserito, verso una pratica spirituale molto intensa attraverso l'esecuzione sempre più frequentemente di ritiri spirituali (''tahannuth''), che potevano durare anche un mese. Come altri ''[[ḥanīf]]'', Maometto iniziò a ritirarsi a cadenze regolari in una grotta sul [[Jabal al-Nur|monte Hira]], vicino alla Mecca, per meditare<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 43.}}.</ref>.
 
Secondo la tradizione, nella notte tra il 26 e il 27 del mese di [[Ramadan]] dell'anno [[610]]<ref>{{Cita|Campanini 2020|p. 47.}}.</ref>, all'età di circa quarant'anni, gli apparve l'[[arcangelo Gabriele]]<ref group=N>In [[lingua araba|arabo]] Gabriele è chiamato ''Jibrīl'' o ''Jabrāʾīl'', ossia "potenza di Dio": da "jabr", potenza, e "Allah"</ref>, che lo strinse a sé tre volte e si rivolse a lui con le seguenti parole:
 
{{citazione|(1) Leggi, in nome del tuo Signore, che ha creato, (2) ha creato l'uomo da un grumo di sangue! (3) Leggi! Ché il tuo Signore è il Generosissimo, (4) Colui che ha insegnato l’uso del calamo, (5) ha insegnato all'uomo quello che non sapeva<ref group=N>[[Sūra]] XCVI:1-5. Salvo l'imperativo iniziale, si è seguita la versione de ''Il Corano'', introd., trad. e commento di [[Alessandro Bausani]], Firenze, Sansoni, 1961 e succ. ediz. La traduzione [[Alessandro Bausani|bausaniana]] riporta "Grida", malgrado ''iqrāʾ'' significhi più propriamente "recita salmodiando" pur essendo logico che per poter recitare si debba preliminarmente leggere, non essendo noto il contenuto del brano da recitare.</ref>}}
Riga 81:
Scovolto da questa esperienza [[teopatia|teopatica]], Maometto fuggì a precipizio dalla caverna in direzione della propria abitazione e, nel girarsi, raccontò di aver visto Gabriele sovrastare con le sue ali immense<ref group=N>Per quel "gigantismo" che caratterizza le "realtà angeliche", anche in contesti diversi da quello islamico.</ref> l'intero orizzonte, e lo sentì rivelargli di essere stato prescelto da Dio come suo «Messaggero» (''rasūl'').
 
Giunto a casa, fu scosso da violenti tremori e cadde in preda al terrore credendo di essere stato soggiogato dai ''[[jinn]]'' e quindi impazzito<ref group=N>"Impazzito" cioè ''majnūn'' significa letteralmente "catturato dai ''jinn''. Cfr.{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 46.}}.</ref>. A convincerlo ad accettare la realtà di quanto gli era accaduto, provvide innanzi tutti Khadīja che credette senza esitazione alle parole del marito, divenendo il primo essere umano a convertirsi<ref name="Lo Jacono 47">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 47.}}.</ref>. Per tranquillizzarlo ulteriormente, la moglie lo fece parlare con [[Waraqa ibn Nawfal]]<ref name="Lo Jacono 47"/>, cugino di lei, che le fonti islamiche indicano come [[Cristianesimo|cristiano]] ma che poteva anche essere uno di quei monoteisti [[arabi]] (''ḥanīf'') che non si riferivano a una specifica struttura religiosa organizzata.<ref>Barnaby Rogerson, ''The Prophet Muhammad. A Biography'', Mahwah, NJ, HiddenSpring, 2003, ISBN 1-58768-029-7, p. 77.</ref> Waraqa confermò<ref group="N">
{{citazione|Waraqa chiese: "Nipote mio, cos’hai"?
Il Messaggero di Allah gli raccontò ciò che vide, e Waraqa gli disse: "Quest’angelo è colui che scese su Mosè. Vorrei essere più giovane, per arrivare al giorno in cui il tuo popolo ti caccerà".
Riga 88:
Waraqa, già molto anziano e quasi cieco, morirà alcuni giorni dopo questo dialogo. Cfr. [[Alfred Guillaume]], ''The life of Muhammad'', traduzione dall'arabo della ''Sīrat al-nabawī'' (Vita del Profeta) di [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], Oxford University Press, 1967. ISBN 0-19-636033-1</ref> che su Maometto fosse disceso la Parola di Dio (''Nāmūs'')<ref name="Lo Jacono 47"/>.
 
Seguì un lungo periodo detto ''fatra'', durato forse tre anni, in cui le sue esperienze non ebbero séguito, provocando ulteriore angoscia in Maometto<ref>{{Cita| name="Lo Jacono 2011|p. 47.}}<"/ref>. Durante quel tempo, secondo quanto scritto nel Corano, Maometto si diede con ancora maggiore intensità alle pratiche spirituali. I primi convertiti, oltre alla moglie, furono tutte persone a lui più vicine: le figlie, il cugino 'Alī, Abu Bakr, il figlio adottovo Zayd Ibn Hārita<ref name="Campanini 49">{{Cita|Campanini 2020|p. 49.}}.</ref>. Infine, intorno al 613, Gabriele tornò a parlargli<ref group=N>
{{citazione|(1) Per la luce del mattino, (2) per la notte quando si addensa: (3) il tuo Signore non ti ha abbandonato e non ti disprezza|Corano, XCIII:3}} </ref> e gli giunse l'ordine diretto di Dio di diffondere il suo messaggio a tutti gli abitanti di Mecca<ref name="Campanini 49"/>.
 
=== L'inizio della predicazione e le prime persecuzioni ===
[[File:Maome.jpg|thumbmin|verticale=1.2|In questa miniatura del [[XVI secolo]], tratta dall{{'}}''Athār al-baqiya'' (Tracce dei secoli passati) di [[al-Biruni|al-Bīrūnī]] (manoscritto della [[Biblioteca nazionale di Francia]], Arabe 1489 fol. 5v), Maometto è invece raffigurato senza velo sul volto.]]
 
La conversione degli abitanti di Mecca risultò per Maometto particolarmente irta di ostacoli. Seppur inizialmente avessero accoltòaccolto con curiosità e benevolenza la nuova catechesi predicata da Maometto, in seguito i meccani gli si ribellarono<ref name="Cita|Lo Jacono, 2011|p. 53">{{Cita|Lo Jacono, 2011|p. 53.}}.</ref>. Le volontà di Allah di ritenersi unico ed esclusivo avrebbe potuto creare enormi problemi economici alla città, che si era arricchita attraverso i pellegrinaggi per gli idoli religiosi posti dentro la [[Kaʿba]], che portavano a Mecca persone provenienti da tutta la penisola<ref>{{ name="Cita|Lo Jacono, 2011|p. 53.}}<"/ref>.
 
