Unni: differenze tra le versioni

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{{Popolo
|nome = Unni
|immagine = Huns by Rochegrosse 1910 (detail)AttilatheHunonhorsebackbyGeorgeSStuart.jpg
|didascalia = <small>RappresentazioneRicostruzione deglidi Unniun percavaliere unno dello storico e scultore [[Georges-AntoineGeorge RochegrosseStuart|GeorgesGeorge RochegrosseS. Stuart]], Museo di Ventura (1910)County.</small>
|alternativi =
|sottogruppi =
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|note = forse lo stesso popolo degli [[Xiongnu|Hsiung-Nu]]
}}
Gli '''Unni''' erano un popolo guerriero [[nomade]], proveniente dalla [[Siberia]] meridionale, che giunse in [[Europa]] nel [[IV secolo]]. Sono particolarmente conosciuti per le incursioni compiute a metà del [[V secolo]] contro l'[[Imperoimpero romano d'Occidente]]. Tra il [[447]] e il [[454]], sotto [[Attila]], formarono un [[impero nomade]] che fu [[Imperi per estensione|il più vasto del suo tempo]], con una superficie di 4,0 milioni di km² all'apice.<ref>{{Cita libro|titolo=Jews, Church & Civilization, Volume II|url=https://books.google.it/books?id=QTi5DFemVSkC&pg=PA46&lpg=PA46&dq=hunn+empire+km2&source=bl&ots=DO47-Rjfg4&sig=ACfU3U2mqYjGlypSuL4oRMUxNX95GTp3fA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjojt_ZlKblAhWlPOwKHb2yDWoQ6AEwAnoECAkQAQ|accesso=17 giugno 2020|editore=David Birnbaum|lingua=en|ISBN=9780980171051}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=ORMUS The Secret Alchemy of Mary Magdalene ~ Revealed ~ [Part A]|url=https://books.google.it/books?id=sj_bBoDtP9YC&pg=PA198&lpg=PA198&dq=hunn+empire+km2&source=bl&ots=NliDhUZFe-&sig=ACfU3U10AQNaTXS7z26EccD-tltOZPLr4w&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjojt_ZlKblAhWlPOwKHb2yDWoQ6AEwBHoECAcQAQ|accesso=17 giugno 2020|data=2007-12|editore=ORMUS® USA/Japan|lingua=en|ISBN=9780979373701}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://jwsr.pitt.edu/ojs/index.php/jwsr/article/view/369/381|titolo=East-West Orientation of Historical Empires and Modern States|autore=Peter Turchin - Jonathan M. Adams - Thomas D. Hall|lingua=en|p=3|accesso=17 giugno 2020}}</ref>
 
== Origini ==
Provenivano dalla Siberia meridionale, come dimostra un documento cinese antico, e la loro lingua era forse di ceppo turco. [[Ammiano Marcellino|Ammiano]], storico romano del IV secolo, si limita a specificare che essi provengono da «al di là delle paludi [[Meozia|meotiche]]», una zona di steppe molto vasta.<ref name=Kel17-36>{{cita|Kelly|pp. 17-36.}}.</ref>
 
In passato è stata proposta un'identificazione con gli [[Xiongnu]] 匈奴 (una variante arcaica o una tribù completamente diversa), una popolazione nomade che, riportano fonti cinesi, nel [[I secolo a.C.]] minacciava la Cina. Durante la [[dinastia Han]] 漢 ([[206 a.C.]]-[[220]] d.C.), gli Xiongnu fondarono un regno nelle regioni a nord dell'Impero cinese sconfiggendo nel 162 a.C. gli [[Yuezhi]] ([[popolo indoeuropeo]]). Il potere degli Xiongnu si indebolì durante i secoli seguenti e alla fine, nel 48 a.C., si scisse in due gruppi: uno venne sottomesso e inglobato dai Cinesi, mentre l'altro, i Xiongnu meridionali, combatté contro l'Impero cinese ancora per un altro secolo fino a che non fu costretto a migrare verso occidente in seguito a una sconfitta subita ad opera degli Hsieng-Se, alleati dei Cinesi, nel 93 d.C. Durante la migrazione verso occidente attraverso la valle dell'[[Ili (fiume)|Ili]] - se l'identificazione con gli Unni è corretta - gli Unni si sarebbero poi stabiliti lungo il corso del [[Volga]], invadendo i territori degli [[Alani]] (in cinese: Ālánliáo 阿蘭聊), degli [[Ostrogoti]] e dei [[Visigoti]]. I Xiongnu occidentaliorientali invece rimasero sotto l'influenza politica dell'Impero cinese.
[[File:Hunnen.jpg|miniatura|Gli Unni in battaglia contro gli [[Alani]] (illustrazione ottocentesca di [[Johann Nepomuk Geiger]])]]
 
Addirittura, un principato unno che comprendeva i territori delimitati dai fiumi [[fiume Talas|Talas]] e [[fiume Tarim|Tarim]] e dai [[Monti Altaj]], arruolò come mercenari un gruppo di soldati capaci di combattere "uniti come le squame del pesce", in base a quanto scritto dalle cronache cinesi, nel [[36 a.C.]], provenienti dalle regioni orientali di confine del [[Regno dei Parti]]: ci sono fondati indizi che tali mercenari furono legionari romani presi prigionieri dai [[Parti]] tra il [[53 a.C.]] (disfatta di [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] a [[Carre (città)|Carre]]) ed il 36 a.C. (disfatta di [[Marco Antonio]]). Se effettivamente la situazione stesse in questi termini, legionari romani, in seguito catturati dai cinesi, avrebbero combattuto per gli avi di coloro che furono i protagonisti della [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] mezzo millennio più tardi .<ref>[http://www.icampiflegrei.it/Bollettino/cina_1.htm Bollettino].</ref> Comunque, l'identificazione degli Unni (xiongren in mandarino moderno) con tale gruppo nomade è carente di prove.
Si diceva che dove passassero gli Unni non crescesse più l'erba. Questo fa bene intendere quali fossero le devastazioni arrecate dalle loro scorrerie.
 
Da quando [[Joseph de Guignes]] nel [[XVIII secolo]] ha identificato gli Unni con gli ''[[Xiongnu]]'', il dibattito sulla loro origine si è acceso. L'identificazione tra Unni e Xiongnu, seppur affascinante, non è comprovata con prove certe, e tra l'altro, se vi sono delle analogie tra le due popolazioni, vi sono anche notevoli differenze:<ref name=Kel17-36/><ref name=Hea187-200>{{cita|Heather|pp. 187-200.}}.</ref>
* Gli Unni e gli Xiongnu avevano un'organizzazione politica completamente differente: gli Unni nel IV secolo avevano molti re, i due gruppi di Xiongnu avevano invece un unico capo, lo Shan-Yu.
* Anche il modo di legare i capelli era differente: gli Xiongnu legavano i capelli in una coda di cavallo, a differenza degli Unni.
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=== Etimologia ===
Il nome "Unni" è attestato nelle fonti classiche europee con il greco Οὖννοι (Ounnoi) e latino Hunni o Chuni.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Gerhard|cognome=Doerfer|data=1971-01|titolo=Bemerkungen zur Methodik der türkischen Lautlehre|rivista=Orientalistische Literaturzeitung|volume=66|numero=1-6|p=8|accesso=6 aprile 2024-04-06|doi=10.1524/olzg.1971.66.16.163|url=http://dx.doi.org/10.1524/olzg.1971.66.16.163}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|data=2009|titolo=Jahrbücher für Geschichte Osteuropas|rivista=Jahrbücher für Geschichte Osteuropas|volume=15|numero=4|p=528|accesso=6 aprile 2024-04-06|doi=10.25162/jgo-2009-0026|url=http://dx.doi.org/10.25162/jgo-2009-0026}}</ref> John Malalas registra il loro nome come Οὖννα (Ounna).<ref>{{Cita libro|titolo=Dubitando: studies in history and culture in honor of Donald Ostrowski|data=2012|editore=Slavica Publishers|p=31|ISBN=978-0-89357-404-8}}</ref> Un'altra possibile variante greca potrebbe essere Χοὖνοι (Khounoi), sebbene l'identificazione di questo gruppo con gli Unni sia contestata.<ref>{{Cita libro|nome=Hyun Jin|cognome=Kim|titolo=The Huns|collana=Peoples of the ancient world|data=2016|editore=Routledge/Taylor & Francis Group|p=66|ISBN=978-1-138-84171-0}}</ref> Le fonti classiche usano spesso anche i nomi di nomadi della steppa più antichi e non imparentati invece del nome Unni, chiamandoli Massagetae, Sciti e Cimmeri, tra gli altri nomi.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=6 aprile 2024-04-06|data=31 dicembre 1973-12-31|editore=University of California Press|pp=4 - 9|ISBN=978-0-520-31077-3|DOIdoi=10.1525/9780520310773}}</ref>
 
