Ebrei statunitensi: differenze tra le versioni

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[[File:White House Hanukkah 2009.jpg|thumb|Celebrazione annuale di [[Chanukkah]] alla [[Casa Bianca]] con il [[presidente degli Stati Uniti d'America]] [[Barack Obama]] nel 2009.]]
Gli '''ebrei statunitensi'''<ref>{{Cita web|url=http://content.time.com/time/magazine/article/0,9171,788721,00.html |titolo=Religion: Jews v. Jews |accesso=26 agosto 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100826102050/http://content.time.com/time/magazine/article/0%2C9171%2C788721%2C00.html |dataarchivio=26 agosto 2010 }} ''[[Time]]'', June 20, 1938</ref> sono i [[Cittadinanza statunitense|cittadini degli Stati Uniti]] che professano l'[[ebraismo]] o che si considerano [[ebrei]] secondo una definizione di [[Etnia|gruppo etnico]] o di [[nazionalità]]<ref>{{Cita libro|cognome=Sheskin |nome=Ira M. |curatore-cognome=McKee |curatore-nome=Jesse O. |titolo=Ethnicity in Contemporary America: A Geographical Appraisal |url=https://archive.org/details/ethnicityinconte00jess |anno=2000 |editore=Rowman & Littlefield |città=Lanham, Md. |isbn=0-7425-0034-9 |p=[https://archive.org/details/ethnicityinconte00jess/page/227 227] |capitolo=American Jews |urlcapitolo=https://books.google.com/books?id=rrf_HrCTXdgC&pg=PA227 |citazione=[The 1990 National Jewish Population Survey] showed that only 5% of American Jews consider being Jewish solely in terms of being a member of a religious group. Thus, the vast majority of American Jews view themselves as members of an ethnic group and/or a cultural group, and/or a nationality. }}</ref>. La comunità ebraica statunitense è rappresentata perlopiù da [[aschenaziti]] immigrati dall'[[Europa centrale]] e dall'[[Europa orientale]] e dai loro discendenti; essi costituiscono all'incirca il 90% dell'intera popolazione ebraica statunitense.<ref>{{Cita web|titolo=More Ashkenazi Jews Have Gene Defect that Raises Inherited Breast Cancer Risk|url=http://theoncologist.alphamedpress.org/content/1/5/335.full|accesso=8 novembre 2013|dataarchivio=16 luglio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190716051434/http://theoncologist.alphamedpress.org/content/1/5/335.full|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita news|titolo=First genetic mutation for colorectal cancer identified in Ashkenazi Jews|url=http://pages.jh.edu/~gazette/julsep97/sep0897/briefs.html|accesso=10 settembre 2013|giornale=[[The Gazette (Newfoundland)|The Gazette]]}}</ref>.
 
Sono presenti anche alcune minoranze significative, tra cui i [[sefarditi]] e i [[mizrahì]], oltre che un numero minore di convertiti (i [[Ghiur|gherim]]). Tra gli ebrei statunitensi sono stimati in un certo numero anche degli [[Afroamericano|afroamericani]] o persone [[ebraismo in Africa|di origine africana]], escludendo gli ebrei nordafricani, che vengono invece considerati di etnia sefardita o mizrahì. Si calcola vi possano essere dai 20.000<ref>{{Cita web |url=http://philanthropy.com/jobs/2003/05/15/20030515-359473.htm |titolo=A Fledgling Grant Maker Nurtures Young Jewish 'Social Entrepreneurs' |accesso=17 dicembre 2007 |autore=David Whelan |data=8 maggio 2003 |editore=''[[The Chronicle of Philanthropy]]'' }}</ref> ai 200.000<ref>{{Cita web |url=http://www.jewishsf.com/content/2-0-/module/displaystory/story_id/8426/ |titolo=Organization for black Jews claims 200&nbsp;000 in U.S. |accesso=21 luglio 2007 |autore=Michael Gelbwasser |data=10 aprile 1998 |sito=[[j.]] }}</ref> afroamericani di religione ebraica negli Stati Uniti. I più noti ebrei afroamericani includono [[Lisa Bonet]], [[Sammy Davis Jr.]], [[Yaphet Kotto]], [[Yitzchak Jordan]] e il [[rabbino]] [[Capers Funnye]].
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* 8,000,000–10,000,000 secondo DellaPergola, Sergio (2015) [http://www.jewishdatabank.org/Studies/downloadFile.cfm?FileID=3394 World Jewish Population, 2015](Report). Berman Jewish DataBank. Retrieved 4 May 2016.</ref>), a seconda dell'autoidentificazione o meno nel concetto di "ebreo", venendo a rappresentare dall'1,7% al 2,6% degli abitanti degli abitanti dell'intero Paese<ref>2012 U.S. Census Bureau estimate</ref>.
 