Importanti esponenti di vari clan iniziarono così a provare un crescente malcontento verso Maometto, che si manifestò con una serie di attacchi personali e il dileggio<ref>{{Cita|Lo Jacono, 2011|pp. 51-54.}}.</ref>: il musico Anal-Nadr ibn al-Ḥārith si divertiva a fare concorrenza al proselitismo in atto di Maometto, mettendosi a raccontareraccontando storie e leggende, mentre il Profeta recitava le sue rivelazioni; la danzatrice Fartana, che lanciava motteggi pungenti contro i musulmani; e ʿUqba b. AbiAbī Mu'aytMuʿayt, che lanciò una placenta sanguinante di montone su Maometto intento in preghiera, con il palese intento di blasfemo d'infangare con il sangue della bestia (considerato impuro dai musulmani) quel momento di sacro raccoglimento<ref>{{Cita|Lo Jacono, 2011|pp. 54-57.}}.</ref>. Fra gli oppositori di Maometto vi fu anche suo zio AbuAbū Lahab, che, forse su suggerimento dalla moglie Umm Ğamīl Arwā, spinse i figli a ripudiare le rispettive mogli, figlie del Profeta<ref>{{Cita|Lo Jacono, 2011|p. 58.}}.</ref>.
 
I convertiti nella sua città natale furono pochissimi per i numerosi anni che egli ancora trascorse alla [[La Mecca|Mecca]]. Fra essi il suo amico intimo e coetaneo [[Abū Bakr]] e un gruppetto assai ristretto di persone che sarebbero stati i suoi più validi collaboratori: i cosiddetti "[[Dieci Benedetti]]" (''al-ʿashara al-mubashshara''). I principali seguaci di Maometto furono giovani - figli o fratelli di mercanti - oppure persone in rotta con i loro clan di origine, insieme a stranieri la cui posizione nella società meccana era piuttosto fragile. In generale i meccani non presero sul serio la sua predicazione, deridendolo.
 
Secondo [[Ibn Sa'd]], le persecuzioni dei musulmani alla Mecca cominciarono quando Maometto annunciò i versetti che condannavano l'idolatria e il politeismo, mentre gli esegeti coranici le situano con l'inizio delle predicazioni pubbliche. Con l'aumentare dei suoi seguaci, comunque, i [[clan]] che rappresentavano il potere locale si sentirono sempre più minacciati; in particolare i [[Quraysh]], a cui pure Maometto apparteneva, poiché guardiani della [[Kaʿba]] e gestori del lucroso traffico riguardante le offerte agli idoli. I mercanti più potenti cercarono allora di convincere Maometto a desistere dalla sua predicazione offrendogli di entrare nel loro ambiente, insieme a un matrimonio per lui vantaggioso, ma egli rifiutò entrambe le proposte. Cominciò così un lungo periodo di persecuzioni nei confronti di Maometto e dei suoi seguaci<ref>[[William Montgomery Watt]], ''The Cambridge History of Islam'', 1977, p. 36.</ref>.
Riga 110:
=== Isra' e Mi'raj ===
{{Vedi anche|Isrāʾ e Miʿrāj}}
[[File:Domeoftherock1.jpg|miniaturamin|La [[Cupola della Roccia]], punto dal quale Maometto sarebbe asceso al Paradiso]]
 
Nel 620 Maometto sperimentò un avvenimento che si rivelerà pregno di significati particolarmente per la disciplina esoterica islamica, il [[Sufismo]].
Riga 122:
Ascese ancora, e venne ammesso al cospetto di Dio, avendone quindi per Suo onnipotente volere una visione beatifica del tutto straordinaria: l'Infinità, che è uno degli attributi di Dio, e l'immensa Potenza Divina renderebbero infatti impossibile a un vivente di accostarsi a Lui. Avrebbero questo privilegio solo i morti, dotati da Dio di particolari sensi del tutto superiori a quelli dei viventi.
 
Mentre [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]] presenta questo evento come un'esperienza spirituale, [[Al-Tabari|Ṭabarī]] e [[Ibn Kathir|Ibn Kathīr]] lo descrivono come un viaggio fisico compiuto dal Profeta. In ogni caso, i forti connotati spirituali dell'evento resero indispensabile, per poterla descrivere, l'uso da parte di Maometto di una terminologia dai forti contenuti mistici e poetici; ed espressioni come "''sidrat al-Muntahà ʿindahā jannatu l-Māʾwà''" ("il loto di al-Muntahà presso il quale è il Giardino di al-Māʾwà") costituiscono un esempio in questo senso.
 
=== Gli ultimi anni alla Mecca ===
Nel [[619]], l'"anno del dolore", morirono tanto suo zio [[Abū Ṭālib]], che gli aveva garantito affetto e protezione malgrado non si fosse convertito alla religione del nipote, quanto l'amata Khadīja. Con la morte di suo zio Abū Ṭālib, la leadership dei Banu Hashim passò a [[Abu Lahab|Abū Lahab]], strenuo avversario di Maometto, che ritirò la protezione a lui offerta dal clan: per naturale conseguenza, chiunque avesse tentato di uccidere Maometto non si sarebbe più esposto alla vendetta del suo clan. Maometto si recò allora a [[Ta'if|Ṭāʾif]], in cerca di protezione, ma la sua contemporanea predicazione dell'Islam non fece altro che metterlo in un pericolo ancora maggiore. Costretto a tornare alla [[La Mecca|Mecca]], incontrò Mutʿim ibn ʿAdī, capo del clan [[Banu Nawfal]], che gli permise di rientrare in città.
 
Nello stesso periodo molte persone visitarono la Kaʿba come pellegrini o per concludere affari: Maometto approfittò di questa occasione per trovare un luogo sicuro per lui e per i suoi seguaci. Dopo molti tentativi infruttuosi, l'incontro con alcuni uomini di Yathrib (che sarebbe poi diventata [[Medina]]) si rivelò fortunato: per loro infatti erano familiari sia il concetto di monoteismo, sia la possibilità dell'apparizione di un profeta, essendo presente una forte componente ebraica nella città. Speravano inoltre, accogliendo Maometto, di poter guadagnare la supremazia politica sulla [[La Mecca|Mecca]], di cui invidiavano i proventi derivanti dai pellegrinaggi. In breve raggiunsero [[Medina]], diventato un porto sicuro, musulmani provenienti da tutte le tribù della [[La Mecca|Mecca]]. Nel luglio del 620, per incontrare il Profeta, giunsero a Medina da Mecca settantacinque musulmani: essi si riunirono segretamente, di notte, e accettarono un comune impegno che prevedeva l'obbedienza a Maometto, l'ingiunzione del bene e la proibizione del male, e una comune risposta armata qualora questa si fosse resa necessaria. In seguito a questo patto Maometto incoraggiò i musulmani a raggiungere Medina: come accaduto per [[Piccola Egira|l'emigrazione in Abissinia]], anche questa volta i [[Quraysh]] cercarono di bloccare l'esodo, fallendo.
 
