Strategia della tensione: differenze tra le versioni
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{{Doppia immagine verticale|right|Strage di piazza Fontana.jpg|Strage di Bologna, 1980, soccorsi.jpg|280|''In alto'': l'interno della [[Banca Nazionale dell'Agricoltura]] di [[Milano]], luogo della [[strage di piazza Fontana]] del 1969, dopo l'esplosione che uccise 17 persone e ne ferì 88.<br/>''In basso'': l'ala Ovest della [[stazione di Bologna Centrale]], crollata a seguito dell'[[Strage di Bologna|esplosione dell'ordigno]] che nel 1980 causò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200.|Alle due stragi vengono convenzionalmente fatti ricondurre, rispettivamente, l'inizio e la fine della strategia della tensione in Italia.}}
La '''strategia della tensione''' è
L'arco temporale si concentrerebbe in un periodo che andrebbe dalla [[strage di piazza Fontana]] (12 dicembre [[1969]]) alla [[strage di Bologna]] (2 agosto [[1980]]), sebbene alcuni studiosi retrodatino l'inizio di tale strategia al [[Piano Solo]] ([[1964]]), il fallito colpo di Stato progettato dal generale dell'[[Arma dei Carabinieri]] [[Giovanni de Lorenzo]]<ref name=autogenerato1 />.
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Tale terrorismo si espresse soprattutto in stragi rivolte senza movente contro cittadini comuni o contro militanti di [[Sinistra (politica)|sinistra]] ed [[Antifascismo|antifascisti]]. Secondo alcune interpretazioni questo contribuì alla decisione di esponenti dell'extraparlamentarismo di sinistra a optare per la scelta della [[lotta armata]] e del [[terrorismo rosso|terrorismo]], contrapponendosi allo Stato italiano<ref>{{Cita news|autore=Cesare Medail|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/marzo/17/CURCIO_PIPERNO_MEMORIA_DIVISA_co_0_9903173233.shtml|titolo=Curcio e Piperno, memoria divisa|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=17 marzo 1999|accesso=7 luglio 2012}}</ref>.
{{senza fonte|Nella seconda metà degli
== Il contesto storico ==
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''"Lo Stefano Delle Chiaie dovrebbe aver avuto ordini per gli attentati del Serac ed avrebbe disposto che l'esecuzione fosse effettuata dal Merlino. Questi, infatti, prima militava nel MSI come il Delle Chiaie, poi, sotto copertura, fu infiltrato dapprima nel gruppo dei filo-cinesi (divenendone, infine, il capo), costituendo poi il gruppo anarchico "22 marzo" con sede in via dei Coronari. Il Delle Chiaie fu espulso dal MSI per il suo carattere oltranzista ed il Merlino è ora su posizioni anarcoidi. Merlino e Delle Chiaie avrebbero commesso gli attentati nella speranza che la responsabilità ricadesse su altri movimenti politici (...) Gli attentati all'Altare della Patria sono stati compiuti come ripiego: gli ordigni erano diretti alle Banche della zona, ma essendo queste già chiuse, gli attentatori se ne sarebbero disfatti collocandoli sul monumento. L'ordigno esploso presso la Banca di Milano non doveva causare vittime.."''</ref>. I legami operativi tra la struttura di Guérin-Sérac e i neofascisti italiani sono stati confermati dalle testimonianze degli ex terroristi neri [[Vincenzo Vinciguerra]] e [[Carlo Digilio]]<ref name=":1" />;
* Da documenti pubblicati sul sito [[
* Altri documenti dello stesso sito riguardano un possibile coinvolgimento dell'aviazione statunitense nella [[strage di Ustica]] (cablogrammi inviati dall'ambasciatore nel 1992 e nel 2003); in uno l'ambasciatore ribadisce che sosterrebbe l'ipotesi della bomba a bordo, proposta da [[Carlo Giovanardi]], in quanto negherebbe le responsabilità della NATO, se non ci fossero le prove del missile ormai rese pubbliche; l'ambasciatore rivela inoltre del timore americano di una nuova "fuga di notizie".<ref>{{cita testo|url=http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/06/wikileaks-giovanardi-chiese-aiuto-agli-usa-su-ustica-dovete-supportare-la-mia-tesi/|titolo=''Wikileaks, Giovanardi chiese aiuto agli Usa. “Dovete supportare la mia tesi”''}}</ref>
