Bruno Contrada: differenze tra le versioni
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|Epoca2 = 2000
|PreAttività = è un ex
|Attività =
|Attività2 = agente segreto
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = ; è stato dirigente generale della [[Polizia di Stato]], numero tre del [[SISDE]], capo della [[Squadra mobile]] di [[Palermo]], e capo della sezione siciliana della [[Criminalpol]]
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L'11 febbraio 2014 la [[Corte europea dei diritti dell'uomo]] (CEDU) ha condannato lo [[Italia|Stato italiano]] poiché ha ritenuto che la ripetuta mancata concessione degli [[arresti domiciliari]] a Contrada, sino al luglio 2008, pur se gravemente malato e malgrado la palese incompatibilità del suo stato di salute col regime carcerario, fosse una violazione dell'art. 3 Cedu (divieto di trattamenti inumani o degradanti)<ref name="cedu">{{cita testo|url=http://www.dirittoegiustizia.it/news/17/0000066544/Caso_Contrada_la_CEDU_condanna_l_Italia_per_avergli_negato_i_domiciliari_malgrado_fosse_gravemente_malato.html|titolo=Caso Contrada: la CEDU condanna l'Italia per avergli negato i domiciliari malgrado fosse gravemente malato|accesso=15 aprile 2015|dataarchivio=8 maggio 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150508043556/http://www.dirittoegiustizia.it/news/17/0000066544/Caso_Contrada_la_CEDU_condanna_l_Italia_per_avergli_negato_i_domiciliari_malgrado_fosse_gravemente_malato.html|urlmorto=sì}}</ref>.
Il 13 aprile 2015 la stessa Corte europea dei diritti umani ha condannato lo Stato italiano stabilendo un risarcimento per danni morali da parte dello Stato italiano perché non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa dato che, all'epoca dei fatti (1979-1988),
Il 14 ottobre 2017 il [[Capo della polizia - direttore generale della pubblica sicurezza|capo della Polizia]] [[Franco Gabrielli]] ha revocato il provvedimento di destituzione di Bruno Contrada, reintegrandolo come pensionato nella Polizia di Stato. La revoca della destituzione è retroattiva e parte dal gennaio 1993, data della rimozione dal servizio.
== Biografia ==
Entrato in Polizia nel 1962, frequentò a [[Roma]] il corso di istruzione presso l'[[Scuola superiore di polizia|Istituto superiore di polizia]]. Dopo alcuni ruoli nel Lazio, nel [[1973]] gli venne affidata la direzione della [[squadra mobile]] di [[Palermo]].<ref>{{Cita web|url=https://www.cinquantamila.it/storyTellerThread.php?threadId=CONTRADA+Bruno|titolo=Biografia di Bruno Contrada|lingua=it|accesso=21 luglio 2023}}</ref>
Contrada fu uno degli investigatori che indagarono sul caso della scomparsa di [[Mauro De Mauro]], giornalista rapito e assassinato dalla mafia nel [[1970]]. Secondo lui e secondo [[Boris Giuliano]] la scomparsa era legata alle indagini di De Mauro sull'attentato in cui morì [[Enrico Mattei]], presidente dell'[[Eni]], morto ufficialmente in un incidente aereo, mentre altri come [[Carlo Alberto dalla Chiesa]] pensavano fosse dovuta all'inchiesta sulla droga che stava svolgendo. In seguito nella vicenda entrarono anche i servizi segreti; alcuni hanno avvicinato la figura di un certo "signor X" (forse [[Vito Guarrasi]]) a Contrada.<ref>[[Giorgio Galli]], ''Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano'', Baldini & Castoldi, 2005 - ISBN 88-8490-686-5</ref> Insieme a Contrada, Dalla Chiesa e Giuliano, lavorava al caso anche [[Giuseppe Russo (carabiniere)|Giuseppe Russo]]; Dalla Chiesa, Giuliano e Russo saranno in anni seguenti assassinati dalla mafia, anche se i metodi