=== Egira ===
Riga 133:
Negli anni precedenti l'[[Egira]], l'autorità di Maometto, come capo dei musulmani, gli permise di guadagnare l'appoggio dei notabili di Yathrib, che vollero fungesse da arbitro imparziale, in quanto straniero, nelle dispute fra le componenti etniche e tribali della città. Questo permise a lui e ai suoi seguaci di essere accolti nella città-oasi, venendo a fruire della necessaria sicurezza e protezione.
 
Nello stesso periodo diede anche istruzioni ai suoi seguaci perché emigrassero alla spicciolata, e senza dare nell'occhio dei concittadini, verso [[Yathrib]], fin quando furono assai pochi i musulmani rimasti alla [[La Mecca|Mecca]]. Allarmati dall'esodo e timorosi di veder messi a rischio i propri interessi, a causa dell'inevitabile conflitto ideologico e spirituale che si sarebbe prodotto con gli altri Arabi politeisti (che coi Meccani proficuamente commerciavano e che annualmente partecipavano ai riti della ''[[ʿumra]]'' del mese di ''[[rajab]]''), i Quraysh organizzarono un complotto per uccidere Maometto. Attraverso [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], che prese il suo posto nella casa, discretamente sorvegliata dai Quraysh, Maometto riuscì a ingannare la sorveglianza e fuggire dalla città insieme al suo migliore amico, il futuro califfo [[Abū Bakr]]. I due, attraverso un miracoloso evento narrato nel [[Corano]], non vennero scoperti dagli inseguitori meccani nei dintorni della città; e grazie alla collaborazione di parenti e amici, attraversarono il deserto in sella ai dromedari, passando per sentieri meno noti e battuti. Raggiunsero incolumi [[Medina]] il 24 settembre 622.
 
Inizialmente Maometto si ritenne un profeta inserito nel solco profetico antico-testamentario, ma la comunità ebraica di Medina non lo accettò come tale in quanto non appartenente alla stirpe di Davide<ref>''An Introduction to the Quran'', 1895, p. 187.</ref>. Nonostante ciò, Maometto predicò a Medina per otto anni e qui, fin dal suo primo anno di permanenza, formulò la [[Costituzione di Medina]] (Rescritto o Statuto o Carta, in [[lingua araba|arabo]] ''Ṣaḥīfa'') che fu accettata da tutte le componenti della città-oasi e che vide il sorgere della ''[[Umma (Islam)|Umma]]'', la prima Comunità politica di credenti.
 
I primi abitanti di Yathrib, che si convertirono all'[[Islam]] e che offrirono ospitalità e aiuto agli Emigrati meccani, vennero chiamati ''[[Ansar|Anṣār]]'' ("ausiliari"); successivamente Maometto istituì un patto di "fraternità" fra Emigrati (''[[Muhajirun|Muhājirūn]]'') e ''Anṣār'', e il Profeta stesso prese come fratello ʿAlī, figlio dell'amato zio [[Abū Ṭālib]] e di fatto (anche se non legalmente) affiliato da Maometto fin dalla tenera età, come Abū Ṭālib aveva a sua volta adottato lui quando era rimasto orfano.
 
=== La ''Umma'' e l'inizio dei conflitti armati ===
Riga 150:
 
=== L'atteggiamento verso gli ebrei ===
In tutte queste circostanze Maometto colpì in diversa misura anche gli [[ebrei]] di Medina, che si erano resi colpevoli agli occhi della ''[[Umma (islam)|Umma]]'' della violazione del [[Costituzione di Medina|Rescritto di Medina]] e di tradimento nei confronti della componente [[islam]]ica. In occasione dei due primi fatti d'armi, furono esiliate le tribù ebraiche dei [[Banu Qaynuqa|Banū Qaynuqāʿ]] e dei [[Banu Nadir|Banū Naḍīr]] accusati i primi di offesa alla pudicizia di una ragazza musulmana e i secondi di complotto, unitamente ai Meccani pagani, ai danni dei musulmani. Durante la cosiddetta "[[battaglia del Fossato]]" (''Yawm al-Khandaq''), che fu di fatto un fallito [[assedio]] dei Meccani e dei loro alleati, la tribù ebraica dei [[Banu Qurayza|Banū Qurayza]], situata a sud di Medina, avviò i negoziati con i Quraysh per consegnare loro Maometto, violando apertamente la Costituzione di Medina. Dopo aver respinto gli assedianti pagani, i [[musulmani]] accusarono i Banū Qurayza di tradimento<ref>M.J. Kister, art. cit., pp. 86-87.</ref> e li assediarono per venticinque giorni nelle loro fortezze, costringendoli alla resa. Furono decapitati tra i 700 e i 900 uomini ebrei della tribù e le loro donne e i loro bambini furono venduti come schiavi<ref>^ Peterson (2007), p. 126.</ref><ref>Ramadan (2007), p. 141.</ref> sui mercati d'uomini di [[Siria]] e del [[Najd]], dove vennero quasi tutti riscattati dai loro correligionari di [[Khaybar]], [[Fadak]] e di altre oasi arabe [[higiaz]]ene.<ref>M.J. Kister, "The massacre of Banu Qurayza: a re-examination of a tradition", in: ''Jerusalem Studies in Arabic and Islam'' 8 (1986), pp. 61-96, a p. 94.</ref>
 