Prendendo i risultati della popolazione allargata, compresi tutti coloro che hanno un'origine ebraica ancestrale piena o parziale, i numeri vanno dagli 8 ai 10 milioni<ref name="Jewish American Population" />. Ci sono anche 170.000 ebrei statunitensi con [[cittadinanza israeliana]]<ref>{{Cita web|url=http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.673358 |titolo=60,000 American Jews Live in the West Bank, New Study Reveals |nome=Judy |cognome=Maltz |sito=[[Haaretz]] |data=27 agosto 2015 |accesso=2 gennaio 2016 }}</ref>. Vivono soprattutto in [[Aree metropolitane degli Stati Uniti d'America|aree metropolitane]]; nell'[[area metropolitana di New York]], in quella di [[area metropolitana di Miami|Miami]], in quella di [[Greater Los Angeles Area|Los Angeles]], nella [[Delaware Valley]], nell'[[area metropolitana di Chicago]], nella [[San Francisco Bay Area]], nell'[[Greater Boston|area metropolitana di Boston]] e in quella di [[area metropolitana di Baltimora–WashingtonBaltimora|Baltimora]]-[[Area metropolitana di Washington|Washington]].
 
Parlano l'[[inglese americano]], la [[lingua yiddish]] e la [[Lingua ebraica|lingua ebraica moderna]]. Il 35% è affiliato all'[[ebraismo riformato]], il 18% all'[[ebraismo conservatore]] e il 10% all'[[ebraismo ortodosso]]; il restante 37% dichiara di non avere alcuna appartenenza religiosa<ref>{{Cita news|titolo=Israel versus the Jews|url=https://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21724880-israeli-government-opens-rift-american-jews-over-prayer-rights-israel|accesso=9 luglio 2017|pubblicazione=[[The Economist]]|data=7 luglio 2017}}</ref>.
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Divennero principalmente mercanti e proprietari di negozi. Esistevano quasi 250.000 ebrei nel 1880, molti dei quali erano [[tedeschi]] istruiti e largamente secolarizzati; questo anche se una minoranza di famiglie sefardite continuarono a mantenere una forte influenza.
[[File:Emanuel Exterior.jpg|thumb|left|"Temple Emanuel" dell'[[ebraismo conservatore]] a [[Miami]].]]
L'immigrazione ebraica aumentò notevolmente nei primi anni del [[anni 1880|decennio 1880]], a seguito di persecuzioni e difficoltà economiche sofferte in alcune parti dell'[[Est europeo]]. La maggior parte di questi nuovi arrivati aschenaziti parlavano la [[lingua yiddish]] e molti provenivano dalle regioni rurali afflitte dalla [[povertà]] dell'[[Impero russo]] e della cosiddetta "[[zona di residenza]]", situata nelle moderne [[Polonia]], [[Lituania]], [[Bielorussia]], [[Ucraina]] e [[Moldavia]].
 
Nello stesso periodo un gran numero di aschenaziti giunsero anche dalla [[Galizia (Europa centrale)|Galizia]], regione dell'Europa centrale, in quel momento la regione più impoverita dell'intero [[Impero austro-ungarico]] e con una forte presenza ebraica, sprofondata principalmente per ragioni economiche.
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Gli studiosi discutono se l'esperienza storica favorevole agli [[ebrei]] negli [[Stati Uniti d'America]] sia stata un'esperienza talmente unica da convalidare l'[[eccezionalismo americano]]<ref>Tony Michels, "Is America ‘Different’? A Critique of American Jewish Exceptionalism," ''American Jewish History'', 96 (Sept. 2010), 201–24; David Sorkin, "Is American Jewry Exceptional? Comparing Jewish Emancipation in Europe and America," ''American Jewish History'', 96 (Sept. 2010), 175–200.</ref>.
 
