Cappella Sassetti: differenze tra le versioni

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La '''cappella Sassetti''' è l'ultima cappella del transetto destro della [[Chiesa di Santa Trinita (Firenze)|chiesa di Santa Trinita]] a [[Firenze]]. Conserva un importante ciclo di affreschi con le ''Storie di [[san Francesco d'Assisi]]'' ([[1482]]-[[1485]]), considerato il capolavoro di [[Domenico Ghirlandaio]] e tra le opere più significative dell'Umanesimo colto, elegante e antiquario dell'epoca di [[Lorenzo il Magnifico|laurenziana]]. Opera di grande raffinatezza, è ricca di simboli e allusioni al mondo [[neoplatonismo|neoplatonico]], nonché di preziosi spaccati sui personaggi e sul mondo dell'epoca.
 
==Storia==
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[[File:Ghirlandaio a-pucci-lorenzo-de-medici-f-sassetti 1.jpg|thumb|Francesco Sassetti accanto a Lorenzo de' Medici, affreschi di Domenico Ghirlandaio]]
 
[[Francesco Sassetti]] era un ricco banchiere, uomo di fiducia della [[famiglia Medici]], per i quali dirigeva il [[Banco Medici]]. Acquistò nel [[1479]], in Santa Trinita (una delle basiliche preferite dalle ricche famiglie fiorentine) la cappella già dei Ficozzi, la cui costruzione risaliva al [[1371]]. Il Sassetti aveva optato per la basilica vallombrosana dopo che aveva ricevuto il rifiuto dei domenicani[[Domenicani]] di [[Santa Maria Novella]], dove la sua famiglia possedeva già una cappella fin dal Trecento, di finanziare un ciclo di affreschi susul suo patrono personale [[san Francesco]], suopoiché patronosanto dei "rivali" [[Francescani]]. All'epoca della decorazione, che fu sicuramente programmata negli ambienti più colti della cerchia medicea, Francesco aveva circa sessantacinque anni, e aveva da poco avuto il figlio Teodoro II, poco dopo la morte di Teodoro I.
 
Sassetti affidò la decorazione all'artista di maggior fama del momento in città, il Ghirlandaio, che realizzò il ciclo di affreschi tra il [[1482]] e il [[1485]], come riporta la data sotto le figure dei committenti, XXV Decembris MCCCCLXXXV, 25 dicembre [[1485]] (il V dell'anno è oggi illeggibile, ma riportato dalle fonti antiche) e anche la pala centrale reca come anno il [[1485]], su un capitello.
 
La cappella è stata restaurata nel [[2004]].
 
==Architettura==
La cappella, con l'arco a sesto acuto e le [[Volta a crociera|volte a crociera]], è in stile tipicamente [[gotico]], come tutta la chiesa di Santa Trinita, ma lela aggiuntedecorazione rinascimentalirinascimentale si fuserofuse bene con la struttura più antica.
 
Alle due pareti laterali, sopra uno zoccolo all'altezza dell'altare, si trovano i sarcofagi in [[pietra di paragone]] di Francesco Sassetti e di sua moglie Nera Corsi, sotto un arco in [[pietra serena]] decorato da bassorilievi e dorature, opera di creazione di [[Giuliano da Sangallo]]. Alle due tombe corrispondono i ritratti dei committenti inginocchiati sulla parete centrale attorno all'altare, che sono ritratti mentre pregano rivolti verso la pala centrale con l{{'}}''[[Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)|Adorazione dei pastori]]'', sempre di Ghirlandaio.
 
==Gli affreschiAffreschi==
Il ciclo affrescato si dispiega su tre pareti incorniciate da elementi architettonici fittizi. Anche la [[pala d'altare]] su tavola, l{{'}}''[[Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)|Adorazione dei pastori]]'', è circondata da un rivestimento marmoreo.
 