Nel [[1982]] Contrada transitò nei ruoli del [[SISDE]] con l'incarico di coordinarne i centri della [[Sicilia]] e della [[Sardegna]]. Nel settembre del [[1982]] viene nominato dal prefetto [[Emanuele De Francesco]] Capo di Gabinetto dell'[[Alto commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa|Alto Commissario per la lotta contro la mafia]], incarico che ricopre fino al dicembre del 1985; Nel [[1986]] fu chiamato a Roma presso il Reparto Operativo della Direzione del SISDE.<ref name=bio>{{cita testo|url=http://www.brunocontrada.info/bio.php|titolo=
Tra le azioni da lui dirette, numerosi arresti di [[traffico di droga|trafficanti di droga]] e una vasta operazione contro un'organizzazione mafiosa che faceva capo alle famiglie dei [[Clan dei Cursoti|Cursoti]], dei [[Francesco Madonia|Madonia]] e ai [[Corleonesi]], che aveva come base operativa l'autoparco di Milano.<ref name=bio/> Il 3 luglio 1993 (quindi sette mesi dopo l'arresto di Bruno Contrada) l'attività informativa da lui avviata portò al sequestro di beni mobili e immobili, titoli di credito e azioni che facevano capo a [[Totò Riina]] e [[Bernardo Provenzano]].<ref name=bio/>
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=== Il primo processo per concorso esterno in associazione mafiosa ===
Il 24 dicembre 1992, alle 7 di mattina venne arrestato, con mandato di cattura richiesto dal procuratore [[Gian Carlo Caselli]], perché accusato di [[concorso esterno in associazione di tipo mafioso]] (estensione giurisprudenziale dell'art. 416 bis [[Codice penale italiano|
Il primo processo a suo carico, incominciato il 12 aprile [[1994]]<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/aprile/12/voci_veleni_processo_Contrada_co_0_9404123471.shtml|titolo=Voci e veleni al processo Contrada}}</ref>, si concluse il 19 gennaio [[1996]], quando, al termine di una requisitoria protrattasi per ventidue udienze, il pubblico ministero [[Antonio Ingroia]] chiese la condanna a dodici anni<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/gennaio/20/Contrada_tradi_polizia__co_0_960120095.shtml|titolo=Severa requisitoria del pm Ingroia: l'ex numero tre del Sisde "a totale disposizione di Cosa Nostra"}}, Corriere della Sera, Archivio</ref>. Il 5 aprile [[1996]] i giudici disposero dieci anni di reclusione e tre di libertà vigilata<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/06/Contrada_favoriva_boss_anni_co_0_9604062699.shtml|titolo="Contrada favoriva i boss": 10 anni}}</ref>.
L'allora [[Capo della polizia e direttore generale della pubblica sicurezza|
▲L'allora [[Capo della polizia e direttore generale della pubblica sicurezza|Capo della Polizia]] [[Vincenzo Parisi]]<ref>{{Cita web |url=http://poliziadistato.it/articolo/1479-Vincenzo_Parisi |titolo=Vincenzo Parisi (Poliziadistato.it) |accesso=27 luglio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090907145316/http://www.poliziadistato.it/articolo/1479-Vincenzo_Parisi |urlmorto=sì }}</ref> si prodigò invece per difendere l'indagato.<ref>''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' 27 dicembre 1992</ref> [[Antonino Caponnetto]] giudicò incauta la posizione assunta da Parisi.<ref>''[[La Stampa]]'' 28 dicembre 1992</ref> [[Luciano Violante]], nel frattempo divenuto presidente della [[Commissione parlamentare Antimafia]], parlò in proposito di "caratteristica strutturale" circa il rapporto di [[Cosa nostra]] con il potere.<ref>''[[Il Messaggero]]'' 2 gennaio 1993</ref>
Secondo Mutolo, la mafia era un'organizzazione dalla spiccata natura [[anticomunista]], che aveva servito la causa atlantica sia portando voti alla [[Democrazia Cristiana]], sia contrastando con ogni mezzo le iniziative delle formazioni progressiste (l'esempio più famoso nella [[strage di Portella della Ginestra]]). Questa attitudine aveva come contropartita una sorta di tacita ''pax mafiosa'': per anni, lo Stato aveva evitato di combattere efficacemente contro quell'organizzazione criminale. A metà degli [[anni 1970]] qualcosa era cambiato, poiché la politica sembrava aver accantonato i progetti di colpo di Stato. Nel mutato scenario, si osava attaccare i vertici mafiosi avvalendosi dello strumento giuridico dell'[[associazione per delinquere]]. L'incriminazione per tale reato, in buona sostanza, esponeva i boss al rischio di essere coinvolti nella responsabilità per ogni misfatto importante che accadesse nei rispettivi "[[Mandamento (mafia)|mandamenti]]".<ref>De Lutiis, ''I servizi,'' op. cit., pag. 382</ref>