Korelitz (1996) mostra come gli ebrei statunitensi durante il tardo XIX e all'inizio del XX secolo abbandonarono una definizione razziale dell'ebraismo a favore di una che ne abbracciasse invece l'[[etnia]]. La chiave per comprendere questa transizione da un'autodifesa razziale a quella più eminentemente culturale o etnica si trova nel ''Menorah Journal'' edito tra il 1915 e il 1925. I contributori promossero una visione di "[[cultura ebraica]]" piuttosto che un aspetto razziale, religioso o di altro tipo; l'[[ebraismo]] come un mezzo per definire gli "ebrei" in un mondo che minacciò di sopraffare e assorbire la loro unicità. La rivista rappresentò gli ideali promossi dal filosofo Horace Meyer Kallen e altri in direzione di un rilancio dell'identità culturale e di una lotta contro l'idea della "[[razza (categorizzazione umana)|razza]]" quale giustificazione per incatenare i popoli<ref name="ReferenceA">{{Cita pubblicazione|nome=Seth |cognome=Korelitz |titolo=The Menorah Idea: From Religion to Culture, From Race to Ethnicity |rivista=American Jewish History |anno=1997 |volume=85 |numero=1 |pp=75–10075-100 |issn=0164-0178 }}</ref>.
 
Siporin (1990) utilizza il [[folclore]] familiare degli ebrei etnici nella loro collettività di "[[storia degli ebrei]]" e la sua trasformazione in forma d'arte storica. Questo ci dice come gli ebrei siano stati capaci di sopravvivere allo sradicacamento e alle trasformazioni più radicali. Molte narrazioni d'immigrazione descrivono il tema della natura arbitraria del [[destino]] e dell'inserimento faticoso in una nuova [[cultura]]. Al contrario le narrazioni etniche familiari tendono a mostrare un maggior senso di controllo nei confronti della propria vita e, a volte, perfino il pericolo di perdere totalmente la "peculiarità ebraica". Alcune di esse mostrano come un individuo abbia negoziato con successo il conflitto tra le disparate identità etniche e l'[[americanizzazione]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Steve |cognome=Siporin |titolo=Immigrant and Ethnic Family Folklore |rivista=Western States Jewish History |anno=1990 |volume=22 |numero=3 |pp=230–242230-242 |issn=0749-5471 }}</ref>.
 
Dopo il 1960 le memorie della [[Olocausto|Shoah]], insieme alla [[Guerraguerra dei sei giorni]] nel 1967, hanno avuto grandi ripercussioni sul modello identitario etnico ebraico. Alcuni hanno sostenuto che l'Olocausto ha fornito agli ebrei una logica per la loro distinzione etnica in un momento in cui anche altre minoranze stavano affermando le proprie<ref>{{Cita libro|nome=Peter |cognome=Novick |titolo=The Holocaust in American Life |url=https://archive.org/details/holocaustinameri00novi |anno=1999 }}</ref><ref>{{Cita libro|curatore-nome=Hilene |curatore-cognome=Flanzbaum |titolo=The Americanization of the Holocaust |anno=1999 }}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|nome=Monty Noam |cognome=Penkower |titolo=Shaping Holocaust Memory |rivista=American Jewish History |anno=2000 |volume=88 |numero=1 |pp=127–132127-132 |issn=0164-0178 |doi=10.1353/ajh.2000.0021 }}</ref>.
 
Dopo il 1960 le memorie della [[Olocausto|Shoah]], insieme alla [[Guerra dei sei giorni]] nel 1967, hanno avuto grandi ripercussioni sul modello identitario etnico ebraico. Alcuni hanno sostenuto che l'Olocausto ha fornito agli ebrei una logica per la loro distinzione etnica in un momento in cui anche altre minoranze stavano affermando le proprie<ref>{{Cita libro|nome=Peter |cognome=Novick |titolo=The Holocaust in American Life |url=https://archive.org/details/holocaustinameri00novi |anno=1999 }}</ref><ref>{{Cita libro|curatore-nome=Hilene |curatore-cognome=Flanzbaum |titolo=The Americanization of the Holocaust |anno=1999 }}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|nome=Monty Noam |cognome=Penkower |titolo=Shaping Holocaust Memory |rivista=American Jewish History |anno=2000 |volume=88 |numero=1 |pp=127–132 |issn=0164-0178 |doi=10.1353/ajh.2000.0021 }}</ref>.
=== Politica ===
{|class="wikitable sortable" style="float:right; font-size:90%; margin:0 0 1em 1em;"
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Mentre i primi immigrati ebrei provenienti dall'[[Impero tedesco]] tendessero ad essere politicamente conservatori, l'ondata degli [[aschenaziti]] a partire dagli inizi del 1880 si rivelò generalmente più liberale o vicina alla [[Sinistra (politica)|sinistra politica]], fino a che non venne a costituire la maggioranza politica<ref name="Hasia Diner 2004">[[Hasia Diner]], ''The Jews of the United States. 1654 to 2000'' (2004), ch 5</ref>.
 
