Denis Diderot: differenze tra le versioni
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{{Doppia immagine verticale|right|Louis-Michel van Loo 001.jpg|Denis Diderot signature.svg|230|Denis Diderot,
{{Bio
|Nome = Denis
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|Epoca = 1700
|Attività = filosofo
|Attività2 =
|Attività3 =
|AttivitàAltre =
|Nazionalità = francese
|PostNazionalità = , uno dei massimi rappresentanti dell'[[Illuminismo]] e uno degli intellettuali più rappresentativi del [[XVIII secolo]]
}}
Fu promotore, direttore editoriale ed editore dell{{'}}''[[Encyclopédie]]'', avvalendosi inizialmente dell'importante collaborazione di [[Jean Baptiste Le Rond d'Alembert|d'Alembert]], che però alle prime difficoltà con la censura (dopo la condanna del testo ''De l'esprit'' di [[Helvétius]], anch'egli collaboratore) si ritirerà.
Sarà Diderot, dirigendo l'opera e scrivendo circa
Oltre al colossale lavoro enciclopedico e alle pubblicazioni anonime per aggirare la censura, Diderot scrisse numerose opere filosofiche e teatrali, romanzi, articoli e saggi su disparati argomenti, occupandosi di arte, storia, politica e società.<ref name="Cronologia2">{{cita web|url=http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Denis+Diderot.html|titolo=Chronologie: Denis Diderot Biographie|autore=|accesso=11 gennaio 2014}}</ref>
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===Origini familiari e formazione===
[[File:Didier Diderot.jpg|thumb|upright=0.8|Didier Diderot, il padre di Denis]]
La famiglia, borghese e cattolica, relativamente benestante, avrebbe voluto avviarlo alla carriera ecclesiastica o a quella giuridica, ma il giovane Denis non pareva interessato né all'una né all'altra.<ref name="Cronologia2"/> Il padre era Didier Diderot<ref name="Didier">[http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Didier+Diderot.html ''Didier Diderot''].</ref>, fabbricante di coltelli e ferri chirurgici<ref>Jean-Pierre Martin, Instrumentation chirurgicale en France. Des origines au XIXe siècle, Éditions L'Harmattan, 2013 (lire en ligne [archive]), p. 116</ref>, sposato
=== L'attività letteraria e filosofica ===
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[[File:AduC 003 Diderot (1713-1784).jpg|thumb|upright=0.9|Stampa raffigurante Diderot]]
Fu anche scrivano pubblico e precettore, frequentando, come molti altri giovani anticonformisti, i [[salotto letterario|salotti]] e i [[caffè letterari]] in cui circolavano le idee illuministiche e [[Libertinismo|libertine]]. Il suo spirito vulcanico e decisionista doveva farne un leader del movimento illuminista<ref name="Fusaro3"/> e non a caso è di questo periodo la segnalazione alla polizia, che nel
A Parigi conobbe, nel
Risentono di questi rapporti culturali i suoi ''Pensées philosophiques'' (''[[Pensieri filosofici]]'') del
Già questa prima rassegna di titoli, a cui vanno aggiunti anche alcuni saggi di [[matematica]], lascia intravedere due caratteristiche fondamentali della personalità intellettuale del filosofo, vale a dire la vastità dei suoi interessi - che spaziarono dalla [[filosofia]] alla [[biologia]], dall'[[estetica]] alla [[letteratura]] - e la flessibilità dei generi di scrittura da lui praticati, particolarmente congeniale al carattere mobile, aperto e dialogico del suo [[pensiero]], nonché la sua propensione alla catalogazione dei vari rami del sapere.<ref name="Fusaro3"/><ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/>
In questo periodo, con l'editore [[André Le Breton]], comincia a prendere forma il progetto dell'Encyclopédie. Diderot frequenta il
===L'arresto e la prigionia a Vincennes===
Incarcerato nel [[castello di Vincennes]] per la ''[[Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono]]'', un vero e proprio manifesto dell'[[ateismo]], dove Diderot aveva fra l'altro ripreso alcuni passi degli scritti del prete-ateo [[Jean Meslier]] (
[[File:Encyclopedie de D'Alembert et Diderot - Premiere Page - ENC 1-NA5.jpg|thumb|upright|Copertina dell{{'}} ''Encyclopédie''
La ''Lettera sui ciechi'' sarà invece inviata anche a Voltaire, che l'apprezzerà, pur non condividendo la tendenza materialista di Diderot.<ref name="cita-Noetico-60-Noetico-harv-s">{{cita|Noetico|60}}.</ref> Diderot fu liberato dopo aver firmato una "lettera di sottomissione"<ref>''Enciclopedia Garzanti di Filosofia'' alla voce corrispondente.</ref> e anche per le intercessioni di alcuni amici presso le autorità di sicurezza (e con tutta probabilità per l'influenza della favorita del re [[Luigi XV]], [[madame de Pompadour]], amica personale di Diderot e Voltaire<ref>Indro Montanelli, Roberto Gervaso, ''L'Italia del Settecento'', Rizzoli, Milano, 1971., p. 423</ref>); dovette però restare per un periodo in [[libertà condizionale|libertà vigilata]].<ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/>
Cercherà anche di attribuire i ''Pensieri'' alla sua amica ed ex amante Madame de Puisieux, ma poi dovette ammettere di averli scritti e promettere per iscritto di non scrivere più «contro la religione e la morale»<ref name="Cronjacq3"/>; da allora, per molto tempo, si limitò