L'etimologia di "Unni" non è chiara. Varie etimologie proposte generalmente presuppongono almeno che i nomi dei vari gruppi eurasiatici conosciuti come Unni siano correlati. Sono state proposte numerose etimologie turche, che fanno derivare il nome variamente dal turco ön, öna (crescere), qun (ghiottone), kün, gün, un suffisso plurale «che presumibilmente significa 'popolo'»,<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=The Ethnic Name Hun|rivista=Journal of the American Oriental Society|volume=|numero=|ppp=237|doi=10.2307/595148|url=}}</ref> qun (forza ), e hün (feroce).<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=Geschichte der Hunnen, Erster Band|rivista=Journal of the American Oriental Society|volume=79|numero=4|p=237|accesso=6 aprile 2024-04-06|doi=10.2307/595148|url=https://www.jstor.org/stable/595148?origin=crossref}}</ref> Maenchen-Helfen respinge tutte queste etimologie turche come "semplici supposizioni"<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=Geschichte der Hunnen, Erster Band|rivista=Journal of the American Oriental Society|volume=79|numero=4|p=236|accesso=6 aprile 2024-04-06|doi=10.2307/595148|url=https://www.jstor.org/stable/595148?origin=crossref}}</ref> e propone un'etimologia iraniana, da una parola simile a hūnarā (abilità), hūnaravant (abile). Egli suggerisce che in origine il termine potrebbe aver designato un rango piuttosto che un'etnia.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Otto|cognome=Maenchen-Helfen|nome2=Franz|cognome2=Altheim|data=1959-10|titolo=Geschichte der Hunnen, Erster Band|rivista=Journal of the American Oriental Society|volume=79|numero=4|pp=237-238|accesso=6 aprile 2024-04-06|doi=10.2307/595148|url=https://www.jstor.org/stable/595148?origin=crossref}}</ref> Robert Werner ha avanzato un'etimologia dadal Tocharian[[Lingua tocaria|tocario]] ku (cane), suggerendo - come i cinesi chiamavano i cani Xiongnu - che il cane fosse l'animale totem della tribù degli Unni. Confronta anche il nome Massagetae, notando che l'elemento saka in quel nome significa cane.<ref>{{Cita libro|autore=Robert Werner|titolo=Das früheste Auftreten des Hunnennamens Yüe-či und Hephthaliten|dataoriginale=1967|editore=Jahrbücher für Geschichte Osteuropas.|p=555|volume=15}}</ref> Altri come Harold Bailey, S. Parlato e Jamsheed Choksy hanno sostenuto che il nome deriva da una parola iraniana simile: Ẋyaona, ed era un termine generalizzato che significa "ostili, oppositori". Christopher Atwood respinge questa possibilità su basi fonologiche e cronologiche.<ref>{{Cita libro|nome=Brian J.|cognome=Boeck|nome2=Russell Edward|cognome2=Martin|nome3=Daniel Bruce|cognome3=Rowland|titolo=Huns and Xiōngnú: New Thoughts on an Old Problem|data=2012|editore=Slavica|p=40|ISBN=978-0-89357-404-8}}</ref> Pur non arrivando ad un'etimologia di per sé, Atwood fa derivare il nome dal fiume Ongi in Mongolia, che era pronunciato uguale o simile al nome Xiongnu, e suggerisce che originariamente fosse un nome dinastico piuttosto che un nome etnico. <ref>{{Cita libro|nome=Christopher P.|cognome=Atwood|titolo=The Kai, the Khongai, and the Names of the Xiōngnú|collana=International Journal of Eurasian Studies|dataoriginale=2015|pp=45-47|volume=2}}</ref>
 
== Cultura ==
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==== Indumenti ====
[[File:Hunnish - Bracelet - Walters 571082 - Detail Front.jpg|alt=Questo superbo bracciale tubolare si chiude con un fermaglio decorato con granulazione, un segno distintivo dell'artigianato unno, attorno a un granato rotondo centrale. I dorsi degli emisferi sono decorati con una filigrana. Mentre anche le donne unne indossavano gioielli, le grandi dimensioni di questo braccialetto suggeriscono che sarebbe stato indossato da un uomo, in alto sul braccio.|sinistra|miniatura|Bracciale Unno - del V secolo - Dettaglio frontale]]
Buone descrizioni degli abiti deldegli Unno,Unni notisono a noinote grazie alle sepolture contemporanee dellnell'Asia centrale. Indossavano probabilmente i [[Khalat]], che mancano nelle fonti greco-romane.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2007-12-31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|ppp=119|ISBN=978-3-11-019150-9|DOIdoi=10.1515/9783110918205}}</ref> Lo storico bizantino Prisco riferisce di aver visto un mercante greco che scambiò per un Unno perché indossava abiti "sciti"; questo sembra dimostrare che gli Unni indossavano un abito distinto che faceva parte della loro identificazione etnica.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2007-12-31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|ppp=16|ISBN=978-3-11-019150-9|DOIdoi=10.1515/9783110918205}}</ref> Ammiano riferisce che gli Unni indossavano abiti di lino o pellicce di topi e gambali di pelle di capra, che non lavavano.<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=P. J.|cognome2=Heather|titolo=The Huns|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|p=47|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> Sebbene l'uso di pellicce e lino possa essere accurato, la descrizione degli Unni con pelli di animali sporche e con addosso pelli di topo è chiaramente derivata da stereotipi e [[Topos|topoi]] negativi sui barbari primitivi.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2007-12-31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|pp=115 - 116|ISBN=978-3-11-019150-9|DOIdoi=10.1515/9783110918205}}</ref> Prisco menziona anche l'uso di varie pellicce di animali rare e costose, e menziona le ancelle della regina [[Kreka]] di Attila che tessono biancheria decorativa.
 
Utilizzando reperti deldal moderno Kazakistan, l'archeologo Joachim Werner ha descritto l'abbigliamento unno come probabilmente costituito da grembiuli lunghi fino al ginocchio e con maniche (il khalat appunto), che a volte erano fatti di [[seta]], così come i pantaloni e gli stivali di pelle. <ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2007-12-31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|pp=116-117|ISBN=978-3-11-019150-9|DOIdoi=10.1515/9783110918205}}</ref> Sia San Girolamo che Ammiano descrivono gli Unni come se indossasseroindossanti un berretto rotondo, probabilmente fatto di feltro, molto simile al berretto frigio: probabilmente fatto di feltro.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=1973-12-31 dicembre 1973|editore=University of California Press|pp=171-172|ISBN=978-0-520-31077-3|DOIdoi=10.1525/9780520310773}}</ref>
 
{{Citazione|un berretto rotondo, come lo vediamo raffigurato in Ulisse, come se una palla fosse divisa a metà e una delle parti posta sulla testa. Questo i greci e il nostro popolo lo chiamano τιάραν, alcuni lo chiamano Galerus|[[San Girolamo]], Epistulae LXIV, 13|Rotundum pilleolum quale pictum in Ulixe conspicimus, quasi sphaera media sit divisa, et pars altera ponatur in capite. Hoc Graeci et nostri τιάραν, nonnulli galerum vocant|lingua=Latino}}
 
Poiché l'abbigliamento nomade non aveva bisogno di spille, l'assenza di questo oggetto altrimenti comune in alcune sepolture barbariche potrebbe indicare un'influenza culturale unna.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=17 marzo 2020-03-17|editore=BRILL|pp=389, 398|ISBN=978-90-04-42242-1|DOIdoi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> Secondo Maenchen-Helfen, le scarpe degli Unni erano probabilmente fatterealizzate diin pelle di pecora.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=31 dicembre 1973-12-31|editore=University of California Press|p=171|ISBN=978-0-520-31077-3|DOIdoi=10.1525/9780520310773}}</ref> La statuetta di Bántapuszta indossa stivali alti e voluminosi collegati alla cotta di maglia del guerriero tramite cinghie, del tipo descritto anche da Prisco.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=László|cognome=Károly|nome2=Mária|cognome2=Ivanics|data=2009-03|titolo=Reviews|rivista=Acta Orientalia Academiae Scientiarum Hungaricae|volume=62|numero=2|pp=241–249241-249|accesso=5 aprile 2024-04-05|doi=10.1556/aorient.62.2009.2.6|url=http://dx.doi.org/10.1556/aorient.62.2009.2.6}}</ref>
 
==== Abitazioni ====
Ammiano riferisce che gli Unni non avevano edifici, ma menziona di sfuggita checome gli Unniessi possedevanopossedessero tende e carri. Maenchen-Helfen crede che gli Unni avessero probabilmente "tende di feltro e pelle di pecora": Prisco, una volta, menziona la tenda di Attila, e Giordane riferisce che Attila giaceva in una tenda di seta. Tuttavia è noto come, verso la metà del V secolosecondo, è noto che gli Unni possedevano anche case di legno permanenti, che Maenchen-Helfen ritiene siano state costruite dai loro sudditi goti.
 