La sentenza non fu formalmente decisa da Maometto che aveva affidato il responso sulla punizione da adottare a [[Sa'd ibn Mu'adh|Saʿd b. Muʿādh]], ''[[sayyid]]'' dei Banū ʿAbd al-Ashhal, [[clan]] della tribù medinese dei [[Banu Aws]], un tempo principale alleata dei B. Qurayẓa. Questi, ferito gravemente da una freccia (tanto da morirne pochissimi giorni più tardi) e ovviamente pieno di rabbia e rancore, decise per una soluzione estrema, non frequente ma neppure del tutto inconsueta per l'epoca.<ref group="N">Si ricorderà il massacro dei cristiani di [[Najrān]] disposto dal ''[[Tubba|tubbaʿ]]'' giudaizzato di [[Himyar]], [[Dhu Nuwas|Dhū Nuwās]].</ref> Maometto approvò la decisione di massacrare tutti i maschi della tribù e di ridurre in schiavitù le donne e i bambini, e partecipò attivamente allo sgozzamento dei prigionieri. Che non si trattasse comunque di una decisione da leggere in chiave esclusivamente anti-ebraica potrebbe dimostrarcelo il fatto che gli altri B. Qurayẓa che vivevano intorno a Medina,<ref>[[al-Waqidi|al-Wāqidī]], ''Kitāb al-maghāzī'', ed. [[Marsden Jones]], 2 voll. Londra, 1966, II, pp. 634 e 684, parla ad esempio della presenza a Medina di ebrei dopo il Giorno del Fossato.</ref> e nel resto del [[Hijaz|Ḥijāz]] (circa {{formatnum:25000}} persone), non furono infastiditi dai musulmani, né allora, né in seguito.<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 116.}}.</ref>
In proposito si è anche espresso uno dei più apprezzati storici del primo Islam, [[Fred McGrew Donner]], che afferma:<ref>''Muhammad and the believers'', Cambridge, MA, The Belknap Press of Harvard University Press, 2010, p. 74.</ref>
{{Citazione|dobbiamo... concludere che gli scontri con altri ebrei o gruppi di ebrei furono il risultato di particolari atteggiamenti o comportamenti politici di costoro, come, per esempio, il rifiuto di accettare la leadership o il rango di profeta di Muhammad. Questi episodi non possono pertanto essere considerati prove di un'ostilità generalizzata nei confronti degli ebrei da parte del movimento dei Credenti, così come non si può concludere che Muhammad nutrisse un'ostilità generalizzata nei confronti dei Quraysh perché fece mettere a morte e punì alcuni suoi persecutori appartenenti a questa tribù<ref>Fred M. Donner, ''Maometto e le origini dell'islam'', ediz. e trad. di R. Tottoli, Torino, Einaudi, 2011, pp. 76-77</ref>.}}
Riga 159:
 
=== La conquista dell'Arabia e la morte ===
[[File:Siyer-i Nebi 414a.jpg|thumbmin|verticale|''La morte di Maometto''. Miniatura presente nel manoscritto ottomano del ''Siyar-i Nebi'', datato 1595, conservato nel [[Topkapi|Topkapı]] Sarayı Müzesi di [[Istanbul]] (Hazine 1222, folio 414a)]]
Dopo aver portato in prossimità della sua città natale, un forte contingente armato, affermando di voler compiere un [[pellegrinaggio]] alla [[Kaʿba]], Maometto si accordò con i Meccani per rimandare all'anno successivo quel pellegrinaggio, sottoscrivendo nel marzo del [[628]] l'[[Accordo di al-Hudaybiyya]], suscitando un forte sconcerto tra i suoi seguaci e, particolarmente, in [[ʿOmar ibn al-Khaṭṭāb|ʿUmar b. al-Khaṭṭāb]].<br>
L'intento fu realizzato come concordato il [[2 marzo]] [[629]], con quello che viene ricordato come "Pellegrinaggio d'adempimento" (''[[umrat al-qada|ʿumrat al-qaḍāʾ]]'').
Nel [[630]] Maometto era ormai abbastanza forte per marciare sulla Mecca e conquistarla. Tornò peraltro a vivere a Medina e da qui ampliò la sua azione politica e religiosa a tutto il resto del [[Hijaz]] e, dopo la sua vittoria nel [[630]] a [[Battaglia di Hunayn|Ḥunayn]] contro l'alleanza che s'imperniava sulla tribù dei [[Banu Hawazin|Banū Hawāzin]], con una serie di operazioni militari nel cosiddetto [[Wadi al-qura]], a 150 chilometri a settentrione di Medina, conquistò o semplicemente assoggettò vari centri abitati (spesso oasi), come Khaybar, [[Tabuk (Arabia Saudita)|Tabūk]] e Fadak, il cui controllo aveva indubbie valenze economiche e strategiche.
 
Nel 632, tornato a [[Medina]] dopo aver compiuto il Pellegrinaggio detto anche il "[[Pellegrinaggio dell'Addio]]", il profeta si ammalò, probabilmente di [[pleurite]]<ref>{{Cita| name="Lo Jacono 2011|p. 138.}}<139"/ref> o di un [[tumore al cervello]], di cui avrebbe iniziato a mostrare i sintomi durante il Pellegrinaggio<ref name="Campanini 130">{{Cita|Campanini 2020|p. 130.}}.</ref>. Curato inutilmente, delegò Abū Bakr la conduzione della preghiera colletivacollettiva e a Usama b. Zayd la conduzione dell'esercito per la conquista della Siria<ref name="Lo Jacono 139">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 138.}}.</ref>. Morì lunedì 13 rabīʿ I dell'anno 11 dell'[[Egira]] (equivalente all'8 giugno del [[632]]<ref group=N>Sia per la data di nascita, sia per quella di morte, non c'è tuttavia alcuna certezza e quanto riportato costituisce semplicemente il parere di una maggioranza relativa, anche se sostanziosa, di [[tradizionista (Islam)|tradizionisti]]. Dall'opinione della maggioranza dei [[tradizionista (Islam)|tradizionisti]], che fissa a 63 anni l'arco di vita di Maometto, si è dedotta la sua data di nascita, altrimenti indicata con la semplice espressione «[[Anno dell'elefante]]». Tuttavia esistono tradizioni difformi, per quanto decisamente minoritarie, che indicano in 60 o 65 gli anni vissuti dal Profeta dell'Islam. Cfr. Ṭabarī, ''Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk'', 1835-1836, che cita in proposito [['Amr ibn Dinar|ʿAmr b. Dīnār]] (60 anni) e [[Abd Allah ibn 'Abbas|Ibn ʿAbbās]] (65).</ref>), tra le braccia dell'amata moglie [[Aisha|ʿĀʾisha bt. Abī Bakr]]<ref name="Lo Jacono 139"/>. Le sue ultime parole furono: «Con la compagnia suprema in Paradiso»<ref name="Campanini 130"/>. Fu [[Sepoltura di Maometto a Medina|sepolto a Medina]], all'interno della casa in cui viveva.
 
Lasciò nove vedove - tra cui [[Aisha|ʿĀʾisha]] - e una sola figlia vivente, [[Fatima bint Muhammad|Fāṭima]], andata sposa al cugino del profeta, [[Ali ibn Abi Tàlib|ʿAlī b. Abī Ṭālib]], madre dei suoi nipoti [[al-Hasan ibn Ali|al-Ḥasan b. ʿAlī]] e [[al-Husayn ibn Ali|al-Ḥusayn b. ʿAlī]]. Fatima, piegata dal dolore della perdita del padre e logorata da una vita di sofferenze e fatiche, morì sei mesi più tardi, diventando in breve una delle figure più rappresentative e venerate della religione islamica<ref>{{Cita|Campanini 2020|pp. 137-139.}}.</ref>. Non avendo fornito esplicite dichiarazioni su chi dovesse succedergli alla guida politica della ''Umma'', i suoi collaboratori dettero vita all'istituzione politico-religiosa del califfato<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 139.}}.</ref>, assegnandone la carica al suo caro amico [[Abū Bakr]].
 