Si racconta che mentre andava a trovare Diderot in prigione a piedi, durante questo periodo, Rousseau ebbe l'idea della sua prima opera, il ''[[Discorso sulle scienze e le arti]]'', che rimarrà legata nell'aneddotica a questa particolare circostanza.<ref name="Cronologia2"/><ref>Franck Salaün (a cura di), ''Diderot Rousseau: un entretien à distance [colloque]'', Desjonquères, 2006 ISBN 2-84321-082-8 citato da Nathalie Kremer, "Les frères ennemis"</ref> Nello stesso anno, dopo 14 anni, Diderot si riappacificò col padre che aveva condannato la sua vita giovanile spregiudicata e gli aveva tolto una modesta pensione di sopravvivenza.<ref name="Cronjacq3"/>
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=== Il matrimonio e la relazione con Volland ===
[[File:Denis Diderot - Alix - Vanloo.png|thumb|left|upright=0.8|Pierre-Marie Alix, ritratto di Diderot da un disegno di Van Loo]]
La vita privata di Diderot fu intensa e libera, focalizzata intorno a centri affettivi di grande importanza come la famiglia. Sposatosi nel
A partire dal
=== L'enciclopedia e il circolo del barone d'Holbach ===
{{Citazione|Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L'un compito è proprio del genio che crea, l'altro della perspicacia che perfeziona. |D. Diderot, ''Interpretazione della natura''<ref>Edizione a cura di P.Omodeo, Roma, Editori Riuniti 1995, p.36; in edizione a cura di Paolo Ruffili: {{cita|Diderot, ''Pensieri sull'interpretazione della natura''|p. 54, XIV|Interpretazione}}.</ref>}}
[[File:Langres - Denis Diderot.jpg|upright=0.7|thumb|Statua di Diderot a [[Langres]]
Dal
[[File:Alembert.jpg|thumb|left|160px|Jean Le Rond d'Alembert]]
Di quest'opera, che lo occuperà instancabilmente per il successivo ventennio, Diderot sarà il più infaticabile artefice: egli scorgeva in essa un'irrinunciabile battaglia politica e culturale che sostenne pressoché da solo, dopo la [[defezione]] di [[Jean Baptiste Le Rond d'Alembert|Jean d'Alembert]] nel
[[File:D'Holbach.jpg|thumb|[[Paul Henri Thiry d'Holbach]], ritratto di [[Louis Carmontelle]]]]
Viceversa, Diderot non darà in genere circolazione pubblica ai propri scritti, molti dei quali rimarranno quindi del tutto sconosciuti al di fuori della ristretta cerchia dei filosofi, per venire pubblicati solo dopo molti decenni dalla sua morte (alcuni addirittura dopo la [[seconda guerra mondiale]]).<ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/><ref>[http://www.sapere.it/enciclopedia/Diderot,+Denis.html ''Diderot, Denis''], Enciclopedia di Sapere.it</ref> Nel 1751 Diderot e d'Alembert avevano ricevuto, da [[Federico II di Prussia]], la nomina di membri dell'Accademia di Berlino.<ref name="Cronologia2"/>
Diderot, da questo periodo in poi, partecipò anche alla stesura o alla revisione delle opere, pubblicate anonime, del [[barone d'Holbach]]<ref name="Cronologia2"/>, animatore di un circolo culturale scettico e materialista, ma frequentato da personalità di diverso tipo.<ref name="Cronjacq3"/> Assieme al barone (autore principale e a cui i libelli sono generalmente attribuiti dalla critica), allo stretto collaboratore di quest'ultimo [[Jacques-André Naigeon]] e a [[Louis de Jaucourt]], già eminente partecipante all'Encyclopedie, Diderot stenderà o contribuirà a diversi saggi antireligiosi e anticlericali (come ''Il sistema della natura'', ''Il buon senso'' e ''Il cristianesimo svelato''), che d'Holbach faceva poi pubblicare in segreto e circolare grazie alle sue conoscenze personali e all'ingente patrimonio di famiglia. Come buona parte delle opere diderottiane più sovversive, anche queste circolarono clandestinamente e gli furono attribuite, nelle parti in cui vi lavorò, solo molto tempo dopo la morte del filosofo e di quella di d'Holbach.
====Problemi con la censura====
Nel
[[File:Un dîner de philosophes.Jean Huber.jpg|thumb|upright=1.4|''Una cena di filosofi'' o ''La santa cena del patriarca'' di [[Jean Huber]] (1772). Al tavolo di Voltaire a [[Ferney-Voltaire|Ferney]], si vede anche Denis Diderot (l'uomo seduto di profilo a destra).]]
A parte il periodo di Vincennes, Diderot si dedicò infaticabilmente all'Enciclopedia; il Prospetto, scritto da lui stesso e considerato il manifesto programmatico degli Enciclopedisti, lanciò una sottoscrizione per la vendita dell'opera.<ref name=CronEnc/> Il progetto riprese l'"Albero della conoscenza umana" di [[Francesco Bacone]], innescando subito una polemica con i [[gesuiti]] che espressero la loro opposizione perché secondo loro, era diretto contro la Chiesa e la morale cristiana. Abbastanza rapidamente, infatti, il papa, i [[giansenisti]] e i gesuiti si ritrovarono insieme contro l'opera.<ref name=CronEnc/>
[[File:Denis Diderot (Dimitry Levitzky).jpg|thumb|left|upright=0.8|Diderot ritratto da
Appartengono a questo periodo - oltre alla pubblicazione dell{{'}}''Encyclopédie'' che si concluderà definitivamente solo nel
====Litigio con Rousseau====
Nel
[[File:'Portrait of Jean-Jacques Rousseau' by François Guérin.jpg|thumb|Rousseau intorno al 1760]]
L'ex amica di Rousseau, in buoni rapporti con Diderot e da lui appoggiata, riesce a impedirne le letture pubbliche con una denuncia alla polizia (1771), infastidita dal fatto che Rousseau racconti in pubblico la relazione sentimentale quasi contemporanea che lui e Grimm avevano avuto con lei, rotta perché Diderot, da lei ospitato, frequenta contemporaneamente la contessa Houdetot di cui si è innamorato (Rousseau sostiene invece che Diderot e Grimm sparlassero di lui e Louise, e che Grimm abbia voluto soppiantarlo come amante della donna).
