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|immagine = Tina Apicella e Anna Magnani in Bellissima.png
|didascalia = La piccola Tina Apicella con [[Anna Magnani]] in una scena del film
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Maddalena fa qualsiasi sacrificio per garantire alla figlia l'aiuto, più o meno valente, di un fotografo, di una maestra di recitazione e di un corso di ballo, e, nonostante le difficoltà finanziarie della famiglia e il ritardo nel pagamento delle rate per la casa, spende il proprio denaro in favore del parrucchiere e della sarta che si occupano di Maria. Ma la bambina, timida ed impacciata, non mostra né particolare talento, né interesse per lo spettacolo, mentre il padre, venuto finalmente a conoscenza della cosa, si scontra con la moglie perché desidera per Maria un'infanzia tranquilla come quella di tutte le altre bambine.
Durante una delle audizioni a Cinecittà, Maddalena viene avvicinata da un marginale collaboratore di Blasetti, Alberto Annovazzi, il quale si vanta con lei di poterle garantire raccomandazioni per la figlia in cambio di 50.000 [[Lira italiana|lire]], somma che egli invece spenderà nell'acquisto di una [[Innocenti Lambretta|Lambretta]]. Maddalena, tutta presa dalla sua illusione,
[[File:A Magnani bellissima.jpg|thumb|left|upright=0.8|Un'intensa espressione di Anna Magnani nella scena in cui rifiuta l'offerta dei cineasti di scritturare la figlia]]
Quando Maria viene convocata per il provino, la madre, avvalendosi della simpatia suscitata in una giovane ex-attrice ridotta a lavorare nel laboratorio di montaggio, riesce ad assistere di nascosto alla proiezione effettuata dove la bimba, timida e goffa, scoppia a piangere disperatamente, suscitando le risate di scherno della troupe. Solo a questo punto Maddalena si rende conto dei suoi errori:
Dopo aver vagato a lungo con la figlioletta per la città scossa da questi sentimenti, nel rientrare a casa trova inaspettatamente gli assistenti del regista che stanno discutendo con suo marito di un contratto per Maria: il soggetto del film prevedeva infatti una bimba goffa
== Produzione ==
[[File:Bellissima-1951-corrado.png|thumb|upright=0.8|[[Corrado (conduttore televisivo)|Corrado Mantoni]] in una scena del film]]
Il film nasce da un soggetto di [[Cesare Zavattini]], più volte rielaborato. In un servizio apparso su ''Stampa Sera''<ref>Articolo a firma L.P [Leo Pestelli], scritto durante la lavorazione del film e pubblicato il 21 luglio 1951, consultato presso l'archivio on line del quotidiano.</ref> si riporta la notizia per cui la storia trarrebbe origine da un fatto realmente accaduto circa un anno e mezzo prima, quando il regista Blasetti, che cercava una bambina per il suo film ''[[Prima comunione (film)|Prima Comunione]]'', ebbe a che fare con una madre che voleva a tutti i costi imporre la sua figlioletta come protagonista, dicendo a tutti che era «bellissima». Secondo Lino Miccichè<ref>Nel saggio dedicato al film contenuto nel suo libro ''Visconti ed il neorealismo'' – vedasi bibliografia – pagg. da 195 a 213.</ref>, esistono
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico - BEIC 6341413.jpg|thumb|left|Cesare Zavattini, autore del soggetto originario di ''Bellissima'', che poi fu profondamente rivisto nella produzione del film]]
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[[File:L visconti+a magnani 1952.jpg|thumb|upright=0.8|Il regista [[Luchino Visconti]] ed [[Anna Magnani]]]]