* [[Vincenzo Vinciguerra]], terrorista neofascista di [[Ordine Nuovo (movimento)|Ordine Nuovo]] e poi di [[Avanguardia Nazionale]], condannato e reo confesso per la [[strage di Peteano]], ha reso dichiarazioni spontanee ai magistrati (non motivate dall'avere sconti di pena come quelle di altri «pentiti» neofascisti sulle stragi, per questo ritenute più attendibili) sui coinvolgimenti dell'estrema destra nella strategia della tensione e, riguardo alla [[strage di Bologna]], ha fatto riferimento alla struttura clandestina anticomunista della NATO in Italia, nota poi come [[Organizzazione Gladio]], e ai suoi settori deviati; queste allusioni e rivelazioni furono da lui ripetute in varie interviste successive. Ha inoltre paragonato la dinamica a quella di una tentata strage, fallita, il 28 agosto 1970 alla stazione di [[Verona]] (oltre che a quella del 30 luglio 1980). Ha poi affermato la colpevolezza di Mambro e Fioravanti nella strage del 2 agosto (e quindi il fatto che anche i NAR furono spinti a partecipare alla strategia della tensione, come era accaduto agli altri gruppi di estrema destra, in cambio di protezione), e che, a suo parere, avrebbero avuto coperture politiche anche da parte del [[Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale|MSI]] e dei suoi eredi diretti. Queste pressioni – di persone che poi avrebbero avuto importanti ruoli governativi e amministrativi negli anni novanta e [[Anni 2000|duemila]] – attribuì, sempre secondo il suo personale parere, i benefici di legge a loro concessi, nonostante i numerosi ergastoli comminati. Vinciguerra non sarà testimone diretto nel processo di Bologna<ref>{{cita web|autore=Gigi Marcucci|autore2=Paola Minoliti|url=http://www.ecn.org/antifa/article/446/LeveritadiVincenzoVinciguerrasullestragi|titolo=Le verità di Vincenzo Vinciguerra sulle stragi|editore=''ecn.org''|data=1º agosto 2005|accesso=4 maggio 2014}}</ref><ref name="VinciguerraGanser">{{cita web|autore=Daniele Ganser|url=http://www.danieleganser.ch/assets/files/Inhalte/Publikationen/Fachzeitschriften/DanieleGanser_Terrorism_in_Western_Europe.pdf|titolo=Terrorism in Western Europe: An Approach to NATO's Secret Stay-Behind Armies|editore=''danieleganser.ch''|data=2005|accesso=4 giugno 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110714125910/http://danieleganser.ch/assets/files/Inhalte/Publikationen/Fachzeitschriften/DanieleGanser_Terrorism_in_Western_Europe.pdf|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Ed Vulliamy|url=http://www.cambridgeclarion.org/press_cuttings/vinciguerra.p2.etc_graun_5dec1990.html|titolo=Secret agents, freemasons, fascists... and a top-level campaign of political 'destabilisation'|pubblicazione=[[The Guardian]]|data=5 dicembre 1990|accesso=15 dicembre 2005}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Giuliano Gallo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/luglio/04/Gladio_assoluzione_per_vertice_Sismi_co_0_0107043178.shtml|titolo=Gladio, assoluzione per l'ex vertice Sismi: «Non hanno mentito»|pubblicazione=Corriere della Sera|data=4 luglio 2001|accesso=7 luglio 2012}}</ref>. Nel 1991 un documento cercò di attribuire la strage del 2 agosto ai «gladiatori»: il testo, datato 19 maggio 1982, era catalogato con un semplice «numero 18», riferiva che l'esplosivo usato proveniva da un deposito di Gladio, e apparivano le firme di [[Paolo Inzerilli]] (capo di stato maggiore del [[Servizio per le informazioni e la sicurezza militare|SISMI]] nel 1991) e dell'ammiraglio [[Fulvio Martini]]. In seguito si scoprì che il documento era falso, scritto su carta intestata dei servizi segreti e arrivato per vie anonime, poiché nel 1982 Martini non era ancora arrivato ai vertici del controspionaggio militare (era vicesegretario generale della Difesa), mentre Inzerilli non poteva siglare i documenti in quanto era direttore di divisione del SISMI. Un'altra incongruenza riguardava l'uso del materiale esplosivo per Bologna, poiché quello di Gladio era stato ritirato completamente nel [[1972]]<ref>''Strage di Bologna, Gladio non c'entra il documento è un falso clamoroso'', ''[[il Giornale]]'', 16 gennaio 1991.</ref>.