Il tema della decorazione è essenzialmente duplice, ma assimilabile poi, in ultima analisi, a una medesima riflessione sulla vita, la morte e la rinascita. IlUn primo tema è legato alla ''Vita di san Francesco''; ilun secondo attraversa trasversalmente le pitture sull'arco esterne alla cappella, la volta con le ''Sibille'', la pala d'altare, i rilievi sui sarcofagi e i piccoli monocromi attorno alle tombe, e riguarda la [[seconda venuta di Cristo]] e la sua profezia in ambito pagano. Il tema francescano ovviamente era legato al nome del committente, mentre quello della venuta di Cristo, pur essendo connesso ad alcuni eventi della vita del Sassetti, si collegava strettamente al clima culturale dell'[[Accademia neoplatonica]] e alla situazione politica di Firenze, come nuova Roma, con una celebrazione della pace e della nuova età dell'oro sotto [[Lorenzo il Magnifico]].
 
Ghirlandaio fuse inoltre il tema filosofico-religioso con uno più prettamente storico, cioè immortalare i committenti e la società fiorentina dell'epoca con i ritratti personificati nei vari personaggi delle scene.
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#''Esequie di san Francesco''.
 
Dal punto di vista dell'iconografia in genere si ritiene che il Ghirlandaio non conoscesse le ''Storie'' della [[Basilica di San Francesco di Assisi]], ma certamente aveva visto quelle della [[Cappella Bardi (Santa Croce)|Cappella Bardi]] in [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]]. Non tutte le scene sono di uguale livello artistico: evidentemente Ghirlandaio curò maggiormente quelle più vicini agli occhi dello spettatore e quelle della parete centrale, maggiormente visibile, lasciandofacendo un maggiore libertàricorso agli aiuti nelle scene laterali e superiori<ref>Micheletti, cit. pag. 33.</ref>.
La venuta di Cristo, il sorgere del Cristianesimo, la rinuncia dei beni di Francesco, le allegorie di morte e rinascita nei bassorilievi sui sarcofagi e sugli [[arcosolio|arcosoli]] diventano quindi tutte unite assieme alla celebrazione di Firenze e della sua nuova età dell'oro, riallacciandosi alla situazione politica e culturale contemporanea, fondendo temi cristiani e pagani secondo la strada avviata dal [[accademia neoplatonica|neoplatonismo]] di [[Marsilio Ficino]].
 
===Le sceneScene esterne===
Dal punto di vista dell'iconografia in genere si ritiene che il Ghirlandaio non conoscesse le ''Storie'' della [[Basilica di San Francesco di Assisi]], ma certamente aveva visto quelle della Cappella Bardi in [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]]. Non tutte le scene sono di uguale livello artistico: evidentemente Ghirlandaio curò maggiormente quelle più vicini agli occhi dello spettatore e quelle della parete centrale, maggiormente visibile, lasciando maggiore libertà agli aiuti nelle scene laterali e superiori<ref>Micheletti, cit. pag. 33.</ref>.
 
===Le scene esterne===
[[File:Sassetti chapel august sybil.jpg|thumb|''Augusto e la Sibilla Tiburtina'']]
Sulla parete esterna, sopra l'arco della cappella, si trovano due affreschi facenti parte del ciclo. Le condizioni di conservazione di queste scene è peggiore perché furono scialbate nelverso il Settecento1740 e riscopertiriscoperte solo nel [[1895]]. Queste decorazioni, poste al di sopra di uno stemma Sassetti entro una ghirlanda, in [[terracotta policroma invetriata]], avevano anche la funzione di attirare l'attenzione dello spettatore dalla navata verso la cappella, che si trova in posizione un po' defilata.
 