=== Religione ===
Non si sa quasi nulla della religione degli Unni. Ammiano Marcellino sostenne che gli Unni non avevano religione, mentre lo scrittore cristiano del V secolo [[Salviano di Marsiglia|Salviano]] li classificò come [[Paganesimo|Pagani]]. La ''Getica'' di [[Giordane]] riporta anche che gli Unni adoravano "la spada di Marte", un'antica spada che significava il diritto di Attila di governare il mondo intero. Maenchen-Helfen nota un diffuso culto di un [[dio della guerra]] sotto forma di spada tra i popoli della steppa, inclusi gli [[Xiongnu]]. Denis Sinor, tuttavia, ritiene che il culto di una spada tra gli Unni sia apocrifo. Maenchen-Helfen sostiene anche che, mentre gli Unni stessi non sembrano aver considerato Attila divino, alcuni dei suoi sudditi lo facevano chiaramente. UnaLa credenza nellain [[profezia|profezie]] e [[divinazione]] è attestatoattestata anche tra gli Unni. Maenchen-Helfen sostiene che glia esecutori dieseguire questi atti di veggenza e divinazione eranofossero probabilmente gli [[Sciamano|sciamani]].{{efn|Egli sostiene l'esistenza di sciamani unni sul base della presenza dell'elemento ''kam'' nei nomi unni ''Atakam'' e ''Eskam'', che deriva dal turco ''qam'', che significa sciamano.<ref>{{cita|Maenchen-Helfen, 1973|pp. 167–169167-169}}.</ref>}} Anche il linguista Dennis Sinor ritiene probabile che gli Unni avesserosi rivolgessero a degli sciamani, sebbene ciò non sianosia del tutto attestatiattestato. Maenchen-Helfen deduce anche una credenza in spiriti acquatici da un'usanza menzionata in Ammiano.{{efn|Deduce questa credenza da un'usanza unna, attestata in Ammiano, che gli Unni non si lavassero i vestiti: tra i popoli successivi della steppa, questo è fatto per evitare di offendere gli spiriti dell'acqua.<ref>{{cita|Maenchen-Helfen, 1973|ppp. 259-260}}.</ref>}} Suggerisce inoltre che gli Unni potrebbero aver realizzato piccoli idoli di metallo, legno o pietra, che sono attestati anche tra altre tribù della steppa, e cheriporta una fonte bizantina attestache perattestava gli Unni in Crimea nel VI secolo. CollegaEgli anchecollega altresì reperti archeologici di calderoni di bronzo unni trovati sepolti vicino o in acquacorsi corrented’acqua a possibili rituali eseguiti dagli Unni in primavera.
 
==== Tengri ====
[[File:Tengrism1.svg|miniatura|Un simbolo usato dai tengristi, che rappresenta la struttura dell'universo, il dio Tengri, l'apertura del tetto di una yurta e il tamburo di uno sciamano.]]
 
[[John Man]] sostiene che gli Unni del tempo di Attila probabilmente adoravano il cielo e la divinità della steppa [[Tengri]], che è anche attestata come adorata dagli Xiongnu. Maenchen-Helfen suggerisce anche la possibilità che gli Unni di questo periodo possano aver adorato Tengri, ma osserva che il dio non è attestato nei documenti europei fino al IX secolo.<ref>{{Cita pubblicazione |titolo=ΘΕΓΡΙ e Tengri|url=https://archive.org/details/sim_american-journal-of-philology_1966-01_87_1/page/81 |autore=J. Otto Maenchen-Helfen |rivista=The American Journal of Philology |volume=87 |numero=1 |anno=1966 |ppp=81}}</ref> Il culto di Tengri sotto il nome di "T'angri Khan" è attestato tra gli Unni del Caucaso del nord nella cronaca armena attribuita a Movses Dasxuranci durante il tardo VII secolo. Movses registra anche che gli Unni del Caucaso adoravano gli alberi e bruciavano cavalli in sacrificio a Tengri, e che "facevano sacrifici al fuoco e all'acqua e ad alcuni dei delle strade, e alla luna e a tutte le creature considerate nel loro occhi per essere in qualche modo notevoli." CiEsistono sono anche alcuneinoltre prove perdi [[Sacrificio umano|sacrifici umani]] tra gli Unni europei. Maenchen-Helfen sostiene che gliesseri umani sembrano essere stati sacrificati durante il rito funerario di Attila, registrato in Giordania sotto il nome di ''strava''. Prisco afferma che gli Unni sacrificarono i loro prigionieri "alla vittoria" dopo essere entrati in [[Scizia]], ma questo non è altrimenti attestato come un'usanza unna e potrebbe essere una finzione.
 
==== Altre religioni ====
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=== Matrimonio e ruolo delle donne ===
Le élite dominanti degli Unni praticavano la [[poligamia]], mentre i cittadini comuni erano probabilmente [[Monogamia|monogami]]. Ammiano Marcellino sosteneva che le donne unne vivevano in isolamento, tuttavia il resoconto di prima mano di [[Prisco di Panion|Prisco]] le mostra muoversi liberamente muoversi e mescolarsi con gliagli uomini. Prisco descrive le donne unne che sciamano intorno ad Attila mentre entrava in un villaggio, così come la moglie del ministro di Attila [[Onegesio]] che offre al re cibo e bevande con i suoi servi. Prisco è stato in grado di entrare nella tenda della principale moglie di Attila, [[Kreka|Hereka]], senza difficoltà.
 
Prisco attesta anche che la vedova di [[Bleda]], fratello di Attila, era al comando di un villaggio attraversato dagli ambasciatori romani: il suo territorio potrebbe aver incluso un'area più ampia., ed era noto per aver avuto leader tribali donne. ePrisco sostiene, inoltre, che gli Unni probabilmente tenevano le vedove in grande rispetto. Modello: A causa della natura pastorale dell'economia degli Unni, le donne probabilmente avevanoesercitavano un grande grado di autorità sulla famiglia.
 
=== Lacrime di "Sangue" e deformazione cranica ===
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== Organizzazione militare degli unni ==
 
=== Tattiche e strategie ===
I metodi di guerra degli Unni nel suoloro insieme non sono ben studiatidocumentati. Una delle principali fonti di informazioni sullasul guerrametodo bellico degli Unni èproviene dallo storico romano Ammiano Marcellino, che include una descrizione estesa dei metodi di guerra degli Unni:
{{Citazione|Combattono alle volte se sono provocati ed ingaggiano battaglia in schiere a forma di cuneo con urla confuse e feroci. E come sono armati alla leggera ed assaltano all’improvviso per essere veloci, così, disperdendosi a bella posta in modo repentino, attaccano e corrono qua e là in disordine e provocano gravi stragi. Senza che nessuno li veda, grazie all’eccessiva rapidità attaccano il vallo e saccheggiano l’accampamento nemico. Potrebbero poi essere considerati senz’alcuna difficoltà i più terribili fra tutti i guerrieri poiché combattono a distanza con giavellotti forniti, invece che d’una punta di ferro, di ossa aguzze che sono attaccate con arte meravigliosa, e, dopo aver percorso rapidamente la distanza che li separa dagli avversari, lottano a corpo a corpo con la spada senz'alcun riguardo per la propria vita. Mentre i nemici fanno attenzione ai colpi di spada, quelli scagliano su di loro lacci in modo che, legate le membra degli avversari, tolgono loro la possibilità di cavalcare o di camminare.|Storie di Ammiano Marcellino, 31.2.8–9 (p. 385).}}
Basandosi sulla descrizione di Ammiano, [[Maenchen-Helfen]] sostiene che le tattiche degli Unni non differivano notevolmente da quelle usate da altri arcieri nomadi a cavallo. Egli sostiene che le "schiere a forma di cuneo" (''cunei'') menzionate da Ammiano erano probabilmente divisioni organizzate da clan e famiglie tribali, i cui capi potrebbero essere stati chiamati ''cur''. Questo titolo sarebbe stato quindi ereditato man mano che veniva tramandato al clan. Come Ammiano, anche lo scrittore del VI secolo [[Zosimo (storico)|Zosimo]] sottolinea l'uso quasi esclusivo degli arcieri a cavallo da parte degli Unni e la loro estrema rapidità e mobilità. Queste qualità differivano dagli altri guerrieri nomadi in Europa in quel momento: i [[Sarmati]], per esempio, facevano affidamento su [[catafratti]] pesantemente corazzati armati di lance. L'uso da parte degli Unni di terribili grida di guerra si trovaritrova anche in altre fonti. Tuttavia, alcune affermazioni di Ammiano sono state contestate dagli studiosi moderni. In particolare, mentre Ammiano afferma che gli Unni non conoscevano la lavorazione dei metalli, Maenchen-Helfen sostiene che un popolo così primitivo non avrebbe mai potuto avere successo nella guerra contro i romani.
 