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== Ipotesi e teorie del complotto ==
[[File:Licio Gelli sui quotidiani.jpg|thumb|[[Licio Gelli]].]]
{{Citazione|[[Giulio Andreotti]] sarebbe stato il vero “padrone” della [[P2|Loggia P2]]? Per carità… io avevo la P2, [[Francesco Cossiga|Cossiga]] la [[Organizzazione Gladio|Gladio]] e Andreotti l'[[Noto servizio|Anello]].|[[Licio Gelli]] durante un'intervista al settimanale ''[[Oggi (
{{Citazione|Il 28 giugno 1980, con una telefonata al ''[[Corriere della Sera]]'', utilizzando la sigla dei Nar e il nome di un confidente di Questura, [[Marco Affatigato]], si avvia il primo depistaggio, quello che pretende che il Dc-9 Itavia sia esploso per la deflagrazione al suo interno di una bomba trasportata dal “terrorista” dei Nar. (...) Le stragi italiane non sono un mistero e, soprattutto, non sono ideologicamente definibili come “fasciste”. [[strage di Portella della Ginestra|Portella della Ginestra]], affidata al mafioso [[Salvatore Giuliano]], è riferibile a settori della Democrazia cristiana, Partito liberale e monarchici; [[Strage di piazza Fontana|quella di piazza Fontana]] doveva servire, insieme ai sanguinosi incidenti che sarebbero seguiti alla manifestazione indetta dal Msi a Roma il 14 dicembre 1969, a far proclamare dal governo presieduto da [[Mariano Rumor]] lo stato di emergenza; [[Strage della Questura di Milano|la strage]] compiuta dal confidente del Sid [[Gianfranco Bertoli]] il 17 maggio 1973, a Milano, aveva come obiettivo il “traditore” Mariano Rumor; quelle [[Strage di piazza della Loggia|di Brescia]] (28 maggio 1974), [[Strage dell'Italicus|dell'Italicus]] (4 agosto 1974) e [[Bombe di Savona|di Savona]] (20 novembre 1974)<ref>Una tentata strage, che fece una vittima e alcuni feriti.</ref> sono derivate dallo scontro durissimo e feroce all'interno dell'anticomunismo italiano ed internazionale. La [[strage di Ustica]], impossibile da spiegare all'opinione pubblica perché un aereo civile delle dimensioni di un Dc-9 non si può confondere con un minuscolo caccia militare, era in grado di destabilizzare sia l'ordine pubblico che quello politico. Indirizzare lo sdegno della popolazione nei confronti dello “stragismo fascista” è stato il modo, ritenuto più idoneo, per neutralizzare il pericolo. [...] La [[strage di Bologna]], spostando l'attenzione pubblica sullo “stragismo fascista”, ha consentito di guadagnare tempo, di far lavorare in relativa tranquillità i depistatori militari e i giudici romani chiamati a paralizzare le indagini sull'abbattimento del Dc-9 ad Ustica, ha avvalorato infine la tesi della bomba che, non a caso, è quella che ha retto per più tempo in contrapposizione a quella del missile.|Vincenzo Vinciguerra, ex terrorista nero, autore della [[strage di Peteano]]<ref>{{cita web|autore=Vincenzo Vinciguerra|url=http://www.archivioguerrapolitica.org/?p=2373|titolo=Bologna 2 agosto 1980: strage di Stato|editore=''Archivio Guerra Politica''|data=22 agosto 2012|accesso=4 luglio 2014|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140714130757/http://www.archivioguerrapolitica.org/?p=2373}}</ref>.}}