Molti di loro giunsero in America con un'esperienza all'interno dei movimenti del [[socialismo]], dell'[[anarchismo]] e del [[comunismo]], nonché dall'[[Unione Generale dei Lavoratori Ebrei]] (Bund). Un buon numero crebbe fino a raggiungere posizioni di leadership nell'"American labor movement" del XX secolo e contribuirono a fondare sindacati che hanno svolto un ruolo importante nella politica di sinistra e, dopo il 1936, nell'intera politica del partito democratico<ref name="Hasia Diner 2004"/>.
 
Sebbene gli ebrei statunitensi abbiano generalmente appoggiato il [[partito Repubblicano (Stati Uniti d'America)|Partito Repubblicano]] nella seconda metà del XIX secolo, la maggioranza votò democratico almeno a partire dal 1916, quando diedero il 55% delle preferenze a [[Thomas Woodrow Wilson|Woodrow Wilson]]<ref name=JVLvote>{{Cita web|url=https://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/US-Israel/jewvote.html|titolo=Jewish Vote In Presidential Elections|accesso=28 ottobre 2008|editore=American-Israeli Cooperative Enterprise}}</ref>.
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Con l'elezione di [[Franklin Delano Roosevelt]] gli ebrei statunitensi votarono sempre più compattamente democratico; gli concessero ben il 90% delle preferenze alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1940]] e alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1944]], il che rappresenta la più alta percentuale di sostegno, uguagliato solo un'altra volta. Alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1948]] il supporto ebraico nei confronti di [[Harry S. Truman|Harry Truman]] scese al 75%, con un 15% a favore del progressista [[Henry A. Wallace]]<ref name=JVLvote/>.
 
A seguito di operazioni di [[gruppo di pressione]] e sperando di competere meglio per il voto ebraico entrambe le piattaforme partitiche principali inclusero un programma favorevole al [[sionismo]] almeno fin dal 1944<ref>{{Cita web|url=http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=29598|titolo=Democratic Party Platform of 1944|editore=American Presidency Project|accesso=24 maggio 2016|dataarchivio=25 giugno 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160625020558/http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=29598|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=25835|titolo=Republican Party Platform of 1944|editore=American Presidency Project|accesso=24 maggio 2016|dataarchivio=24 giugno 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160624233257/http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=25835|urlmorto=sì}}</ref> e rilanciarono la proposta di creazione di uno stato ebraico; ciò ebbe tuttavia un ben minimo effetto, con il 90% che continuò a scegliere i Democraticidemocratici. In tutte le competizioni, a parte le [[Elezionielezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1980]], nessun candidato presidenziale democratico ottenne mai meno del 67% del voto ebraico. Nel 1980 [[Jimmy Carter]] ne raccolse solo il 45%.
 
Alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1952]] e alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1956]] votarono più del 60% per il democratico [[Adlai Stevenson II]], mentre [[Dwight D. Eisenhower|Dwight Eisenhower]] non ne catturò più del 40%; il miglior risultato ottenuto dai repubblicani dal 1920, quando [[Warren G. Harding|Warren Gamaliel Harding]] raggiunse il 43%<ref name=JVLvote/>.
 
Alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1960]] l'83% votò per [[John Fitzgerald Kennedy]], mentre alle [[Elezionielezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1964]] il 90% scelse per [[Lyndon B. Johnson]]. [[Hubert Humphrey]] raccolse l'81% del voto ebraico alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1968]], il quale però perse il duello contro [[Richard Nixon]]<ref name=JVLvote/>.
 
Alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1972]] gli elettori ebraici scelsero [[George McGovern]] al 65%, mentre Nixon vide più che raddoppiato il sostegno ebraico repubblicano al 35%. Alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1976]] gli elettori ebrei appoggiarono [[Jimmy Carter]] con il 71%, rispetto al 27% dei voti dati a [[Gerald Ford]]; ma alle [[elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 1980]] gli elettori ebrei abbandonarono i democratici, con solo il 45% di sostegno, quando invece [[Ronald Reagan]] ne ottenne il 39% e il 14% andò all'indipendente (ex repubblicano) [[John B. Anderson]]<ref name=JVLvote/><ref name=voting>{{Cita web|url=http://www.jcpa.org/jl/vp446.htm|titolo=The Israel swing factor: how the American Jewish vote influences U.S. elections |autore=Jeffrey S. Helmreich|accesso=2 ottobre 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080920070714/http://www.jcpa.org/jl/vp446.htm|dataarchivio=20 settembre 2008 <!--DASHBot-->|urlmorto=no}}</ref>. Molti ebrei statunitensi non furono d'accordo con le politiche relative al [[Medio Oriente]] dell'amministrazione Carter.
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I membri della comunità ebraica statunitense hanno incluso anche degli eminenti [[attivismo|attivisti]] dei vari movimenti sorti per favorire i [[diritti civili]]; alla metà del XX secolo erano tra i partecipanti più impegnati nel [[movimento per i diritti civili degli afroamericani]] e nei gruppi riconducibili alla [[storia del femminismo]]. Alcuni di loro sono stati anche figure di spicco nella lotta per i [[diritti LGBT negli Stati Uniti d'America]].
 
[[Joachim Prinz]], presidente dell'"American Jewish Congress", quando ha parlato dal podio al [[Lincoln Memorial]] durante la famosa [[Marciamarcia su Washington per il lavoro e la libertà]] il 28 agosto 1963 ha dichiarato: "''come Ebrei portiamo a questa grande manifestazione in cui migliaia di noi partecipano con orgoglio una duplice esperienza - una derivante dallo spirito e un'altra dalla nostra [[storia degli ebrei]]... Dall'alto della nostra esperienza lunga 3.500 anni noi diciamo: la nostra storia ha avuto inizio con la [[Schiavismo|schiavitù]] e l'anelito alla [[libertà]]. Durante il [[Medioevo]] il mio popolo ha vissuto per 1.000 anni rinchiuso nei [[Ghetto|ghetti]] europei... È per queste ragioni che non è solo una mera simpatia e compassione nei riguardi del popolo [[afroamericano]] ciò che ci motiva: è, soprattutto e al di là di tutte queste simpatie e emozioni, un senso di completa identificazione e solidarietà la quale nasce dalla nostra dolorosa esperienza''"<ref>{{Cita web|url=http://www.joachimprinz.com/civilrights.htm|titolo=Joachim Prinz March on Washington Speech|editore=joachimprinz.com}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.crmvet.org/info/mowprog.htm|titolo=Veterans of the Civil Rights Movement – March on Washington|editore=Civil Rights Movement Veterans}}</ref>.
 
=== La Shoah ===
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Gli ebrei di origini tedesche furono allarmati dal [[nazionalsocialismo]], ma allo stesso tempo erano sdegnosi nei confronti dei sionisti più accesi. I sostenitori di uno [[Stato]] e di un esercito specificatamente ebraico si attivarono pubblicamente, ma molti leader ebbero timore di un rigurgito interno dell'[[antisemitismo negli Stati Uniti d'America]] e pertanto consigliarono a tutti di mantenere un basso profilo. Uno sviluppo importante rappresentò l'improvvisa conversione della maggior parte dei dirigenti ebrei a favore di [[Israele]] al termine del conflitto<ref>Henry L. Feingold, ''A Time for Searching: Entering the Mainstream, 1920–1945'' (1992), pp. 225–65</ref>.
 
Quanto era appena accaduto nel [[Europa|continente europeo]], il tentativo di [[genocidio]] conosciuto sotto il nome di ''[[Olocausto|Shoah]]'', venne ampiamente ignorato dai [[Mezzo di comunicazione di massa|mezzi di comunicazione di massa]] statunitensi; i giornalisti e i redattori dell'epoca in larga misura non riuscirono semplicemente a credere alle storie di atrocità che cominciarono - sempre più accavallate le une alle altre - ad uscir fuori<ref>{{Cita pubblicazione|cognome1= Korman |nome1= Gerd |anno= 1987 |titolo= Mass Murder Hides Holocaust: Beyond Belief: The American Press and the Coming of the Holocaust, 1933–1945 by Deborah E. Lipstadt |url= https://archive.org/details/sim_reviews-in-american-history_1987-09_15_3/page/474 |rivista= Reviews in American History |volume= 15 |numero= 3|pp= 474–479474-479 | jstor=2702047 |doi=10.2307/2702047}}</ref>.
 