[[File:Domenico Ghirlandaio - David - WGA08793.jpg|thumb|upright|left|''David'']]
Sopra la continuazione pittorica del pilastro che separa la cappella da quella contigua, con un'iscrizione latina, si trova una figura a monocromo con dorature del ''David'', realizzato con la tecnica della [[grisaille]] e con dorature sui calzari, sulla corazza e sull'armatura, fatta per assomigliare a una statua. L'eroe biblico è armato di spada e della fionda con una pietra, mentre con la mano sinistra regge uno scudo con lo stemma Sassetti. La posa in contrappunto e ai suoi piedi si trova la testa del gigante Golia decapitato. La sua funzione è triplice: oltre a presentare l'ingresso del mausoleo con lo scudo araldico, annuncia, in quanto profeta, la ''Natività'' della pala d'altare, come evidenzia anche l'iscrizione sul piedistallo ("''Saluti patriae et christianae gloriae e[x] s[ententia] s[enatus] p[opulique]''"), e incarna il ruolo del ''defensor civitatis'', avendo egli protetto il suo popolo dalla minaccia del gigante Golia: infatti ha una lunga tradizione nell'iconografia cittadina di Firenze, in quanto simbolo delle libertà cittadine contro le minacce esterne: celebri sono le versioni scultoree [[David (Donatello, bronzo)|di Donatello]] (1440 circa), [[David (Verrocchio)|di Verrocchio]] (1472-1475) e [[David (Michelangelo)|di Michelangelo]] (1501-1504).
 
L'affresco a forma di [[lunetta]] che si trova sulla cappella ha invece come tema ''Augusto e la Sibilla Tiburtina che annunciano la nascita del SignoreMessia''. Sullo sfondo di un paesaggio oggi poco leggibile che rappresenta il [[Campidoglio]] a [[Roma]], si trovano due gruppi di personaggi: a sinistra Augusto e due uomini, a destra la [[Sibilla Tiburtina]] (che potrebbe essere un ritratto della figlia di Francesco Sassetti che si chiamava proprio Sibilla) e due donne. Essi fissano e indicano il sole, in cui compare il [[trigramma di Cristo]] descritto da [[Bernardino da Siena|san Bernardino]]. Secondo una leggenda infatti l'Imperatore sarebbe venuto a sapere della nascita di un nuovo Redentore grazie alla Sibilla, quindi il sole rappresenterebbe la nuova era della concordia che essi scorgono sorgere all'orizzonte. Augusto infatti raccolse nei ''[[Libri Sibillini]]'' una serie di profezie e speranze per un nuovo ciclo di vita del genere umano diffuse soprattutto nel mondo orientale, che rilette nell'epoca cristiana ne fecero una sorta di profeta pagano.
 
===La voltaVolta===
[[File:Ghirlandaio, sibille nella cappella sassetti.jpg|thumb|''Sibille'']]
Il tema profetico prosegue nella volta dove si trovano quattro ''Sibille'', sullo sfondo di un cielo azzurro (oggi in alcuni punti rosso per la caduta del pigmento originario) tra costoloni decorati come festoni di fiori e frutta. Ciascuna è ritratta seduta su un trono ideale di nuvole, davanti a un nimbo luminoso che emette raggi dorati. Esse reggono cartigli con profezie in latino circa il loro ruolo profetico descritto da [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]. La prima sibilla sopra l'ingresso è la [[Sibilla Cumana]], la più importante poiché legata alla profezia virgiliana, e le altre sono quella [[Sibilla Eritrea|Eritrea]] e l'[[Sibilla Agrippa|Agrippa]], mentre la quarta identificazione è incerta, forse la [[Sibilla Cimmeria|Cimmeria]], priva di cartiglio.
 