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Il giornalista [[Roberto Scardova]], assieme a [[Paolo Bolognesi]] (presidente dell{{'}}''Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980'' e deputato del [[Partito Democratico (Italia)|Partito Democratico]])<ref>{{Cita libro|autore=Paolo Bolognesi|autore2=Roberto Scardova|titolo=Stragi e mandanti. Sono veramente ignoti gli ispiratori dell'eccidio del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna?|editore=Aliberti|città=Roma-Reggio Emilia|anno=2012}}</ref>, ipotizza un'unica strategia anticomunista internazionale, attuata in [[Grecia]] con la [[dittatura dei colonnelli]], in Italia con la strategia della tensione, comprendente falsi ''golpe'' di avvertimento e reali stragi, di cui Bologna fu il culmine, e in [[America Latina]] con i colpi di Stato ([[Golpe cileno del 1973|Cile]], [[Processo di riorganizzazione nazionale|dittatura argentina]]) dell'[[operazione Condor]], con mandanti originari uomini dei servizi segreti anglo-americani<ref>[[Paolo Emilio Taviani]] invece propendeva per un loro ruolo per lo più di supporto preparatorio ed esecutivo: «Che agenti della [[CIA]] si siano immischiati nella preparazione degli [[Strage di piazza Fontana|eventi di piazza Fontana]] e successivi è possibile, anzi sembra ormai certo; erano di principio antiaperturisti e anti-[[centro-sinistra]]. Che agenti della Cia fossero fornitori di materiali e fra i depistatori sembra pure certo» ({{cita testo|url=https://www.corriere.it/cultura/20_ottobre_16/piazza-fontana-l-ombra-cia-l-indagine-riservata-taviani-64aa550c-0fac-11eb-8d21-ff516c396863.shtml|titolo=M. Caprara, ''Piazza Fontana, l’ombra della Cia L’indagine riservata di Taviani'', Corriere della sera, 16 ottobre 2020}}).</ref>, importanti politici italiani e stranieri. La strategia della tensione sarebbe partita da prima della fine della seconda guerra mondiale con la costituzione, in ambito fascista, della struttura parastatale denominata [[Noto servizio]] o «Anello», il cui capo durante la Repubblica, secondo quanto detto anche da Licio Gelli, sarebbe stato Giulio Andreotti. Lo stragismo avrebbe quindi da sempre usato manovalanza neofascista, neonazista, criminali comuni e mafiosi e avrebbe goduto di finanziamenti esterni provenienti dall'estero (sia dalla NATO, sia dal petrolio della [[Libia]] di Gheddafi, in affari segreti con i governi di Andreotti e con l'[[Eni|ENI]] di [[Eugenio Cefis]]) e da faccendieri italiani<ref name="bolognesi1">{{cita web|autore=Daniel Agami|url=http://www.culturaeculture.it/2013/03/stragi-e-mandanti/28205|titolo=Recensione del libro Roberto Scardova e Paolo Bolognesi, Stragi e Mandanti Aliberti editore, Reggio Emilia|editore=''culturaeculture.it''|data=19 marzo 2013|accesso=18 luglio 2014}}</ref>. Bolognesi e Scardova aggiungono all'elenco dei fatti anche gli omicidi di Pier Paolo Pasolini, [[Mauro De Mauro]] ed [[Enrico Mattei]], oltre alla morte di [[Giangiacomo Feltrinelli]] (in realtà deceduto mentre preparava un attentato a un traliccio)<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia degli anni di piombo|città=Milano|editore=Rizzoli|anno=1991}} «Bisognò attendere il 1979, quando fu celebrato a Milano, tra febbraio e marzo, un processo per terrorismo. Prima che i giudici entrassero in camera di consiglio per la sentenza gli imputati lessero un «comunicato numero quattro» firmato, tra gli altri, da [[Renato Curcio]], Giorgio Semeria, Augusto Viel. "Osvaldo (sempre il nome di copertura – ''N.d.A.'') non è una vittima–diceva il comunicato–ma un rivoluzionario caduto combattendo. Egli era impegnato in un'operazione di sabotaggio di tralicci dell'alta tensione che doveva provocare un ''black-out'' in una vasta zona di Milano al fine di garantire una migliore operatività a nuclei impegnati nell'attacco a diversi obbiettivi. Fu un errore tecnico da lui stesso commesso, e cioè la scelta e utilizzo di orologi di bassa affidabilità trasformati in ''timers''."».</ref>, alcuni aspetti del caso Moro e le [[Bombe del 1992-1993|bombe mafiose del 1992-93]]<ref name="bolognesi1" />.