L'amicizia tra i due si ruppe completamente già negli anni '50, per Diderot la presenza di Rousseau è fonte di "inquietudine", i suoi scritti deliranti ("Rousseau è il baratro che separa il cielo dall'inferno", dirà) e si rifiuta di frequentarlo ulteriormente.<ref>Ernst Cassirer, Il problema Gian Giacomo Rousseau. In Ernst Cassirer, Robert Darnton, Jean Starobinski, Tre letture di Rousseau, a cura di Maria Albanese, Roma-Bari, Laterza, 1994, ISBN 88-420-4402-4., p. 77.</ref> Si incontrano per l'ultima volta all'Ermitage di [[Montmorency (Val-d'Oise)|Montmorency]] nel 1757 e litigano a causa della ''Lettera a d'Alembert'' sull'articolo su Ginevra. Diderot teme che Rousseau possa attirare la persecuzione delle autorità sugli enciclopedisti in un momento delicato. Rousseau scrive che "dal mio insediamento all'Ermitage, Diderot non aveva cessato di molestarmi". Nel
====Le ulteriori censure all'Enciclopedia====
Nel mese di gennaio
Nel
====La conclusione del progetto e altre iniziative====
[[File:Houdon Büste Denis Diderot BNM.jpg|thumb|upright|[[Jean-Antoine Houdon]], ''Diderot'' (1771)]]
Lo stesso anno conobbe [[David Hume]], in casa di d'Holbach, e cominciarono i rapporti epistolari con [[Caterina II di Russia]], la più potente dei [[dispotismo illuminato|monarchi "illuminati"]].<ref name="Cronologia3"/> Diderot le propose di poter lavorare
Come molti illuministi, sostenne la lotta dei [[tredici colonie|coloni americani]] contro l'[[Inghilterra]] nella [[guerra d'indipendenza americana]] (
=== Gli ultimi anni ===
Nel
[[File:Portrait de Denis Diderot en robe de chambre.jpg|thumb|left|upright|Diderot nel 1780]]
Nel
La successiva delusione gli fece sconfessare la concezione voltairiana di [[assolutismo illuminato]], per farlo tornare, in ''Mémoires pour Cathérine II'' e in ''Critica al libro "Dell'uomo" di Helvétius'', a schierarsi con l'ex amico Rousseau, a favore di una concezione più [[democratica]] e anti-assolutistica; negli ultimi tempi della sua vita Diderot era ormai quasi [[repubblicanesimo|anti-monarchico]], sebbene sostenesse che la zarina era certamente dispotica, ma non necessariamente tirannica.<ref name="Fusaro3"/><ref>D. Diderot, ''Dithrambe sur Féte des Rois.''</ref><ref>Gerolamo Imbruglia, ''From Utopia to Republicanism: the case of Diderot'', in: ''The invention of modern Republic'', Cambridge University Press, 2007, a cura di Annamaria Fontana, pag. 63</ref><ref>D. Diderot, ''Réfutation suivie de l'ouvrage d'Helvetius intitulé l'Homme'', pag. 446</ref><ref>D. Diderot, ''Pages contre un tyran'', in ''Ouvres politiques'', pag. 135-138.</ref><ref>D. Diderot, ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', pag. 25-30; pag. 95.</ref><ref>Gerolamo Imbruglia, ''Dopo l'Encyclopédie: Diderot e la saggezza dell'immaginazione'', Studi Settecenteschi, vol. 11-12, 1988-89, pp. 178 e segg.</ref> Diderot coniò per la [[Russia]] la famosa definizione di "colosso dai piedi d'argilla", ripreso da un'immagine biblica<ref>Giuseppe Fumagalli, ''Chi l'ha detto?'', Hoepli, 1921, pp. 337-338.</ref> e nelle ultime opere descrisse la Russia con colori cupi, sottolineando la mancanza di una tradizione illuminista o di una classe media, e una propensione verso una [[Autocrazia|dura dittatura]].<ref>Ezequiel Adamovsky, Euro-orientalism: Liberal Ideology and the Image of Russia in France (c. 1740–1880) (Peter Lang, 2006) pp. 36, 83</ref><ref>Michael Confino, "Re-inventing the Enlightenment: western images of eastern realities in the eighteenth century." ''Canadian Slavonic Papers'' 36.3–4 (1994): 505–522.</ref>
Nonostante questa rottura ideologica, Caterina II (che pur preferiva le lodi di Voltaire alle critiche di Diderot) continuò a supportarlo economicamente.<ref name=caterina>{{cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/limperatrice-e-filosofo-cos-fall-sogno-illuminato-1892984.html|titolo=L'imperatrice e il filosofo: così fallì il sogno illuminato}}</ref>
[[File:Diderot's travel from Paris to Saint Petersburg in 1773-1774 map-fr.svg|thumb|L'itinerario di viaggio di Diderot da Parigi a San Pietroburgo nel 1773-74]]
Sempre nel 1773 la figlia Angélique sposò Abel-François Caroillon de Vandeul.<ref>Viard Georges, ''Auberive et Monsieur de Vandeul''. In: ''Recherches sur Diderot et sur l'Encyclopédie'', numero 10, 1991, pp. 127 e seguenti</ref> Prima di partire per la Russia nominò Naigeon suo esecutore letterario, per cui il collaboratore di d'Holbach divenne editore, compilatore e commentatore delle opere di Diderot.<ref>Denis Diderot, 7 giugno 1773, citato da Maurice Tourneux nella recensione dell'edizione di Ernest Dupuy di Paradoxe sur le comédien, Revue d’histoire littéraire de la France, 9.3 (1902), 500–18 (p. 506); vedi anche Denis Diderot, Correspondance, a cura di Georges Roth e Jean Varloot, 15 volumi (Paris: Minuit, 1955–70), vol. 12, p. 231 (3 giugno 1773).</ref>