[[File:Sibyl Domenico Ghirlandaio01.jpg|thumb|left|upright|''Sibilla Cimmeria'']]
Le scritte riportano: "''Hec teste Virgil Magnus, in ultima autem etate; Invisibile verbum palpabitur germinabit''". L'"ultima ètà" è quella dell'oro e il riferimento al "verbo invisibile" rimanda alla venuta di Cristo. La scritta su Virgilio rimanda alla quarta ecloga delle ''[[Bucoliche]]'' in cui si parla, con uno spirito da [[palingenesi]], della venuta di un bambino portatore di un'età di pace e felicità, simile a [[Età dell'oro|quella]] in cui regnò [[Saturno (divinità)|Saturno]], descritta nelle profezie sibilline ispirate alla filosofia greca e alle [[Religione egizia|religioni egizia]] e [[persia]]na. L'interpretazione cristiana della quarta ecloga viene fatta risalire a [[Costantino]] e si rafforzò nel Medioevo 8si(si pensi al ruolo scelto per Virgilio da [[Dante]]), per poi vedere il suo trionfo con la rilettura della cultura pagana di [[Marsilio Ficino]] e [[Cristoforo Landino]], che identificò il ''puer'' con Cristo. Anche se forse in realtà Virgilio intendeva celebrare Augusto, una lettura civile dell'egloga è comunque convincente nella lettura dell'iconografia della cappella, poiché l'imperatore fu colui che, dopo le [[Guerre civili (storia romana)|guerre civili]] restaurò a Roma la pace e le tradizioni, gli ideali e le virtù della [[repubblica romana|Roma repubblicana]], ripresi poi da Lorenzo una volta conclusa la [[pace di Lodi]] ([[1454]]).
 
Per quanto riguarda la qualità pittorica delle ''Sibille'', solo i volti sembrano di mano di Domenico, mentre i corpi, di proporzioni inesatte, con il disegno delle mani un po' incerto, fanno pensare a un lavoro di bottega. La loro rappresentazione frontale tradisce la mancata conoscenza delle regole della prospettiva da sott'in su, sperimentata pochi anni prima da [[Melozzo da Forlì]] negli [[Angeli musicanti|affreschi di Santi Apostoli]], che Ghirlandaio non ebbe probabilmente modo di studiare nel suo soggiorno romano del 1480-1482. Tale insegnamento a Firenze venne invece recepito, pochi anni dopo, da [[Filippino Lippi]].
 
===La palaPala d'altare e i committenti===
[[File:Cappella Sassetti Adoration of the Shepherds.jpg|thumb|''[[Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)|Adorazione dei pastori]]'']]
{{vedi anche|Adorazione dei pastori (Ghirlandaio)}}
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===Miracolo delle stimmate===
[[File:Cappella Sassetti Miracle of the Stigmata.jpg|thumb|left|''Miracolo delle stimmate'']]
In basso sulla parete sinistra è rappresentato san Francesco inginocchiato con le braccia aperte a ricevere il segno divino delle [[stimmate]] dal Crocifisso apparso in un nimbo tra un gruppo di [[serafino|serafini]]. Fu eseguito in dieci giornate e pur seguendo l'impostazione di [[Giotto]] in [[Santa Croce (Firenze)|Santa Croce]], il Ghirlandaio sembra prediligere come modello il rilievo marmoreo del pulpito, sempre in Santa Croce, opera di [[Benedetto da Maiano]]. Il miracolo avvenne al[[la Verna]], la cui rocca è fedelmente riprodotta al centro dello sfondo, con una mirabile rappresentazione naturalistica forse senza precedenti. A destra si riconosce una città su un lago, una rappresentazione fantasiosa di [[Pisa]] della quale si riconosce abbastanza chiaramente il [[duomo di Pisa|Duomo]] e la [[Torre di Pisa]]. Si tratta forse di un riferimento a una ipotesi di provenienza della famiglia Sassetti dal castello di [[Sassetta (Italia)|Sassetta]] nel territorio pisano.
 
La realizzazione pittorica è eccellente, anche nelle parti più difficili come i volti, le mani sottili del santo e il panneggio, con una pennellata rapida ed esperta peculiare del maestro. La luce divina dell'apparizione porta alcuni magici riflessi sul volto del santo e sul saio. Da notare anche l'abilità nel rappresentare un cervo in [[scorcio]], mentre gli uccelli che si congiungono in volo sono legati al tema dell'armonia dei cicli naturali, presenti anche in numerose altre opere rinascimentali. Il Cristo tra i serafini appare molto simile a quello di un frammento delle ''[[Stimmate di san Francesco (Paolo Uccello)|Stimmate di san Francesco]]'' di [[Paolo Uccello]] presente nella stessa chiesa, un tempo facente parte di un ciclo più ampio a cui il Ghirlandaio dovette inevitabilmente guardare.
 