In particolare, secondo alcuni, [[Michele Sindona]] avrebbe finanziato la strategia della tensione dal [[1969]] al [[1974]] (il periodo di maggior interesse degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]), mentre tra i successivi finanziatori, tra gli altri, ci sarebbero stati, in un doppio gioco internazionale dell'Italia tra NATO e paesi non allineati, tra [[CIA]] e [[Fronte Popolare di Liberazione della Palestina|FPLP]], lo stesso [[Muʿammar Gheddafi]]<ref>{{cita testo|url=http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=115&sez=120&id=41969|titolo=Piera Prister, ''Terroristi palestinesi antisemiti, brigatisti rossi e agenti del KGB alla corte di Gheddafi''}}</ref><ref>[[Antonino Arconte]] ex agente segreto dell'[[Organizzazione Gladio]], che ha fornito documenti e rivelazioni sulla strategia della tensione e sulla strage di Ustica, parla di un Gheddafi coinvolto e dei suoi conti miliardari, depositati anche in Italia, nel romanzo-inchiesta ''Sulle candide impronte del destino: Bengasi e dintorni'', pag. 24 e segg.</ref><ref>{{cita testo|url=https://4agosto1974.wordpress.com/2014/04/26/gheddafi-figlio-nostro-panorama-18-05-1986-intervista-viviani-prima-parte/|titolo=''Gheddafi figlio nostro. Intervista al capo del controspionaggio italiano Ambrogio Viviani''}}</ref><ref name=massoni>{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/11/20/gheddafi-massoni-meglio-non-parlarne.html|titolo=''Gheddafi e i massoni? Meglio non parlarne''}}</ref> (anche azionista di minoranza della [[FIAT]] per via del petrolio, e forse coinvolto in un traffico d'armi tra la Libia e la penisola<ref name=massoni/> di cui faceva parte anche l'anticomunista [[Organizzazione Gladio]]<ref>{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2013/04/11/CA_06_03.html?ref=search|titolo=''Ex "gladiatore": «Vendevamo armi a Gheddafi»''}}</ref>, e la cui ascesa venne favorita di nascosto anche dai [[servizi segreti italiani]]<ref name=vecellio/>) ma anche il citato [[Licio Gelli]].<ref name=repubblica>{{cita testo|url=http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/08/02/news/siamo_a_un_passo_dai_mandanti_la_speranza_nel_giorno_della_memoria-64132536/|titolo=''Due agosto, "a un passo dai mandanti": la speranza nel giorno della memoria''}}</ref> Il raìs libico avrebbe anche, con Gelli, finanziato indirettamente le varie "leghe" indipendentiste e alcuni movimenti di [[estrema destra]]<ref name=vecellio>{{cita testo|url=https://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:XQ5jHoXMHWQJ:archivi.articolo21.org/3728/notizia/gheddafi-i-suoi-mille-segreti-berlusconi-e-le.html+&cd=7&hl=it&ct=clnk&gl=it|titolo=Valter Vecellio, ''Gheddafi e i suoi mille segreti. Berlusconi e le sue acclarate connivenze''}}</ref> dal tono apparentemente anti-imperialista (come [[Ordine Nuovo (movimento)|Ordine Nuovo]]
[[Alex Boschetti]]
Fu ipotizzato il coinvolgimento della P2 nella Strage dell'Italicus.<ref>Relazione di maggioranza della Commissione Parlamentare sulla Loggia P2</ref> Alla detta loggia viene inoltre attribuita impronta "atlantica".<ref>Sergio Flamigni - Trame atlantiche</ref>
Destabilizzare per stabilizzare, quindi una presa violenta del Paese così come era teorizzato dal manuale trovato nella valigetta di Gelli<ref>{{cita testo|titolo=Gli anni del disonore|url=http://books.google.it/books?id=-drX79JnUwAC&pg=PA228&lpg=PA228&dq=%22field+manual%22+gelli+aeroporto&source=web&ots=faeSX1PpZH&sig=W4G0Z-QEM5sDrB-rSpT95z9biRM&hl=it&sa=X&oi=book_result&resnum=1&ct=result}}, Mario Guarino, Fedora Raugei. Ed. Dedalo, maggio 2006, pp. 416 - ISBN 978-88-220-5360-2</ref> "[[False flag#Il FM 30-31|Field Manual]]" di provenienza [[CIA]] che forse finanziò e favorì tale situazione con l'[[Operazione Chaos|operazione CHAOS]] per non permettere l'accesso al governo dei comunisti in Italia, sarebbe stato cioè un coinvolgimento dei servizi segreti italiani, uno dei cui direttori, [[Vito Miceli]], fu arrestato nel 1974.