Al ritorno del viaggio in [[Russia]], nel
Tornato a Parigi, dal
In questo periodo moriranno molti dei suoi collaboratori ''philosophes'' ([[Montesquieu]] era morto nel 1755): Helvetius nel
[[File:Jean-Simon Berthélémy - Portrait de Denis Diderot (1713-1784), écrivain et philosophe - P2082 - Musée Carnavalet.jpg|thumb|Jean-Simon Berthélémy, Diderot ritratto l'anno della morte (1784), [[Museo Carnavalet]] di Parigi]]
Il 19 febbraio
===Sepoltura e vicende postume===
In prossimità della sua morte gli amici lo avevano convinto a trasferirsi, per risiedere in una parrocchia il cui sacerdote acconsentisse a seppellirlo cristianamente, per evitare, in questo modo - come aveva fatto anche Voltaire - la sepoltura infamante in una [[fossa comune]]. Diderot firmò quindi, su loro insistenza, una falsa professione di fede cattolica e visse quindi gli ultimi mesi nel quartiere di [[Rue Saint-Roch|Saint-Roch]], dove aveva traslocato (nei pressi della dimora di d'Holbach, in un sontuoso appartamento di rue Richelieu, a spese di Caterina II<ref name=Busnelli/>).<ref>{{Cita web |url=http://jsq.humnet.unipi.it/Diderot.pdf |titolo=''Note ai Pensieri filosofici di Diderot'' |accesso=12 gennaio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140112154029/http://jsq.humnet.unipi.it/Diderot.pdf |dataarchivio=12 gennaio 2014 |urlmorto=sì }}</ref> Il corpo di Diderot verrà sepolto nella [[chiesa di Saint Roch (Parigi)|chiesa di Saint-Roch]], sontuoso edificio [[Architettura barocca|barocco]] e luogo di sepoltura di artisti<ref>Ivi si trovano le tombe di [[Pierre Corneille]], André Le Nôtre, Marie Anne de Bourbon e Marie-Thérèse Rodet Geoffrin ([http://www.parigi.it/it/chiesa-di-saint-roch.php Chiesa di Saint-Roch]) e il [[cenotafio]] di [[Henri de Lorraine-Harcourt]]</ref>, proprio accanto al posto dove, nel
[[File:Diderot y Catalina II de Rusia.jpg|thumb|left|Diderot e Caterina II]]
Caterina II garantì alla vedova di Diderot una donazione di
Dopo la morte di Diderot, i suoi [[manoscritto|manoscritti]] e i volumi della sua biblioteca furono trasferiti a [[San Pietroburgo]], dove l'imperatrice Caterina aveva riunito anche i volumi appartenuti a D'Alembert e Voltaire, oggi esposti alla [[Biblioteca nazionale russa]].<ref name="Fusaro3"/><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2004/gennaio/05/Voltaire_tesoro_ritrovato_co_9_040105063.shtml ''Voltaire, il tesoro ritrovato'']</ref>
[[File:"À Diderot et aux Encyclopédistes" d' A.-C. Terroir (Panthéon, Paris) (52291681138).jpg|thumb|200px|''A Diderot e agli Enciclopedisti'' di A. C. Terroir, monumento e cenotafio di Diderot nel Pantheon (1913), fotografato con la presenza di un'installazione artistica temporanea recente con uno specchio e un [[pendolo di Foucault]]
Postumo uscirà, per volontà della moglie Antoinette, la versione completa, in volume, del celebre romanzo ''Jacques il fatalista''.<ref name="Cronologia5"/>
Nel
== Altre attività e studi di Diderot ==
Oltre che filosofo e instancabile enciclopedista e scrittore, Diderot fu uno dei primi europei
Diderot è stato considerato anche un precursore della [[psicologia]]: [[Sigmund Freud]], il padre della [[psicoanalisi]], afferma che egli ha già intuito con acutezza la realtà del [[complesso di Edipo]], riferendosi
=== Diderot critico d'arte ===
Diderot svolse un ruolo capitale anche nella storia della critica d'arte e nella storia dell'arte, disciplina nata intorno agli anni trenta del secolo dei lumi, contemporaneamente alla storia della letteratura promossa dai protestanti rifugiati nei [[Paesi Bassi]] e dai [[Congregazione di San Mauro|benedettini di Saint-Maur]].<ref name="Cronologia2" /> Potendo avere accesso alla pittura del XVI e XVII secolo, presente nelle collezioni del [[Luigi Filippo I di Borbone-Orléans|duca d'Orléans]] al Palais Royal, in quelle di [[Ange Laurent de Lalive de Jully|Ange-Laurent de La Live de Jully]] in [[rue de Richelieu]], nonché nelle proprietà dell'amico [[Paul Henri Thiry d'Holbach|barone d'Holbach]], Diderot vi contribuì dischiudendo una strada che condurrà sino a [[Charles Baudelaire|Baudelaire]]<ref>''Scritti sull'arte'', tr. it. Torino, Einaudi, 1992.</ref>.