===Conferma della Regola===
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La ''Conferma della Regola'', con il ''Miracolo del fanciullo resuscitato'', occupano la parete centrale e sono le più rappresentative dell'intero ciclo. Entrambe sono ambientate in un precisissimo scorcio fiorentino.
 
Nella parete centrale in alto, rappresenta san Francesco che viene ricevuto da [[Papapapa Onorio III]]. La scena si inquadra con grande perizia ed originalità, all'interno di un portico aperto, facendo sì che l'arco della cappella sembri un arco della chiesa sulla quale si apre la scena. La scena è ambientata a [[Firenze]] anziché a [[Roma]], con una chiara rappresentazione di [[piazza della Signoria]] sullo sfondo, il [[Campidoglio]] cittadino, con la [[Loggia della Signoria]] (ancora senza statue) al centro e [[Palazzo Vecchio]] di fianco, dietro al quale si intravede l'aspetto della [[chiesa di San Pier Scheraggio]], prima che fosse distrutta per far spazio agli [[Uffizi]]. Il Leone del [[Marzocco]] si presenta qui dorato e in bella mostra sull'Arengario del palazzo. Una serie di figurette, riprese nelle loro attività quotidiane dà alla veduta l'aspetto di un palpitante squarcio reale. La scelta di ambientare la scena a Firenze denota l'importanza data alla città, che nei circoli umanisti veniva considerata come la nuova Roma o la nuova [[Gerusalemme]]. La presenza del papa e dei cardinali conferma infatti il ruolo di Firenze come centro di rinnovamento spirituale e politico in cui l'esempio di san Francesco era rivissuto dai personaggi più importanti, quali i Medici e i Sassetti. Questo "nuovo cristianesimo" riformato è quello che irradia dalle teorie di [[Marsilio Ficino]], le cui conquiste intellettuali e morali dell'Umanesimo permettono il ritorno dei mitici "saturnia regna", a cui alludono altre pitture della cappella. Non è improbabile che la scena mescoli ricordi della corte papale a Roma, vista in prima persona dal Ghirlandaio quando andò a decorare le pareti della [[cappella Sistina]], oppure di soggiorni papali in città, come quello di [[Eugenio IV]] durante il [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|concilio di Firenze]] di cinquant'anni prima.
 
Un disegno ora a [[Berlino]] mostra come il Ghirlandaio avesse inizialmente pensato la scena in maniera più tradizionale, seguendo l'iconografia di Giotto in Santa Croce, senza i ritratti. Nell'elaborazione definitiva però creò i tre piani della scena, cioè la scalinata verso il basso, con alcune teste che emergono, la chiesa con la scena principale e lo sfondo. L'occhio dello spettatore veniva così guidato dalla serie di personaggi che compongono la scena.
 
A destra in primo piano compaiono il [[Gonfaloniere di Giustizia (Firenze)|Gonfaloniere di Giustizia]] [[Antonio Pucci (gonfaloniere)|Antonio Pucci]], cognato di Francesco Sassetti, [[Lorenzo il Magnifico]], Francesco Sassetti stesso e il figlio Federigo, destinato alla carriera religiosa. Lorenzo è quello che tende la mano ad [[Agnolo Poliziano]], in testa ai figli del Magnifico che stanno salendo le scale dietro di lui: [[Giuliano di Lorenzo de' Medici]] futuro [[Duca di Nemours]], [[Piero il Fatuo]] e Giovanni de' Medici futuro [[Papapapa Leone X]]; chiudono il corteo gli altri educatori dei rampolli di casa [[Medici]], [[Luigi Pulci]], l'autore del ''[[Morgante (poema)|Morgante]]'', e [[Matteo Franco]], maestro elementare di casa Medici nonché canonico della cattedrale. La loro presenza è un omaggio del committente alla famiglia grazie al cui appoggio aveva potuto fare carriera, superando anche i momenti difficili.
 