Gli eserciti unni facevano affidamento sulla loro elevata mobilità e «un accorto senso di quando attaccare e quando ritirarsi». Un'importante strategia usata dagli Unni eraconsisteva unanella finta ritirata, fingendoossia nell’inscenare una finzione di fuggirefuga eper poi voltandosivoltarsi e attaccandoattaccare il nemico disordinato. Ne parlano gli scrittori Zosimo e [[Agazia]]. Tuttavia, non furono sempre efficaci nella battaglia campale, subendo la sconfitta a Tolosa nel 439, vincendo a malapena nella [[battaglia dell'Utus]] nel 447, probabilmente perdendo o in stallo nella battaglia dei campi catalauni nel 451, e perdendo nella [[Battaglia del fiume Nedao|battaglia di Nedao]] (454?). Christopher Kelly sostiene che Attila cercò di evitare "per quanto possibile, un impegno su larga scala con l'esercito romano". La guerra e la minaccia della guerra erano strumenti frequentemente usati per estorcere Roma; gli Unni si affidavano spesso ai traditori locali per evitare perdite. I resoconti delle battaglie notano che gli Unni fortificarono i loro accampamenti usando recinzioni mobili o creando dei cerchi di carri.
 
Lo stile di vita nomade degli Unni incoraggiava caratteristiche come l'eccellente abilità nell'equitazione, mentre gli Unni si addestravano alla guerra con la caccia frequente. Diversi studiosi hanno suggerito che gli Unni avessero difficoltà a mantenere la loro cavalleria a cavallo e lo stile di vita nomade dopo essersi stabiliti nella pianura ungherese, e che questo a sua volta ha portato a una marcata diminuzione della loro efficacia come combattenti.
 
Gli Unni sono quasi sempre noti come combattenti al fianco di popoli non unni, come [[germani]] o [[iranici]] o, in tempi precedenti, alleati.[215] Come nota Heather, "la macchina militare degli Unni crebbe, e crebbe molto rapidamente, incorporando un numero sempre maggiore di Germani dell'Europa centrale e orientale"<ref>{{cita libro |lingua=en |autore=Peter Heather |anno=2005 |titolo=The fall of the Roman Empire : a new history of Rome and the barbarians |città=New York |editore=Oxford University Press |ppp=332 |ISBN=978-0-19-515954-7}}</ref>. Nella battaglia dei Campi Catalaunici, Giordane notò che Attila aveva posto i suoi sudditi nelle ali dell'esercito, mentre gli Unni avevano il centro.
 
Una delle principali fonti di informazioni sulla guerra delle steppe dal tempo degli Unni proviene dallo [[Strategikon]] del VI secolo, che descrive la guerra di "Trattare con gli Sciti, cioè Avari, Turchi e altri il cui stile di vita ricorda quello dei popoli unni". Lo Strategikon descrive gli Avari e gli Unni come subdoli e molto esperti in materia militare. SonoSi descrittidescrive come preferisconoentrambi i popoli preferiscano sconfiggere i loro nemici con l'inganno, gli attacchi a sorpresa e il taglio dei rifornimenti. Gli Unni portaronoportavano un gran numero di cavalli da usare come sostituti e per dare l'impressione di poter contare su un esercito più grande in campagna. I popoli degli Unni non costruironocostruivano un campo trincerato, ma si sparserospargevano nei pascoli secondodivisi ilper clan, e custodironocustodivano i loro cavalli necessari finché non iniziaronofosse stato necessario iniziare a formare la linea di battaglia con la copertura del primo mattino. Lo Strategikon afferma che gli Unni disponevano anche sentinelle a distanze significative e in costante contatto tra loro per prevenire attacchi a sorpresa.
 
Secondo lo Strategikon, gli Unni non formaronoformavano una linea di battaglia usando il metodo usato dai romani e dai persiani, ma si disponevano in divisioni di dimensioni irregolari, in un'unica linea e mantenendo una forzacontingente militare separato e separatanascosto nelle vicinanze per imboscate e come riserva. Lo Strategikon afferma anche che gli Unni usavano formazioni profonde con un fronte denso e uniforme. Lo Strategikon afferma che gli Unni tenevano i loro cavalli di scorta e le salmerie su entrambi i lati della linea di battaglia a circa un miglio di distanza, con una guardia di dimensioni moderate, e talvolta legavano insieme i loro cavalli di riserva dietro la linea di battaglia principale. Gli Unni preferivano combattere a lungo raggio, utilizzando l'imboscata, l'accerchiamento e la finta ritirata. Lo Strategikon annota anche le formazioni a forma di cuneo menzionate da Ammiano e confermate come reggimenti familiari da Maenchen-Helfen. Lo Strategikon afferma che gli Unni preferivano inseguire i loro nemici senza sosta dopo una vittoria e poi logorarli con un lungo assedio dopo la sconfitta.
 
[[Peter Heather]] nota che gli Unni furono in grado di assediare con successo città e fortezze fortificate nella loro campagna del 441: erano quindi in grado di costruire [[macchine d'assedio]].<ref>Heather, Peter (2005). ''The fall of the Roman Empire : a new history of Rome and the barbarians''. New York: Oxford University Press. pp. 301-302. ISBN <bdi>978-0-19-515954-7</bdi>.</ref> Heather annota i molteplici percorsi possibili per l'acquisizione di questa conoscenza, suggerendo che potrebbe essere stata riportata dal servizio sotto Ezio, acquisita da ingegneri romani catturati, o sviluppata attraverso la necessità di fare pressione sulle ricche città stato della via della seta, e trasferita in Europa. Lo storico David Nicolle è d'accordo con quest'ultimo punto, e suggerisce persino che gli unni avessero una serie completa di conoscenze ingegneristiche, comprese le abilità per la costruzione di fortificazioni avanzate, come la fortezza di Igdui-Kala in Kazakistan.<ref>{{cita libro |lingua=en |autore=David Nicolle |anno=2006 |titolo=Attila and the Nomad Hordes |città=Oxford |editore=Osprey Publishing |p=18}}</ref>
 
=== Equipaggiamento militare ===
Lo Strategikon afferma che gli Unni usavano tipicamente la [[cotta di maglia]], spade, archi e lance e che la maggior parte dei guerrieri unni erano armati sia di arco che di lancia e li usavano in modo intercambiabile secondo necessità. Dichiara inoltre che gli Unni usavano del lino trapuntato, lana o talvolta bardature di ferro per i loro cavalli e indossavano anche cuffie e caftani trapuntati.<ref>{{cita libro |lingua=en |autore=George T. Dennis |anno=1984 |titolo=Maurice's Strategikon: Handbook of Byzantine Military Strategy |url=https://archive.org/details/mauricesstrategi00maur |città=Philadelphia |editore=University of Pennsylvania Press |pp=11–13[https://archive.org/details/mauricesstrategi00maur/page/11 11]–13, 116}}</ref> Questa valutazione è ampiamente più convalidata da reperti archeologici di equipaggiamento militare unno, come le sepolture Volnikovka e Brut.
[[File:Bandhelm-Narona.JPG|miniatura|Bandhelm]]
[[File:Spangenhelm-Sinj.JPG|miniatura|[[Spangenhelm]] in ferro da Sinj; datato nel periodo delle [[Invasioni barbariche]] - Museo della regione Cetinska Krajina - Sinj, Dalmazia (Croazia).]]
Un elmo tardo romano del tipo "Ridge Berkasovo" è stato trovato con una sepoltura unna a [[Concești]].<ref name="Glad, Damien 2010">{{cita libro |lingua=en |autore=Damien Glad |anno=2010 |titolo=The Empire's Influence on Barbarian Elites from the Pontus to the Rhine (5th–7th Centuries): A Case Study of Lamellar Weapons and Segmental Helmets |capitolo=The Pontic-Danubian Realm in the Period of the Great Migration |pp=349–362349-362}}</ref> Un elmo unno del tipo ''Segmentehelm'' è stato trovato a Chudjasky, uno [[Spangenhelm]] unno nella tomba di Tarasovsky nel 1784 e un altro del tipo ''Bandhelm'' a Turaevo.<ref>{{cita libro |lingua=de |autore=Christian Miks |anno=2009 |titolo=RELIKTE EINES FRÜHMITTELALTERLICHEN OBERSCHICHTGRABES? Überlegungen zu einem Konvolut bemerkenswerter Objekte aus dem Kunsthandel; Jahrbuch des Römisch-Germanischen Zentralmuseums Mainz |capitolo=56 |pp=395–538, 500}}</ref> Frammenti di elmi lamellari risalenti al periodo unno e all'interno della sfera unna sono stati trovati a Iatrus, Illichevka e Kalkhni.<ref name="Glad, Damien 2010"/> L'[[armatura lamellare]] degli unni non è stata trovata in Europa, sebbene due frammenti di probabile origine unna siano stati trovati nell'Ob superiore e nel Kazakistan occidentale risalenti al III-IV secolo<ref>{{cita libro |lingua=ru |autore=A.F. Medvedev |anno=1959 |titolo=K istorii plastinchatogo dospeha na Rusi |titolotradotto=On the History of Plate Armor in Medieval Russia |editore=Soviet Archaeology |capitolo= 2 |p=119}}</ref>. Un ritrovamento di lamelle datato intorno al 520 dal magazzino di Toprachioi nella fortezza di Halmyris vicino a Badabag, in Romania, suggerisce un'introduzione della fine del V o dell'inizio del VI secolo. È noto che gli Avari eurasiatici introdussero armature lamellari nell'esercito romano e nel popolo germanico dell'era della migrazione a metà del VI secolo, ma questo tipo successivo non appare prima di allora.
 
