Bruno Fanciullacci: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Nato in una famiglia di tradizioni socialiste che si trasferì a Firenze nel [[1934|1932]], quarto dei sei figli di Raffaello Fanciullacci, artigiano, e di Rosa Michelini<ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/bruno-fanciullacci_(Dizionario-Biografico)/|titolo=FANCIULLACCI, Bruno - Enciclopedia|sito=Treccani|accesso=2025-10-17}}</ref>, il giovane Bruno trovò lavoro come garzone di bottega e, poi, come fattorino e portiere di albergo. In seguito alla sua adesione ad una organizzazione antifascista attiva nell'area metropolitana di Firenze, di orientamento prima repubblicano e poi comunista, venne arrestato nel luglio [[1938]] per essere, l'anno successivo, condannato dal [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926-1943)|Tribunale speciale]] a sette anni di reclusione per attività antifascista.<ref>Sentenza n. 8 del 28.3.1939 contro Bruno Fanciullacci (“Vasta organizzazione comunista toscana scoperta nel luglio del 1938. Intensa l'attività propagandistica, diretta in particolare ai giovani, ai militari e agli operai nelle province di Firenze e Pisa. – Associazione e propaganda sovversiva”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia dissidente e antifascista. Le ordinanze, le Sentenze istruttorie e le Sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall'anno 1927 al 1943'', Milano 1980 (ANPPIA/La Pietra), vol. II, p. 1004-1006.</ref> Nel carcere di Castelfranco Emilia, dove scontò la maggior parte della pena, consolidò la propria educazione politica grazie allo studio e al confronto con gli altri detenuti politici, aderendo al [[Partito Comunista Italiano]]. Parte della pena gli fu condonata e, nel corso del [[1943]], venne assunto come operaio alla [[Fiat]] di Firenze.
 
Dopo [[Armistizio di Cassibile|l'8 settembre]], il [[Partito Comunista Italiano|PCI]] promosse i [[Gruppi di azione patriottica|GAP]] (Gruppi d'Azione Patriottica), formazioni ristrette di combattenti irregolari, con compiti di guerriglia urbana e sabotaggio nei confronti delle forze nazi-fasciste. Fanciullacci si unì ad una di queste formazioni, con il nome di battaglia di "Massimo"<ref>[http://www.laltralombardia.it/public/docs/antifa22.html BRUNO FANCIULLACCI nome di battaglia Massimo<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, distinguendosi subito per l'animosità e il coraggio. Ben presto gli venne affidato il comando del "gruppo B", uno dei quattro che formavano la struttura operativa dei [[Gruppi di Azione Patriottica#Firenze|GAP di Firenze]].
 
Partecipò a numerose azioni contro installazioni e uomini della [[Repubblica Sociale Italiana|repubblicaRepubblica di Salò]] o ritenuti collaborazionisti, fino all'eclatante, quanto discussa, [[Uccisione di Giovanni Gentile|uccisione del filosofo Giovanni Gentile]], avvenuta il 15 aprile [[1944]] nel quartiere [[Salviatino]]. Per compiere quell'azione, Bruno Fanciullacci e Giuseppe Martini ("Paolo") si appostarono verso le 13,30 nei pressi della villa dove era ospite il filosofo; allorché questi giunse in auto, gli si avvicinarono tenendo sotto braccio dei libri per camuffarsi da studenti; [[Giovanni Gentile]] abbassò il vetro per prestare ascolto e fu colpito da una raffica. Dopo qualche giorno (26 aprile), in via Santa Maria, la stessa strada in cui abitava la famiglia Fanciullacci, due gappisti ferirono Bruno Landi, un noto esponente del fascismo fiorentino<ref>{{cita|Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo|p. 88}}.</ref> conosciuto come il "Pollastra", soprannome dovuto ad una ferita alla gamba sinistra, che lo aveva reso claudicante. Del tutto ignaro dell'accaduto, Fanciullacci fu arrestato nei pressi di [[piazza Santo Spirito]], nell'ambito dell'operazione di polizia prontamente allestita dalle forze di sicurezza della repubblicaRepubblica di Salò. Condotto alla caserma "Gino Cavari", in via della Scala, fu sottoposto ad interrogatorio, dal quale uscì con numerose ferite di pugnale alla mano sinistra, alle natiche e ai testicoli. Sommariamente medicato all'ospedale [[Ospedale Bonifacio|"San Gallo"]], dopo un rapido passaggio a "[[Ospedale di Santa Maria Nuova|Santa Maria Nuova]]", fu trasferito all'ospedale di via Giuseppe Giusti. Sebbene piantonato dai fascisti, i suoi compagni, con un colpo di mano, riuscirono a liberarlo, trasferendolo in casa del pittore [[Ottone Rosai]], dove trascorse la maggior parte della convalescenza. Fanciullacci, che aveva rifiutato la proposta del suo partito di trasferirsi in un'altra città, tornò presto in azione e il 9 luglio partecipò, con una decina di compagni, all'irruzione nel [[Ex monastero di Santa Verdiana|carcere femminile di Santa Verdiana]] che porterà alla liberazione della gappista Tosca Bucarelli e di altre 16 detenute.
 
Il clamoroso ''[[blitz]]'' suscitò una grande impressione in tutta Firenze e le forze nazifasciste intensificarono le operazioni di repressione, riuscendo a infliggere una serie di colpi durissimi ai partigiani fiorentini, tanto da comprometterne seriamente l'organizzazione. Fanciullacci, ormai braccato, fu arrestato in [[piazza Santa Croce]] il 14 luglio; le modalità della cattura, avvenuta ad opera di alcuni militi improvvisamente sbucati da un'ambulanza, fanno pensare a una trappola ordita in seguito a delazione.<ref>{{Cita libro|titolo=Probabilmente fu il gappista traditore Renato Uccisi "Romeo" a svelare alla banda Carità i segreti dell'organizzazione gappista di Firenze. Cfr. L. Mecacci, La ghirlanda fiorentina e la morte di Giovanni Gentile, Adelphi, Milano 2014, pp. 133-138}}</ref>