== Origine del nome ==
Riga 186:
Ben diversamente, sulla derivazione di tali varianti dal nome arabo, si esprime Georges S. Colin,<ref>"Note sur l'origine du nom de «Mahomet»", in: ''Hespéris'' (Archives berbères et Bulletin de l'Institut des Hautes-Études marocaines), 1925, I, p. 129.</ref> che osservava come questo tipo di adattamento fonetico trovasse una spiegazione in un passaggio della sintesi fornita da Ibn ʿArḍūn del suo trattato sul matrimonio, intitolato ''Muqniʿ al-Muḥtāj fī adāb al-zawāj'', in cui avvertiva dell'uso che, nel dare al neonato il nome venerato di Muhammad, lo si «sfigurasse con una vocalizzazione della prima consonante ''mīm'' in ''a'' e della consonante ''ḥā'' in ''u''» tanto che - notava Colin - nel XIV secolo i [[Berberi]] Ghumāra avevano l'abitudine d'impiegare la forma *''Maḥummad'' e *''Maḥommad'' (facilmente trasformabili in ''Mahoma'' nell'ambiente nordafricano, che aveva stretti e secolari vincoli con il ''bilād [[al-Andalus]]''). Così facendo, sosteneva Colin, si evitava il rischio che il bambino che portava lo stesso nome del Profeta, mostrasse sciaguratamente nel crescere scarse qualità o addirittura veri e propri difetti caratteriali, tali da invalidare la ''baraka'' (benedizione) che s'accompagnava al nome "Muḥammad". Colin commentava come anche i Cinesi seguissero la stessa logica, impiegando «rovesciati (''renversés'') alcuni caratteri dichiarati tabù».
 
Come risulta da una lettera inviata nel 1141 dall'abate [[Pietro il Venerabile|Pietro di Cluny]], detto ''il Venerabile'', a [[Bernardo di Chiaravalle]], in occasione della traduzione di un "breve scritto apologetico arabo-cristiano, la ''Summula brevis contra haereses et sectam Saracenorum, sive Ismaelitarum'', il nome "Muḥammad" è reso fin da allora come "Machumet".<ref>Ugo Monneret de Villard, ''Lo studio dell'Islām in Europa nel XII e nel XIII secolo'', Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1944, pp. 18-19.</ref>
{{citazione|Mitto vobis, clarissime, novam translationem nostram, contra pessimam nequam Machumet haeresim disputantem...}}
Del pari [[Ermanno di Carinzia]] (o Dalmata), in una sua traduzione, scriveva (su incarico di [[Pietro di Cluny]], per una sua antologia sull'Islam, il ''De generatione Mahumet et nutritura ejus'', che era la traduzione del ''Kitāb al-anwār'' (Libro delle luci) di [[Abu l-Hasan al-Bakri|Abū l-Ḥasan al-Bakrī]], dimostrando come, a metà del XII secolo, il nome Maometto non traesse origine da alcuna espressione insultante o irridente proveniente da idiomi romanzi.
Riga 202:
Tale tesi islamica si basa sulla definizione coranica di Maometto di ''al-nabī al-ummī'': l'aggettivo ''ummī'' può infatti voler dire "analfabeta, illetterato", ma, come notano esegeti moderni, anche "nazionale"<ref group=N>Ancor oggi la parola araba ''Umma'' significa tanto "comunità" quanto "nazione" (ad es. ''al-umam al-muttaḥida'', "Nazioni Unite").</ref>, "attinente al gruppo d'appartenenza" e dunque, nell'interpretazione moderna, anche "profeta degli arabi".<ref>[[Carlo Alfonso Nallino]], "Il significato del vocabolo coranico «Ummī» applicato a Maometto e quello di «al-Ummiyyūn», in: ''Raccolta di scritti editi e inediti'', Roma, [[Istituto per l'Oriente]], 1940, vol. II, pp. 60-65.</ref>
 
Per alcuni "analfabetismo" va inteso nel senso di "impossibilità o grande difficoltà di scrivere frasi", vista l'inesistenza di fatto di uno standard scrittorio della lingua araba (la lingua parlata era invece elaborata, come mostrano i componimenti poetici ed epici d'età [[Jāhiliyya]], preislamica), e non nel senso di "ignoranza della scrittura": una seppur non rifinita forma di scrittura dell'arabo esisteva e, entro questo limite, si può sostenere che Maometto sapesse scrivere, come dimostrerebbe il fatto che sarebbe stato in grado di leggere e firmare il Trattato di Ḥudaybiyya, che portò nel 628 a una tregua fra musulmani e pagani della Mecca. Tuttavia [[Bal'ami|Balʿami]], traduttore in [[Lingua farsi|farsi]] dell'opera annalistica di [[Ṭabarī|Muḥammad Ibn Ǧarīr al-Ṭabarī]],<ref>''Vita di Muhammad'' (a cura di S. Noja), Milano, Rizzoli, 1985, pp. 268-269.</ref> sottolinea un'alfabetizzazione sommaria di Maometto e afferma che il detto Trattato sarebbe stato messo per iscritto da [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], che fungeva da segretario, e che, quando questi si rifiutò di accondiscendere alle richieste dei [[Quraysh|Coreisciti]] di cancellare l'epiteto di "apostolo di Dio" (''Rasūl Allāh''), "Il Profeta gli avrebbe tolto allora il càlamo dalle mani e gli avrebbe domandato: 'Dove sono le parole «Apostolo di Dio»? Fammi vedere'. Le cancellò di suo pugno e disse: 'Scrivi «Muḥammad figlio di ʿAbd Allāh» e redigi il trattato come te l'ho dettato'".
 
Con riferimento a quest'ultimo aneddoto, da altra fonte si afferma che Ṭabari<ref>''Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk'', 11 voll., 1969-77, [[Il Cairo]], Dar al-maʿārif, II, f. 1549, p. 636.</ref> avrebbe in realtà scritto: « [...] "Io sono il messaggero di Dio e sono Muḥammad ibn ʿAbd Allāh". - E disse ad ʿAlī: "Cancella ''messaggero di Dio''". "No - rispose (ʿAlī) - per Dio, giammai ti cancellerò!". Allora l'Inviato di Dio prese il documento - egli non scriveva bene - e scrisse ''Muḥammad'' al posto di ''Messaggero di Dio'' (''rasūl Allāh''). Poi scrisse: "Questo è ciò su cui concorda Muḥammad: egli non entrerà a Mecca con le armi (in pugno)" »<ref group=N>Ecco il testo originale traslitterato: « [...] "Anā Rasūl Allāh wa anā Muḥammad ibn ʿAbd Allāh. Qāla lī ʿAlī (ʿalayhi al-salām): "Amha ''Rasūl Allāh''". Wa qāla: "Lā wa-llāhi la amhaka abadan". Wa akhadhahu Rasūl Allāh (ṣalla Allāhu ʿalayihi wa sallama) - wa laysa yuḥassinu yaktabu - fa-kataba makān ''Rasūl Allāh'' ''Muḥammad'' fa-kataba: "Hadhā mā qudiya ʿalayhi Muḥammad: la yadkhalu Makka bi-l-silāḥ"... ».</ref>.
 