[[File:Diderot-statue.jpg|upright|thumb|Statua di Diderot a Parigi]]
[[File:Denis Diderot by Claude Bornet.jpg|thumb|left|Diderot in un dipinto di Claude Bornet del 1763]]
Diderot fu il primo a collegare il punto di vista tecnico a quello estetico nella sua critica d'arte raccolta principalmente nella serie di impressioni ch'egli consegnò in forma epistolare in occasione delle esposizioni parigine (i ''Salons'') alla ''Correspondance littéraire'' dell'amico [[Friedrich Melchior von Grimm|Friedrich Grimm]]. Il ''[[Salon (mostra)|Salon]]'', iniziativa dapprima annuale, poi biennale dal
Se il resoconto diderottiano del ''Salon'' del
L'[[estetica]] illuminista trova in Diderot, che la intendeva come un mezzo di sviluppo della società<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s">{{cita|Noetico|64}}.</ref>, l'abbandono degli schemi idealistici, dato che il senso estetico e la [[bellezza]] divengono per lui il frutto di un
Secondo Diderot un particolare elemento di giudizio nell'esame di un'opera d'arte può essere rappresentato anche da quel "velo del tempo", da quella patina che valorizza i quadri di pittori come [[Claude Joseph Vernet]] che hanno ''«un tono di colore migliore degli altri perché hanno avuto il vantaggio di essere stati dipinti dal tempo, come accade alle opere dei grandi coloristi. Vernet si trova bene alla verifica del tempo, che nuoce tanto ai suoi colleghi.»'' Diderot teorizza in questo modo anche un gusto per l'antico, che influenzerà il restauro [[romanticismo|romantico]] e l'estetica del [[
== Pensiero ==
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==== L'educazione alla scienza ====
Tipicamente rispondente all'impegno [[pedagogia|pedagogico]] [[illuminismo|illuministico]] della liberazione dall'ignoranza e dalla superstizione religiosa è l'invito di Diderot a una formazione culturale [[scienza|scientifica]], rivolto specialmente alle giovani menti aperte alle novità<ref name="Fusaro4"/>:
{{Citazione|Giovane, prendi e leggi. Se potrai arrivare sino alla fine di quest'opera sarai capace di capirne una migliore. Io mi sono proposto più che d'istruirti di esercitarti e perciò m'importa poco che tu adotti le mie idee o che le rifiuti purché esse abbiano ricevuto tutta la tua attenzione. Uno più esperto di me t'insegnerà a conoscere le forze della natura; a me basterà di averti fatto mettere alla prova le tue.||Jeune homme, prends et lis. Si tu peux aller jusqu'à la fin de cet ouvrage, tu ne seras pas incapable d'en entendre un meilleur. Comme je me suis moins proposé de t'instruire que de t'exercer, il m'importe peu que tu adoptes mes idées ou que tu les rejettes, pourvu qu'elles emploient toute ton attention. Un plus habile t'apprendra à connaître les forces de la nature; il me suffira de t'avoir fait essayer les tiennes.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri sull'interpretazione della natura''|Introduzione|Interpretazione}}[[1753]]</ref>|lingua=fr}}
[[File:DiderotPhilosophicalThoughts.jpg|upright=0.7|thumb|''[[Pensieri filosofici]]'', prima edizione del
==== Dal deismo all'ateismo evoluzionista ====
{{vedi anche|Storia dell'ateismo}}
{{citazione|Se un misantropo si fosse proposto di fare l'infelicità del genere umano, che avrebbe potuto inventare di meglio che la credenza in un essere incomprensibile, sul quale gli uomini non avrebbero potuto mai mettersi d'accordo e al quale avrebbero attribuito maggior importanza che alla loro stessa vita?|''L'uomo e la morale''<ref>{{cita|Diderot, ''L'uomo e la morale''|p. 88
Nel discorso scientifico sulla natura sino al '700 non era assente il tema religioso. Agli inizi del suo pensiero Diderot, influenzato da [[Voltaire]], si mostra attratto dal ''[[deismo]]'', fondato, più che su quel perfetto meccanismo celeste che suscitava l'ammirazione di [[Isaac Newton|Newton]] e poi di [[Kant]], sull'ammirevole ordine stabilito da un Ente supremo all'interno degli organismi naturali.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XX; XXII|Pensieri}}.</ref><br />La constatazione poi che esistono individui malamente costituiti, se non addirittura mostri naturali<ref>D. Diderot, ''Lettera sui ciechi per quelli che ci vedono'' a cura di Mirella Brini Savorelli. Firenze, La nuova Italia, 1999</ref>, lo porta prima all'[[agnosticismo]]<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XV|Pensieri}}.</ref>, già presente in lui sotto certi aspetti<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|IX; XXXIII|Pensieri}}.</ref>, poi a un completo [[ateismo]]<ref>''The Cambridge Companion to Atheism'', a cura di Michael Martin, Cambridge University Press, 2007; p. 30</ref>, anche se non esplicito e netto come quello dell'amico [[d'Holbach]], e fondato sul [[probabilismo]] e su un parziale [[evoluzionismo (scienze etno-antropologiche)|evoluzionismo]]: in natura infatti gli organismi si sono organicamente strutturati dopo una serie infinita di esperimenti che le forze naturali hanno compiuto prima di arrivare a costituire corpi in grado di affrontare l'esistenza. Gli esseri infelici per natura sono il risultato dei tentativi falliti, compiuti in un tempo che si può definire eterno, se si ammette che l'[[universo]] e la [[materia (filosofia)|materia]] siano da sempre esistenti.<ref>Dupré, Louis. Religion and the Rise of Modern Culture. Notre Dama, Indiana: University of Notre Dame Press, 2008; p. 50.</ref> Questa concezione casuale e pre-evoluzionistica, che si potrebbe far risalire a [[Lucrezio]]<ref>che Diderot cita nei ''Pensieri sull'interpretazione della natura'', pag. 43, Armando Editore, 1996 - 128 pagine</ref> e ancor prima agli [[atomismo|atomisti]], a [[Democrito]] ed [[Epicuro]] (a cui Lucrezio si ispirava), ebbe molta fortuna nel [[XVIII secolo|Settecento]] anche perché, trovando conferme sperimentali della teoria della generazione spontanea dei germi (''generatio aequivoca'')<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XIX|Pensieri}}.</ref>, sostenuta da molti biologi fino alla confutazione da parte di [[Lazzaro Spallanzani]], portava