L'evento dell'"Olocausto" ebbe un impatto assai profondo sulla comunità, soprattutto dopo il 1960, in quanto gli ebrei cercarono di comprendere e spiegarsi tutto quel che era accaduto, ma soprattutto di affrontarlo e ricordarlo quando si volsero in direzione del futuro. [[Abraham Joshua Heschel]] ha riassunto bene questo dilemma quando ha tentato di comprendere [[Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]]: "''per cercare di rispondere è necessario commettere una suprema [[Bestemmia|blasfemia]]. Israele ci consente di sopportare l'agonia di Auschwitz senza una disperazione radicale, di percepire un raggio dello splendore divino anche nel mezzo delle giungle della storia''"<ref>Staub (2004) p. 80</ref>.
 
=== Affari internazionali ===
Il sionismo iniziò a diventare un movimento sempre meglio organizzato negli [[Stati Uniti d'America]] grazie al coinvolgimento di leader come [[Louis Brandeis]] e soprattutto a seguito della promessa britannica di concedere una [[Patria]] al popolo ebraico dichiarata solennemente con la [[dichiarazione Balfour (1917)|dichiarazione Balfour]] del 1917]]<ref>Melvin I. Urofsky, ''Louis D. Brandeis: A Life'' (2009) p. 515</ref>. Gli ebrei statunitensi organizzarono una vasta operazione di [[boicottaggio]] della merce tedesca nel corso degli [[anni 1930]] per protestare contro l'[[antisemitismo]] e le ''[[Leggi di Norimberga]]''.
 
Le politiche nazionali in direzione della [[Sinistra (politica)|sinistra politica]] attuate da [[Franklin Delano Roosevelt]] ricevettero un forte sostegno ebraico, così come anche la sua politica estera anti-nazista e la promozione dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite]]. L'appoggio all'[[ideologia]] sionista in questo periodo, pur crescendo in influenza, rimase un'opinione distinta di minoranza almeno fino al 1944-45, quando le prive notizie e relazioni concernenti l'assassinio sistematico degli ebrei europei nei territori occupati dai nazisti divennero di dominio pubblico con la liberazione dei [[Campo di sterminio|campi di sterminio]].
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La creazione d'Israele nel 1948 pose la regione del [[Medio Oriente]] al centro dell'attenzione internazionale; il suo riconoscimento da parte del governo statunitense (nonostante le obiezioni rivoltegli da parte degli isolazionisti) fu un'indicazione chiara sia del sostegno intrinseco che dell'influsso che si proponeva di svolgere. La vicinanza inizialmente si basò su un'affinità naturale e religiosa nei confronti del nuovo Stato; ma fu anche a causa dei successivi scontri bellici i quali rimasero in larga parte irrisolti.
 
Un ampio e vivo dibattito si sviluppò a partire dal [[conflitto arabo-israeliano]], soprattutto a seguito della [[guerra dei sei giorni]]; la comunità si divise in merito all'approvazione o meno della risposta israeliana: la gran maggioranza finì con l'accettare il confronto come necessario. La tensione esistette innanzitutto ta gli ebrei di sinistra, che videro Israele come troppo anti-sovietico e anti-palestinese<ref>Staub (2004)</ref>. Altri attriti furono suscitati dall'elezione di [[Menachem Begin]] nel 1977 e dalla crescita del [[sionismo revisionista]], dalla [[Guerra del Libano (1982)|guerra del Libano]] del 1982]] e dalla continua occupazione della [[Cisgiordania]] e della [[Striscia di Gaza]]<ref>Roberta Strauss Feuerlicht. "The Fate of the Jews, A people torn between Israeli Power and Jewish Ethics". Times Books, 1983. {{ISBN|0-8129-1060-5}}</ref>.
 