Secondo fonti islamiche antiche, smentite dalle recenti ricerche storiografiche, Maometto avrebbe redatto lettere per i potenti della Terra ([[Negus]] [[Etiopia|etiopico]], ''basileus'' [[Bizantini|bizantino]] e [[Scià]] [[persia]]no-[[Sasanidi|sasanide]]):<ref>[[Ṭabarī]], ''op. cit.'', II, f. 1560-1, pp. 644-46.</ref> gli storici notano che è largamente improbabile che le lettere di Maometto, che invitavano i sovrani a convertirsi alla neo-religione<ref>[[Martin Lings]], ''Muhammad: His Life based on the earliest sources'', Suhail Academy, Lahore, 1994, p. 260.</ref>, siano state lette ai sovrani destinatari, vista l'elaboratezza dei cerimoniali di corte, specie di quelli persiani, che avrebbero impedito che missive di simile contenuto raggiungessero i sovrani e, pertanto, ne affermano l'inesistenza.
 
Inoltre Maometto si sarebbe impegnato a scrivere un non meglio identificato "importante documento" da lasciare ai musulmani al momento della sua morte,<ref>[[Bukhari]], ''Ṣaḥīḥ'', [[Il Cairo]], Muṣṭafā al-Bābī al-Ḥalabī, III, p. 158.</ref> secondo una tradizione che risale allo studioso Ibn ʿAbbās, cugino dello stesso Profeta. Non manca chi<ref>[[Claudio Lo Jacono]], "La prima storiografia islamica. Modelli e prestiti", in: ''Lo spazio letterario del Medioevo'', Roma, Salerno Editrice, 2003, p. 267, nota 24.</ref> sottolinea come sarebbe contraddittorio che proprio Maometto non fosse in grado di far fronte a quanto previsto dai versetti 13-14 della [[sūra]] XVII del Corano, in cui si afferma «E abbiamo attaccato al collo di ogni uomo il suo destino e il dì della Risurrezione gli mostreremo un rotolo che troverà dispiegato a sé davanti. / ''"Leggi il tuo rotolo!'' Basterai tu stesso, oggi, a computare contro di te le tue azioni!"» (trad. di [[Alessandro Bausani|A. Bausani]], ''Il Corano'', Firenze, Sansoni, 1961, p.&nbsp;202)<ref group=N>Altri sostengono che questo passo del Corano è una metafora per indicare che ci sarà il giudizio di Dio dopo la morte, che l'uomo giudicato sappia o non sappia leggere e scrivere. Varrà la pena ricordare però che la lettura sunnita del Corano non prevede interpretazioni allegoriche (''taʾwīl''), ammesse invece dalla lettura sciita.</ref>.
 
Altre fonti fanno notare come le personalità in grado di leggere e scrivere, nel periodo precedente all'[[Egira]], fossero una quindicina, tutte conosciute per nome,<ref>H.R. Gibbs e J. H. Kramers, ''The shorter Encyclopaedia of Islam, Leiden, 1935, p. 370''</ref> e in effetti il Corano sarebbe il più antico libro arabo in prosa.<ref>R. A. Nicholson, ''A Literary History of the Arabs'', Cambridge, 1962, p. 125</ref> Studiosi occidentali fanno notare come le tribù nomadi, compresa quella di Maometto, disprezzassero la scrittura, privilegiando la trasmissione orale delle conoscenze<ref>Bryan S. Turner, ''Reading in Orientalism'', Volume I, p. 35.</ref> La maggior parte dei musulmani propende per un analfabetismo del loro Profeta, escludendo pertanto radicalmente che egli abbia potuto leggere la Bibbia o altri testi sacri, che del resto sarebbero comparsi in forma scritta solo diverso tempo dopo la sua morte.<ref group=N>"The oldest dated manuscript containing the Gospels in Arabic is Sinai Arabic MS 72. Here the text of the four canonical Gospels is marked off according to the lessons of the temporal cycle of the Greek liturgical calendar of the Jerusalem Church. A colophon informs us that the MS was written by Stephen of Ramleh in the year 284 of the Arabs, i.e., 897 AD." Cfr. Sidney H Griffith, ''The Gospel in Arabic: An Enquiry into Its Appearance in the First Abbasid Century'', Oriens Christianus, Volume 69, pp. 131-132.</ref><ref>[https://press.princeton.edu/titles/10018.html The scripture of the people of the book ] Sidney H. Griffith, Princeton University</ref>.
Riga 221:
Il motivo per cui Dante lo colloca tra i seminatori di discordie e non tra gli eresiarchi è probabilmente dovuto a una leggenda medievale che parla di Maometto come vescovo e cardinale cristiano, che poi avrebbe rinnegato la propria fede, deluso per non aver raggiunto il papato o per altra ragione e avrebbe creato una nuova religione «mescolando quella di Moisè con quella di Cristo».<ref>{{cita libro | cognome=Sermonti | nome=Vittorio | titolo=L'Inferno di Dante | città=Milano | editore=Rizzoli | anno=2001 | p=513}}</ref> Secondo una tradizione diffusa tra i musulmani, il [[Negus]] di [[Abissinia]] - che ospitò gli esiliati musulmani quando Maometto era in vita - avrebbe attestato la sua fede in lui come profeta di Dio.
 
Il racconto dell{{'}}''[[Isrāʾ e Miʿrāj|Isrāʾ]]'' e quello del ''[[Isrāʾ e Miʿrāj|Miʿrāj]]'' (divulgato in traduzione nel mondo cristiano medievale come ''Libro[[Libri della Scala]]'', ossia "dell'ascesa [al cielo]"), partendo da alcuni passi del Corano, parla di un viaggio oltremondano di Maometto e presenta varie affinità con la [[cosmogonia]] e con altri aspetti della [[Divina Commedia]] dantesca, senza per questo poter parlare di imitazione per quanto riguarda l'alto livello poetico e il contenuto teologico prettamente cristiano del capolavoro [[Dante Alighieri|dantesco]].
 