Secondo il cosiddetto "[[Memoriale Moro]]", scritto dall'
{{Citazione|La cosiddetta ''strategia della tensione'' ebbe la finalità, anche se fortunatamente non conseguì il suo obiettivo, di rimettere l'Italia nei binari della "normalità" dopo le vicende del '68 ed il cosiddetto [[Autunno caldo]]. Si può presumere che Paesi associati a vario titolo alla nostra politica e quindi interessati a un certo indirizzo vi fossero in qualche modo impegnati attraverso i loro servizi d'informazioni. Su significative presenze della Grecia e della Spagna fascista non può esservi dubbio e lo stesso servizio italiano per avvenimenti venuti poi largamente in luce e per altri precedenti <nowiki>[...]</nowiki> può essere considerato uno di quegli apparati italiani sui quali grava maggiormente il sospetto di complicità, del resto accennato in una sentenza incidentale del Processo di Catanzaro ed in via di accertamento, finalmente serio, a Catanzaro stessa e a Milano.<br />
Fautori ne erano in generale coloro che nella nostra storia si trovano periodicamente, e cioè ad ogni buona occasione che si presenti, dalla parte di [chi] respinge le novità scomode e vorrebbe tornare all'antico.<br />
Tra essi erano anche elettori e simpatizzanti della D.C.<nowiki>[...]</nowiki> non soli, ma certo con altri, lamentavano l'insostenibilità economica dell'autunno caldo, la necessità di arretrare nella via delle riforme e magari di dare un giro di vite anche sul terreno politico.|[[Memoriale Moro]]<ref>{{cita testo|url=http://www.clarence.com/contents/societa/memoria/moro/tema2.html|titolo=Interrogatorio di Aldo Moro effettuato e trascritto dalle Brigate Rosse durante la sua prigionia, II tema: La cosiddetta strategia della tensione e la strage di Piazza Fontana.|accesso=30 ottobre 2017|dataarchivio=8 luglio 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110708163155/http://www.clarence.com/contents/societa/memoria/moro/tema2.html|urlmorto=sì}}, estratti dei documenti delle Brigate Rosse acquisiti dalla Commissione Moro e dalla Commissione Stragi, riportati dal sito Clarence.net</ref>}}
[[Gianadelio Maletti]], l'ex capo dell'ufficio D del [[Servizio Informazioni Difesa|SID]] (dal [[1971]] al [[1975]]), ora cittadino [[Sudafrica|sudafricano]] e con diverse condanne pendenti in Italia (tra cui quelle relative ai depistaggi dei servizi nelle indagini sulla strage di piazza Fontana) il 4 agosto [[2000]] rilascia un'intervista<ref>{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/08/04/maletti-la-spia-latitante-la-cia-dietro.html|titolo=Maletti, la spia latitante La Cia dietro quelle bombe}}, articolo de "La Repubblica", del 4 agosto 2000</ref> al quotidiano [[La Repubblica (quotidiano)|''
Gian Adelio Maletti venne ascoltato il 21 marzo [[2001]] dal tribunale di Milano, relativamente ai processi su Piazza Fontana (evento per cui era stato condannato nel 1981 per depistaggio). Sulla forma della sua deposizione vi fu uno scontro tra difesa e accusa. La difesa sosteneva che dovesse deporre come teste, quindi sotto giuramento e quindi obbligato a dire la verità. L'accusa sostenne invece che dovesse deporre come imputato e quindi senza giuramento e senza il conseguente obbligo di dire la verità. La corte sentenziò a favore delle tesi dell'accusa. Il Maletti depose quindi come imputato e quindi senza obbligo di attenersi al vero nella sua deposizione.<ref name=estera>{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/03/21/piazza-fontana-matrice-estera.html|titolo=Piazza Fontana, matrice estera}}, articolo de "La Repubblica", del 21 marzo 2001</ref>
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==Onomaturgia==