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L'analisi mafiosa della situazione aveva naturalmente individuato dei soggetti responsabili: oltre al medesimo Contrada, [[Boris Giuliano]] e Tonino De Luca.<ref>{{Cita web |url=http://www.poliziaedemocrazia.it/live/index.php?___domain=rubriche&action=articolo&idArticolo=1661 |titolo=Polizia e Democrazia |accesso=27 luglio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150426014258/http://www.poliziaedemocrazia.it/live/index.php?___domain=rubriche&action=articolo&idArticolo=1661 |urlmorto=sì }}</ref> Nei confronti di questi uomini dello Stato, secondo Mutolo, la mafia avrebbe adottato una strategia del bastone e della carota: prima il tentativo di minaccia/corruzione e in seguito l'omicidio.<ref>Vi sono diversi atti processuali da cui trapela che Contrada avrebbe tra l'altro ottenuto dal mafioso {{cita testo|url=http://www.brunocontrada.info/arresto.php|titolo=Angelo Graziano|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150428002342/http://www.brunocontrada.info/arresto.php }} la disponibilità di un appartamento in cui consumava appuntamenti galanti. La vicenda sarebbe strettamente collegata al [[1992#Dicembre|suicidio del magistrato Domenico Signorino]]. Si confronti De Lutiis, ''I servizi,'' op. cit., nota a pag. 582.</ref>
Mutolo sostiene di aver appreso da [[Rosario Riccobono]] che Contrada "era ormai passato a disposizione della mafia".<ref>Corte d'assise di Palermo, Sentenza contro Bruno Contrada, pag. 183</ref> Dalla medesima fonte, Mutolo sapeva che il primo mafioso di rango a stabilire un rapporto di amicizia con Contrada sarebbe stato [[Stefano Bontate]], avvalendosi dei buoni uffici prestati dal conte [[Arturo Cassina]],<ref>{{cita testo|url=http://www.santosepolcro.sicilia.it/luogotenenza/index.html|titolo=Luogotenenza Italia Sicilia - Santo Sepolcro: Nel 1964 il conte Arturo Cassina ha voluto dare all'Ordine una signorile sede, dove riunirsi e svolgere attività culturale. ...|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130315022709/http://www.santosepolcro.sicilia.it/luogotenenza/index.html }}</ref> una sorta di vicino di casa per il mafioso, nonché confratello del funzionario SISDE presso l'[[Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme|Ordine del Santo Sepolcro]].<ref name="ad">{{Cita web|url=https://www.antimafiaduemila.com/content/view/1610/78/|titolo=Tendenze attuali del fenomeno mafioso e problemi conseguenti|autore=Giovanni Falcone|sito=Antimafia Duemila
L'ex magistrato Gian Carlo Caselli sul caso Contrada ha osservato che: «Tutte le sentenze di condanna a suo carico concludono dicendo che l'imputato ha dato il contributo sistematico e consapevole sia alla conservazione sia al rafforzamento di Cosa Nostra. Ci sono state “soffiate” per consentire la fuga di latitanti in occasioni di imminenti operazioni di polizia. Tre volte in favore di Totò Riina e di altri due latitanti mafiosi nel 1981. Risulta che l’imputato si sia mosso con la Questura per far avere la patente a Stefano Bontate e a Michele Greco detto “Il Papa”. A monte delle soffiate c'erano amichevoli contatti con Bontate, Salvatore Inzerillo, Michele Greco e Salvatore Riina: tutti mafiosi ai vertici di Cosa Nostra. In sostanza, secondo un pentito, dire che Contrada era nelle mani di Cosa Nostra era come dire pane e pasta: tutti lo sapevano».