==== Archi e Freccefrecce ====
[[File:02019 0565 Reflexbogen, Fürsten-Grab von Jakuszowice.jpg|sinistra|miniatura|Un "arco unno" riflesso cerimoniale ricostruito da una lamina d'oro trovata in una sepoltura nomade a Jakuszowice, nella moderna Polonia.<ref name="brill.com">{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=17 marzo 2020-03-17|editore=BRILL|p=379|ISBN=978-90-04-42242-1|DOIdoi=10.1163/9789004422421_011}}</ref>]]
Le antiche fonti romane sottolineano l'importanza dell'arco per gli Unni,<ref>{{Cita libro|nome=Ottodi J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=Thecui Worldera ofl’arma theprincipale.<ref Huns|urlname=https://www"dx.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=2024-04-05|data=1973-12-31|editore=University of California Press|p=221|ISBN=978-0-520-31077-3|DOI=10.1525/9780520310773}}</ref> ed era l'arma principale degli Unni.<reforg">{{Cita pubblicazione|nome=M. H.|cognome=OFFORD|data=1º ottobre 1991-10-01|titolo=Review. Variation and Change in French: Essays Presented to Rebecca Posner on the Occasion of her Sixtieth Birthday. Green, John N. and Wendy Ayres-Bennett (eds)|rivista=French Studies|volume=45|numero=4|pp=498–498498-498|accesso=5 aprile 2024-04-05|doi=10.1093/fs/45.4.498|url=http://dx.doi.org/10.1093/fs/45.4.498}}</ref> Gli UnniEssi usavano un arco composito o riflesso di quello che viene spesso chiamato di "tipo Unno", uno stile che si eramolto diffuso atra tutti i nomadi della steppa eurasiatica all'inizio del periodo degliche vide gli Unni prosperare. MisuravanoTali archi misuravano tra 120 e 150 centimetri. GliSono esemplaristati sonoritrovati moltoben raripochi nellaesemplari; documentazionein archeologicaEuropa, coni pochi reperti in Europasono raggruppati nella steppa del Ponto e nella regione del Medio Danubio.<ref>{{Cita pubblicazione|nomename=M. H.|cognome=OFFORD|data=1991-10-01|titolo=Review. Variation and Change in French: Essays Presented to Rebecca Posner on the Occasion of her Sixtieth Birthday. Green, John N. and Wendy Ayres-Bennett (eds)|rivista=French Studies|volume=45|numero=4|pp=498–498|accesso=2024-04-05|doi=10.1093/fs/45.4.498|url=http://"dx.doi.org"/10.1093/fs/45.4.498}}</ref> La rarità degli esemplari sopravvissuti rende difficile fareaffermare affermazionicon preciseprecisione suii vantaggi di quest'arma.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2020-03-17 marzo 2020|editore=BRILL|p=383|ISBN=978-90-04-42242-1|DOIdoi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> GliSi sa che tali archi erano difficilidi dadifficile costruirecostruzione e probabilmente erano oggetti di grande valore: erano fattiinfatti direalizzati con legno flessibile, strisce di corno o osso e tendini di animali.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2020-03-17 marzo 2020|editore=BRILL|pp=383-384|ISBN=978-90-04-42242-1|DOIdoi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> L'osso utilizzato per rinforzare l'arco lo rendeva più resistente ma probabilmente meno potente.<ref>{{Cita libro|nome=Ta Sen|cognome=TAN|titolo=Introduction of the Overland Silk Road and Maritime Silk Road|url=http://dx.doi.org/10.1142/9781783269303_0002|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=4 agosto 2016-08-04|editore=IMPERIAL COLLEGE PRESS|p=83|pp=}}</ref> Le tombe di figure identificate come "principi" tra gli Unni sono state trovate sepolterinvenute con all’interno archi cerimoniali dorati, in un'ampia area dal Reno al Dnepr.<ref>{{Cita libro|nome=Hyun Jin|cognome=Kim|titolo=The Huns, Rome and the Birth of Europe|url=https://www.cambridge.org/core/product/identifier/9780511920493/type/book|accesso=5 aprile 2024-04-05|edizione=1|data=18 aprile 2013-04-18|editore=Cambridge University Press|p=203|ISBN=978-0-511-92049-3|DOIdoi=10.1017/cbo9780511920493}}</ref> Gli archi venivano sepolti con l'oggetto postoposti sul petto del defunto.<ref>{{Cita libro|nome=Ta Sen|cognome=TAN|titolo=Introduction of the Overland Silk Road and Maritime Silk Road|url=http://dx.doi.org/10.1142/9781783269303_0002|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=4 agosto 2016-08-04|editore=IMPERIAL COLLEGE PRESS|ppp=82 - 83}}</ref>
 
Gli archi unni scagliavano frecce più grandi dei precedenti archi di "tipo scita", e, nella documentazione archeologica, la comparsa di punte di freccia trilobate in ferro è considerata un segno della loro diffusione.<ref>{{Cita libro|nome=Oleksandr|cognome=Symonenko|titolo=Warfare and Arms of the Early Iron Age Steppe Nomads|url=http://asianhistory.oxfordre.com/view/10.1093/acrefore/9780190277727.001.0001/acrefore-9780190277727-e-237|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2017-06-28 giugno 2017|editore=Oxford University Press|lingua=en|ISBN=978-0-19-027772-7|DOIdoi=10.1093/acrefore/9780190277727.013.237}}</ref> Ammiano, pur riconoscendo l'importanza degli archi unni, non appare ben informato al riguardo e sostiene, tra l'altro, che gli Unni usassero solo frecce con punta in osso.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=1973-12-31 dicembre 1973|editore=University of California Press|pp=221-222|ISBN=978-0-520-31077-3|DOIdoi=10.1525/9780520310773}}</ref>
 
==== Spade e altre armi ====
[[File:02019 0566 (2) Spatha of Jakuszowice.jpg|sinistra|miniatura|Una spathaspada sepoltaritrovata in una tomba del periodo degli Unni con origini nomadi proveniente da Jakuszowice nella moderna Polonia. <ref>{{Cita libro|nomename=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://"brill.com"/view/title/56858|accesso=2024-04-05|data=2020-03-17|editore=BRILL|p=379|ISBN=978-90-04-42242-1|DOI=10.1163/9789004422421_011}}</ref>]]
Ammiano riferisce che gli Unni usavano spade di ferro,<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=Peter J.|cognome2=Heather|titolo=The Huns|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|p=59|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> e spade cerimoniali, pugnali e foderi decorati sono reperti frequenti nelle sepolture del periodo degli Unni. Inoltre, molte spade sono adornate con delle perle; questi elementi decorativi potrebbero aver avuto un significato religioso.<ref>{{Cita libro|nome=Alexander|cognome=Sarantis|nome2=Neil|cognome2=Christie|titolo=War and Warfare in Late Antiquity (2 vols.): Current Perspectives|url=https://brill.com/view/title/24219|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2013-08-19 agosto 2013|editore=BRILL|pp=518-519|ISBN=978-90-04-25258-5|DOIdoi=10.1163/9789004252585_016}}</ref> A partire da Joachim Werner, gli archeologi hanno sostenuto che gli Unni potrebbero aver originato la moda di decorare le spade con [[cloisonné]];<ref>{{Cita libro|nome=Hyun Jin|cognome=Kim|titolo=The Huns|collana=Peoples of the ancient world|data=2016|editore=Routledge|p=170|ISBN=978-1-138-84171-0}}</ref> tuttavia, Philip von Rummel sostiene che queste spade mostrano una forte influenza mediterranea, sono rare nel bacino dei Carpazi dalnel periodo deglicontemporaneo agli Unni, e potrebbero essere state prodotte da officine bizantine.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2007-12-31 dicembre 2007|editore=DE GRUYTER|pp=346–348346-348|ISBN=978-3-11-019150-9|DOIdoi=10.1515/9783110918205}}</ref>
 