L'[[parola d'autore|espressione]] «strategia della tensione» è in realtà [[Lingua inglese|inglese]] (''strategy of tension''): fu coniata dal settimanale britannico ''[[The Observer]]'', che aveva intrapreso un'inchiesta giornalistica sui legami delle destre tra Grecia ed Italia nel 1969. Il primo articolo di tale inchiesta fu del [[giornalista]] Leslie Finer del 7 dicembre [[1969]], appena cinque giorni prima della [[strage di piazza Fontana]].<ref>Nello scritto, basato su alcuni documenti segreti dell'[[Secret Intelligence Service|MI6]], il servizio segreto britannico, sottratti all'ambasciatore greco in Italia, Finer parla di una [[Operazione Chaos|strategia politico-militare]] degli [[Stati Uniti d'America]], spalleggiata dal regime dittatoriale dei colonnelli greci, tesa ad orientare certi governi [[Democrazia|democratici]] di alcune nazioni dell'[[Mar Mediterraneo|area mediterranea]], attraverso una serie di atti terroristici e allo scopo di favorire l'instaurazione di regimi e [[Dittatura militare|dittature militari]]: {{Cita news|lingua=en|autore=Leslie Finer|titolo=Greek premier plots army coup in Italy|pubblicazione=The Observer|giorno=6|mese=12|anno=1969}} Nella fattispecie dell'[[Italia]], sempre secondo il giornalista inglese, sarebbe stato in atto un piano, con al centro il Presidente della Repubblica [[Giuseppe Saragat]], che auspicava una repubblica presidenziale: {{cita testo|url=http://www.parlamento.it/parlam/bicam/terror/stenografici/steno27a.htm|titolo=''Inchiesta su stragi e depistaggi audizione del senatore Francesco Cossiga''}}. Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi. 27ª seduta. 6 novembre 1997. Tutto ciò era volto ad innalzare il livello dello scontro tra le forze sociali, già in atto a quel tempo, con l'obiettivo di imporre una chiara svolta politica reazionaria: {{cita|Semprini, 2011|p. 231}}.</ref>
{{Citazione|Un gruppo di estrema destra e di ufficiali sta tramando in Italia un colpo di Stato militare con l'incoraggiamento e l'appoggio del governo Greco e del suo Primo Ministro [[Geōrgios Papadopoulos|George Papadopoulos]]. Elezioni anticipate, liquidazione del centrosinistra, ritorno al centrismo, riforma costituzionale in senso presidenziale, definitiva emarginazione delle sinistre|Leslie Finer su ''Neri!''<ref>{{cita|Semprini, 2011|p. 232}}.</ref>}}
«Ma non è Finer a coniare quell’espressione»<ref>[https://www.glistatigenerali.com/politica_societa_terrorismo/12-dicembre-1969-la-verita-su-piazza-fontana-e-sul-rapporto-borghese/ SIMONA ZECCHI, ''PIAZZA FONTANA, 12 DICEMBRE 1969: LA GIUSTIZIA È PERDUTA, LA VERITÀ ANCORA NO'', 11 dicembre 2014].</ref>: essa compare nella seconda puntata di quell'inchiesta, condotta dall'Observer dopo una settimana con un articolo del 14 dicembre degli inviati in Italia Neal Ascherson, Michael Davie e Frances Cairncross<ref>{{Cita news|lingua=en|titolo=480 held in terrorist bomb hunt|pubblicazione=The Observer|giorno=14|mese=12|anno=1969}} cit. in
[https://www.bibliomanie.it/?p=5267&pdf=5267 Francesco M. Biscione, Strategia della tensione. Genesi e destino di un’espressione, «Bibliomanie. Letterature, storiografie, semiotiche», 50, no. 12, dicembre 2020 (doi:10.48276/issn.2280-8833.5267), pag. 6 nota 2], ove si legge che "è frutto di un’incomprensibile svista l’affermazione secondo cui l’espressione ''strategy of tension'' compaia in un articolo di Leslie Finer del 7 dicembre".</ref>. Neal Ascherson, inviato a Roma dell’«Observer» e uno dei firmatari dell’articolo, in un’intervista del 2014 rilasciata alla giornalista e ricercatrice romana Simona Zecchi, chiarì che quel discorso e quell’espressione gli erano stati suggeriti da colleghi italiani con i quali era in contatto, [[Antonio Gambino]] e Claudio Risé, entrambi dell’«Espresso», nel corso di alcune conversazioni del 12 e 13 dicembre 1969, tra lo scoppio della bomba e la pubblicazione dell’articolo<ref>''Ibidem'', pagina 2.</ref>.
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