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=== Il nuovo processo ===
Il 12 dicembre [[2002]] la [[Corte di cassazione]] annullò la sentenza di secondo grado, ordinando un nuovo processo, davanti a una diversa sezione della Corte d'
Al termine del nuovo processo, il 25 febbraio [[2006]] i giudici di secondo grado confermarono, dopo 31 ore di camera di consiglio, la sentenza di primo grado che condannava Bruno Contrada a 10 anni di carcere e al pagamento delle spese processuali<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/02_Febbraio/25/contrada.shtml|titolo=Corriere della Sera - Mafia, confermati 10 anni per Contrada|accesso=21 luglio 2023}}</ref>.
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Il 2 gennaio [[2008]] rientrando in carcere ha assegnato mandato al proprio legale di presentare istanza di revisione del processo che lo ha condannato in via definitiva a 10 anni di detenzione<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/caso-contrada/torna-in-carcere/torna-in-carcere.html|titolo=Contrada torna in carcere "Ora chiederemo la libert�" - cronaca - Repubblica.it|accesso=21 luglio 2023}}</ref>. L'8 gennaio il tribunale di Napoli ha respinto ogni istanza di differimento della pena insieme alla richiesta degli [[arresti domiciliari]]<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_08/contrada_pena_tribunale_711ad9b2-bdf1-11dc-8e86-0003ba99c667.shtml|titolo=Niente pena differita per Contrada Corriere della Sera|accesso=21 luglio 2023}}</ref>.
Il 10 gennaio 2008 il
Il 21 luglio dello stesso anno i suoi legali hanno diffuso la notizia che Contrada in carcere sarebbe dimagrito di 22 chili per dimostrare l'incompatibilità dell'ex dirigente del Sisde col regime carcerario<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/24/Procura_Contrada_malato_scarcerato_co_9_080724101.shtml|titolo=La Procura su Contrada: è malato, va scarcerato}}</ref>. I familiari ed il legale hanno omesso di dichiarare che il dimagrimento del detenuto era derivante dal suo rifiuto di nutrirsi. Il 24 luglio 2008 sono stati concessi a Contrada gli arresti domiciliari per motivi di salute; al provvedimento è seguita la scarcerazione<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/25/Contrada_lascia_carcere_giudici_ancora_co_9_080725110.shtml|titolo=Contrada lascia il carcere I giudici: ancora pericoloso}}</ref>. Il provvedimento di concessione dei domiciliari ha una durata di 6 mesi e prevede l'obbligo di domicilio, negando la possibilità di recarsi a Palermo in quanto i giudici confermano la pericolosità sociale di Bruno Contrada<ref>{{cita testo|url=http://bp3.blogger.com/_Nm7YdDMIRRY/SIh2zimjqQI/AAAAAAAAAj4/uyJ0qcCqluQ/s1600-h/Immagine.JPG|titolo=«Estratto del Provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Napoli»}}</ref>. A [[Salvatore Borsellino]] (fratello di Paolo) che dichiarò la sua disapprovazione per la sua scarcerazione, ha risposto con una querela<ref>{{cita testo|url=http://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/palermo-16:11/3234930|titolo=CONTRADA: LEGALE, È SERENO MA QUERELA FRATELLO BORSELLINO|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150519091449/http://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/palermo-16:11/3234930 }}, AGI, 26 luglio 2008.</ref>.