Il Sassetti invece con un gesto della mano indica i suoi figli dall'altra parte della scala a sinistra, Galeazzo, Teodoro I e Cosimo. Precisa è la resa della loro dignità e del loro abbigliamento che testimonia l'appartenenza alla ricca borghesia fiorentina. I due gruppi laterali guidano l'occhio dello spettatore verso il centro come quinte teatrali, verso la scena religiosa. La composizione, così originale e perfettamente armoniosa, ne fa uno dei vertici più alti dell'arte del Ghirlandaio.
 
===Il miracoloMiracolo del fanciullo resuscitato===
[[File:Cappella Sassetti Resurrection of the Boy.jpg|thumb|left|''Miracolo del fanciullo resuscitato'']]
Il ''Miracolo del fanciullo di Casa Spini resuscitato'', al centro della parete sopra la pala d'altare, riproduce un miracolo postumo di san Francesco, legato alla famiglia Sassetti e non a caso raffigurato nel punto centrale del ciclo di affreschi. Al santo fu attribuito il miracoloso intervento che resuscitò un bambino caduto da una finestra di [[Palazzo Spini Feroni|Palazzo Spini]], proprio nell'antistante [[piazza Santa Trinita]]. Sostituì la scena consueto dell{{'}}''Apparizione al capitolo di Arles'', citata nel contratto originario, e conclude le storie del ciclo. Si riconoscono nella veduta cittadina la chiesa con la primitiva facciata romanica, il palazzo Spini, ancora oggi alla testa di ponte, i [[palazzi Gianfigliazzi]], un angolo di [[palazzo Minerbetti]] e il [[ponte Santa Trinita]], nella redazione originaria che veniva fatta risalire a [[Taddeo Gaddi]]. Le figure dello sfondo partecipano alla scena: c'è chi corre, chi cavalca con sussiego, chi sembra vedere l'apparizione del santo in cielo.
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In alto nella parete destra, viene rappresentato san Francesco che va a predicare dal [[sultano]] durante la [[Settima crociata]]: questi lo incita a passare sopra al fuoco per dimostrare la sua santità e a sua volta san Francesco sfida i consiglieri del sultano.
 
Lo schema compositivo ricalca abbastanza fedelmente la struttura dell'analogo affresco di Giotto [[Cappella Bardi (Santa Croce)|in Santa Croce]]: il sultano al centro, a destra san Francesco con i suoi confratelli e a sinistra i consiglieri del sultano, con l'innovazione però di mettere una figura di spalle in primo piano, che fa convergere l'attenzione sul centro della scena. Particolarmente bello è il manto cangiante di uno dei consiglieri. Non vi si riconosconoconoscono però i ritratti, cosìdei comedue genericopersonaggi èin costume rinascimentale, mentre lo sfondo sembra un generico paesaggio di vallata montana.
 
===Esequie di san Francesco===
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==Stile==
Il ciclo affrescato della Cappellacappella Sassetti fa suo l'impianto compositivo della [[Cappellacappella Brancacci]], con le diverse scene suddivise in due piani sovrapposti e delimitate da pilastri scanalati, con un'applicazione rigorosa della prospettiva. Lo spazio, razionale e civile, mostra spesso squarci di vita quotidiana fiorentina, armonizzate con le scene sacre in primo piano. I personaggi contemporanei, ritratti con precisione nella loro dignità e raffinatezza, arrivano ad essere protagonisti del vivace racconto. Tra le varie influenze si possono cogliere le citazioni archeologiche, la minuzia nei dettagli di stampo fiammingo e ladella tradizione fiorentina da [[Giotto]] in poi, oltre a una minuzia nei dettagli di stampo fiammingo.
 
La vena narrativa è ricca e feconda e, seppure sia quasi estranea al ''pathos'' concitato, privilegia l'armonia lineare, l'uso di colori luminosi e sereni, l'atmosfera serena.