▲La constatazione poi che esistono individui malamente costituiti, se non addirittura mostri naturali<ref>D. Diderot, ''Lettera sui ciechi per quelli che ci vedono'' a cura di Mirella Brini Savorelli. Firenze, La nuova Italia, 1999</ref>, lo porta prima all'[[agnosticismo]]<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XV|Pensieri}}.</ref>, già presente in lui sotto certi aspetti<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|IX; XXXIII|Pensieri}}.</ref>, poi a un completo [[ateismo]]<ref>''The Cambridge Companion to Atheism'', a cura di Michael Martin, Cambridge University Press, 2007; p. 30</ref>, anche se non esplicito e netto come quello dell'amico [[d'Holbach]], e fondato sul [[probabilismo]] e su un parziale [[evoluzionismo (scienze etno-antropologiche)|evoluzionismo]]: in natura infatti gli organismi si sono organicamente strutturati dopo una serie infinita di esperimenti che le forze naturali hanno compiuto prima di arrivare a costituire corpi in grado di affrontare l'esistenza. Gli esseri infelici per natura sono il risultato dei tentativi falliti, compiuti in un tempo che si può definire eterno, se si ammette che l'[[universo]] e la [[materia (filosofia)|materia]] siano da sempre esistenti.<ref>Dupré, Louis. Religion and the Rise of Modern Culture. Notre Dama, Indiana: University of Notre Dame Press, 2008; p. 50.</ref> Questa concezione casuale e pre-evoluzionistica, che si potrebbe far risalire a [[Lucrezio]]<ref>che Diderot cita nei ''Pensieri sull'interpretazione della natura'', pag. 43, Armando Editore, 1996 - 128 pagine</ref> e ancor prima agli [[atomismo|atomisti]], a [[Democrito]] ed [[Epicuro]] (a cui Lucrezio si ispirava), ebbe molta fortuna nel [[XVIII secolo|Settecento]] anche perché, trovando conferme sperimentali della teoria della generazione spontanea dei germi (''generatio aequivoca'')<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XIX|Pensieri}}.</ref>, sostenuta da molti biologi fino alla confutazione da parte di [[Lazzaro Spallanzani]], portava ad escludere la necessità di un Dio creatore (anche la teoria di Spallanzani non necessitava comunque di una causa prima superiore).<ref name="Fusaro4"/>
{{citazione|È molto importante non confondere la [[Conium maculatum|cicuta]] col [[prezzemolo]], ma credere o non credere in Dio non lo è per nulla.|Denis Diderot, ''Lettera a [[Voltaire]] dell'11 giugno 1749''<ref>in [https://books.google.it/books?id=WTUHAAAAQAAJ&pg=PA422&dq=diderot+Il+est+tr%C3%A8s+important+de+ne+pas+prendre+de+la+cigu%C3%AB+pour+du+persil,&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwijvbvzmYnjAhUjlosKHYZnAoYQ6AEIODAB#v=onepage&q=diderot%20Il%20est%20tr%C3%A8s%20important%20de%20ne%20pas%20prendre%20de%20la%20cigu%C3%AB%20pour%20du%20persil%2C&f=false Œuvres complètes de Diderot] vol. 19, p. 422.</ref>|Il est très important de ne pas prendre de la ciguë pour du persil, mais nullement de croire ou de ne pas croire en Dieu.|lingua=fr}}
Come per d'Holbach, anche per Diderot la religione rivelata è fonte di [[superstizione]] e turbamento: ''«il pensiero che Dio non esista non ha mai terrorizzato nessuno; sì invece quello che ne esista uno, tal quale me l'hanno raffigurato»''. Sulla linea di pensiero di [[Georges-Louis Leclerc de Buffon|Buffon]] (come lui anticipatore della teoria dell'[[evoluzione]] di [[Jean Baptiste de Lamarck|Lamarck]] e [[Charles Darwin|Darwin]]) anche Diderot ritiene che in natura si debba escludere ogni [[meccanicismo]] incapace com'è di spiegare la vita e per lo stesso motivo considera la matematica inutile per la biologia.<ref name="Fusaro4"/><ref>Annabella D'Atri, ''Vita e artificio: la filosofia di fronte a natura e tecnica''; Diderot, Denis, 56</ref> Tra le opere dedicate all'interpretazione naturalistica del mondo, oltre ai ''Pensieri'' e alla ''Lettera'', Diderot scrive ''Il sogno di d'Alembert'', in cui utilizza la finzione del sogno fatto dall'amico, a cui il libro è dedicato per esporre organicamente la sua filosofia, spesso sotto forma di scene e dialoghi.<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s"/>
==== L'origine della vita ====
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# oppure si deve ritenere che il punto di partenza sia unico; ma in questo caso bisogna spiegare perché i corpi naturali appaiano diversi.<ref name="Fusaro4"/>
Diderot è convinto che tutta la materia abbia possibilità di uno sviluppo senziente: le primigenie particelle materiali organizzandosi, arrivano alla vita e da questa a quelle forme più alte di sviluppo che sono la coscienza e il pensiero.