Il dissenso sull'accettazione degli [[accordi di Oslo]] da parte d'Israele nel 1993 produsse un 'ulteriore divisione tra gli ebrei statunitensi<ref name="Ben-Moshe2007">{{Cita libro|autore=Ofira Seliktar|capitolo=The Changing Identity of American Jews, Israel and the Peace Process|curatore=Danny Ben-Moshe|curatore2=Zohar Segev|titolo=Israel, the Diaspora, and Jewish Identity|url=https://books.google.com/books?id=1bXETKMOI1cC&pg=PA126|accesso=20 gennaio 2016|anno=2007|editore=Sussex Academic Press|isbn=978-1-84519-189-4|p=126|citazione=The 1993 Oslo Agreement made this split in the Jewish community official. Prime Minister Yitzak Rabin's handshake with Yasir Arafat during the September 13 White House ceremony elicited dramatically opposed reactions among American Jews. To the liberal universalists the accord was highly welcome news. As one commentator put it, after a year of tension between Israel and the United States, "there was an audible sigh of relief from American and Jewish liberals. Once again, they could support Israel as good Jews, committed liberals, and loyal Americans." The community "could embrace the Jewish state, without compromising either its liberalism or its patriotism". Hidden deeper in this collective sense of relief was the hope that, following the peace with the Palestinians, Israel would transform itself into a Western-style liberal democracy, featuring a full separation between the state and religion. Not accidentally, many of the leading advocates of Oslo, including the Yossi Beilin, the then Deputy Foreign Minister, cherish the belief that a "normalized" Israel would become less Jewish and more democratic.<br />However, to some right wing Jews, the peace treaty was worrisome. From their perspective, Oslo was not just an affront to the sanctity of how they interpreted their culture, but also a personal threat to the lives and livelihood settlers, in the West Bank and Gaza AKA "Judea and Samaria". For these Jews, such as Morton Klein, the president of the Zionist organization of America, and Norman Podhoretz, the editor of ''Commentary'', the peace treaty amounted to an appeasement of Palestinian terrorism. They and others repeatedly warned that the newly established Palestinian Authority (PA) would pose a serious security threat to Israel.}}</ref>, il che rispecchiava la spaccatura del tutto simile tra gli stessi israeliani e che si verificò parallelamente anche all'interno della "[[Lobbylobby israeliana negli Stati Uniti]]" e del [[sionismo cristiano]], giungendo infine anche alla considerazione di una presunta "cecità" filo-israeliana da parte del governo federale<ref name="Ben-Moshe2007"/>.
 
Abbandonando qualsiasi pretesa di unità entrambi i segmenti cominciarono a sviluppare organismi di avvocatura e di "lobbyng" separate. I sostenitori liberali degli accordi lavorarono attraverso l'"Americans for Peace Now", "Israel Policy Forum" e altri gruppi favorevoli al [[Partito Laburista Israeliano]]; cercarono di assicurare al [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso degli Stati Uniti d'America]] che l'ebraismo statunitense supportava pienamente l'accordo e difese gli sforzi dell'amministrazione di [[Bill Clinton]] nei suoi tentativi di aiutare la neonata [[Autorità Nazionale Palestinese]], comprese le promesse di finanziamenti.
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La popolazione di statunitensi di origine ebraica è demograficamente caratterizzata da un invecchiamento generalizzato e da basse percentuali di fertilità, significativamente inferiori a quella sostitutiva<ref name="Sergio DellaPergola 2012. pp. 212–283"/>.
 
Gli [[Aschenazitiaschenaziti]], che sono ormai la grande maggioranza degli ebrei statunitensi, si stabilirono per la prima volta a [[New York]] e dintorni; negli ultimi decenni molti si sono trasferiti a [[Miami]], [[Los Angeles]] e in altre grandi [[AreaAree metropolitanametropolitane degli Stati Uniti d'America|aree metropolitane]] degli [[Stati Uniti meridionali]] e degli [[Stati Uniti d'America occidentali]]. L'[[area metropolitana di New York]], l'[[area metropolitana di Miami]] e l'[[Greater Los Angeles Area|area metropolitana di Los Angeles]] contengono assieme quasi 1/4 di tutti gli ebrei del mondo<ref name="metroareas">{{Cita web|url=http://www.adherents.com/largecom/com_judaism.html|titolo=The Largest Jewish Communities|editore=adherents.com|accesso=8 novembre 2008|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20081016132750/http://www.adherents.com/largecom/com_judaism.html|dataarchivio= 16 ottobre 2008 <!--DASHBot-->|urlmorto= no}}</ref>.
 
