#''Esequie di san Francesco''.
Dal punto di vista dell'iconografia in genere si ritiene che il Ghirlandaio non conoscesse le ''Storie'' della [[Basilica di San Francesco di Assisi]], ma certamente aveva visto quelle della [[cappellaCappella Bardi (Santa Croce)|Cappella Bardi]] in [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]]. Non tutte le scene sono di uguale livello artistico: evidentemente Ghirlandaio curò maggiormente quelle più vicini agli occhi dello spettatore e quelle della parete centrale, maggiormente visibile, facendo un maggiore ricorso agli aiuti nelle scene laterali e superiori<ref>Micheletti, cit. pag. 33.</ref>.
===Scene esterne===
La ''Conferma della Regola'', con il ''Miracolo del fanciullo resuscitato'', occupano la parete centrale e sono le più rappresentative dell'intero ciclo. Entrambe sono ambientate in un precisissimo scorcio fiorentino.
Nella parete centrale in alto, rappresenta san Francesco che viene ricevuto da [[Papapapa Onorio III]]. La scena si inquadra con grande perizia ed originalità, all'interno di un portico aperto, facendo sì che l'arco della cappella sembri un arco della chiesa sulla quale si apre la scena. La scena è ambientata a [[Firenze]] anziché a [[Roma]], con una chiara rappresentazione di [[piazza della Signoria]] sullo sfondo, il [[Campidoglio]] cittadino, con la [[Loggia della Signoria]] (ancora senza statue) al centro e [[Palazzo Vecchio]] di fianco, dietro al quale si intravede l'aspetto della [[chiesa di San Pier Scheraggio]], prima che fosse distrutta per far spazio agli [[Uffizi]]. Il Leone del [[Marzocco]] si presenta qui dorato e in bella mostra sull'Arengario del palazzo. Una serie di figurette, riprese nelle loro attività quotidiane dà alla veduta l'aspetto di un palpitante squarcio reale. La scelta di ambientare la scena a Firenze denota l'importanza data alla città, che nei circoli umanisti veniva considerata come la nuova Roma o la nuova [[Gerusalemme]]. La presenza del papa e dei cardinali conferma infatti il ruolo di Firenze come centro di rinnovamento spirituale e politico in cui l'esempio di san Francesco era rivissuto dai personaggi più importanti, quali i Medici e i Sassetti. Questo "nuovo cristianesimo" riformato è quello che irradia dalle teorie di [[Marsilio Ficino]], le cui conquiste intellettuali e morali dell'Umanesimo permettono il ritorno dei mitici "saturnia regna", a cui alludono altre pitture della cappella. Non è improbabile che la scena mescoli ricordi della corte papale a Roma, vista in prima persona dal Ghirlandaio quando andò a decorare le pareti della [[cappella Sistina]], oppure di soggiorni papali in città, come quello di [[Eugenio IV]] durante il [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|concilio di Firenze]] di cinquant'anni prima.
Un disegno ora a [[Berlino]] mostra come il Ghirlandaio avesse inizialmente pensato la scena in maniera più tradizionale, seguendo l'iconografia di Giotto in Santa Croce, senza i ritratti. Nell'elaborazione definitiva però creò i tre piani della scena, cioè la scalinata verso il basso, con alcune teste che emergono, la chiesa con la scena principale e lo sfondo. L'occhio dello spettatore veniva così guidato dalla serie di personaggi che compongono la scena.
A destra in primo piano compaiono il [[Gonfaloniere di Giustizia (Firenze)|Gonfaloniere di Giustizia]] [[Antonio Pucci (gonfaloniere)|Antonio Pucci]], cognato di Francesco Sassetti, [[Lorenzo il Magnifico]], Francesco Sassetti stesso e il figlio Federigo, destinato alla carriera religiosa. Lorenzo è quello che tende la mano ad [[Agnolo Poliziano]], in testa ai figli del Magnifico che stanno salendo le scale dietro di lui: [[Giuliano di Lorenzo de' Medici]] futuro [[Duca di Nemours]], [[Piero il Fatuo]] e Giovanni de' Medici futuro [[Papapapa Leone X]]; chiudono il corteo gli altri educatori dei rampolli di casa [[Medici]], [[Luigi Pulci]], l'autore del ''[[Morgante (poema)|Morgante]]'', e [[Matteo Franco]], maestro elementare di casa Medici nonché canonico della cattedrale. La loro presenza è un omaggio del committente alla famiglia grazie al cui appoggio aveva potuto fare carriera, superando anche i momenti difficili.
Il Sassetti invece con un gesto della mano indica i suoi figli dall'altra parte della scala a sinistra, Galeazzo, Teodoro I e Cosimo. Precisa è la resa della loro dignità e del loro abbigliamento che testimonia l'appartenenza alla ricca borghesia fiorentina. I due gruppi laterali guidano l'occhio dello spettatore verso il centro come quinte teatrali, verso la scena religiosa. La composizione, così originale e perfettamente armoniosa, ne fa uno dei vertici più alti dell'arte del Ghirlandaio.
In alto nella parete destra, viene rappresentato san Francesco che va a predicare dal [[sultano]] durante la [[Settima crociata]]: questi lo incita a passare sopra al fuoco per dimostrare la sua santità e a sua volta san Francesco sfida i consiglieri del sultano.
Lo schema compositivo ricalca abbastanza fedelmente la struttura dell'analogo affresco di Giotto [[Cappella Bardi (Santa Croce)|in Santa Croce]]: il sultano al centro, a destra san Francesco con i suoi confratelli e a sinistra i consiglieri del sultano, con l'innovazione però di mettere una figura di spalle in primo piano, che fa convergere l'attenzione sul centro della scena. Particolarmente bello è il manto cangiante di uno dei consiglieri. Non vi si riconosconoconoscono però i ritratti, cosìdei comedue genericopersonaggi èin costume rinascimentale, mentre lo sfondo sembra un generico paesaggio di vallata montana.
===Esequie di san Francesco===
==Stile==
Il ciclo affrescato della Cappellacappella Sassetti fa suo l'impianto compositivo della [[Cappellacappella Brancacci]], con le diverse scene suddivise in due piani sovrapposti e delimitate da pilastri scanalati, con un'applicazione rigorosa della prospettiva. Lo spazio, razionale e civile, mostra spesso squarci di vita quotidiana fiorentina, armonizzate con le scene sacre in primo piano. I personaggi contemporanei, ritratti con precisione nella loro dignità e raffinatezza, arrivano ad essere protagonisti del vivace racconto. Tra le varie influenze si possono cogliere le citazioni archeologiche, la minuzia nei dettagli di stampo fiammingo e ladella tradizione fiorentina da [[Giotto]] in poi, oltre a una minuzia nei dettagli di stampo fiammingo.
La vena narrativa è ricca e feconda e, seppure sia quasi estranea al ''pathos'' concitato, privilegia l'armonia lineare, l'uso di colori luminosi e sereni, l'atmosfera serena.
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