[[File:Jean-Honoré Fragonard - Denis Diderot (Fanciful Figure) - WGA8064.jpg|upright=0.9|thumb|Presunto ritratto di Denis Diderot, opera di [[Jean-Honoré Fragonard|Fragonard]] nel
Egli pensa che un organismo completamente formato abbia in sé un complesso di elementi vitali indipendenti dal tutto così come il complesso unitario rappresentato da uno [[sciamatura (ape)|sciame]] di api (l'organismo) è costituito dai singoli insetti (i "microanimali" indipendenti). La prova di questo è nel vedere come ad esempio un polipo possa dividersi in organismi più piccoli o come dalla decomposizione di un corpo nascano microrganismi diversi.<ref>D. Diderot, ''Il sogno di D'Alembert'', intr. B. Craveri, Milano, Rizzoli 1996</ref> Seguendo Condillac, Diderot aderisce al [[sensismo]]: le sensazioni e la sensibilità, correttamente interpretati dalla ragione, sono parti importanti dell'esperienza della vita, ma occorre distinguere tra opinione e realtà verificata.<ref>
Diderot sostiene che infatti che anche l'etica possa cadere nel [[relativismo]]: {{quote|Non cessiamo forse di provare compassione allorché la distanza o l'esiguità degli oggetti hanno su di noi lo stesso effetto che ha sui ciechi la privazione della vista? A tal punto le nostre virtù dipendono dal nostro modo di sentire e dall'intensità con cui siamo toccati dalle cose esteriori! Analogamente non dubito che se non fosse per la paura del castigo, molti sarebbero più disposti a uccidere un uomo da una distanza che lo facesse apparire come una rondine, che non a sgozzare un bue con le proprie mani. Se abbiamo compassione per un cavallo che soffre e schiacciamo una formica senza farci alcuno scrupolo, non è forse perché siamo mossi dallo stesso principio? Come [[David Hume|Hume]], [[d'Holbach]], [[Voltaire]] e [[Rousseau]] (e gran parte degli illuministi) riconosce il rispetto agli animali in quanto essere senzienti, anche se per Diderot, con un punto di vista legato all'[[Umanesimo (filosofia)|umanesimo]], il mondo è reso interessante soprattutto per la presenza dell'uomo, l'unico animale che
{{Citazione|Soltanto la presenza dell'uomo rende interessante l'esistenza degli esseri (...). L'uomo è il termine unico dal quale occorre partire e al quale occorre far capo, se si vuol piacere, interessare, commuovere, perfino nelle considerazioni più aride e nei particolari più secchi.<ref>[[Encyclopédie]], alla voce "[[Enciclopedia]]"</ref>}}
Tuttavia nel suo pensiero, si trovano anche un ridimensionamento dell'essere umano, che è pur sempre un animale, inoltre polemizza con le dottrine di Rousseau sulla bontà intrinseca della natura, sostenendo che il suo fascino
{{citazione|Andiamo, amico, diamoci un po' meno d'importanza. Noi siamo nella natura, un momento ci stiamo bene, un momento male: credetemi, coloro che lodano la natura per aver tappezzato a primavera la terra di verde, un colore amico dei nostri occhi, sono degli impertinenti che dimenticano che questa stessa natura, di cui vogliono trovare ovunque la benevolenza, stende d'inverno una grande coltre bianca che ferisce i nostri occhi, ci dà il capogiro e ci espone a morire congelati. La natura è bella e buona quando ci è propizia, brutta e cattiva quando ci affligge. Sovente è ai nostri stessi sforzi ch'essa deve almeno una parte del suo fascino...<ref>''Salon'', 1767; da: ''Ouvres esthetique''</ref>}}
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Tutte queste tesi sulla natura non vengono mai affermate da Diderot in maniera esclusiva e definitiva: egli preferisce usare la forma [[dialogo|dialogica]] nei suoi scritti - spesso uno dei due dialoganti è Diderot e l'altro un suo conoscente - proprio per evitare quelle affermazioni [[dogma]]tiche, che talora si riscontravano anche tra gli illuministi (ad esempio in [[d'Holbach]], ma anche in [[Rousseau]]), alle quali Diderot contrappone uno [[scetticismo metodologico|scetticismo]] che non scade mai a derisione dell'avversario con cui sta polemizzando, cosa che lo differenzia nello stile da [[Voltaire]].<ref name="Fusaro4"/>
Nella morale Diderot è contrario a qualunque impostazione [[determinismo|deterministica]], sostenuta in parte dal d'Holbach, che consideri l'uomo vittima impotente di elementi naturali: al contrario l'individuo è libero di scegliere il suo comportamento dominando
====Diderot e il libertinismo====
{{quote|La litania contro le [[Passione (filosofia)|passioni]] non ha mai fine: sono loro imputate tutte le pene dell'uomo, mentre ci si dimentica ch'esse sono anche la fonte di ogni suo [[piacere]]. [...] La sobrietà nelle passioni rende mediocri gli uomini.|Diderot, ''Pensieri filosofici''}}
Diderot ebbe rapporti filosofici con i circoli del [[libertinismo]]; egli non è un "[[Libertino (sociologia)|libertino]] amorale", ma la sua morale laica è diversa da quella corrente alla sua epoca<ref>{{cita|Diderot, ''L'uomo e la morale''|p. 116|Morale}}.</ref>: le [[passione (filosofia)|passioni]] buone portano al piacere e alla felicità, e vanno coltivate, in maniera decisa.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|I-IV|Pensieri}}.</ref> Il [[sensismo]] e il [[razionalismo]] non portano Diderot
{{quote|...inclinazioni, desideri e avversioni portate a un certo grado di intensità, combinate con una sensazione indistinta di piacere o dolore, causate o accompagnate da un movimento irregolare del sangue e degli [[spiriti animali]], sono ciò che chiamiamo ''passioni''. Possono essere così forti da inibire qualsiasi pratica della libertà personale, uno stato in cui l'anima è in un certo senso resa passiva, da cui il nome di ''passioni''. Questa inclinazione o cosiddetta disposizione dell'anima, nasce dall'opinione che noi sosteniamo che un grande bene o un grande male è contenuto in un oggetto che in Il tema morale, come quello della scelta tra il [[determinismo]] e il [[libero arbitrio]], è ripreso da Diderot anche nelle sue opere letterarie come il [[romanzo filosofico]] ''[[Jacques il fatalista e il suo padrone|Giacomo il fatalista]]'' dove sostiene che, sulla base delle esperienze vissute, un rigido determinismo alla d'Holbach sia da escludere.<ref name="Fusaro4"/>