La "National Jewish Population Survey" del 1990 ha chiesto a 4,5 milioni di ebrei adulti di identificarsi secondo la propria denominazione. Il totale nazionale ha mostrato che il 38% era affiliato all'[[ebraismo riformato]], il 35% all'[[ebraismo conservatore]], il 6% all'[[ebraismo ortodosso]], l'1% all'[[ebraismo ricostruzionista]], il 10% si legava ad un'altra tradizione e il 10% diceva di essere "solo ebreo"<ref>{{Cita libro|autore=Jack Wertheimer|titolo=Jews in the Center: Conservative Synagogues and Their Members|url=https://books.google.com/books?id=U_nEoAZ6ffgC&pg=PA68|anno=2002|editore=Rutgers University Press|p=68}}</ref>.
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| align=center | 1
| [[New York (Statostato)|New York]]
| align=right | 8,91
|-
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! Popolazione<br />ebraica!! %<br />sul totale
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| 1 ||align="left"| [[Contea di Rockland]], [[New York (Statostato)|New York]]
| 90&nbsp;000 || 31,4%
|----
| 2 ||align="left"| [[Contea di New York]] ([[Manhattan]]), [[New York (Statostato)|New York]]
| 314&nbsp;500 || 20,5%
|----
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| 3&nbsp;600 || 16,7%
|----
| 5 ||align="left"| [[Contea di Nassau (New York)|Contea di Nassau]], [[New York (Statostato)|New York]]
| 207&nbsp;000 || 15,5%
|----
| 6 ||align="left"| [[Brooklyn|Contea di Kings]] ([[Brooklyn]]), [[New York (Statostato)|New York]]
| 379&nbsp;000 || 15,4%
|----
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| 213&nbsp;000 || 13,1%
|----
| 9 ||align="left"| [[Contea di Queens (New York)|Contea di Queens]] ([[Queens]]), [[New York (Statostato)|New York]]
| 238&nbsp;000 || 10,7%
|----
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| 65&nbsp;000 || 10,6%
|----
| 11 ||align="left"| [[Contea di Westchester]], [[New York (Statostato)|New York]]
| 94&nbsp;000 || 10,2%
|----
| 12 ||align="left"| [[Contea di Sullivan (New York)|Contea di Sullivan]], [[New York (Statostato)|New York]]
| 7&nbsp;425 || 10,0%
|----
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|[[Aschenaziti]]
|5–6 million<ref name=Feldman>{{Cita pubblicazione|nome=Gabriel E. |cognome=Feldman |url=http://www.ima.org.il/IMAJ/ViewArticle.aspx?aId=2748 |titolo=Do Ashkenazi Jews have a Higher than expected Cancer Burden? Implications for cancer control prioritization efforts |rivista=[[Israel Medical Association Journal]] |volume=3 |data=maggio 2001 |numero=5 |pp=341–46341-46 |accesso=4 settembre 2013}}</ref>
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* ''[[Scusi, dov'è il West?]]'' (''The Frisco Kid''), regia di [[Robert Aldrich]] (USA, 1979)
* ''[[American Pop]]'', regia di [[Ralph Bakshi]] (USA, 1981)
* ''[[TheGli Chosen (1981 film)|The Choseneletti]]'', regia di [[Jeremy Kagan]] (USA, 1981)
* ''[[Oltre il ponte di Brooklyn]]'', regia di [[Menahem Golan]] (USA, 1984)
* ''[[Fievel sbarca in America]]'' (''An American Tail''), regia di [[Don Bluth]] (USA, 1986)
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* Butler, Jon. "Jacob Rader Marcus and the Revival of Early American History, 1930–1960." ''American Jewish Archives'' 50#1/2 (1998): 28–39. [http://americanjewisharchives.org/publications/journal/PDF/1998_50_01_02_butler.pdf online]
* Fried, Lewis, et al., eds. ''Handbook of American-Jewish literature: an analytical guide to topics, themes, and sources'' (Greenwood Press, 1988)
* {{Cita pubblicazione|cognome1= Gurock |nome1= Jeffrey S |anno= 2013 |titolo= Writing New York's Twentieth Century Jewish History: A Five Borough Journey |rivista= History Compass |volume= 11 |numero= 3|pp= 215–226215-226 |doi=10.1111/hic3.12033}}
* Gurock, Jeffrey S. ''American Jewish orthodoxy in historical perspective'' (KTAV Publishing House, Inc., 1996)
* Handlin, Oscar. "A Twenty Year Retrospect of American Jewish Historiography." ''American Jewish Historical Quarterly'' (1976): 295–309. [https://www.jstor.org/stable/23880299 in JSTOR]
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