== Famiglia ==
{{Vedi anche|Albero genealogico di Maometto}}
[[File:Tombstone of Umar (r.a) by mohammad adil rais.JPG|thumbmin|[[Umar|ʿUmar]] fu inumato accanto a Maometto: onore che prima di lui fu riservato anche ad [[Abū Bakr]]. Il sepolcro si trova all'interno della [[Moschea del Profeta]] di [[Medina]]. La prima finestra a destra permette di osservarne il sacello (vuoto, in base alle usanze islamiche che prevedono l'inumazione nella nuda terra). A sinistra del Profeta si trova il sacello di [[Abū Bakr]] e, più piccolo e addossato alla parete, quello di [[Aisha|ʿĀʾisha]].]]
Maometto ebbe i seguenti figli (tutti premorti al padre, con l'eccezione di Fāṭima al-Zahrāʾ):
* [[Zaynab bint Muhammad|Zaynab]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[al-Qasim ibn Muhammad|Qāsim]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[Ruqayya]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[Umm Kulthum bint Muhammad|Umm Kulthūm]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[Abd Allah ibn Muhammad (figlio di Maometto)|ʿAbd Allāh]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[Fatima bint Muhammad|Fāṭima al-Zahrāʾ]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[Ibrahim ibn Muhammad|Ibrāhīm]], da [[Marya al-Qibtiyya|Māriya la Copta]]
 
Riga 238:
* [[Khadija bint Khuwaylid|Khadīja bt. Khuwaylid]]
* [[Sawda bint Zam'a|Sawda bint Zamʿa b. Qays]]
* [[Aisha|ʿĀʾisha]] bint Abī Bakr ''al-Ṣiddīq'' (ʿĀʾisha, figlia del futuro primo [[Califfo]] [[Abū Bakr]])
* [[Hafsa bint Umar|Ḥafṣa bint ʿUmar]] (figlia del secondo futuro [[Califfo]] [[Umar ibn al-Khattab|ʿUmar b. al-Khaṭṭāb]])
* Zaynab bint Khuzayma b. al-Ḥārith, detta poi "Madre dei poveri"
* [[Umm Salama Hind bint Abi Umayya|Umm Salama Hind bt. Abī Umayya b. al-Mughīra al-Makhzūmiyya]]
Riga 247:
* [[Rayhana bint Zayd|Rayhana bint ʿAmr]]
* [[Safiyya bint Huyayy|Sāfiyya bint Ḥuyayy]] b. Akhtab
* [[Maymuna bint al-Harith|Maymūna bint al-Ḥārith]] b. Ḥazn
* [[Marya al-Qibtiyya|Māriya bint Shamʿūn]] b. Ibrāhīm, detta la Copta (al-Qibṭiyya)<ref group=N>Muṣʿab b. ʿAbd Allāh al-Zubayrī, ''Kitāb nasab Quraysh'' (Il libro genealogico dei [[Quraysh]]), p. 21. L'Autore specifica che la giovane era stata donata a Maometto dal Patriarca di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], Muqawqis (che nelle fonti non arabe è però correttamente chiamato Kyros/Ciro).</ref>
 
Pur avendole sposate, non ebbe rapporti coniugali con Asmāʾ bt. al-Nuʿmān (malata di lebbra) e ʿAmra bt. Yazīd che dimostrò immediatamente tutta la sua ostilità per tale unione, ottenendo così di venir subito ripudiata e di tornare tra la sua gente (i [[Banu Kilab|B. Kilāb]]).
 
La moglie più importante per Maometto fu comunque Khadīja che aveva sposato prima della "Rivelazione" e che per prima aderì alla religione islamica. Fu anche un forte sostegno economico, e ancor più morale, soprattutto di fronte alle angherie dei notabili pagani della città ostili al marito. Da lei Maometto ebbe quattro figlie femmine (Zaynab, Ruqayya, Umm Kulthūm e Fāṭima) e due maschi (al-Qāsim e [[Abd Allah ibn Muhammad (figlio di Maometto)|ʿAbd Allāh]], detto anche Ṭāhir e Ṭayyib). Da Māriya la Copta ebbe invece Ibrāhīm.
 
Secondo l'Islam non è possibile avere più di quattro mogli. In virtù della rivelazione divina di un versetto del Corano fu consentito a Maometto di superare questo limite, ed alcuni dei suoi matrimoni furono contratti per sanzionare alleanze o conversioni di gruppi arabi pagani, dal momento che gli usi del tempo prevedevano che si contraesse un vincolo coniugale fra le parti per rafforzare un importante accordo che s'intendeva concludere.
 
I matrimoni di Maometto sono stati per lungo tempo oggetto di critica in Occidente<ref>{{Cita libro|autore=John Esposito|titolo=Islam: The Straight Path|anno=1991|url=https://archive.org/details/islamstraightpa000espo}}</ref>, come sottolineato dall'islamista [[John Louis Esposito|John Esposito]]. Secondo lo studioso Moojan Momen ci sono due aspetti da considerare: in primo luogo Maometto non ha preso altre mogli oltre a Khadīja per 24 anni, finché ella è rimasta in vita; in secondo luogo il fatto di aver avuto sei figli da Khadīja, e un solo figlio dalle altre dodici mogli sembra confermare la tesi per cui i matrimoni sono stati contratti per motivi politici piuttosto che sessuali<ref>{{Cita libro|autore=Moojan Momen|titolo=An Introduction to Shi’i Islam – The History and Doctrines of Twelver Shi’ism|url=https://archive.org/details/introductiontosh0000mome|anno=1985|editore=George Ronald Oxford|pp=[https://archive.org/details/introductiontosh0000mome/page/n34 9]-10|ISBN=0-85398-201-5}}</ref>.
 
Maometto ebbe anche sedici concubine ma solo dalla sua schiava, che sposò, la [[Copti|copta]] Māriya, ebbe un figlio: Ibrāhīm, deceduto a otto mesi con grande dolore dello stesso Maometto che poco tempo dopo, morendo fra le braccia di ʿĀʾisha, lo raggiunse nella tomba.
 