Le riprese del film iniziarono nel giugno 1951 e proseguirono sino alla fine di ottobre<ref>Le notizie sul periodo di lavorazione del film sono tratte dalla rubrica ''Cinema gira'' dei numeri dal 65 al 73, anno 1951, del quindicinale ''Cinema'', nuova serie.</ref>. Contrariamente ad altre occasioni - ad esempio quando l'anno successivo si girò ''[[Camicie rosse (film)|Camicie rosse]]'', dove il regista [[Goffredo Alessandrini|Alessandrini]], ex marito della Magnani, a causa dei contrasti con lei abbandonò il "set"- i rapporti dell'attrice con il regista furono buoni. Ricorda Francesco Rosi, che qui fece la sua prima esperienza cinematografica come aiuto regista: «Due caratteri fortissimi, era bellissimo vederli lavorare. Niente scene, niente scontri. Visconti sapeva che la Magnani gli portava la sua personalità, la sua genialità di interprete<ref>La rievocazione di Rosi è riportata nel citato libro ''Nannarella'', pagina 154.</ref>». Anche la Magnani ebbe parole di stima per il regista<ref>Riportate nel libro di Matilde Hockofler dedicato all'attrice – vedasi bibliografia – pag 95 e segg.</ref>: «Nonostante i suoi difetti mi sono trovata bene con Visconti. Mi ha lasciato le redini sciolte. Del resto sapeva che è l'unico modo per farmi recitare». Non si verificarono quelle «liti clamorose che hanno segnato
Durante la lavorazione di ''Bellissima'' si svolsero anche due vicende personali. Secondo Patrizia Carrano<ref>Nel libro ''Anna Magnani'' dedicato alla vita dell'attrice – vedasi bibliografia – pag 176 e segg.</ref> vi fu un flirt tra la Magnani e Walter Chiari: «''Bellissima'' l'aveva messa di fronte casualmente al quel giovanotto milanese sempre indaffarato (…). Si era avviata una piccola storia, breve, nata dalla solitudine, dalla paura dell'età. Incontro breve, nato e morto sul "set" del film di Visconti». Anche nei confronti della bambina, Tina (diminutivo di Concetta) Apicella, di cinque anni, l'attrice sviluppò un forte sentimento affettivo. Secondo Governi<ref>Libro citato – vedasi bibliografia – pagina 158.</ref> Anna Magnani la portò spesso a casa sua, la fece conoscere al figlio Luca, che aveva solo 2 anni più di lei, e i due bimbi diventarono amici. Ad un certo punto l'attrice pensò anche a un'adozione, ma si fermò di fronte al comprensibile rifiuto della famiglia. Durante le riprese si verificò anche un incidente finanziario, quando un amministratore sparì con la cassa del film<ref>Episodio ricordato da Governi, op. citata in bibliografia, pag. 158.</ref>, fatto a cui tuttavia si poté porre rimedio. Altri problemi si ebbero con il mondo della distribuzione: fu chiesto a Visconti<ref>Questa circostanza viene riferita da Renato Giani in un articolo apparso sul n. 96 di ''Cinema'', vedasi bibliografia.</ref> di inserire tra gli interpreti l'attore [[Carlo Croccolo]], che a quel tempo assicurava un forte successo di pubblico e, a tale fine, fu promesso a Visconti un "cachet" aggiuntivo di 16 milioni, che tuttavia fu rifiutato. Non mancò neppure un intervento della [[Censura cinematografica|censura]], che impose di rivedere alcuni brani dei testi<ref>In particolare, secondo quando scrisse [[Vitaliano Brancati|Brancati]] nel suo libro del 1952 ''Ritorno alla censura'' - riportato dal n. 88 di ''Cinema'' – fu imposto di eliminare la frase «di chi è questo ben di Dio?» riferita a un'avvenente attrice, in quanto ritenuta offensiva del sentimento religioso.</ref>. Al film presero parte attori già noti o destinati ad una importante carriera, tra cui [[Walter Chiari]], [[Tecla Scarano]], [[Arturo Bragaglia]] e [[Nora Ricci]], oltre ad [[Alessandro Blasetti]], [[Vittorio Cecchi Gori|Mario Cecchi Gori]], [[Corrado (conduttore televisivo)|Corrado]] ed altri nel ruolo di sé stessi.
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