Thompson è scettico sul fatto che gli Unni potessero fondere la ghisa da soli,<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=P. J.|cognome2=Heather|titolo=The Huns|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|ppp=59|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> ma Maenchen-Helfen sostiene che "[l]'idea che i cavalieri unni si facessero strada fino alle mura di Costantinopoli e alla Marna con spade barattate e catturate è assurda."<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=1973-12-31 dicembre 1973|editore=University of California Press|p=12|ISBN=978-0-520-31077-3|DOIdoi=10.1525/9780520310773}}</ref> Una spada caratteristica usata dagli Unni e dai loro popoli sudditi era la lunga ''[[seax]]'' a lama stretta.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2020-03-17 marzo 2020|editore=BRILL|p=396|ISBN=978-90-04-42242-1|DOIdoi=10.1163/9789004422421_011}}</ref> A partire dal lavoro di J. Werner negli anni '50, molti studiosi hanno credutoipotizzato che gli Unni abbianopotrebbero aver introdotto questo tipo di spada in Europa.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Paweł|cognome=Valde-Nowak|data=2021-12|titolo=Editorial: Professor Zenon Woźniak. Editor of twenty-five volumes of Acta Archaeologica Carpathica|rivista=Acta Archaeologica Carpathica|volume=56|pp=9–129-12|accesso=5 aprile 2024-04-05|doi=10.4467/00015229aac.21.001.15342|url=http://dx.doi.org/10.4467/00015229aac.21.001.15342}}</ref> Nelle versioni più antiche, queste spade sembrano essere armi più corte e da taglio. Gli Unni, insieme agli Alani e ai popoli germanici orientali, usavano anche un tipo di spada conosciuta come ''spatha'' germanica orientale o asiatica, una lunga spada di ferro a doppio taglio con una guardia incrociata di ferro. Queste spade sarebbero state usate per abbattere i nemici che erano già stati messi in fuga dalle raffiche di frecce degli Unni.<ref>{{Cita libro|nome=Alexander|cognome=Sarantis|nome2=Neil|cognome2=Christie|titolo=War and Warfare in Late Antiquity (2 vols.): Current Perspectives|url=https://brill.com/view/title/24219|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2013-08-19 agosto 2013|editore=BRILL|p=513|ISBN=978-90-04-25258-5|DOIdoi=10.1163/9789004252585_016}}</ref> Fonti romane menzionano anche i lacci di corda come armi usate a distanza ravvicinata per immobilizzare gli avversari.<ref>{{Cita libro|nome=P. J.|cognome=Heather|titolo=The fall of the Roman Empire: a new history of Rome and the Barbarians|url=https://www.worldcat.org/title/ocm58595067|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=2006|editore=Oxford University Press|p=157|OCLCoclc=ocm58595067|ISBN=978-0-19-515954-7}}</ref>
 
Alcuni Unni o le popolazioni a loro sottomesse potrebbero anche aver portato lance pesanti, come attestato per alcuni mercenari unni nelle fonti romane.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=5 aprile 2024-04-05|data=1973-12-31 dicembre 1973|editore=University of California Press|p=239|ISBN=978-0-520-31077-3|DOIdoi=10.1525/9780520310773}}</ref>
 
== Storia ==
Ad inizio del II secolo [[DionisioDionigi il PeriegetePeriegeta]] parla di un popolo, forse gli Unni, che viveva lungo il [[Mar Caspio]]. attorno alSuccessivamente [[200Mosè di Corene]], enella inoltresua nel''Storia [[214]],degli Armeni'' ([[ChoroneiAlbania Mozescaucasica]], nellaall'incirca suacorrispondente "Storiacon delll'Armenia"), indica gli ''"Hunni''" come vicini dei [[Sarmati]] e prosegue descrivendo come catturarono la città di Balk (Kush in armeno) in un periodo tra il [[194]] e il [[214]], spiegando perché i greci chiamavano quella città Hunuk. Senza la presenza degli Xiongnu, la Cina visse un secolo di pace, interrotto quindi dalla famiglia Liu di Unni Tiefu che tentò di ristabilire la sua presenza nella Cina occidentale. In Occidente, i [[Impero romano|Romani]] invitarono gli Unni ad ovest dell'[[Ucraina]], alla colonizzazione della [[Pannonia]] nel [[361]] e [[372]], sotto il governo del loro capo Balimir, così che essi sconfissero gli [[Alani]]. In [[Oriente (regione geografica)|Oriente]] invece, all'inizio del [[V secolo]], [[Tiefu Xia]] è l'ultima dinastia degli Unni nella Cina orientale, mentre sono presenti gli [[Unni Alchon|Alchon]] e gli [[HunaHunas]] in [[Afghanistan]] e [[Pakistan]]. Da qui in poi, decifrare la storia degli Unni e dei loro successori diventa più semplice per via degli eventi relativamente bene documentati da fonti bizantine, armene, iraniane, indiane e cinesi. Fino al VI secolo è sopravvissuto il principato unno di Yue-Pan in Asia centrale nell'orbita [[Sogdiana]].
 
=== Gli Unni in Europa ===
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[[File:450 roman-hunnic-empire 1764x1116.jpg|thumb|upright=1.4|left|Massima espansione dell'impero unno (arancione chiaro), 451 circa]]
 
Gli Unni, originari dell'Asia centrale, arrivarono in [[Europa]] alla fine del IV secolo, scacciati dalla Cina grazie alle armi e alle strutture di difesa avanzate sviluppate dai cinesi, come nuovi usi per gli esplosivi, catapulte più precise e la balestra in bronzo e l'arco. La calata delle orde nomadi degli Unni sulle pianure dell'[[Ucraina]] e della [[Bielorussia]] avvenne tra il [[374]] ed il [[376]] sotto il Re [[Octar]] e si concretizzò come il classico "[[effetto domino]]": vennero travolti dapprima [[Sarmati]], [[Alani]], [[Ostrogoti]], [[Sciri]], [[Rugi]] ([[Battaglia del fiume Erac]]) e, quindi, [[Visigoti]], [[Eruli]], [[Gepidi]], [[Burgundi]], [[Franchi]], [[suebi|SveviSuebi]], [[Vandali]] ed [[Alemanni|Alamanni]], i quali tra il [[378]] ed il [[406]] si abbatterono in massa sull'[[Impero romano d'Occidente]], disintegrandolo nel giro d'una settantina d'anni e creando, al suo posto, i [[regni romano-barbarici]]. Intorno al 385 gli Unni occuparono brevemente Colonia e secondo la tradizione vi uccisero [[Sant'Orsola]] e le sue compagne. Nel frattempo un gruppo di Unni misto ad [[Avari]], a [[Popoli turchi|Turchi]] e a [[Bulgari]], staccatosi dall'orda principale, aveva messo a ferro e fuoco l'[[Impero Sasanide]] di [[Persia]], stanziandosi nelle regioni comprese tra il [[Lago Balqaš]] ed il [[Indo|Fiume Indo]], e invaso l'[[India]] stessa.
 