Fra le mogli sposate successivamente la più importante (malgrado non gli desse figli) fu [[Aisha|ʿĀʾisha]], figlia di [[Abū Bakr]], nata verso il 614. Secondo numerose attestazioni di diversi ''[[ʾaḥādīth]]'' ella aveva 6 anni in occasione del suo matrimonio formale e 9 anni al momento della prima consumazione<ref>''Ṣaḥīḥ'' di [[Bukhari]], Vol. 5, Libro 58, numeri 234 [http://www.usc.edu/schools/college/crcc/engagement/resources/texts/muslim/hadith/bukhari/058.sbt.html#005.058.234] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110822230659/http://www.usc.edu/schools/college/crcc/engagement/resources/texts/muslim/hadith/bukhari/058.sbt.html#005.058.234|data=22 agosto 2011}} e 236 [http://www.usc.edu/schools/college/crcc/engagement/resources/texts/muslim/hadith/bukhari/058.sbt.html#005.058.236] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110822230659/http://www.usc.edu/schools/college/crcc/engagement/resources/texts/muslim/hadith/bukhari/058.sbt.html#005.058.236|data=22 agosto 2011}}, Volume 7, Libro 62, Numeri 64 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.064] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070614011220/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.086|data=14 giugno 2007}}, 65 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.065] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070614011220/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.086|data=14 giugno 2007}} e 88 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.088] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070614011220/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/bukhari/062.sbt.html#007.062.086|data=14 giugno 2007}}), ''Ṣaḥīḥ'' di [[Muslim ibn al-Hajjaj|Muslim]], Libro 8, Numeri 3309 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html#008.3309] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081128190241/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html|data=28 novembre 2008}}, 3310 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html#008.3310] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081128190241/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html|data=28 novembre 2008}} e 3311 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html#008.3311] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20081128190241/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/muslim/008.smt.html|data=28 novembre 2008}}), ''Sunan'' di [[Abu Dawud al-Sijistani]], Vol. 2, n. 2116, Libro 41, n. 4915 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html#041.4915] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070209011008/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html|data=9 febbraio 2007}}, 4916 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html#041.4916] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070209011008/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html|data=9 febbraio 2007}} e 4917 [http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html#041.4917] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070209011008/http://www.usc.edu/dept/MSA/fundamentals/hadithsunnah/abudawud/041.sat.html|data=9 febbraio 2007}}, ''Sunan'' di Nasāʾī, 1, # 18, p. 108, ''Sunan'' di [[Ibn Maja|Ibn Māja]], 3:1876, p. 133 e 3:1877 p. 134, al-[[Ṭabarī]], ''Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk'', vol. 9, pp. 129-131 e vol. 7, p. 7 dell'edizione curata da Iḥsān ʿAbbās per la SUNY Press di Albany (NY), ''Mishkat al-masabīḥ'', Vol. 2, p. 77.</ref> e fu con lui fino alla sua morte nel [[632]], mentre secondo qualche altro ''ʾaḥādīth'' ʿAʾisha aveva 7 anni quando contrasse il matrimonio e 10 quando lo consumò e per alcuni studiosi di ahadith (Ruqaiyyah Waris Maqsooddi) dai 14 ai 24 anni, probabilmente 19. Secondo un costume diffuso nella [[Penisola Arabica]] del VII secolo, in cui (specie in ambiente non urbano) l'aspettativa di vita era di circa 35 anni, i contratti matrimoniali erano di conseguenza stipulati dai genitori degli sposi fin dall'età prepuberale. Vi sono comunque studiosi musulmani che sostengono che i dati riguardanti l'età di Maometto e di ʿĀʾisha siano contraddittori e che ʿĀʾisha poteva essere d'età alquanto maggiore<ref>{{Cita web |url=https://www.webislam.com/?idt=5292 |titolo=¿Era novia Aisha a los seis años? El viejo mito expuesto por Dr. T.O. Shanavas |accesso=29 agosto 2019 |dataarchivio=18 luglio 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110718014228/http://www.webislam.com/?idt=5292 |urlmorto=sì }}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.italian.faithfreedom.org/forum/viewtopic.php?t=751 |titolo=Faith Freedom International Italia • Leggi argomento - L'età di Aisha<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=8 luglio 2008 |dataarchivio=24 agosto 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190824134819/http://www.italian.faithfreedom.org/forum/viewtopic.php%3Ft%3D751/ |urlmorto=sì }}</ref>. In particolare la studiosa Ruqaiyyah Waris Maqsood, incrociando diverse fonti autorevoli, giunge alla conclusione che ʿĀʾisha avesse un'età compresa tra i 14 e i 24 anni, probabilmente 19, al momento del matrimonio<ref>Roqayyah Maqsood, ''Aishah - A study of her age at the time of her marriage'' - Islamic Vision, IPCI, (1996)</ref>. Questa ipotesi è congruente col fatto che, secondo il più antico e più autorevole biografo del profeta Maometto, [[Ibn Ishaq]], ʿĀʾisha era "nata nella [[Jāhiliyya]]", vale a dire prima del [[610]]<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 101.}}.</ref>, e che le tradizioni sull'età di 9 anni di ʿĀʾisha provengono tutte da [[Hisham ibn 'Urwa]], sulla cui affidabilità molto si discute tra gli stessi studiosi di ''[[ḥadīth]]'', specialmente per quelli di provenienza irachena, sottilmente ostili ad ʿĀʾisha,<ref>[[Ibn Hajar al-'Asqalani]], ''Tahdhīb al-tahdhīb'', 12 voll. Ḥayderābād, Dār al-maʿārif al-niẓāmiyya, 1907-09, XI, pp. 48-51.</ref> senza trascurare il fatto che, secondo lo storico [[Ṭabarī]], ʿĀʾisha sarebbe stata fidanzata addirittura prima del 610 a Jābir ibn Muṭʿim ibn ʿAdī, figlio di Muṭʿim ibn ʿAdī, capo del [[clan]] [[mecca]]no dei Banū Nawfal. Il Profeta la sposò dopo un ordine divino ricevuto dall'arcangelo Gabriele. [[Aisha#La questione dell'età di ʿĀʾisha|La questione dell'età di ʿĀʾisha]] costituisce un problema particolare, per documentate contraddizioni storiche<ref group=N>Il riferimento è alla prima, e tuttora più autorevole, biografia di Maometto: quella di [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], mantenuta da [[Ibn Hisham|Ibn Hishām]], che certifica con precisione la nascita di ʿĀʾisha «''nella [[jāhiliyya]]''», vale a dire a una data comunque precedente all'avvio della Rivelazione coranica del 610.</ref> ignorate dai succitati ''ʾaḥādīth''.
 
== Nella cultura di massa ==
Riga 305:
* [[Fatima Mernissi|Mernissi Fatima]], ''Donne del profeta'', Genova, ECIG, EAN13&nbsp;9788875457440.
* [[William Muir|Muir, William]], ''The Life of Mohammad, from original sources'', Edinburgh, John Grant, 1923.
* [[Carlo Alfonso Nallino|Nallino, Carlo Alfonso]], ''Vita di Maometto'', Roma, [[Istituto per l'Oriente Carlo Alfonso Nallino|Istituto per l'Oriente]], 1946.
* Noja, Sergio, ''Maometto profeta dell'Islàm'', Fossano (Cn), Editrice Esperienze, 1974.
* [[Maxime Rodinson|Rodinson, Maxime]], ''Mahomet'', Paris, Editions du Seuil, 1967 (trad. ital. ''Maometto'', Torino, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 1973). ISBN 978-88-06-19511-3.
Riga 336:
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Maometto}}
{{Mogli di Maometto}}
{{Islam}}
{{religioni abramitiche}}
{{Guerre di espansione islamica}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|biografie|islam|medioevo}}