Ne ''[[La monaca]]'' accusa la morale corrente di
[[File:TheresePhilosophe.jpg|thumb|Diderot è ritenuto da alcuni autore (o
Qualche critico ha attribuito a Diderot anche il romanzo libertino erotico-filosofico ''[[Thérèse philosophe]]'', solitamente attribuito - almeno in alcuni suoi estratti - a [[Jean-Baptiste Boyer d'Argens]], che lo pubblicò anonimo nel
Ne ''[[Il nipote di Rameau]]'' descrive le vicende di un nuovo [[Don Giovanni]], che impronta la sua vita alla leggerezza e allo sfoggio di una superficiale [[intellettuale|intellettualità]] distruggendo così ogni vero valore morale e ogni verità accertata.<ref>[http://www.teatrionline.com/2013/02/il-nipote-di-rameau-di-denis-diderot-2/ ''Il nipote di Rameau di Diderot'']</ref> Qui Diderot attacca il parassitismo di chi lusinga la classe dominante, per avere favori, soffocando il vero spirito artistico, culturale e creativo.<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s"/>
Tra gli illuministi, fu praticamente l'unico, a parte [[Julien Offray de La Mettrie]] e il libertino radicale più tardo [[Marchese de Sade]], a sostenere esplicitamente il [[diritti umani|diritto umano]] di un [[Sessualità|costume sessuale]] e [[Amore libero|sentimentale]] [[
Queste posizioni illuministe [[Libertarismo|libertarie]], quasi proto-[[anarchiche]] negli ultimi anni, filtrate dagli ''[[idéologues]]'', ebbero influenza anche sulla legislazione della [[Rivoluzione francese]], che [[depenalizzazione|depenalizzò]] i cosiddetti "[[reati immaginari]]" (1790) quali [[adulterio]] e omosessualità, con l'istituzione del [[divorzio]] e del [[matrimonio civile]].<ref>Denis Diderot, ''Il sogno di d'Alembert'', parte III, "Seguito della conversazione", con relativo commento e note]</ref> Nel ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', usando la storia dell'[[Impero romano]], esalta invece la libertà del pensiero rappresentata da [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]].<ref name="cita-Noetico-65-Noetico-harv-s"/> La vita di Diderot è stata spesso rappresentata nel romanzo e nel cinema, talvolta con esagerazioni per esigenze artistiche, come quella di un esponente [[Libertino (sociologia)|libertino]] dell'illuminismo; ad esempio, in maniera molto romanzata, Diderot è il singolare protagonista, a metà tra il filosofo e l'uomo di mondo, della commedia teatrale ''Il libertino'' (''Le Libertin'',
== Opere ==
[[File:Greuze Portrait of Diderot.jpg|thumb|upright|Diderot ritratto da [[Jean-Baptiste Greuze]],
Edizioni moderne delle opere di Diderot
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* ''[[Encyclopédie|Enciclopedia, o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri]]'', con autori vari, a cura di Paolo Casini, Bari, Laterza, 1968, 2003
* ''Commento alla Lettera sull'uomo di Hemsterhuis'', a cura di Mirella Brini Savorelli, Bari, [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli|Laterza]] 1971, 1981
* ''Memorie per Caterina II'', a cura di Paul Verniere; trad. Maria Vasta Dazzi, Milano, Longanesi, 1972
* ''La teoria e la pratica dell'arte'', a cura di Armando La Torre, Roma, [[Bulzoni editore|Bulzoni]], 1976
* ''Antologia dall'Encyclopedie di Diderot e d'Alembert'', a cura di [[Mario Bonfantini|Mario]] e [[Massimo Bonfantini]], Novara, [[De Agostini]], 1977
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== Film tratti da opere di Diderot ==
* ''Perfidia'' (1945) di Robert Bresson; soggetto cinematografico liberamente tratto da 'Giacomo il fatalista'.
* ''[[
* ''[[La monaca nel peccato]]'' (1986) di Dario Donati (pseudonimo di Aristide Massaccesi, noto anche come [[Joe D'Amato]]), sempre da ''La monaca''
* ''Jacques le fataliste'' (1993) di Antoine Douchet
* ''[[La religiosa]]'' ( ==Altre trasposizioni==
* ''La religieuse'', fumetto di [[Georges Pichard]], sempre da ''La monaca'', Création Art Presse, 1992
* ''Jacques le fataliste et son maître'' (
== Film su Diderot ==
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* Michela Landi, ''Rerum novus nascitur ordo: decadenza e poetica del francese nella Lettre sur les sourds et muets di Diderot''. Pisa, ETS, 2003
* Armando La Torre, ''Diderot, nostro contemporaneo: la fondazione della critica materialistica e della sociologia dell'arte''. Roma, Bulzoni, 1977
* I. K. Luppol - ''Diderot.'' Paris, 1936.
* Renata Mecchia, ''Le teorie linguistiche e l'estetica di Diderot''. Roma, Carocci, 1980
* Massimo Modica, ''Il sistema delle arti: Batteux e Diderot''. Palermo, Centro internazionale studi di estetica, 1987
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* Fabio Scotto, ''Le neveu de Rameau di Denis Diderot: analisi socio-critica''. Milano, Cooperativa libraria I.U.L.M., 1992
* Federico L. Silvestre, "L'estetica di Diderot. Il Salòn del 1767 alla luce del trasformismo" in ''Parol. Quaderni d´arte e di epistemologia, ''v. 21, anno XXVII, 2012
* Carlo Tamagnone, ''Denis Diderot. L'ateismo problematico'', Civitavecchia, NonCredoLibri, 2013 - Collana Quaderni illuministi.<ref>http://id.sbn.it/bid/TER0037695.</ref><ref>http://id.sbn.it/bid/VIA0266951</ref> su opac sbn
* [[Franco Venturi]], ''Le origini dell'Enciclopedia''. Torino, Einaudi, 1946
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[[Categoria:Filosofi della religione]]
[[Categoria:Personalità della laicità]]
[[Categoria:Scrittori francesi del XVIII secolo]]
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