Nel 395 grandi concentrazioni di Unni erano ancora a nord del Mar Nero, da cui partirono in quello stesso anno incursioni che devastarono sia l'Impero romano d'Oriente che la Persia.<ref>{{cita|Heather|p. 252.}}.</ref> [[San Girolamo]], che in quel momento risiedeva a Betlemme, scrisse terrorizzato:
{{Citazione|Ma proprio un anno fa, eccoti piombare su di noi, dalle più lontane regioni rupestri del Caucaso, dei lupi. Non erano dell'Arabia, no, erano del Nord, e in poco tempo hanno traversato immensi territori. Quanti monasteri hanno requisito! Quanti fiumi si sono visti cambiare l'acqua in sangue umano!... Branchi di prigionieri vennero trascinati via. L'Arabia, la Fenicia, la Palestina e l'Egitto sono in preda al terrore, come paralizzate. Potessi avere anche cento lingue e cento bocche e una voce di ferro, non potrei ugualmente fare una rassegna completa di tutti questi disastri.}}
Fu intorno all'inizio del V secolo che presumibilmente avvenne la migrazione nella grande pianura ungherese: nel 412-413, anno in cui lo storico e ambasciatore [[Olimpiodoro di Tebe]] condusse un'ambasceria presso gli Unni, erano già stanziati lungo il corso medio del Danubio,<ref>{{cita|Heather|p. 253.}}.</ref> in una posizione strategica a cavallo tra i due imperi, sempre meno solidali tra di loro, che consentiva una politica di oscillazione tra i due: ormai non potevano che attaccare uno dei due imperi o fornire mercenari a caro prezzo.<ref name=":0" /> Probabilmente, secondo la teoria di Heather, fu lo spostamento degli Unni a spingere Radagaiso a invadere l'Italia, Vandali, Alani, Svevi e Burgundi a invadere le Gallie, e [[Uldino]] a invadere la Tracia durante la crisi del 405-408.<ref>{{cita|Heather|p. 254.}}.</ref> All'epoca dell'ambasceria di Olimpiodoro, gli Unni erano governati da molti re, ma nel giro di vent'anni, probabilmente attraverso lotte violente, il comando fu unificato sotto un unico re: Attila.<ref>{{cita|Heather|pp. 394-395.}}.</ref>
 
L'alleanza tra romani e Unni durò dal 401, anno in cui il re [[Uldino]] portò la testa di [[Gainas]] all'imperatore [[Arcadio]], al 450,<ref name=":0">{{Cita libro|autore=[[Michel Rouche]]|traduttore=Marianna Matullo|titolo=[[Attila]]|collana=I protagonisti della storia|anno=2019|editore=[[Salerno Editrice]]|città=[[Pioltello]] (MI)|p=75 e 79|volume=14|capitolo=IV- Il grande scontro (375-435)|ISSN=2531-5609}}</ref> pur con fasi alterne.<ref>Uldino attaccò nel 405-6 e nel 408 i Balcani dell'Impero d'Oriente</ref>
 
Nel [[V secolo]] gli Unni costituirono un regno nell'Europa centrorientale, e come gli orientali Xiongnu, incorporarono gruppi di popolazioni tributarie, arrestando il flusso migratorio ai danni dell'Impero da essi stessi provocato, in quanto, volendo dei sudditi da sfruttare, impedirono ogni migrazione da parte delle popolazioni sottomesse. Nel caso europeo, [[Alani]], [[Gepidi]], [[Sciri]], [[Rugi]], [[Sarmati]], [[Slavi]] e specialmente le tribù [[goti]]che, vennero tutti uniti sotto la supremazia militare della famiglia degli Unni. Guidati dai re [[Rua]], [[Attila]] e [[Bleda]], gli Unni si rafforzarono molto. Attila (406-453) apparteneva alla famiglia reale. Nel [[432]] gli Unni avevano un tale potere che lo zio di Attila, il re Rua, riceveva un consistente tributo dall'impero. Ottennero la supremazia sui loro rivali, molti dei quali altamente civilizzati, grazie alla loro abilità militare, mobilità e ad armi come l'[[arco unno]].
 
Negli anni 430 furono impiegati come mercenari dal ''[[magister militum]]'' [[Flavio Ezio|Ezio]] per le sue campagne in Gallia, ottenendo, in cambio del loro appoggio, parte della [[Pannonia]]; grazie al sostegno degli Unni, Ezio riuscì a vincere nel 436 i [[Burgundi]], massacrati dall'esercito romano-unno di Ezio, ridotti all'obbedienza e insediati come ''foederati'' intorno al lago di Ginevra; gli Unni risultarono poi decisivi anche nella repressione della rivolta dei [[bagaudi]] in Armorica e nelle vittorie contro i Visigoti ad [[battaglia di Arles|Arelate]], e [[battaglia di Narbona (436)|a Narbona]],<ref>{{cita|Heather|pp. 350-351.}}.</ref> grazie alle quali nel 439 i Visigoti accettarono la pace alle stesse condizioni del 418. La scelta di Ezio di impiegare gli Unni trovò però l'opposizione di taluni, come il vescovo di [[Marsiglia]] [[Salviano di Marsiglia|Salviano]], autore del ''De gubernatione dei'' ("Il governo di Dio"),<ref>{{cita|Kelly|pp. 95-96.}}.</ref> secondo cui l'impiego dei pagani Unni contro i cristiani (seppur [[Arianesimo|ariani]]) Visigoti non avrebbe fatto altro che provocare la perdita della protezione di Dio, perché i Romani «avevano avuto la presunzione di riporre la loro speranza negli Unni, essi invece che in Dio». Si narra che nel 439 [[Litorio]], arrivato ormai alle porte della capitale visigota [[Tolosa]], che intendeva conquistare annientando completamente i Visigoti, permettesse agli Unni di compiere sacrifici alle loro divinità e di predire il futuro attraverso la [[scapulomanzia]], suscitando lo sdegno e la condanna di scrittori cristiani come Prospero Tirone e Salviano, che si lamentarono anche per i saccheggi degli Unni contro gli stessi cittadini che erano tenuti a difendere. Litorio poi perse la battaglia decisiva contro i Visigoti e fu giustiziato. Secondo Salviano, la sconfitta degli arroganti Romani, adoratori degli Unni, contro i pazienti Goti, timorati di Dio, oltre a costituire una giusta punizione per Litorio, confermava il passo del [[Nuovo Testamento]], secondo cui «chiunque si esalta sarà umiliato, e chiunque si umilia sarà esaltato.»<ref>Salviano, ''De gubernatione Dei'', [http://www.tertullian.org/fathers/salvian_gov_07_book7.htm VII, 9].</ref>
 
==== Campagne balcaniche di Attila ====
{{vedi anche|Campagne balcaniche di Attila}}
[[File:Ulpiano Checa La invasión de los bárbaros.jpg|thumb|upright=1.7|Gli Unni all'attacco.]]
La situazione cambiò drasticamente quando a capo degli Unni salì [[Attila]] nel [[445]], la cui ferocia è rimasta leggendaria. Questi, già nel 441-442, quando condivideva ancora il governo con il fratello Bleda, attaccò i territori dell'Impero romano d'Oriente approfittando dello sguarnimento del fronte danubiano dovuto all'invio di una potente flotta da parte dell'Impero d'Oriente nel tentativo di recuperare Cartagine ai Vandali. Gli Unni espugnarono rapidamente Vidimacium, Margus e Naissus, costringendo l'Impero d'Oriente a rinunciare alla guerra contro i Vandali, richiamando la flotta, e poco tempo dopo, a comprare la pace accettando di pagare un tributo di 1.400 libbre d'oro all'anno.<ref>{{cita|Heather|pp. 372-373.}}.</ref> Teodosio II, però, ritornata la flotta, smise di pagare il tributo agli Unni, nella speranza che con i Balcani non sguarniti di truppe e con il potenziamento delle difese, sarebbe riuscito a respingere gli attacchi unni. Quando gli arretrati raggiunsero le 6.000 libbre d'oro, nel 447, Attila protestò, e al rifiuto dell'Imperatore di sborsare le 6.000 libbre d'oro in questione, il re unno reagì con la guerra.<ref>{{cita|Heather|pp. 374-375.}}.</ref> Nell'invasione del 447, Attila sconfisse più volte gli eserciti romano-orientali, non riuscendo ad espugnare Costantinopoli, ma devastando gli interi Balcani Orientali e costringendo l'Impero romano d'Oriente ad accettare una pace umiliante:
{{Citazione|[Tutti] i fuggiaschi dovettero essere riconsegnati agli Unni, e bisognò versare 6.000 libbre d'oro per le rate arretrate del tributo; e di lì in avanti il tributo stesso sarebbe stato di 2.100 libbre d'oro all'anno; per ogni prigioniero di guerra romano [preso dagli Unni] che fosse scappato e riuscito a tornare in patria senza [che per lui fosse pagato alcun] riscatto, si sarebbero versati dodici solidi ... e ... i Romani non avrebbero dovuto accogliere gli Unni fuggiaschi.|Prisco, ''Storie''.}}
Inoltre l'Impero d'Oriente dovette evacuare la zona a sud del Danubio «larga cinque giorni di viaggio».<ref>{{cita|Heather|p. 380.}}.</ref>
 