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In seguito alla pronuncia europea, Contrada ha presentato per la quarta volta richiesta di revisione del processo. Per effetto della pronuncia della [[Corte costituzionale]] sul [[caso Dorigo]], la Cassazione ha ammesso automaticamente la richiesta al tribunale di Caltanissetta, che ha accolto l'istanza di revisione, riservandosi di giudicare.<ref name=revisione/>
La decisione, prevista per il 18 giugno 2015, è in seguito slittata ad ottobre; il presidente del collegio giudicante Aloisi e il giudice a latere della corte d'appello di Caltanissetta si sono infatti astenuti, perché avevano in precedenza già respinto la richiesta e hanno deciso di non pronunciarsi due volte sullo stesso fatto. L'inizio del processo di revisione è stato quindi fissato prima per il 15 ottobre 2015 e poi per il 18 novembre, con la corte chiamata a pronunciarsi per un nuovo respingimento o un nuovo processo con tre esiti possibili (assoluzione per non aver commesso il fatto, conferma della condanna per il reato di concorso esterno, proscioglimento per intervenuta prescrizione del reato di favoreggiamento).<ref name=revisione>{{Cita web|url=http://www.antimafiaduemila.com/2015061855766/giustizia-in-italia/contrada-slitta-la-revisione-del-processo.html|titolo=Contrada, slitta la revisione del processo|sito=Antimafia 2000|accesso=26 giugno 2021|urlarchivio=https://archive.
La Corte d'
===Revoca della condanna===
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Nel luglio 2017, Bruno Contrada s'iscrive al [[Partito Radicale Transnazionale]].<ref>{{Cita web|url=https://gds.it/articoli/politica/2017/07/31/bruno-contrada-si-e-iscritto-al-partito-radicale-91db5c85-861b-46dc-ad54-6621f6a6bcef/|titolo=Bruno Contrada si è iscritto al Partito Radicale|sito=Giornale di Sicilia|data=31 luglio 2017|lingua=it|accesso=21 luglio 2023}}</ref>
====Risarcimento====
Il 6 aprile [[2020]] la Corte d'
== Opere ==
* ''Ultimo incarico: criminale!'', con [[Andrea Tornielli]], Palermo, Arbor, 1995. ISBN 88-86325-26-6.
* ''La mia prigione. Storia vera di un poliziotto a Palermo'', con Letizia Leviti, Venezia, Marsilio, 2012. ISBN 978-88-317-1413-6.
* ''[[Boris Giuliano - Un poliziotto a Palermo]]'', Contrada è interpretato da [[Antonio Gerardi]]▼
== Onorificenze ==
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== Bibliografia ==
* [[Felice Cavallaro]], ''Il caso Contrada. Tra Stato e cosa nostra'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 1996
* Enzo Battaglia, ''L'intrigo. La vicenda Contrada'', Soveria Mannelli, Rubbettino, 2000
* [[Angelo Vecchio]], ''Condannato a difendersi. I pentiti di mafia contro Bruno Contrada. L'arresto, il carcere, il processo, la condanna e l'assoluzione'', Palermo, Antares, 2001.
* [[Lino Jannuzzi]], ''Lo sbirro e lo Stato''
▲* ''[[Boris Giuliano - Un poliziotto a Palermo]]'', Contrada è interpretato da [[Antonio Gerardi]]
== Voci correlate ==
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* [[Criminalpol]]
* [[Giovanni Falcone]]
* [[Luigi Lombardini]]▼
* [[Paolo Borsellino]]
* [[Polizia di Stato]]
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* [[Strage di via D'Amelio]]
* [[Trattativa Stato-mafia]]
▲* [[Luigi Lombardini]]
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita testo|url=http://www.societacivile.it/previsioni/articoli_previ/contrada.html|titolo=''Perché Bruno Contrada è colpevole''}}, articolo di ricostruzione del caso scritto dopo la sentenza di assoluzione in appello da Giorgio Bongiovanni, direttore di ''Antimafia Duemila''
* {{cita web|url=http://www.brunocontrada.info/|titolo=Sito in favore Bruno Contrada}}
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[[Categoria:Casi giudiziari]]
[[Categoria:Poliziotti italiani del XX secolo]]
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