==== Campagne occidentali di Attila ====
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Forte di un esercito che si diceva potesse contare oltre 500.000 uomini, il più grande in Europa da duecento anni a quella parte, Attila attraversò la [[Gallia]] settentrionale provocando morte e distruzione. Conquistò molte delle grandi città europee, tra cui [[Reims]], [[Strasburgo]], [[Treviri]], [[Colonia (Germania)|Colonia]], ma fu sconfitto contro le armate dei [[Visigoti]], dei [[Franchi]] e dei [[Burgundi]] comandati dal generale [[Flavio Ezio|Ezio]] nella [[Battaglia dei Campi Catalaunici]].
[[File:Leoattila-Raphael.jpg|upright=1.4|thumb|left|''Incontro tra Leone il Grande e Attila'', Affresco, 1514, Stanza di Eliodoro, Palazzi Pontifici, Vaticano. L'affresco fu completato durante il pontificato di Leone X (papa dal 1513 al 1521). Secondo la leggenda, la miracolosa apparizione dei Santi Pietro e Paolo armati con spade durante l'incontro tra Papa Leone e Attila (452) avrebbe spinto il re degli Unni a ritirarsi, rinunciando al sacco di Roma.]]
Attila tornò in Italia nel [[452]] per reclamare nuovamente le sue nozze con Onoria. Gli Unni cinsero d'assedio per tre mesi [[Aquileia romana|Aquileia]], e, secondo la leggenda, proprio mentre erano sul punto di ritirarsi, da una torre delle mura si levò in volo una cicogna bianca che abbandonò la città con il piccolo sul dorso; il superstizioso Attila a quella vista ordinò al suo esercito di rimanere: poco dopo crollò la parte delle mura dove si trovava la torre lasciata dalla [[cicogna]]. Attila conquistò poi Milano e si stabilì per qualche tempo nel [[palazzo Reale di Milano|palazzo reale]]. Famoso è rimasto il modo singolare con cui affermò la propria superiorità su Roma: nel palazzo reale c'era un dipinto in cui erano raffigurati i Cesari seduti in trono e ai loro piedi i principi sciti. Attila, colpito dal dipinto, lo fece modificare: i Cesari vennero raffigurati nell'atto di vuotare supplici borse d'oro davanti al trono dello stesso Attila. Attila si fermò finalmente sul [[Mincio]], dove incontrò un'ambasciata formata dal [[Prefetto (storia romana)|prefetto]] [[Trigezio]], il [[Console (storia romana)|console]] Avienno e [[papa Leone I]] (la leggenda vuole che il papa gli mostrò il crocifisso e Attila gli vide al seguito una schiera di angeli, e spaventato tornò indietro). Dopo l'incontro Attila tornò indietro con le sue truppe senza pretese né sulla mano di Onoria, né sulle terre in precedenza reclamate. Sono state date diverse interpretazioni della sua azione. La fame e le malattie che accompagnavano la sua invasione (in [[Italia]], infatti, stava infuriando un'epidemia di [[colera]] e di [[malaria]] e la [[Pianura padana]] non era in grado di dar sostentamento all'orda<ref>La parola ''orda'' viene spesso riferita agli Unni con una valenza semantica decisamente ma è interessante sapere che il sostantivo è perfettamente adeguato, significano ''ordu'' in [[lingua turca]] "esercito".</ref> barbarica) potrebbero aver ridotto la sua armata allo stremo, oppure mentre [[Marciano (imperatore)|Marciano]] mandò delle truppe oltre il Danubio, l’armata di Ezio era discesa dalla Francia e si trovava in Liguria diretta verso Attila per braccarlo, e questi potrebbero avergli dato ragione di retrocedere. La "favola che è stata rappresentata dalla matita di [[Raffaello Sanzio|Raffaello]] e dallo scalpello di [[Alessandro Algardi|Algardi]]" (come l'ha chiamata [[Edward Gibbon]]) di [[Prospero d'Aquitania]] dice che il papa, aiutato da [[Pietro apostolo]] e [[Paolo di Tarso]], lo convinse a girare al largo della città. Vari storici hanno supposto che l'ambasciata portasse un'ingente quantità d'oro al leader unno e che lo abbia persuaso ad abbandonare la sua campagna,<ref>{{cita|Luttwak|p. 62.}}.</ref> e questo sarebbe stato perfettamente in accordo con la linea politica generalmente seguita da Attila, cioè di chiedere un riscatto per evitare le incursioni unne nei territori minacciati.
 
Quali che fossero le sue ragioni, Attila lasciò l'Italia e ritornò al suo palazzo attraverso il Danubio. Da lì pianificò di attaccare nuovamente Costantinopoli e reclamare il tributo che Marciano aveva tagliato. Morì, invece, nei primi mesi del [[453]]; la tradizione, secondo Prisco, dice che la notte dopo un banchetto che celebrava il suo ultimo matrimonio (con una principessa [[goti|gota]] di nome [[Krimhilda]], poi abbreviato con [[Ildikó]]), egli ebbe una copiosa [[epistassi]] e morì soffocato. I suoi guerrieri, dopo aver scoperto la sua morte, si tagliarono i capelli e si sfregiarono con le loro spade in segno di lutto così che, dice [[Giordane]], "il più grande di tutti i guerrieri dovette essere pianto senza lamenti femminili e senza lacrime, ma con il sangue degli uomini". La causa del decesso pare esser attribuibile ad un'[[emorragia cerebrale]] (in base a quanto attestato dai cronisti del tempo, ripresi dal goto [[Giordane]] ([[500]] - [[570]]), Attila era soggetto a sanguinamenti), occorsa durante la notte in cui sposò Krimhilda. Venne sepolto un paio di giorni dopo non lontano dalla capitale del suo regno (in realtà un campo trincerato in legno) nella pianura ungherese. Il suo corpo venne posto in tre sarcofagi: il più interno in legno, racchiuso da un secondo in argento puro e da un terzo in oro massiccio. Lo seguirono nella tomba tutte le sue ricchezze, il suo cavallo,<ref>Le sepolture di guerrieri con il loro cavallo era pratica usuale in numerose popolazioni nomadi, fra cui gli [[Avari]].</ref> le mogli, i servi ed anche gli schiavi che scavarono la fossa, per precauzione, in modo che nessuno fosse in grado di rivelare il luogo esatto della sepoltura (... "Ed un silenzio di morte avvolse il sepolcro la notte medesima, accomunando allo stesso tempo il morto e i becchini", ebbe a scrivere Giordane) [http://users.libero.it/riccardo.zelioli/jordanes.htm].
 
==== Collasso dell'impero di Attila ====
Le lotte per la successione, seguite alla morte di Attila, dissolsero la potenza degli Unni. Dopo il suo decesso, l'Impero unno si disgregò rapidamente: infatti i tre figli di Attila ([[Dengizico|Dengizich]], [[Ellac]] e [[Ernakh|Ernac]]) non riuscirono a sedare le rivolte per l'indipendenza dei sudditi degli Unni, portando alla rapida caduta dell'Impero unno. Il primo gruppo ad ottenere l'indipendenza fu quello dei [[Gepidi]], guidati da re [[Ardarico]], che sconfissero nel 453-454 l'esercito unno nella [[Battaglia del fiume Nedao]] ([[454]]), costringendo gli Unni a riconoscere loro l'indipendenza.<ref>{{cita|Heather|p. 426.}}.</ref> Negli anni successivi tutti gli altri gruppi (come Sciri, Rugi, Eruli, Longobardi, Ostrogoti) ottennero gradualmente l'indipendenza dagli Unni, e nel 468 gli Unni persero la propria indipendenza, finendo per essere arruolati come mercenari dall'Impero romano d'Oriente.
 
La memoria dell'invasione degli Unni è stata trasmessa oralmente fra le [[tribù germaniche]], ed è una componente importante nella [[Völsunga Saga]] e [[Hervarar Saga]], in [[norvegese antico]], e nel [[Nibelungenlied]], in [[antico germanico]]. Tutte ritraggono gli eventi di questo periodo di migrazioni, avvenute circa un millennio prima della loro trascrizione. Nella ''Hervar Saga'', i Goti hanno i loro primi contatti con gli arcieri unni, e si incontrano in un'epica battaglia sulle rive del [[Danubio]]. Nella Völsunga Saga e in Nibelungenlied, re Attila (''Atli'' in Norvegese e ''Etzel'' in Germanico) sconfigge il re [[Franchi|franco]] [[Sigisberto I]] (''Sigurðr'' o ''Siegfried'') e il re [[Burgundi|burgundo]] [[Gontran I]] (''Gunnar'' or ''Gunther'') ma è successivamente assassinato dalla regina [[Gudrun (mitologia)|Crimilde]] (''Gudrun'' o ''Kriemhild''), sorella di quest'ultimo e moglie di Attila.
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== Collegamenti esterni ==
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